Congo Attualità n. 347

INDICE

EDITORIALE: PER UN’OPPOSIZIONE PIÙ VERA, FORTE ED EFFICACE

  1. UN’OPPOSIZIONE IN DIFFICOLTÀ
    1. Il Congresso dell’UDPS / ala Bruno Tshibala
    2. Un’Opposizione in ordine sparso
    3. Le roboanti dichiarazioni dell’Opposizione sul 1° gennaio 2018
    4. Cosa succede all’interno del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete?
  2. IL PROCESSO ELETTORALE
    1. Promulgazione della legge elettorale e della legge finanziaria per il 2018
    2. L’arrivo delle prime otto macchine per votare

 

EDITORIALE: PER UN’OPPOSIZIONE PIÙ VERA, FORTE ED EFFICACE

 

 

 

1. UN’OPPOSIZIONE IN DIFFICOLTÀ

 

a. Il Congresso dell’UDPS / ala Bruno Tshibala

 

Il 1° dicembre, a Kinshasa, l’UDPS / ala Bruno Tshibala a concluso il suo conclave dopo tre giorni di riflessione sul tema: “La normalizzazione della vita del partito, la riconciliazione e la rivitalizzazione dell’UDPS verso il congresso“. I partecipanti hanno raccomandato lo svolgimento del congresso entro 30 giorni, al fine di eleggere un nuovo presidente e, soprattutto, unificare il partito, rimpatriare il corpo di Etienne Tshisekedi per un suo degno funerale a Kinshasa e rivitalizzare la commissione elettorale del partito, in vista della vittoria dell’UDPS alle elezioni del 23 dicembre 2018. Secondo il portavoce dell’UDPS / ala Limete, Augustin Kabuya, Bruno Tshibala si era già auto-escluso dall’UDPS e quindi non ha né qualità né potere per parlare a nome del partito e di convocare il congresso. Questa prerogativa, secondo l’articolo 26 dello statuto del partito, appartiene al segretario generale. Egli consiglia quindi a Bruno Tshibala di creare il proprio partito politico, come hanno già fatto altri dissidenti dell’UDPS, tra cui Bruno Mavungu.[1]

 

Il 4 dicembre, il segretario generale dell’UDPS, Jean-Marc Kabund, ha comunicato a Emmanuel Ramazani Shadary, vice primo ministro e ministro dell’interno, che Bruno Tshibala e Valentin Mubake, la cui autoesclusione è stata constatata dal partito il 4 marzo e il 5 aprile 2017 rispettivamente, non sono più autorizzati a parlare e ad agire a nome del partito. Inoltre, gli ha ricordato che la sede dell’UDPS rimane al numero 2600, Boulevard Lumumba, quartiere residenziale del comune di Limete.[2]

 

Il 10 dicembre, a conclusione del congresso, Bruno Tshibala è stato eletto, per acclamazione, presidente dell’UDPS / ala Tshibala. Secondo il relatore del congresso, il nuovo presidente dell’UDPS avrà il compito di creare, il prima possibile, le altre strutture del partito. Alla chiusura del Congresso iniziato il 7 dicembre, Bruno Tshibala ha dichiarato: «Mi impegno ad andare, a piedi o in bicicletta, ad incontrare tutti i figli dell’UDPS, per riportarli a casa».

Tshibala si è anche impegnato a offrire a Etienne Tshisekedi, deceduto a Bruxelles in febbraio 2017, un funerale degno del suo rango. Ha chiesto a tutti gli attivisti dell’UDPS di sostenere il processo elettorale e le istituzioni della Repubblica. Secondo lui, non c’è altro schema al di fuori di quello delle elezioni. Pertanto ha incoraggiato l’UDPS a “mettersi in ordine di battaglia, per ottenere buoni risultati” nelle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali previste per il 23 dicembre 2018, evocando possibili alleanze con altri partiti. Alla fine, ha promesso di recuperare la sede della 10ª Via Limete, attualmente occupata dall’ala Felix Tshisekedi.[3]

 

Tuttavia, questa elezione di Bruno Tshibala a presidente dell’UDPS è stata immediatamente considerata come nulla dall’ala dell’UDPS guidata dal duo Jean-Marc Kabund e Felix Tshisekedi che, da parte sua, sta già preparando un suo congresso per sostituire Etienne Tshisekedi, deceduto in febbraio 2017. Questa elezione viola anche la Costituzione che vieta al capo dell’esecutivo di svolgere certe altre funzioni. In effetti, secondo l’articolo 97 cpv. 2, le funzioni del capo dell’esecutivo sono incompatibili con qualsiasi tipo di responsabilità all’interno di un partito politico: “Le funzioni di membro del governo sono incompatibili con l’esercizio di qualsiasi mandato elettivo, impiego pubblico (civile o militare) e attività professionale ad eccezione delle attività agricole, artigianali, culturali, educative e di ricerca. Sono incompatibili anche con qualsiasi responsabilità all’interno di un partito politico“.[4]

 

Il 14 dicembre, in un documento intitolato “DECISIONE N. 002 / PRES / UDPS / 14 / 12/2017”, Bruno Tshibala ha affidato la direzione del partito ad un vicepresidente nella persona di Tharcisse Loseke Nembalemba: «È nominato Vice Presidente del partito, il signor Tharcisse Loseke», si legge nel documento in cui si precisa che Bruno Tshibala assumerà il ruolo di autorità morale del partito: «Il presidente eletto dal congresso straordinario diventa l’autorità morale del partito, in conformità con l’articolo 97 comma 2 della Costituzione».

Tharcisse Loseke era stato sospeso dalle sue funzioni di segretario nazionale per le relazioni esterne dell’UDPS per “vagabondaggio politico”, dopo aver incontrato, il 29 novembre 2016, il primo ministro Samy Badibanga, senza esserne stato incaricato dal partito. L’UDPS lo aveva accusato anche di atti finanziari illeciti. Non avendo risposto alla richiesta di spiegazione che gli era stata rivolta, era stato espulso dal partito. In seguito, aveva ricoperto la carica di Vice Ministro delle Finanze nel governo Badibanga, prima di essere promosso Vice Presidente del ramo dissidente dell’UDPS.[5]

 

Il 15 dicembre, in un’intervista, il consigliere speciale e nipote del primo ministro Bruno Tshibala, Patrick Mutombo, ha confermato che l’ala dell’UDPS ora guidata da Tharcisse Loseke, sotto l’autorità morale di Bruno Tshibala, vuol ricuperare, “con le buone o con le cattive”, la sede nazionale dell’UDPS situata a Limete / 12ª Strada: «L’UDPS vuole recuperare la sua sede. È come un proprietario che vuole riavere la sua casa, perché è di sua proprietà. Allo stesso modo, l’UDPS vuole recuperare la sua proprietà. Si era acquistato quella sede con i soldi dei contributi dei membri e dei simpatizzanti dell’UDPS. Se oggi Etienne Tshisekedi non c’è più, ciò non vuol dire che dobbiamo lasciare questo edificio al figlio Félix Tshilombo. Oggi, tra i proprietari di questo edificio c’è il nome di Tshilombo. È intollerabile, inaccettabile. L’UDPS è il vero proprietario di questo posto, ne è l’erede. Lo recupereremo, con le buone o con le cattive».[6]

 

Il 17 dicembre, durante un seminario politico a Kinshasa, Félix Tshisekedi ha dichiarato che le parole di Bruno Tshibala e del suo entourage sulla sede del partito non sono che una manovra del potere per impedire all’UDPS di partecipare alle elezioni: «È una perdita di tempo e un tentativo di distogliere l’attenzione dal nostro vero problema, che è quello del 31 dicembre 2017. Bruno Tshibala non ha né peso né influenza per cambiare le cose nell’UDP. Chi sostituirà Etienne Tshisekedi non sarà certo uno che si lascia cadere i pantaloni davanti a Kabila. L’UDPS non è diviso. Vogliono approfittare di questa storia della sede del partito per portarci davanti alla giustizia, al fine di impedirci di partecipare alle elezioni».[7]

 

Il 20 dicembre, in un’intervista, il consulente legale dell’UDPS Tshisekedi, Peter Kazadi, ha accusato il gruppo dissidente di Bruno Tshibala, tra cui Ndinga, Loseke e Mukala, di voler far legalizzare, davanti al notaio del comune di Matete, dei falsi statuti del partito, al fine di recuperare la sede ubicata sulla 12ª strada Limete.

Secondo Peter Kazadi, «hanno creato tre posti di vicepresidenti, ciò che nel partito non esiste. Hanno sostituito la nostra convenzione democratica con un consiglio. Hanno cambiato molte cose. Si tratta di un altro partito politico che non ha nulla a che fare con l’UDPS ma che, nello stesso tempo, riprende gli emblemi e l’indirizzo stesso dell’UDPS, ciò a cui ci opponiamo con tutte le nostre forze. Per questo, abbiamo presentato un’opposizione giudiziaria a nome del segretario generale del partito. Anche i vice segretari generali hanno scritto una lettera al notaio, con copia per informazione al ministro dell’Interno, al ministro della Giustizia e al Governatore della città di Kinshasa, per informarli che Bruno Tshibala non aveva la facoltà di organizzare un congresso a nome dell’UDPS e di far legalizzare questi atti illegali. Anche se fosse ancora membro del partito, Tshibala non ha  il potere di convocare un congresso straordinario. Hanno convocato questo congresso non solo per eleggere il loro presunto presidente, ma anche per modificare gli statuti del partito. Tuttavia, i nostri attuali statuti prevedono che, nel caso di decesso del presidente del partito, si convochi un congresso straordinario con un solo punto all’ordine del giorno, quello della sostituzione del presidente deceduto, ciò che non hanno fatto. Quindi, sono nella più totale illegalità, tanto sulla forma quanto sul fondo … Se hanno bisogno di creare un loro partito, possono farlo, come Bruno Mavungu, che è uscito dall’UDPS e ha creato un suo nuovo partito. Se anche loro vogliono creare un nuovo partito, possono ben farlo, ma sotto una nuovo denominazione».[8]

 

Il 20 dicembre, in un’intervista, il vicepresidente dell’UDPS / Tshibala, Tharcisse Loseke, ha confermato di aver proceduto alla richiesta di legalizzazione, presso il notaio del comune di Matete, degli statuti modificati dal partito. Accusando Felix Tshisekedi e Jean Marc Kabund di aver venduto l’UDPS a Moïse Katumbi, Loseke ha affermato che la procedura di opposizione legale intrapresa dall’UDPS / Tshisekedi è destinata al fallimento e ha quindi proposto una procedura di  negoziazione tra le due parti.

Tharcisse Loseke si è così spiegato: «Siamo tutti membri dell’UDPS. Tutti abbiamo avuto Etienne Tshisekedi come presidente. Quindi nessuno può accusarci di essere al di fuori di questo UDPS. Abbiamo tenuto un congresso in cui abbiamo preso in considerazione gli statuti del partito nella forma in cui erano già stati modificati dalla commissione preparatoria istituita all’epoca del presidente Tshisekedi. Si tratta di quella bozza di statuto che sarebbe dovuta essere presentata al secondo congresso ordinario che avrebbe dovuto svolgersi nel 2015. È quel progetto di statuto già esistente che noi abbiamo approvato nel nostro congresso, per dotare il partito di nuove strutture e di una nuova direzione. Quindi non abbiamo falsificato nulla. È un documento legale quello che abbiamo usato e che abbiamo poi adottato all’unanimità e presentato al notaio per autenticazione. Abbiamo seguito una procedura normale. Dopo il congresso, siamo andati dal notaio prima di recarci al Ministero degli Interni. Si tratta di una procedura normale che non può essere bloccata da alcuna decisione giudiziaria. L’opposizione di Felix Tshisekedi e di Jean Marc Kabund è un’opposizione illegale. L’articolo 32 della legge 04002 sull’organizzazione e il funzionamento dei partiti politici stipula che, per quanto riguarda i loro conflitti interni, i partiti devono dapprima cercare una soluzione amichevole al loro interno, prima di ricorrere al tribunale. Pertanto, dobbiamo dapprima cercare una soluzione all’interno del nostro partito».[9]

 

Il 28 dicembre, in una conferenza stampa, Tharcisse Loseke, Presidente delegato dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) / ala Bruno Tshibala, ha annunciato la legalizzazione, presso il comune di Matete, degli “statuti aggiornati” del partito. Egli ha dunque affermato: «Siamo attualmente depositari di tutti gli atti legali e ufficiali che indicano che siamo UDPS / Tshisekedi. D’ora in poi ci sarà un solo UDPS / Tshisekedi. Quello che noi incarniamo. Ora ne abbiamo la legalità e la legittimità. D’ora in poi, siamo gli unici che possiamo parlare e agire in nome dell’Udps-Tshisekedi, Nessun altro potrà farlo».

Tharcisse Loseke ha invitato tutti i Congolesi a “non tergiversare e a puntare direttamente alle elezioni”: «Il calendario elettorale è già stato pubblicato e accettato dal popolo, dalla comunità internazionale e, in particolare, dalle Nazioni Unite. La legge elettorale è già stata promulgata. Pensiamo che sia tempo di andare alle elezioni, piuttosto che di continuare a procrastinarle».

A proposito del recupero della sede del partito ubicata nella 11ª strada Limete, il Presidente delegato dell’UDPS / ala Tshibala ha dichiarato che la cosa più importante è di continuare dapprima il processo di riconciliazione dei quadri dirigenti del partito. Nel frattempo, il partito installerà le nuove strutture in un luogo provvisorio.[10]

 

b. Un’Opposizione in ordine sparso

 

Il 9 dicembre, in un’intervista, il segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean-Marc Kabund, ha dichiarato che il suo partito presenterà un suo candidato per le prossime elezioni presidenziali. Egli ha spiegato che il Raggruppamento dell’Opposizione, di cui è membro anche Moïse Katumbi, candidato dichiarato alle stesse elezioni, non ha ancora discusso la questione di una candidatura unica dell’opposizione. Tuttavia, Jean-Marc Kabund non ha escluso del tutto tale ipotesi e ha lasciato intendere un possibile sostegno del suo movimento alla candidatura di  Moïse Katumbi: «Non posso dire se sosterremo una candidatura unica di Moïse Katumbi perché, come partito, anche l’UDPS avrebbe il diritto di presentare un suo candidato alla Presidenza della Repubblica».[11]

 

Il 13 dicembre, Kyungu wa Kumwanza ha dichiarato che il Raggruppamento dell’Opposizione nel Grande Katanga, di cui egli è coordinatore, ha preso atto della pubblicazione del calendario elettorale come proposto dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI): «Il Raggruppamento ha constatato che la comunità internazionale ha accettato la data del 23 dicembre 2018. Il problema è dunque stato risolto, dal momento in cui vi è almeno una data. Ne abbiamo preso atto. Avremmo voluto che fosse prima del 23 dicembre 2018, ma non possiamo continuare a bisticciare per la data, dato che ormai la data è conosciuta. Inoltre, la CENCO la considera addirittura “accettabile”». Per questo, Kyungu wa Kumwanza invita la comunità internazionale ad assicurare il monitoraggio del processo elettorale e respinge l’idea di una transizione senza Joseph Kabila: «Noi poniamo come condizione che il processo elettorale sia monitorato dalla comunità internazionale. Con questa condizione, una transizione senza Kabila non ha più alcun senso. Noi siamo per delle elezioni senza Kabila. C’è una sfumatura: Kabila non può più candidarsi per un terzo mandato presidenziale».[12]

 

Il 20 dicembre, nel corso di una riunione organizzata per i quadri dirigenti del suo partito e del Movimento di Liberazione del Congo (MLC) su un incontro svoltosi precedentemente a Bruxelles, il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe, ha annunciato che i leader dell’opposizione hanno deciso di “agire ormai insieme”. Secondo il presidente dell’UNC, l’incontro di Bruxelles, cui hanno partecipato Félix Tshisekedi, Moïse Katumbi, Mbusa Nyamwisi, Jean-Jacques Mbungani (MLC), Olivier Kamitatu e lui stesso, ha permesso di decidere una “unità d’azione” in vista della scadenza del 31 dicembre 2017: «Vogliamo unirci per un’effettiva unità d’azione. D’ora in poi rifletteremo e agiremo insieme, per mettere fine insieme alla dittatura». Secondo Vital Kamerhe, i leader dell’opposizione hanno deciso di abbandonare i litigi interni per lottare insieme contro l’avversario comune che è Kabila e la sua Maggioranza Presidenziale.[13]

 

Il 21 dicembre, in un’intervista, il segretario generale dell’UDPS, Jean-Marc Kabund, ha dichiarato di non appoggiare questa unità dell’opposizione sostenuta da certe personalità politiche: «È una vecchia e triste esperienza che non ha mai dato risultati. L’abbiamo sperimentato molte volte, a cominciare dalla Sacra Unione, ecc … Il popolo congolese oggi non ha bisogno di questa unità di facciata. Da parte mia, non posso e non voglio lasciarmi ingannare da nessuno, Non cadrò in alcuna trappola. So come funziona questa classe politica: alla vigilia di ogni importante appuntamento politico, le persone cercano solo di posizionarsi». Jean-Marc Kabund giustifica la sua posizione per il fatto che alcuni membri dell’opposizione propongono l’unità e, nello stesso tempo, non emettono sulla stessa lunghezza d’onda del Raggruppamento dell’Opposizione, specialmente riguardo all’idea di una transizione senza Kabila.[14]

 

Il 29 dicembre, indebolito dalla malattia, Gabriel Kyungu è stato costretto a cedere ad un altro membro la guida del Raggruppamento dell’opposizione / Grande Katanga. Ora sarà Christian Mwando che coordinerà tale piattaforma politica. Tuttavia, Gabriel Kyungu ha categoricamente affermato che non si tratta di dimissioni, ma piuttosto di un periodo di riposo. Da parte sua, Christian Mwando ha affermato che, data l’avanzata età di Gabriel Kyungu, egli non può assumere attualmente pesanti responsabilità e che, quindi, sarà lui ad assicurare l’interim.[15]

 

Il 13 gennaio, in una riunione con dei dirigenti e militanti del suo partito, il presidente dell’UDPS / Kibassa ha annunciato la sua adesione al calendario elettorale che prevede le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali il 23 dicembre 2018. Pur affermando che la macchina per votare è una macchina per truccare i risultati elettorali, Kibassa Maliba ha dichiarato che l’opposizione non può più rimanere fuori dal processo elettorale e ha spiegato che è importante che tutte le sue forze politiche possano unirsi e presentare i propri candidati a ciascun tipo di elezioni, per non lasciare campo libero alla maggioranza presidenziale che, secondo lui, potrebbe vincere tutte le elezioni e rimanere al potere, se l’opposizione rimarrà accampata sulle sue attuali posizioni.[16]

 

c. Le roboanti dichiarazioni dell’Opposizione sul 1° gennaio 2018

 

Il 29 dicembre, in un comunicato pubblicato a Kinshasa, la Dinamica dell’Opposizione ha affermato che «la mancata applicazione dell’Accordo del 31 dicembre 2016 firmato sotto l’egida dei Vescovi della CENCO, colloca in modo irreversibile il paese in nell’incertezza giuridica, perché il 1° gennaio 2018, tutte le istituzioni della Repubblica con mandato elettivo diventeranno totalmente illegittime, dato che il suddetto accordo che ha sostituito la Costituzione in questo periodo arriverà a termine il 31 dicembre, senza che sia stato previsto un meccanismo per la sua prolungazione». Secondo la Dinamica dell’Opposizione, di fronte alla mancanza di volontà di organizzare le elezioni, «Kabila deve semplicemente lasciare il potere, per consentire l’istituzione di una transizione senza di lui».[17]

 

Il 31 dicembre, il presidente del partito Impegno per la cittadinanza e lo sviluppo (Ecidé), Martin Fayulu, ha dichiarato che, a partire dal 1° gennaio 2018 tutte le istituzioni della RDC saranno prive di ogni legittimità e legalità, a causa della non applicazione dell’accordo di San Silvestro 2016. In un’intervista, Martin Fayulu ha affermato che il suddetto accordo aveva supplito alla violazione della Costituzione dovuta alla non organizzazione delle elezioni nel dicembre 2016. Inoltre, secondo lui, dopo l’anno di proroga previsto nell’accordo, nessuna istituzione con mandato elettivo potrà più pretendere di agire a nome del popolo congolese: «Il 31 dicembre, il popolo congolese ha dimostrato al mondo intero che non vuole più saperne di Joseph Kabila e che egli deve andarsene a casa. Nessuno riconoscerà più l’autorità di questo signore che non ha più alcuna base legale per rimanere oggi alla guida del Paese. L’accordo aveva dato un anno di tempo per organizzare le elezioni, anche se il secondo e ultimo mandato presidenziale di Kabila era arrivato a termine il 19 dicembre 2016. È stato l’accordo che ha supplito alla violazione  della costituzione causata dalla mancata organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali. Questo accordo è finito. Quindi, da domani lunedì 1° gennaio 2018, la Presidenza della Repubblica e il Parlamento saranno delle istituzioni illegittime».[18]

 

Il 1° gennaio, in una conferenza stampa a Kinshasa, il presidente del Raggruppamento dell’Opposizione, Felix Tshisekedi, ha dichiarato che il Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, non può più parlare né agire in nome del Paese, sia all’interno che all’esterno del territorio nazionale. Egli ha così riaffermato la posizione del Raggruppamento su una transizione senza il presidente Kabila: «Secondo il Raggruppamento dell’Opposizione, dato che le elezioni non sono state organizzate, come prevedeva l’accordo del 31 dicembre 2016, Joseph Kabila e ogni istituzione a mandato elettivo hanno perso ogni legalità e legittimità. Di conseguenza, Joseph Kabila non può più parlare né agire in nome della RD Congo, sia all’interno che all’esterno del Paese». Félix Tshisekedi ha chiesto al popolo congolese e alla comunità internazionale di non riconoscere più Joseph Kabila come presidente della Repubblica Democratica del Congo.
Egli ha anche annunciato che, in seguito alla scadenza del periodo transitorio concordato secondo l’accordo di San Silvestro 2016, il Raggruppamento dell’Opposizione non avviserà più le autorità amministrative sulle sue prossime manifestazioni: «Essendo il diritto di organizzare delle manifestazioni riconosciuto dalla Costituzione, il Raggruppamento non si sente obbligato ad informare alcuna autorità sulle sue prossime manifestazioni».[19]

 

Il 9 gennaio, nel suo rapporto al Consiglio di Sicurezza, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, si è detto preoccupato per il fatto che alcuni membri dell’opposizione si stiano opponendo all’attuale processo elettorale e ha chiesto loro di partecipare alla risoluzione della crisi politica, conformemente all’accordo del 31 dicembre 2016: «Sono preoccupato nel constatare che importanti personalità politiche dell’opposizione continuino ad escludere qualsiasi loro partecipazione al processo elettorale. Se vogliono continuare ad essere i portavoce di coloro che dicono di rappresentare, essi devono partecipare alla risoluzione della crisi. Li invito quindi a ravvivare lo spirito di dialogo e di compromesso che ha portato alla firma dell’accordo del 31 dicembre 2016. È giunto il momento di rispondere positivamente all’appello del loro popolo che non fa altro che chiedere  elezioni pacifiche, libere, giuste e credibili».

A questo proposito, si potrebbe ricordare che, durante il programma Top Top di Radio Top Congo, Jean-Marc Kabund, segretario generale dell’UDPS, aveva escluso qualsiasi partecipazione del suo partito alle elezioni, finché Joseph Kabila fosse Presidente della Repubblica e Corneille Nangaa, presidente della Commissione elettorale: «Crediamo in una transizione senza Kabila e in delle elezioni senza Kabila. Noi non chiediamo alla popolazione di credere nelle elezioni. Gli chiediamo semplicemente di credere a una transizione senza Kabila. Cosa succederà dopo il 31 dicembre 2017? Non spetta a me rispondere a questa domanda. Siamo abbastanza maturi per prendere in mano la situazione e organizzarci secondo le necessità del momento».[20]

 

d. Cosa succede all’interno del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete?

 

Nei primi giorni di gennaio si erano diffuse delle voci su alcune divergenze all’interno del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete. Alcuni media avevano persino parlato di una possibile creazione di una nuova piattaforma politica da parte dell’ex governatore del Katanga.

In un comunicato da firmato insieme, i due più importanti leader dell’opposizione congolese, Félix Tshisekedi e Moïse Katumbi, hanno categoricamente smentito tali informazioni, qualificandole di voci “infondate” e “false”: «Chiediamo al popolo congolese di non prestare ascolto a tali voci e, soprattutto, di non dare alcuna importanza a una tale campagna di diffamazione e di calunnia, orchestrata da alcune personalità membri di un potere decadente e il cui unico scopo è quello di dividere la leadership dell’opposizione e di seminare la discordia tra le due principali personalità politiche prese di mira. La divisione all’interno del Raggruppamento dell’Opposizione non ha alcun fondamento, perché le cause che difendiamo trascendono le nostre singole personalità».

In un contesto del post 31 dicembre segnato dalla repressione della marcia dei cristiani cattolici, i due leader dell’opposizione non hanno perso l’opportunità di prendere di mira il regime di Joseph Kabila definendolo come una “dittatura decadente e illegittima”.

Secondo il comunicato, consapevoli della strategia di divisione dell’opposizione intrapresa dalla maggioranza, «Felix Tshisekedi e Moïse Katumbi perseguono instancabilmente la stessa battaglia, quella dell’istituzione di uno Stato di diritto nella RD Congo».[21]

 

Il 9 gennaio, il Gruppo dei 7 (G7), i sette partiti politici che sostengono la candidatura di Moïse Katumbi come prossimo Presidente della Repubblica, ha inviato una lettera a Felix Tshisekedi, presidente del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete, per chiedergli di convocare una riunione, al fine di adottare strategie comuni circa una “transizione senza Kabila”.

Secondo il documento firmato da Pierre Lumbi, presidente del G7, si dovrà concordare anche la modalità della comunicazione per preservare “l’unità e l’efficacia” del Raggruppamento.

Secondo la lettera del G7, «in questo momento molto importante nella nostra lotta comune per la Democrazia e lo Stato di diritto nel nostro paese, è fondamentale armonizzare i nostri punti di vista sulle principali questioni, tra cui la strategia della comunicazione, per poter rafforzare la nostra unità e l’efficacia della nostra azione. In questo caso, il G7 ritiene che sia conveniente avere la stessa comprensione sulla sorte dell’accordo politico globale e inclusivo del 31 dicembre 2016 e sui modi e mezzi per raggiungere l’obiettivo strategico della transizione senza Kabila. Dovremmo concordare gli aspetti del linguaggio da adottare a questo proposito».[22]

 

La lettera del G7 ha fatto emergere le differenze che esistono all’interno del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete.

– Da un lato, c’è Felix Tshisekedi, leader dell’UDPS e presidente del Raggruppamento e Martin Fayulu. Entrambi continuano ad esigere una “transizione senza Kabila”, poiché sarebbe “assurdo” fidarsi ancora di un presidente che, secondo loro, “non ha mai rispettato gli impegni presi”.

– Dall’altro, c’è il G7, più vicino alla posizione del Comitato Laico di Coordinazione e delle cancellerie occidentali. Secondo Pierre Lumbi, presidente del G7, rivendicare una “transizione senza Kabila” non è solo “irrealistico”, ma equivarrebbe a squalificare l’accordo di San Silvestro 2016. Secondo il G7, ciò che invece bisognerebbe fare è aumentare la pressione per l’attuazione di questo accordo, non solo perché prevede il ritorno dall’esilio di Moïse Katumbi, candidato del G7 alle prossime elezioni presidenziali, ma soprattutto perché esso rimane l’unica via realista che possa condurre ad elezioni credibili e, quindi, alla partenza del Presidente Kabila. Si tratta di questioni che dovranno essere discusse in una riunione tra tutte le componenti del Raggruppamento.[23]

 

Nei giorni scorsi, si erano diffuse alcune voci su un certo malessere tra l’UDPS e il G7. Vi aveva contribuito anche il flop della manifestazione del 19 dicembre 2017. Le divergenze all’interno della principale piattaforma di opposizione sono state ultimamente confermate.

«È necessario passare ad una rapida valutazione», ha affermato un dirigente del Raggruppamento, sorpreso per le uscite mediatiche poco felici di Félix Tshisekedi, presidente del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete, dopo i ripetuti fallimenti delle manifestazioni di piazza.
A volte, Felix Tshisekedi parla di “mancanza di coordinamento”, altre volte di “errori di strategia”.

Alcuni membri del Raggruppamento considerano questo atteggiamento del loro presidente come una specie di dilettantismo politico.

Per ora, è difficile sapere cosa il G/7 di Pierre Lumbi stia pensando di fare. Nel prossimo incontro sugli “elementi essenziali della strategia dell’opposizione” verrà affrontata la questione relativa al mantenimento o meno di  Joseph Kabila come Capo dello Stato dopo il 31 dicembre 2017? Tale data è già passata e lui è ancora Presidente della Repubblica. A questo proposito, le diverse componenti del Raggruppamento avranno indubbiamente molte cose da dirsi.[24]

 

 

2. IL PROCESSO ELETTORALE

 

a. Promulgazione della legge elettorale e della legge finanziaria per il 2018

 

Il 24 dicembre, a Lubumbashi (Haut-Katanga), il presidente della Repubblica, Joseph Kabila, ha promulgato la nuova legge elettorale e la legge finanziaria per l’anno 2018.

Per quanto riguarda la legge elettorale, tre punti hanno diviso tra loro i deputati nazionali e i senatori: la soglia di eleggibilità (sbarramento), la macchina per votare e la cauzione da pagare da parte dei candidati. Dopo dibattito a livello delle due camere, l’Assemblea nazionale e il Senato hanno approvato il testo in modo diverso. I deputati nazionali hanno approvato una soglia di eleggibilità all’1% a livello nazionale, a differenza dei senatori che hanno votato per uno sbarramento dell’1% a livello delle circoscrizioni elettorali. La cauzione da pagare da parte di ogni candidato alle elezioni legislative nazionali è di 1.000 $. Il documento finale non fa alcun accenno alla questione della macchina per votare. Di fronte alle divergenze esistenti, è la versione dell’Assemblea nazionale che è prevalsa, in conformità con l’articolo 135 della Costituzione.
Per quanto riguarda la legge finanziaria per il 2018, il budget approvato si aggira sui circa cinque miliardi di dollari.[25]

 

La rivista Jeune Afrique ha avuto accesso al budget dettagliato, ma ancora “confidenziale” previsto per le operazioni elettorali e rivela alcune cifre legate ad ogni spesa relativa all’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali annunciate per il 23 dicembre 2018. Elaborato dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni), questo documento è stato presentato, all’inizio di dicembre, al governo congolese e ai partner internazionali. Ma in quell’occasione, sono stati resi pubblici solo i costi complessivi dell’organizzazione di queste tre elezioni: 432.642.693 dollari, cioè circa 365 milioni di euro.

Il documento rivela che il costo di ogni singola “macchina per votare” è di 1.500 $! Considerato che ne occorreranno 105.149 esemplari, il loro costo totale arriva a ben 157.723.500 $. A ciò vanno aggiunte tutte le spese relative agli accessori necessari per il corretto funzionamento della macchina (pannelli solari, kit Vsat, …) e agli stipendi dei tecnici e degli informatici.

Oltre alle macchine per votare, sono previsti 2,6 milioni di $ per stoffe varie, 400.000 $ per magliette, 350.000 $ per giacche, 100.000 per berretti, 75.000 $ per ombrelli e 50.000 $ per portachiavi, 75.000 per bandiere. Tutto etichettato “Ceni”, ovviamente.

Inoltre, nulla è stato dimenticato: dalla formazione dei giornalisti ai pacchetti crediti GSM per i responsabili dei centri elettorali, dai pranzi di lavoro con i media agli spot previsti nell’ambito dell’educazione civica, della sensibilizzazione e della comunicazione, dagli stipendi normali a quelli straordinari e festivi, dall’acquisto delle SIM Thuraya ai veicoli, dai carburanti agli affitti di locali, …

Da parte sua, nella legge finanziaria del 2018, il governo congolese ha stanziato 912,2 miliardi di franchi congolesi (circa 500 milioni di dollari) per le future operazioni elettorali ma, da solo, sarà in grado di finanziare le tre elezioni previste nel 2018? Molti osservatori ne dubitano. [26]

 

Il 31 dicembre, nel suo messaggio di fine anno, il presidente Joseph Kabila ha ricordato il carattere irreversibile del processo elettorale e ha invitato il popolo congolese nel suo insieme ad aderirvi. Nel suo messaggio preregistrato, il Capo dello Stato ha riaffermato che l’attuazione dell’accordo di San Silvestro 2016 è già in corso, incluso con la formazione, da marzo 2017, di un governo di unione nazionale con l’installazione del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo (CNSA). Il presidente congolese ha anche reso omaggio alla Commissione elettorale per il grande lavoro svolto per l’operazione di revisione del registro elettorale: «L’anno 2017 è stato quello dell’attuazione del consenso politico ottenuto al termine dell’accordo del 31 dicembre 2016 per organizzare un nuovo ciclo elettorale. Oltre alla formazione, nel mese di marzo 2017, di un governo di unità nazionale e alla successiva istituzione del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo e del processo elettorale (CNSA), vorrei ricordare il lavoro titanico svolto dalla Commissione elettorale in vista della revisione del registro elettorale. Dopo l’approvazione e la promulgazione della legge elettorale, la Commissione elettorale potrà finalmente passare, secondo il calendario elettorale da essa pubblicato, alle seguenti tappe della finalizzazione delle liste degli elettori, del calcolo della ripartizione dei seggi in Parlamento e della convocazione delle elezioni, tappe che porteranno irreversibile verso l’organizzazione delle elezioni».

Joseph Kabila ha ricordato che il processo elettorale è un’operazione di sovranità nazionale ed è totalmente finanziato dal governo congolese. Egli chiede quindi al popolo congolese di rimanere vigile per bloccare la strada a tutti quelli che vogliono portare il paese sulla via della violenza: «Dato che il processo elettorale è un evento di sovranità nazionale e che il suo finanziamento è totalmente assunto dal governo della Repubblica, vi chiedo di aderirvi e di assumere, attraverso questo atto, la responsabilità di esercitare il vostro diritto all’autodeterminazione. A tal fine, faccio appello alla vigilanza da parte di tutti e all’impegno di ciascuno per bloccare la strada a tutti quelli che, avendo usato il pretesto delle elezioni negli ultimi anni senza crederci davvero, sarebbero oggi tentati di ricorrere alla violenza, per interrompere il processo democratico in corso e portare il paese verso l’incognito».[27]

 

Il 1° gennaio, reagendo al messaggio del presidente Joseph Kabila, il vicepresidente e portavoce del G7, Christophe Lutundula, ha affermato che non vi è alcuna garanzia che le elezioni si svolgano davvero. Esprimendo il suo scetticismo e sostenendo che nel discorso del presidente Kabila non c’è nulla di nuovo, Christophe Lutundula ha affermato che «Joseph Kabila ha evitato di affrontare le questioni cruciali legate all’organizzazione delle elezioni, in particolare la riforma della Commissione elettorale, le misure di rasserenamento del clima politico e il finanziamento delle operazioni elettorali». Egli ha detto che si tratta delle stesse frasi stereotipate che Kabila ripete ogni anno con tono beffardo e di sfida: «Affinché possiamo essere sicuri che le elezioni ci saranno davvero, il presidente Kabila deve dapprima chiarire la sua posizione circa il rispetto della Costituzione, assicurare poi l’applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico come concordato e fare in modo che il Governo presenti un piano preciso e dettagliato per l’erogazione dei fondi necessari alla Commissione elettorale, circa 72 milioni di dollari al mese. Christophe Lutundula ha infine invitato tutti a lavorare per «la credibilità della Commissione elettorale che, attualmente, non gode della fiducia né dei Congolesi, né dei partner internazionali».[28]

 

b. L’arrivo delle prime otto macchine per votare

 

Il 30 dicembre, in un incontro con alcuni giornalisti a Kinshasa, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nangaa, si è detto soddisfatto della promulgazione della legge elettorale che ha convalidato l’uso della macchina per votare nelle prossime elezioni: «La legge elettorale è stata adottata. Esprimeremo il nostro voto con la macchina per votare. Attualmente abbiamo una sola macchina per votare. Le prime otto macchine arriveranno a Kinshasa l’8 gennaio. Entro la fine di gennaio avremo circa 250 altre macchine. Prima di giugno, ce ne saranno già un migliaio. Prima del 23 dicembre, oltre l’80% della popolazione avrà sperimentato l’uso di questa macchina per votare».[29]

 

Il 9 gennaio, è arrivato all’aeroporto internazionale di N’djili (Kinshasa) il primo lotto di otto kit di macchine per votare. Secondo un comunicato della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), «questo primo lotto di macchine per votare è stato previsto per le attività di  sensibilizzazione e di educazione civica e elettorale della popolazione». In tale occasione, il relatore della CENI, Jean-Pierre Kalamba, ha affermato che ormai «il processo elettorale è irreversibile», aggiungendo che «la CENI sta lavorando intensamente per mantenere le sue promesse: organizzare le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali il 23 dicembre 2018, come previsto nel calendario elettorale pubblicato il 5 novembre 2017». Egli ha dunque invitato tutta la popolazione congolese a prepararsi per le elezioni nei prossimi mesi.

«Già questo primo lotto di macchine per votare è stato preparato tenendo conto di tutte le preoccupazioni precedentemente sollevate dalle varie parti implicate durante la fase sperimentale di questo importante strumento di voto», ha affermato Jean-Pierre Kalamba, secondo cui, l’uso di questa macchina offre diversi vantaggi, tra cui la riduzione del tempo di voto e del periodo di attesa dei risultati elettorali, del rischio di brogli elettorali e del costo complessivo delle elezioni.
Il relatore della CENI ha confermato, per i prossimi giorni, l’inizio effettivo di un’immensa campagna di sensibilizzazione della popolazione sui vantaggi e sull’uso di questa macchina per votare.[30]

 

Le “macchine per votare” dovrebbero servire, almeno in teoria, per stampare i voti espressi nelle tre elezioni previste per il 23 dicembre 2018, per compilare i risultati in ogni seggio elettorale e, soprattutto, per risparmiare denaro. Eppure queste macchine suscitano molti dubbi in seno all’opposizione, la società civile e, persino, i principali partner stranieri.

Da parte sua, la commissione elettorale conferma che ci sarà una sola macchina per ogni seggio elettorale. Se si pensa che si voterà dalle 6:00 alle 20:00 di un solo giorno e se si  prende il tasso medio di partecipazione delle ultime elezioni, ciò significa che ogni elettore avrà al massimo da 1 a 2 minuti al massimo per esprimere tre voti (presidenziale, legislative nazionali e legislative provinciali) su una macchina che, fino ad oggi, nessuno sa come usare. Quindi, c’è il rischio che l’elettore debba far ricorso a una terza persona che possa aiutarlo. In tal modo, la segretezza del voto è seriamente minacciata, tanto più che non sono previste cabine elettorali.

Inoltre, nel caso in cui queste macchine subissero un guasto, quale sarebbe l’alternativa?, si chiedono alcuni osservatori, ricordando che per le elezioni in Costa d’Avorio e Nigeria, un terzo circa delle macchine utilizzate per l’identificazione degli elettori aveva subito dei danni. La commissione elettorale taglia rapidamente corto, assicurando che si è previsto uno stock di macchine supplementari per sostituire quelle danneggiate, in breve tempo anche nei posti più remoti dell’interno. Secondo un diplomatico occidentale, «la decisione di utilizzare, per la prima volta e in un solo giorno di votazione, più di 100.000 macchine per votare, senza test previo, senza studi di fattibilità, senza consulenza legale, senza consenso nazionale potrebbe minare le elezioni più importanti della storia del Congo».[31]

[1] Cf Radio Okapi, 02.12.’17

[2] Cf Actualité.cd, 11.12.’17

[3] Cf Radio Okapi, 10.12.’17; Actualité.cd, 10.12.’17; AFP – VOA – Mediacongo.net, 11.’12.’17; Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 11.12.’17

[4] Cf Politico.cd, 14.12.’17

[5] Cf Jacques Kini – Actualité.cd, 15.12.’17

[6] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 15.12.’17

[7] Cf Actualité.cd, 17.12.’17

[8] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 20.12.’17

[9] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 21.12.’17

[10] Cf Radio Okapi, 29.12.’17; Alphonse Muderwa – 7sur7.cd, 28.12.’17

[11] Cf Politico.cd, 09.12.’17

[12] Cf Radio Okapi, 14.12.’17

[13] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 21.12.’17

[14] Cf Jeff Kaleb Hobiang7sur7.cd, 22.12.’17

[15] Cf Grevisse Tekilazaya – Cas-info.cd, 29.12.’17

[16] Cf Jeff Kaleb – 7sur7.cd, 13.01.’18

[17] Cf Dieumerci Matondo – Cas.info.ca, 29.12.’17

[18] Cf Actualité.cd, 01.01.’18

[19] Cf Radio Okapi, 02.01.’18

[20] Cf Actualité.cd, 10.01.’18

[21] Cf Cas-info / via mediacongo.net, 06.01.’18

[22] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 09.01.’18  https://actualite.cd/2018/01/09/g7-suggere-reunion-rassop-harmoniser-vues-lobjectif-dune-transition-kabila/

Mediacongo.net, 10.01.’18  http://www.mediacongo.net/article-actualite-34175.html

[23] Cf RFI, 11.01.’18

[24] Cf Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 10.01.’18 ; Mediacongo.net, 10.01.’18

[25] Cf Radio Okapi, 26.12.’17

[26] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 21.12.’17  http://www.jeuneafrique.com/504312/politique/exclusif-machines-a-voter-parapluies-vehicules-les-details-du-budget-electoral-en-rdc/

[27] Cf Actualité.cd, 01.01.18

[28] Cf Radio Okapi, 01.01.’18

[29] Cf Actualité.cd, 30.12.’17

[30] Cf Radio Okapi, 09.01.’18

[31] Cf RFI, 25.12.’17