INDICE
EDITORIALE: DOPO LA PUBBLICAZIONE DELLE LISTE PROVVISORIE DEI CANDIDATI ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI E LEGISLATIVE NAZIONALI
1. L’OPPOSIZIONE
a. Dopo la designazione del candidato del FCC
b. A proposito di una candidatura comune per le elezioni presidenziale
2. IL CASO MOÏSE KATUMBI
a. Gli appelli a favore del suo ritorno
b. Un mandato d’arresto internazionale
c. Indagato dalla Procura del Regno del Belgio per “falso” su passaporto
3. LA LETTERA DEL CLC AL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU
4. LE LISTE PROVVISORIE DEI CANDIDATI ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI E LEGISLATIVE NAZIONALI
a. Prima della pubblicazione delle liste
b. La pubblicazione da parte della Commissione elettorale
c. Alcune reazioni
1. L’OPPOSIZIONE
a. Dopo la designazione del candidato del FCC
Il 13 agosto, in una dichiarazione congiunta pubblicata in serata, Felix Tshisekedi (UDPS), Vital Kamerhe (UNC), Eve Bazaiba (MLC), Pierre Lumbi (Insieme per il cambiamento), Freddy Matungulu (Congo na Biso) e Christophe Lutundula (Dinamica dell’opposizione) hanno elogiato la decisione di Joseph Kabila di non candidarsi per un terzo mandato presidenziale, in conformità con le disposizioni della costituzione. Secondo l’opposizione, si tratta di una storica vittoria del popolo congolese, anche se rappresenta solo una vittoria intermedia. Infatti, è ancora necessario lottare, affinché le elezioni siano sempre più conformi alle norme democratiche, come previsto nell’accordo di San Silvestro 2016. I firmatari della dichiarazione insistono sulla piena attuazione di questo accordo, ottenuto grazie alla mediazione dei vescovi cattolici.
Affinché le elezioni siano veramente inclusive, l’opposizione esige il ritorno di Moïse Katumbi dall’esilio; la liberazione dei prigionieri politici, tra cui Jean Claude Muyambo, Eugène Diomi Ndongala e gli attivisti di Filimbi e di Lucha; la rinuncia all’utilizzazione della macchina per votare; l’eliminazione, dal registro elettorale, degli elettori presumibilmente fittizi, stimati sui 10 milioni circa per un totale di poco più di 40 milioni di elettori registrati; il ritorno dei resti mortali di Etienne Tshisekedi, storico membro dell’opposizione; la sostituzione del delegato dell’Udps alla Commissione elettorale. Sempre secondo l’opposizione, il governo deve evitare di servirsi della Commissione elettorale e dell’apparato giudiziario per invalidare le candidature dell’opposizione.
Infine, i leader dell’opposizione hanno ribadito la loro volontà di continuare le discussioni, in vista della designazione di un candidato comune dell’opposizione per le elezioni presidenziali.[1]
Il 13 agosto, il segretario generale di “Insieme per il cambiamento” e presidente del partito politico Envol, Delly Sesanga, ha dichiarato che la designazione del candidato del Fronte Comune per il Congo (FCC), che implica la non candidatura di Joseph Kabila alle prossime elezioni presidenziali, non è un regalo fatto al popolo, ma una vittoria del popolo congolese, che deve continuare a lottare a favore di elezioni veramente inclusive, trasparenti e credibili, senza la macchina per votare e senza i 10 milioni di elettori considerati fittizi: «Attualmente, si assiste a una disinformazione che consiste nel dire che Joseph Kabila ha concesso la democrazia al popolo quando, invece, essa è un diritto che il popolo ha conquistato al prezzo di grandi lotte. Il ricordo di tutti i nostri martiri caduti in nome della democrazia ci spinge a continuare a lottare fino alla soluzione finale».[2]
b. A proposito di una candidatura comune per le elezioni presidenziale
Circa una candidatura congiunta dell’opposizione per le elezioni presidenziali, il presidente del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), Jean-Pierre Bemba, ha affermato che la candidatura unica dell’opposizione è “assolutamente necessaria ” per poter aggiudicarsi la vittoria alle prossime elezioni presidenziali: «l’unità dell’opposizione è assolutamente necessaria. Siamo in un sistema elettorale a turno unico e rimarrà eletto quello che avrà ottenuto più voti. Ho iniziato a incontrare i leader dell’opposizione. L’idea è di parlare dapprima sui principi e non sui nomi. Il principio è l’unità dell’opposizione. Solo dopo si potrà parlare su come scegliere il candidato che potrà rappresentare l’opposizione nelle elezioni presidenziali».
Dopo un incontro con Felix Tshisekedi e Jean-Pierre Bemba, il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe, ha affermato che la questione della candidatura congiunta è un “impegno” assunto da tutti i partiti membri dell’opposizione.
Anche il presidente dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Felix Tshisekedi, si è detto favorevole a una candidatura unica dell’opposizione e ha proposto un nuovo incontro dei partiti membri dell’opposizione a settembre.
Infine, anche la piattaforma “Insieme per il cambiamento” ha appoggiato l’idea di un’unica candidatura dell’opposizione, a condizione che Moïse Katumbi partecipi alle elezioni.[3]
Per il segretario generale di “Insieme per il cambiamento”, piattaforma politica di appoggio alla candidatura di Moïse Katumbi alle presidenziali, la candidatura comune dell’opposizione deve basarsi su cinque criteri essenziali. A questo proposito, Delly Sesanga ha affermato che «la candidatura unica dell’opposizione deve essere il risultato di un processo politico in vista di elezioni libere, democratiche, trasparenti, pacifiche e inclusive. Se tutti questi 5 criteri saranno soddisfatti, allora l’opposizione potrà presentare un unico candidato comune», aggiungendo che «senza inclusività, parlare di un’unica candidatura comune sarebbe come mettere il carro davanti ai buoi». Secondo il presidente di Envol, accettare che il potere possa escludere dei candidati dalla competizione elettorale, significherebbe ignorare il diritto alla libera scelta da parte dei cittadini.
Secondo lui, in nome del principio di inclusività stipulato nell’accordo di San Silvestro 2016, occorre lottare dapprima per l’ingresso di Moïse Katumbi nel processo elettorale.[4]
Il 22 agosto, il segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean-Marc Kabund, ha affermato che il suo partito non è contrario all’idea di una candidatura unica dell’opposizione in vista delle elezioni presidenziali. Secondo lui, l’opposizione avrà più probabilità di vincere queste elezioni se si schiera dietro un solo candidato. Come segretario generale dell’UDPS, Jean-Marc Kabund ha dichiarato di auspicare che Felix Tshisekedi, presidente del suo partito, sia designato candidato unico dell’intera opposizione. Secondo alcune fonti, egli avrebbe aggiunto che «l’UDPS non appoggerà alcun altro candidato presidenziale al di fuori di Felix Tshisekedi».[5]
Il 24 agosto, in un’intervista concessa a RFI, Moïse Katumbi ha annunciato che, nel caso in cui non riesca a candidarsi, appoggerà il candidato comune scelto dall’opposizione. Tuttavia, egli ha detto di continuare a lottare per candidarsi per “Insieme per il cambiamento”, sua piattaforma elettorale.[6]
2. IL CASO MOÏSE KATUMBI
a. Gli appelli a favore del suo ritorno
In esilio, Moïse Katumbi non è potuto ritornare in patria,ciò che gli ha impedito di presentare in tempo la sua candidatura per le prossime elezioni presidenziali.
Il segretario generale di “Insieme per il cambiamento”, Delly Sessanga, ha accusato il Presidente Joseph Kabila di aver ordinato all’Autorità dell’aviazione civile di negare a Moïse Katumbi l’autorizzazione di atterraggio all’aeroporto di Lubumbashi e alla Direzione Generale delle Migrazioni (DGM) di non permettere che Katumbi attraversasse la frontiera di Kasumbalesa, proveniente dallo Zambia e diretto verso la RD Congo.
Il portavoce del governo, Lambert Mendé, ha affermato che, circa l’interdizione di atterraggio all’aeroporto di Lubumbashi, Moïse Katumbi ha redatto “un facsimile, che non contiene alcuna notifica di accettazione”, di una lettera indirizzata all’autorità dell’aviazione civile, ma che “nessuno ha mai visto”. Il ministro smentisce anche qualsiasi tentativo di impedire a Moïse Katumbi di attraversare la frontiera di Kasumbalesa: «Moïse Katumbi non ha mai oltrepassato la zona neutrale per presentare ai nostri agenti congolesi della dogana o dell’immigrazione una richiesta di ingresso sul territorio congolese. È stato detto e ripetuto che egli aveva chiesto l’autorizzazione di atterraggio e che gli era stata rifiutata, il che è falso. È stato detto e ripetuto che egli ha tentato di entrare in territorio congolese e che ne era stato impedito, il che è ancora falso. In entrambi i casi, egli non ha presentato alcuna richiesta». Secondo Lambert Mende, la versione dei fatti fornita da Moïse Katumbi non sarebbe che un racconto volto a «drammatizzare la sua situazione, politicizzare i suoi problemi giudiziari ed evitare di dover rispondere delle accuse che il procuratore generale di Lubumbashi ha esposto contro di lui». Anche secondo il portavoce della maggioranza presidenziale, André-Alain Atundu, Moïse Katumbi non si è mai presentato all’ufficio immigrazione della frontiera congolese di Kasumbalesa, perché «non ha avuto il coraggio politico di affrontare il destino giudiziario che lo attende, qualora entrasse in territorio congolese».[7]
Il 9 agosto, gli avvocati di Moïse Katumbi hanno presentato al primo presidente del Consiglio di Stato, Felix Vunduawe, due richieste con procedura d’urgenza.
La prima riguarda la sua libertà di entrare e uscire dalla RD Congo. Tramite i suoi avvocati, Moïse Katumbi chiede al primo presidente del Consiglio di Stato di annullare tutte le misure amministrative che gli impediscono di entrare sul territorio congolese e di spostarsi liberamente da un luogo ad un altro. La seconda richiesta riguarda l’adozione di misure “precauzionali” che possano permettere a Moïse Katumbi di presentare alla Commissione elettorale la sua candidatura per le prossime elezioni presidenziali. Con questa richiesta, Moïse Katumbi chiede al primo presidente del Consiglio di Stato di ordinare alla Commissione elettorale di accogliere la sua candidatura, trattandosi di un suo diritto garantito dalla Costituzione.[8]
Il 13 agosto, in una dichiarazione congiunta, i principali leader dell’opposizione: Felix Tshisekedi (UDPS), Vital Kamerhe (UNC), Eve Bazaiba (MLC), Pierre Lumbi (Insieme per il cambiamento), Freddy Matungulu (Congo na Biso) e Christophe Lutundula (Dynamique de l’Opposition) hanno chiesto il ritorno “immediato” di Moïse Katumbi che, impedito dalle autorità congolesi di rientrare in patria, non ha ancora potuto presentare la sua candidatura per le prossime elezioni presidenziali. Secondo gli agenti dell’ufficio d’immigrazione dello Zambia, il governo di Kinshasa non gli ha permesso di entrare in territorio congolese, poiché la sua presenza avrebbe rischiato di provocare dei disordini.[9]
Il 13 agosto, il segretario generale di “Insieme per il cambiamento” e presidente del partito politico Envol, Delly Sesanga, ha affermato che non ci possono essere elezioni credibili senza inclusività e senza la partecipazione di Moïse Katumbi come candidato. Di conseguenza, egli ha esortato tutto il popolo congolese ad una mobilitazione generale, mediante l’adesione a delle manifestazioni popolari che saranno organizzate successivamente in tutte le province, per esigere il ritorno immediato di Moïse Katumbi e la sua partecipazione alle elezioni come candidato alla Presidenza della Repubblica. Secondo Delly Sessanga, «la libertà della scelta elettorale di ogni cittadino implica l’inclusività e la presentazione di tutte le offerte politiche. Per questo, continueremo la lotta per il ritorno di Moïse Katumbi».[10]
Il 18 agosto, il leader del MPCR, Jean Claude Vuemba, ha proposto ai candidati dell’opposizione di non partecipare alle elezioni generali del prossimo dicembre, nel caso in cui Moïse Katumbi ne fosse escluso come candidato. «Niente elezioni senza Katumbi», ha egli dichiarato, denunciando il piano diabolico ordito dal potere per bloccare Moïse Katumbi in esilio all’estero. Secondo lui, non è possibile andare alle elezioni se non c’è inclusività. Per questo, il ritorno di Katumbi è assolutamente necessario per la designazione del candidato comune dell’opposizione. Vuemba ha dichiarato che «ostacolare Katumbi vuol dire ostacolare il 30% dei congolesi che hanno intenzione di votarlo». Inoltre, egli ha confermato il suo rifiuto nei confronti dell’utilizzazione della macchina per votare e dell’attuale registro elettorale: «La macchina per votare è una macchina per imbrogliare … Il registro elettorale contiene più di dieci milioni di elettori registrati senza impronte digitali … Per questo, non li accetteremo mai».[11]
Si può ricordare che i ripetuti annunci (almeno 4 o 5) e tentativi di ritorno in patria, intrapresi dallo stesso Moïse Katumbi, non hanno finora dato alcun esito positivo.
Un primo tentativo di ritorno lo aveva già intrapreso il 31 luglio 2016, per poter partecipare, a Kinshasa, a un comizio di Etienne Tshisekedi, leader carismatico dell’opposizione, di ritorno nella RD Congo, dopo un periodo di cure mediche in Belgio. Moïse Katumbi aveva previsto di effettuare il viaggio a bordo di un aereo privato, ma non ricevette l’autorizzazione di sorvolo dello spazio aereo congolese e di atterraggio all’aeroporto di Kinshasa.
Il 9 febbraio 2017, egli annuncia il suo ritorno a Kinshasa, per poter partecipare al rimpatrio della salma e ai funerali di Etienne Tshisekedi, deceduto in Belgio il 2 febbraio 2016. Poiché fino ad oggi, la salma di Etienne Tshisekedi riposa ancora in Belgio e a Kinshasa i suoi funerali non sono ancora stati celebrati, Moïse Katumbi rinvia il ritorno.
L’ultimo tentativo di ritorno lo fa il 3 agosto 2018, quando tenta di raggiungere Kinshasa, via Lubumbashi, per presentare alla Commissione elettorale il dossier della sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali. Anche questa volta, dopo aver progettato il ritorno a bordo di un aereo privato, non riceve l’autorizzazione di atterraggio all’aeroporto di Lubumbashi.
b. Un mandato d’arresto internazionale
Il 16 agosto, il ministro della Comunicazione e portavoce del governo, Lambert Mende, ha affermato che, contro Moïse Katumbi, è stato emesso un mandato di arresto internazionale. Egli ha ricordato che un mandato di arresto era stato emesso dal Procuratore Generale in seguito alla condanna di Moïse Katumbi, nel 2016, per appropriazione indebita di un edificio immobiliare. Secondo il ministro Mende, il caso di Moïse Katumbi non rientra nel quadro delle misure di rasserenamento del clima politico: «Questo caso non ha nulla a che fare con le misure di rasserenamento del clima politico, ciò che era già stato detto. Il comitato dei magistrati consultati ha formalmente escluso da queste misure i fuggiaschi».[12]
Il ministro della Giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, ha confermato che Moïse Katumbi è oggetto di un mandato di arresto internazionale emesso dal Procuratore Generale della Repubblica. Egli ha spiegato che «l’ufficio del pubblico ministero ha emesso un mandato di arresto internazionale contro Moïse Katumbi. Questo mandato di arresto è in vigore ed è stato comunicato ad un certo numero di paesi africani ed europei … Le autorità congolesi non hanno impedito a Moïse Katumbi di entrare in Repubblica Democratica del Congo. Per la giustizia congolese, Katumbi è un latitante e deve essere arrestato appena si trovi in territorio nazionale. Questa decisione non è mai cambiata. Il vasto dispiegamento di agenti della polizia alla frontiera di Kasumbalesa era stato predisposto in vista del suo arresto, nel caso in cui avesse oltrepassato la frontiera. Moïse Katumbi sapeva molto bene che, entrando in territorio congolese, sarebbe stato arrestato immediatamente. Gli agenti di polizia dispiegati a Kasumbalesa [posto di frontiera tra la RD Congo e lo Zambia] per arrestarlo erano numerosi perché si temeva possibili disordini da parte dei suoi simpatizzanti».[13]
Il segretario generale della piattaforma “Insieme per il cambiamento”, Delly Sessanga, ha dichiarato che il mandato d’arresto internazionale emesso dal procuratore generale contro Moïse Katumbi è una “messa in scena di cattivo gusto”. Secondo lui, il governo, che ha impedito a Moïse Katumbi di rientrare in patria, non può chiedere ad altri paesi di arrestarlo. Egli ha affermato che, «non essendo riuscito ad arrestare un cosiddetto fuggitivo, il governo congolese delega dei governi stranieri per fare ciò che lui stesso non è riuscito a fare. Si tratta di un accanimento contro Moïse Katumbi».[14]
Il portavoce della piattaforma pro-Katumbi “Insieme per il cambiamento”, Christophe Lutundula Apala, ha affermato che «l’atteggiamento del Ministro della giustizia non tiene conto delle misure di rasserenamento del clima politico che sono previste dall’accordo del 31 dicembre 2016 e che il popolo congolese e la comunità internazionale desiderano siano applicate, in vista di una buona organizzazione di elezioni pacifiche. Questo suo atteggiamento dimostra il panico con cui la famiglia politica di Joseph Kabila sta affrontando la tanto temuta candidatura di Moïse Katumbi».
Inoltre, Christophe Lutundula ha denunciato l’accanimento giudiziario e politico contro Moïse Katumbi da parte del potere. Per quanto riguarda il mandato d’arresto internazionale emesso contro Katumbi, Christophe Lutundula ha sottolineato il carattere non oggettivo di questo approccio: «Si noti che un tale mandato d’arresto non è basato su alcuna ragione oggettiva, non solo perché Moïse Katumbi non è un fuggitivo, ma anche perché tutte le procedure giudiziarie intraprese contro di lui per ordine del presidente Kabila sono ancora in corso e non sono ancora stati oggetto di una sentenza definitiva e irrevocabile di condanna». Moïse Katumbi è stato condannato per appropriazione indebita di un edificio immobiliare. È accusato anche di reclutamento di mercenari e di detenzione di doppia nazionalità.[15]
c. Indagato dalla Procura del Regno del Belgio per “falso” su passaporto
Il 27 agosto, la magistratura belga ha aperto un’inchiesta giudiziaria su alcune irregolarità riscontrate nel passaporto di Moïse Katumbi, candidato dichiarato alle prossime elezioni presidenziali nella RD Congo. «Confermo che la Procura del Regno ha aperto un’indagine giudiziaria contro Moïse Katumbi per “falso in documento pubblico”», ha dichiarato Gilles Blondeau, vice procuratore di Halle-Vilvoorde. Il motivo: «Una parte del suo passaporto è ritenuta come un falso».
Il caso risale al 14 giugno 2018. Moïse Katumbi è appena atterrato all’aeroporto di Bruxelles, a bordo di un aereo privato proveniente da Israele. Durante un controllo, la polizia belga riscontra delle irregolarità sul suo passaporto e glielo ritira. Secondo l’Ufficio per gli stranieri in Belgio, la pagina contenente i dati identificativi della persona interessata sembra non essere l’originale.
«La pagina identificativa del [suo] passaporto non è autentica. L’originale è stato cambiato e sostituito con un altro», aveva allora dichiarato Dominique Ernould, portavoce dell’Ufficio per gli stranieri, un’amministrazione dipendente dal Ministero degli Interni belga. Questo Ufficio, che la polizia suole contattare per questo tipo di situazioni, aveva deciso, nonostante tutto, di rilasciare a Moïse Katumbi un pass provvisorio, per consentirgli di entrare in territorio belga e di concedergli quindici giorni di tempo per presentare alle autorità belghe un documento di identità ufficiale e autentico. Ma quindici giorni dopo, Moïse Katumbi non aveva ancora regolarizzato i suoi documenti di identità. L’Ufficio per gli stranieri trasmette quindi il caso alla giustizia. Il dossier passa alla procura di Halle-Vilvoorde, nella regione di Bruxelles. Il vice procuratore, Gilles Blondeau, ha confermato che, in seguito al suo arresto, la polizia federale aveva confiscato il passaporto di Moïse Katumbi: «Il passaporto in questione era stato confiscato e ora messo a nostra disposizione. Dal momento che è stato falsificato, non sarà restituito alla persona interessata». Ciò nonostante tutto, tutto questo non sembra aver impedito a Moïse Katumbi di viaggiare all’estero, per esempio, a Mosca, durante la finale dei Mondiali il 15 luglio, o nel continente africano, nelle ultime settimane.[16]
3. LA LETTERA DEL CLC AL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU
Il 22 agosto, in una lettera indirizzata al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC)
«1. Si è detto soddisfatto della rinuncia del presidente Joseph Kabila a un terzo mandato presidenziale, peraltro incostituzionale. Ha tuttavia deplorato il fatto che tale decisione sia stata presa a prezzo di centinaia di morti e di feriti, di arresti e di detenzioni arbitrarie che si sarebbe potuto evitare …
3. Il CLC ha rilevato che resta ancora molto da fare. Le questioni in sospeso sono le seguenti: la violazione del principio di inclusività, il mancato rispetto del consenso nazionale e la sottomissione della Commissione elettorale e della magistratura al potere.
4. Mentre nell’Accordo di San Silvestro 2016, la necessità di avere delle elezioni inclusive è sempre stata considerata come principio imprescindibile, accettato sia dalla comunità nazionale che internazionale, il presidente Joseph Kabila continua ad escludere, deliberatamente, certe personalità dell’opposizione e della società civile dal processo elettorale in corso. È il caso, per esempio, di Moïse Katumbi. Inoltre, egli cerca di far eliminare dalla competizione elettorale alcuni altri candidati alle elezioni presidenziali, come Jean Pierre Bemba, la cui candidatura è già stata annunciata come invalida dal portavoce della maggioranza presidenziale, in una sua conferenza stampa attribuendosi, in tal modo, le prerogative della CENI e della Corte costituzionale. Inoltre, fonti concordanti informano anche di tentativi intrapresi per escludere la candidatura di Felix Tshisekedi dalle liste elettorali. L’esclusione di Moïse Katumbi, quella programmata di Jean Pierre Bemba, di Félix Tshisekedi o di ogni altro cittadino congolese che riempia le condizioni di eleggibilità, può portare il paese e l’intera sub-regione verso il caos.
5. Il consenso nazionale incarnato dall’Accordo di San Silvestro 2016 non è applicato che in modo parziale e selettivo, secondo la volontà della maggioranza presidenziale, tuttavia firmataria dell’Accordo stesso. Questa situazione non garantisce in alcun modo il rispetto delle pari opportunità nella prossima competizione elettorale. Le misure di rasserenamento del clima politico, considerate come prerequisiti essenziali per elezioni pacifiche, sono ancora in attesa di attuazione. La monopolizzazione dei media pubblici da parte di una sola famiglia politica e la chiusura dei media privati rimangono ancora fonte di grande preoccupazione. Non è stata presa alcuna misura per la liberazione dei prigionieri politici emblematici, come Eugène Diomi Ndongala, Jean-Claude Muyambo o Franck Diongo, come invece previsto dall’accordo.
6. Anche la dipendenza della Commissione elettorale nazionale indipendente dal potere rimane motivo di grave preoccupazione. In quanto strumentalizzata, essa rimane sorda davanti a tutti i consigli e raccomandazioni sia della comunità nazionale che internazionale.
A titolo illustrativo, si constata che:
– La legge elettorale non ha previsto l’uso della macchina per votare. Nel suo calendario elettorale pubblicato il 5 novembre 2017, la CENI aveva addirittura programmato, dal 20 settembre al 6 ottobre 2018, i preparativi tecnici per la stampa delle schede elettorali, che avrebbero dovuto essere stampate dal 7 ottobre al 15 novembre e distribuite nei diversi seggi elettorali dal 16 novembre al 5 dicembre 2018. Anche se si è ancora entro i tempi previsti, la CENI continua a imporre l’uso della macchina per votare.
– La revisione e la pubblicazione del registro elettorale, ripetutamente richieste, non sono ancora state attuate. Nel corso della sua operazione di controllo esterno effettuata sul registro elettorale, l’Organizzazione Internazionale della Francofonia ha riscontrato gravi carenze, tra cui la mancanza di impronte digitali per il 16,6 % degli elettori registrati, cioè 6 milioni e 700 mila (6,7 milioni) di elettori; milioni di certificati elettorali non utilizzati, ma ancora in circolazione; l’esistenza di 498.345 minorenni che, il 23 dicembre 2018, non avranno ancora raggiunto l’età per poter votare (18 anni). Il rifiuto di porre rimedio a questa situazione è la prova inconfutabile dell’esistenza di un’agenda nascosta sotto queste anomalie.
7. La strumentalizzazione della giustizia, delle forze di polizia, dell’esercito e dei servizi di sicurezza a vantaggio della maggioranza presidenziale non garantisce una giusta amministrazione della giustizia in tempo elettorale.
– La Corte costituzionale, con la sua legge organica, con i suoi regolamenti interni e nella sua recente riconfigurazione, lascia già temere la sua parzialità nel trattamento dei contenziosi elettorali.
– Se tutte queste questioni non saranno risolte entro i prossimi giorni, esse potrebbero costituire dei germi di conflitto, che porterebbero inevitabilmente ad una crisi generalizzata che potrebbe precipitare il paese e l’intera sotto-regione nel caos.
9. Pertanto, il CLC invita ancora una volta la comunità internazionale, in particolare le Nazioni Unite, l’Unione Africana, l’Unione Europea, la SADC, la CEEAC e la CIRGL, di intensificare gli sforzi, affinché nessuno sia escluso dal processo elettorale, la macchina per votare sia ritirata, le liste elettorali siano riviste e pubblicate e tutte le misure di rasserenamento del clima politico siano realmente applicate. Tutto questo prima del 19 settembre 2018, data prevista per la pubblicazione delle liste finali dei candidati alle elezioni presidenziali e legislative nazionali.
Se queste disposizioni non saranno soddisfatte, il CLC si sentirà obbligato a continuare, fino alla fine, la sua lotta nonviolenta per il rispetto delle regole, in vista di un’alternanza democratica e pacifica.
Dal momento che il presidente Kabila, il governo e la Commissione elettorale sono diventati, per la loro parzialità, i principali ostacoli allo svolgimento di elezioni credibili nella RD Congo, si dovrà:
– esigere che tali istituzioni rinuncino alle loro prerogative nella gestione del processo elettorale in corso;
– chiedere alle Nazioni Unite e all’Unione Africana di garantire il completamento di questo processo elettorale, in collaborazione con competenze congolesi prive di qualsiasi ambizione elettorale ma dotate di un profondo senso di abnegazione».[17]
4. LE LISTE PROVVISORIE DEI CANDIDATI ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI E LEGISLATIVE NAZIONALI
a. Prima della pubblicazione delle liste
Il 15 agosto, il Ministero della Giustizia ha chiesto al Procuratore generale presso la Corte di cassazione di perseguire tutti i candidati alle elezioni generali del 23 dicembre 2018 aventi una nazionalità straniera. Il governo ha segnalato che i suoi servizi competenti hanno già inviato alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) una lista, non completa, di persone che detengono una nazionalità straniera, affinché possa invalidare le loro candidature alle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali del prossimo mese di dicembre.
L’opposizione denuncia la strumentalizzazione della giustizia per fini politici, con l’obiettivo di eliminare i suoi membri dalla corsa per le elezioni presidenziali. Occorre ricordare che, nella RD Congo, la nazionalità è una ed esclusiva. Non può essere detenuta in concomitanza con un’altra. In caso di acquisizione di una nazionalità straniera, si perde automaticamente quella congolese. Il recupero della nazionalità congolese non è automatico, ma è possibile introducendone la richiesta presso il Ministero della Giustizia. Per candidarsi alle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali è necessario possedere la nazionalità congolese.[18]
Il 21 agosto, parlando sulla questione della doppia nazionalità, il senatore Jacques Djoli ha auspicato che la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) non venga strumentalizzata da un ministro. Secondo Jacques Djoli, la Commissione Elettorale non può sostituirsi ai giudici di un tribunale per accertare la nazionalità dei candidati ed escludere la loro candidatura. «La sentenza su eventuali contenziosi elettorali è spetta ai giudici del tribunale competente», ha affermato Jacques Djoli, aggiungendo che «la CENI non può trasformarsi in un tribunale, né agire secondo una lista presentata da un ministero … È davanti ai tribunali e alle corti che si dovrà dimostrare che una persona non ha la nazionalità congolese. Essendo un’entità amministrativa, la CENI può solo verificare l’ammissibilità e l’eleggibilità sulla base dei documenti contenuti nel fascicolo presentato dal candidato. Tra i vari documenti, è richiesto anche il certificato di nazionalità».[19]
Il 24 agosto, in una dichiarazione firmata in serata, ancora prima che la Commissione elettorale annunciasse la lista dei candidati alle prossime elezioni presidenziali e legislative nazionali, sette candidati alla presidenza della Repubblica e membri dell’opposizione hanno chiesto alla Commissione elettorale di non cedere a certe ingiunzioni politiche che hanno come unico obiettivo quello di escludere alcuni candidati dell’opposizione dalle elezioni presidenziali. Il comunicato stampa è stato firmato da Felix Tshisekedi, Jean Pierre Bemba, Moïse Katumbi, Martin Fayulu, Adolphe Muzito, Freddy Matungulu e Jean Mabaya. Questi candidati dell’opposizione hanno affermato di voler attirare l’attenzione sulle «flagranti manipolazioni intraprese per svuotare il processo elettorale della sua essenza democratica». In effetti, l’opposizione sostiene di essere in possesso di «prove secondo le quali il governo, attraverso il Ministero della giustizia e alcuni vertici della maggioranza, ha ingiunto alla CENI di escludere diversi candidati dell’opposizione, tra cui Jean-Pierre Bemba e Felix Tshisekedi, dal processo elettorale e questo, dopo averne già escluso Moïse Katumbi». Infine, l’opposizione lancia un «appello alla mobilitazione generale del popolo congolese, per opporre resistenza a questa ennesima provocazione» da parte di un potere qualificato come “dittatoriale”.[20]
b. La pubblicazione da parte della Commissione elettorale
Il 24 agosto, a tarda notte, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha pubblicato le liste provvisorie dei candidati per le elezioni presidenziali e legislative nazionali.
La Commissione Elettorale ha dichiarato 19 candidature ammissibili alle elezioni presidenziali:
Tshisekedi Tshilombo Felix (UDPS/Tshisekedi),
Kamerhe Lwa kanyinginyi Vital (UNC),
Fayulu Madidi Martin (Dynamique de l’Opposition),
Matungulu Mbuyamu Freddy (SYENCO),
Ramazani Shadary Emmnauel (Indipendente),
Kin-kiey Mulumba (Indipendente),
Kikuni Seth (Indipendente),
Kazadi Ngumbe Ngumbe (FPJ),
Ngoy Ilunga wa Nsenga Theodore,
Maluta Joseph (Indipendente),
Tshiani Noel (Indipendente),
Mabaya Gizi Amine (ACC),
Shekombe Alain Daniel (Indipendente),
Radjabo Sokorabo,
Mpunga Mbomba Yves (FP),
Mokia Gabriel (MDCO),
Masheke Sylvain (Indipendente),
Luntadila Diavena Charles e
Mvemba Francis (Indipendente).
Anche se circolavano voci su una possibile invalidazione della candidatura di Félix Tshisekedi per falsificazione di titoli di studio, tuttavia la Commissione elettorale ha convalidato la sua candidatura.
La Commissione Elettorale ha dichiarato 6 candidature non ammissibili alle elezioni presidenziali:
– Jean-Pierre Bemba (MLC), in seguito alla condanna a un anno di carcere e al pagamento di una multa di 30.000 euro, pronunciata dalla Corte Penale Internazionale per subornazione di testimoni;
– Samy Badibanga e Marie-Jose Ikofu, per perdita della nazionalità di origine;
– Aldophe Muzito, in conflitto con il suo partito, l’Unified Lumumbist Party (PALU);
– Antoine Gizenga, per mancanza di firma valida e
– Jean-Paul Moka, per mancanza di prove del pagamento della cauzione.
Le persone le cui candidature sono state dichiarate inammissibili hanno 48 ore di tempo per contestare la decisione della CENI presso la Corte costituzionale.[21]
La Commissione Elettorale ha dichiarato ammissibili 15.222 candidature alle elezioni legislative nazionali. Su un totale di 15.505 candidature ricevute, 283 sono state dichiarate inammissibili, perché doppie o non conformi alle condizioni di ammissibilità enumerate nella legge elettorale.
Inoltre, la Commissione Elettorale ha affermato che le liste provvisorie dei candidati deputati nazionali saranno affisse nei locali delle sue segreterie provinciali e disponibili sul suo sito web:
www.ceni.cd a partire dal 25 agosto. I contenziosi relativi alla validità delle candidature dovranno essere inoltrati alla Corte costituzionale entro cinque giorni dalla pubblicazione della decisione della Commissione Elettorale. La Corte costituzionale avrà dieci giorni lavorativi per rendere le sue sentenze. La Commissione Elettorale pubblicherà le liste definitive il 19 settembre, conformemente agli articoli 27 e 108 della legge elettorale.[22]
La Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha dichiarato non ammissibili alle elezioni legislative nazionali
– 13 candidature, per detenzione di una nazionalità straniera. Si tratta di Patrick Bologna (ACO / MP), Henriette Wamu (UDPS / Tshisekedi), José Endundo (G7), Jean Claude Baende (MP), Alex Kande (MP), Lambert Matuku Memas (PALU), Vincent Kangulumba (PaLu), Willy Mishiki (Unana), Olivier Endundo (Insieme per il cambiamento) e Nkere Ntanda. Tra questi, la maggior parte sono membri dell’attuale Assemblea Nazionale, come Henriette Wamu, Patrick Bologna, Jose Endundo e Vincent Kangulumba, ex segretario generale del governo.
– 4 candidature, per “condanna a una pena irrevocabile, secondo l’articolo 10, paragrafo 1, punti 1, 2 e 3 della legge elettorale”. Si tratta di: Mukenge Yamba Barthelemy (Azione per l’Unità, Demba), Fidèle Babala Wandu (MLC, N’djili), Undji ‘Yangya Wicibangyela Philippe (Alleanza delle Forze Democratiche del Congo, Fizi) e Mbuze Agwabi Thierry (AMK, Libenge).
– 5 candidature, per “occultamento di una professione dichiarata inammissibile o che richiede una richiesta di aspettativa, secondo l’articolo 10, paragrafo 1 e articoli 5 e 10 della legge elettorale”. Si tratta di: Ikiyo Ingutu Yokanga (Alleanza per il Futuro, Ingende) Ifemo Basele Marie Caroline (Alleanza dei Progressiti per il Congo, Lukunga), Olengha Patrice Emery (Amk, Funa), Basimike Mushengezi Nessy (AFDC, Walungu) e Namufakage Kaboyi (Dinamica dell’opposizione, Walungu).
– 4 candidature, per “mancanza di prove del pagamento della cauzione elettorale” .Si tratta di quattro membri dell’Alleanza per l’Alternanza di Kungu (Sud Ubangi): Moloko Mbonzi Louison, Mombenza Embonga Aimé, Manzenge Mwanasuka Flory e Bamotanga Toebonda.
– 101 candidature (di cui 10 donne), per “presentazione dei dossier di candidatura in più collegi elettorali per conto di partiti o coalizioni politiche diverse (articolo 21, paragrafo 1, punti 3 e 4 della legge elettorale)”.[23]
c. Alcune reazioni
La segretaria generale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), Eve Bazaiba, è stata la prima a reagire all’annuncio dell’invalidità della candidatura di Jean-Pierre Bemba. Secondo lei, «Jean-Pierre Bemba faceva tremare la famiglia politica di Kabila, a tal punto che essa si è vista obbligata a strumentalizzare la Commissione Elettorale (CENI), per eliminarlo dalla competizione elettorale». Convinta che Jean Pierre Bemba abbia il diritto di candidarsi, ella ha aggiunto che il ministro della giustizia ha inviato alla Commissione elettorale «una lettera con la lista dei nomi delle persone di cui il presidente Kabila vorrebbe impedire la candidatura».
È vero che Jean Pierre Bemba è stato condannato dalla Corte Penale Internazionale per aver subornato dei testimoni. È certo che la legge elettorale prevede l’invalidazione di qualsiasi candidato condannato in via definitiva per corruzione. Ma, secondo il MLC, nel codice penale congolese, la corruzione e la subornazione di testimoni sono due reati diversi. Secondo Eve Bazaiba, «da una parte, Jean Pierre Bemba è stato completamente assolto dall’accusa di crimine di guerra e di crimine contro l’umanità e, dall’altra, la subornazione di testimoni non è inclusa nella legge elettorale». D’altra parte, il senatore e membro del MLC Jacques Djoli accusa la CENI di aver “nascosto maliziosamente” il fatto che “Jean-Pierre Bemba è stato condannato in primo grado“, mentre la legge richiede una sentenza definitiva e irrevocabile. Egli aggiunge anche che “la legge elettorale cita dettagliatamente le incriminazioni per le quali si può essere esclusi dal processo elettorale” e che la subornazione dei testimoni non fa parte di quella lista.[24]
La candidatura dell’ex primo ministro Samy Badibanga è stata invalidata, perché egli non avrebbe riacquistato legalmente la sua nazionalità, dopo averla persa chiedendone un’altra.
Si tratta di una questione che era già stata affrontata alla fine del 2016, quando fu nominato primo ministro. In quel tempo, il governo aveva assicurato che il problema era stato risolto.
Il motivo addotto dalla Commissione Elettorale per invalidare questa candidatura è la mancanza di nazionalità di origine. Secondo la Commissione, dopo aver perso la nazionalità di origine, è possibile recuperare solo una nazionalità di acquisizione, il che non permette di candidarsi alle elezioni presidenziali. Si tratta di una spiegazione che Samy Badibanga stenta a capire: «Sono in possesso di un decreto ministeriale che attesta, in modo specifico, il recupero della nazionalità congolese di origine. Il decreto in questione è stato firmato il 25 novembre 2016 dall’attuale ministro della giustizia. D’altra parte, entrambi i miei genitori sono congolesi e faccio parte di un gruppo etnico del Congo centrale. Quindi, soddisfo completamente entrambe le condizioni per detenere la nazionalità congolese di origine. Quindi, prendendo una tale decisione, la Commissione elettorale si sostituisce al Ministero della Giustizia».
Tuttavia, secondo molti giuristi, per riacquisire la nazionalità congolese, è dapprima necessario rinunciare a quella non congolese. Da parte sua, l’avvocato Ricard Bondi Tshimbombo ha affermato che i decreti firmati dal Ministero della Giustizia dal 2015 in poi e relativi al recupero della nazionalità congolese da parte di alcuni politici, non sono validi, perché i beneficiari di questi decreti non hanno mai inoltrato una rinuncia ufficiale alle autorità amministrative dei paesi di cui hanno usufruito la seconda nazionalità. Secondo lui, «tutte quelle persone che hanno recuperato la nazionalità congolese in seguito a questi ultimi decreti ministeriali, non hanno fornito alcun documento che attesti, da parte dei Paesi di cui avevano usufruito la nazionalità, la loro rinuncia a questa loro seconda nazionalità. Infatti, nei registri dello stato civile di tutti questi paesi stranieri, non risulta che abbiano rinunciato alla nazionalità non congolese».[25]
In una conferenza stampa a Kinshasa, l’ex primo ministro Adolphe Muzito, la cui candidatura alla presidenza della Repubblica è stata invalidata, ha accusato la Commissione elettorale di aver obbedito a un ordine politico che gli era stato impartito, per eliminare dalla competizione elettorale le candidature “serie”. Egli ha dichiarato di non essere più membro del Partito Lumumbista Unificato (PALU): «Sono stato sospeso dal Palu per un tempo indeterminato, quando non vi esercitavo più alcun incarico. In quell’occasione, scrissi una lettera per annunciare il mio ritiro dal partito. Da allora, non sono più membro del Palu. Tutto ciò è stato dimostrato nel mio dossier». Egli ha aggiunto che «la Commissione Elettorale dice che sarei in conflitto di interessi con il PALU. In realtà, mi sono candidato per conto di Uniti per la Repubblica (UREP), mentre Antoine Gizenga si è candidato per conto del Palu e alleati. Dire che sarei in conflitto di interessi con il candidato del Palu è un paradosso e dimostra che la Commissione elettorale ha funzionato male e si è sbagliata». Smentendo ogni tipo di conflitto di interesse con il suo ex partito, Adolphe Muzito ha annunciato che si appellerà alla Corte costituzionale per difendere i suoi diritti.
Il suo portavoce, Steve Kivuata, ha affermato che l’invalidamento della candidatura di Adolphe Muzito dimostra che «la Commissione Elettorale è asservita al Fronte Comune per il Congo (FCC) e non ha eseguito che la sua volontà». Secondo lui, Adolphe Muzito si era dimesso dal Partito Lumumbista Unificato (PALU) ancor prima di presentare la sua candidatura alla Commissione Elettorale: «Nel dossier del candidato Muzito, non c’è alcun riferimento al PALU. Egli ha presentato la sua candidatura a nome della piattaforma “Nouvel élan”. Non c’è alcun conflitto di interessi con il PALU. Inoltre, si era dimesso dal PALU in modo ufficiale. Le sue lettere di dimissioni sono state incluse nel dossier della sua candidatura». Infine, egli ha affermato che ricorrerà a tutti i mezzi legali e politici possibili per difendere i diritti del suo candidato.[26]
Reagendo alla pubblicazione delle liste provvisorie dei candidati per le elezioni presidenziali e legislative nazionali, il portavoce del Comitato Laico di Coordinamento (CLC), Jonas Tshiombela, ha dichiarato che «il rifiuto delle candidature di Jean-Paul Bemba, Adolphe Muzito e altri è la conferma e la prova che il presidente uscente e la Commissione Elettorale sono i maggiori ostacoli per l’organizzazione di elezioni credibili e inclusive. Il CLC esige pertanto il loro ritiro dal processo di organizzazione delle elezioni. Il CLC invita alla mobilitazione generale per salvare il paese e la democrazia».[27]
[1] Cf RFI, 14.08.’18
[2] Cf Radio Okapi, 13.08.’18
[3] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 06.08.’18
[4] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 10.08.’18; Radio Okapi, 13.08.’18
[5] Cf Actualité.cd, 23.08.’18
[6] Cf Actualité.cd, 24.08.’18
[7] Cf RFI, 11.08.’18; Politico.cd, 14.08.’18
[8] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 10.08.’18
[9] Cf RFI, 14.08.’18
[10] Cf Radio Okapi, 13.08.’18
[11] Cf Alphonse Muderwa – 7sur7.cd, 18.08.’18
[12] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 16,08.’18
[13] Cf Radio Okapi, 16.08.’18; RFI,17.08.’18
[14] Cf Radio Okapi, 16.08.’18
[15] Cf RFI,17.08.’18; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 20.08.’18
[16] Cf Olivier Liffran et Quentin Noirfalisse – Jeune Afrique, 27.08.’18; RFI, 29.08.’18
[17] Cf https://afrique.lalibre.be/23507/clc-le-sang-des-congolais-doit-il-encore-couler/
[18] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 16.08.’18
[19] Cf Radio Okapi, 21.08.’18
[20] Cf RFI, 25.08.’18
[21] Cf Radio Okapi, 25.08.’18; Actualité.cd, 25.08.’18
[22] Cf Radio Okapi, 25.08.’18
[23] Cf Actualité.cd, 26.08.’18
[24] Cf RFI, 25.08.’18
[25] Cf RFI, 23.08.’18; RFI, 25.08.’18
[26] Cf Stany Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 25.08.’18 ; Radio Okapi, 25.08.’18
[27] Cf Actualité.cd, 26.08.’18