Congo Attualità n. 344

INDICE

EDITORIALE: LEGGE ELETTORALE → UNA CONTROVERSA RIFORMA

  1. IN PARLAMENTO
    1. Approvazione della legge elettorale
    2. Approvazione della legge finanziaria per il 2018
    3. Approvazione della legge sul Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo (CNSA)
  2. LE MANIFESTAZIONI DEL 30 NOVEMBRE
    1. Prima della manifestazioni
    2. Un’ennesima manifestazione di piazza trasformata in giornata “città morte”
    3. L’annuncio di una prossima manifestazione prevista per il 19 dicembre
  3. UNA DICHIARAZIONE DELL’UNIONE EUROPEA

 

EDITORIALE: LEGGE ELETTORALE → UNA CONTROVERSA RIFORMA

 

 

 

 

1. IN PARLAMENTO

 

a. Approvazione della legge elettorale

 

Il 4 dicembre, l’Assemblea Nazionale ha approvato il progetto di revisione della legge elettorale, ma senza un vero consenso tra i deputati dell’opposizione e quelli della maggioranza. I principali temi di disaccordo sono tre: la soglia di rappresentatività (sbarramento), la cauzione e la macchina per votare (voto semielettronico). Il testo adottato è stato trasmesso al Senato per una seconda lettura.[1]

 

Il 12 dicembre, il Senato ha dichiarato ricevibile il progetto di revisione della legge elettorale, già adottato dall’Assemblea nazionale.[2]

 

Il 12 dicembre, nella sua replica in Senato, il vice primo ministro e ministro degli Interni, Ramazani Shadary, ha assicurato che il progetto di legge elettorale inviato dal Governo all’Assemblea nazionale dei deputati non prevedeva alcuna soglia di rappresentatività a livello nazionale. Egli ha ricordato che la commissione governativa aveva deciso una soglia di sbarramento del 3% ma a livello di circoscrizione elettorale e non a livello nazionale: «È l’Assemblea nazionale che ha deciso diversamente, stabilendo la soglia dell’1% a livello nazionale per le legislative nazionali, del 3% per le legislative provinciali e del 10% per le elezioni locali e municipali». Per quanto riguarda la cauzione che ogni candidato deve pagare, Ramazani Shadari ha affermato che il governo aveva proposto un importo che l’Assemblea nazionale ha poi rivisto al rialzo. Secondo il vice primo ministro Shadary, il governo aveva proposto la somma di 500.000 FC per ogni seggio ambito e i deputati nazionali hanno alzato tale quota a 1.600.000 FC.[3]

 

Il 12 dicembre, dopo la replica del Vice Primo Ministro dell’Interno, il presidente del Senato, Léon Kengo wa Dondo, ha inviato alla commissione Politica, Amministrativa e Giuridica (PAJ) il testo del progetto di revisione della legge elettorale, senza però averlo sottoposto al voto della plenaria. Il presidente del Senato non ha chiesto ai senatori se il testo sia stato dichiarato ammissibile o meno.

Egli ha semplicemente dichiarato chiuso il dibattito e ha inviato il testo alla commissione PAJ, dandole due giorni per completare il lavoro di stesura definitivo. Secondo un senatore, che ha chiesto l’anonimato, è la plenaria che dovrebbe pronunciarsi sull’invio della legge alla commissione, ma «in questo caso, è il presidente del comitato di presidenza che ha immediatamente inviato la legge alla commissione PAJ».[4]

 

Il 14 dicembre, il presidente del Senato Léon Kengo wa Dondo ha affermato che l’introduzione della soglia di eleggibilità nella legge elettorale è una riforma importante che dovrebbe “ottenere un consenso politico prima di essere approvata”. Egli ha quindi proposto che tale soglia di eleggibilità sia rinviata al prossimo ciclo elettorale o che sia ridotta ad una percentuale ragionevole e che sia applicata a livello di circoscrizione elettorale. A proposito della cauzione che ogni candidato deve pagare, il presidente del Senato ha proposto che essa sia “progressiva”.[5]

 

Il 15 dicembre, il Senato ha approvato la legge elettorale ma in termini diversi da quelli dell’Assemblea nazionale dei deputati. Sui 108 membri del Senato, 77 hanno partecipato al voto: 61 senatori hanno votato a favore di questo testo, altri 11 – tutti dell’opposizione – hanno votato contro e 5 si sono astenuti.

A differenza dell’Assemblea nazionale, che aveva optato per una soglia di eleggibilità dell’1% a livello nazionale, il Senato l’ha portata a livello di circoscrizione elettorale, sempre mantenendola all’1%. Secondo la versione del Senato, per avere un seggio all’Assemblea nazionale, non è più necessario che un partito politico ottenga almeno 400.000 voti su 40 milioni di votanti a livello nazionale. Basterà che ottenga solo 10.000 voti su 1 milione di votanti di una determinata circoscrizione elettorale. I senatori dell’opposizione hanno protestato contro il mantenimento di questa soglia di eleggibilità, anche se rapportata alla circoscrizione elettorale.

Tuttavia, per quanto riguarda la cauzione da versare da parte dei candidati, il Senato ha mantenuto la quota di 1.000 dollari per seggio, come deciso dalla camera dei deputati, ma sarà progressiva.

Questa decisione non ha affatto soddisfatto i senatori dell’opposizione.

I senatori non si sono pronunciati sulla macchina per votare, dal momento che tale questione era stata soppressa dal testo della legge proveniente dall’Assemblea nazionale.

Infine, è stato istituito un comitato misto delle due Camere del Parlamento per armonizzare le differenze tra l’Assemblea e il Senato, principalmente sulla questione della soglia di eleggibilità. In assenza di compromesso, la versione dell’Assemblea Nazionale avrà la priorità su quella del Senato, in conformità con la Costituzione.[6]

 

Il 15 dicembre, a livello della commissione mista di Assemblea nazionale e Senato, i membri delle commissioni politiche, amministrative e giuridiche (PAJ) delle due camere non hanno trovato alcun accordo sulla questione della soglia di eleggibilità. «Le due delegazioni non hanno raggiunto alcun accordo. La delegazione dell’Assemblea nazionale ha stimato che la soglia dell’1% a livello di circoscrizione elettorale fosse insignificante, irrilevante  e, quindi, senza senso e che a livello di circoscrizione elettorale la soglia fosse il quoziente elettorale stesso», ha affermato François Bokona Wipa Bonzali, presidente della commissione PAJ dell’Assemblea nazionale.

Le due delegazioni parlamentari hanno invece reintrodotto l’articolo 237 ter della legge del 2015, che vieta l’uso del voto elettronico nelle future elezioni. Problema: Corneille Nangaa, presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), non considera l’utilizzo della macchina per votare come un’introduzione del “voto elettronico”. Il ricorso alla macchina per votare è dunque interdetto o no? No, risponde la CENI. «È l’introduzione  della macchina per votare che ci ha permesso di ridurre il tempo dei famosi 504 giorni necessari per preparare le elezioni. Senza il ricorso a questa macchina, sarà difficile mantenere la data del 23.12.2018» , ha affermato un membro dell’unità di comunicazione della CENI. Secondo la Commissione elettorale, la macchina per votare non equivale al voto elettronico, che non è ammesso dalla legge elettorale: «È semplicemente un mezzo di appoggio in sostituzione di una scheda elettorale troppo ingombrante, a volte con più di 53 pagine, ed estremamente costosa». Tuttavia, la questione della macchina per votare rimane ancora molto nel vago. Il testo votato non ne fa alcuna menzione.

Sotto la pressione del tempo perché, secondo le disposizioni della Costituzione, occorreva concludere la sessione parlamentare prima della mezzanotte, il presidente dell’Assemblea Nazionale, Aubin Minaku, ha chiesto il voto sul testo di legge presentato dalla stessa Assemblea nazionale: «Poiché c’è divergenza tra le due camere, applicheremo l’articolo 135, paragrafo 4 della Costituzione, che consente all’Assemblea Nazionale di prendere la decisione finale. Sarà la versione della plenaria dell’Assemblea Nazionale che sarà applicata». A questo proposito, la disposizione costituzionale stabilisce che, “se la commissione mista delle due camere del Parlamento non riesce ad approvare un testo unico … è l’Assemblea nazionale che decide in via definitiva”.
L’Assemblea Nazionale dei deputati è quindi passata al voto sulla nuova legge elettorale. 357 deputati hanno votato sì, 8 hanno votato no e 2 si sono astenuti.[7]

 

Il 15 dicembre, nel suo discorso di chiusura della sessione parlamentare di settembre, il presidente del Senato, Léon Kengo wa Dongo, ha annunciato che una sessione parlamentare straordinaria è stata convocata dal 2 gennaio 2018 in poi, su richiesta del Presidente della Repubblica, Joseph Kabila. Gli argomenti da trattare in tale sessione straordinaria saranno oggetto di un ordine del giorno non ancora disponibile. Tuttavia, diverse fonti menzionano in particolare un’eventuale revisione del codice minerario. Secondo altri osservatori, data l’importanza inerente alla revisione della legge elettorale, questione che, interessando tutti, richiede un consenso generale, e di fronte alle tensioni provocate da alcune disposizioni adottate nel contesto di questa legge, è possibile che, nell’ambito di tale sessione straordinaria, ad entrambi le Camere del Parlamento sia chiesto di trovare un consenso sulle loro divergenze su questa legge elettorale, prima della sua promulgazione da parte del Capo dello Stato.[8]

 

b. Approvazione della legge finanziaria per il 2018

 

Il 6 dicembre, l’Assemblea Nazionale ha approvato la legge finanziaria per il 2018. Il budget complessivo si aggira su poco più di cinque miliardi di dollari. Dei 293 deputati nazionali presenti, 275 hanno votato “sì” e gli altri hanno votato “no” o si sono astenuti. Il testo adottato è stato trasmesso al Senato per una seconda lettura, prima della sua promulgazione da parte del Presidente della Repubblica.[9]

 

Il 7 dicembre, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha presentato un budget elettorale “dettagliato e semplificato” di 432 milioni di $ per le tre elezioni del mese di dicembre 2018 (tranne ciò che resta per quanto riguarda le operazioni di registrazione degli elettori). L’ha fatto in una riunione del Comitato tecnico degli esperti della CENI con i partner nazionali e internazionali. Corneille Nangaa ha colto l’occasione per ricordare le varie difficoltà da cui dipende l’attuazione o meno del calendario elettorale. Pur lodando gli sforzi fatti dal governo per finanziare l’operazione di registrazione degli elettori, egli ha insistito sul rispetto delle scadenze indicate nel calendario elettorale: «Se le operazioni di finanziamento non saranno effettuate nel momento preciso in cui sarà necessario, cioè secondo il ritmo delle operazioni tecniche, in particolare di quelle più urgenti, ciò avrà sicuramente delle ripercussioni sull’intero processo elettorale».[10]

 

Il 14 dicembre, il Senato ha approvato la legge finanziaria per l’anno 2018. Il testo è stato approvato in termini identici a quelli dell’Assemblea nazionale. Il budget del 2018 è stimato a poco più di 5 miliardi di $, di cui 4 miliardi saranno mobilitati a livello nazionale, mentre il resto proverrà dall’esterno. Secondo il presidente della Commissione Economica e Finanziaria, Mabi Mulumba, il budget stabilito non riflette il reale potenziale del paese e la popolazione continua a “languire nella miseria”. Da qui la necessità di migliorare la governance pubblica. Secondo il senatore Mabi Mulumba, «il PIL della RD Congo è attualmente di 43 miliardi di $. Le entrate per tasse e imposte è una percentuale di questo PIL. Nel caso di una pressione fiscale del 10%, dovremmo avere già un’entrata di almeno 4 miliardi. Questo paese ha tante potenzialità, ma la popolazione vive in condizioni di estrema povertà. Ciò significa che il popolo non usufruisce delle rendite provenienti dalle risorse del suo paese. Ciò che lo Stato ottiene dal settore minerario è solo 1/7 di quello che gli sarebbe possibile ottenere».[11]

 

c. Approvazione della legge sul Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo (CNSA)

 

Il 21 novembre, l’Assemblea nazionale dei deputati ha approvato all’unanimità il rapporto della Commissione Politica, Amministrativo e Giuridica (PAJ) sull’esame del progetto di legge sull’istituzione, organizzazione e funzionamento del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre 2016 (CNSA).

Da parte sua, il comitato di presidenza della Camera dei deputati  ha concesso alla commissione PAJ 48 ore di tempo per apportare al testo gli emendamenti formulati dai deputati. Questo disegno di legge sarà quindi approvato per essere inviato al Senato per una seconda lettura.
Il CNSA dovrà monitorare l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016 e l’evoluzione del processo elettorale.[12]

 

Il 12 dicembre, il Senato ha approvato la legge sull’organizzazione e funzionamento del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’accordo del 31 dicembre 2016 (CNSA). Su 69 senatori presenti, 63 hanno votato sì e 6 si sono astenuti.[13]

 

 

2. LE MANIFESTAZIONI DEL 30 NOVEMBRE

 

a. Prima della manifestazioni

 

Il 6 novembre, il giorno dopo la pubblicazione del calendario elettorale, il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete aveva annunciato che, il 28 novembre successivo, avrebbe organizzato una manifestazione per esprimere il suo dissenso nei confronti di tale calendario elettorale ritenuto impraticabile e per chiedere le dimissioni di Joseph Kabila al 31 dicembre 2017.

In seguito, sono state annunciate altre due manifestazioni per lo stesso giorno, ma a favore del presidente Joseph Kabila.

La prima è stata annunciata dalla maggioranza presidenziale che, il 13 novembre, ha informato (come richiesto dalla legge congolese, che non richiede un’autorizzazione specifica) il governatore della città-provincia di Kinshasa sull’organizzazione, il 28 novembre, di una manifestazione a favore del calendario elettorale.

La seconda manifestazione è stata annunciata, per lo stesso giorno, dal Fronte per il referendum, organizzazione kabilista, che ne ha informato il governatore della città-provincia di Kinshasa il 17 novembre.
Il Raggruppamento dell’Opposizione ha reagito, affermando che tutto ciò fa parte di una strategia della maggioranza presidenziale per dare al governatore Kimbuta l’occasione di annullare tutte le manifestazioni previste alla stessa data, per evitare un possibile rischio di confronto. In un suo Twitt, il presidente del Raggruppamento dell’Opposizione ha denunciato questa manovra della maggioranza, ha assicurato che, qualunque cosa accada, l’opposizione manterrà la sua manifestazione e ha chiesto alla popolazione di mobilitarsi.[14]

 

In seguito, il Raggruppamento dell’opposizione / ala Limete ha cambiato la data della sua manifestazione, inizialmente prevista per il 28 novembre e l’ha rinviata al 30 novembre. È quanto rivelato da una lettera indirizzata al governatore della città di Kinshasa, André Kimbuta, dal partito di opposizione ECIDE (Impegno per la Cittadinanza e lo Sviluppo), in collaborazione con tutti i partiti e le piattaforme che compongono questo raggruppamento politico: «In conformità con l’articolo 26 della Costituzione, la informiamo che il nostro partito politico, in collaborazione con i membri del Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento, sta organizzando una manifestazione pacifica per il 30 novembre 2017, nella città di Kinshasa».[15]

 

Anche la Lega della gioventù della Convenzione dei Congolesi Uniti (CCU), un ramo del partito politico di Lambert Mende guidato da Jean-Thierry Monsenepwo, ha informato il governatore della città di Kinshasa, André Kimbuta, di un’altra manifestazione prevista il 30 novembre in appoggio del calendario elettorale. Anche in questo caso, si può intuire che si tratta semplicemente di una vera e propria provocazione nei confronti dell’opposizione.[16]

 

Il 24 novembre, in seguito a un consiglio dei ministri del governo provinciale di Kinshasa esteso ai membri del comitato provinciale per la sicurezza, la portavoce dell’esecutivo provinciale, Thérèse Olenga, ha dichiarato che «il governo provinciale della città di Kinshasa ha deciso di non prendere atto di nessuna di queste manifestazioni annunciate in città». E come argomento per giustificare questo rifiuto, il governo Kimbuta ha brandito il fatto che «queste manifestazioni, programmate quasi nelle stesse date, prevedono più percorsi con punti di partenza  da luoghi diversi e con punti di arrivo che si incrociano e che rendono difficile il loro efficace inquadramento da parte della polizia». Il governatore André Kimbuta ha giustificato la sua decisione per la necessità di evitare eventuali disordini derivanti da tali manifestazioni: «Pur riaffermando il legittimo diritto di manifestazione, il governo provinciale ha ritenuto che purtroppo ci sono dei rischi reali di disordini e desidera quindi evitare che le manifestazioni annunciate si trasformino in una battaglia campale che possa compromettere l’ordine pubblico».[17]

 

Il 25 novembre, Felix Tshisekedi, presidente del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete, ha criticato l’interdizione delle manifestazioni del 28 e 30 novembre decisa dal governatore della città di Kinshasa. Secondo lui, nessuno può impedire ai Congolesi di esercitare i diritti sanciti nella costituzione: «Il 30 novembre eserciteremo il nostro diritto di organizzare manifestazioni. Nessuno in questo paese può vietarcelo. Questo divieto delle manifestazioni pubbliche per noi non ha alcun valore. Il 30 novembre quindi noi saremo nelle strade di Kinshasa». Felix Tshisekedi ha dunque mantenuto la manifestazione del Raggruppamento nella data annunciata e ha invitato il popolo congolese a parteciparvi in modo massiccio.[18]

 

Il 29 novembre, in una conferenza stampa, il presidente del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete, Felix Tshisekedi, ha confermato il suo appello a partecipare alle manifestazioni previste il 30 novembre in tutte le città del paese, per «dire No al calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale e al potere del presidente Joseph Kabila» qualificato come “illegittimo”.
Felix Tshisekedi ha aggiunto che l’obiettivo delle manifestazioni è quello di «dire no anche  all’attuale regime che, secondo l’accordo del 31 dicembre 2016, deve lasciare il potere entro il 31 dicembre 2017 e alla nuova legge elettorale attualmente esaminata in Parlamento». Secondo il Raggruppamento dell’opposizione, questa legge elettorale contiene nuovi criteri di eleggibilità “liberticidi”. «Data la gravità dei fatti che mettono a rischio il processo elettorale e la nazione stessa, il Raggruppamento dell’Opposizione sente il dovere di chiedere alla popolazione congolese di dire No alla legge elettorale che il PPRD [il partito presidenziale, ndr] vuole imporre», ha affermato Felix Tshisekedi davanti alla stampa. Il Raggruppamento «raccomanda ai genitori di “tenere i figli a casa e di non mandarli a scuola”, agli anziani di “non uscire di casa”, ai commercianti di “chiudere i loro negozi”, agli studenti e alle donne di “occupare tutte le strade del paese”, per “difendere la democrazia e dire no a qualsiasi forma di dittatura”».

Reagendo alle parole di Felix Tshisekedi che ha confermato la manifestazione del 30 novembre, il portavoce della polizia nazionale congolese, il colonnello Pierrot Mwanamputu, ha ricordato che l’autorità urbana non ha preso atto di tale manifestazione e che «la polizia scoraggerà chiunque tenti di impedire agli altri di dedicarsi liberamente alle loro occupazioni quotidiane».[19]

 

b. Un’ennesima manifestazione di piazza trasformata in giornata “città morte”

 

Il 30 novembre, le manifestazioni previste dal Raggruppamento dell’opposizione su tutto il territorio del paese sono state generalmente impedite e soffocate dalla polizia che, tra l’altro, ha proceduto a vari arresti di manifestanti.

A Kinshasa, non è stato segnalato alcun corteo anche se, qua e là, alcuni manifestanti hanno tentato di raggrupparsi, ma senza molto successo, a causa della vigilanza delle forze di sicurezza. Traffico debole in molte parti della città. Non sono stati segnalati incidenti di rilievo, eccetto nelle vicinanze dell’Università di Kinshasa (Unikin) dove, dalle 7:00 alle 8:00, ci sono stati degli spari. La manifestazione prevista a Kinshasa si è trasformata in una giornata “città morta”. Il grande dispiegamento della polizia in città ha dissuaso la popolazione dal scendere in strada. Tuttavia, le scuole, le banche, i mercati e gli uffici sono rimasti chiusi.

Varie decine di giovani riuniti davanti alla residenza del presidente del Raggruppamento dell’Opposizione, Félix Tshisekedi, sono stati dispersi dalla polizia con gas lacrimogeni.

L’addetto stampa di Félix Tshisekedi ha dichiarato: «Siamo ancora in casa, quasi sequestrati dalla polizia. Non sappiamo come muoverci. La polizia è ferma qui di fronte. Sono stati lanciati dei gas lacrimogeni per disperdere gli attivisti che sono arrivati qui. Non so se sarà possibile uscire, perché la polizia è stazionata proprio davanti al cancello».

Il segretario generale dell’UDPS, Jean-Marc Kabund, il presidente di ECIDE, Martin Fayulu e il presidente del FPR, Jean-Bertrand Ewanga, sono stati arrestati nel primo pomeriggio dalle forze di sicurezza, mentre stavano tentando di iniziare il corteo del Raggruppamento.

A Kinshasa, le attività sono state certamente paralizzate in seguito all’appello di Félix Tshisekedi, presidente del Raggruppamento dell’Opposizione, ad aderire all’operazione “occupazione delle strade”. Ma invece di “occupare le strade”, gli abitanti di Kinshasa hanno preferito restare a casa. Di conseguenza, l’operazione “occupazione delle strade” si è trasformata in una “giornata città morta”.

«La situazione è molto tranquilla, è come se si trattasse di un giorno festivo», ha dichiarato Trésor, che vive nel comune di Masina. Dirigente di una banca locale, Trésor non è andato al lavoro, preferendo osservare la situazione da casa. Invece Sam, un cambiavalute, si è recato al suo posto di lavoro, all’incrocio tra viale della Liberazione e viale del 30 giugno. Egli racconta: «Qui, tutto è calmo. Non c’è alcuna manifestazione né alcun disordine. Le strade sono quasi vuote. Gli autobus Transco circolano senza passeggeri».[20]

 

A Goma (Nord Kivu), la manifestazione prevista dall’opposizione non ha avuto luogo. Il dispiegamento della polizia in quasi tutti i quartieri della città avrebbe scoraggiato gli organizzatori delle manifestazioni. Durante tutta la mattinata, la città sembrava una “città morta”. Nel quartiere Majengo, la polizia ha sparato diversi colpi verso le 7:00 del mattino, ora locale, per disperdere le persone che si stavano raggruppando per iniziare le manifestazioni. La situazione è tuttavia rimasta relativamente calma nella parte sud e ovest della città. Si è osservato un significativo dispiegamento della polizia in tutti i punti strategici della città. La maggior parte dei genitori non ha mandato i propri figli a scuola, temendo eventuali violenze. Tutte le attività hanno subito dei rallentamenti. Il mercato centrale di Virunga, ad esempio, è stato quasi deserto. A Birere, nel centro commerciale di Goma, alcuni venditori si trovavano davanti ai loro negozi ancora chiusi.

A Beni (Nord Kivu), cinque attivisti del movimento cittadino Lotta per il Cambiamento (LUCHA) sono stati arrestati mentre cercavano di iniziare un corteo che le forze di polizia hanno immediatamente soffocato. In città, le attività sono state interrotte tutto il mattino.

A Kasindi, la polizia ha disperso i manifestanti che sono scesi in piazza. Tredici di loro sono stati arrestati.
A Butembo, la città è stata messa sotto controllo delle forze di difesa e sicurezza e tutte le attività commerciali sono rimaste bloccate. Gli organizzatori della manifestazione hanno dichiarato di averla sospesa in seguito alla minaccia di un attacco alla città da parte di una milizia Mayi-Mayi.

A Bukavu (Sud Kivu), un gruppo di una decina di donne è stato disperso dalla polizia con gas lacrimogeni. Queste donne avevano dei cartelli con su scritto: “Vogliamo le elezioni subito e le dimissioni di Kabila entro il 31 dicembre 2017“.

A Kalemie (Tanganyika), la polizia nazionale congolese (PNC) ha arrestato sei membri del Raggruppamento dell’opposizione mentre prendevano parte alla protesta. Il portavoce del RASSOP \ Tanganyika, Alexis Katempa, ha affermato che “Il Raggruppamento / Tanganyika chiede l’instaurazione di una transizione senza Kabila, al fine di affidare il paese a delle personalità neutrali che avranno il compito di portare il paese all’alternanza politica attraverso l’organizzazione delle elezioni tanto attese dal popolo congolese”.

A Mbuji-Mayi (Kasaï Orientale), l’opposizione ha denunciato l’arresto di Denis Kalombo, coordinatore del Raggruppamento dell’Opposizione e segretario federale dell’UDPS nel Kasaï Orientale e di quattro membri della LUCHA.

A Matadi (Kongo Centrale), quasi 20 membri dell’UDPS e un gruppo di manifestanti sono stati bloccati dalla polizia alla rotonda Mvuadu e non hanno potuto organizzare la loro manifestazione.

A Kananga (Kasaï Centrale), la polizia si è dispiegata presso tutti gli incroci della città e ha disperso un gruppo di manifestanti mentre si trovavano tra la parrocchia di Notre Dame e lo stadio giovanile, nel comune di Ndesha. Essa ha disperso anche altri manifestanti che si trovavano davanti alla sede della MONUSCO. Le scuole e i negozi sono rimasti chiusi.[21]

 

Le manifestazioni dell’opposizione si susseguono l’un l’altra e tutte terminano nello stesso modo. Ogni volta lo scenario è lo stesso: massiccio dispiegamento delle forze dell’ordine, debole mobilitazione popolare e trasformazione della manifestazione di piazza in giornata “città morte”.

L’obiettivo della manifestazione del 30 novembre era “l’occupazione totale delle strade per dire no alla dittatura”. Se c’è stata una presenza ben visibile ovunque, non è certamente stata quella che il Raggruppamento dell’opposizione sperava, ma quella degli uomini in blu, delle forze dell’ordine fortemente schierate, sia nella capitale che nelle province.[22]

 

Il 1° dicembre, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani (BCNUDH) ha dichiarato che, durante le manifestazioni del 30 novembre, almeno 186 persone sono state arrestate, 18 sono state ferite e una uccisa. 94 persone sarebbero già state rimesse in libertà.

Da parte sua, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ) ha fornito un bilancio di 78 feriti e di 235 arrestati, di cui 82 sarebbero già stati rilasciati.[23]

 

Il 5 dicembre, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ) ha confermato la liberazione di sessantatre attivisti del movimento cittadino Lotta per il Cambiamento (LUCHA) arrestati il 30 novembre durante la manifestazioni previste dal Raggruppamento dell’Opposizione.

Secondo Georges Kapiamba, coordinatore di ACAJ, «sono stati rimessi in libertà quarantotto ore fa. A Mbandaka erano trentadue e tutti sono stati rilasciati. A Butembo erano sette, tre erano già stati rilasciati e gli altri quattro lo sono stati in seguito. A Beni sono 15 ad essere stati rilasciati. Ci hanno parlato del trattamento disumano che hanno subito durante la loro detenzione». Il coordinatore di ACAJ ha riferito di aver già chiesto al commissario generale della polizia l’apertura di un’inchiesta, per individuarne i responsabili. Quindici altri attivisti di LUCHA arrestati il 30 novembre durante le manifestazioni dell’opposizione a Kasindi, nel territorio di Beni, sono stati rilasciati il 4 dicembre.[24]

 

c. L’annuncio della prossima manifestazione prevista per il 19 dicembre

 

Il 2 dicembre, il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete ha annunciato un’altra manifestazione per il 19 dicembre, sempre nell’ambito della sua lotta per ottenere le dimissioni del presidente Joseph Kabila. In una dichiarazione letta dal Dr. Bwasa, relatore della principale piattaforma dell’opposizione, Felix Tshisekedi ha affermato: «Il Raggruppamento è determinato a continuare la mobilitazione del popolo fino a quando Joseph Kabila non si dimetta. A questo proposito, stiamo lanciando una manifestazione di intimazione che si terrà il 19 dicembre, data magica, perché è il giorno in cui il defunto presidente Etienne Tshisekedi aveva lanciato l’operazione “cartellino rosso” contro il presidente Kabila».[25]

 

Il 3 dicembre, il presidente del comitato dei saggi del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete, Pierre Lumbi, ha affermato che il Raggruppamento non abbasserà il livello di guardia: «Per il 30 novembre avevamo un doppio piano. Nel piano B, se il governatore Kimbuta non avesse permesso la manifestazione di piazza, avevamo previsto di paralizzare l’intero paese. Questo secondo piano ha dato i suoi frutti, perché in ben 16 città le attività sono rimaste paralizzate … Quindi abbiamo il dovere di continuare a combattere … Si tratta di una lotta lunga che comporta un susseguirsi di battaglie. Arriverà il momento in cui non saremo più 10 mila o 100 mila. Saremo 2 milioni di Congolesi in piazza. Ma prima, c’è il 19 dicembre. La parola d’ordine è già stata lanciata dal presidente Felix Tshisekedi. Se il governatore Kimbuta proibirà ancora la manifestazione  prevista per quel giorno, questa volta dobbiamo essere pronti a paralizzare le attività del paese per tre, quattro, cinque o sei giorni di fila».[26]

 

 

3. UNA DICHIARAZIONE DELL’UNIONE EUROPEA

 

L’11 dicembre, il Consiglio “Affari esteri” dell’Unione europea ha adottato alcune conclusioni sulla Repubblica democratica del Congo in seguito all’annuncio, il 5 novembre, di un nuovo calendario elettorale. Le conclusioni sottolineano che è fondamentale, in particolare per la legittimità delle istituzioni responsabili della transizione, assicurare che la data delle elezioni, fissata per il 23 dicembre 2018, sia rispettata.

«1. L’organizzazione di elezioni credibili, trasparenti, inclusive e pacifiche dovrebbe consentire di uscire dalla crisi politica permettendo un’alternanza democratica nella Repubblica democratica del Congo (RDC), in conformità con la sua Costituzione, che limita il numero di mandati presidenziali, con l’accordo politico del 31 dicembre 2016, con le disposizioni della risoluzione 2348 (2017) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con la Carta africana su democrazia, elezioni e governance.

  1. In seguito all’annuncio del calendario elettorale avvenuto il 5 novembre, l’UE sottolinea la responsabilità primaria del governo e delle istituzioni incaricate dell’organizzazione delle elezioni, tra cui la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), nell’attuazione effettiva ed immediata di misure e azioni che possano garantire il rispetto di questo calendario, attraverso un processo credibile, legittimo, consensuale e inclusivo, nel rispetto dell’accordo politico del 31 dicembre 2016. Ricordando che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in sintonia con l’Unione africana, ha ripetutamente chiesto la rapida pubblicazione di un calendario elettorale credibile e consensuale, l’UE ritiene che sia fondamentale, soprattutto per la legittimità delle
    istituzioni di transizione, di garantire che la data delle elezioni, ormai fissata per il 23 dicembre 2018, sia rispettata.
  2. L’UE condanna fermamente le violazioni dei diritti umani e gli atti di violenza commessi nei confronti di personalità politiche dell’opposizione, di rappresentanti dei media, della società civile e delle associazioni per la difesa dei diritti umani, perché incompatibili con i principi democratici e il rispetto delle libertà fondamentali sancite dal diritto internazionale pubblico.

L’UE sottolinea la necessità di rispettare la Costituzione e l’urgenza della piena attuazione, da parte del governo, di tutte le misure di rasserenamento del clima politico previste dall’Accordo del 31 dicembre 2016 e necessarie per creare le condizioni favorevoli per elezioni credibili e inclusive, ristabilire la fiducia tra gli attori interessati e allentare le tensioni politiche. Si tratta della liberazione di tutti i prigionieri politici, della cessazione di procedure giudiziarie ingiustificate, della fine della duplicazione dei partiti politici, della libertà di stampa e della riapertura dei mass media chiusi. L’UE chiede inoltre il rispetto delle libertà di associazione e di manifestazione pacifica.

  1. In tale contesto, l’UE ribadisce il suo impegno a sostenere elezioni credibili e inclusive, in collaborazione con tutti gli attori congolesi e i loro partner, in particolare le Nazioni Unite, l’Unione africana, la SADC, la CIRGL e l’OIF. Per l’attuazione del suo sostegno tecnico e finanziario al processo elettorale, l’UE valuterà il livello di applicazione delle misure citate nei precedenti paragrafi e riguardanti l’applicazione dell’accordo del 31 dicembre 2016, su cui si basa la legittimità della transizione. L’UE terrà conto anche del rispetto dei diritti umani, della riapertura dello spazio politico, delle misure necessarie per garantire un processo elettorale trasparente e inclusivo, della scrupolosa applicazione del nuovo calendario elettorale, della pubblicazione di un budget economico credibile e di un piano realistico di erogazioni dei fondi, dell’adozione della legislazione elettorale necessaria e del livello di affidabilità del registro elettorale. L’UE collaborerà con i suoi partner internazionali, in particolare nell’ambito del gruppo congiunto di esperti elettorali, che dovrà avere accesso alle informazioni necessarie per svolgere la sua missione di monitoraggio dell’attuazione del processo elettorale.
  2. L’UE invita tutti gli attori congolesi, e in prima istanza le autorità e le istituzioni congolesi, a svolgere un ruolo costruttivo nel processo elettorale. Ricorda anche l’importanza del ruolo della società civile e delle donne in particolare. Una soluzione pacifica alla crisi che rispetti lo spirito di consenso dell’accordo politico del 31 dicembre 2016 e il desiderio del popolo congolese a eleggere i suoi rappresentanti, sarà decisiva per la definizione delle relazioni tra la RDC e l’UE».[27]

[1] Cf Actualité.cd, 07.12.’17

[2] Cf Radio Okapi, 12.12.’17

[3] Cf Alphonse Muderhwa 7sur7.cd, 12.12.’17

[4] Cf Willy Akonda Lomanga – Actualité.cd, 12.12.’17; Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 12.12.’17

[5] Cf Radio Okapi, 14.12.’17

[6] Cf Radio Okapi, 15.12.’17; Politico.cd, 15.12.’17

[7] Cf Radio Okapi, 16.12.’17;  Politico.cd, 16.12.’17

[8] Cf Actualité.cd, 16.12.’17; Marcel Tshishiku – La Tempête des Tropiques – Kinshasa, 18.12.’17

[9] Cf Radio Okapi, 07.12.’17; Politico.cd, 06.12.’17

[10] Cf Actualité.cd, 12.12.’17

[11] Cf Radio Okapi, 15.12.’17

[12] Cf Radio Okapi, 22.11.’17

[13] Cf Radio Okapi, 12.12.’17

[14] Cf Actualité.cd, 17.11.’17; Marie-France Cros – La Libre / Afrique, 20.11.’17  https://afrique.lalibre.be/11214/rdc-manifs-kinshasa-essaie-de-manipuler-la-communaute-internationale/

[15] Cf Actualité.cd, 21.11.’17; 7sur7.cd, 21.11.’17 https://7sur7.cd/new/2017/11/la-marche-du-rassop-repoussee-au-30-novembre-kimbuta-officiellement-saisi/

[16] Cf mediacongo.net, 24.11.’17  http://www.mediacongo.net/article-actualite-32771.html

[17] Cf Élysée Odia – 7sur7.cd, 25.11.’17; Radio Okapi, 27.11.’17; AFP – Jeune Afrique, 26.11.’17

[18] Cf Radio Okapi, 27.11.’17

[19] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 29.11.’17; Radio Okapi, 29.11.’17

[20] Cf Radio Okapi, 30.11.’17; Actualité.cd, 30.11.’17; Mediacongo.net, 30.11.’17

[21] Cf Radio Okapi, 30.11.’17

[22] Cf Cas-info.ca, 30.11.’17

[23] Cf Actualité.cd, 01.12.’17; RFI, 02.12.’17

[24] Cf Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 05.12.’17; Radio Okapi, 05.12.’17

[25] Cf Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 02.12.’17

[26] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 04.12.’17

[27] Cf texte complet: http://www.consilium.europa.eu/fr/press/press-releases/2017/12/11/republique-democratique-du-congo-le-conseil-adopte-des-conclusions/