Congo Attualità n. 494

MINERALI INSANGUINATI

Il riciclaggio di minerali “3T” da parte del Ruanda e di entità private.

Amsterdam & Partners LLP – Washington DC – Aprile 2024. [1]

INDICE

1. INTRODUZIONE E RACCOMANDAZIONI
2. L’INTERNATIONAL TIN SUPPLY CHAIN INITIATIVE (ITSCI)
3. IL RWANDA E LE SUE PRIME DINAMICHE DI CONTRABBANDO
4. I PRINCIPALI ARTEFICI OCCIDENTALI DEL RICICLAGGIO DI MINERALI INSANGUINATI NELLA RDC
5. CASI RECENTI DI COMMERCIO ILLEGAE DI MINERALI INSANGUINATI PROVENIENTI DALL’EST DELLA RDC
a. Shabunda
b. Rubaya
6. I MECCANISMI DELLA FRODE IN RUANDA
a. La società Rudniki: il caso di Jerry Fiala
b. Il caso della miniera H & B Mining
c. New Bugarama Mining e Stabilimenti Munsad
7. FRODE INTRINSECA ALL’ITSCI
8. I BENEFICIARI DELLA COMMERCIALIZZAZIONE DEI MINERALI CONGOLESI DA PARTE DEL RUANDA

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1. INTRODUZIONE E RACCOMANDAZIONI

«Tutti sanno dei massacri commessi nell’est della Repubblica Democratica del Congo, ma nessuno ne parla».

L’Australia, che rappresentava il 50-60% dell’offerta mondiale di tantalio, un derivato del coltan, ha chiuso la sua miniera più grande nel 2008. Dal 2011, la RDC e il Ruanda hanno preso il sopravvento. Nel 2020, secondo i dati ufficiali degli Stati Uniti, la Repubblica Democratica del Congo (RDC), il Ruanda e il Brasile rappresentavano insieme il 77% della produzione mondiale di tantalio. La RDC e il Ruanda fornivano rispettivamente circa il 40% e il 15%  di questo 77%.
Secondo i dati ufficiali statunitensi, nel 2021 il Ruanda ha soddisfatto il 15% della domanda mondiale di tantalio, benché non ne produca che modeste quantità. Inoltre, gli Stati Uniti hanno acquistato il 36% delle loro importazioni totali di tantalio dal Ruanda e solo il 7% dalla RDC.
Il Ruanda dispone di un vasto cartello internazionale che gli permette di organizzare il contrabbando e l’esportazione di grandi quantità di minerali “3T” (stagno, tantalio e tungsteno), prodotti in realtà nell’est della RDC. Per poter commercializzare “legalmente” questi minerali, Kigali si è servito, strumentalizzandolo a proprio vantaggio, di un meccanismo di controllo gestito da società minerarie, imprese commerciali e multinazionali dell’industria elettronica delle nuove tecnologie, come AVX Corporation, KEMET Corporation e Global Advanced Metals. Queste società “legittimano” il contrabbando acquistando consapevolmente dei minerali provenienti da zone di conflitto dell’est della RDC e riciclati dal Ruanda.
Le multinazionali delle nuove tecnologie, come Apple, Intel, Sony, Motorola e Lockheed Martin, sanno che i minerali da esse acquistati in Ruanda provengono, in realtà, dall’est della RDC, un territorio che si trova in una permanente situazione di guerra e violenza. Questi minerali non sono quindi né “esenti da conflitti”, né importati legalmente, ma esse non cessano di utilizzarli nella fabbricazione dei loro prodotti (componenti elettronici per computer, telefoni cellulari, auto, aerei, apparecchiature mediche, …).
Paradossalmente, il Ruanda è considerato come un anello importante, sicuro ed efficiente della catena di approvvigionamento dei minerali “3T”. Tuttavia, tutti sanno che, sotto la guida del presidente Paul Kagame, il regime ruandese è il principale responsabile della guerra dell’est della RDC, inviando truppe militari direttamente sul campo o fomentando / appoggiando gruppi armati locali.
Uno degli obiettivi nascosti della guerra in corso è il saccheggio delle risorse minerarie della RDC, a vantaggio sia dell’arricchimento personale di alcune figure politiche, militari e imprenditoriali a livello locale e regionale, sia degli interessi di numerose società minerarie e multinazionali delle nuove tecnologie a livello internazionale.
Nel mese di marzo 2023, il ministro congolese delle Finanze, Nicolas Kazadi, aveva affermato che la RDC sta perdendo quasi 1 miliardo di dollari all’anno a causa del contrabbando di minerali verso il Ruanda. Il ministro aveva aggiunto che, nel 2022, il Ruanda aveva esportato quasi un miliardo di dollari di oro, stagno, tantalio e tungsteno, quando tutti sanno che il Ruanda possiede pochi giacimenti minerari. “Tutto proviene dalla RDC, questo è ovvio”, aveva egli concluso.

Pertanto Amsterdam & Partners raccomandano quanto segue:

  • Boicottare i minerali “3T” esportati dal Ruanda, affinché questo Paese cessi di commercializzare illegalmente dei minerali provenienti di contrabbando dalla RDC.
  • Assicurarsi che i minerali acquistati nella regione dei Grandi Laghi provengano direttamente dalla RDC.
  • Adottare norme giuridicamente vincolanti, per controllare la catena di approvvigionamento dei minerali.
  • Designare un’agenzia di controllo internazionale e indipendente, per monitorare la catena di approvvigionamento dei minerali congolesi, in sostituzione degli attuali sistemi messi in atto dall’industria mineraria.
  • Porre fine a tutti i contratti e accordi minerari stipulati con società nazionali e internazionali che hanno facilitato il riciclaggio dei minerali della RDC.
  • Applicare delle sanzioni contro i commercianti internazionali e gli agenti dello stato che fomentano il contrabbando transfrontaliero dei minerali tra la RDC verso il Ruanda.
  • Perseguire in giustizia tutti coloro che hanno tratto profitto dal trasporto e dal commercio di minerali riciclati, compresi i complici congolesi.
  • Ricorrere alle giurisdizioni nazionali e internazionali per ottenere risarcimenti.

2. L’INTERNATIONAL TIN SUPPLY CHAIN INITIATIVE (ITSCI)

L’Iniziativa per dei Minerali Responsabili (Responsible Minerals Initiative / RMI) stabilisce delle norme internazionali per le fonderie e raffinerie, per aiutarle a prendere delle decisioni giuste, in vista di un loro approvvigionamento responsabile dei minerali.
Vedi https://www.responsiblemineralsinitiative.org/minerals-due-diligence/standards/
L’Iniziativa per le Catene di Approvvigionamento dello Stagno (International Tin Supply Chain Initiative / ITSCI) è un programma istituito dall’industria mineraria per la tracciabilità e l’etichettatura dei minerali “3T” (stagno, tantalio e tungsteno). Vedi https://www.itsci.org

Per il suo finanziamento, l’ITSCI ha stabilito delle tariffe di adesione e delle quote di contribuzione. Le quote dell’ITSCI sono sempre state elevate: ai membri a pieno titolo si applica una quota associativa una tantum compresa tra 3.000 e 30.000 $, a seconda dell’impresa, della sua posizione nella catena di approvvigionamento e degli “eventuali contributi precedenti”. I membri a pieno titolo devono inoltre pagare una quota annuale compresa tra 2.000 e 10.000 $, mentre i membri associati devono pagare una quota annuale di 7.839 $. Per finanziare le spese del programma, l’ITSCI impone anche altri contributi, tra cui dei prelievi effettuati all’esportazione. In totale, gli attori a monte coprono almeno l’80% dei costi del programma ITSCI.
L’ITSCI è stata accusata dagli attori a monte, in particolare dai minatori congolesi, di impoverire ulteriormente le parti più vulnerabili della catena di approvvigionamento mondiale. I minatori, che a malapena guadagnano qualcosa per sopravvivere, sono i più colpiti dalle tasse imposte dall’ITSCI. Nel 2018, più di 30 associazioni membri della società civile e della comunità mineraria congolese hanno protestato contro l’ITSCI, per la differenza dei costi del programma applicati nella RDC da una parte e in Ruanda dall’altra. Il gruppo di associazioni congolesi ha affermato che le tasse dell’ITSCI sono più elevate in Congo rispetto a quelle applicate in Ruanda e “costituiscono un importante incentivo al contrabbando minerario”.
In una nota, la coalizione della società civile e dei minatori ha affermato che, nel 2016, le tariffe dell’ITSCI sullo stagno ammontavano a 180 dollari per tonnellata in Ruanda e a 480 dollari per tonnellata nelle province del Kivu (RDC). Nello stesso tempo, i membri dell’ITSCI in Ruanda pagavano 300 dollari per tonnellata di coltan, ma quelli della regione del Kivu pagavano 600 dollari per tonnellata di coltan. Questo divario impoverisce i Congolesi e favorisce i Ruandesi, ma l’ITSCI  rifiuta di modificare la sua tabella tariffaria.
In un rapporto del 2022 sul sistema di tracciabilità ITSCI, l’organizzazione internazionale Global Witness ha fatto le stesse osservazioni, affermando che sono i minatori artigianali a soffrire di più per l’applicazione di questo sistema. Tre alti funzionari del settore minerario hanno riferito a Global Witness che il costo del programma ITSCI è in definitiva sostenuto dai minatori artigianali, poiché le tasse di prelievo vengono sottratte direttamente dal prezzo di vendita ufficiale dei minatori. Secondo Global Witness: “In sostanza, quindi, sono i minatori artigianali (cioè i più poveri e i meno potenti della filiera) che devono coprire il costo di un sistema di tracciabilità manifestamente difettoso”.

3. IL RWANDA E LE SUE PRIME DINAMICHE DI CONTRABBANDO

I metodi utilizzati dal Ruanda per saccheggiare i minerali della RDC si sono evoluti con il tempo, passando da una forma diretta a una forma indiretta di controllo della catena di approvvigionamento a monte e a valle.
Durante la seconda guerra del Congo (1998 – 2003), quella del Raggruppamento Congolese per la Democrazia (RCD), l’esercito ruandese istituì il sistema “Congo Desk”, per finanziare la guerra mediante un saccheggio sistematico delle risorse naturali congolesi. Si stima che durante questo periodo il 60-70% del coltan esportato dalla RDC sia stato estratto sotto la diretta supervisione dell’esercito ruandese e dei suoi alleati congolesi. I minerali venivano trasportati a Kigali o  a Cyangugu utilizzando elicotteri militari ruandesi e piccoli aerei di proprietà di compagnie aeree locali o di Victor Bout, un trafficante di armi.
Nel 2006, il metodo operativo cambiò. Le miniere di coltan di Bibatama e Rubaya erano passate nelle mani del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP), un altro gruppo armato congolese appoggiato dal Ruanda.
Dal 2006 fino all’inizio del 2009, il generale Bosco Ntaganda, ufficiale del CNDP, ha fatto passare di contrabbando ingenti quantità di minerali dall’est della RDC al Ruanda, per un valore equivalente a 15 milioni di dollari alla settimana.
Nel 2009, dopo essere stato integrato nell’esercito nazionale congolese, il CNDP ha mantenuto il controllo sulle miniere di Rubaya. I militari del CNDP controllavano anche i posti di blocco eretti appena fuori dalle concessioni minerarie.
Nel 2011, due anni dopo essere stato nominato vice comandante delle operazioni militari dell’esercito congolese, il generale Ntaganda controllava le miniere di Mungwe e Fungamwaka, vicino a Numbi e traeva ingenti profitti dall’estrazione mineraria di Nyabibwe, nel Sud Kivu. A Rubaya, Ntaganda aveva dispiegato una rete di polizia mineraria parallela per riscuotere tasse illegali sulla produzione e sul trasporto dei minerali. Nel frattempo, il generale Ntaganda continuava il suo traffico di minerali verso il Ruanda; per lui era facile organizzare operazioni di contrabbando oltre confine, perché i suoi uomini controllavano Goma, città di frontiera con il Ruanda.
Risiedendo egli stesso in questa città, Ntaganda ricavava enormi entrate dalle tasse imposte sui minerali che transitavano attraverso la dogana di Goma e avrebbe avuto diversi conti bancari in Ruanda intestati a sua moglie. Egli era proprietario anche di un distributore di carburanti, S. Petrol Congo, situato nei pressi dell’aeroporto della città e possedeva grandi aziende agricole a Ngungu, nel Nord Kivu.
Nel 2012, Ntaganda disertò l’esercito congolese per ridiventare signore della guerra, questa volta a capo del Movimento del 23 marzo (M23), un movimento creato, armato, finanziato e comandato dal Ruanda. Le forze dell’M23 presero il controllo delle città di Rubaya, Kitchanga, Kilolirwe, Mushaki, Kingi e, pur per pochi giorni, Goma. Il Ruanda e l’M23 riuscirono così a prendere il controllo sulle rotte commerciali dei minerali.  Ne consegue quindi che non avevano più bisogno di controllare direttamente le miniere, poiché i blocchi stradali che erigevano erano diventati la loro principale fonte di finanziamento, mediante un sistema di tassazione illegale sul trasporto dei minerali. Il commercio dei minerali saccheggiati era quindi organizzato diversamente, ma rimaneva militarizzato. Ciò che si può notare è che, nel corso degli anni, la destinazione dei minerali 3T riciclati e i principali fautori del loro contrabbando sono sempre rimasti gli stessi. Sconfitto nel 2013, l’M23 ha ripreso le ostilità verso la fine del 2021.

4. I PRINCIPALI ARTEFICI OCCIDENTALI DEL RICICLAGGIO DI MINERALI INSANGUINATI NELLA RDC

David Bensusan, cittadino britannico, noto contrabbandiere a Kigali e menzionato in vari rapporti delle Nazioni Unite, ha partecipato all’organizzazione e alla supervisione delle attività minerarie del Congo Desk dal 1997 al 2003 e ha contribuito notevolmente all’organizzazione del contrabbando dei minerali congolesi verso il Ruanda e i compratori internazionali. All’inizio della seconda guerra del Congo (1998  2003), Bensusan creò dei centri commerciali di esportazione dei minerali nella RDC che sarebbero appartenuti a Paul Kagame, a membri della sua famiglia e al generale James Kabarebe, allora capo di stato maggiore dell’esercito ruandese. Nel 2002, metà dei centri commerciali di esportazione attivi a Goma appartenevano a dei Ruandesi, mentre l’altra metà era associata o protetta da altri Ruandesi. Bensusan, che collaborava in stretto contatto con il generale Kabarebe prima di morire nel 2021, era direttore generale della Minerals Supply Africa (MSA) e il maggior esportatore di minerali dal Ruanda. Secondo fonti del settore che hanno chiesto l’anonimato, MSA, filiale di Cronimet basata in Svizzera e in Germania, registrava un fatturato annuo di circa 100 milioni di dollari.
Insieme ai suoi colleghi ruandesi, Bensusan ha ideato il modo per aggirare le misure di tracciabilità dei minerali. Egli amava dire ai suoi colleghi e amici che la sua società, la MSA, era la più abile nell’organizzare con successo il contrabbando dei minerali congolesi verso il Ruanda e gli acquirenti internazionali.
Tra gli operatori del settore minerario ruandese, tutti sapevano che Bensusan acquistava i suoi minerali a Rubaya (Nord Kivu / nell’est della RDC). Secondo varie testimonianze, i commercianti di Rubaya inviavano i loro carichi di minerali direttamente alle compagnie minerarie presenti in Ruanda, tra cui principalmente la Minerals Supply Africa (MSA).
Bensusan ha svolto un ruolo centrale nella creazione dell’ITSCI, di cui la MSA è membro fondatore. Egli temeva infatti che, in seguito alla legge americana Dodd-Frank Act, sarebbe diventato impossibile per le società minerarie internazionali acquistare i minerali 3T provenienti dalla regione dei Grandi Laghi. Aveva quindi capito che solo un sistema di tracciabilità fondato sulla frode gli avrebbe permesso di continuare il commercio di minerali oggetto di contrabbando o provenienti da zone di conflitto della RDC.
Verso il 2010, grazie ai suoi stretti rapporti con personaggi chiave del governo ruandese, Bensusan avrebbe quindi iniziato a collaborare con Kay Nimmo, responsabile del settore Sviluppo dell’International Tin Association (ITA), l’organo ufficiale internazionale delle fonderie di stagno. Kay Nimmo era stata inviata dall’ITA in Ruanda per avviare l’Iniziativa per le Catene di Approvvigionamento dello Stagno (International Tin Supply Chain Initiative / ITSCI), un sistema di tracciabilità dei minerali, teoricamente ispirato al principio del dovere di diligenza ragionevole.
Dal 2011 al 2013, dopo l’avvio dell’ITSCI, le esportazioni dei minerali 3T di MSA sono salite alle stelle, tutte ufficialmente certificate come minerali d’origine ruandese.

Chris Huber è un cittadino svizzero che ha ampiamente beneficiato delle entrate del Congo Desk durante la seconda guerra del Congo. Nel Nord Kivu infatti, la società di Huber, la Medivals Minerals Ltd, aveva ottenuto quattro concessioni minerarie dall’RCD-Goma, un movimento politico-militare congolese appoggiato dal Ruanda che ha occupato illegalmente gran parte dell’est della RDC e massacrato migliaia di persone tra il 1998 e il 2003. Attraverso le sue attuali società, Tawotin e Rudniki, Huber ha conquistato un quarto del mercato delle esportazione del coltan in Ruanda. Dal 1998 al 2003, Huber ha fatto passare di contrabbando in Ruanda del coltan congolese a partire dalle zone controllate dall’RCD, collaborando con Rwanda Metals, una società gestita da Tri-Star Investments, che era stata creata da Kagame e il Fronte Patriottico Ruandese (FPR) al potere.
Successivamente, le Nazioni Unite hanno scoperto che Huber si riforniva di coltan proveniente dalle zone controllate da elementi del CNDP, gruppo armato tutsi appoggiato dal Ruanda, e dalle zone hutu del Kivu. Infine, Chris Huber era membro del consiglio di amministrazione della Wolfram Mining and Processing (WMP), una società ruandese che importava minerali non certificati dalla RDC, per poi venderli ad acquirenti internazionali come prodotti in Ruanda. I minerali oggetto di contrabbando venivano dunque esportati attraverso le varie società appartenenti a Huber.

John Crawley, un avvocato di nazionalità britannica e formatosi negli Stati Uniti, possiede o è amministratore di un certo numero di società che estraggono e commercializzano dei minerali provenienti dalla RDC. Tra esse, si possono citare East Rise con sede a Hong Kong, Tantalum Mining Katanga SARL e Kisengo Mining Company SARL, con sede nella RDC, e altre con sede negli Stati Uniti, in Brasile, in Sud Africa e, fino al 2020, in Svizzera.
Crawley è anche amministratore della Refractory Metals Mining Company Ltd (RMMC) e affiliato a Minerals Resources International AG (MRI), una società svizzera che si occupa principalmente della trasformazione di materie prime, tra cui il tantalio. Secondo l’ITSCI, la MRI ha stretti legami con Mining Mineral Resources (MMC), una società congolese fondata nel 2008 per intraprendere delle attività di esplorazione, estrazione e commercializzazione di metalli e minerali, tra cui lo stagno, il tantalio, il niobio e l’oro.
Ex direttore dell’associazione commerciale mondiale del tantalio, il Tantalum Niobium International Study Center (TIC), Crawley ha delineato l’argomentazione sulla tracciabilità responsabile dei minerali e la condotta etica. Nel 2010, egli aveva affermato: «Penso che le società minerarie abbiano la responsabilità di tracciare l’origine e il percorso dei loro minerali e di sottomettere le proprie catene di approvvigionamento a controlli sistematici». Nonostante ciò, attraverso le sue società, tra cui Niotan e African Ventures, Crawley commercializzava dei minerali provenienti dalle zone di guerra della RDC. Come Huber, Crawley è una delle figure di spicco del traffico illegale di minerali provenienti da Rubaya, nel Nord Kivu. Nel 2018, Crawley ha partecipato a un importante congresso a Rwamagana, nell’est del Ruanda, dove i rappresentanti del settore minerario volevano dimostrare che il Ruanda era un importante produttore di coltan e di altri minerali. In un’intervista con un giornalista ruandese rilasciata in quell’occasione, Crawley aveva affermato che l’80% del tantalio mondiale veniva fornito dall’Africa centrale e, in misura minore, da altri paesi africani, ma non emise alcuna cifra sull’effettiva produzione ruandese.

5. CASI RECENTI DI COMMERCIO ILLEGAE DI MINERALI INSANGUINATI PROVENIENTI DALL’EST DELLA RDC

a. Shabunda

Nel 2018, nel territorio di Shabunda, il gruppo di esperti delle Nazioni Unite per la RDC aveva scoperto un sistema di riciclaggio di stagno, tantalio e tungsteno estratti in zone controllate da varie fazioni dei Raia Mutomboki e da elementi dell’esercito congolese. Questi minerali 3T, certificati come provenienti dal sito minerario convalidato di Chaminyago, situato nei pressi di Nzibira, provenivano in realtà da siti minerari situati a Kigulube e Nzovu (territorio di Shabunda), dove dei miliziani Raia Mutomboki e dei militari dell’esercito congolese prelevavano il 10% della produzione per finanziare le loro attività.
Nel 2022, Global Witness aveva rilevato che quantità significative di minerali provenienti da miniere non convalidate dall’ITSCI venivano trasferite in una miniera convalidata, Nzibira. Alcuni di questi minerali provenivano in realtà dalla miniera di Lukoma, occupata dal gruppo armato Raia Mutomboki. Secondo l’inchiesta di Global Witness. i minatori erano costretti a lavorare da una a tre ore settimanali per conto dei Raia Mutomboki e i commercianti dovevano pagare, sempre allo stesso gruppo armato, una tassa di 10.000 franchi congolesi (circa 5 dollari) per ogni sacco da 50 kg di cassiterite.
Altri minerali certificati a Nzibira provenivano dalle miniere di Luyuyu. occupate da una fazione dei Raia Mutomboki guidata da Bitota Bikambi fino a giugno 2020. Questa fazione del gruppo Raia Mutomboki era riuscito a fare pressione sull’ufficio locale del Servizio di Assistenza e di Supervisione delle Miniere Artigianali e di Piccola Dimensione (SAEMAPE), affinché gli rimettesse il 15% della tassa ufficiale sui minerali. Altri minerali provenivano da miniere situate a Burhinyi (territorio di Mwenga), tra cui quella di Chigubi, molto produttiva ma non autorizzata, perché vi lavoravano dei minorenni.
Établissements Rica, una società di trasformazione con sede a Bukavu, è uno dei principali acquirenti dei minerali provenienti da zone in cui il riciclaggio dei minerali è molto frequente. Il direttore delle esportazioni di Établissements Rica è Léon Nzogu che, in passato, ha collaborato con Établissements Panju, appartenente a Panju Zulfkar Ali, un famoso contrabbandiere accusato di contrabbando di minerali e di finanziamento delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) e del Raggruppamento Congolese per la Democrazia – Goma (RCD-Goma). Panju ha cessato di acquistare oro nel 2005 per essere stato arrestato, ma in seguito ha continuato a commercializzare stagno, tantalio e tungsteno. Dal 2023, Établissements Rica è membro ufficiale dell’ITSCI, ma funziona con le attrezzature e il personale di Panju, che ha cessato la sua attività. Tuttavia, nel 2023, l’ITSCI ha riferito che, per quanto riguarda la società Établissements Rica, «attualmente, non è stato identificato alcun problema relativo a minerali di conflitto e al dovere di diligenza».

b. Rubaya

Nel corso degli anni, il tantalio di Rubaya è stato regolarmente oggetto di contrabbando verso il Ruanda attraverso la frontiera di Goma, città di frontiera tra la RDC e il Ruanda. Il tantalio viene fatto passare di contrabbando per via terrestre tramite camion, approfittando dei posti di frontiera secondari situati alla periferia di Goma, come Manor e il cimitero dell’ITG. Dopo aver pagato una tangente in contanti ai doganieri congolesi e ruandesi, i minerali vengono trasportati a Gisenyi, in Ruanda, dove vengono certificati come se fossero dei minerali prodotti in Ruanda.
Le miniere artigianali congolesi più redditizie sono quelle di Bibatama, vicino a Rubaya e sono gestite da due entità: la Società Mineraria di Bisunzu (SMB) e la Cooperativa dei Minatori Artigianali del Masisi (COOPERAMMA). Le miniere di Rubaya sono da tempo al centro di una vasta rete di contrabbando, in cui sono implicati mafiosi locali e internazionali. La zona di Rubaya è stata dapprima sotto il controllo dell’RCD-Goma, poi del CNDP e, attualmente, dell’M23.
Edouard Mwangachuchu, un tutsi congolese, è stato proprietario della SMB fino al 2023 e Robert Habinshuti Seninga, un hutu congolese, è stato presidente della cooperativa COOPERAMMA. Entrambi sono ex membri dell’RCD-Goma, un movimento politico-militare appoggiato da Kigali. Entrambi le due società hanno esportato illegalmente dei minerali congolesi verso il Ruanda, traendone ingenti profitti.
La SMB era membro dell’ITSCI, un programma di tracciabilità dei minerali 3T, ma verso la fine del 2018 uscì dall’ITSCI per aderire a un altro programma di tracciabilità: il Better Mining Program (PBM) di RCS Global.
Secondo il Gruppo degli esperti delle Nazioni Unite, il commercio illegale transfrontaliero di coltan non certificato proveniente dalle miniere di Rubaya verso il Ruanda era notevolmente aumentato da settembre 2021 fino a marzo 2022. Fonti non identificate citate dal gruppo degli esperti delle Nazioni Unite rivelano che tale aumento era dovuto alla creazione di una nuova società denominata Congo Fair Mining (CFM) che aveva ottenuto un accesso legale a una concessione mineraria di Rubaya adiacente a quella della SMB. Questa nuova società era il risultato di una partnership tra la Società aurifera del Kivu e del Maniema (SAKIMA) e la Cooperativa dei Minatori Artigianali del Congo (CDMC), il cui presidente era John Crawley.
Global Witness ha riferito che, in seguito alla ricorrente incapacità della SMB di pagare puntualmente i minatori della cooperativa, ingenti quantità di minerali venivano trasferiti dai minatori stessi dalla concessione della SMB, nuovo membro del Better Mining Program (PBM),  alla vicina concessione di SAKIMA e, quindi, introdotti clandestinamente nella catena di approvvigionamento dell’ITSCI. Questi minerali trasferiti dalla SMB a SAKIMA venivano etichettati dall’ITSCI e poi esportati da due società membri dell’ITSCI, diventate poi  le principali esportatrici di coltan nel Nord Kivu: la Cooperativa dei Minatori Artigianali del Congo (CDMC) e la Società Generale del Commercio (SOGECOM).
Nel frattempo, la joint venture tra SAKIMA e la CDMC di Crawley ha escluso la COOPERAMMA di Habinshuti Seninga e ha iniziato a determinare essa stessa i prezzi del coltan, ciò che ha  provocato una serie di operazioni fraudolente che hanno causato diversi episodi di violenza. Le Nazioni Unite hanno fornito delle prove che identificano Habinshuti Seninga, che è anche deputato provinciale del Nord Kivu, come coordinatore e finanziatore del traffico e del contrabbando di minerali non certificati e illegalmente commercializzati.
Le Nazioni Unite hanno inoltre riferito che dei militari congolesi erano implicati nella tassazione e nella commercializzazione illegale dei minerali sulle concessioni della SMB. Infine, Edouard Mwangachuchu, deputato nazionale e proprietario della SMB, è stato arrestato e condannato nel 2022, per complicità con il Movimento del 23 marzo (M23), che aveva ripreso le ostilità verso la fine del 2021.

6. I MECCANISMI DELLA FRODE IN RUANDA

In Ruanda, sono poche le miniere commercialmente sfruttabili e modesti sono i giacimenti di minerali 3T. A differenza della RDC, il Ruanda non dispone di grandi miniere a cielo aperto. Le  poche miniere a cielo aperto del Ruanda sono d’altronde molto piccole. Secondo i professionisti del settore, la produzione mineraria totale del Ruanda è stimata tra i 20 e i 40 milioni di dollari all’anno. Tuttavia, secondo il Dipartimento ruandese delle miniere, nel 2020 le esportazioni dei minerali 3T del Ruanda ammontano a circa 800 milioni di dollari. Ciò lascia presupporre che circa 760 milioni di dollari provengono dal contrabbando di minerali estratti nella RDC, ma immessi sul mercato internazionale come se fossero di origine ruandese.
Secondo fonti del settore, le vendite totali di minerali da parte di tutte le società minerarie attive in Ruanda sono stimate a meno di 3 milioni di dollari al mese. Queste fonti sostengono che, nel 2015, oltre il 50% dei minerali esportati dal Ruanda provenivano dalla RDC e che un sorprendente 90% del tantalio esportato dal Ruanda era stato estratto nella RDC. Nel 2018 e negli anni successivi i numeri hanno continuato a salire.
Il divario esistente in Ruanda tra l’effettiva produzione e le esportazioni di minerali e la persistenza del traffico illecito dei minerali, nonostante l’attuazione di programmi di tracciabilità e monitoraggio, suggeriscono l’esistenza di un alto livello di frode istituzionale lungo tutta la catena di approvvigionamento mondiale dei minerali, in cui sono implicati individui, imprese internazionali, funzionari degli stati, organizzazioni governative e organismi di regolamentazione.

a. La società Rudniki: il caso di Jerry Fiala

Jerry Fiala, un geologo ceco ottantenne che ha lavorato in Ruanda per più di 15 anni, si è reso conto solo gradualmente della portata dei traffici illeciti in Ruanda. «Sapevo che in Ruanda esisteva un grande traffico illegale di minerali, ma non ne conoscevo l’entità. Mi ci è voluto un po’ di tempo per capire», ha ammesso il signor Fiala durante una serie di interviste alle quali hanno avuto accesso gli autori di questo rapporto.
Nel 2013, Fiala ha visto trasportare dei sacchi di minerali dalla RDC in Ruanda, dove venivano depositati in miniere fittizie. Egli ha poi visitato alcune di queste miniere ruandesi fittizie, dove venivano organizzate delle pseudo operazioni di estrazione, con l’obiettivo di scattare delle foto per i documenti richiesti per l’esportazione. Le miniere fittizie che ha visitato si trovavano a Gisenyi, in territorio ruandese nei pressi della frontiera con la RDC, a Nyamata, nel sud-est del Ruanda, e nella foresta di Nyungwe. Egli ha potuto constatare che in esse non esisteva alcun segno di operazioni di estrazione mineraria.
Nel 2006, quando Fiala viveva modestamente in Ruanda, dirigendo la sua società Rudniki che, secondo le sue dichiarazioni, produceva e commercializzava piccole quantità di tantalio e stagno, fu contattato da Chris Huber e da un imprenditore russo di nome Simeon Briskin. In quel tempo, Briskin era una figura già nota dietro le quinte del settore minerario internazionale, ma Fiala afferma che non era al corrente delle sue “imprese” finanziarie, che furono conosciute solo in seguito. Fiala sapeva che Briskin era stato consigliere dell’ex presidente russo Mikhail Gorbachev e che aveva dei legami con un importante industria di trasformazione del coltan, nota come Ulba, in Kazakistan.
In quel tempo, Huber, socio di Briskin rivelò a Fiala di aver già lavorato sotto contratto per il colosso minerario industriale Glencore. Huber e Briskin erano disposti a dare dei soldi a Fiala, affinché potesse acquistare nuove attrezzature ed incrementare l’attività della Rudniki, in cambio della diluizione delle sue azioni in essa. Fiala aveva bisogno di denaro e accettò. Le condizioni prevedevano che la Rudniki avrebbe venduto il tantalio esclusivamente a Niotan, di cui Huber era azionista. «Briskin mi ha detto di non preoccuparmi. Mi ha detto che alla fine avrebbero venduto la Rudniki a Ulba (l’industria di trasformazione del coltan in Kazakistan) e che mi sarebbero spettati ​​tra i 2 e i 3 milioni di dollari», ha detto il signor Fiala.
Huber era iperconnesso al mondo minerario, possedeva diverse società in Europa, Asia e Ruanda ed era simpatizzante del Fronte Patriottico Ruandese (FPR) di Paul Kagame. Ma Huber e Briskin non hanno mai mantenuto le loro promesse e Fiala non ha mai ricevuto ciò che gli era stato promesso.
Dal 2007 al 2014, le azioni del signor Fiala sono state progressivamente diluite, fino a quando egli ha perso definitivamente il controllo della società che aveva creato ed è stato licenziato per aver posto troppe domande. A questo punto, egli capì che, attraverso Rudniki, che non era mai riuscita a produrre che moderate quantità di tantalio e stagno sul suolo ruandese, Huber e Briskin stavano riciclando centinaia di tonnellate di minerali congolesi al mese. Huber e Briskin hanno utilizzato Rudniki per eludere le leggi statunitensi e i regolamenti internazionali, al fine di continuare il traffico illegale di minerali provenienti dalla RDC.
I documenti fiscali, bancari e le statistiche di produzione a cui Fiala ha avuto accesso mostrano che Huber e Briskin commercializzavano minerali per un valore di oltre 150 milioni di dollari tramite la società Rudniki e con la mediazione di Niotan, gestita da John Crawley.
Nel 2012, KEMET Corporation, che acquista tantalio ed è uno dei maggiori produttori di condensatori utilizzati nell’alta tecnologia, ha acquistato Niotan per 85 milioni di dollari, attraverso una filiale di Denham Capital Management, una società internazionale di investimento nella transizione energetica.
Fiala avrebbe dovuto sapere che Huber, Briskin e Crawley l’avrebbero ingannato ma, davanti a tante promesse lusinghiere, non ha avuto la lungimiranza o il senno di poi per prevedere la truffa che i tre personaggi stavano orchestrando contro di lui.
Dopo essere fuggito dalla Russia, Briskin è stato indagato dalle autorità giudiziarie per il furto di 8 milioni di dollari commesso ai danni di uno stabilimento petrolchimico ad Angarsk, sulla ferrovia Transiberiana. Egli si sarebbe rifugiato in Germania o in Spagna, prima di raggiungere Huber nella sua sontuosa villa sulla Costa Azzurra.

b. Il caso della miniera H & B Mining

Per diversi anni, Bensusan, la cui società MSA era il maggior esportatore di minerali del Ruanda, ha affermato che la miniera più importante del paese era la H&B a Rwamagana. Nella sua newsletter di dicembre 2018, l’ITSCI aveva riferito che una delegazione estera in visita in Ruanda aveva potuto vedere che dei minatori estraevano e lavavano dei minerali all’interno di questa miniera. Candida Owens, direttrice britannica di Cronimet Central Africa, faceva parte della delegazione e, alla fine della visita, aveva affermato che, «per quanto riguarda la procedura di estrazione e di lavaggio dei minerali e l’etichettatura dei sacchi riempiti (tracciabilità ITSCI), la miniera H&B è molto più organizzata di altre che ho visitato in altri paesi». Il suo compito era certamente quello di convincere i membri della delegazione dell’enorme potenziale di H&B, dato che Cronimet era la società madre della MSA di Bensusan.
Ma non tutti i delegati rimasero convinti di ciò che avevano visto all’H&B, perché c’erano pochi segni tangibili dell’esistenza di un’attività mineraria artigianale in corso. Quei delegati avevano notato che i pochi residui trovati sul posto sembravano esservi stati trasportati da un’altra zona e che fossero stati disposti in modo tale da potere attrarre l’attenzione. Inoltre, dato che i giacimenti di tantalio in Ruanda hanno normalmente una percentuale di circa lo 0,4%, i minatori avrebbero dovuto estrarre, lavare e frantumare migliaia di tonnellate di minerali per poter produrre le 50 tonnellate di tantalio al mese dichiarate.
Poco dopo la visita della delegazione, la H&B sospese le operazioni e gli attivi minerari della società furono venduti. Fonti del settore, che hanno chiesto l’anonimato, hanno affermato che la miniera H&B, come la società Rudniki, era una delle tante miniere ruandesi fittizie, che producono pochissime quantità di minerali o sono addirittura inattive. Cronimet, società madre della MSA di Bensusan, avrebbe dovuto accorgersi che H&B era una truffa. Le fonti insistono inoltre sul fatto che tutti, dai minatori ai commercianti, dagli esportatori agli acquirenti, fino agli agenti incaricati di controllare le catene di approvvigionamento dei minerali, erano a conoscenza della frode.

c. New Bugarama Mining e Stabilimenti Munsad

Alla fine degli anni 2000, Damien Munyarugerero, un cittadino congolese che, a Goma (nord Kivu), gestiva il centro commerciale di Munsad per l’esportazione dei minerali, era sospettato di avere legami con il gruppo armato CNDP e con il suo capo, Laurent Nkunda. Munyarugerero ora dirige una società di esportazione / società mineraria in Ruanda, denominata Stabilimenti Munsad, la cui società sorella, EPROCOMI, è stata citata dal gruppo di esperti delle Nazioni Unite come miniera inattiva che ha ottenuto una convalida (e quindi delle conseguenti certificazioni di minerali) da parte dell’ITSCI. Munyarugerero è anche l’amministratore delegato di New Bugarama Mining. Fonti del settore minerario hanno affermato che grandi quantità di tungsteno sono state fatte passare di contrabbando dalla RDC al Ruanda e vendute sul mercato internazionale attraverso New Bugarama e Wolfram Mining and Processing (WMP), essendo quest’ultima una società collegata a Huber e a Wolfram Bergbau und Hütten, una filiale del famoso gruppo ingegneristico svedese Sandvik.

7. FRODE INTRINSECA ALL’ITSCI

Una delle accuse più schiaccianti contro l’ITSCI è quella di aver permesso ad alcuni suoi membri di continuare per anni a svolgere le loro attività illegali senza essere espulsi, anche quando le Nazioni Unite e altri organismi fornivano prove evidenti, secondo le quali quei membri erano implicati nel commercio illegale di minerali, come David Bensusan, John Crawley e Chris Huber.
Nel 2012, il gruppo degli esperti delle Nazioni Unite avevano riferito che del coltan proveniente dal Masisi, nella RDC, veniva venduto di contrabbando alla società Rudniki di proprietà di Chris Huber. Ma questa società non è mai stata né sospesa né espulsa dall’ITSCI. Il fondatore di Rudniki, Jerry Fiala, ha affermato di aver tentato più volte di ottenere dall’ITSCI delle spiegazioni sull’eccessivo aumento delle esportazioni di minerali da parte di Rudniki, un aumento che egli riteneva superiore alle possibilità reali delle sue miniere. Jerry Fiala ha aggiunto di non essere stato ascoltato dagli agenti dell’ITSCI a Londra e di essere poi stato rimproverato dagli agenti dell’ITSCI a Kigali. Fiala ha fornito ai ricercatori e alle autorità giudiziarie svizzere delle prove credibili secondo cui la società da lui creata, ma dalla quale Chris Huber l’aveva estromesso, era diventata un vettore di traffici illegali.
Il gruppo iniziale dell’ITSCI comprendeva Thailandia Smelting & Refning Co Ltd (Thaisarco), Malaysia Smelting Corporation Berhad (MSC) e Traxys. Tra le altre società strettamente associate si possono citare Cronimet Central Africa (società madre di MSA), RMMC di Crawley, Trademet, Huaying Trading Company, World Mining Company e Comptoir Panju. Tutte queste società sono state citate nei rapporti delle Nazioni Unite del 2008 e del 2009 come esportatrici o approvvigionatrici di minerali congolesi provenienti da zone di conflitti armati.
Nella sua inchiesta del 2022 sull’ITSCI, Global Witness aveva rivelato quanto segue:
– I minerali della RDC hanno continuato ad essere oggetto di innumerevoli operazioni di contrabbando con il Ruanda, nonostante la presenza dell’ITSCI in entrambi i paesi. Le prove esistenti dimostrano che il sistema ITSCI è effettivamente servito da motore di questa attività illegale, in particolare durante i primi anni successivi alla sua creazione. Invece di assicurare la tracciabilità di minerali privi di legami con conflitti, illegalità e violazioni dei diritti umani, l’ITSCI avrebbe invece camuffato l’origine e facilitato il riciclaggio di minerali provenienti da zone di conflitti, fornendo loro un’apparenza di legittimità che la comunità internazionale ha accettato, nonostante i molteplici segnali di allerta.
– L’ITSCI è diventata uno strumento di legittimazione del commercio di minerali oggetto di contrabbando tra la RDC e il Ruanda. La creazione, nell’ambito dell’ITSCI e in un periodo di tempo molto breve, di un sistema che copre quasi tutti i minerali 3T esportati dal Ruanda, è stata possibile solo con l’appoggio di alcune società dell’industria dello stagno e con la collaborazione del governo ruandese.
– La parvenza di tracciabilità ufficiale offerta dall’ITSCI permette ai suoi membri di continuare ad acquistare grandi quantità di minerali 3T che non potrebbero ottenere in altro modo, perché spesso provenienti da zone di conflitto.
Fonti dell’industria mineraria affermano che il programma ITSCI è stato istituito già sapendo che sarebbe servito ad approvare dei minerali di dubbia provenienza, abusando della fiducia riposta dalla comunità internazionale nella coalizione che si era creata attorno all’International Tin Association (ITA), nonostante i precedenti di molti suoi membri circa un loro approvvigionamento in minerali spesso irresponsabile.
In generale, l’ITSCI non ha preso in considerazione la problematica dei minerali oggetto di contrabbando tra la l’est della RDC e il Ruanda. L’ex direttore di una ONG con sede negli Stati Uniti che lavorava per l’ITSCI, ha dichiarato a Global Witness che l’orario di lavoro degli agenti dell’ITSCI era dalle 8:00 del mattino alle 17:00 del pomeriggio, ma i minerali venivano fatti passare di contrabbando in Ruanda tra le 17:00 del pomeriggio e le 8:00 del mattino. Egli aveva proposto all’ITA diversi provvedimenti per risolvere il problema, tra cui delle operazioni di monitoraggio al confine tra la RDC e il Ruanda, ma non era stato ascoltato.
Secondo Global Witness, il fallimento dell’ITSCI, in materia di tracciabilità dei minerali e di applicazione del dovere di diligenza, dimostra chiaramente che, nella governance della catena di approvvigionamento, il principio di auto-controllo da parte delle società minerarie è anch’esso destinato al fallimento. Quando si chiede al lupo di vegliare sull’ovile, non ci si  deve poi stupire delle conseguenze. Invece di fare affidamento sul principio dell’autoregolamentazione, si dovrebbe esigere che le varie società che intervengono nell’ambito dell’intera filiera di approvvigionamento, dall’inizio fino alla fine, rendano conto della loro gestione ad un organo terzo e sulla base di regole precise che favoriscano l’applicazione corretta del dovere di diligenza e l’imposizione di sanzioni adeguate in caso di violazioni.
Hester Postma e Sarah Geenen, due ricercatrici dell’Università di Anversa, hanno trovato degli elementi di prova, secondo cui gli operatori dell’ITSCI e gli agenti del Dipartimento Ruandese delle Miniere (RMB), non monitoravano le miniere in modo sistematico. In effetti, data la mancanza di risorse finanziarie e di competenze tecniche da parte dei controllori, era difficile poter verificare i livelli di produzione e la qualità dei minerali per ogni singola miniera.
Come Global Witness, le due ricercatrici dell’Università di Anversa hanno trovato degli elementi di prova secondo cui le etichette dell’ITSCI venivano utilizzate per certificare dei minerali provenienti da miniere che non facevano parte del programma dell’ITSCI. Esse hanno constatato che, in Ruanda, alcune miniere aderenti al programma di tracciabilità dell’ITSCI erano poco produttive, ma la produzione registrata era molto elevata.
Esistono anche prove evidenti sull’esistenza di un commercio illecito delle etichette. Secondo alcune fonti, gli agenti del Dipartimento Ruandese delle Miniere (RMB) incaricati di distribuire le etichette a ciascuna miniera secondo le previsioni di produzione, potrebbero essere implicati in casi di “vendita illecita” delle etichette a scopo lucrativo.

8. I BENEFICIARI DELLA COMMERCIALIZZAZIONE DEI MINERALI CONGOLESI DA PARTE DEL RUANDA

Al 31 dicembre 2023, nella sua lista di fornitori (fonderie e raffinerie), Apple cita Global Advanced Metals, KEMET de Mexico, Ningxia Orient Tantalum Industry Co Ltd, Ulba Metallurgical Plant JSC, Thaisarco, Taniobis, H.C. Starck, Wolfram Bergbau und Hütten AG e Malaysia Smelting Corporation. Queste società acquistano i minerali in Ruanda. Apple non è l’unica multinazionale ad acquistare materiali presso società che si riforniscono dal Ruanda.
Come Apple, attualmente Intel produce prodotti che incorporano dei componenti acquistati da società che si riforniscono dal Ruanda, tra cui Wolfram Bergbau und Hutten AG, Taniobis, Thaisarco, Malaysia Smelting Corporation, Ningxia Orient Tantalum Industry Co., Ltd, KEMET Blue Metals, H.C Plant JSC e Global Advanced Metals, tra altre.
I fornitori di Boeing sono Wol fram Bergbau Hutten AG, Thaisarco, KEMET Blue Powder, Malaysia Smelting Corporation, Global Advanced Metals e Ningxia.
Motorola, Dell, Tesla e Lockheed Martin elencano fornitori simili a partire da un database creato dalla Responsible Minerals Initiative (RMI), che fornisce un modello di report generico che le grandi aziende tecnologiche utilizzano, per indicare le origini dei minerali contenuti nei loro prodotti. Le fonderie, le raffinerie e i fornitori di minerali 3T elencati nel database della RMI dovrebbero rispettare le linee guida del dovere di diligenza dell’OCSE. Ma il limite principale dell’RMI è che, per certificare che i minerali sono esenti da conflitti, fornisce alle fonderie e alle raffinerie dei dati sulla catena di approvvigionamento a monte, basandosi sul processo di tracciabilità dell’ITSCI, spesso oggetto di manipolazione e corruzione.
KEMET Electronics Corporation, produttore di componenti elettronici, e Global Advanced Metals (GAM), un fornitore  di tantalio, si riforniscono direttamente dalla RDC, ma anche dal Ruanda. Secondo l’ITSCI, AVX, un altro grande produttore di componenti, si rifornisce solo dal Ruanda. AVX è pertanto uno dei maggiori acquirenti di tantalio in Ruanda, anche se il Ruanda ha giacimenti insignificanti e la maggior parte dei minerali certificati in Ruanda provengono illegalmente dalla RDC.
La maggior parte delle grandi multinazionali delle nuove tecnologie e dei produttori di automobili aerei e missili hanno delle catene di approvvigionamento che comprendono delle società che acquistano dei minerali prodotti in RDC e riciclati via il Ruanda. In altre parole, la catena di approvvigionamento mondiale è totalmente contaminata. Essendo il Ruanda uno dei principali esportatori mondiali di tantalio, l’ampiezza della contaminazione è immensa.

[1] https://amsterdamandpartners.com/wp-content/uploads/2024/04/2024.04.25-AP-RDC-Minerais-de-sang.pdf