Congo Attualità n. 403

PER L’ESERCITO, CON L’ESERCITO E COME L’ESERCITO

L’eccezionale ascesa di Guidon Shimiray e dell’NDC- R (1)

Gruppo di Studi sul Congo (GEC)
13 maggio 2020
(1ª Parte)[1]

INDICE

RIASSUNTO
1. I GRUPPI ARMATI NELLA RD CONGO: IL CASO DELL’NDC-R
2. IL CONTESTO: LA STRATEGIA DELLA VIOLENZA NEL NORD KIVU
2.1. Walikale e Masisi: le culle delle ribellioni dell’est
2.2. Lubero: conflitti fondiari ed etnici all’origine di una mobilitazione armata
3. DALL’NDC DI SHEKA NTABERI ALL’NDC/R DI GUIDON
3.1. Il percorso di Sheka: dal commercio al comando (2002-2007)
3.2. La creazione dell’NDC: violenza, appartenenza etnica e sfruttamento minerario (2008 – 2013)
3.3. Il comportamento deviante di Sheka e la creazione dell’NDC-R (2014)
4. L’ESPANSIONE DELL’NDC-R DA LUBERO A MASISI: LE OPERAZIONI MILITARI E L’INTENSIFICAZIONE DEI CONFLITTI
4.1. Le operazioni Sukola II e la sorte delle FDLR
4.2. L’espansione dell’NDC-Rinnovato nel sud di Lubero
4.3. I Mai-Mai Mazembe e la frammentazione della strategia armata a Lubero
4.3.1. L’Unione Patriottica per la Difesa degli Innocenti (UPDI)
4.3.2. I Mayi-Mayi Mazembe
4.3.3. Il Fronte Patriottico per la Pace – Esercito Popolare (FPP / AP)
4.4. L’NDC-Rinnovato a Masisi

RIASSUNTO

Il Nduma Defence of Congo (NDC) e la sua fazione dissidente, il NDC-Rinnovato (NDC-R), sono due dei principali gruppi armati dell’est della Repubblica Democratica del Congo (RD Congo). Sorto nel 2008 nella provincia del Nord Kivu, come una delle tante milizie rurali, l’NDC-R è diventato un gruppo armato ben strutturato che controlla gran parte del territorio della provincia del Nord Kivu.
In questo rapporto, il Gruppo di Studio sul Congo (GEC) presenta un primo resoconto approfondito delle origini dell’NDC-R, delle sue dinamiche interne, delle sue fonti di sussistenza e degli appoggi usufruiti.
Questo studio apporta anche importanti informazioni sulle dinamiche dei conflitti armati nell’est della RD Congo e, in particolare, sulle relazioni tra lo Stato e i gruppi armati. Sono evidenziati tre punti:
– In primo luogo, per raggiungere i propri obiettivi, l’esercito congolese si affida, almeno in parte, a delle forze supplementari. L’NDC-R è diventato un partner essenziale per il governo di Kinshasa – e indirettamente anche per quello del Ruanda – per quanto riguarda l’organizzazione delle operazioni militari intraprese contro le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR), un gruppo armato di origine ruandese ma attivo da venticinque anni nell’est della RD Congo. Nel contesto più ampio delle operazioni militari che il governo congolese intraprende contro determinati gruppi armati, la violenza è utilizzata come strumento di governance ed è spesso oggetto di negoziazioni tra l’esercito nazionale e altri gruppi armati che agiscono in suo nome e che, spesso, combattono in prima linea. Tuttavia, questa esternalizzazione (delega) della sicurezza, sebbene spesso permetta di sconfiggere determinati gruppi armati, ha degli effetti perversi: aggrava le tensioni tra le varie comunità etniche, genera abusi e mina la legittimità dello Stato.
– In secondo luogo, l’NDC-R è riuscito, in una certa misura, a creare delle proprie strutture di governance, al fine di assicurarsi il controllo sulle popolazioni locali e conquistarne “i cuori e le menti”. Queste strutture non costituiscono delle violazioni temporanee della sovranità dello Stato, ma permanenti: è da decenni ormai che centinaia di migliaia di Congolesi vivono in un regime di strapotere imposto congiuntamente da gruppi armati ed esercito nazionale. Questa forma di governance militare delegata influisce sull’intera vita politica e sociale della popolazione.
– In terzo luogo, creato per difendere l’accesso della popolazione alle risorse minerarie, l’NDC-R si è in seguito diversificato e ora opera in molti settori economici. Queste attività, che coinvolgono capi locali, uomini d’affari e ufficiali dell’esercito congolese, dimostrano come l’economia della regione sia stata militarizzata, complicando qualsiasi sforzo fatto per stimolare lo sviluppo.
Il gruppo di Guidon è solo uno dei tanti gruppi armati dell’est della RD Congo e, nei territori di Lubero, Walikale e Masisi, lavora a stretto contatto con le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC). Questa cooperazione dell’esercito congolese con l’NDC-R e la sua incapacità di smantellare i numerosi gruppi armati dimostrano che il problema è quello di un esercito debole e diviso in un contesto generale di conflitti localizzati. Per la stabilizzazione del Paese, il presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, dovrà far più che intraprendere delle operazioni militari contro questi diversi gruppi armati. Egli dovrà esigere un radicale cambiamento per poter “sbullonare” i comandanti militari corrotti e sradicare certe reti di nepotismo clientelare.

1. I GRUPPI ARMATI NELLA RD CONGO: IL CASO DELL’NDC-R

All’inizio di ottobre 2019, Guidon Shimiray è stato nominato nuovo comandante della 114ª brigata del Nduma Defence of Congo-Rénové (NDC-R). Nel tentativo di far dimenticare l’immagini di comandanti violenti muniti di magici amuleti, Guidon Shimiray incarna un nuovo modello ibrido: statista, uomo d’affari e ribelle in tenuta civile, oggetto di onori militari e rispettato dalla popolazione locale. Nello stesso tempo, è oggetto di un mandato di arresto emesso nel mese di giugno 2019 dalla giustizia militare congolese e di sanzioni decretate nel 2018 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Si tratta di una storia che implica la complicità del governo congolese, dell’esercito nazionale e di compagnie minerarie internazionali, sullo sfondo di conflitti relativi alla distribuzione delle terre e all’appartenenza etnica e nell’ambito di intrighi tra i vari leader ribelli che non esitano a ricorrere alla brutalità della violenza più estrema.
Questo rapporto ripercorre la traiettoria del NDC (-R), presentando le sue radici storiche e la sua spettacolare espansione. Esaminando l’evoluzione di questo gruppo, questo rapporto evidenzia il modo in cui vengono riconfigurate le diverse dinamiche conflittuali che ruotano intorno alla ripartizione delle terre, all’identità etnica e all’insieme dei conflitti a livello locale e internazionale: l’espansione del NDC-R ha contribuito a ridurre il predominio delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR), da tempo il gruppo armato più importante attivo nel Sud del territorio di Lubero e nel nord del territorio di Masisi. Questo rapporto copre circa tre decenni, dagli anni 1990 fino a gennaio 2020.

2. IL CONTESTO: LA STRATEGIA DELLA VIOLENZA NEL NORD KIVU

Spesso, i combattenti dell’NDC-R descrivono il loro ricorso alle armi come una lotta di autodifesa comunitaria intrapresa contro degli “stranieri”. È un riferimento a vecchi conflitti esistenti tra le popolazioni cosiddette indigene e non indigene e che risalgono, in gran parte, al periodo coloniale, quando l’amministrazione coloniale belga costrinse centinaia di migliaia di persone a lasciare l’attuale Ruanda per stabilirsi nell’est del Congo. Questi antagonismi hanno avuto un ruolo cruciale nell’esplosione della violenza nella “Guerra Kanyarwanda” degli anni 1960 e, di nuovo, nelle più recenti guerre in Congo iniziate nel 1993.
Da allora, la regione del Kivu ha vissuto un periodo di mobilitazioni armate quasi ininterrotte. Nel Nord Kivu,sono tre i territori più colpiti dalla violenza: Walikale, in cui l’NDC è apparso come gruppo armato, e il Masisi e il Lubero, in cui l’NDC-R ha registrato una grande espansione tra il 2015 e il 2019.
Questa sezione presenta le principali dinamiche della mobilitazione dei gruppi armati in questi tre territori del Kivu, tenendo conto del ricorso all’identità etnica e della modalità con cui i conflitti relativi alla ripartizione delle terre e all’esercizio del potere locale sono stati mescolati con conflitti politici di carattere nazionale e internazionale.
Le tensioni nei due Kivu sono state spesso create e alimentate da forze esterne.
Nel 1994, l’arrivo di membri dell’esercito e di milizie ruandesi, alcuni dei quali implicati in atti di genocidio commessi nel loro Paese, mescolati a oltre un milione di rifugiati ruandesi, rimodellò l’equilibrio etnico e militare a favore della comunità hutu e aggravò le tensioni comunitarie già esistente tra popolazioni “autoctone” e “ruandofone”.
Nel 1996, quando la coalizione dell’Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione del Congo-Zaire (AFDL) – sostenuta da Ruanda e Uganda – invase i campi profughi per smantellarli, la situazione è cambiata ancora una volta: alcuni miliziani congolesi Mayi-Mayi si unirono all’AFDL e molti Hutu ruandesi, tra cui dei responsabili del genocidio ma anche migliaia di civili innocenti, furono uccisi o costretti alla fuga.
Nel 1997, dopo aver rovesciato il regime di Mobutu, il leader dell’AFDL e nuovo presidente della Repubblica, Laurent-Désiré Kabila, ruppe i suoi rapporti con i suoi alleati ruandesi e ugandesi, il che provocò il sorgere di nuove ribellioni a partire dal 1998. Il Nord Kivu fu finalmente diviso tra il Raggruppamento Congolese per la Democrazia – Goma (RCD-Goma), appoggiato dal Ruanda, e l’RCD – Kisangani / Movimento di Liberazione (RCD – Kisangani / ML), sostenuto dall’Uganda. In risposta a questa nuova aggressione, Laurent-Désiré Kabila concluse un’alleanza con le milizie Hutu e Mai-Mai, attive nei due Kivu. Rendendosi conto che, in tale situazione, gli sarebbe stato impossibile controllare la parte meridionale del Nord Kivu, Kigali decise di collaborare con le milizie locali congolesi e contribuì a far eleggere come governatore del Nord Kivu un Hutu: Eugène Serufuli. Ciò ha rimodellato le alleanze etniche e riacceso la violenza etnica tra le comunità di lingua kinyarwanda e le cosiddette popolazioni autoctone: Hunde, Nande, Nyanga, Kano, Kumu, Kobo e Tembo.
Un lungo percorso di pace avviato nel 1999 e punteggiato da una serie di accordi parziali ha portato a una transizione democratica che, nel 2004, ha unificato il Paese e, nel 2006, ha prodotto le prime elezioni libere e multipartitiche dopo oltre quarant’anni di dittatura.
Tuttavia, nuove ribellioni fomentate da disertori dell’RCD – il Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP) tra il 2006 e il 2009 e il Movimento del 23 marzo (M23) nel 2012-2013 – hanno acuito la problematica dell’appartenenza etnica, contrapponendo la comunità “ruandofona” a quella “autoctona”. Mentre i ruandofoni  controllano il Piccolo Nord (Walikale, Masisi, Nyiragongo, Rutshuru e Goma), dopo la guerra dell’AFDL, la maggioranza Nande prevale nel Grande Nord (Beni, Lubero e Butembo).
La transizione ha dato ai Nande la maggioranza demografica nell’insieme della provincia; dal 2006, il Governatore è sempre stato un Nande e il presidente dell’Assemblea provinciale un Hutu. Per rafforzare il loro potere, i politici di entrambe le parti hanno spesso usato il populismo etnico, incoraggiando o appoggiando quei gruppi armati che affermano di difendere le loro rispettive comunità etniche.

2.1. Walikale e Masisi: le culle delle ribellioni dell’est

Nel Piccolo Nord, tra i Banyarwanda (Hutu e Tutsi) e le altre comunità etniche esistono tensioni sin dal periodo coloniale. Come altrove, questi antagonismi sono sfociati nella violenza nel 1993.
All’inizio, il conflitto opponeva tra loro le milizie hutu e i gruppi armati “autoctoni”.
Sul lato Hutu, c’erano i Kibarizo e i Mai-Mai Mongol, fomentati soprattutto dall’associazione MAGRIVI e dai leader hutu del Masisi. Per quanto riguarda le altre comunità, i gruppi principali erano rappresentati dai Batiri, Katuko e Kasindiani, reclutati principalmente dalle comunità Tembo, Nyanga e Kano.
Con l’invasione dell’AFDL nel 1996, apparvero gruppi armati meglio organizzati, spesso appoggiati da paesi stranieri della regione, intensificando la violenza, in particolare nel Masisi.
Verso il 2000, molti gruppi locali di autodifesa si sono trasformati in gruppi Mayi-Mayi più strutturati. Nel frattempo, i gruppi armati hutu hanno continuato a operare.
Molti di questi gruppi hanno preso parte alle varie fasi di quella guerra “per procura” che i governi congolese e ruandese hanno mantenuto tra il 2003 (fine della seconda guerra del Congo) e il 2013 (sconfitta dell’M23).
Da allora, il panorama dei gruppi armati si è frammentato. È apparsa una nuova generazione di gruppi armati ancorati nella comunità hutu – i Nyatura (“colpire duro”), mentre i gruppi di autodifesa Raia Mutomboki (“cittadini arrabbiati”) sono emersi nelle comunità Tembo e Rega. Nel frattempo, il comandante Hunde Janvier Karairi ha creato l’Alleanza dei Patrioti per un Congo Libero e Sovrano (APCLS). È in questo periodo che, a Walikale, è sorto l’NDC di Sheka.

2.2. Lubero: conflitti fondiari ed etnici all’origine di una mobilitazione armata

Nel Lubero, gran parte del conflitto è causato da tensioni simili. Tempo fa, il sud Lubero – in particolare i due distretti di Batangi e Bamate – era un luogo di convivenza etnica, con un gran numero di “ruandofoni” che vi furono trasferiti dall’amministrazione coloniale belga o che vi arrivarono, in un secondo momento, a partire dai territori di Masisi e di Rutshuru. Fu dopo la Conferenza Sovrana Nazionale del 1992 che apparvero i primi gruppi armati, come i Mai-Mai Bangilima,  nella valle di Semuliki, nei pressi della frontiera con l’Uganda. Un altro gruppo chiave era quello dei Mayi-Mayi Kasindiani. Reclutando nuove leve all’interno della comunità Nande, questi gruppi hanno configurato la loro ostilità nei confronti delle popolazioni ruandofone, unendo la retorica della resistenza popolare a delle rivendicazioni di appartenenza territoriale.
Questi scontri erano principalmente legati al problema dell’accesso alle terre. Come avviene anche per le altre comunità etniche, secondo la cultura tradizionale Nande, la proprietà delle terre è collettiva ed è gestita dai capi tradizionali locali per conto della comunità stessa. Tra gli anni 1960 e 1990, la maggior parte degli Hutu del sud Lubero dovevano passare attraverso i capi Nande per ottenere l’accesso alle terre. Le tensioni si attenuarono notevolmente dopo il tumultuoso periodo dell’indipendenza, come in parte dimostrato dal fatto che dei genitori hutu del territorio di Lubero davano ai loro figli dei nomi nande. Tuttavia, durante le violenze del 1993, i Nande cacciarono molti Hutu da Lubero (Grande Nord del Nord Kivu), costringendoli a stabilirsi nel Piccolo Nord del Nord Kivu. I disordini che accompagnarono le due guerre del Congo provocarono nuovi spostamenti.
Dopo alcuni anni, e solo verso il 2011, molti contadini hutu iniziarono a ritornare nel sud Lubero, accompagnati però da altre famiglie hutu sconosciute dai capi locali. Inoltre, le operazioni intraprese dai Raia Mutomboki tra il 2011 e il 2013 a Kalehe, Shabunda, Walikale e Masisi costrinsero quasi tutti i membri delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) a lasciare questi territori e dirigersi verso Lubero. Per la loro sicurezza e per l’accesso alle terre agricole, i familiari dei miliziani FDLR e i civili congolesi hutu dipendevano dalle truppe delle FDLR e da altre milizie hutu. A Lubero, questi nuovi arrivati ​​ suscitarono sfiducia e paura tra i Nande, il che ha provocato la mobilitazione dei giovani e la formazione dei rispettivi gruppi armati.

3. DALL’NDC DI SHEKA NTABERI ALL’NDC/R DI GUIDON

Come suggerito dallo stesso nome composito, l’NDC-Rénové è sorto nel 2014 come una fazione dissidente dell’NDC. Questa sezione analizza il contesto della creazione dell’NDC nel 2008 e traccia l’origine delle tensioni che hanno condotto alla divisione del gruppo, diventando  l’NDC-R l’ala dominante. Inoltre, questa sezione descrive come le tensioni all’interno dell’NDC a proposito della ripartizione delle entrate e della leadership all’interno del gruppo stesso abbiano portato Guidon a separarsi per formare il proprio gruppo, un’impresa che ha potuto compiere, in parte, grazie alla debolezza e all’impopolarità di Sheka e attraverso i suoi contatti con i vari ambienti politici e militari.

3.1. Il percorso di Sheka: dal commercio al comando (2002-2007)

Il Nduma Defence of Congo (NDC) ebbe origine nell’area scarsamente popolata di Bisie, nel territorio di Walikale (Nord Kivu). Questa zona è conosciuta per la sua foresta e le sue grandi miniere di stagno.
Tra il 2005 e il 2009, questa zona era sotto il controllo dell’85ª brigata dell’esercito congolese, comandata dal colonnello Samy Matumo, un ex comandante di una milizia Mai-Mai locale. Questa brigata non era “integrata”, il che significa che era composta da ex Mayi-Mayi che erano stati incorporati nell’esercito nazionale nel 2003, senza però essere stati mescolati con altre unità militari. Bisie era in gran parte una zona periferica, con pochi gruppi armati e lontana dall’attenzione dei politici provinciali.
La situazione è cambiata nel 2002, con la scoperta di un grande miniera di stagno da parte dei minatori artigianali locali. Nel 2004, Bisie era diventato il centro di un’intensa competizione militare e politica, con il vertiginoso aumento dei prezzi mondiali dello stagno, fino a triplicare di valore nel 2008. Una tonnellata di stagno costava 6.485 $ in gennaio 2004 e 23.139 $ in luglio 2008. Durante questo periodo, l’85ª brigata si era affermata come l’attore più influente nei dintorni di Bisie, controllando l’accesso alla miniera e collaborando con i gruppi armati.
Nato nel 1976 a Binyampuri, nel settore Wanianga di Walikale, titolare di un diploma di scuola secondaria presso l’Istituto pedagogico Wema della città di Walikale, Sheka Ntaberi ha iniziato la sua carriera come commerciante di minerali a Bisie, fondando un’associazione professionale, il Gruppo Minerario Bangandula (GMB) a metà degli anni 2000. Quando Sheka arrivò nei dintorni di Bisie, stabilì una relazione con il colonnello Samy Matumo, anch’egli di Walikale, che imponeva delle tasse ai minatori, ma non disponeva di contatti per vendere i minerali al di fuori della regione. Il colonnello Samy Matumo assicurava la protezione, mentre Sheka Ntaberi intratteneva i rapporti con i minatori locali e i commercianti regionali.
Il GMB acquistava i minerali di Bisie attraverso accordi di prefinanziamento con uomini d’affari residenti a Goma. Sheka ha anche contribuito alla creazione della Cooperativa Mineraria di Mpama / Bisie (COMIMPA). Mentre il GMB era composto da commercianti locali, la COMIMPA era una cooperativa di minatori artigianali che operavano negli stessi siti.
Quando nel maggio 2006 il GMB ricevette l’autorizzazione per esplorare le miniere di Bisie, Sheka lasciò la cooperativa per concentrarsi sul GMB. Quattro mesi dopo, anche Mining and Processing Congo (MPC), una società commerciale internazionale con ambizioni industriali, ricevette una licenza di esplorazione per l’area di Bisie. Nel frattempo, verso la fine del 2006, COMIMPA era stata registrata ufficialmente e aveva chiesto a Sheka di tornare, per servire da mediatore nella questione dei permessi di estrazione mineraria. Nonostante si fosse raggiunto un accordo tra tutte le parti interessate, la MPC cominciava a prendere il sopravvento sulle miniere e sui mercati locali, beneficiando del sostegno dei commercianti di Goma con i quali Sheka aveva dei debiti.
Questa lotta per il controllo delle miniere di stagno, oltre a un debito di 40.000 dollari, portò Sheka alla ribellione. Approfittando dei suoi legami con i combattenti Mai-Mai locali, Sheka ha creato il suo movimento con l’obiettivo di contrastare l’avanzata della MPC sulle miniere e sui mercati locali e l’influenza dei Banyarwanda sul territorio. Approfittò di una voce secondo cui delle famiglie tutsi sarebbero state reinsediate a Walikale e, in aprile 2007, nella foresta di Obaye, con solo poche armi e una dozzina di collaboratori, creò il Movimento contro le 45.000 famiglie tutsi (MC45).
Il momento chiave della sua ascesa è stata la Conferenza sulla pace svoltasi a Goma nel 2008, quando le autorità tradizionali e politiche della regione hanno apportato il loro appoggio all’MC45.
Da parte sua, il colonnello Samy Matumo ha collaborato con Sheka e gli ha fornito consigli fino alla partenza della sua brigata dalla regione nel 2009. Anche i politici e i capi tradizionali hanno apportato il loro appoggio al “figlio del posto”, temendo che la MPC li privasse dei benefici derivanti dalle miniere di stagno. In quel tempo, lo slogan di Sheka era: “I minerali di Walikale devono servire prima per Walikale, poi per gli altri”. Sheka ha potuto reclutare dei combattenti smobilitati attorno a questa causa.

3.2. La creazione dell’NDC: violenza, appartenenza etnica e sfruttamento minerario (2008 – 2013)

Anche con pochi combattenti, Sheka è riuscito a formare un impressionante gruppo armato che ha potuto prendere il controllo su gran parte del territorio di Walikale. Ha potuto farlo grazie alla sua capacità di trarre un sostanziale profitto dallo sfruttamento delle miniere locali e all’appoggio ricevuto dai leader politici e militari locali e provinciali. Sin dall’inizio, come aveva già fatto l’85ª brigata, l’NDC ha imposto delle tasse a tutti quelli che avevano a che fare con l’economia mineraria locale. La percezione di queste tasse e i monopoli locali sui beni di consumo erano le sue principali fonti di reddito. Per riscuotere queste tasse, l’NDC costringeva soprattutto i minatori a pagare dei ticket (una sorta di ricevuta cartacea per le tasse pagate) per la loro “protezione e sicurezza”.
Tra il 2008 e il 2013, gli intermediari locali dell’NDC hanno garantito il trasporto, aereo e terrestre, dei minerali acquistati a Walikale dai commercianti regionali, la maggior parte dei quali risiedevano a Goma. Essi hanno assicurato anche il trasporto di armi e munizioni acquistate dall’NDC fuori di Walikale. Da parte sua, l’NDC effettuava incursioni e attacchi per recuperare altre armi e munizioni su altri gruppi armati.
L’NDC aveva varie fonti di reddito: Sheka aveva imposto una tassa sulla vendita di alcolici, mentre il suo assistente, Guidon, riscuoteva delle tasse sulle sigarette. L’NDC aveva un conto bancario a Goma, presso l’Unione Creditizia di Imara, ora in bancarotta.
Nonostante i soprusi commessi e le tasse illegali imposte, l’NDC godeva di una certa popolarità, in quanto, prima di qualsiasi “decisione importante”, consultava i capi tradizionali e i notabili locali, ciò che, in qualche modo, gli conferiva una certa “legittimità”. Nella sua area di influenza, l’NDC ha collaborato anche per la riparazione e il mantenimento di strade e centri sanitari.
Forse la cosa più importante è il fatto che l’NDC abbia formulato la sua lotta in termini popolari, assicurando di star combattendo per il bene di Walikale e contro l’invasione di certi “forestieri”, tra cui i “Ruandofoni”. Tuttavia, nonostante questa diatriba anti-ruandese, l’NDC ha stretto delle alleanze sia con le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR), un gruppo armato di origine ruandese e composto quasi esclusivamente da Hutu, sia con certe fazioni dell’ex Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP), un gruppo armato congolese composto essenzialmente da Tutsi. Questo tipo di alleanze rivela quell’opportunismo ideologico tipico di molti altri gruppi armati congolesi.
Tra il 2009 e il 2011, l’NDC e le FDLR hanno collaborato nell’organizzazione di attacchi contro posizioni dell’esercito nazionale (FARDC)  e del CNDP, ciò che spesso ha loro consentito di ricuperare armi e munizioni.
In luglio e agosto 2010, l’NDC e le FDLR hanno effettuato degli attacchi contro le FARDC a Kibua e a Luvungi, lungo la strada principale Masisi-Walikale, violentando e uccidendo decine di civili. Queste violenze, che l’NDC ha attribuito alle FDLR, hanno provocato il dissenso tra l’NDC e le FDLR. Queste atrocità hanno inoltre offuscato la reputazione dell’NDC e aumentato l’ostilità delle popolazioni locali contro le FDLR, accusate di aver soppiantato l’autorità tradizionale sul territorio di Walikale.
Sheka si è quindi rivolto a degli uomini d’affari di Goma con i quali era già in relazione. Questi ultimi l’hanno messo in contatto con dei gruppi prossimi al generale Bosco Ntaganda, ex capo di stato maggiore del CNDP e vice comandante delle operazioni dell’esercito nazionale nelle due province del Kivu. Nel mese di novembre 2011, Sheka ha condotto un’imboscata contro le FDLR in collaborazione con i suoi nuovi alleati, uccidendo un influente comandante delle FDLR, il colonnello Sadiki Soleil. Da quel momento, l’NDC ha orientato la sua lotta contro le FDLR.
Nel corso degli anni seguenti, Sheka fu estremamente pragmatico e opportunista nelle sue alleanze.
Quando le milizie Raia Mutomboki hanno iniziato ad organizzare degli attacchi contro i “Ruandofoni”, l’NDC ha collaborato con alcuni dei loro comandanti (tra cui Shebitembe e Ngowa), con i Mai-Mai Simba di Mando Mazeri e con il Movimento Acquisito al Cambiamento (MAC). Nello stesso tempo, Sheka ha continuato a collaborare con ex ufficiali del CNDP e con gruppi a loro prossimi, come le Forze di Difesa del Congo (FDC) di Butu Luanda.

3.3. Il comportamento deviante di Sheka e la creazione dell’NDC-R (2014)

Varie divergenze interne relative alla ripartizione delle entrate e alla leadership all’interno del gruppo hanno portato alla spaccatura dell’NDC. I collaboratori di Sheka iniziarono a irritarsi per le disuguaglianze constatate nella ridistribuzione dei fondi e per la sua pretesa di accaparrarsi il merito delle loro vittorie. Senza volerlo, Sheka aveva progressivamente indebolito la sua posizione quando iniziò a non pagare gli stipendi base, il che ha facilitato il suo vice, Guidon Shimiray, a separarsi da lui. La divisione rifletteva anche le divergenze interne ai Nyanga tra il clan Munyambe di Sheka e la società Bindundani, composta da membri del clan Kobo e prossima a Guidon. Il fatto che Sheka si sia candidato alle elezioni legislative del 2011 senza rimanere eletto e che sia stato accusato da un tribunale militare congolese e sanzionato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il suo ruolo negli stupri di Luvungi nel 2010 non lo ha certo aiutato.
Alcuni ufficiali delle FARDC, che avevano svolto un ruolo essenziale nella creazione dell’NDC, hanno contribuito alla sua divisione. Disilluso di Sheka, Guidon chiese consiglio ai comandanti locali delle FARDC, tra cui dei colonnelli Nyanga, Tembo e Hunde, come César Nkoyo, Dodet Kamanda, Damiano Mbaenda e Akilimali Shemondo che gli promisero il loro appoggio. Le relazioni tra Guidon e le FARDC, che fino a quel momento erano state discrete, divennero “più concrete”. Nello stesso tempo, Guidon ottenne il sostegno anche degli imprenditori minerari della cooperativa Cemika attiva a Walikale e dei politici locali che temevano sempre più che il mandato d’arresto emesso contro Sheka diventasse un ostacolo per la difesa degli interessi di Walikale.
Alla fine del 2014, Guidon si separò da Sheka e creò una fazione rivale chiamata NDC-Rénové (spesso chiamata anche NDC-Guidon, Maï-Maï Guidon o Ndime-Ndime) in collaborazione con altri comandanti NDC, tra cui il capo dei servizi segreti del movimento, Gilbert Bwira Chuo, che divenne il suo vice. Guidon iniziò quindi ad attaccare le posizioni di Sheka nei pressi di Misau, ricevendo un appoggio da degli ufficiali FARDC dei reggimenti 802 e 804, basati rispettivamente a Pinga e a Walikale.
Alla fine di luglio 2014, Guidon ha organizzato un incontro nel villaggio di Twamakuru, dove ha pubblicamente annunciato la creazione del suo nuovo movimento.
In settembre 2014, ha ufficializzato il suo gruppo denominandolo NDC-Rénové. Riuscendo a convincere la maggior parte dei combattenti NDC a seguirlo, si è appropriato della maggior parte delle scorte di armi e munizioni dell’NDC.
Alla fine del 2014, l’NDC-R ha preso il controllo del raggruppamento di Ihana, storica roccaforte di Sheka, e del raggruppamento di Kisimba II, a nord-est di Walikale.
Varie battaglie successive hanno rafforzato Guidon e provocato la resa di Sheka alla Monusco nel mese di luglio 2017. Da allora, il ramo iniziale dell’NDC è guidato da Mandaima, ma continua ad affrontare le pressioni militari dell’NDC-R.
Nyanga (sebbene sua madre sia una Kumu del clan Batiri), Guidon Shimiray Mwissa è nato nel 1980 a Kigoma, vicino a Mpofi, nel territorio di Walikale. Dopo aver partecipato al gruppo Mayi-Mayi di She Kasikila negli anni 1990, è stato integrato con il grado di capitano nella 14ª brigata delle FARDC dispiegata nell’ex Provincia Orientale. Ha disertato nel 2007 per unirsi al gruppo Mayi-Mayi di Mando Mazeri attivo tra la zona ovest di Walikale e la provincia di Tshopo. È entrato nell’NDC di Sheka dopo un anno circa come vice comandante. Nel 2014, ha si è diviso da Sheka,fondando l’NDC-R diventandone comandante. Guidon si definisce musulmano.
Egli ha definito una serie di priorità, tra cui la lotta contro le FDLR, l’accesso della popolazione indigena alle proprie terre e risorse naturali e una maggiore rappresentanza dei Nyanga all’interno del governo e dell’esercito.

4. L’ESPANSIONE DELL’NDC-R DA LUBERO A MASISI: LE OPERAZIONI MILITARI E L’INTENSIFICAZIONE DEI CONFLITTI

Verso la fine del 2015, mentre l’NDC stava disintegrandosi, il governo congolese intraprendeva una nuova ondata di operazioni militari contro le FDLR. L’operazione Sukola II è diventata cruciale per la traiettoria del NDC-R. Infatti, grazie alla sua collaborazione, l’NDC-R ha ricevuto un grande appoggio da parte dell’esercito nazionale, ciò che gli ha permesso la sua spettacolare espansione.
Questo capitolo descrive le dinamiche militari, politiche ed economiche dal 2015 al 2019. Queste dinamiche si sono verificate simultaneamente e si sono influenzate a vicenda. Tuttavia, per maggior chiarezza, sono presentate in cinque punti: le operazioni Sukola II, l’espansione dell’NDC-R nel Lubero, la milizia Mazembe nel Lubero, le radici della collaborazione FARDC / NDC-R e l’avanzata di Guidon verso il Masisi e il Rutshuru.

4.1. Le operazioni Sukola II e la sorte delle FDLR

Negli ultimi due decenni, le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR) sono state al centro dell’attività armata in gran parte dei territori di Lubero, Rutshuru, Masisi e Walikale. Le loro truppe hanno mantenuto una presenza significativa nei pressi delle miniere d’oro e delle principali strade della regione. Le FDLR hanno stretto una vasta rete di alleanze con altri gruppi armati – tra cui il RUD-Urunana, i vari gruppi Nyatura e i Mai-Mai di Kakule Sikuli “Lafontaine” – che hanno consolidato il loro predominio sulla regione. Le FDLR hanno tratto vantaggio anche dalla loro alleanza con certe unità delle FARDC, nel contesto della loro comune lotta contro il CNDP, tra il 2004 e il 2009, e l’M23, tra il 2012 e il 2013.
Tuttavia, dal tempo dell’operazione “Umoja wetu” (La nostra unione) condotta dalle FARDC in collaborazione con l’esercito ruandese nel 2009, l’influenza delle FDLR su gran parte del Nord Kivu è decisamente diminuita. Le sconfitte provocate da Umoja wetu sono state aggravate dall’emergere di un nuovo tipo di gruppo armato, i Raia Mutomboki (Cittadini arrabbiati).
Quest’ultimo gruppo ha preso di mira le FDLR per tutto il 2012 e il 2013, costringendole ad abbandonare i territori di Walikale e di Shabunda, per ritirarsi nel Masisi settentrionale e nel Rutshuru occidentale.
Alla fine del 2015, in seguito alle pressioni internazionali sul governo congolese, le FARDC hanno avviato una nuova serie di operazioni militari denominate Sukola II, volte a riconquistare le posizioni delle FDLR e a catturarne i principali leader ancora attivi.
Collaborando insieme con l’NDC-R, le truppe dell’esercito impegnate nell’operazione Sukola II hanno spinto le FDLR, i rifugiati hutu ruandesi e i civili hutu congolesi più a Nord, verso il sud Lubero. Ciò ha aggravato le tensioni esistenti tra le popolazioni Hutu e Nande in questa zona e ha innescato la mobilitazione di una milizia locale, i Mai-Mai Mazembe. Benché non si conosca bene né la dimensione, né la provenienza di questi spostamenti di popolazioni hutu, si è tuttavia constatato che, a differenza dei periodi precedenti, gli Hutu arrivati ​​nel sud Lubero in questa occasione hanno preferito stabilirsi a una certa distanza dalle comunità locali, ciò che creato un forte attrito con gli agricoltori locali.
Sottoposte a sempre più crescenti pressioni, le FDLR si sono divise e, a metà del 2016, Wilson Irategeka “Lumbago” ha creato un’ala dissidente denominata Consiglio Nazionale per il Rinnovamento e la Democrazia (CNRD). Durante la seconda metà del 2016, questo nuovo gruppo ha appoggiato le FARDC nella loro offensiva contro le FDLR.

4.2. L’espansione dell’NDC-Rinnovato nel sud di Lubero

L’NDC-R di Guidon è un altro partner importante dell’esercito nazionale nella sua lotta contro le FDLR. Le relazioni di Guidon con certi ufficiali delle FARDC, membri dell’etnia Nyanga o provenienti dall’ex CNDP, sono state fondamentali per consentirgli di separarsi da Sheka nel 2014. Le operazioni Sukola II hanno ulteriormente rafforzato la sua influenza e la sua statura.
Quando queste operazioni furono lanciate nel 2015, l’NDC-R collaborò ampiamente con l’esercito nazionale, avanzando verso nord-est a partire dalla sua tradizionale area operativa, fino a raggiungere il sud Lubero.
In effetti, nel mese di novembre 2015, mentre i Mai-Mai Mazembe di Marungu Muliru attaccavano le FDLR a Buleusa, l’NDC-R conquistava Bukumbirwa, un villaggio fino ad allora occupato dalle FDLR e situato a pochi chilometri da Buleusa. Fu in questa occasione che Marungu Muliru inviò una delegazione al quartier generale dell’NDC-R a Irameso, proponendo di unire gli sforzi per combattere insieme contro le FDLR. Questi negoziati portarono all’integrazione di Marungu Muliro e della maggior parte dei suoi uomini nell’NDC-R di Guidon.
L’NDC-R, che in quel tempo  era guidato principalmente da Nyanga, trasferì molti dei suoi alti ufficiali – e il quartier generale di Guidon – nel sud del territorio di Lubero, una zona abitata prevalentemente dalle comunità Kobo e  Nande. Inizialmente, l’NDC-R fu ben accolto da queste comunità, soprattutto a causa del suo successo contro le FDLR. Tuttavia, avendo imposto un regime di governance molto severa e un sistema di tassazione molto elevata, quelle stesse comunità iniziarono a considerare l’NDC-R come un’ulteriore forza di occupazione.
Nonostante ciò, Guidon avanzò ancora più verso il nord, rimanendo però sempre nel sud del territorio di Lubero e a ovest della strada Kanyabayonga-Butembo e arrivando fino a Mangurejipa.
L’avanzata dell’NDC-R verso il nord ha tuttavia creato degli attriti con altri gruppi armati attivi nella zona da molti anni, soprattutto con l’Unione dei Patrioti Congolesi per la Pace (UPCP), di Kakule Sikuli “Lafontaine”. Durante un decennio, l’UPCP di Lafontaine aveva controllato le colline ricche di oro che circondavano Bunyatenge e Pitakongo ed era un alleato delle FDLR.
Dopo aver usufruito, per diversi anni,dell’appoggio di alcuni leader politici e religiosi di Butembo, Lafontaine aveva perso una parte di questi appoggi, in seguito all’apparizione delle milizie Mai-Mai Mazembe e a causa delle sue fluttuanti relazioni con l’M23 nel 2012 e 2013, quando la maggior parte delle élite politiche e militari Nande erano esplicitamente avversarie dell’M23.
Alcuni luogotenenti di Lafontaine, delusi per il suo modo di gestire le miniere d’oro, come quella di Musigha, hanno disertato e, in seguito, sono diventati dei leader importanti nei gruppi Mai-Mai Mazembe. Nel frattempo, l’UPCP ha continuato a disintegrarsi e i suoi combattenti  sono entrati in altri diversi gruppi armati di recente costituzione, mentre Lafontaine stesso è scomparso dalla scena. Nel 2017, l’NDC-R ha iniziato a concentrarsi sulla ripresa delle miniere d’oro precedentemente gestite da Lafontaine e dalle FDLR. Infine, l’NDC-R è riuscito, anche se a scapito di gravi perdite, a prendere il controllo delle zone aurifere più redditizie del sud del territorio di Lubero.

4.3. I Mai-Mai Mazembe e la frammentazione della strategia armata a Lubero

Questa sezione descrive come un movimento armato poco strutturato sia iniziato come forza di autodifesa, che poi fu assorbito dall’NDC-R, per dividersi di nuovo e frammentarsi in un insieme di milizie Nande.
Mazembe – o Maï-Maï Mazembe – è un termine generico che indica un gruppo di milizie decentralizzate emerse all’interno delle comunità Nande e Kobo del territorio di Lubero. Il loro nome è stato ripreso dall’«Onnipotente Mazembe», la squadra di calcio più popolare del Congo, con sede nella città meridionale di Lubumbashi.
Attualmente ci sono due principali fazioni: l’Unione dei Patrioti per la Difesa degli Innocenti (UPDI) e il Fronte Patriottico per la Pace – Esercito popolare (FPP-AP).
La loro apparizione è stata possibile per due fattori.
In primo luogo, questi nuovi gruppi armati hanno fatto affidamento sul sentimento anti-FDLR e anti-Hutu dopo anni di presenza delle FDLR in quest’area. Queste insoddisfazioni sono state spesso strumentalizzate da politici e associazioni che intendevano unirsi alla mobilitazione armata, come il defunto deputato Vénant Tshipasa, alcuni settori dell’associazione Kyaghanda Yira e – in misura minore – i gruppi urbani dei giovani di Butembo, come Veranda Mutsanga e il Parlamento permanente di Furu.
In secondo luogo, l’alto reddito derivante dalle attività estrattive dei minerali, dal commercio abusivo del legname e dall’imposizione di tasse illegali ha fortemente incoraggiato i giovani disoccupati e gli ex combattenti Mayi-Mayi a entrare in questa nuova milizia.

4.3.1. L’Unione Patriottica per la Difesa degli Innocenti (UPDI)

La milizia di Mazembe è apparsa a metà 2015, quando i giovani Nande si sono mobilitati contro le FDLR che stavano fuggendo dall’avanzata dei gruppi Raia Mutomboki nei territori di Masisi e di Walikale. Inizialmente, questi giovani hanno agito sotto l’etichetta di Kyaghanda Yira, un’associazione culturale Nande. In seguito, nel mese di agosto 2015, si sono organizzati come Unione Patriottica per la Difesa degli Innocenti (UPDI), sotto la guida di Marungu Muliro.
In collaborazione con l’NDC-R, l’UPDI ha intrapreso una serie di battaglie contro le FDLR e i loro alleati. Partita da Katundula, una collina vicino a Miriki, la mobilitazione iniziale dell’UPDI ha le sue radici nelle tensioni esistenti tra gli Hutu e i Nande nel sud Lubero.
In giugno 2015, in risposta ai frequenti attacchi delle FDLR, Marungu Muliro e alcuni ex combattenti hanno iniziato a organizzare dei piccoli agguati contro le truppe delle FDLR e i civili Hutu, ciò che ha rapidamente scatenato delle rappresaglie da parte delle FDLR e del RUD-Urunana.
Inizialmente composto da sette uomini, oltre a Marungu Muliro, questo gruppo comprendeva anche David Kasereka Kasayi, detto “Mbisi” (un ex ufficiale di Lafontaine), Albert Kasheke e Kitete Bushu. In un’intervista, Kitete Bushu ha sottolineato che l’UPDI non ha un programma xenofobo contro gli Hutu, purché si tratti di quelli che “sono sempre stati lì”. L’obiettivo dell’UPDI sarebbe piuttosto quello di cacciare via le FDLR dal territorio.
All’inizio, l’UPDI ha ricevuto dei contributi da parte di politici Nande, dagli abitanti, dai commercianti e da alcuni membri dell’associazione culturale Kyaghanda Yira.
In seguito, l’UPDI si è ritirata verso ovest e, all’inizio del 2016, è entrata nell’NDC-R, ad eccezione delle truppe di Albert Kasheke, che hanno continuato a collaborare con le FARDC, per localizzare le posizioni delle FDLR. Infine, in maggio 2019, David Kasereka “Mbisi” è stato arrestato, mentre ritornava da Goma con 2.000 cartucce di munizioni acquistate da un ufficiale delle FARDC.

4.3.2. I Mayi-Mayi Mazembe

All’inizio del 2016, quando Marungu Muliro è uscito dall’UPDI per entrare nell’NDC-R di Guidon Shimiray, altri due membri dell’UPDI, Albert Kasheke e Kitete Bushu, hanno creato un loro proprio  gruppo denominato Mai-Mai Kyaghanda Yira. Dopo una serie di brutali attacchi contro le FDLR, l’associazione culturale Kyaghanda Yira si è apertamente dissociata dal gruppo e ha denunciato l’uso del suo nome. Dopo questi attacchi, che erano riusciti a cacciare le FDLR fuori dalla regione, il gruppo di Albert Kasheke e di Kitete Bushu si è dato il nome di Mazembe, la squadra di calcio che non perde mai. I Mazembe hanno cercato di consolidare le loro forze durante un incontro organizzato a Kyambuli in aprile 2016. Kitete Bushu è stato eletto comandante, mentre Albert Kasheke e Alpha Katoto sono diventati vice comandanti. Così strutturati, i Mazembe hanno intensificato le loro operazioni contro le FDLR.
Successivamente, due ex comandanti di Lafontaine – Buligho Jacques detto “Safari” e Kasereka Kasyano detto “Kabidon” – sono passati al movimento Mazembe, rispondendo alla richiesta dei capi locali di Kateku di combattere l’NDC-R, che stava opprimendo sempre più la popolazione civile. Nel mese di novembre 2016, munito di armi che i capi locali avevano presumibilmente acquistato da agenti della giustizia militare delle FARDC a Kanyabayonga, Kasereka Kasyano “Kabidon” ha iniziato le sue prime operazioni contro l’NDC-R di Guidon Shimiray. Kasereka Kasyano ha contattato Lafontaine per chiedergli un appoggio. Lafontaine si è rivolto al suo ex – vice comandante, David Kasereka Kasayi “Mbisi” che, nel 2015, si era separato da lui per unirsi al gruppo Mazembe di Kitete Bushu, chiedendogli di apportare a Kasereka Kasyano “Kabidon” un suo appoggio, soprattutto per l’approvvigionamento. Questa collaborazione divenne la base per una fusione tra i gruppi di “Kabidon” e Kitete Bushu. Tuttavia, a causa di una sua dispersione sul territorio,  il movimento mancava di coesione e di coordinamento.

4.3.3. Il Fronte Patriottico per la Pace – Esercito Popolare (FPP / AP)

Kitete Bushu è rimasto al comando della milizia Mazembe fino alla metà del 2018, quando sono sorte delle tensioni a causa di alcune divergenze sugli obiettivi militari. Mentre l’obiettivo di Kitete Bushu era quello di cacciare definitivamente le FDLR dal Sud Lubero, l’obiettivo di Kabidon era quello di combattere l’NDC-R. In agosto 2018, le tensioni erano diventate visibili e Kabidon, Safari e Kasayi hanno lasciato l’UPDI e creato l’FPP-AP, stabilendo la loro area di influenza attorno a Mbughavinywa, Kanyatsi e Pitakongo. Nel frattempo, l’UPDI ha mantenuto la sua base a est, verso Bingi, con sede a Kimaka. L’UPDI si è quindi distinto dal FPP-AP, considerandolo come troppo vicino al gruppo di Lafontaine.
L’FPP-AP e l’UPDI organizzano entrambi degli incontri regolari con le autorità locali, cui talvolta partecipano anche degli  ufficiali FARDC stanziati nella loro area di influenza. Lo scopo sarebbe quello di assicurarsi un certo controllo sul territorio. In gennaio 2020, mentre l’UPDI sembra voler ristabilire un’alleanza con l’NDC-R, l’FPP-AP sembra subire una grande ondata di arrese.

4.4. L’NDC-Rinnovato a Masisi

Dopo la sua espansione nel Sud Lubero, verso la fine del 2018 l’NDC-R ha iniziato ad espandersi anche verso l’est, nel Masisi, dove ha beneficiato di una scissione all’interno dell’APCLS, un gruppo armato guidato da Janvier Karairi. Collaborando con una fazione dissidente, l’APLCS-Ristrutturato, o Lola Hale (“vedi lontano”, in kihunde) – l’NDC-R di Guidon Shimiray è penetrato nel nord Masisi.
Basato principalmente nella parte occidentale del territorio di Masisi, l’APCLS recluta nuove leve all’interno della comunità Hunde. Dal 2015, all’interno del gruppo sono aumentate le tensioni: Mapenzi Likuhe e altri comandanti non erano soddisfatti del fatto che Janvier Karairi avesse rifiutato di usare la loro influenza militare per negoziare l’ottenimento di alcuni posti di comando all’interno delle FARDC. A metà del 2018, Mapenzi Likuhe ha disertato il gruppo con Buuma Poyo, cognato di Janvier  Karairi e capo della polizia dell’APCLS .
Alla fine del 2018, con la mediazione di alcuni ufficiali delle FARDC, la milizia Lola Hale di Mapenzi Likuhe e l’NDC-R di Guidon Shimiray hanno stretto un’alleanza, facendo di Mapenzi Likuhe il numero tre dell’NDC-R, come suo comandante delle operazioni, mentre Buuma Poyo assunse il comando di una brigata, rafforzando così gli effettivi dell’NDC-R nel nord Masisi.
Per tutto il 2019, l’NDC-R ha perseguito una strategia di avanzamento verso l’est, cioè verso le roccaforti delle FDLR situate a sud di Bwito, incorporando i disertori di altri gruppi armati (Nyatura e CNRD). Tuttavia, questa rapida crescita dell’NDC-R ha portato con sé anche alcuni problemi. La sua rapida espansione e l’assorbimento di gruppi armati di diverse comunità etniche hanno eroso parte della sua coesione interna.
Il ruolo dell’NDC-R come forza di appoggio alle FARDC ha coinciso con l’intensificazione, da parte delle FARDC, delle operazioni di smantellamento delle FDLR e dei loro gruppi dissidenti, come il CNRD e il RUD-Urunana. Mentre da una parte l’NDC-R effettuava la maggior parte dei combattimenti contro gli alleati delle FDLR, dall’altra parte l’esercito congolese lanciava una serie di operazioni specifiche e mirate nel Nord e Sud Kivu, in collaborazione con piccoli distaccamenti alterni delle forze speciali ruandesi. Queste operazioni intermittenti sono iniziate all’inizio del 2019.
Nel Sud Kivu, queste operazioni hanno condotto alla dispersione o all’arresto di combattenti, ufficiali e civili del CNRD, oltre alla scomparsa del capo del CNRD, Laurent Ndagijimana, alias Wilson Irategeka o Lumbago, la cui sorte resta ancora sconosciuta.
Nel Nord Kivu, la pressione militare a causato la morte di Sylvestre Mudacumura, comandante supremo delle FDLR (settembre 2019) e di Juvénal Musabyimana, alias Jean-Michel Africa, ex comandante del RUD-Urunana (novembre 2019).
All’inizio di dicembre 2019, Guidon Shimiray ha incontrato i capi di altri gruppi armati per confederarli attorno all’NDC-R. Attraverso alcuni video, Guidon ha annunciato la sua nuova coalizione denominata Rete dei Patrioti della Resistenza Congolese (RPRC), confermando l’adesione dell’UPDI-Mazembe e a di altri gruppi armati.

[1] Cf http://congoresearchgroup.org/rapport-pour-larmee-avec-larmee-comme-larmee/?lang=fr