Congo Attualità n. 453

LA LEGGE MARZIALE NEI TERRITORI DI IRUMU (ITURI) E DI BENI (NORD KIVU):
DI MALE IN PEGGIO, ALMENO FINORA!

INDICE

1. LA 7ª PROROGA DELLA LEGGE MARZIALE IN ITURI E IN NORD KIVU
2. LA PERSISTENZA DELLE VIOLENZE
a. Ituri
b. Nord Kivu

1. LA 7ª PROROGA DELLA LEGGE MARZIALE IN ITURI E IN NORD KIVU

Il 24 agosto, i deputati provinciali del Nord Kivu hanno proposto al primo ministro Jean-Michel Sama Lukonde di riclassificare lo stato d’assedio (legge marziale) come stato di emergenza per la sicurezza: «Abbiamo espresso l’auspicio che si possa riqualificare lo stato d’assedio, limitandolo alle zone più insicure, come la città di Beni e il territorio di Beni, e decretando lo stato di emergenza per la sicurezza con la nomina di un responsabile delle operazioni militari».
Secondo Robert Seninga, presidente dell’Assemblea provinciale del Nord Kivu, con lo stato d’assedio (legge marziale), le autorità militari sono state sovraccaricate di troppe responsabilità, dovendo gestire non solo le questioni militari, ma anche quelle sociali ed economiche. Forse sarebbe meglio che si concentrassero solo sulle operazioni militari, perché «ciò che la popolazione si aspetta è la sicurezza delle persone e dei loro beni».
Secondo il deputato Jean Paul Lumbulumbu, «questa proposta ha il vantaggio di consentire che gli sforzi militari possano concentrarsi principalmente dove l’insicurezza è maggiore. Non si può confondere l’insicurezza di Beni con la criminalità urbana di Goma. Il modo di affrontare l’insicurezza causata dalle ADF a Beni deve essere diverso da quello usato per risolvere la criminalità urbana a Goma, Butembo e in altre zone».[1]

Mentre due province dell’est della RDCongo, l’Ituri e il Nord Kivu, sono ufficialmente sotto il regime della legge marziale, e una terza, il Sud Kivu, è scossa da violenti disordini, la gerarchia militare ha condotto un’inchiesta sugli effettivi dell’esercito in queste tre province. Secondo i risultati ottenuti, sugli 11.905 soldati ufficialmente dispiegati nell’Ituri, solo 8.962 sono effettivamente presenti e impegnati nelle varie operazioni militari contro i gruppi armati. Anche nel Nord Kivu, su un totale ufficiale di 9.393 soldati, solo 7.873 si trovano realmente sul posto. Nel Sud Kivu, il divario sembra ancora maggiore: sui 20.717 soldati ufficialmente dispiegati, se ne sono contati solo 16.717. La differenza tra il totale dei soldati ufficialmente dispiegati (42.015) e il totale di quelli realmente presenti (33.552) è di 8.463 unità (2.943 nell’Ituri, 1.520 nel Nord Kivu e 4.000 nel Sud Kivu). Queste differenze sono dovute soprattutto alla mancata registrazione dei militari deceduti (656 nel Nord Kivu, 1.142 nel Sud Kivu e 1.116 nell’Ituri) e dei militari disertori, la cui busta paga è intascata da certi ufficiali superiori.
Infine, a livello nazionale, c’è anche la questione degli ufficiali che hanno già superato l’età pensionabile, ma che sono ancora in servizio. Si tratterrebbe di 19 generali, 331 alti ufficiali, 630 ufficiali subalterni e 1.817 sottufficiali. Vari consiglieri del presidente Félix Tshisekedi ritengono urgente che questi ufficiali lascino il servizio attivo, al fine di promuovere miliari più giovani, il che consentirebbe anche al ministero della Difesa di realizzare notevoli risparmi su stipendi indebitamente pagati.[2]

Il 27 agosto, il Governo ha approvato il disegno di legge che autorizza la proroga della legge marziale nell’Ituri e nel Nord Kivu. Il governo ritiene che ci sia ancora molta strada da fare per raggiungere il pieno ripristino della pace in queste due province dell’est del Paese.[3]

Il 30 agosto, l’Assemblea Nazionale hanno approvato in prima lettura il disegno di legge sulla settima proroga della legge marziale nelle due province dell’Ituri e del Nord Kivu. Su 287 votanti, 283 deputati nazionali hanno votato a favore, 2 contro e 2 si sono astenuti. La proroga entrerà in vigore dal 3 settembre per 15 giorni. Il testo approvato sarà trasmesso al Senato in seconda lettura. Successivamente sarà trasmesso al Presidente della Repubblica per la sua promulgazione.[4]

Il 1° settembre, nel corso di una seduta plenaria tenuta in videoconferenza per motivi di pandemia da Covid-19, il Senato ha adottato in seconda lettura il disegno di legge sulla 7ª proroga della legge marziale nelle due province dell’Ituri e del Nord Kivu. Su 109 membri che compongono il Senato, 82 hanno preso parte alla votazione e tutti hanno votato sì.[5]

Il 3 settembre, l’Associazione culturale Kyaghanda Yira di Butembo si è detta favorevole all’autodifesa popolare proposta dal raggruppamento di Associazioni e di Movimenti Civici delle province del Nord Kivu e dell’Ituri in questo periodo in cui vige la legge marziale. Gédéon Kasereka Mwasasi, presidente del Kyaghanda Yira di Butembo, ha chiesto alla popolazione di dissociarsi dal nemico e ha sollecitato il governo ad assumersi le proprie responsabilità per riportare la pace e la sicurezza nell’est del Paese. Nel loro comunicato diffuso il giorno prima, le associazioni e i movimenti civici avevano chiesto non solo il ritiro delle truppe risultanti dall’integrazione di ex gruppi armati nell’esercito nazionale, ma anche e soprattutto l’identificazione di quelle popolazioni che si denominano Banyabwisha e il loro rimpatrio nel loro paese di origine.[6]

Il 6 settembre, la Procura militare di Beni (Nord Kivu) ha concluso la fase d’istruzione del caso di sei ufficiali dell’esercito congolese, arrestati lo scorso luglio, in seguito a una missione di controllo di tre giorni da parte dell’ispettorato generale dell’esercito. Questi ufficiali sono membri dello staff di comando del settore operativo Sokola 1 Grand Nord e della 32ª brigata dell’unità di rapida reazione. Sono accusati di aver sovrafatturato l’acquisto di alimentari per i militari dispiegati nell’ambito delle operazioni contro le ADF e di aver gonfiato le buste paga dei militari alle loro dipendenze. I dossier di questi ufficiali sono già stati trasmessi all’uditorio superiore presso il tribunale militare del Nord Kivu.[7]

2. LA PERSISTENZA DELLE VIOLENZE

a. Ituri

Il 13 agosto, la Polizia Nazionale Congolese (PNC) ha presentato alle autorità provinciali dell’Ituri 8 sospetti criminali che operavano nella città di Bunia e dintorni. Secondo il comandante provinciale della PNC in Ituri, il vice commissario di divisione Ngoy Sengelwa Séguin, queste persone sono state arrestate perché sospettate di numerose angherie commesse contro la popolazione civile, tra cui omicidi, rapine a mano armata, stupri e sequestri di persone. Sono indagati per l’omicidio di un conduttore di moto-taxi, avvenuto nel quartiere di Hoho della città di Bunia, nella notte tra il 2 e il 3 agosto, e per l’uccisione dei membri di un’intera famiglia avvenuto nello stesso quartiere, nella notte tra il 10 e l’11 agosto. Il vicegovernatore provinciale, il commissario divisionale Alonga Bony Benjamin, ha invitato la popolazione a continuare a collaborare con i servizi di sicurezza e difesa, per scovare altri criminali.[8]

Il 17 agosto, verso le 4:00 del mattino, dei miliziani della Cooperativa per lo Sviluppo del Congo (CODECO) hanno attaccato la località di Itendeyi, del settore Banyali-Kilo, nel territorio di Djugu, provincia di Ituri e hanno incendiato l’ospedale generale di riferimento di Kilo, la residenza dei missionari e diverse case. Una donna è stata uccisa e un ragazzo di 14 anni ferito. In un comunicato stampa, il portavoce delle operazioni militari in Ituri, il tenente Jules Ngongo, ha affermato che, in un’offensiva dell’esercito contro questi assalitori, sono stati uccisi 10 miliziani e 3 militari dell’esercito. Egli ha aggiunto che elicotteri dell’esercito hanno appoggiato le truppe a terra, sorvolando più volte su Gutsi e Liseyi, zone di trinceramento di questi nemici dopo la loro sconfitta a Itendey.[9]

Il 19 agosto, il portavoce dell’esercito nella provincia di Ituri, il tenente Jules Ngongo, ha annunciato che, intorno alle 5:00 del mattino, dei miliziani delle ADF hanno attaccato una postazione dell’esercito a Malaya, una località vicino a Boga, nel territorio di Irumu, nella provincia di Ituri. Nel loro contrattacco, le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) hanno ucciso 8 miliziani delle ADF, ma hanno perso un loro soldato.[10]

Il 20 agosto, il portavoce dell’esercito in Ituri ha annunciato che, nel settore Banyali-Kilo del territorio di Djugu, l’esercito ha recuperato sette villaggi dalle mani dei miliziani della Cooperativa per lo Sviluppo del Congo (CODECO). Si tratta dei seguenti villaggi: Itendey, Gbado, Mayolo, Lisey, Liberia, Sakoko e Samangoli. Egli ha inoltre specificato che sono stati uccisi cinque miliziani e che è stata recuperata un’arma di tipo AK47 abbandonata dai miliziani.[11]

Il 22 agosto, durante la notte, uomini armati non identificati hanno ucciso 5 persone a Balingina-Fichama, località del raggruppamento di Bokutso, nel distretto di Walese-Vonkutu del territorio di Irumu, provincia di Ituri.[12]

Il 29 agosto, presunti miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno attaccato il villaggio di Ndimo, nel distretto di Walese Vonkutu del territorio di Irumu (Ituri). Gli aggressori hanno preso in ostaggio diverse persone, tra cui uomini, donne e bambini. Entrati ​​nella foresta, a più di 3 km dal villaggio, i miliziani hanno liberato uomini, donne e alcuni bambini piccoli, ma hanno trattenuto 11 minorenni dai 9 ai 17 anni, fra cui cinque ragazze. In questo attacco non ci sono state vittime ma, secondo alcune fonti, gli assalitori hanno sequestrato questi minorenni per addestrarli e arruolarli come loro nuovi combattenti.[13]

Il 31 agosto, la Convenzione per il Rispetto dei Diritti Umani (CRDH), antenna di Irumu, ha annunciato che degli uomini armati, che potrebbero essere membri delle ADF, si sono installati in 3 villaggi abbandonati dalla popolazione locale. Si tratta di Masangalo, Mapipa e Belu, situati nel Raggruppamento Badibongo-Siya, in territorio di Irumu, nella provincia di Ituri.[14]

Il 1° settembre, verso le 10:00 del mattino, dei presunti miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno attaccato un convoglio di veicoli a Ofaye, un villaggio sulla strada Nazionale RN 27  tra Komanda e Luna, nel territorio di Irumu (Ituri). Vare fonti parlano di 13 passeggeri uccisi, 10 feriti e 80 dispersi. Almeno 16 veicoli (14 auto e 2 camion) sono stati incendiati. Questi veicoli facevano parte di un convoglio scortato da militari dell’esercito congolese e della Missione delle Nazioni Unite (MONUSCO), una misura introdotta poco tempo fa per prevenire gli attacchi armati delle ADF contro gli utenti della RN27. Secondo alcune fonti si trattava di un convoglio lungo circa due chilometri, composto da auto, camion e moto e scortato solo da tre veicoli della MONUSCO e uno dell’Esercito.
Il presidente della società civile di Komanda, Daniel Herabo, ha dichiarato che «il convoglio aveva oltrepassato Komanda ed era diretto verso il Nord Kivu. I militari della scorta si trovavano nella parte finale del convoglio, ma purtroppo, a Ofaye, le ADF hanno compiuto l’attacco».
Il portavoce dell’esercito in Ituri, il tenente Jules Ngongo, avanza un bilancio provvisorio di 4 passeggeri uccisi, 16 veicoli incendiati e 80 passeggeri dispersi o presi in ostaggio, Egli ha aggiunto che 60 fra questi ultimi sono stati ritrovati, grazie all’intervento dei militari dell’esercito e della MONUSCO che hanno inseguito gli aggressori. Secondo il tenente Jules Ngongo Tshikudi, le cattive condizioni della strada e il mancato rispetto delle consegne (la partenza del convoglio prima dell’orario stabilito dalle autorità) sono alla base di questo attacco.
Da parte sua, il presidente della società civile dell’Ituri, Dieudonné Lossa, ha chiesto alle autorità di prendere sul serio i problemi di insicurezza nell’Ituri: «La situazione qui sul posto è diversa da quanto si dice negli uffici di Kinshasa. Abbiamo sempre detto che questi gruppi armati sono ben localizzati e abbiamo sempre raccomandato di attaccarli in modo diretto. Siamo sotto il regime della legge marziale da quattro mesi, ma la popolazione dell’Ituri si vede ancora una volta abbandonata e sacrificata. Se non si riesce a sconfiggere questi gruppi armati, perché non si vuole affrontarli con la massima determinazione, allora non c’è alcun motivo per continuare a prorogare la legge marziale». Questo nuovo attacco è avvenuto quando le autorità tentano di dimostrare un netto miglioramento della situazione nell’est del Paese. Secondo loro, tale miglioramento sarebbe il risultato dell’applicazione della legge marziale in vigore nel Nord Kivu e nell’Ituri dall’inizio del mese di  maggio.[15]

Il 2 settembre, in un’intervista, il governatore militare dell’Ituri, il tenente generale Johny Nkashama Luboya, ha affermato che una delle cause dell’attacco delle ADF a Ofaye, sul tratto Komanda-Luna della strada nazionale numero 4, in territorio di Irumu, è che i conducenti dei veicoli non hanno rispettato le norme che regolano l’organizzazione della scorta di un convoglio. Secondo il governatore militare, alcuni autisti approfittano della partenza del convoglio scortato aggiungendosi alla fila, senza tener conto del fatto che la scorta è organizzata sulla base di un determinato numero di veicoli stabilito prima della partenza del convoglio. Questo comportamento dei conducenti facilita gli attacchi degli aggressori: «Vari conducenti di veicoli vedono i militari dell’esercito e della MONUSCO e si mettono in coda. In questo modo, il convoglio diventa vulnerabile, perché si forma una fila di 4 – 5 chilometri e i miliziani possono attaccare i veicoli situati a metà colonna. È ciò che è successo a Ofaye». Egli ha quindi chiesto agli autisti di “avere un po’ di pazienza e di aspettare, perché la scorta ha un numero fisso che va rispettato”.[16]

Il 2 settembre, nel pomeriggio, dei miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno nuovamente teso un’imboscata sulla strada Luna-Komanda, a Ndalya, una località situata nel territorio di Irumu (Ituri). Secondo Christophe Munyanderu, coordinatore della sezione di Irumu dell’ONG Convenzione per il rispetto dei diritti umani (CRDH), gli aggressori hanno ucciso due persone e incendiato due moto. Queste due persone provenivano dal mercato di Otomaber, nell’Ituri, e viaggiavano verso Beni, nel Nord Kivu.[17]

Il 3 settembre, nel pomeriggio, almeno 33 persone sono state uccise da presunti miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF), sulle colline di Tsani-Tsani et Mapasana, nella località Luna-Samboko, del territorio di Irumu, nella provincia di Ituri, in prossimità della provincia del Nord Kivu. La maggior parte delle vittime uccise sono degli sfollati che, provenienti da Eringeti e Oicha (Territorio di Beni / Nord Kivu), svolgevano lavori agricoli in questa località. Il capo della località Luna-Samboko, Adidas Mupika, ha chiesto alle autorità militari istituite dalla legge marziale in vigore di intensificare l’offensiva contro le ADF che, secondo le sue dichiarazioni, si stanno sempre più installando nella sua zona, servendosi di teloni come mezzi di riparo.[18]

Il 4 settembre,  durante la notte, 4 persone sono state uccise a Ndalya, un villaggio sulla strada Beni-Bunia, nel distretto di Walese Vonkutu del territorio di Irumu, nella provincia di Ituri. Secondo la ONG Convenzione per il Rispetto dei Diritti Umani (CRDH), si tratta di persone uccise durante uno spostamento di miliziani ADF in quella zona.[19]

Il 4 settembre, in un comunicato stampa, l’amministratore militare del territorio di Irumu, il colonnello Jean Siro Simba, ha annunciato che il traffico tra Komanda e Luna, nel sud del territorio di Irumu (Ituri), sulla strada statale numero 4, è stato ufficialmente sospeso. La decisione è stata presa dal comitato territoriale di sicurezza in una riunione tenutasi il giorno precedente, il 3 settembre, a Komanda, a 75 km da Bunia. Le autorità locali hanno preso questa decisione in seguito all’aggravarsi della situazione d’insicurezza in questo tratto di strada, dove le ADF hanno intensificato gli attacchi contro la popolazione civile e l’esercito. L’amministratore militare del territorio di Irumu ha annunciato che si intensificheranno le operazioni militari per ripristinare l’autorità dello Stato in quella zona. Secondo lui, la priorità resta la neutralizzazione delle ADF e dei loro collaboratori.[20]

– Due rapporti.

L’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite per (OCHA) ha fatto una valutazione catastrofica della situazione umanitaria nella provincia dell’Ituri tra gennaio e luglio 2021. L’OCHA indica che in questa provincia ci sono 2,8 milioni di persone colpite da un’insicurezza alimentare acuta e più di 1,7 milioni di sfollati interni, di cui il 14% vive in accampamenti e l’86% alloggia presso famiglie che hanno accettati di ospitarli, soprattutto nei territori di Djugu, Irumu, Mahagi, Mambasa e Aru. La causa di un numero così elevato di sfollati è la recrudescenza dell’insicurezza nei territori di Djugu e di Irumu a partire da maggio. Nel suo rapporto, OCHA a documentato più di 100.000 casi di malnutrizione acuta grave riscontrata in bambini di età inferiore ai 5 anni. L’OCHA ha affermato che almeno 48.000 donne incinte rischiano di partorire mentre stanno fuggendo, o vivono in un campo profughi, o sono ospiti di un’altra famiglia. Il documento riferisce che 28 strutture sanitarie sono state distrutte o danneggiate e che 265 scuole hanno subito la stessa sorte, penalizzando quasi 70.000 studenti. OCHA sottolinea che, per quanto riguarda le infrastrutture citate, il 65% sono state totalmente distrutte, il 27% sono state parzialmente distrutte, il 6% sono state saccheggiate di mobili e attrezzature e il 2% sono attualmente occupate da gruppi armati. I territori più colpiti sono quelli di Djugu (47%), Irumu (28%), Mahagi (22%) e Mambasa (4%).
OCHA ha inoltre documentato 13.509 casi di violazioni dei diritti umani (diritti alla vita, alla proprietà, all’integrità fisica, alla libertà) e di violenze sessuali. Secondo OCHA, 1,2 milioni di persone hanno bisogno di assistenza sanitaria, 1,1 milioni di persone hanno bisogno di acqua e servizi igienico-sanitari, 1,1 milioni di persone sono senzatetto, 746.000 persone mancano di oggetti casalinghi essenziali, 590.000 persone sono malnutrite e 565.000 persone hanno bisogno di istruzione.[21]

Il 23 agosto, a Bunia (Ituri), la società civile d’Irumu ha pubblicato un rapporto secondo il quale, nella provincia dell’Ituri, tra gennaio e luglio 2021, sono state uccise quattrocentocinquanta (450) persone e incendiate diverse case. Circa trecento persone sono state uccise dalle Forze Democratiche Alleate (ADF) nei distretti di Tchabi, Boga e Walese Vonkutu, sulla strada nazionale numero 4 (RN4), a sud del territorio d’Irum. La maggior parte delle vittime sono state assassinate nei loro campi, mentre altre sono state uccise nelle loro case, altre ancora in foresta dopo essere state sequestrate. Sempre secondo il rapporto, le altre centocinquanta (150) persone sono state uccise da miliziani appartenenti a gruppi armati nazionali.[22]

b. Nord Kivu

Il 14 agosto, quattro persone sono state uccise, una ferita e altre tre risultano disperse in seguito ad un nuovo attacco di miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF) a Kaumo, località del raggruppamento di Banande-Kainama, nel territorio di Beni (Nord Kivu).[23]

Il 16 agosto, il portavoce del governatore militare della provincia del Nord Kivu, il generale di brigata Sylvain Ekenge, ha affermato che, «a Kangbayi, la prigione centrale di Beni, su 72 miliziani ADF presenti, 59 sono di Beni e Butembo. Ce ne sono altri che sono già stati inviati a Kinshasa, ce ne sono altri ancora che sono in mano nostra per indagini. Oggi abbiamo 100 ADF nelle nostre mani. Tra i 100, il 90% proviene dal territorio di Beni e dalla città di Butembo».[24]

Il 16 agosto, il portavoce del settore operativo Sokola 1 Grand Nord-Kivu, il maggiore Guillaume Njike Kaiko, ha dichiarato che, dall’instaurazione della legge marziale all’inizio di maggio, nel territorio di Masisi (Nord Kivu), oltre 600 miliziani Mai-Mai si sono arresi e l’esercito ha ricuperato quasi 400 armi.[25]

Il 18 agosto, alcuni abitanti di Beni (Nord Kivu) hanno affermato che, nelle ultime settimane, la criminalità urbana è notevolmente aumentata. Secondo loro, il comune più colpito da questa insicurezza è quello di Mulekera. Banditi armati e muniti di armi bianche entrano spesso nelle case per rubare denaro e oggetti di valore, nonostante il coprifuoco. Come autori di questi atti criminali, le vittime hanno citato alcuni uomini armati in uniforme militare.[26]

Il 18 agosto, un membro della società civile locale, Emile Muhombo, ha affermato che nella zona di Nyabiondo, nel territorio di Masisi (Nord Kivu), il livello di insicurezza continua ad alzarsi. Egli ha riferito che, nelle località di Loashi, Bukombo, Nyabiondo e nel raggruppamento Bashali Mokoto, ci sono sei accampamenti per sfollati interni che ospitano circa cinquemila persone che vivono in condizioni disumane. Ha aggiunto che le troppe angherie (saccheggi, furti, tasse illegali in posti di blocco irregolari, arresti arbitrari e detenzioni illegali) commesse da gruppi armati contro la popolazione locale, le impediscono di svolgere le normali attività di ogni giorno e la costringono a fuggire altrove. Gli autori di tali ingiustizie sono i vari gruppi armati attivi nella zona, come i Maï-Maï Nyatura e l’APCLS,  ma anche alcuni elementi incontrollati delle forze di sicurezza.
Il deputato Kihangi Prince, eletto a Walikale, aveva già avvertito di queste angherie e dell’esistenza di molti posti di blocco eretti illegalmente dai gruppi armati e da alcuni elementi incontrollati dell’esercito. Secondo il deputato, sull’asse stradale Masisi – Walikale, ci sono molte barriere erette dai gruppi armati, come l’NDC-R di Bwira e l’APCLS di Janvier Kalahiri, e da alcuni soldati incontrollati dell’esercito e ogni passante è obbligato a pagare un totale di 6.000 franchi congolesi (3 USD), per poter  arrivare a destinazione. Il deputato precisa che i  militari dell’esercito operano su due assi principali: Nyabiondo – Mutongo e Nyabiondo – Kashebere.[27]

Il 19 agosto, il portavoce delle operazioni Sokola 1 a Beni, il tenente Anthony Mualushayi, ha annunciato che, con l’appoggio delle truppe della Missione dell’ONU in Congo (MONUSCO), il giorno precedente, 18 agosto, le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) hanno conquistato una base importante delle Forze Democratiche Alleate (ADF), situata nei pressi della confluenza dei fiumi Semuliki e Talya, nel territorio di Beni (Nord Kivu). Secondo l’esercito, si tratta di una base strategica per le ADF, perché serviva loro come punto di partenza, per i loro attacchi ai veicoli dei commercianti sulla strada Beni-Kasindi.[28]

Il 19 agosto, durante la notte, almeno dieci persone sono rimaste uccise in un nuovo attacco attribuito a dei combattenti delle Forze Democratiche Alleate (ADF) a Katanda, un villaggio del distretto di Bashu, nel territorio di Beni (Nord Kivu). L’attacco è durato dalle 22:00 alle 3:00. Essi hanno sequestrato diverse persone e incendiato diverse case. 15 persone sequestrate sono state rilasciate dagli assalitori, in seguito a un’offensiva intrapresa dall’esercito in quella zona nella mattinata del 20 agosto. Secondo il deputato provinciale Saidi Balikwisha, questo attacco potrebbe essere un atto di rappresaglia da parte delle ADF, dopo essere stati obbligati a fuggire dalla valle di Mwalika, una delle loro roccaforti riconquistate dall’esercito.[29]

Il 27 agosto, 19 persone sono state uccise in un attacco di presunti combattenti delle Forze Democratiche Alleate (ADF) nel villaggio di Kasanzi del settore Ruwenzori, a sud del territorio di Beni (Nord Kivu). Alcune vittime sono state uccise nei loro campi e altre sulla via del ritorno. Sono state incendiate anche una decina di case.[30]

Il 28 agosto, nel tardo pomeriggio, uomini armati non identificati hanno attaccato e incendiato una postazione della polizia nel villaggio di Kekelibo, località situata a 2 chilometri a nord-ovest della città di Oicha (territorio di Beni), nella provincia del Nord Kivu. Durante gli scontri tra gli aggressori e la polizia sono state uccise tre persone. Il portavoce militare attribuisce l’attacco a dei miliziani Mai-Mai Kyandenga, attivi a ovest di Oicha.[31]

Il 31 agosto, nel pomeriggio, almeno tre uomini sono stati uccisi a colpi di machete da presunti combattenti delle Forze Democratiche Alleate (ADF), nel villaggio di Makulu, a 3 chilometri a sud-ovest della località di Mayimoya (Territorio di Beni), nel Nord Kivu. Una persona risulta scomparsa. Il presidente della società civile di Mayimoya, Patrick Musubao, ha indicato che «verso le 9:00 del mattino, abbiamo avvisato l’esercito sulla presenza di persone armate sospette a ovest di Mayimoya e i militari ci hanno che, in quella zona, c’erano già alcuni loro colleghi. Purtroppo, nel pomeriggio abbiamo ricevuto la notizia dell’uccisione dei tre uomini. Ci rammarichiamo del fatto che l’esercito non abbia tenuto conto della nostra allerta».[32]

Il 2 settembre, verso sera, due persone, padre e figlio, sono stati uccisi da uomini armati non identificati, nel villaggio di Mangazi, a 7 chilometri dalla località di Mamove (territorio di Beni), nel Nord-Kivu. Le vittime sono state uccise nella loro casa. «L’incidente è avvenuto a meno di un chilometro da una postazione dell’esercito. Purtroppo i militari non sono intervenuti», ha deplorato Kinos Katuho, responsabile della società civile di Mamove.[33]

Il 3 settembre, due corpi senza vita e in uno stato di putrefazione molto avanzata sono stati ritrovati nel villaggio di Mulobya, situato ad ovest della località di Mayimoya, nel territorio di Beni (Nord Kivu). Si tratta di due uomini che erano andati a lavorare nei loro campi. Secondo la società civile locale, le vittime sono state uccise a colpi di machete da miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF) il 30 agosto, mentre stavano passando in quella zona. Inoltre, nel villaggio di Baobaè, è stato ritrovato il cadavere di un motociclista.[34]

[1] Cf Radio Okapi, 25.08.’21; Jonathan Kombi – Actualité.cd, 25.08.’21
[2] Cf Africa Intelligence – Congovirtuel.com, 29.08.’21
[3] Cf Actualité.cd, 28.08.’21
[4] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 30.08.’21
[5] Cf Moise Dianyishayi – 7sur7.cd, 01.09.’21
[6] Cf Ismaël Kabuyaya – Politico.cd, 03.09.’21
[7] Cf Radio Okapi, 06.09.’21
[8] Cf Séraphin Banangana – 7sur7.cd, 13.08.’21
[9] Cf Freddy Upar – Actualité.cd, 18 et 19.08.’21
[10] Cf Radio Okapi, 19.08.’21; Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 19.08.’21
[11] Cf Radio Okapi, 20.08.’21
[12] Cf Séraphin Banangana – 7sur7.cd, 24.08.’21
[13] Cf Radio Okapi, 30.08.’21; AFP – Actualité.cd, 31.08.’21
[14] Cf Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 31.08.’21
[15] Cf Actualité.cd, 01.09.’21; Patrick Maki – Actualité.cd, 01.09.’21; Christian Okende – Politico.cd, 01.09.’21; Radio Okapi, 01 e 02.09.’21
[16] Cf Radio Okapi, 03.09.’21
[17] Cf Politico.cd, 03.09.’21
[18] Cf Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 05.09.’21
[19] Cf Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 05.09.’21
[20] Cf Radio Okapi, 04.09.’21
[21] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 18.08.’21
[22] Cf Radio Okapi, 23.08.’21
[23] Cf Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 15.08.’21
[24] Cf Joël Kaseso – 7sur7.cd, 16.08.’21
[25] Cf Joël Kaseso – 7sur7.cd, 17.08.’21
[26] Cf Radio Okapi, 18.08.’21
[27] Cf Radio Okapi, 19.08.’21; Radio Okapi, 01.08.’21
[28] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 19.08.’21
[29] Cf Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 20.08.’21
[30] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 28.08.’21
[31] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 30.08.’21
[32] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 01.09.’21
[33] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 04.09.’21
[34] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 04.09.’2