INDICE
EDITORIALE: TRA DIBATTITI INUTILI E AZIONI PRIORITARIE
- LA REGISTRAZIONE “TECNICAMENTE DIFFICILE” DEI CONGOLESI RESIDENTI ALL’ESTERO
- LA PUBBLICAZIONE DELLE LISTE DEI PARTITI SULLA GAZZETTA UFFICIALE
- STRATEGIE PRE – ELETTORALI
- Un’eventuale alleanza tra la maggioranza presidenziale e l’opposizione membro del governo
- Le polemiche dichiarazioni su una possibile candidatura di Joseph Kabila alle prossime elezioni presidenziali
- Il ritorno del dibattito su una transizione senza Kabila
- Il comunicato congiunto di Félix Tshisekedi e Moïse Katumbi
- LA CONFERENZA EPISCOPALE NAZIONALE DELLA RD CONGO (CENCO)
- Il rapporto della Commissione Giustizia e Pace
- La conferenza stampa del segretario generale sul processo elettorale
EDITORIALE: TRA DIBATTITI INUTILI E AZIONI PRIORITARIE
1. LA REGISTRAZIONE “TECNICAMENTE DIFFICILE” DEI CONGOLESI RESIDENTI ALL’ESTERO
Il 5 maggio, nel corso di un incontro con il presidente della Camera dei Deputati, Aubin Minaku, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha presentato lo stato di avanzamento dei preparativi per l’operazione di registrazione dei Congolesi residenti all’estero. Egli ha affermato che 220 kit elettorali sono già stati preparati e configurati, pronti per essere inviati. Ha aggiunto che anche i siti di registrazione sono stati già identificati.
Il presidente della CENI ha colto l’occasione per presentare anche i problemi relativi alla realizzazione di questa operazione. In particolare, egli ha sottolineato la difficoltà di poter verificare se i candidati alla registrazione posseggono la sola nazionalità congolese, come richiesto dalla legge. Si è soffermato anche sulla questione della sicurezza, dato che alcuni Congolesi della diaspora assumono talvolta degli atteggiamenti violenti nei confronti dei rappresentanti delle attuali istituzioni. Secondo una fonte della Commissione elettorale, «l’ostilità della diaspora congolese rappresenta un vero e proprio problema di sicurezza per gli agenti incaricati di questa operazione di registrazione». Secondo il calendario elettorale, l’operazione di registrazione dei Congolesi residenti all’estero è prevista dal 1° luglio al 28 settembre.[1]
Il 5 maggio, dopo l’incontro con il presidente della Camera dei deputati, Aubin Minaku, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha affermato che è “tecnicamente difficile” procedere alla registrazione dei Congolesi della diaspora, come previsto dal calendario elettorale: «La CENI non legifera, si limita ad applicare le leggi. La legge dice che i Congolesi della diaspora hanno il diritto di partecipare alle elezioni presidenziali. Di conseguenza, ci stiamo preparando. Abbiamo già preparato i kit di registrazione. Non c’è che da inviarli a destinazione. Ma ci sono alcuni problemi che dovrebbero essere risolti». Egli ha aggiunto che, in caso contrario, occorrerebbe decidere di annullare l’operazione in questione.
In assemblea plenaria, il presidente dell’Assemblea nazionale, Aubin Minaku, ha quindi invitato i deputati ad abbandonare le loro posizioni di parte, al fine di prendere insieme una decisione consensuale sulla questione dell’operazione di registrazione dei Congolesi della diaspora. Secondo Aubin Minaku, il Parlamento potrebbe decidere di modificare la legge elettorale, per omettere, nell’attuale ciclo elettorale, l’operazione di registrazione dei Congolesi residenti all’estero, al fine di permettere alla CENI di organizzare le elezioni entro il 23 dicembre 2018, data prevista dall’attuale calendario elettorale.[2]
Alcuni membri dell’opposizione temono che la complessità di questa operazione sia usata come pretesto per posticipare le elezioni previste per dicembre 2018. Secondo Delly Sessanga, segretario generale di “Insieme per il cambiamento”, la piattaforma politica che appoggia la candidatura di Moïse Kutumbi alle prossime elezioni presidenziali, la dichiarazione del presidente della CENI fa parte di una strategia del potere, al fine di rinviare le elezioni oltre il 23 dicembre 2018: «È ovvio che il prossimo passo della CENI sarà quello di dire che non ci sono le risorse sufficienti per finanziare le elezioni. Sarà un modo per giustificare una inaccettabile decisione di rinviare le elezioni oltre la data del 23 dicembre 2018». Secondo Peter Kazadi, collaboratore di Felix Tshisekedi (UDPS), uno dei possibili candidati dell’opposizione alle prossime elezioni presidenziali, «Corneille Nangaa fa il gioco di Kabila. Egli cerca di privare l’opposizione di questo suo serbatoio di voti che è la diaspora, ritenuta ostili al presidente Kabila e ai suoi alleati. E questo è assolutamente inaccettabile! Egli deve solo applicare il calendario elettorale pubblicato da egli stesso».[3]
Secondo un deputato dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Juvénal Munubo, questa posizione della CENI potrebbe escludere una parte di Congolesi che speravano di poter partecipare, per la prima volta, alle elezioni. Ciò potrebbe avere un impatto sulla legge elettorale, che dovrà essere rivista in caso di mancata partecipazione della diaspora alle prossime elezioni. Juvénal Munubo ha affermato che occorrerà dare priorità all’obiettivo principale che, secondo lui, è quello di poter organizzare le elezioni presidenziali in dicembre 2018: «Se l’operazione di registrazione dei Congolesi della diaspora costituisce, o rischia di costituire, un pretesto per rinviare ulteriormente le elezioni o un ostacolo per la loro organizzazione entro i tempi fissati, è preferibile ometterla». Secondo lui, ciò che è irrinunciabile è «l’appuntamento del 23 dicembre 2018».[4]
Secondo Jean-Pierre Alumba Lukamba, direttore esecutivo della “diaspora congolese per lo sviluppo”, la mancata registrazione dei Congolesi residenti all’estero rischia di rafforzare la tensione già esistente tra la diaspora congolese e le istituzioni della RD Congo: «C’è già tensione tra le attuali istituzioni e la diaspora congolese che teme di essere trascurata, dimenticata e non implicata in tutto ciò che accade in Congo. Se la CENI prende questa decisione, contribuirà a rafforzare questa tensione, perché la diaspora si riterrà ancor più trascurata».[5]
2. LA PUBBLICAZIONE DELLE LISTE DEI PARTITI SULLA GAZZETTA UFFICIALE
Il 10 maggio, le liste dei partiti e delle coalizioni politiche che parteciperanno alle elezioni del 23 dicembre sono state pubblicate sulla Gazzetta ufficiale.
Vi figurano quattro Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS): l’UDPS / Tshisekedi, guidata da Félix Tshisekedi; l’UDPS / Tshibala, guidata da Tharcisse Loseke; l’UDPS / rinnovata, guidata da Valentin Mubake e l’UDPS / Kibassa, guidata da Augustin Kibassa Maliba. Tutte queste ali dell’UDPS si dichiarano membri dell’opposizione. L’UDPS / Tshibala e l’UDPS / rinnovata sono uscite dall’UDPS / Tshisekedi, dopo la morte di Etienne Tshisekedi, presidente di questo partito.
Vi figurano anche tre piattaforme di Moïse Katumbi: l’Alleanza dei Movimenti Kongo (AMK), guidata da Claudel Lubaya; l’Alternanza per la Repubblica (AR), guidata da Delly Sesanga; e il Gruppo dei sette (G7 ), guidato da Pierre Lumbi. Tutte e tre le piattaforme formano la piattaforma “Insieme per il cambiamento” che appoggia la candidatura, la visione e il programma di Moïse Katumbi, candidato dichiarato alle prossime elezioni presidenziali.
Secondo le liste, alle prossime elezioni parteciperanno 599 partiti e 77 coalizioni politiche.
Il 26 marzo, il ministro dell’Interno, Henry Mova Sakanyi, aveva presentato alla Commissione elettorale le liste dei partiti e coalizioni politiche che potranno partecipare alle prossime elezioni. In quell’occasione , egli aveva dichiarato: «Non abbiamo alcuna giurisdizione sulla police che i partiti hanno come regolamento interno. Per quelli che non si erano ancora messi d’accordo, il Consiglio Nazionale per la Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre (CNSA) a tentato una mediazione. Talvolta è stato raggiunto un accordo tra loro. Altre volte no. Poiché i partecipanti ai negoziati dell’accordo di San Silvestro 2016 hanno auspicato che le prossime elezioni siano inclusive, abbiamo voluto includere tutti. Nel caso in cui persistessero dei conflitti, i partiti potranno rivolgersi alla giustizia. Ciò che è stato fatto copre l’intero panorama politico, in modo che nessuno sia escluso a causa di problemi interni del suo partito».[6]
Due UDPS, quello di Tharcisse Loseke e quello di Felix Tshisekedi, hanno lo stesso indirizzo, a Limete, e uno stesso numero di registrazione, il 91-049 del 17/01/1981. Tuttavia, il Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre 2016 aveva riconosciuto solo l’UDPS / Tshisekedi e l’UDPS /Kibassa, chiedendo a Tharcisse Loseke, collaboratore del primo ministro Bruno Tshibala, di creare un altro loro partito politico. La lista ufficiale consacra anche la coesistenza dell’ARC di Olivier Kamitatu e dell’ARC originale di Elysée Munembwe.
Queste disposizioni sono contrarie alla legge elettorale che, all’articolo 19, stabilisce: “Un partito politico o coalizione politica non può usare un nome o simbolo già scelti da un altro partito politico”. D’altra parte, invece, il MSR di Pierre Lumbi è scomparso dalla lista pubblicata sulla Gazzetta ufficiale.[7]
Il 14 maggio, in una conferenza stampa a Kinshasa, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ) ha chiesto al Ministero degli Interni di annullare i provvedimenti che sono alla base della suddivisione di partiti e coalizioni politiche autorizzate a funzionare. Il presidente di questa ONG, Georges Kapiamba, ha affermato che tali provvedimenti violano la legge sul funzionamento dei partiti politici e, di conseguenza, portano in sé dei germi di conflitto in questo periodo pre-elettorale: «Esortiamo il governo a rispettare la legge sui partiti politici che vieta l’esistenza di un partito politico che voglia assumere il nome di un altro partito già esistente. Se lo permettesse, il governo contribuirebbe a creare il caos». Egli ha quindi chiesto al Ministro degli Interni di annullare tutte le disposizioni che possano condurre al riconoscimento di partiti e coalizioni che portino il nome di formazioni politiche già esistenti.[8]
3. UN CONTROLLO ESTERNO DEL REGISTRO ELETTORALE DA PARTE DELL’OIF
Il 6 maggio, un gruppo di esperti dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF) è arrivato a Kinshasa. Guidata dal Generale Siaka Sangare, la delegazione ha avuto un primo incontro di contatto con il comitato centrale della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI).
L’operazione di controllo esterno del registro elettorale da parte degli esperti dell’OIF durerà dal 7 al 25 maggio. Il 6 aprile, la CENI aveva pubblicato le statistiche generali del registro elettorale: 40.287.387 elettori su tutto il territorio nazionale. La CENI era arrivata a tale cifra dopo una prima operazione di verifica che aveva condotto all’eliminazione di 5.381.763 registrazioni doppie (o multiple) e di 902.290 registrazioni di minorenni.[9]
Il 7 maggio, in occasione di un primo incontro tra la CENI e gli esperti dell’OIF, per migliorare il livello di trasparenza dell’operazione di controllo esterno del registro elettorale, si è deciso di chiedere la partecipazione, come osservatori, anche di esperti designati dalla classe politica e dalla società civile. La Ceni ha quindi annunciato che sarà istituito un comitato ad hoc, composto da 7 rappresentanti della CENI, 5 esperti dell’OIF e 12 osservatori, di cui 3 della società civile, 3 della maggioranza presidenziale, 3 dell’opposizione e 3 della comunità internazionale.[10]
L’8 maggio, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) e l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) hanno trasmesso alla Commissione elettorale i nomi dei loro tre esperti che dovrebbero partecipare all’operazione di controllo esterno del registro elettorale come osservatori. Secondo Delly Sessanga, segretario generale di “Insieme per il cambiamento”, anche questa piattaforma invierà un suo delegato.[11]
Il 9 maggio, il comitato ad hoc per l’operazione di controllo esterno del registro elettorale si è riunito ufficialmente per la prima volta presso la sede della Commissione elettorale à Kinshasa.
Anche la Dinamica dell’Opposizione ha inviato il nome del suo delegato. Quindi, invece di tre, l’opposizione avrà 4 delegati.
Il generale Siaka Sangare, che guida la delegazione dell’OIF, si è detto soddisfatto dell’inclusività di questa commissione: «Siamo lieti di constatare la presenza di tutti: dell’opposizione, della maggioranza, della società civile e dei partner tecnici e finanziari, tra cui l’Unione Europea, l’Unione Africana, la SADC e la Monusco. Il carattere inclusivo è quindi rispettato e ne siamo orgogliosi». Alla fine, il Comitato ad hoc risulta composto da 33 membri, tra cui 7 della CENI, 7 della società civile, 5 dell’opposizione, 5 della maggioranza presidenziale, 4 dei partner esterni e 5 dell’OIF.[12]
Il coordinatore della Dinamica dell’Opposizione, Martin Fayulu, ha fatto notare che sarebbe necessario che questa missione di controllo esterno del registro elettorale potesse effettuare anche delle visite sul posto, per capire meglio le cause di alcune anomalie individuate nel registro elettorale. Una di esse è la differenza che esiste tra i dati pubblicati dalla CENI il 6 aprile e quelli che sono stati ripresi nella legge sulla ripartizione dei seggi in Parlamento.
Per esempio, la Provincia del Sankuru: secondo le statistiche del 6 aprile, essa aveva 1.257.011 elettori ma, secondo le cifre riportate nella legge sulla ripartizione dei seggi, essa ne ha solo
1.171. 011, con un decremento di 86.000 elettori. La Provincia del Tanganica: secondo le statistiche del 6 aprile, essa aveva 1.174.710 elettori ma, secondo le cifre riportate nella legge sulla ripartizione dei seggi, essa ne ha 1.177.448, con un incremento di 2.738 elettori. La Provincia di Tshopo: secondo le statistiche del 6 aprile, essa aveva 1.221.150 ma, secondo le cifre riportate nella legge sulla ripartizione dei seggi, essa ne ha 1.295.911, con un incremento di circa 75.000 elettori. Quindi: due seggi la Provincia del Sankuru ha perso due seggi, di cui uno è stato assegnata alla Provincia della Tshopo e, il secondo, alla Provincia del Tanganica.[13]
4. STRATEGIE PRE – ELETTORALI
a. Un’eventuale alleanza tra la maggioranza presidenziale e l’opposizione membro del governo
Il 12 maggio, nella sua residenza di Kingakati, il presidente Joseph Kabila ha incontrato i membri del Comitato politico della Maggioranza Presidenziale (MP) e i presidenti dei partiti membri di questa coalizione politica. Secondo fonti della MP, Joseph Kabila ha manifestato la sua intenzione di stringere un’alleanza con i membri dell’opposizione che partecipano al governo. Si tratterebbe di costruire una vasta coalizione, per avere meno avversari politici alle prossime elezioni.[14]
Il 14 maggio, un ministro del governo Tshibala ha confermato che l’opposizione che partecipa al governo Tshibala in seguito all’accordo di Capodanno (31 dicembre 2016) ha già concluso un accodo con la maggioranza presidenziale e ha annunciato l’imminente inizio di negoziati formali tra le due parti: «Il Capo dello Stato ha già ottenuto un accordo di massima da parte dei principali leader dell’opposizione membri del governo. I negoziati per finalizzare l’accordo inizieranno in breve tempo». Secondo alcune fonti, l’opposizione, partiti e coalizioni, non si fonderanno con la maggioranza presidenziale. Si tratterrebbe di un’alleanza tipo MP-Palu, in cui l’opposizione sarebbe semplicemente partner della maggioranza presidenziale e non suo membro. Queste fonti confermano che il partenariato consisterebbe nell’appoggiare il candidato della maggioranza presidenziale nelle prossime elezioni presidenziali. In caso di vittoria, i membri dell’opposizione che partecipa al governo saranno retribuiti in base al numero dei deputati che avranno dopo le elezioni legislative nazionali del mese di dicembre 2018.[15]
b. Le polemiche dichiarazioni su una possibile candidatura di Joseph Kabila alle prossime elezioni presidenziali
Il 15 maggio, di ritorno a Kindu da Kinshasa, il governatore del Maniema, Jérôme Bikenge, ha chiesto alla popolazione della sua provincia di votare per Joseph Kabila nelle prossime elezioni presidenziali: «Auspichiamo che la popolazione del Maniema scelga ancora Joseph Kabila Kabange. Ci siamo intesi? Abbiamo avanzato con i lavori. Abbiamo l’orientamento del Capo dello Stato, autorità morale della Maggioranza Presidenziale (MP). Crediamo in Joseph Kabila. E poiché crediamo in lui, voteremo al 100% per lui». Occorre qui ricordare che, nonostante queste dichiarazioni e secondo le disposizioni della Costituzione, Joseph Kabila non potrà ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale.[16]
In certi ambienti prossimi alla famiglia politica del presidente Joseph Kabila, si ritiene che egli abbia la possibilità di ricandidarsi nelle prossime elezioni. In una conferenza stampa, il giurista Jean Cyrus Mirindi aveva già affermato che «Joseph Kabila può ricandidarsi per un nuovo mandato presidenziale, perché il primo l’ha terminato nel 2016», precisando che, «nel 2011, la revisione dell’articolo 71 della costituzione e, quindi, anche della legge elettorale, ha influito su certe modalità relative al mandato presidenziale e il suo conteggio. Un nuovo sistema giuridico passato da due turni a uno solo e dalla maggioranza assoluta a una maggioranza relativa ha interrotto il conteggio dei mandati iniziato nel 2006».[17]
Il 16 maggio, in un suo comunicato, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) ha affermato che la maggioranza presidenziale ha già intrapreso una campagna elettorale a favore di un’eventuale candidatura di Joseph Kabila alle prossime elezioni presidenziali: «Il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) ) constata che la campagna elettorale della maggioranza presidenziale è già iniziata, appoggiando come candidato presidenziale l’attuale presidente uscente, in flagrante violazione della Costituzione, dell’Accordo del 31 dicembre 2016 e della legge elettorale». Il CLC si appella alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) e al Consiglio Superiore per l’Audiovisivo e la Comunicazione (CSAC), un organo di regolamentazione dei media.[18]
Il 17 maggio, il Governatore Jérôme Bikenge ha cercato di chiarire le sue controverse affermazioni, precisando che voleva semplicemente dire che sarà necessario votare per il candidato della maggioranza presidenziale scelto da Joseph Kabila: «Votare di nuovo per Kabila vuol dire votare per il candidato presentato dalla maggioranza presidenziale. Questo è quello che ho detto. Abbiamo votato Kabila ieri, lo voteremo oggi e anche domani. Nel momento in cui il presidente Kabila designerà qualcuno, faremo la sua volontà, perché è lui che incarna questa maggioranza. È questo che volevo dire».[19]
Il vice direttore dell’ufficio della presidenza della repubblica, Jean Pierre Kambila, ha smentito le voci sulla possibile candidatura di Joseph Kabila per le prossime elezioni presidenziali: «Non è vero. Si tratta di pura e semplice manovra di intossicazione». Secondo molte informazioni condivise sui social network, la maggioranza presidenziale intende presentare la candidatura di Joseph Kabila alla commissione elettorale e un ricorso alla Corte costituzionale che deciderà a favore del Capo dello Stato. Il portavoce della maggioranza presidenziale, André-Alain Atundu, ha smentito tali affermazioni.[20]
Stanley Mbayo Pelesa, presidente del Movimento degli Indipendenti Riformatori (MIR), partito membro della Maggioranza Presidenziale, ha dichiarato che il suo partito presenterà la candidatura di Joseph Kabila alle prossime elezioni presidenziali del 23 dicembre, nonostante il fatto che la Costituzione proibisca all’attuale presidente della Repubblica di candidarsi per un altro mandato.
Secondo Mbayo, il suo partito può presentare la candidatura del Presidente Kabila e senza violare la Costituzione: «Secondo la Costituzione, il Presidente della Repubblica è eletto per un mandato di cinque anni, rinnovabile una sola volta. Secondo la legge elettorale, il mandato appartiene ai partiti politici e, quando un eletto si dimette dal suo partito, egli perde il suo mandato … Nel 2006, Joseph Kabila aveva presentato la sua candidatura alle elezioni presidenziali come indipendente. Stessa cosa per il 2011. Quindi, nelle prossime elezioni, l’unico divieto cui Kabila sarebbe sottoposto sarebbe quello di ricandidarsi come indipendente». Stanley Mbayo ha conseguentemente dichiarato che, nelle prossime elezioni, il presidente Joseph Kabila potrebbe dunque candidarsi in nome di un partito politico e ha, perciò annunciato che il suo partito lo presenterà come candidato nelle prossime elezioni presidenziali.
Arrivato alla fine del suo secondo e ultimo mandato presidenziale il 20 dicembre 2016, il presidente Kabila non può più partecipare alle prossime elezioni presidenziali. Tuttavia, la mancanza di un’esplicita designazione del suo successore spinge l’opposizione congolese a sospettare che egli voglia ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale.[21]
Il 24 maggio, in una conferenza stampa a Kinshasa, il portavoce della Maggioranza Presidenziale (MP), André Alain Atundu, ha affermato che la MP non ha mai fatto dichiarazioni che possano mettere in discussione ciò che il Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, ha già detto sul suo futuro, rispetto alla durata e al numero del suo mandato presidenziale. André Alain Atundu ha ricordato che, «come l’aveva già detto davanti al Congresso, il Presidente della Repubblica rispetterà tutte le disposizioni della Costituzione». Alain Atundu ha preso atto anche della volontà, da parte del governo, di rispettare tutte le scadenze concordate con la Commissione elettorale a proposito dell’erogazione dei fondi necessari per finanziare le operazioni elettorali.[22]
A Kinshasa, dei simpatizzanti del partito di governo hanno affisso dei cartelloni con Kabila come “candidato” alle elezioni presidenziali del 23 dicembre prossimo, causando un vivace dibattito negli ambienti della società civile e dell’opposizione.
“Joseph Kabila nostro candidato”, recita un manifesto firmato dagli Amici di Mova Sakanyi (Amos – PPRD) e affisso lungo una strada molto frequentata del mercato Lalu, nel quartiere Binza Delvaux, nella zona ovest di Kinshasa. Un altro cartellone, collocato proprio accanto a quello del presidente Kabila, mostra il ministro dell’Interno Henri Mova Sakanyi che, con un microfono, lancia questo messaggio: “L’uomo giusto per la difficile situazione del Paese”.
A questo proposito, il presidente dell’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ), Georges Kapiamba, ha dichiarato: «Questi manifesti fanno parte di una pericolosa strategia politica condotta dal PPRD, al fine di preparare l’opinione pubblica ad accettare un terzo mandato del presidente Kabila», aggiungendo: «Condanniamo questo atteggiamento e facciamo appello al senso di responsabilità del Presidente Kabila, affinché ponga fine a queste manovre orchestrate dai suoi più stretti collaboratori».
Secondo Peter Kazadi, vice direttore del gabinetto del presidente dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), storico partito di opposizione, «questi manifesti dimostrano che Joseph Kabila sta manovrando per rimanere al potere. È molto pericoloso, non lo accetteremo mai».[23]
Di fronte alle numerose reazioni di protesta da parte della popolazione, il governatore della città di Kinshasa, André Kimbuta, ha chiesto a tutti i borgomastri di far ritirare i manifesti e i cartelloni contestati e di prendere i provvedimenti necessari per porre fine a tutto ciò che potrebbe far pensare a una pre campagna elettorale a favore dell’attuale presidente Joseph Kabila che, secondo le disposizioni costituzionali, non potrà candidarsi per un terzo mandato presidenziale.[24]
c. Il ritorno del dibattito su una transizione senza Kabila
Il 19 maggio, in occasione dell’uscita ufficiale del suo partito ufficialmente riconosciuto dal Ministero degli Interni, l’UDPS / Renovée, Valentin Mubake ha affermato che, «finché Kabila rimarrà al potere, non ci saranno mai elezioni». Egli ha insistito: «Elezioni con Kabila? Dobbiamo dimenticarle. È una bufala. Finché Kabila rimarrà al potere, non ci saranno mai elezioni. È per questo che sosteniamo l’approccio del cardinale Monsengwo e del Comitato Laico di Coordinamento (CLC). Dobbiamo cacciare Kabila per poter avere delle buone elezioni». Nella stessa occasione, Mubake ha annunciato la creazione della sua piattaforma denominata “Unione per il cambiamento”. L’obiettivo è di preparare le elezioni che dovrebbero svolgersi dopo il ritiro di Kabila dalla Presidenza della Repubblica. Nel frattempo, in attesa del congresso del suo UDPS, Mubake si è proclamato presidente ad interim del partito.[25]
Il 21 maggio, il Segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean Marc Kabund, ha invitato i suoi colleghi dell’opposizione e la popolazione a una “presa di coscienza”, in vista di una transizione senza Joseph Kabila alla guida del paese. Egli ha ribadito che, con Kabila al potere, le elezioni sarebbero necessariamente “truccate” a favore della sua famiglia politica: «Non si può permettere che un tiranno o un dittatore organizzi le elezioni, perché le organizzerà in modo tale da non perderle. Le organizzerà per rimanere al potere. Joseph Kabila è un presidente senza mandato e senza legittimità (…) c’è molta confusione sul registro elettorale e sulla macchina per votare. Kabila non ha alcuna intenzione di organizzare elezioni vere e credibili. Cercherà sempre dei sotterfugi per organizzare delle elezioni che assicurino la sua vittoria e quella della sua maggioranza. Permettere che Kabila organizzi le elezioni è pura ingenuità».
Per mettere in atto una transizione senza Joseph Kabila, Jean Marc Kabund ha proposto due opzioni: le dimissioni dell’attuale Capo dello Stato e l’applicazione dell’articolo 64/1 della Costituzione. Egli ha dichiarato di sperare da Joseph Kabila “una presa di coscienza” lasciando volontariamente il potere, per dare la priorità agli interessi del popolo: «Se oggi Kabila si rendesse conto che il Congo ha troppo sofferto durante i suoi due mandati e che questo paese vale più di ogni altra cosa, occorre anteporre gli interessi del popolo a quelli degli individui. Credo che la sua presa di coscienza aiuterebbe a trovare una via d’uscita, quella di mettersi da parte per permettere una transizione che consentirebbe di avere delle elezioni credibili». Nonostante la continua repressione delle manifestazioni organizzate contro la sua permanenza al potere, il numero due dell’UDPS ha affermato che le manifestazioni di piazza rimangono ancora una valida opzione per ottenere le dimissioni di Joseph Kabila: «È un tiranno, il popolo congolese avrà la responsabilità di costringerlo a lasciare il potere applicando l’articolo 64 della Costituzione, perché il popolo è sovrano».
Anche il Presidente di “Impegno Cittadino per lo Sviluppo” (ECIDE), Martin Fayulu, è tra quelli che appoggiano una transizione senza l’attuale capo dello stato, prima dello svolgimento delle elezioni previste, peraltro, nel mese di dicembre di quest’anno, secondo il calendario elettorale pubblicato dalla Commissione Elettorale.[26]
d. Il comunicato congiunto di Félix Tshisekedi e Moïse Katumbi
Il 25 maggio, in un comunicato congiunto firmato a New York, Felix Tshisekedi e Moïse Katumbi, rispettivamente presidenti dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) e della piattaforma “Insieme per il cambiamento”, hanno dichiarato: «Essendoci uniti in giugno 2016 per ottenere l’organizzazione di elezioni democratiche entro i tempi stabiliti dalla Costituzione, abbiamo istituito un ambito di consultazioni e di azioni comuni. I nostri esperti sono già al lavoro per elaborare un programma comune e designare, nel momento opportuno, un unico candidato per le prossime elezioni presidenziali». Nello stesso comunicato, i due esponenti dell’opposizione hanno chiesto a Joseph Kabila di «mettere fine a tutti i suoi tentativi di ricandidarsi, violando la costituzione, per un altro mandato». Si sono opposti all’utilizzazione della macchina per votare e hanno chiesto «la liberazione di Jean-Claude Muyambo, Eugène Diomi, Franck Diongo e tutti gli altri prigionieri politici; la cessazione di tutte le procedure giudiziarie avviate senza alcuna giustificazione contro Moïse Katumbi; il ritorno degli esiliati politici; il rispetto delle libertà che la costituzione garantisce ai cittadini e il rimpatrio delle spoglie di Etienne Tshisekedi».[27]
Il 26 maggio, il segretario generale di “Insieme per il cambiamento”, Jean Claude Vuemba, si è detto favorevole alla convergenza di opinioni tra Felix Tshisekedi e Moïse Katumbi su un’unica candidatura dell’opposizione per le prossime elezioni presidenziali. Jean Claude Vuemba si è detto disposto anche a sostenere la candidatura di Felix Tshisekedi, nel caso in cui Katumbi lo richiedesse.[28]
5. LA CONFERENZA EPISCOPALE NAZIONALE DELLA RD CONGO (CENCO)
a. Il rapporto della Commissione Giustizia e Pace
Il 15 maggio, la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) ha pubblicato un rapporto di osservazione elettorale e di monitoraggio delle manifestazioni di protesta che copre il periodo compreso da dicembre 2017 a marzo 2018. Questo rapporto presenta alcuni dati sul clima preelettorale, a 7 mesi dalle prossime elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali.
Secondo il rapporto, nel primo trimestre 2018 ci sono stati 15 morti, di cui 14 per armi da fuoco; 226 feriti, di cui 50 colpiti da proiettili; e 396 arresti da parte della polizia. Come se ciò non bastasse, la Commissione ha parlato anche di danneggiamento di oggetti liturgici, di violazione di luoghi di culto e di estorsione di denaro e beni di valore da parte di agenti della polizia. Alcuni atti di vandalismo sono stati commessi da manifestanti. Nell’ultima parte del rapporto, la Commissione Giustizia e Pace della CENCO ha formulato le seguenti raccomandazioni:
«Al governo e alle autorità pubbliche competenti:
- Garantire la sicurezza sull’insieme del Paese, per evitare un ulteriore rinvio delle elezioni previste per il 23 dicembre 2018;
- Rispettare la libertà di espressione e di manifestazione, un diritto garantito dalla Costituzione a favore di tutti i cittadini;
- prendere le misure adeguate per garantire la sicurezza durante le manifestazioni;
- astenersi dall’adottare misure che limitano la libertà di riunione e di manifestazioni;
- Istruire la Polizia Nazionale congolese al rispetto dei diritti umani prima, durante e dopo le manifestazioni, evitando l’uso sproporzionato della forza.
- Assicurare il buon funzionamento (o la creazione) dei tribunali amministrativi, delle Corti d’appello e dei tribunali di grande istanza nelle città e nei territori, in particolare nelle nuove province;
- Rafforzare le capacità del personale giudiziario incaricato dei contenziosi elettorali.
Alla Commissione elettorale:
- Pubblicare le misure di applicazione della legge elettorale, per renderle note agli elettori;
- Rinvigorire il tavolo di consultazione con i partiti politici e altre parti interessate, in vista di una maggiore trasparenza nell’organizzazione delle elezioni;
- rassicurare e tranquillizzare i cittadini sulla questione dell’introduzione della macchina per votare, sottomettendola a un controllo esterno da parte di esperti nazionali e internazionali;
- Continuare l’attuale ritmo di applicazione del calendario elettorale, finora rispettoso delle date e delle rispettive scadenze.
Ai partiti politici:
- Intensificare l’educazione civica e le attività di informazione dei loro membri sulle attuali questioni elettorali;
- Rispettare i requisiti della legge per quanto riguarda la loro registrazione presso il Ministero degli Interni e evitare qualsiasi tentativo di usurpare il logo e il nome di partiti terzi;
- Rispettare le scadenze del calendario elettorale, preparandosi per tempo all’operazione di presentazione delle candidature che inizierà il 24 giugno 2018;
- Rispettare la procedura amministrativa e la natura pacifica delle manifestazioni pubbliche.
Alle organizzazioni della società civile:
- Continuare e intensificare le attività di educazione civica e di informazione degli elettori sul calendario elettorale, sulla sua attuazione e sulle altre problematiche dell’attuale processo elettorale;
- Rispettare la procedura amministrativa e la natura pacifica delle manifestazioni pubbliche.
Al popolo congolese:
- Prestare particolare attenzione all’attuazione delle principali fasi del calendario elettorale, tra cui la convocazione dell’elettorato il 23 giugno 2018 e l’inizio dell’operazione di accettazione e trattamento delle candidature il 24 giugno 2018.
- Garantire il rispetto del carattere pacifico delle manifestazioni pubbliche».[29]
b. La conferenza stampa del segretario generale sul processo elettorale
Il 24 maggio, in una conferenza stampa sul processo elettorale, il segretario generale della CENCO, Don Donatien Nshole, ha lanciato un appello alla responsabilità:
«A un mese prima dell’inizio dell’operazione di presentazione e accettazione delle candidature per le elezioni dei deputati provinciali e a due mesi prima dell’inizio dell’operazione di presentazione delle candidature per le elezioni del Presidente della Repubblica e dei deputati nazionali, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) constata con soddisfazione il rispetto, finora, delle grandi tappe del calendario elettorale. Accoglie pure con favore le dichiarazioni della Commissione elettorale e del Governo che assicurano l’organizzazione delle tre elezioni (presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali) il 23 dicembre 2018. Nello stesso tempo però, la CENCO è molto preoccupata per l’inerzia constatata nell’attuazione di alcune disposizioni dell’accordo del 31 dicembre 2016, considerate come condizioni necessarie per una buona organizzazione di queste elezioni. Inoltre, la CENCO deplora le dichiarazioni di alcuni politici che ci allontanano dalla Costituzione e dall’Accordo di San Silvestro 2016, unica tabella di marcia per traghettare pacificamente il paese fuori dalla crisi.
Pertanto, nell’ambito della missione profetica della Chiesa, la CENCO ha incaricato il suo segretario generale di invitare gli uni e gli altri a un maggior senso di responsabilità, per non mancare a questo storico appuntamento, tanto benefico per il nostro Paese.
Pur riconoscendo alcuni sforzi fatti per rasserenare il clima politico, la CENCO rimane molto insoddisfatta finché quei casi emblematici esplicitamente individuati nell’accordo del 31 dicembre 2016 non siano presi in considerazione dai governanti. Essa ricorda che, per la stabilità del paese, è necessario organizzare delle elezioni credibili, trasparenti e inclusive.
Inoltre, la CENCO è preoccupata per la mancanza di rispetto della libertà di manifestazione. Questo diritto, garantito al popolo congolese dalla Costituzione, è diventato un dono che le autorità del paese danno a chi vogliono, quando vogliono e come vogliono. È una vergogna per un regime che afferma di essere democratico. Nella prospettiva di elezioni “credibili, inclusive e pacifiche”, una delle principali necessità è quella di revocare il decreto che vieta l’organizzazione di manifestazioni pubbliche, al fine di assicurare a tutte le parti interessate un clima favorevole per la preparazione delle elezioni.
La lista dei partiti e coalizioni politiche pubblicata sulla Gazzetta ufficiale l’11 maggio 2018, viola alcune disposizioni dell’accordo globale e inclusivo del Centro Inter-diocesano di Kinshasa, in particolare i paragrafi 4 e 9 del capitolo V, in cui le parti firmatarie interdicono al Ministro degli Interni di arbitrare i conflitti interni dei partiti politici, conflitti che rientrano nelle competenze dei tribunali di giustizia. Tali paragrafi chiedono inoltre che i partiti politici, oggetto di sdoppiamento, vengano ripristinati nella loro situazione precedente al loro sdoppiamento. A questo proposito, per pacificare i partiti e le coalizioni lese, si rende necessaria una correzione della lista.
Inoltre, la CENCO si rammarica del fatto che la decisione, introdotta nell’accordo di San Silvestro 2016, di nominare nuovi membri del CSAC, nel rispetto del principio di inclusione (IV.6), è finora rimasta lettera morta. Essa è anche preoccupata per la mancanza di un accesso equo ai media pubblici da parte di tutte le correnti politiche (cfr. Capitolo V.3).
La CENCO osserva che il fatto che l’opinione pubblica sia ancora divisa sull’introduzione della macchina per votare può impedire che le elezioni si svolgano in buone condizioni. Per questo motivo, essa auspica che il lavoro di certificazione di queste macchine, che dovrebbe essere fatto con l’appoggio della Gran Bretagna, possa concludersi entro la fine di luglio, in modo che, in caso di un’eventuale rinuncia all’uso di questa macchina, la Commissione elettorale possa avere il tempo necessario per stampare le schede elettorali, come peraltro previsto nel calendario elettorale (righe 38, 39 e 40).
La CENCO chiede alla Commissione elettorale e all’Assemblea nazionale dei deputati di assumere in tempo utile le rispettive responsabilità (tecniche o legislative) circa la registrazione dei Congolesi residenti all’estero, al fine di evitare che questo problema diventi un motivo per giustificare un ennesimo rinvio delle elezioni.
La CENCO deplora il fatto che il piano di erogazione dei fondi necessari per l’organizzazione delle elezioni non segua il ritmo concordato tra la Commissione elettorale e il Governo. Il popolo congolese ha preso atto della solenne dichiarazione, da parte di quest’ultimo, di disporre dei mezzi necessari per finanziare le elezioni da solo. Esso non dovrebbe quindi evocare ragioni finanziarie per giustificare un eventuale rinvio delle elezioni.
È triste constatare che aumentino le zone di insicurezza, soprattutto quando l’Accordo di San Silvestro 2016 raccomanda che le autorità prendano le misure necessarie per garantire la sicurezza su tutto il territorio nazionale. Questa situazione sta peggiorando con la recrudescenza del banditismo urbano. Non passa giorno senza terrificanti notizie di massacri e sequestri di persone in molte parti del paese. La CENCO invita dunque le autorità competenti ad uno slancio di patriottismo, per proteggere la popolazione e le infrastrutture e per ricostruire la fiducia nelle forze dell’ordine.
Ancor più grave è la serie di dichiarazioni fatte da alcuni esponenti della maggioranza presidenziale sulla possibilità di un altro mandato per l’attuale Presidente della Repubblica, ciò che rivela un grande disprezzo della nostra amata Costituzione e dell’Accordo di San Silvestro 2016, molto chiaro a questo riguardo. Tali dichiarazioni, motivate dagli interessi dei loro autori e non del Capo dello Stato che nulla guadagnerà dall’incendio del paese, dovrebbero essere scoraggiate da coloro che amano il Congo, perché esse possono facilmente portare a situazioni di violenza, dannose per la pace e la stabilità della RD Congo e dell’intera sottoregione».[30]
[1] Cf RFI, 06.05.’18
[2] Cf Radio Okapi, 06.05.’18
[3] Cf Radio Okapi, 07.05.’18; AFP – Mediacongo.net, 06.05.’18
[4] Cf Willy Akonda Lomanga – Actualité.cd, 05.05.’18
[5] Cf Radio Okapi, 07.05.’18
[6] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 12.05.’18
[7] Cf Radio Okapi, 14.05.’18
[8] Cf Radio Okapi, 15.05.’18
[9] Cf Radio Okapi, 07.05.’18
[10] Cf RFI, 08.05.’18
[11] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 08.05.’18; Actualité.cd, 08.05.’18
[12] Cf RFI, 10.05.’18; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 09.05.’18
[13] Cf 7sur7.cd, 09.05.’18
[14] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 12.05.’18
[15] Cf Zabulon Kafubu – 7sur7.cd, 15.05.’18
[16] Cf Actualité.cd, 17.05.’18
[17] Cf Politico.cd, 16.05.’18
[18] Cf Actualité.cd, 16.05.’18
[19] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 17.05.’18
[20] Cf Politico.cd, 17.05.’18
[21] Cf Politico.cd, 22.05.’18
[22] Cf Radio Okapi, 24.05.’18
[23] Cf VOA /MCN via mediacongo.net, 24.05.’18
[24] Cf RFI, 25.05.’18
[25] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 20.05.’18
[26] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 22.05.’18
[27] Cf Actualité.cd, 25.05.’18
[28] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 26.05.’18
[29] Cf Le Phare – Kinshasa, 16.05.’18 http://www.lephareonline.net/pistes-de-cenco-elections-apaisees/
[30] Cf http://cenco.org/point-de-presse-du-secretariat-general-de-la-cenco-sur-le-processus-electoral/