Congo Attualità n. 338

INDICE

EDITORIALE: QUANDO SI VIOLA LA LIBERTÀ DI MANIFESTAZIONE

  1. INTERDIZIONE E REPRESSIONE DI MANIFESTAZIONI, COMIZI E RIUNIONI POLITICHE
    1. Un convegno dell’Unione Democratica Africana (UDA-O) interdetto a Kinshasa
    2. Un comizio di Félix Tshisekedi interdetto a Lubumbashi
    3. Una giornata “città morta” degenerata a Goma
  2. L’UNC DI VITAL KAMERHE HA ANNUNCIATO IL SUO RITIRO DAL GOVERNO TSHIBALA

 

EDITORIALE: QUANDO SI VIOLA LA LIBERTÀ DI MANIFESTAZIONE

 

 

 

1. INTERDIZIONE E REPRESSIONE DI MANIFESTAZIONI, COMIZI E RIUNIONI POLITICHE

 

a. Un convegno dell’Unione Democratica Africana (UDA-O) interdetto a Kinshasa

 

Il 21 ottobre, un convegno dell’Unione Democratica Africana (UDA-O), partito di opposizione, è stato interdetto nel Comune di Kasa-vubu, a Kinshasa. Dispiegata davanti alla Sala Félicité, la polizia ha impedito ai membri del partito  di entrarvi.

Il presidente del partito, Claudel Lubaya, ha dichiarato: «Per un convegno organizzato in una sala, la legge non prevede né la necessità di informare le autorità, né l’obbligo di richiedere un’autorizzazione. È come si trattasse di una messa, di un funerale o di un matrimonio. È un evento privato organizzato in un luogo chiuso. L’UDA ha organizzato il convegno secondo le leggi della Repubblica. Purtroppo, questa mattina i gestori della sala ci hanno informati che avevano ricevuto l’ordine, da parte del sindaco e dell’Agenzia Nazionale di Intelligence (ANR), di non lasciarci organizzare l’evento, portando come pretesto il fatto che non avevamo mandato loro la lettera per chiedere l’autorizzazione. Ma per un evento organizzato in un luogo chiuso, la legge non prevede né il dovere di informare le autorità, né l’obbligo di richiedere una autorizzazione. È dalle 7 del mattino che la polizia è davanti alla sala per impedirne l’accesso».

L’obiettivo del convegno era di presentare il programma delle azioni previste dall’UDA e dal Raggruppamento dell’Opposizione fino alla fine dell’anno e la posizione dell’opposizione circa i 504 giorni proposti dalla Commissione elettorale per preparare le elezioni.

Infine, l’UDA-O ha potuto proseguire la propria attività politica presso la sede del partito, a circa mezz’ora di distanza dal luogo in cui era stato inizialmente pianificato.

L’UDA originale afferma di non credere più all’organizzazione delle elezioni e ritiene che le cose possano avanzare solo con le dimissioni del presidente Joseph Kabila. Per il nuovo segretario generale dell’UDA, Patrick Nsakala, l’attuale regime terminerà il 31 dicembre 2017: «Affinché le cose funzionino bene in questo paese, bisogna farle senza Kabila. Ecco perché diciamo che il 31 dicembre 2017, per Kabila è finita».[1]

 

b. Un comizio di Félix Tshisekedi interdetto a Lubumbashi

 

Il presidente del Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP), Felix Tshisekedi Tshilombo, aveva programmato di recarsi a Lubumbashi il 23 ottobre per un comizio, ma il sindaco della città, Jean Oscar Sanguza, gliel’ha impedito. In un comunicato, «per l’ennesima volta, il sindaco di Lubumbashi, Jean Oscar Sanguza Mutunda, ricorda al pubblico che nessun evento pubblico può essere organizzato senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autorità urbana, rilasciata sette giorni prima dell’evento mediante notifica di ricevuta». Il comunicato precisa che tale disposizione riguarda l’organizzazione di cortei, marce, comizi e ogni tipo di manifestazione pubblica di tipo politico. Il comunicato è stato emesso in seguito ad una seconda lettera del Rassop Grand Katanga in cui si informava il sindaco della città sull’organizzazione di un comizio di Felix Tshisekedi a Piazza Square Forest.[2]

 

Il 21 ottobre, lungi dal sottoporsi a ciò che considera essere una violazione dei testi giuridici, il coordinatore del Rassop Grand Katanga, Gabriel Kyungu wa Kumwanza, ha annunciato che il programma di accoglienza nei confronti di Félix Tshisekedi sarà pienamente attuato. Lo ha detto in una lettera indirizzata al sindaco della città e in una conferenza stampa tenutasi a Lubumbashi.[3]
Il 22 ottobre, a Lubumbashi, sono stati arrestati diversi membri dell’opposizione (28 secondo la polizia, 48 secondo il partito dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) mentre stavano preparando l’arrivo di Felix Tshisekedi. Secondo il governatore dell’Haut-Katanga, Pande Kapopo, le persone arrestate erano per la strada violando, in tal modo, le disposizioni in vigore da diversi mesi, secondo le quali ogni evento pubblico deve essere autorizzato dall’autorità comunale. L’opposizione, invece, accusa la polizia di avere effettuato questi arresti all’interno della sede dell’UDPS e di aver sequestrato il materiale (amplificatori, manifesti, t-shirt e bandiere) preparato per l’accoglienza del presidente del Raggruppamento dell’Opposizione.

Un altro fatto degno di nota è che le autorità provinciali e l’opposizione non si sono ancora messe d’accordo sulle modalità della visita di Félix Tshisekedi a Lubumbashi. Il governatore provinciale  ha dichiarato che Félix Tshisekedi «arriverà all’aeroporto, poi la polizia lo scorterà per garantirne la sicurezza», aggiungendo che i militanti dell’opposizione dovranno sottostare alle disposizioni imposte dalle autorità provinciali. Ma il coordinamento del Raggruppamento dell’Opposizione del Grande Katangaha continuato ad insistere sull’accoglienza, il corteo per la città e il comizio in previsto in Piazza Forest Square.[4]

 

Il 23 ottobre, verso le 11:00, decine di attivisti dell’opposizione che convergevano verso l’aeroporto di Lubumbashi sono stati dispersi dalla polizia con gas lacrimogeni e manganelli. Due di loro sono stati arrestati dalla polizia anti sommossa dispiegata in città sin dal primo mattino.

«Le autorità comunali di Lubumbashi hanno ordinato di disperdere qualsiasi gruppo di più di cinque persone», ha dichiarato il generale Paulin Kyungu, capo della polizia della provincia dell’Haut Katanga.

Felix Tshisekedi è arrivato all’aeroporto di Loano, a Lubumbashi, alle 13:30, poi è stato scortato da due jeep della polizia fino alla residenza di Kyungu Wa Kumwanza.

Non avendo potuto tenere il comizio previsto, Félix Tshisekedi ha organizzato una conferenza stampa presso la residenza di Gabriel Kyungu, Egli ha annunciato che il Raggruppamento dell’Opposizione non considera più Joseph Kabila come presidente della Repubblica: «Abbiamo dato loro una via d’uscita con l’accordo del 31 dicembre 2016, ma vi hanno sputano sopra. Ora saremo intransigenti. Da questo momento, non consideriamo più Joseph Kabila come presidente. Stiamo preparando il popolo a metterlo alla porta». Ha inoltre dichiarato di aver perso ogni fiducia nella Commissione Elettorale e ha affermato che l’accordo del 31 dicembre 2016 perderà tutta la sostanza il 31 dicembre 2017: «L’accordo sarà valido fino al 31 dicembre 2017. Vogliamo la fine del regno di Kabila entro il 31 dicembre 2017 al più tardi. Dopo di che, se egli si ostinerà a rimanere alla guida del Congo, allora cominceremo ad agire diversamente. Per noi, per lui è finita. La riunione trilaterale Ceni – Cnsa – Governo è stata una commedia e non ci impegna. Il mondo ha visto con chi abbiamo a che fare con Nangaa. Durante i 504 giorni da lui annunciati per organizzare le elezioni, inventeranno altre strategie per annientare il processo elettorale».

In diverse occasioni Félix Tshisekedi ha accusato la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) di fare il gioco della maggioranza presidenziale, al fine di “prolungare il mandato del capo dello Stato”: «Si sa che Corneille Nangaa è al servizio di Joseph Kabila. Quindi, da parte nostra, non possiamo accettare altre manovre dilatorie. I 504 giorni proposti dalla Ceni sono semplicemente un’invenzione per permettere a Joseph Kabila di rimanere al potere almeno 504 giorni in più. Il 30 settembre scorso, la Commissione elettorale non ha convocato le elezioni. Ciò significa che quest’anno le elezioni non ci saranno e che, quindi, l’accordo è già stato violato».[5]

 

Il 23 ottobre, il Rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Repubblica Democratica del Congo e capo della MONUSCO, Maman Sidikou, ha dichiarato: «Chiedo alle autorità congolesi la liberazione immediata e senza condizioni delle persone arrestate arbitrariamente ieri, 22 ottobre, a Lubumbashi. Ricordo inoltre alle autorità congolesi il loro obbligo di garantire le libertà sociali e i diritti civili e politici a tutti, conformemente alla Costituzione e agli impegni internazionali sottoscritti dalla RDCongo».

Secondo la MONUSCO, i membri del Raggruppamento dell’Opposizione arrestati stavano partecipando ad una riunione privata presso la sede dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS). Secondo il comunicato della missione delle Nazioni Unite, «tre veicoli della Polizia Nazionale Congolese (PNC) hanno accerchiato la sede del partito, poi hanno chiesto l’intervento di un commando delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) per forzare il portale di ingresso dell’edificio dove sono avvenuti gli arresti».[6]

 

Il 24 ottobre, Felix Tshisekedi ha accusato la polizia e le autorità della città di Lubumbashi di avere impedito, per la seconda volta, lo svolgimento del comizio previsto. Secondo lui, si tratta di una decisione arbitraria e, quindi, incomprensibile in un paese appena nominato membro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. «Per impedirmi di recarmi sul luogo dove era stato previsto il comizio, la polizia ha bloccato l’uscita dall’albergo dove alloggiavo», ha dichiarato Felix Tshisekedi, aggiungendo: «Abbiamo quindi deciso d’andarci a piedi ma, dopo 500 metri, un cordone di agenti della polizia ci ha impediti di andare oltre».[7]

 

Il 24 ottobre, in una dichiarazione resa pubblica dal presidente del Consiglio dei saggi, Pierre Lumbi Okongo, il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete ha energicamente condannato:
«• La repressione e gli arresti, da parte delle forze dell’ordine e dei servizi di sicurezza, dei militanti del Raggruppamento che, il giorno precedente, 23 ottobre, volevano recarsi all’Aeroporto Luano di Lubumbashi, per accogliere il presidente del Raggruppamento,  Félix Tshisekedi;

  • l’impedimento, sempre da parte delle forze dell’ordine e dei servizi di sicurezza, nei confronti del suo presidente Félix Tshisekedi, di entrare in contatto con la popolazione di Lubumbashi e di tenere il comizio previsto il 24 ottobre;
  • i continui arresti degli attivisti membri dei movimenti cittadini, in particolare quello di Marie Joëlle Essimbo, membro del movimento ECCHA» e ha chiesto

«• la liberazione immediata e senza condizioni di tutti i membri del Raggruppamento e dei movimenti cittadini arrestati e finora detenuti».[8]

 

Il 24 ottobre, sono state liberate 32 persone arrestate in occasione della visita del presidente del Raggruppamento dell’opposizione a Lubumbashi. Tuttavia, l’UDPS chiede la liberazione anche degli altri combattenti che sarebbero ancora detenuti nelle celle dei servizi di sicurezza.[9]

 

Il 25 ottobre, la delegazione dell’Unione Europea (UE), in accordo con i capi di missione degli Stati Uniti, della Svizzera e del Canada, ha pubblicato il seguente comunicato:

« – Siamo profondamente preoccupati per le misure di restrizione della libertà di riunione imposte dal governo centrale e dalle autorità locali. Deploriamo particolarmente l’arresto, il 22 ottobre, di molti membri dell’opposizione a Lubumbashi e appoggiamo l’appello della MONUSCO a favore della loro liberazione.

– Il divieto di riunioni pubbliche, la perturbazione di attività politiche pacifiche e gli arresti arbitrari sono incompatibili con le norme democratiche, in particolare con la libertà di riunione e di espressione garantita dalla costituzione congolese.

– Per l’organizzazione di elezioni pacifiche, credibili e conformi all’accordo del 31 dicembre 2016, è necessario che tutti i leader politici e i membri della società civile siano liberi di tenere riunioni pubbliche. Appartiene alla responsabilità delle autorità creare le condizioni che permettano di organizzare queste riunioni in un clima di pace e nella sicurezza. I cittadini congolesi devono sentirsi liberi di parteciparvi senza il timore di violenze, di arresti arbitrari o di rappresaglie.

– Chiediamo quindi al governo e alle forze di sicurezza di garantire che le attività pacifiche della società civile e dell’opposizione possano svolgersi senza alcuna perturbazione. Anche i leader dei partiti dell’opposizione hanno la responsabilità di garantire che le loro attività e i loro membri rispettino le norme democratiche e lo stato di diritto».[10]

 

Il 25 ottobre, in una dichiarazione, la direzione politica dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) ha condannato la restrizione di movimento imposta dalle forze dell’ordine e dai servizi di sicurezza al presidente del Raggruppamento dell’Opposizione, Felix Tshisekedi, durante la sua ultima visita alla città di Lubumbashi. Essa ha denunciato anche l’uso “abusivo” delle forze di sicurezza da parte delle autorità.[11]

 

Il 25 ottobre, in un comunicato pubblicato a tarda notte, il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP) ha invitato i suoi membri a riservare una calda accoglienza a Felix Tshisekedi che, questo giovedì 26 ottobre, rientrerà a Kinshasa, dopo la sua missione a Lubumbashi. Secondo Martin Fayulu, Coordinatore delle azioni del Raggruppamento, che ha firmato il comunicato, Felix Tshisekedi terrà una conferenza stampa presso la sua residenza.[12]

 

Il 26 ottobre, nel pomeriggio, il presidente del Raggruppamento, Felix Tshisekedi, è arrivato a Kinshasa proveniente da Lubumbashi. Decine di simpatizzanti di Raggruppamento si sono recati all’aeroporto internazionale di N’djili per accoglierlo e accompagnarlo in corteo fino alla sede dell’Udps, situata nel comune di Limete, dove è prevista una conferenza stampa. Non è stato segnalato alcun incedente. La polizia non ha cercato di impedire l’entusiasmo della popolazione accorsa a vedere il passaggio del corteo. Félix Tshisekedi ha annullato la sua conferenza stampa prevista in fine giornata, preferendo incontrarsi con i membri del Raggruppamento dopo il suo ritorno a Kinshasa, in provenienza da Lubumbashi. Tale ritorno coincide con la presenza dell’ambasciatrice statunitense all’ONU, Nikki Haley, in visita ufficiale nella RDCongo.[13]

 

c. Una giornata “città morta” degenerata a Goma

 

Il 30 ottobre, a Goma (Nord Kivu), varie organizzazioni della società civile, tra cui il movimento cittadino Lotta per il cambiamento (Lucha), hanno indetto una giornata “città morta” per costringere il presidente Joseph Kabila a lasciare il potere e chiedere l’organizzazione delle elezioni. Ma le cose sono degenerate, con un bilancio provvisorio di almeno cinque persone uccise, tra cui un agente di polizia, 18 ferite e 28 arrestate.

È difficile dire quello che è accaduto esattamente, perché le versioni sono divergenti.

Secondo gli organizzatori della giornata “città morta”, i negozi, le scuole e i mercati erano rimasti chiusi sin dalle prime ore del mattino. In alcuni quartieri, prima di iniziare la manifestazione, i giovani avevano eretto delle barricate e incendiato dei pneumatici sulla strada. La polizia è intervenuta sparando e lanciando gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Questi ultimi hanno reagito incendiando il commissariato di polizia del quartiere popolare Majengo, nel nord della città.

Uno degli organizzatori della giornata “città morta”, Ghislain Muhiwa, di Lucha, assicura che, in quel momento, sono stati uccisi quattro civili colpiti dai proiettili della polizia. Furiosi dalla rabbia, i giovani manifestanti hanno iniziato a lanciare pietre contro i poliziotti, uccidendone uno e ferendone altri due. Diversa è la versione del sindaco di Goma, Dieudonné Malere Mamicho, che parla di un movimento insurrezionale. Secondo le sue dichiarazioni, i giovani manifestanti erano muniti di machete, coltelli e pietre e avrebbero attaccato le forze dell’ordine verso le 8:00 del mattino, provocando morti e feriti.[14]

 

La manifestazione era stata organizzata dal Collettivo di Azione della Società Civile (Casc), di cui fa parte anche il movimento Lotta per il Cambiamento (Lucha). «La resistenza contro il regime sanguinario e predatore di Kabila è effettivamente cominciata», ha scritto questo movimento di giovani indignati in un suo twitter. «Non siamo nella logica delle elezioni nel 2018. Questo deve essere chiaro per tutti! Elezioni 2017 o transizione senza Kabila!», ha scritto Fred Bauma, leader di Lucha, in un suo twitter.

Nella capitale Kinshasa, una megalopoli di circa 10 milioni di abitanti, l’appello alla protesta non era stato comunicato, quindi non ha avuto alcun seguito. A Kisangani, una grande città nel nord-est, la polizia ha disperso i pochi manifestanti che avevano iniziato a bruciare dei pneumatici sulle vie principali. A Mbandaka (nel nord-ovest), le scuole erano chiuse e le altre attività hanno subito dei rallentamenti. A Lubumbashi, la seconda città più grande del paese (nel sud-est), la polizia ha disperso con gas lacrimogeni e manganelli una quarantina di giovani che stavano tentando di iniziare una piccola manifestazione.

La tensione politica è alta, perché il presidente Joseph Kabila rimane al potere. Nonostante che il suo secondo e ultimo mandato presidenziale sia terminato alla fine del 2016, Kabila è ancora al potere e nessun calendario elettorale è stato finora reso pubblico. Le manifestazioni organizzate dall’opposizione o da altri movimenti cittadini sono vietate su tutto il territorio nazionale e costantemente represse in tutto il paese.[15]

 

 

2. L’UNC DI VITAL KAMERHE HA ANNUNCIATO IL SUO RITIRO DAL GOVERNO TSHIBALA

 

Il 23 ottobre, in un comunicato pubblicato nel primo pomeriggio, il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe, ha annunciato il ritiro del suo partito dal governo Tshibala. Nel comunicato, l’UNC ha espressamente annunciato il ritiro del suo delegato, Pierre Kangudia Mbayi, ministro di Stato per il bilancio:

«– Considerato il ritardo e la certezza della non organizzazione delle elezioni il 31 dicembre 2017;

 – Considerando che l’obiettivo della partecipazione dell’UNC al governo era di contribuire all’organizzazione delle elezioni entro la scadenza prevista dall’accordo del 31 dicembre 2016;

– dato che, fino ad oggi, la Commissione elettorale non ha ancora pubblicato il calendario elettorale in conformità all’accordo del 31 dicembre 2016 (…)

– dopo aver consultato l’interessato, Pierre Kangudia Mbayi,

– la direzione politica dell’UNC decide il ritiro del delegato dell’UNC dal governo, Pierre Kangudia Mbayi, ministro di Stato per il bilancio».

Un membro dell’UNC ha affermato che «la presenza dell’UNC nel governo si giustificava per un unico motivo: l’organizzazione delle elezioni in dicembre 2017, conformemente all’accordo del 31 dicembre 2016. Ma l’annuncio, da parte del Presidente della Commissione elettorale, di altri 504 giorni necessari per organizzare le elezioni, rende impossibile il raggiungimento di tale obiettivo».

Un po’ più tardi, nello stesso pomeriggio, il presidente dell’UNC Vital Kamerhe ha ufficialmente notificato. Mediante lettera, al Primo ministro Bruno Tshibala, la decisione di ritirare il suo delegato dal governo della Repubblica: «Ho l’onore di informarla che, in base all’odierna decisione della direzione politica nazionale del UNC (…), l’UNC ritira dal Governo il suo delegato, Pierre Kangudia Mbayi, ministro di Stato per il bilancio».[16]

 

Il 24 ottobre, in una conferenza stampa a Kinshasa, Pierre Kangudia ha dichiarato di essersi dissociato dalla decisione dell’UNC. Egli ha affermato che tale decisione non lo riguarda e che, quindi, non si dimetterà.

«Come si può giustificare il fatto che si annunci il mio ritiro dalle istituzioni e che, nello stesso tempo, si permetta a un altro membro (Gustave Omba) del partito di continuare a svolgere le sue funzioni in seno alla Commissione elettorale?», si è chiesto Pierre Kangudia nella sua conferenza stampa, aggiungendo: «Mi rifiuto di servire gli interessi egoistici e personali di alcune persone che vogliono creare inutilmente una crisi di governo che indebolirà i membri del governo provenienti dall’opposizione (…) Da parte mia,  mi metto a disposizione del Presidente della Repubblica, perché a lui solo spetta  la decisione di sospendermi dalle mie funzioni».

Pierre Kangudia ha spiegato il contenuto dell’incontro che ha avuto con Vital Kamerhe il giorno precedente, 23 ottobre 2017, prima dell’annuncio da parte dell’UNC, del suo ritiro dal governo:

«Sono stato ricevuto in udienza da Vital Kamerhe alle 12h30. Mi ha detto che era venuto in possesso di informazioni relative a un mio mutamento nelle sei ore seguenti e che egli voleva evitarmi tale umiliazione. Mi ha detto di accordarmi questo tempo per presentare le mie dimissioni. Ma, appena tornato in ufficio, ho notato che la decisione era già stata resa pubblica. Il Primo Ministro aveva ricevuto la lettera inviatagli, con copia al Presidente della Repubblica, alle 16h00».
Pierre Kangudia ha denunciato una decisione unilaterale, affermando di non essere mai stato consultato prima: «Non sono stato consultato. Tutti già sapevano che ero già stato già ritirato dal governo, tranne me. Quando mi è stata data l’informazione, ho chiesto due giorni di tempo per rifletterci sopra, mi è stato detto di no. Ho chiesto un giorno e mi è stato detto di nuovo no. Mi è stato detto di pensarci sopra fino alle 18h00. Arrivato nel mio ufficio, imparo che la lettera al Primo Ministro era già resa pubblica. Io stesso l’ho ricevuta tramite WhatsApp. Ho fatto fatica a crederci (…) Penso di essere stato vittima di una manovra politica».

Alcuni membri dell’UNC avevano già rivelato che egli stava per creare un altro partito.[17]

 

Il segretario interfederale dellUNC, Baudouin Mayo Mambeke, ha dichiarato che «Pierre Kangudia è un cittadino congolese che usufruisce delle libertà garantite dalla Costituzione. Ha deciso di non dimettersi dal governo e di lasciare il suo partito, l’UNC. Ne prendiamo nota, ecco tutto».
In un’intervista, il portavoce dell’UNC, Jolino Makelele, ha dichiarato: «Quando non hai più la fiducia del partito che ti ha delegato, non cercare di sapere perché. Il solo fatto che ti sia detto che devi ritirarti, devi farlo. In politica è così. Si tratta di decisioni che vanno al di là della giustizia. Non dobbiamo cercare di trovare dei motivi. Non posso che deplorare l’atteggiamento del nostro collega. È il partito che l’aveva delegato. Quando il partito ti chiede di andartene, mi è difficile capire come sia possibile invocare il fatto che, essendo il Presidente della Repubblica che ti ha nominato, ti rivolgi a lui. In politica, non credo che sia un atteggiamento molto elegante».[18]

 

Il 25 ottobre, in un comunicato, la direzione politica dell’UNC ha dato 48 ore di tempo ai suoi membri ancora attivi nel ministero del bilancio, per ritirarsi dal gabinetto del ministro Pierre Kangudia, al fine di rimanere nel partito. Altrimenti, ne saranno esclusi. Inoltre, la direzione politica dell’UNC ha dichiarato di aver preso atto dell’autoesclusione di Pierre Kangudia e delle dimissioni, dal partito, di Mamie Kanku, presidente della Lega femminile e di Tracien Boma, presidente della Lega giovanile. Infine, ringrazia e incoraggia i membri del partito e, nello stesso tempo, membri del gabinetto del Ministero del di bilancio che, spontaneamente, si sono dissociati da Pierre Kangudia.[19]

[1] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 21.10.’17; Radio Okapi, 21.10.’17

[2] Cf José Mukendi – Actualité.cd, 21.10.’17

[3] Cf RFI, 22.10.’17

[4] Cf RFI, 23.10.’17

[5] Cf AFP – Radio Okapi, 23 et 24.10.’17; Actualité.cd, 23.10.’17

[6] Cf Actualité.cd, 23.10.’17

[7] Cf Radio Okapi, 25.10.’17

[8] Cf Forum des As – Kinshasa, 26.10.’17  http://www.forumdesas.org/spip.php?article13576

[9] Cf Radio Okapi, 25.10.’17

[10] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 26.10.’17

http://www.lepotentielonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=18031:preoccupations-au-sujet-des-incidents-a-lubumbashi&catid=90:online-depeches

[11] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 25.10.’17

[12] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 26.10.’17

[13] Cf Actualité.cd, 26.10.’17; Politico.cd, 26.10.’17

[14] Cf RFI, 30.10.’17

[15] Cf AFP – Africatime, 30.10.’17

[16] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 23.10.’17 https://7sur7.cd/new/2017/10/flash-kamerhe-demande-a-pierre-kangudia-de-demissionner-du-gouvernement/

[17] Cf Actualité.cd, 24.10.’17

[18] Cf RFI, 25.10.’17; Radio Okapi, 25.10.’17

[19] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 25.10.’17