INDICE
- L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE SULLO STATUTO DEGLI EX CAPI DI STATO
- IL DISCORSO DEL CAPO DELLO STATO IN PARLAMENTO
- IL PROCESSO ELETTORALE
1. L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE SULLO STATUTO DEGLI EX CAPI DI STATO
Il 4 luglio, il Senato ha approvato il disegno di legge sullo statuto degli ex presidenti della Repubblica eletti. Presentato dal senatore Modeste Mutinga, il disegno di legge prevede che, alla fine del loro mandato, gli ex Capi di Stato possano usufruire dello statuto di senatori a vita, un diritto già loro garantito dalla costituzione, e di un certo numero di privilegi, tra cui la percezione del 50% della retribuzione mensile del capo dello stato, ma versata annualmente in una sola volta, , e una guardia del corpo per la loro protezione e sicurezza. Questo disegno di legge è stato inviato all’Assemblea nazionale per una seconda lettura.[1]
Il 16 luglio, la Camera dei Deputati ha iniziato, in seconda lettura, l’esame del disegno di legge relativo allo statuto degli ex Capi di Stato e proposto dal senatore Modeste Mutinga. La Commissione Politica, Amministrativa e Giudiziaria (PAJ) ha proposto l’estensione di questa legge anche ad altri importanti membri del regime, come gli ex presidenti delle due camere del parlamento, gli ex primi ministri, gli ex capi di stato maggiore dell’esercito e della polizia e gli ex presidenti delle istituzioni di appoggio alla democrazia.
La maggior parte dei deputati dell’opposizione ha respinto l’idea di includere in questa legge anche i responsabili di altre istituzioni dello stato come proposto dalla commissione PAJ. Secondo il deputato Juvénal Munubo, «questa legge deve riguardare esclusivamente gli ex Capi di Stato eletti». Il Senato aveva approvato questo disegno di legge il 4 luglio, dopo aver bocciato la proposta di estenderlo anche ad altri alti responsabili delle istituzioni dello stato, come suggerito dalla Presidenza della Repubblica.[2]
Il 17 luglio, la Camera dei Deputati ha approvato in seconda lettura il progetto di legge sullo statuto degli ex Capi di Stato eletti. La legge approvata riguarda anche i presidenti delle due Camere del Parlamento, l’Assemblea nazionale e il Senato. Per quanto riguarda i responsabili di altre istituzioni dello stato (gli ex Primi ministri, gli alti magistrati delle corti e dei tribunali, i capi di stato maggiore dell’esercito, gli ispettori generali della polizia nazionale), i loro privilegi saranno definiti in un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Secondo Genevieve Inagosi, membro della maggioranza presidenziale, «è il Parlamento che controlla il governo e non sarebbe normale che la sorte degli ex presidenti delle due Camere del Parlamento fosse regolamentata da un decreto del Primo Ministro. Sarebbe il mondo all’inverso. Secondo la gerarchia delle istituzioni, ci sono dapprima il Presidente e il Parlamento, poi il governo e le Corti e i Tribunali». Secondo lei, è logico che la sorte degli ex presidenti delle due Camere del Parlamento sia regolamentata da una legge e che quella dei responsabili delle altre istituzioni dello stato sia determinata da un decreto del Primo Ministro.
Per gli ex Presidenti della Repubblica, la legge prevede una pensione speciale mensile il cui importo sarà fissato dal Parlamento, un’indennità annuale “per i servizi resi”, l’assistenza sanitaria per lui, il suo coniuge e i figli minorenni, una pensione di sopravvivenza. Altri benefici complementari includono, tra l’altro, un alloggio decente, dei passaporti diplomatici e viaggi gratuiti per l’ex presidente, la sua consorte e i figli minorenni, una guardia del corpo e un’indennità mensile per il consumo di acqua ed elettricità.
Per quanto riguarda gli ex presidenti delle due Camere del Parlamento, la legge prevede un’indennità mensile, un’indennità per l’alloggio, una guardia del corpo, passaporti diplomatici e viaggi gratuiti, a scadenza annuale, per loro, i loro coniugi e i loro figli minorenni, assistenza sanitaria e due veicoli dopo cinque anni rinnovabili una volta.
La votazione è avvenuta in assenza dei deputati dell’opposizione che hanno abbandonato la sala poco prima della plenaria, denunciando quello che essi hanno chiamato un “passaggio di forza da parte della maggioranza presidenziale”.
Tutti i 276 deputati rimasti nella sala, senza alcuna astensione o voto contrario, hanno approvato il testo presentato dalla Commissione Politica, Amministrativa e Giuridica (PAJ). È stata quindi creata una commissione congiunta Camera dei deputati e Senato, per armonizzare le divergenze con il Senato, che aveva approvato un testo diverso.[3]
Il 18 luglio, l’Assemblea Nazionale ha approvato, in ultima istanza, la proposta di legge sullo statuto degli ex Presidenti della Repubblica eletti. Il testo sarà inviato al Presidente della Repubblica per la sua promulgazione. Poiché non sono state superate le divergenze tra il Senato e la Camera dei Deputati, è la versione di quest’ultima che è prevalsa, come previsto dalla legge.
Mentre il Senato aveva limitato la legge ai soli ex Presidenti della Repubblica eletti, la Camera dei Deputati l’ha estesa ai presidenti delle due Camere del Parlamento. Poiché la commissione mista non è riuscita a risolvere le divergenze, la Camera dei Deputati ha deliberato in via definitiva, tenendo conto delle osservazioni del Senato, in conformità con l’articolo 135, paragrafo 4 della Costituzione.[4]
Il 27 luglio, il Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, ha promulgato la legge sullo statuto degli ex Capi di Stato eletti.[5]
2. IL DISCORSO DEL CAPO DELLO STATO IN PARLAMENTO
Il 19 luglio, nel suo discorso sullo stato della nazione pronunciato davanti alle due Camere del Parlamento riunite in Congresso, il Capo dello Stato Joseph Kabila ha presentato un lungo resoconto dei progressi compiuti dalla sua ascesa al potere, nel 2001, fino ad oggi, nei diversi settori dell’economia, della politica, del sociale e della sicurezza. Per molti settori, tra cui l’istruzione, la sanità, le infrastrutture e lo sviluppo, ha tracciato un bilancio estremamente (eccessivamente) positivo.
Sul fronte politico, mentre una parte dell’opposizione lo sospetta di voler ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale, in violazione della costituzione, Joseph Kabila non si sofferma su questa questione, né su altre, tra cui quelle relative al registro elettorale, alla macchina per votare e alle misure di rasserenamento del clima politico. Egli si è limitato a dire che «il cammino verso le terze consultazioni elettorali, fissate per il prossimo dicembre, continua. Anche il nostro impegno a rispettare la Costituzione resta inequivocabile».
Circa il processo elettorale, Joseph Kabila ha annunciato che la Repubblica Democratica del Congo finanzierà, da sola e in toto, le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali previste per dicembre 2018: «Abbiamo voluto liberare il nostro processo elettorale dalle contingenze di un finanziamento esterno e, quindi, da ogni tipo di ricatto, al fine di creare le condizioni migliori, affinché il nostro popolo possa conferire piena legittimità a coloro che usciranno vittoriosi da queste consultazioni. Pertanto, ribadisco che, nella Repubblica Democratica del Congo, le elezioni saranno ormai veramente una questione di sovranità e che saranno quindi interamente finanziate dallo stato congolese. Lungi dal voler essere compiacenti con noi stessi, per non dire arroganti, si tratta piuttosto di un’opzione politica responsabile, che dà pieno senso alla nostra indipendenza e alla nostra dignità nazionale».
Infine, il presidente Kabila ha chiesto all’insieme della classe politica, senza alcuna differenza di appartenenza, di essere vigile e patriottica, in modo che «le prossime elezioni, aperte a tutti coloro che riempiono le condizioni legali di ammissibilità, siano davvero un momento di festa, di coesione nazionale e di unità».[6]
3. IL PROCESSO ELETTORALE
a. La questione del candidato unico dell’opposizione per le elezioni presidenziali
Il 14 luglio, in un’intervista, il segretario generale dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Jean-Baudouin Mayo, ha affermato che non è ancora arrivato il momento giusto per parlare del candidato comune dell’opposizione: «Non si può parlare della candidatura unica dell’opposizione prima della pubblicazione delle liste definitive dei candidati da parte della Corte costituzionale. Sarà quando quest’ultima avrà approvato le liste finali che si potrà parlare di questo problema. Se l’opposizione presentasse oggi il suo candidato unico, nel caso in cui tale candidatura non fosse confermata dalla Corte costituzionale, non avrebbe più la possibilità di presentarne un’altra».
Secondo alcuni osservatori, per far fronte alla coalizione presidenziale raggruppata nel Fronte Comune per il Congo (FCC), la cui autorità morale è lo stesso presidente Kabila, l’opposizione ha tutto da guadagnare, evitando di andare alle elezioni del 23 dicembre prossimo in ordine sparso.
Tuttavia, quando si sa che la cauzione da pagare per presentare una candidatura ammonta a 100.000 dollari, si può facilmente dedurre che nessuno sarebbe disposto a perdere tale somma per lasciare il posto a un altro. Mentre l’UNC si dice ottimista sulla designazione di un candidato comune anche dopo la presentazione delle candidature, un’altra piattaforma politica dell’opposizione, INSIEME PER IL CAMBIAMENTO, pensa piuttosto che si dovrebbe fare il contrario perché, come dichiarato da Delly Sesanga, «è più facile limitare le candidature piuttosto che ritirarle».[7]
Secondo la segretaria generale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), Eve Bazaïba, la questione relativa al candidato unico dell’opposizione per le prossime elezioni presidenziali potrà essere discussa dopo che tutti i candidati dichiarati abbiano presentato i loro dossier alla Commissione elettorale. Secondo il suo punto di vista, sarà quando la Commissione elettorale avrà pubblicato la lista finale di tutti i candidati che l’opposizione potrà scegliere un candidato che dovrà essere appoggiato da tutti i partiti dell’opposizione.[8]
b. Le condizioni del RassOp / ala Limete per la sua partecipazione alle prossime elezioni
Il 18 luglio, in un comunicato stampa firmato al termine di un incontro guidato dal suo presidente, Felix Tshisekedi, il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete (Rassop / ala Limete) ha posto cinque condizioni per la sua partecipazione alle elezioni previste il 23 dicembre prossimo:
– l’eliminazione dal registro elettorale di quasi 10 milioni di elettori fittizi registrati senza impronte digitali;
– la rinuncia all’utilizzazione della macchina elettorale, non prevista né nel calendario elettorale, né nella legge elettorale;
– l’effettiva attuazione delle misure di rasserenamento del clima politico;
– la sostituzione del delegato dell’UDPS alla CENI e
– la non-candidatura di Joseph Kabila alle elezioni presidenziali per un terzo mandato.
Il Rassop ritiene che l’avere presentato le liste dei suoi candidati alle elezioni provinciali dimostra la sua volontà e la sua determinazione di andare alle elezioni nel prossimo mese di dicembre, ma senza fare il gioco della maggioranza presidenziale: «Data la gravità dell’attuale situazione, causata da provocative iniziative del regime Kabilista che minacciano sia il processo elettorale che la stabilità del Paese e delle istituzioni, è evidente che il Raggruppamento dell’Opposizione mai accompagnerà l’attuale potere nel suo progetto di far cadere il nostro Paese nel caos attraverso una parodia di elezioni». Con le sue affermazioni, il Rassop / ala di Limete starebbe già prendendo in considerazione la possibilità di un eventuale boicottaggio delle elezioni? Nessun responsabile del Rassop ha voluto esprimersi apertamente su questo problema. Nello stesso tempo, il Rassop ha chiesto una mobilitazione della popolazione congolese, per esigere elezioni libere, credibili e trasparenti nel 2018. In tal modo, il Rassop sembra chiedere una cosa e, contemporaneamente, il suo contrario. Da notare che il comunicato non è stato firmato dal G7, la componente Katumbista del Rassop / ala Limete.[9]
Il 26 luglio, cinque mesi prima delle elezioni previste per il prossimo 23 dicembre, il capo della missione dell’ONU nella RD Congo, Leila Zerrougui, ha espresso la sua preoccupazione per le insufficienze constatate nell’attuazione delle misure di rasserenamento del clima politico. Nonostante la liberazione di circa 4.100 prigionieri, il Ministro della Giustizia continua a escludere quella dei “prigionieri politici emblematici”. Leila Zerrougui ha fatto notare anche la mancanza di consenso tra le varie parti politiche, in particolare per quanto riguarda l’utilizzazione della macchina per votare, il registro elettorale e la sostituzione del rappresentante dell’UDPS presso il comitato di presidenza della Commissione elettorale. Tuttavia, ha riconosciuto anche i progressi compiuti nell’attuazione del calendario elettorale, tra cui l’apertura degli uffici di accettazione delle candidature (BRTC) alle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali.[10]
Il 27 luglio, in seguito a un incontro tra la Commissione elettorale della SADC e alcuni leader del Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP), il segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean Marc Kabund, ha dichiarato che l’attuale processo elettorale si trova in difficoltà a causa della mancata attuazione dell’Accordo del 31 dicembre 2016, dell’imposizione dell’uso della macchina per votare, della presenza di elettori fittizi nel registro elettorale e della mancata applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico. Secondo Jean Marc Kabund, anche se il RASSOP presenterà le sue liste di candidati per le elezioni legislative nazionali, tuttavia non accetterà di partecipare ad «un processo elettorale che, nell’attuale schema, prefigura una parodia di elezioni già vinte in anticipo». All’incontro erano presenti anche i leader del G-7, G-14, MSC, Società Civile, UDPS e i suoi alleati.[11]
Mentre la Commissione elettorale ha pubblicato le liste provvisorie dei candidati alle elezioni legislative provinciali e ha iniziato l’operazione di presentazione delle candidature alle elezioni presidenziali e legislative nazionali, Valentin Mubaké, ex consigliere di Etienne Tshisékédi e presidente di un’ala dissidente dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), ha proposto di boicottare le elezioni, ritenendo che, date le irregolarità già constatate, esse non potranno essere trasparenti e credibili. Già il 23 luglio, i cinque principali partiti di opposizione avevano elencato i limiti dell’attuale processo elettorale, tra cui la mancanza della libertà di espressione delle proprie idee politiche, l’esistenza di milioni di elettori fittizi nel registro elettorale e l’utilizzazione della macchina per votare.
Valentin Mubake, presidente dell’UDPS / Il Popolo, ritenendo che non si possa denunciare l’attuale processo elettorale e, nello stesso tempo, parteciparvi, ha affermato che ci si debba rifiutare di parteciparvi: «Non si può dire che l’attuale processo elettorale è negativo e, nello stesso tempo, presentare i propri candidati. È una contraddizione. Non si dovrebbe farlo … Quindi proponiamo a tutti i partiti dell’opposizione di non partecipare a questo processo elettorale invece di dire che lo rifiutano ma, nello stesso tempo, vi partecipano, come hanno già fatto presentando i loro candidati per le elezioni legislative provinciali».[12]
c. Le ultime designazioni di candidati per le elezioni presidenziali
Il 13 luglio, al termine del Terzo Congresso del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), il senatore Jean-Pierre Bemba è stato proclamato candidato per le prossime elezioni presidenziali per conto di questo partito di opposizione. I partecipanti al congresso hanno chiesto al partito di proporre agli altri partiti di opposizione il nome di Bemba come unico candidato dell’opposizione.[13]
Il 27 luglio, tre coalizioni politiche, membri della piattaforma “Dinamica per un Nuovo Slancio” presieduta da Charles Bofasa Djema, hanno dichiarato di appoggiare Adolphe Muzito, membro del Partito Lumumbista Unificato (PALU) di Antoine Gizenga, come candidato alle prossime elezioni presidenziali. Le tre coalizioni sono: “Accordo per l’Alleanza degli Alleati” (AAA) di Bebel Kaleme, “il Popolo Dapprima” (PDA) di Richard Mulumba e “Uniti per la Repubblica” (UREP) di Bofasa Djema.[14]
Il 28 luglio, il presidente Joseph Kabila ha convocato un incontro con alcuni membri del Fronte Comune per il Congo (FCC), per chiedere loro di presentargli “quattro nomi di potenziali candidati” per le elezioni presidenziali del 23 dicembre 2013. Tra i quattro nomi proposti dal FCC, ci sarebbero quelli del ministro della pianificazione, Modeste Bahati e dell’ex primo ministro Augustin Matata Ponyo. Il Partito del Popolo per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD) ha preferito il nome di Léonard She Okitundu. Il quarto nome è rimasto segreto. L’incontro si è svolto nella fattoria privata del presidente Kabila a Kingakati, nei pressi di Kinshasa. Le consultazioni proseguiranno nei giorni seguenti.[15]
Il 29 luglio, Delly Sesanga ha ufficialmente annunciato le sue dimissioni da coordinatore dell’Alternanza per la Repubblica (AR), una piattaforma a sostegno della candidatura di Moïse Katumbi alle elezioni presidenziali del 23 dicembre 2018. Delly Sesanga ha chiesto all’AR di scegliere un nuovo coordinatore, per poter dedicarsi maggiormente al suo partito, “Envol”, e al suo ufficio di segretario generale di “Insieme per il cambiamento”, un’altra piattaforma a sostegno della candidatura di Moïse Katumbi alle prossime elezioni.[16]
Il 30 luglio, Adolphe Muzito è stato sospeso dal suo partito, il Partito Lumumbista Unificato (PALU), per un periodo indefinito. Il partito lo accusa di un atteggiamento di indisciplina e tradimento, soprattutto per aver dichiarato unilateralmente la sua intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali del dicembre 2018. L’ex Primo Ministro, era già stato sospeso dalla sua funzione di segretario permanente del partito, per aver avviato una collaborazione con alcuni partiti di opposizione, tra cui il Movimento di Liberazione del Congo (MLC), l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS). Recentemente, era stato optato come candidato alle presidenziali del prossimo dicembre da tre raggruppamenti politici. Secondo alcuni osservatori, è il suo rifiuto di firmare la carta del FCC che avrebbe portato alla sua sospensione dal partito.[17]
Il 31 luglio, la Sinergia Elettorale Nostro Congo (SYENCO) ha presentato Freddy Matungulu come candidato alla Presidenza della Repubblica. 63 anni, Freddy Matungulu Mbuyambu è professore universitario e detentore di diversi diplomi in scienze economiche. Membro dell’équipe del Fondo Monetario Internazionale (FMI) dal 1992, era stato nominato ministro nazionale dell’Economia, delle finanze e del bilancio nell’aprile 2001. Dopo essersi dimesso, ritornò al FMI, fino a dicembre 2014. Nel 2015 ha creato il suo partito politico denominato “Congo Na Biso” (CNB), un partito di opposizione.[18]
Il 2 agosto, il ministro di Stato per la pianificazione, Jean Lucien Bussa, ha affermato che il Capo dello Stato uscente, Joseph Kabila, non si ricandiderà alle prossime elezioni presidenziali. L’ha dichiarato dopo aver partecipato, il giorno prima, a Kingakati, alle consultazioni iniziate dal presidente Kabila, in vista della scelta del candidato unico del Fronte Comune per il Congo (FCC). Secondo Bussa, «l’organizzazione di queste consultazioni dimostra che il presidente Joseph Kabila non sarà candidato alle prossime elezioni presidenziali del 23 dicembre 2018» e «il candidato che il FCC presenterà per le prossime elezioni presidenziali uscirà da queste consultazioni».[19]
Il 4 agosto, l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) ha concluso il suo secondo congresso tenutosi a Kinshasa dal 2 al 4 agosto. Alla fine di questo incontro, Vital Kamerhe è stato designato candidato del partito per le elezioni presidenziali del 23 dicembre. Tuttavia, Vital Kamerhe ha dichiarato di essere pronto a partecipare ad eventuali discussioni che potrebbero portare alla scelta di un candidato comune dell’opposizione per le prossime elezioni presidenziali di dicembre 2018.[20]
d. La Commissione elettorale pubblica le liste provvisorie delle candidature alle elezioni legislative provinciali
Il 25 luglio, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha proceduto alla apertura degli uffici di accettazione e di esame delle candidature (BRTC) per le elezioni presidenziali e legislative nazionali. Questa operazione durerà fino all’8 agosto.[21]
Il 26 luglio, il relatore della CENI, Jean-Pierre Kalamba, ha reso note due comunicazioni firmate dal presidente Corneille Nangaa, in cui la CENI rende note le candidature ammissibili e quelle inammissibili alle elezioni legislative provinciali.
I BRTC hanno ricevuto e esaminato 59.139 dossier di candidature, di cui 19.713 di candidati titolari e 39.426 di candidati suppletivi. Dei 19.713 dossier di candidati titolari, 19.577 sono stati dichiarati ammissibili e 136 inammissibili. Le liste provvisorie dei candidati alle legislative provinciali pubblicate alla stampa sono affisse anche nei locali delle antenne provinciali della CENI e sono disponibili anche sul sito web della CENI.
La pubblicazione di queste liste provvisorie apre la strada alla fase del contenzioso elettorale.
Le eventuali contestazioni possono essere depositate a partire dal 27 luglio e entro cinque giorni dopo la pubblicazione delle liste provvisorie, presso le Corti d’appello che svolgono il ruolo di tribunali amministrativi d’appello sul territorio di competenza di ciascun BRTC.
Secondo l’articolo 27 della legge elettorale, per pronunciare le loro sentenze, le Corti d’Appello hanno un periodo di dieci giorni lavorativi a partire dalla data in cui ricevono la contestazione. Dopo di che, la CENI pubblicherà le liste definitive dei candidati, in conformità con l’articolo 27, paragrafo 6, della legge elettorale.[22]
e. Il Governo conferma la sua intenzione di finanziare le elezioni senza alcun appoggio esterno
Il 26 luglio, a Kinshasa, è stato impedito l’atterraggio di un aereo cargo della Missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Congo (MONUSCO).
L’autorizzazione è stata concessa solo il giorno dopo. Si tratta di un aereo che, proveniente da Addis Abeba (Etiopia), fa parte della flotta aerea che la Monusco sta allestendo nella RDCongo, come possibile appoggio logistico alla Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), in conformità con la risoluzione 2904 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il giorno seguente, la rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU nella RDCongo, Leila Zerrougui, ne ha informato il Consiglio di Sicurezza. Dal punto di vista logistico, il governo congolese ha confermato la sua intenzione di finanziare le elezioni senza alcun appoggio esterno e, finora, la CENI non ha preso alcun contattato con la MONUSCO per richiedere un ventuale intervento di appoggio logistico.[23]
Le autorità congolesi, con il presidente Kabila in testa, continuano a ripetere che, per questioni di sovranità nazionale, le elezioni saranno finanziate interamente dal Governo congolese. Il ministro delle Comunicazioni e portavoce del Governo, Lambert Mendé, ha annunciato che il governo ha già consegnato alla CENI sette aerei jumbo e sette elicotteri. Secondo Lambert Mendé, per quanto riguarda l’organizzazione delle elezioni, la CENI è indipendente e, sulla base delle sue necessità, spetta a lei decidere se accettare o rifiutare l’appoggio della MONUSCO.
In una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, l’ambasciatore congolese, Ignace Gata Mavita wa Lufuta, ha riaffermato la posizione di Kinshasa: nessun finanziamento esterno. «Per il governo del mio paese, le elezioni sono una questione di sovranità nazionale. Di conseguenza, esse possono essere finanziate solo dal governo congolese», ha dichiarato Ignace Gata Mavita, sottolineando tuttavia che rimane sempre possibile un eventuale appoggio logistico da parte dei partner della RD Congo: «Come la CENI ha fatto sapere al Consiglio elettorale della SADC, quei nostri partner che desiderassero apportare il loro aiuto, il loro appoggio sarebbe di ordine logistico, mettendo a disposizione della CENI dei veicoli (auto e moto), degli aerei e altri mezzi operativi».
Per poter organizzare le elezioni entro le scadenze previste, la commissione elettorale aveva chiesto l’appoggio logistico della Monusco lo scorso mese di novembre. Tuttavia, finora non le ha ancora fornito i dati necessari per pianificare tale appoggio, lasciandola quindi nell’incertezza. Secondo un agente della commissione elettorale, «il governo dice che finanzia le elezioni da solo. Per questo, la CENI inoltra tutte le richieste di finanziamento e di appoggio al governo, non alla Monusco, né alla Sadc, né a nessun altro».[24]
Il 28 luglio, in un comunicato stampa firmato dal vice ministro Basile Olongo Pongo, il Ministero dell’Interno e della Sicurezza ha annunciato che «il Governo procederà, a partire dal 30 luglio, al rimborso della cauzione deposita dai candidati alle elezioni legislative provinciali che avrebbero dovuto svolgersi nel 2015, ma che erano state rinviate». Lo stesso comunicato afferma che questa operazione di rimborso sarà effettuata presso l’edificio dell’Amministrazione territoriale situato in viale Trionfale, vicino al Palazzo del Popolo, a Kinshasa. Le persone interessate, o i loro delegati, devono presentare la documentazione di attestazione di pagamento presso la Banca.
La decisione di questo rimborso era stata presa il 20 giugno, nel corso di un incontro tra la Commissione Elettorale e il Ministero dell’Interno, in conformità con le nuove disposizioni della legge elettorale. Infatti, secondo l’articolo 149 della vecchia legge, l’importo della cauzione era di 500.000 FC, da pagare per la lista dei candidati. Dopo la revisione della legge, l’anno scorso, l’importo della cauzione è stato portato a 1.000.000 di FC da pagare per ogni candidato e per seggio. La Commissione Elettorale aveva ricevuto 24.194 dossier di candidature alle elezioni dei deputati provinciali previste per il 2015. Per quanto riguarda le stesse elezioni previste per il prossimo dicembre, la Commi
[1] Cf RFI, 30.06.’18; Radio Okapi, 04.07.’18
[2] Cf Will Cleas Nlemvo et Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 16.07.’18
[3] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 17.07.’18; Radio Okapi, 18.07.’18; Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 18.07.’18
[4] Cf Radio Okapi, 19.07.’18
[5] Cf Actualité.cd, 28.07.’18
[6] Cf Texte complet: Forum des As – Kinshasa, 20.07.’18 http://www.forumdesas.org/spip.php?article16410
[7] Cf P. Ndongo – Cas-info.ca, 14.07.’18
[8] Cf Cas-info.ca, 23.07.’18
[9] Cf Élysée Odia – 7sur7.cd, 18.07.18 ; Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 18.07.’18
[10] Cf Auguy Mudiayi – Actualité.cd, 27.07.’18
[11] Cf Radio Okapi, 27.07.’18
[12] Cf RFI, 29.07.’18
[13] Cf Radio Okapi, 13.07.’18
[14] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 27.07.’18
[15] Cf Politico.cd, 28.07.’18
[16] Cf mediacongo.net, 30.07.’18
[17] Cf P. Ndongo – Cas-info.ca, 31.07.’18
[18] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 31.07.’18
[19] Cf Radio Okapi, 02.08.’18
[20] Cf P. Ndongo – Cas-info.ca, 04.08.’18
[21] Cf Radio Okapi, 25.07.’18
[22] Cf Ceni.cd, 27.07.’18
[23] Cf Actualité.cd, 27.07.’18
[24] Cf RFI, 28.07.’18; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 27.07.’18