31.05.2011
È tornata alla normalità la situazione a Rutshuru, località della provincia nordorientale del Nord-Kivu, teatro domenica di una protesta popolare contro i militari delle Forze armate regolari (le Fardc) e i caschi blu della Monusco (la locale missione dell’Onu) accusati di non garantire la sicurezza.
“A contribuire all’aumento dell’insicurezza negli ultimi tempi sono diversi fattori” riferisce alla MISNA Jean-Baptiste Kambale Kiyana, direttore della radio comunitaria ‘Racou Fm’. “In primo luogo – continua la fonte – il ritiro di alcuni battaglioni delle Fardc per motivi di formazione e il conseguente vuoto lasciato in alcune aree. In secondo luogo, una nuova politica che ha visto l’integrazione di ex ribelli delle Fdlr (Forze democratiche per la liberazione del Rwanda, ovvero in origine la milizia costituita dai genocidari ruandesi, Ndr) a unità dell’esercito, com’è avvenuto a Katwiguru, dove si registrano adesso episodi di tensione tra gli ex miliziani integrati e i ribelli. Poi, l’emergenza di tensioni politiche, a volte interne agli stessi schieramenti politici, determinati dalla preparazione delle elezioni generali programmate da fine novembre in poi. Infine, la mancanza di disciplina tra gli stessi elementi delle Fardc, che in alcuni casi commettono saccheggi o abusi e scatenano a volte episodi di giustizia popolare”.
Al confine con il Rwanda, il Nord-Kivu è stato negli ultimi 15 anni teatro delle più gravi violazioni contro i civili commesse dai diversi gruppi armati, con legami all’estero, per il controllo del territorio e delle sue risorse naturali. Gli accordi di pace di Goma del 2008 e le successive campagne militari hanno avuto risultati molto limitati e precari.
Oltre alle Fdlr, una sigla che ormai non raggruppa più soltanto i vecchi miliziani hutu ruandesi, ma anche giovani congolesi, nel Nord-Kivu sono attivi ribelli delle Adf-Nalu e il Fronte contro l’Iccn (Istituto per la conservazione della natura), una nuova formazione in lotta contro le guardie forestali del Parco nazionale dei Virunga, dove alcune forze vogliono penetrare.
“Povertà e insicurezza sono ancora la quotidianità della nostra gente – aggiunge Kiyana alla MISNA – che, in parte, si sente delusa dalla politica e si chiede se sia opportuno andare a votare a novembre”. Nel Nord-Kivu come nelle altre province congolesi è in corso il processo di registrazione dei nuovi aventi diritto nelle liste elettorali, ma alcuni villaggi remoti ne rimangono esclusi.
Nella Repubblica Democratica del Congo dal 1999 è presente una missione dell’Onu, oggi denominata Monusco, forte di circa 19.000 elementi di cui 17.000 militari, la maggior parte dispiegata nell’est. Negli anni sono sempre aumentate le critiche della popolazione locale per la mancata protezione da parte dei caschi blu.
Fonte: Misna