INDICE
EDITORIALE: ELEZIONI DEL 30 DICEMBRE 2018 → COS’È SUCCESSO?
1. LA PRIMA SESSIONE DELLA NUOVA CAMERA DEI DEPUTATI
2. I LIMITI DEL POTERE DEL CAPO DELLO STATO IN CASO DI COABITAZIONE
3. LA QUESTIONE RELATIVA ALLA NOMINA DI UN INFORMATORE PER IDENTIFICARE UNA MAGGIORANZA PARLAMENTARE
4. IL PROCESSO ELETTORALE
EDITORIALE: ELEZIONI DEL 30 DICEMBRE 2018 → COS’È SUCCESSO?
1. LA PRIMA SESSIONE DELLA NUOVA CAMERA DEI DEPUTATI
Il 28 gennaio, si è aperta la sessione speciale dell’Assemblea dei deputati nazionali con un solo punto all’ordine del giorno: l’installazione del suo comitato provvisorio.
Questa prima sessione plenaria è stata presieduta dal Segretario generale dell’Assemblea nazionale.
È stato istituito un comitato provvisorio presieduto dal deputato più anziano, Gabriel Kyungu wa Kumwanza, coadiuvato dai due deputati più giovani, Jackson Uhuse Atingoto (26 anni) e Aminata Namasiya Bazego (25 anni). La nuova Assemblea nazionale è composta dal 20% circa di deputati rieletti e dall’80% di deputati neoeletti. Le principali missioni assegnate a questo comitato provvisorio sono la convalida del mandato provvisorio di ogni deputato, l’elezione e l’installazione del comitato definitivo e la stesura e l’approvazione del regolamento interno. La sessione speciale si concluderà con l’esaurimento dell’ordine del giorno.
In attesa della pubblicazione dei risultati definitivi delle legislative nazionali da parte della Corte costituzionale, tutti i 485 deputati su un totale di 500 partecipano a questa prima sessione plenaria della terza legislatura a titolo provvisorio. I rimanenti 15 deputati saranno incorporati dopo l’organizzazione, prevista per fine marzo, delle legislative nazionali nei collegi elettorali della città di Butembo e di Beni, del territorio di Beni (Nord Kivu) e di Yumbi (Maï-Ndombe).[1]
Il 13 febbraio, l’Assemblea nazionale ha proceduto alla convalida dei mandati dei nuovi deputati nazionali. Oltre alla verifica e alla convalida dei mandati, questa sessione straordinaria è dedicata all’elaborazione e all’adozione del regolamento interno dell’Assemblea nazionale e all’elezione dei membri del comitato centrale definitivo della Camera dei Deputati.[2]
Il 25 febbraio, la Commissione speciale dell’Assemblea nazionale dei deputati ha approvato la proposta di regolamento interno di questa istituzione. Il testo approvato da questa commissione composta da 78 deputati è stato trasmesso al comitato centrale provvisorio. Questa proposta di regolamento interno sarà esaminata in occasione di un’assemblea plenaria, in vista della sua approvazione definitiva.[3]
2. I LIMITI DEL POTERE DEL CAPO DELLO STATO IN CASO DI COABITAZIONE
Il 2 febbraio, François Beya è stato nominato consigliere speciale del Capo dello Stato, Félix Tshisekedi, in materia di sicurezza. Sostituisce Jean Mbuyu Luyongola, consigliere di Joseph Kabila dal febbraio 2018. Membro del Consiglio Nazionale di Sicurezza ai tempi del presidente Joseph Mobutu e capo dell’Agenzia Nazionale dei servizi segreti (ANR) con Laurent-Désiré Kabila, François Beya è stato per dodici anni responsabile della Direzione Generale delle Migrazioni (DGM) con Joseph Kabila. Al suo posto, come nuovo responsabile della DGM, è stato nominato Roland Kashwantale Chihoza.[4]
La Corte costituzionale ha dichiarato vincitore dell’elezione presidenziale Felix Tshisekedi, uno dei due candidati dell’opposizione e membro della piattaforma “Verso il Cambiamento” (CACH). Stranamente, il Fronte Comune per il Congo (FCC), la piattaforma elettorale dell’ex maggioranza presidenziale, ha vinto le elezioni legislative con quasi 350 seggi su un totale di 500. Pertanto, il nuovo Capo dello Stato non detiene la maggioranza parlamentare. È quindi diventata necessaria una coabitazione. Questa nuova situazione farà di Felix Tshisekedi un presidente “protocollare”, come alcuni dicono?
Per quanto riguarda la nomina del nuovo Primo Ministro, secondo l’articolo 78 della Costituzione, “il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro scegliendolo tra la maggioranza parlamentare, previa consultazione di quest’ultima“. Avendo già ottenuto circa 350 seggi su un totale di 608 membri che compongono il Parlamento (Assemblea Nazionale e Senato), il Fronte Comune per il Congo (FCC) deterrebbe già la maggioranza parlamentare. Per ottenere i nomi delle persone tra le quali il nuovo Presidente della Repubblica potrebbe nominare un nuovo Primo Ministro, il presidente Tshisekedi dovrebbe quindi consultare questa maggioranza parlamentare, già esistente e la cui autorità morale è nientemeno che Joseph Kabila. Quindi ci si dovrebbe logicamente aspettare che diventi primo ministro un membro dell’ex maggioranza presidenziale, o un uomo di fiducia dell’autorità morale di questa piattaforma, il che sarebbe abbastanza logico. I circa cinquanta deputati di CACH, la coalizione di Felix Tshisekedi, nuovo Presidente della Repubblica, potrebbero eventualmente unirsi a quelli dell’FCC, il che permetterebbe di assicurare al nuovo Presidente della Repubblica, proveniente dai suoi ranghi, una maggioranza parlamentare più che sufficiente. Potrebbe quindi crearsi una nuova maggioranza presidenziale composta da FCC e CACH.
Per quanto riguarda l’attuazione del programma presidenziale, da un lato, il primo paragrafo dell’articolo 91 della Costituzione stabilisce che “il governo, in consultazione con il Presidente della Repubblica, definisce la politica della Nazione e ne assume la responsabilità“. In breve, il programma dell’FCC sostenuto da Emmanuel Shadary e quello di CACH proposto da Felix Tshikedi durante la campagna elettorale potrebbero essere fusi in uno solo. Sarebbe quindi necessario rivedere le promesse elettorali del nuovo Capo dello Stato, alla luce di ciò che potrebbe emergere dalla fusione dei due programmi. D’altra parte, il secondo paragrafo dell’articolo 91 della Costituzione precisa che “il governo conduce la politica della nazione”. In breve, è il primo ministro, capo del governo, che sarà responsabile dell’attuazione di questo programma. Per quanto riguarda il potere del Presidente, il terzo paragrafo dell’articolo 91 della Costituzione stabilisce che “la difesa, la sicurezza e gli affari esteri sono aree di collaborazione tra il governo e il presidente della Repubblica“. Per quanto riguarda altri settori, come l’economia, la finanza, il bilancio, la sanità, l’istruzione, l’estrazione mineraria, gli idrocarburi ecc., la politica è dettata dal solo governo. Poiché questo è guidato da un membro dell’FCC, non ci si può aspettare un cambiamento radicale nel modo in cui si gestiranno gli affari pubblici.
Per quanto riguarda un eventuale cambiamento nell’apparato della sicurezza, si deve notare che, nonostante la cooperazione in settori chiave come l’esercito e la sicurezza, il 4° comma dell’articolo 91 della Costituzione afferma che “il Governo dispone della Pubblica amministrazione, delle forze armate, della polizia nazionale e dei servizi di sicurezza”. Pertanto, , da solo, il Capo dello Stato non può avere a sua disposizione alcun militare o ufficiale di polizia, essendo ciò di competenza esclusiva del Governo, in collaborazione con il Capo dello Stato. Per quanto riguarda un qualsiasi cambiamento ai vertici dei servizi militari, di polizia e di sicurezza, l’articolo 81 della Costituzione stipula che, “fatte salve le altre disposizioni della Costituzione, il Presidente della Repubblica nomina, sostituisce e, se necessario, revoca, su proposta del governo deliberata in Consiglio dei ministri: il capo di stato maggiore generale, i capi di stato maggiore e i comandanti delle grandi unità delle forze armate e gli ufficiali generali e superiori delle forze armate e della polizia nazionale, dopo consultazione del Consiglio Superiore della Difesa …“. In breve, il Capo dello Stato non può, di propria iniziativa, revocare o nominare il capo di stato maggiore generale, i capi di stato maggiore, i comandanti e gli ufficiali generali e superiori delle forze armate o della polizia nazionale. Ciò deve necessariamente derivare da una proposta del governo, previa consultazione del Consiglio dei ministri presieduto, secondo la logica giuridica, da un Primo Ministro proveniente dalla maggioranza parlamentare, quindi dall’FCC. Con tali vincoli giuridici, il margine di manovra del nuovo Capo dello Stato rispetto alle promesse elettorali, in particolare per quanto riguarda la sicurezza, sarà molto limitato. È quindi poco probabile che si possa assistere a un rapido smantellamento dell’apparato di sicurezza istituito dal precedente Capo dello Stato.
Circa il rischio di un conflitto tra il Presidente della Repubblica e il Governo, si deve rilevare che, se, per esempio, il Capo dello Stato nomina o revoca inavvertitamente un nuovo capo di stato maggiore, senza attendere la proposta del Governo, ciò sarà considerato come un atto incostituzionale e sinonimo di “alto tradimento”, come previsto dall’articolo 165 della Costituzione. Per quanto riguarda un’eventuale procedura d’accusa nei suoi confronti, l’FCC avrà via libera, visto che l’articolo 166 della Costituzione afferma che “la decisione di perseguire in giustizia o di iniziare una procedura di impeachment nei confronti del Presidente della Repubblica e del Primo Ministro è approvata con la maggioranza dei due terzi dei membri del Parlamento“. Basterebbe che l’FCC riuscisse a eleggere 55 senatori nelle prossime elezioni senatoriali per costituire i due terzi del parlamento. Un esercizio relativamente facile rispetto ai risultati già ottenuti nelle elezioni provinciali, sapendo che sono i Deputati provinciali ad eleggere i Senatori nazionali.
In caso di una crisi tra il Capo dello Stato e la maggioranza parlamentare, il Presidente della Repubblica potrebbe, alla fine, sciogliere il Parlamento, in conformità con l’articolo 148 della Costituzione. Tuttavia, il secondo paragrafo dello stesso articolo ricorda che “il Parlamento non può essere sciolto nell’anno successivo alle elezioni“. Pertanto, l’attuale Capo dello Stato dovrà attendere almeno un anno per poter sciogliere il Parlamento in caso di crisi. Nel frattempo, egli dovrà adattarsi all’attuale maggioranza parlamentare.
D’altra parte, una dissoluzione dell’Assemblea nazionale porterebbe a una grave crisi istituzionale. Infatti, il terzo paragrafo dell’articolo 148 della Costituzione stabilisce che, “in seguito allo scioglimento dell’Assemblea nazionale, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente convocherà gli elettori per le elezioni di una nuova Assemblea entro sessanta giorni dalla data della pubblicazione dell’ordine di scioglimento“. Sapendo che, in Congo, è molto difficile organizzare le elezioni legislative entro i due mesi, si assisterebbe a un vuoto istituzionale che si concretizzerebbe in un blocco senza precedenti delle Istituzioni dello Stato. Per illustrare questo blocco, si può prendere, come esempio, il caso particolare delle finanze pubbliche. L’articolo 130 della Costituzione stabilisce che “le leggi approvate dal governo nel Consiglio dei ministri sono depositate presso il comitato centrale di una delle due camere del Parlamento. Tuttavia, per quanto riguarda la legge finanziaria, il progetto deve imperativamente essere inviato, entro i termini stabiliti nell’articolo 126, al Comitato centrale dell’Assemblea nazionale“. Ciò significa che, senza “Assemblea nazionale”, il governo si troverà nell’impossibilità di fare approvare qualsiasi tipo di legge finanziaria e, quindi, di far funzionare regolarmente le istituzioni dello Stato.
Non gli sarebbe nemmeno possibile superare questa difficoltà con crediti provvisori che devono, anch’essi, essere autorizzati da entrambe le camere, in conformità con l’articolo 126 della Costituzione che, nel suo settimo paragrafo, afferma che, “se il progetto di legge finanziaria non è stato presentato in tempo, per essere promulgato prima dell’inizio dell’esercizio, il governo chiede all’Assemblea nazionale e al Senato lo sblocco di crediti provvisori“.
Se si andasse verso una coabitazione, è necessario ricordare all’opinione pubblica che un Presidente della Repubblica senza una maggioranza parlamentare non è certamente un Capo di Stato “protocollare”, ma il suo margine d’azione rimane molto limitato.[5]
3. LA QUESTIONE RELATIVA ALLA NOMINA DI UN INFORMATORE PER IDENTIFICARE UNA MAGGIORANZA PARLAMENTARE
Secondo la Costituzione, il prossimo Primo Ministro dovrà provenire dalla maggioranza della Camera dei Deputati. Tuttavia, questa maggioranza in seno alla nuova Assemblea dei Deputati Nazionali è al centro di grandi manovre politiche tra l’FCC, di cui Joseph Kabila è autorità morale, e CACH, la coalizione di opposizione che ha portato Félix Tshisekedi alla Presidenza della Repubblica. Se l’FCC la rivendica come un dato di fatto alla luce dei risultati ottenuti nelle elezioni legislative nazionali, CACH intende invece ricorrere alla nomina di un informatore, incaricato di individuare previamente tale maggioranza parlamentare, per poi confermarla.
Per fare questo, CACH fa riferimento all’articolo 78 della Costituzione, secondo cui “il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro all’interno della maggioranza parlamentare, dopo averla consultata. Se tale maggioranza non esistesse, il Presidente della Repubblica affiderà una missione di informazione a una personalità, al fine di identificare una coalizione. La missione dell’informatore è di trenta giorni rinnovabile una sola volta“.
In entrambi i campi, FCC e CACH, la previa nomina di un informatore per identificare la maggioranza nell’Assemblea dei deputati nazionali è oggetto di polemica, ciò che potrebbe provocare un primo conflitto tra loro e una possibile rottura dell’accordo che avevano concluso ben prima della pubblicazione, il 9 gennaio 2019, dei risultati provvisori delle elezioni presidenziali.
Non è un segreto che le due coalizioni, CACH e FCC, abbiano stipulato un accordo di condivisione del potere. Secondo alcune indiscrezioni, con questo accordo, la coalizione CACH si è impegnata a cedere il posto di Primo Ministro all’FCC, in cambio del controllo su alcuni ministeri importanti, come gli affari esteri, la difesa, le finanze e l’interno. Da parte sua, l’FCC manterrebbe il controllo sul ministero della Giustizia.
Da un lato, Aimé Kilolo, uno dei portavoce dell’FCC, ha ricordato che «non è che quando non ci sia alcuna maggioranza che il Capo dello Stato nomina un informatore», precisando che «l’FCC detiene circa 350 deputati, più o meno 3/4 dei deputati. Pertanto, la maggioranza è già costituita», anche se «nulla impedisce che, in uno sforzo di coesione nazionale, il Capo dello Stato preveda la possibilità di una maggioranza parlamentare allargata a CACH, per esempio, ma il Primo Ministro dovrà necessariamente provenire dall’FCC».
D’altra parte, Jean-Joseph Mukendi, membro di CACH, la piattaforma che ha appoggiato la candidatura di Felix Tshisekedi, ha invece affermato che «il ruolo dell’informatore è quello di poter confermare le previsioni e di dare un configurazione più esatta a quella maggioranza da cui dovrà provenire il Primo Ministro».
Per il momento, in entrambi i campi, gli incontri si moltiplicano. Tuttavia, l’FCC rimane inflessibile. Secondo un membro dell’FCC, «con oltre 300 deputati nazionali, l’FCC ha già la maggioranza all’Assemblea Nazionale. Questo è ovvio. È allora necessario passare attraverso un informatore per scoprirlo?». Alla fine, l’ultima parola spetterà al Capo dello Stato, Felix Tshisekedi. In altre parole, la strada verso la nomina del prossimo Primo ministro sarà ancora lunga e disseminata di molte insidie che il Presidente della Repubblica dovrà sventare per non rompere, già sin dall’inizio del suo mandato presidenziale, l’accordo che lo lega all’FCC.[6]
Il 7 febbraio, analizzando l’attuale composizione della Camera dei deputati, l’esperto costituzionale e nuovo deputato nazionale, André Mbata, ha affermato che, dal momento in cui nessun partito o raggruppamento politico riconosciuti dal Ministero degli Interni detiene la maggioranza parlamentare, il nuovo Capo dello Stato, Felix Tshisekedi, dovrà nominare un informatore per identificare la maggioranza parlamentare, in vista della nomina del nuovo Primo Ministro. «Vedendo i risultati elettorali forniti dalla CENI, nessun partito politico riconosciuto dal Ministero degli Interni raggiunge la maggioranza alla Camera dei Deputati. CACH [che ha appoggiato la candidatura dell’attuale presidente, Felix Tshisekedi], Lamuka [che ha sostenuto la candidatura di Martin Fayulu] o l’FCC [che ha proposto la candidatura di Emmanuel Ramazani] non costituiscono alcun gruppo parlamentare poiché, alla Camera dei Deputati, essi non sono riconosciuti come partiti o raggruppamenti politici registrati presso il Ministero degli Interni», ha affermato André Mbata, professore di diritto costituzionale presso l’Università di Kinshasa (UNIKIN). Inoltre, secondo lui, è necessario procedere dapprima alla convalida dei mandati dei deputati nazionali prima di nominare un informatore che abbia l’incarico di individuare la maggioranza parlamentare.[7]
Non si potrà formare alcun governo finché non si raggiunga un determinato equilibrio. Tutto dipende dai negoziati tra il Fronte Comune per il Congo (FCC), la piattaforma politica di Joseph Kabila e Verso il Cambiamento (CACH), la coalizione di Felix Tshisekedi – Vital Kamerhe. Se le due componenti non trovassero alcun accordo, Felix Tshisekedi dovrà nominare un informatore, il cui ruolo sarà quello di identificare una maggioranza parlamentare, da cui dovrebbe provenire il Primo Ministro. Il nuovo Capo dello Stato potrebbe evitare quest’ultima procedura nel caso in cui ci fosse un accordo tra la sua parte e quella di Kabila, che sostiene di disporre di oltre 300 deputati nazionali su un totale di 500. «In questo caso, Felix Tshisekedi potrà nominare un primo ministro, ma quest’ultimo potrà essere investito solo dopo l’installazione del comitato centrale della Camera di deputati», ha affermato un deputato prossimo a CACH.[8]
Il 20 febbraio, i partiti e le coalizioni membri del Fronte Comune per il Congo (FCC), riuniti a Kingakati (Kinshasa) intorno alla loro autorità morale, il senatore Joseph Kabila, hanno trasformato la loro piattaforma elettorale in piattaforma parlamentare, sia all’Assemblea dei deputati nazionali che alle Assemblee dei deputati provinciali .
L’atto costitutivo di questa maggioranza parlamentare è stato firmato dai rappresentanti dei partiti e coalizioni dell’FCC. Con più di 335 deputati nazionali, l’FCC si identifica ormai come maggioranza parlamentare. Secondo diversi responsabili dell’FCC, con la firma di questo atto costitutivo, la questione della nomina di un informatore è già superata. Essi ritengono infatti che si dovrebbe andare direttamente alla nomina del Primo Ministro che, ovviamente, dovrebbe essere trovato all’interno dell’FCC. In questa occasione, i leader dei partiti membri dell’FCC hanno preso 7 impegni: fedeltà e lealtà a Joseph Kabila; unità e disciplina; mutazione dell’FCC da coalizione elettorale in coalizione di governo; rimanere membri della maggioranza parlamentare dell’FCC; stabilire dei meccanismi di unità d’azione in tutte le assemblee; avere nuovi organi dell’FCC; astenersi dal danneggiare i membri dell’FCC e rispettare le decisioni degli organi dell’FCC.[9]
Il 24 febbraio, a Kingakati (Kinshasa), Joseph Kabila, autorità morale del Fronte Comine per il Congo (FCC), ha presieduto un seminario cui hanno partecipato i deputati recentemente eletti sulle liste dei partiti e coalizioni membri di questa piattaforma politica. Secondo Néhémie Mwilanya, coordinatore del comitato strategico dell’FCC, alle elezioni politiche del 30 dicembre, questa coalizione ha ottenuto 352 deputati nazionali (PPRD: 116, AAA: 22, AAB: 30, AABC: 22, AAC: 10, ABCE: 11, ACO: 22, ADRP: 22, ADU: 6, AFDC: 41, ALLEANZA: 8, APECO: 3, ATIC: 9, CODE: 8, G18: 4, PALU A: 17, PRP: 1) e circa 836 deputati provinciali.
Il Fronte Comune per il Congo (FCC) rivendica il diritto di rappresentare la maggioranza parlamentare nella nuova Assemblea nazionale dei deputati, perché ritiene di aver raggiunto la soglia richiesta, vale a dire 250 deputati più uno. Pertanto, tra le file dell’FCC, si esclude ormai l’opzione di designare un informatore per identificare, secondo l’articolo 78 della Costituzione, la maggioranza parlamentare all’interno della quale si dovrà nominare il prossimo Primo Ministro. Secondo un suo alto dirigente, «l’FCC detiene la maggioranza parlamentare nell’Assemblea nazionale dei deputati. Tale questione non dovrebbe essere messa in discussione. È ovvio che il Presidente della Repubblica dovrà solo prenderne atto. In queste circostanze, non vedo l’opportunità di designare un informatore, in quanto la maggioranza ottenuta dall’FCC è fuori dubbio».[10]
Il 20 febbraio, i delegati dei partiti e coalizioni politiche membri del Fronte Comune per il Congo (FCC) si sono incontrati con l’ex presidente Joseph Kabila, autorità morale di questa piattaforma. In questo incontro, i leader di questi gruppi hanno deciso di trasformare l’FCC da coalizione elettorale in piattaforma di governo.
Christian Kabange Nkongolo, professore presso la Facoltà di diritto dell’Università di Kinshasa, si è quindi chiesto quali possono essere le ripercussioni di questo cambiamento sulla procedura da seguire per la nomina del prossimo Primo Ministro e la formazione di un governo di coalizione, tenendo conto dell’articolo 78 della Costituzione.
Per quanto riguarda il mutamento dell’FCC da piattaforma elettorale a piattaforma di governo, va ricordato che esso non ha alcuna incidenza sulla configurazione attuale dell’Assemblea nazionale dei deputati. Pertanto, anche quando una coalizione elettorale affermasse di trasformarsi in coalizione di governo, rimane pur sempre necessario e opportuno procedere alla nomina di un informatore, almeno nel contesto congolese.
La necessità di tale procedura previa deriva dal paragrafo 2 dell’articolo 78 della Costituzione, che prende in considerazione il caso in cui la maggioranza parlamentare debba essere ottenuta attraverso una coalizione.
Va notato che l’FCC non è formalmente membro dell’Assemblea nazionale dei deputati e che, pertanto, la sua pretesa maggioranza rimane astratta e ipotetica, poiché nessun suo partito o coalizione politica ha, da solo, ottenuto la maggioranza assoluta. Ne consegue che l’alleanza tra i membri dell’FCC conclusasi il 20 febbraio al di fuori del quadro parlamentare rimane una “res inter alias acta”, finché non venga identificata dall’informatore come coalizione parlamentare maggioritaria, secondo quanto previsto dall’articolo 78 sopracitato.
Tuttavia, alla luce di quanto avvenuto, alcuni potrebbero pensare che la designazione di un informatore sia un atto superfluo. Tutt’altro!
Le precedenti esperienze delle elezioni del 2006 e del 2011 rafforzano questo approccio e dimostrano che, anche quando esiste un accordo di coalizione di maggioranza tra partiti e coalizioni politiche, il Capo dello Stato inizia sempre con la nomina di un informatore.
Il 30 settembre e il 17 ottobre 2006, l’Alleanza per la Maggioranza Presidenziale (AMP) aveva siglato dei rispettivi accordi con il Partito Lumumbista Unificato (PALU) e con l’Unione dei Mobutisti (UDEMO), al fine di creare un’ampia coalizione di maggioranza. Successivamente, il 19 dicembre 2006, Antoine Gizenga fu designato informatore.
Il 5 aprile 2011, l’AMP si trasformava in Maggioranza Presidenziale (MP) adottando un suo nuovo statuto e, dopo le elezioni di novembre 2011, Mwando Nsimba fu designato informatore l’8 marzo 2012.
Dunque, se Joseph Kabila, che in entrambi i casi aveva a sua disposizione le prove dell’esistenza di una coalizione parlamentare di maggioranza, aveva scelto di rispettare la procedura stabilita nel paragrafo 2 dell’articolo 78 della costituzione, è ovvio che non esiste alcuna logica che giustifichi oggi il fatto che l’attuale Capo dello Stato possa scavalcare e violare questa disposizione costituzionale, soprattutto quando egli stesso è alla ricerca di una coalizione parlamentare di maggioranza. Per l’attuale Capo dello Stato, la nomina di un informatore diventa quindi non solo necessaria, ma anche opportuna, soprattutto in vista di una coalizione tra la sua famiglia politica (CACH) e l’FCC, come auspicata nelle dichiarazioni degli uni e degli altri, sia dall’FCC che da CACH. O sarà necessario pensare, per assurdo, che Felix Tshisekedi e la sua famiglia politica siano ormai anch’essi membri della coalizione maggioritaria FCC?
Per comprendere meglio la mancanza di logica che deriverebbe da un tentativo di evitare la nomina di un informatore, è necessario ricordare la missione di quest’ultimo e quella del formatore. La missione dell’informatore è quella di identificare una coalizione di maggioranza all’interno dell’Assemblea nazionale dei deputati. Per fare questo, egli raccoglie le opinioni dei partiti e coalizioni politiche sulla formazione di un governo di coalizione. La missione del formatore è quella di ottenere un accordo governativo che contempli, da una parte, le modalità su cui si baserà la collaborazione durante tutta la durata della legislatura e, dall’altra, l’identificazione delle personalità che occuperanno i diversi ministeri.
Come si potrebbe quindi immaginare un riavvicinamento tra CACH e l’FCC se non ci fosse un accordo di coalizione più ampio tra le due famiglie politiche, come nei due casi del 2006 (AMP-PALU-UDEMO) e del 2011 (MP)? Se si rimane nella logica di un riavvicinamento tra le due coalizioni, è chiaro che sarà necessario un informatore per identificare un’ampia coalizione, come accaduto nel 2006 e nel 2011.
Ciò è tanto più vero che, se l’FCC si imponesse come unica coalizione maggioritaria, ci si potrebbe allora chiedere quale sarebbe il fondamento del quadro di collaborazione politica durante tutta la legislatura, un quadro che il formatore dovrà fissare, in assenza di un accordo con l’FCC sul programma di governo e l’identificazione delle personalità che occuperanno i diversi ministeri.
L’incoerenza di un tale approccio equivarrebbe in realtà al mettere il carro davanti ai buoi. Ci sono tutte le ragioni per credere che, se l’attuale Capo dello Stato e la sua coalizione politica (CACH) non fosse associato alla coalizione parlamentare maggioritaria, da cui emergerà il prossimo Primo Ministro e il suo governo, il riavvicinamento tra il CACH e l’FCC non sarebbe altro che l’apparenza di una coalizione, i cui effetti sarebbero quelli di una coabitazione in cui il nuovo Capo dello Stato dovrebbe fare ciò che gli venga dettato dalla maggioranza parlamentare. C?è da sperare che le cose non vadano in questa direzione, altrimenti sarebbe molto difficile far prevalere gli ideali del defunto Étienne Tshisekedi wa Mulumba, co-fondatore dell’UDPS.[11]
Modeste Mutinga, presidente dell’Alleanza per l’Alternanza Democratica (AAD), una coalizione politica di opposizione, ha protestato contro il fatto che l’FCC rivendichi la maggioranza parlamentare all’Assemblea Nazionale dei deputati, quando nessun partito o raggruppamento politico non ha superato la soglia legale dei 250 deputati + 1.
Modeste Mutinga fonda la sua argomentazione su una serie di domande: «Perché l’FCC si permette di dire di detenere la maggioranza parlamentare all’Assemblea Nazionale? Su quali basi rivendica questa maggioranza all’Assemblea Nazionale? Quali potrebbero essere le prove?».
Modeste Mutinga fa notare che l’FCC, in quanto piattaforma elettorale costituita da coalizioni politiche, non può essere preso come riferimento per l’identificazione di una nuova maggioranza parlamentare in seno all’Assemblea nazionale dei deputati. Secondo lui, «l’FCC è stato creato per scopi elettorali. È un’associazione di formazioni politiche che si sono unite attorno a una sola candidatura presidenziale, quella di Emmanuel Ramazani Shadary. L’FCC non si è mai presentato alle elezioni del 30 dicembre scorso in quanto tale. Il suo nome, che non si trova in nessun registro di partiti e raggruppamenti politici legalmente registrati presso il Ministero degli Interni, non compare in nessuna lista elettorale. Di conseguenza, come può l’FCC rivendicare oggi la maggioranza parlamentare in seno all’Assemblea nazionale?».
Il presidente dell’AAD fa riferimento alla nozione di maggioranza nell’Assemblea Nazionale. «In linea di principio, un partito o un raggruppamento politico può rivendicare la maggioranza all’Assemblea nazionale se ha raggiunto il numero di 250 deputati più 1. Secondo i risultati pubblicati dalla Ceni, nessun partito o raggruppamento politico ha raggiunto questa soglia. Quindi, nessun partito o raggruppamento politico ha raggiunto la maggioranza parlamentare in seno all’Assemblea nazionale. Alla luce dei risultati provvisori delle legislative nazionali, la maggioranza parlamentare all’Assemblea Nazionale non esiste. Nessun partito o raggruppamento politico ha soddisfatto le condizioni richieste dalla legge. Tanto meno l’FCC perché, secondo la legge, è un raggruppamento politico che non esiste». In tal caso, qual è il meccanismo da mettere in atto? A tale proposito, Modeste Mutinga ritiene che sia compito del Presidente della Repubblica nominare un informatore incaricato d’identificare la maggioranza parlamentare in seno all’Assemblea Nazionale dei deputati. Nella configurazione dell’attuale Assemblea nazionale, questa maggioranza può essere solo il risultato di una coalizione di partiti e raggruppamenti politici presenti all’Assemblea nazionale. «Il fatto che l’FCC la rivendichi, senza passare per la via legale dell’informatore, è un’aberrazione. Si tratta di una palese violazione della Costituzione», ha sottolineato Modeste Mutinga che, quindi, chiede al Capo dello Stato di nominare un informatore per identificare una nuova maggioranza in seno all’Assemblea Nazionale.[12]
4. IL PROCESSO ELETTORALE
Il 21 gennaio, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha reso pubblico il programma delle elezioni, a suffragio universale indiretto, dei senatori e dei governatori provinciali:
6 marzo: Elezioni dei senatori da parte dei deputati provinciali e annuncio dei risultati provvisori;
18 marzo: Elezioni dei governatori da parte dei deputati provinciali e annuncio dei risultati provvisori;
21 marzo: pubblicazione dei risultati definitivi delle elezioni dei Senatori;
3 aprile: pubblicazione dei risultati definitivi delle elezioni dei Governatori.
Egli ha confermato l’inizio dell’operazione di registrazione dei candidati senatori e governatori.
Corneille Nangaa ha anche affermato che, nei distretti di Beni e Butembo (Nord Kivu) e di Yumbi (Maï-Ndombe), le elezioni dei senatori e dei governatori, previste rispettivamente il 6 e il 18 marzo, si svolgeranno solo dopo l’organizzazione delle elezioni dirette dei deputati nazionali e provinciali, dato che sono i deputati provinciali che eleggono i senatori e i governatori delle province. Occorre ricordare che, in questi tre distretti, le elezioni legislative nazionali e provinciali erano state rinviate a fine marzo, per motivi di sanità e d’insicurezza.[13]
Il 29 gennaio, citando alcuni problemi di ordine legale, tecnico e operativo, la CENI ha annunciato che le elezioni dei senatori, originariamente previste per il 6 marzo, si terranno il 14 marzo e che quelle dei governatori e vice-governatori, previste per il 18 marzo, si terranno il 26 marzo.
Il periodo di presentazione delle candidature per senatori, governatori e vice-governatori è prolungato di 5 giorni e si concluderà il 4 febbraio anziché il 30 gennaio. Le circoscrizioni elettorali di Beni, di Butembo (Nord Kivu) e di Yumbi (Mai-Ndombe) non sono implicate da queste attività, perché vi si dovranno organizzare dapprima le elezioni legislative. La CENI ha annunciato la creazione di un’equipe tecnica incaricata di esaminare le questioni operative e fissare la data per lo svolgimento delle legislative nazionali e provinciale che, in queste tre entità, dovrebbero aver luogo entro il 31 marzo, essendo state rinviate per motivi di insicurezza e di sanità.[14]
Il 2 febbraio, la CENI ha fissato la data del 31 marzo 2019 per le elezioni legislative nazionali e provinciali a Beni, Butembo (Nord Kivu) e Yumbi (Maï Ndombe), purché ci siano le condizioni di sicurezza e di sanità.[15]
[1] Cf Radio Okapi, 28.01.’19
[2] Cf Actualité.cd, 13.02.’19
[3] Cf Radio Okapi, 26.02.’19
[4] Cf Radio Okapi, 03.02.’19
[5] Cf Engunda Ikala (juriste) – 7sur7.cd, 22.01.’19
[6] Cf Le Potentiel / via mediacongo.net, 28.01.’19; Top Congo / via mediacongo, 27.01.’19
[7] Cf Radio Okapi, 07.02.’19
[8] Cf RFI, 08.02.’19
[9] Cf 7sur7.cd, 20.02.’19
[10] Cf Le Potentiel / via mediacongo.net, 25.02.’19
[11] Cf Christian Kabange Nkongolo – Actualité.cd, 21.02.’19 https://actualite.cd/2019/02/21/le-fcc-se-mue-en-plateforme-de-gouvernement-rien-ne-change-la-donne-le-prescrit
[12] Cf Le Potentiel / via mediacongo.net, 25.02.’19
[13] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 21 et 22.01.’19; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 21.01.’19
[14] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 30.01.’19
[15] Cf Actualité.cd, 02.02.’19