Congo Attualità n. 335

INDICE

EDITORIALE: VOTO SEMI-ELETTRONICO PER LE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI, LEGISLATIVE E PROVINCIALI? → NO, TROPPI RISCHI!

  1. LA QUESTIONE DEL VOTO ELETTRONICO O SEMI-ELETTRONICO
    1. La presentazione di una nuova modalità di voto
    2. Il comunicato di Aprodec
    3. La conferenza stampa di AETA e ODEP
    4. L’analisi di Alain-Joseph Lomandja, esperto in questioni elettorali
  2. ELEZIONI LEGISLATIVE NAZIONALI: ELEGGIBILITÀ CON SBARRAMENTO DEL 3%

 

EDITORIALE: VOTO SEMI-ELETTRONICO PER LE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI, LEGISLATIVE E PROVINCIALI? → NO, TROPPI RISCHI!

 

 

 

 

1. LA QUESTIONE DEL VOTO ELETTRONICO O SEMI-ELETTRONICO

 

a. La presentazione di una nuova modalità di voto

 

Il 25 agosto, la Commissione elettorale si è riunita a Palazzo del Popolo con i membri del Consiglio Nazionale per la Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre 2016 (CNSA). Obiettivo di questa seconda riunione: la presentazione del prototipo del kit di voto elettronico che potrebbe essere usato nelle prossime elezioni. Corneille Nangaa, presidente della Commissione elettorale, ha dichiarato che il sistema di voto elettronico ha molti vantaggi, sia sul piano dei costi che della logistica e dei tempi. Egli ha fatto notare che i dati saranno protetti e trasmessi in tempo reale al server centrale, il che ridurrà significativamente il tempo della pubblicazione dei risultati elettorali provvisori.

Corneille Nangaa ha tuttavia ha ricordato che l’introduzione del voto elettronico non sopprimerà il voto tradizionale: «I risultati ottenuti con il voto elettronico verranno confrontati con le compilazioni manuali». Secondo la Commissione elettorale, il voto elettronico si aggiunge dunque al voto cartaceo per garantire la sicurezza dei dati.

Mentre l’idea del voto elettronico è spesso respinta dall’opposizione, la CENI ha voluto ricordare che la scelta di utilizzare questa tecnologia è conforme sia all’articolo 47, paragrafo 1 della legge elettorale che alle raccomandazioni emanate dall’Accordo del 31 dicembre 2016 che, nell’articolo 4, comma 4, raccomanda al governo di “esplorare modi e mezzi per razionalizzare il sistema elettorale, al fine di ridurre il costo eccessivo delle elezioni”. Secondo una fonte della Commissione elettorale, il kit non è ancora pronto. La fase di progettazione potrebbe durare ancora sei mesi e la fase di produzione potrebbe richiedere altri tre mesi. Infine, molti potenziali elettori hanno messo in dubbio l’efficacia, l’affidabilità e l’opportunità dell’introduzione di questo nuovo sistema di voto che, secondo loro, rischia di screditare i risultati delle elezioni.[1]

 

Il 5 settembre, in un incontro di lavoro a livello tecnico, Corneille Nangaa, presidente della CENI, ha dichiarato che il budget (1.332.621.679,51 $) ritenuto per l’organizzazione delle elezioni è troppo elevato. «Si tratta di un budget elettorale proibitivo. Per un paese come il nostro, è semplicemente aberrante. Con la situazione economica attuale, esso contribuisce a complicare l’organizzazione elettorale. Occorre riflettere su come ridurre i costi delle operazioni», ha detto il presidente della CENI.

Dopo aver presentato le carenze dell’attuale modello elettorale, egli ha proposto un sistema elettorale che ridurrebbe il numero dei candidati e faciliterebbe la riduzione delle dimensioni della scheda elettorale. A questo proposito, Corneille Nangaa ha fatto due proposte: la razionalizzazione del processo elettorale attraverso la via legislativa e l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione mediante l’introduzione di una macchina di voto, distinta dal voto elettronico che, com’è noto, è caratterizzato dalla mancanza di cartaceo. Secondo le sue dichiarazioni, «non ci sarà voto elettronico, almeno nelle prossime elezioni, ma si potrebbe ricorrere a una macchina di voto». Secondo lui, il sistema elettorale non cambierà, ma sarà reso più affidabile. «Il sistema non cambia, ma sarà introdotto un ulteriore elemento di garanzia. Alla fine del voto, la macchina avrà già i risultati, ma lo spoglio e il conteggio dei voti continuerà come prima. La sfida è quella di ridurre le dimensioni della scheda elettorale, il che ridurrà anche i costi delle elezioni», ha detto il presidente della CENI. Secondo Corneille Nangaa, l’uso di questa macchina di voto potrebbe far risparmiare tra i 300 e i 400 milioni di dollari.[2]

 

Secondo Corneille Nangaa, la macchina di voto o, meglio, il voto semi-elettronico, ha il vantaggio di ridurre la dimensione della scheda elettorale e il numero dei seggi elettorali. Egli ha presentato la procedura da seguire per realizzare questo voto: «Attraverso questo sistema, l’elettore presenta il suo certificato elettorale al primo membro dell’equipe del seggio elettorale, il quale verificherà la validità del certificato. Poi, dal secondo membro dell’equipe del seggio otterrà una scheda elettorale cartacea, di ridotte dimensioni, che introdurrà in un computer. I nomi e le foto dei diversi candidati verranno visualizzati sullo schermo del computer. L’elettore preme su una delle fotografie e il computer restituisce la scheda di voto con la fotografia e il nome del candidato scelto. È questa scheda elettorale cartacea che l’elettore introdurrà nell’urna», spiega Corneille Nangaa, secondo cui questa procedura ha il vantaggio di velocizzare l’operazione elettorale, perché i risultati saranno noti la sera stessa delle elezioni. Il presidente della CENI assicura che questa modalità di voto è affidabile e meno costosa.[3]

 

Secondo Corneille Nangaa, i vantaggi della macchina per votare, cioè del voto semi elettronico, da non confondere con il voto elettronico, sarebbero la velocità, l’affidabilità e la riduzione dei costi. Egli sostiene che il sistema di voto rimarrebbe lo stesso. La macchina per votare, o voto semi-elettronico, coabiterebbe con la scheda elettorale cartacea e l’urna. L’operazione di voto si svolgerebbe normalmente mediante l’introduzione di una scheda elettorale cartacea nell’urna. Alla fine dell’operazione, ci sarebbero dei verbali  manuali prodotti dopo lo spoglio e il conteggio dei voti espressi sul cartaceo e altri verbali stampati direttamente dalla macchina. I risultati dei due tipi di verbali dovrebbero risultare identici. Secondo il presidente della CENI, la macchina per votare trasmetterà immediatamente i risultati e permetterà di poter disporre dei risultati delle diverse votazioni la sera stessa del voto. Ciò dovrebbe servire a scoraggiare i Centri Locali di Compilazione dei Risultati (CLCR) dal manipolare i risultati elettorali, poiché la macchina ha già trasmesso i dati a livello nazionale. I risultati dei CLCR verranno confrontati con quelli della macchina.[4]

 

Il 6 settembre, in un’intervista, il coordinatore della Nuova Società civile del Congo, Jonas Tshiombela, ha respinto la proposta della CENI sul voto semi-elettronico. Jonas Tshiombela ritiene che tale modalità di voto non sia che una manovra programmata per ritardare ulteriormente l’organizzazione delle elezioni: «Già con l’operazione di registrazione degli elettori, la CENI ha avuto delle difficoltà di accesso all’energia elettrica; occorrerà molto tempo per indire i bandi di gara e assegnare gli appalti per la fabbricazione delle apparecchiature necessarie; occorrerà organizzare moltissimi incontri di formazione, affinché la popolazione possa imparare a utilizzare questa nuova tecnologia. Tutto ciò fa parte di una strategia prevista per ritardare ulteriormente le elezioni». Secondo il coordinatore della Nuova Società Civile del Congo, i cittadini congolesi stanno piuttosto aspettando la pubblicazione del calendario elettorale e non nuovi trucchi per rinviare ancor di più le elezioni.[5]

 

Il deputato Christian Mwando Nsimba, membro del Raggruppamento dell’Opposizione, si è detto contrario all’utilizzo del voto semi-elettronico proposto dal presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa. Secondo lui, questa proposta fa parte di una strategia adottata dalla maggioranza presidenziale per orchestrare degli imbrogli durante le elezioni. «Abbiamo molte prove che dimostrano che questo sistema elettronico può favorire truffe elettorali senza lasciare alcuna traccia», ha dichiarato Mwando, aggiungendo che «il Raggruppamento dell’Opposizione non accetterà mai alcun cambiamento nel sistema elettorale». Ha raccomandato alla Commissione elettorale di mantenere il normale sistema di voto, cui i cittadini congolesi sono già abituati. Le ha inoltre chiesto di pubblicare il calendario elettorale, unica condizione che la comunità internazionale ha posto per contribuire a finanziare le elezioni.[6]

 

Il deputato nazionale e membro del Raggruppamento dell’Opposizione Martin Fayulu ha affermato che, durante il dialogo svoltosi con la mediazione dei Vescovi della CENCO, la proposta del voto elettronico era stata categoricamente respinta.[7]

 

b. Il comunicato di Aprodec

 

Il 28 agosto, in un comunicato pubblicato da Bruxelles, l’Aprodec, un’organizzazione senza scopo di lucro specializzata in questioni elettorali congolesi, ha dichiarato che «è con stupore che essa è venuta a conoscenza della dichiarazione della Commissione elettorale sul ricorso al voto elettronico per le prossime elezioni nella Repubblica Democratica del Congo. Secondo le spiegazioni fornite dalla Commissione elettorale, si tratterrebbe più precisamente di un sistema di voto elettronico con documenti cartacei, dato che la scheda di voto dovrà essere depositata in un’urna elettorale tradizionale.

L’argomento avanzato dalla Commissione elettorale, secondo cui il voto elettronico ridurrebbe il costo delle elezioni, è infondato. Infatti, nella fase attuale del processo elettorale, se fosse effettivamente adottata, questa opzione comporterà inevitabilmente un costo aggiuntivo, perché, tra l’altro, occorrerà progettare un nuovo software, assicurarne la manutenzione e garantirne l’assistenza, particolarmente in caso di guasti, soprattutto il giorno delle elezioni. Inoltre, e forse è proprio questo che si cerca, questa opzione provocherà ulteriori ritardi nella preparazione delle elezioni, poiché si dovrà avviare un bando di gara per l’aggiudicazione degli appalti alle varie imprese, tra cui quella produttrice del nuovo materiale informatico e quelle fornitrici dei servizi che vi sono associati, la distribuzione di questo nuovo sistema di voto elettronico nei vari centri di voto, la formazione del personale addetto.

Infine, dato il clima di diffidenza tra le parti politiche e la Commissione elettorale, l’introduzione del voto elettronico deve essere regolamentata da una legge. A questo proposito, sebbene l’articolo 47 della legge elettorale (“Il voto si effettua mediante una scheda cartacea o per via elettronica”) preveda la possibilità, per la Commissione elettorale, di far ricorso al voto elettronico, va sottolineato che , in questo caso, questa disposizione sembra escludere l’uso simultaneo della scheda cartacea. Tuttavia, nella sua presentazione, il presidente della Commissione elettorale ha esibito un fac-simile di scheda cartacea. A priori, sembra che l’opzione ritenuta dalla Commissione elettorale, quella del voto elettronico associato al voto cartaceo, violi la legge.

Inoltre, non esiste alcuna disposizione che precisi le nuove modalità di voto nella Repubblica Democratica del Congo. Spetta pertanto alla Commissione elettorale presentare al più presto le misure che intende adottare per l’attuazione del voto elettronico: in tutti  i centri di voto o no, sull’insieme del territorio nazionale o no».[8]

 

c. La conferenza stampa di AETA e ODEP

 

Il 14 settembre, in una conferenza stampa a Kinshasa, “Agire per delle Elezioni Trasparenti e Pacifiche (AETA) e l’Osservatorio delle Spese Pubbliche (ODEP), due organizzazioni della società civile operanti rispettivamente nei settori della governance elettorale e della finanza pubblica, hanno dichiarato che «il voto elettronico o il voto semi-elettronico costituirebbero una quarta manovra per ritardare le elezioni e un’opportunità di business per gli organizzatori».

«1. Dal punto di vista finanziario

* L’uso del voto elettronico non consente alla RDCongo di risparmiare denaro. Al contrario, i costi effettivi associati a questa modalità di voto sarebbero tre volte maggiori di quelli del voto cartaceo.

La CENI dovrà prevedere un budget per l’acquisto delle macchine per votare, delle schede magnetiche, della carta, ecc., oltre ai costi della formazione e della sensibilizzazione degli elettori. Infatti, il costo complessivo del voto elettronico per elettore e per giorno elettorale è valutato sui 4,5 euro, mentre quello del voto cartaceo tradizionale sarebbe di 1,5 euro. In Kenya, per esempio, per le elezioni presidenziali di agosto 2017, il paese ha speso 410 milioni di euro per l’acquisto delle macchine di voto. Tra questi 410 milioni di euro sono compresi 20 milioni per l’acquisto delle schede magnetiche. Tutto questo per un corpo elettorale di quasi un ventesimo di quello congolese.

  1. Dal punto di vista tecnico e tempistico

* Nonostante la sua rapidità nella trasmissione dei risultati elettorali, il voto elettronico e / o il voto semi-elettronico non potrà permettere però l’organizzazione delle elezioni secondo la scadenza prevista dall’accordo del 31 dicembre 2016. Si dovrà piuttosto aspettare quasi due anni. Ciò rivela l’intenzione suicida della CENI di rinviare alle calende greche l’organizzazione delle elezioni, senza preoccuparsi dei rischi di aggravamento della crisi politica, economica e sociale. * La modalità di voto semi-elettronico richiede molto tempo di preparazione e di sensibilizzazione della popolazione, degli agenti elettorali e dei vari attori coinvolti nel processo elettorale.

* Per i magistrati, sarà più complicato esaminare i contenziosi elettorali, perché dovranno prendere in considerazione due verbali (cartaceo e elettronico), mentre con il voto cartaceo ne dovrebbero prendere in considerazione uno solo.

* La macchina per votare ha molte più probabilità di interruzione di funzionamento, rispetto all’urna che è un dispositivo infinitamente più semplice.

* Con una copertura elettrica di circa il 9% in tutto il paese, l’assenza e / o l’interruzione di energia elettrica costituirebbe un fattore negativo per questa modalità di voto, anche se si avesse delle macchine con 48 ore di autonomia.

  1. Il ruolo degli osservatori elettorali, dei testimoni dei partiti e della popolazione * La mancanza di controllo dell’insieme delle operazioni elettorali da parte degli osservatori elettorali, dei testimoni dei candidati e della popolazione. In effetti, il potere di controllo viene trasferito agli agenti informatici e ai gestori del server. Il rischio di una truffa preinstallata nelle macchine potrebbe essere prevedibile.

* La validità e la veridicità del voto elettronico sono verificabili solo dalle imprese che fabbricano o certificano queste macchine o dalle autorità di vigilanza, ove esistono (eliminazione del controllo da parte del pubblico).

  1. Aspetti informatici

* C’è la possibilità di eseguire l’hacking di una macchina di voto elettronico utilizzando un software non rilevabile ma che può diffondersi come un virus informatico da una macchina di voto a un’altra. Si noti che un atto di pirateria di una macchina richiede meno di un minuto.

* C’è anche la possibilità di modificare i chip all’interno delle macchine, ciò che può cambiare i risultati delle elezioni (questa è una delle frequenti strategie di brogli elettorali relazionati a questa modalità di voto).

  1. Dal punto di vista socio-politico e antropologico

* Il doppio analfabetismo (letterario e informatico) della maggioranza degli elettori è uno svantaggio inerente all’uso del voto elettronico e / o semi-elettronico, in quanto il tasso di diffusione dell’informatica nella RDCongo è del 10%;

* Il voto elettronico e / o semi-elettronico non ha ancora un consenso da parte di tutti gli attori coinvolti nel processo elettorale. Questa mancanza di consenso potrebbe portare ad una contestazione dei risultati elettorali e a dei disordini post-elettorali, in quanto l’attuale contesto elettorale è predominato da una generale diffidenza nei confronti della CENI;

* Inoltre, secondo i Congolesi, la priorità dovrebbe essere riservata all’organizzazione urgente e imminente delle elezioni e non alla rapidità della pubblicazione dei risultati elettorali. Sembra che la CENI ignori le priorità dei congolesi in questo momento.

  1. Dal punto di vista giuridico

* L’accordo del 31 dicembre 2016, nel suo punto IV, paragrafo 4, non chiede alla CENI di modificare la modalità di voto, ma piuttosto la ricerca di modi e mezzi per razionalizzare il sistema elettorale. Ciò non implica necessariamente, come soluzione, il ricorso al voto semielettronico.

* Secondo l’articolo 237 ter della Legge n. 15/001 del 12 febbraio 2015 sull’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative, provinciali, urbane, comunali e locali, “la modalità del voto elettronico non può essere applicata per le elezioni in corso”. Ciò presuppone che il legislatore avesse previsto che la possibilità del voto elettronico e / o semielettronico dovesse essere considerata come un processo di riflessione che richiede un po’ di tempo. L’opzione dell’introduzione imminente di questa modalità di voto sarebbe, quindi, un’improvvisazione e porterebbe in sé dei non detti.

* Da sola la legge elettorale non è sufficiente per giustificare il ricorso al voto elettronico. È necessario che essa sia completata da altre leggi che il Parlamento dovrà approvare. Il che avrà gravi conseguenze sul tempo. Si tratta della legge organica sull’informatica e la libertà, della legge sulla criminalità informatica, del decreto del Primo Ministro sulle condizioni e modalità di attuazione del voto elettronico, del regolamento tecnico sulle condizioni di approvazione delle macchine di voto e del relativo decreto di approvazione emesso dal Ministero dell’Interno.

  1. Raccomandazioni

L’AETA e l’ODEP raccomandano:

  1. Alla Ceni:
  • di abbandonare la modalità di voto semielettronico perché, da un lato, il ricorso ad essa non permetterebbe di avere delle elezioni credibili, trasparenti, pacifiche, affidabili e poco costose entro le scadenze previste nell’accordo del 31 dicembre 2016 e perché, d’altro lato, la popolazione non è ancora preparata ad usare tale strumento informatico e la stessa Ceni soffre di una mancanza di fiducia da parte di varie parti politiche implicate nel processo elettorale;
  • di continuare ad utilizzare il voto cartaceo già sperimentato nel 2006 e 2011. Ciò abbrevierebbe i tempi di preparazione delle elezioni conformemente all’accordo del 31 dicembre 2016. Va notato che l’attuale contesto politico congolese non permette di impegnarsi in una specie di voto sperimentale. • di considerare la modalità di voto elettronico e / o semi-elettronico come una proposta da studiare più approfonditamente, in vista di una sua possibile applicazione nel futuro. Dato che il processo elettorale in corso si sta svolgendo in circostanze eccezionali, non si può tollerare che ci si impegni in una modalità di voto sperimentale. Ciò riguarda anche varie disposizioni della legge elettorale di cui la CENI intende sollecitare una qualche modifica in Parlamento.
  1. Al Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo e del processo elettorale (CNSA): • di assumersi le proprie responsabilità, conformemente alle prerogative che l’accordo del 31 dicembre 2016 gli concede, ordinando alla CENI di rinunciare all’introduzione del voto semi-elettronico nell’attuale processo elettorale ed esigendole di rendere immediatamente conto della sua governance elettorale.
  2. Alla popolazione congolese e ai partiti politici:
  • di rifiutare categoricamente la modalità di voto elettronico e / o semi-elettronico prevista dalla CENI; • di essere vigili e pronti a seguire da vicino il processo di modifica della legge elettorale previsto nel corso della sessione parlamentare che inizia il 15 settembre 2017».[9]

 

d. L’analisi di Alain-Joseph Lomandja, esperto in questioni elettorali

 

Da quando il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha lanciato l’idea di un “voto semi-elettronico”, è iniziato un appassionato dibattito sull’utilità, la legalità, la tempestività e la fattibilità di una tale opzione nell’attuale contesto politico. “Risparmio di tempo” e “risparmio di soldi” per quelli che si dicono favorevoli, “nuova truffa” o “strategia di rinvio” per quelli che vi sono contrari.

La presente analisi parte da una constatazione: non è la macchina o la tecnica in sé che pone problema; tutto dipende dall’uso che se ne fa in un determinato contesto.

  1. Presentazione della procedura di voto semi-elettronico proposta dalla CENI

In un documento interno intitolato “Presentazione del voto elettronico”, la CENI presenta con immagini le diverse tappe dell’operazione di voto.

1) L’elettore entra nel Seggio di voto e di spoglio (BVD) e consegna, per controllo, il suo certificato elettorale. Questa operazione di controllo amministrativo è uguale nelle due modalità di voto, elettronico o cartaceo.

2) L’elettore riceve la “scheda elettorale” firmata dal presidente del BVD e entra nella cabina elettorale. Vi scopre per la prima volta una macchina per votare.

3) Sullo schermo della macchina appare una finestra di dialogo del genere “Inserisci la tua scheda elettorale”. L’elettore inserisce la scheda elettorale nella macchina per votare. Questa prima operazione sembra semplice, ma bisogna ricordare che, per la maggior parte degli elettori, sarà il primo contatto con una macchina elettronica diversa da un telefono cellulare. Pertanto, tale operazione richiederà un tempo di osservazione o di orientamento più lungo.

4) Dopo l’inserimento della scheda elettorale nella macchina per votare, sullo schermo appaiono i nomi dei candidati, le loro fotografie e i numeri d’ordine. Secondo la presentazione che la CENI fa della macchina di voto, lo schermo misura 520 mm di lunghezza, 375 mm di larghezza e 61 mm di spessore. Queste dimensioni sollevano un problema: maggiore è il numero dei candidati, gli elettori e / o i loro accompagnatori dovranno far scorrere la lista dei candidati premendo su un tasto o strisciando sullo schermo. Ciò richiede competenze tecniche abbastanza significative.

5) L’elettore sceglie e seleziona un candidato tra le fotografie e i nomi che appaiono sullo schermo. È inoltre assicurata la possibilità di scegliere un voto in bianco.

6) Dopo aver selezionato il suo candidato, sullo schermo appare un’immagine ingrandita del candidato selezionato. L’elettore dovrà procedere a confermare o ad annullare il suo voto.

7) Un elettore può votare annulla e ritorna alla pagina iniziale delle foto e dei nomi dei candidati per una nuova scelta. Riprende quindi la fase 6, prima di passare alla fase 8. Il requisito della competenza tecnica per ogni elettore aumenta sempre più.

8) Appare una finestra di dialogo che avvisa l’elettore che sta per votare il candidato che ha scelto. Le chiede di confermare la sua scelta.

9) L’elettore conferma la sua scelta e, di conseguenza, attiva la stampa automatica sulla scheda elettorale introdotta all’inizio dell’operazione.

10) La macchina restituisce la scheda elettorale compilata automaticamente. L’elettore la deposita nell’urna elettorale. Le schede elettorali cartacee saranno utilizzate per il conteggio manuale dei voti alla fine dell’operazione di voto, cioè dopo la chiusura dei seggi elettorali. È previsto un confronto tra i risultati forniti automaticamente dalla macchina di voto e quelli calcolati attraverso lo spoglio manuale dei voti.

11) La macchina aggiorna automaticamente e continuamente i risultati dei candidati e, al termine delle operazioni di voto, stampa il tabulato dei risultati che verrà confrontato con il verbale dei risultati compilato manualmente dai membri del seggio elettorale.

Come si vede, le 11 fasi della procedura di voto proposta dalla CENI mostrano che è effettivamente un voto sia manuale che elettronico: si tratta di un voto elettronico (utilizzazione di una macchina per votare; identificazione, selezione e conferma del voto di un candidato di propria scelta utilizzando una macchina; somma automatica dei voti ottenuti da ciascun candidato, elaborazione di un tabulato elettronico, trasmissione crittografata dei dati, etc. .); nello stesso tempo, si tratta di un voto manuale (utilizzo di una scheda elettorale cartacea da depositare manualmente nell’urna elettorale). Se questo voto non fosse elettronico, sarebbe impossibile promettere la proclamazione dei risultati nello stesso giorno delle elezioni. Se la CENI lo promette, significa che, per farlo, essa si baserà sui risultati ottenuti elettronicamente. Ma se è necessario attendere i verbali manuali dei BVD e se è necessario attendere il confronto dei risultati ottenuti elettronicamente con quelli della compilazione manuale, sarà difficile pubblicare i risultati nello stesso giorno delle elezioni. Da qui l’ambiguità del concetto di “voto semi-elettronico”.

  1. Le difficoltà tecniche del “voto semi-elettronico” nel contesto congolese

2.1 La difficoltà della complessità della procedura del voto:

Al di là della semplicità della loro descrizione su un foglio di carta, le fasi elettroniche di questo nuovo modo di votare sono abbastanza complicate per la maggior parte degli elettori cui si esige una certa capacità tecnica e informatica per potere usufruire dei loro diritti di cittadini congolesi. Il tasso di analfabetismo e di “cyber-analfabetismo” rimane molto elevato nella RDCongo e deve essere preso in seria considerazione. Questo doppio analfabetismo potrebbe comportare il rischio di falsificare i risultati proclamati o di convalidare dei risultati falsi. Si sa che la legge prevede un’assistenza alle persone che non possono votare da sole; ma la stessa legge limita il numero degli elettori che una persona può assistere. Ci si può così imbattere in un caso senza precedenti, in cui sarebbero gli agenti elettorali (i membri dei seggi elettorali, per esempio), che potrebbero votare al posto di una maggioranza di elettori. Pertanto, il voto non sarebbe più segreto.

2.2 Il problema del tempo necessario per votare e quello necessario per la proclamazione dei risultati:

Un innegabile vantaggio del voto elettronico è il risparmio di tempo mediante la compilazione (somma) automatica dei risultati e l’elaborazione, in tempo reale, dei risultati elettorali. Ma non si può dimenticare il tempo supplementare che la complessità della procedura del voto semi-elettronico necessariamente richiederà. Nelle elezioni del 2011, con voto cartaceo meno complesso, la CENI aveva previsto una durata di 3 minuti per voto nel BVD. Ma spesso questi 3 minuti sono stati insufficienti e sono stati quasi sempre superati. Con l’introduzione della macchina per votare, questa durata può raddoppiare o triplicare. Supponendo che un elettore ben informato abbia bisogno di 5 minuti per votare in un seggio elettorale di 350 elettori, ciò richiederà almeno un tempo di 29 ore, mentre la legge elettorale ne prevede solo 11. È dunque difficile credere al Presidente della CENI, quando afferma che il voto semi-elettronico ridurrà il numero dei seggi elettorali. Il risparmio di tempo mediante il voto elettronico è abbastanza relativo e discutibile. Esso è evidente per la proclamazione dei risultati elettorali, se non si prende in considerazione il conteggio manuale più lungo, ma non è dimostrabile per l’operazione di voto che può durare di più, secondo la capacità o meno degli elettori di padroneggiare la procedura di voto.

2.3 La sfida della trasparenza delle elezioni:

Una delle caratteristiche del voto elettronico o semi-elettronico è che esso include dei passaggi inaccessibili agli osservatori elettorali e ai testimoni dei partiti politici. La programmazione iniziale (determinante per l’intero processo di voto), l’aggregazione dei dati elettorali, la loro trasmissione criptata dai seggi elettorali (BVD) al server di raccolta, la gestione della banca dati, ecc sono passaggi gestiti dagli operatori della CENI senza alcuna osservazione indipendente. È per questo che il sito aceproject.org, che si interessa di questioni elettorali, parla della possibilità di un voto controllata interamente da una minoranza di addetti. Anche il Centro Carter ammette la possibilità reale di manipolazione interna dei dati. Quando si conosce la crisi di fiducia che esiste tra il popolo e la CENI, a torto o a ragione accusata di essere asservita ai poteri forti, si capisce il motivo per cui questo metodo di voto desta gravi sospetti. L’esistenza di un conteggio manuale parallelo al conteggio elettronico, non ha impedito le gravi irregolarità che hanno portato all’annullamento dei risultati delle elezioni in Kenya. Alcuni sostenitori del voto semi-elettronico hanno addossato i brogli elettorali del 2011 sul voto manuale cartaceo. In realtà, i brogli, le manomissioni e le irregolarità si verificano raramente  livello dei seggi elettorali locali (BVD). Generalmente, i brogli elettorali si situano ad altri livelli, quelli superiori, e diventano ancora più probabili nel caso del voto elettronico, soprattutto in quelle tappe difficili da osservare in modo indipendente.

2.4 La sfida di un funzionamento ottimale delle macchine per votare:

Per funzionare in modo ottimale, le macchine per votare, cui la CENI fa riferimento, hanno bisogno di una rete internet ad alta velocità (2G o 3G). Il documento interno della CENI non rivela la modalità con cui queste macchine saranno collegate a Internet. Ma anche se disponessero di un sistema autonomo di connessione a internet, resterebbe sempre un altro problema: in caso di guasti (la macchina si blocca o cessa di funzionare normalmente) proprio durante le operazioni di voto, come trovare soluzioni di emergenza, soprattutto nei villaggi all’interno del Paese? Le operazioni di voto durano solo 11 ore; sono diverse da quelle di registrazione degli elettori che, durando alcuni mesi, permettono di aspettare soluzioni provenienti da Kinshasa e di prolungare, eventualmente, la loro durata. C’è da tenere in conto anche la questione della sicurezza del sistema informatico contro gli attacchi da parte di terzi, anche se questa questione viene rapidamente respinta dai sostenitori del voto elettronico.

2.5 La questione finanziaria:

È stato detto e ribadito che il voto semi-elettronico proposto dalla CENI consente enormi risparmi di denaro. Questo è vero solo parzialmente. Infatti, le dimensioni della scheda elettorale cartacea sono estremamente enormi e costose. La scheda usata per il voto semi-elettronico è molto più ridotta e rappresenta un vantaggio. Ma occorre ricordare che, nonostante tutto, occorre produrne lo stesso almeno 45 milioni, secondo il numero degli elettori previsti. Inoltre, quelli che parlano di riduzione dei costi elettorali, non menzionano mai il costo iniziale del voto elettronico o semi-elettronico, che diventa redditizio solo a partire dal secondo o terzo ciclo elettorale. Alcuni di questi costi: Secondo un rapporto del Senato francese, una macchina per votare, del modello della compagnia francese NEDAP, costerebbe 5.471,70 euro! Se si moltiplica questo importo per 64.000 seggi elettorali (BVD), l’acquisto delle sole macchine per votare costerebbe più di 350 milioni di euro. Tuttavia, la durata di vita di queste macchine è di circa 10 anni, se sono ben conservate. A questo costo va aggiunto quello degli accessori (chip elettronici, unità USB, scanner e inchiostri per stampanti termiche), per non parlare dei costi di manutenzione e di aggiornamento delle macchine e di quelli della formazione degli utenti. C’è pertanto un grande dubbio circa la presunta riduzione dei costi finanziari.

  1. Le sfide politiche e giuridiche dell’introduzione del voto elettronico

3.1 La sfida delle scadenze previste per l’organizzazione delle elezioni:

Volendo introdurre un sistema di voto più complesso rispetto al voto cartaceo manuale, la CENI rischia di aumentare i ritardi già accumulati. Un bando di gara internazionale richiederà almeno 5 mesi, secondo i tempi del suo primo bando di gara pubblicato in febbraio 2016. Inoltre, la consegna delle macchine per votare potrebbe richiedere altri diversi mesi, come è successo per i kit dell’operazione di registrazione degli elettori. Secondo queste previsioni, alcuni osservatori parlano di almeno 500 giorni di preparazione delle prossime elezioni. Tutto ciò va a sfavore della modalità di voto semi-elettronico proposta dalla CENI, in quanto l’opinione pubblica ha l’impressione che l’obiettivo nascosto della proposta sia quello di prolungare ancor di più il “rinvio tecnico” delle elezioni. 3.2 La sfida di un minimo di consenso tra gli attori politici:

Importanti innovazioni come quella dell’introduzione di un nuovo sistema di voto richiedono un minimo di consenso tra gli attori politici. Tuttavia, sostenuta dalla maggioranza presidenziale, la CENI sembra non favorire alcun dialogo attorno alla sua proposta che, quindi, assomiglia piuttosto ad una decisione già presa.

3.3 La sfida del rispetto del quadro giuridico relativo alle elezioni:

Se, nel suo articolo 47, l’attuale legge elettorale evoca la possibilità del voto elettronico, nello stesso tempo afferma però che questa “modalità di voto elettronico non può essere applicata alle elezioni in corso” (articolo 237 ter). Andando contro questa disposizione giuridica e volendo cambiare le regole del gioco in pieno processo elettorale, la CENI espone il paese al rischio di elezioni agitate e contestate ancor prima della loro organizzazione.

Conclusione L’impatto delle tecnologie sui processi elettorali è notevole, ma tutto dipende dall’ambiente politico e elettorale in cui esse vengono utilizzate. A seconda che l’ambiente politico sia democratico o no, trasparente o corrotto, le tecnologie possono avere un impatto positivo o negativo sul processo elettorale. Nel contesto specifico della Repubblica Democratica del Congo, alcune sfide tecniche e politiche possono mettere a rischio il successo dell’introduzione del voto elettronico nel corso dell’attuale processo elettorale. Secondo molti osservatori, l’introduzione di questo nuovo sistema di voto sarebbe soltanto l’ultimo modo per la CENI, in complicità con la maggioranza presidenziale, di ritardare ulteriormente il processo elettorale, per offrire maldestramente al presidente Kabila quella legittimità che egli perso dal 19 dicembre 2016.[10]

 

 

2. ELEZIONI LEGISLATIVE NAZIONALI: ELEGGIBILITÀ CON SBARRAMENTO DEL 3%

 

Il 5 settembre, in una conferenza stampa, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha proposto che, per le prossime elezioni legislative, si introduca una soglia di eleggibilità (sbarramento) del 3%. Secondo lui, «l’obiettivo di una soglia di sbarramento a livello nazionale sarebbe quello di incoraggiare i partiti di tendenza nazionale che sono presenti su tutto il territorio nazionale e che hanno un progetto nazionale unificante e non di tipo clanico».[11]

 

Corneille Nangaa, presidente della Commissione Elettorale, ha dichiarato che il sistema elettorale proporzionale sperimentato nel 2006 e nel 2011 ha dimostrato i suoi limiti.

Statistiche alla mano, Nangaa ha dimostrato che il sistema proporzionale provoca un degrado dell’indice di rappresentatività. Egli ricorda che, nelle legislative nazionali del 2006, 319 deputati, cioè il 72,7%,  erano stati eletti grazie alla regola del più forte resto. Tra questi, 282 liste non avevano raggiunto il quoziente elettorale. Solo 70 liste l’avevano raggiunto o superato. Nel 2011, 483 deputati, cioè l’80,9%, erano stati eletti secondo la stessa regola del maggior resto. Tra loro, 473 liste non avevano raggiunto il quoziente elettorale. Solo 71 liste l’avevano raggiunto o superato.

Inoltre, Corneille Nangaa ha dichiarato che il sistema proporzionale favorisce la sottorappresentazione dei grandi partiti e la sovra-rappresentazione dei piccoli partiti a livello nazionale. A titolo illustrativo, nelle elezioni legislative nazionali del 2011, 15 partiti politici arrivati in prima posizione in termini di rappresentazione, si sono ritrovati tra gli ultimi in termini di voti. Un esempio eclatante è quello del RCD-N che aveva ottenuto 6.861 voti a livello nazionale ed era riuscito ad ottenere un seggio in parlamento. Paradossalmente, è questo stesso partito che è risultato in prima posizione in termini di rappresentazione, 6.861 voti per deputato eletto, ma classificato al 193° posto in numero di voti.

Sempre secondo il database a sua disposizione, Corneille Nangaa ha ricordato che, nelle scorse elezioni, il 92% delle liste vincenti non aveva raggiunto il quoziente elettorale. Nelle elezioni legislative del 2006, su 3.098 liste, 374 (12,07%) avevano ottenuto dei seggi, ma solo 70 (2,25%) di esse avevano raggiunto o superato il quoziente elettorale, mentre 3.028 liste (97,75%) non l’avevano raggiunto. Per quanto riguarda le elezioni legislative provinciali dello stesso anno, su 4.004 liste, 514 (12,8%) avevano ottenuto dei seggi, ma solo 71 di esse (1,8%) avevano raggiunto o superato il quoziente elettorale e 3.933 liste (il 98,2%) non l’avevano raggiunto.

Per quanto riguarda le elezioni legislative nazionali del 2011, su 5.231 liste, 418 (8%) avevano ottenuto dei seggi, ma solo 33 di esse (0,6%) avevano raggiunto o superato il quoziente elettorale e 5.198 liste (99.4%) non l’avevano raggiunto.

Secondo Corneille Nangaa, l’esperienza ha dimostrato che il voto proporzionale ha favorito la transumanza politica, le grandi oscillazioni del numero di voti e la concentrazione di voti su un solo candidato per lista: il 68.4 % dei capilista ha superato il 50% dei voti ottenuti dalla lista. I transumanti, secondo Nangaa, sono quei candidati che si sono presentati come candidati a più elezioni legislative, ma sotto due o più sigle. I transumanti identificati sono 20.368, cioè l’80,4% dei candidati che si sono presentati più di una volta.

L’analisi dei risultati delle elezioni rivela enormi differenze tra il numero di voti ottenuti dal candidato presidenziale della Maggioranza Presidenziale (MP) e il totale dei voti ottenuti dai candidati della MP nelle elezioni legislative. Secondo Corneille Nangaa, queste differenze, rilevate in tutte le circoscrizioni in occasione delle varie elezioni, si spiegano con la tendenza a votare secondo criteri linguistici, tribali e personali piuttosto che secondo l’appartenenza a un determinato partito: gli stessi elettori, nello stesso giorno e nella stessa circoscrizione elettorale, paradossalmente votano per la maggioranza e per l’opposizione. Nel 2011, ad esempio, nella circoscrizione elettorale di Beni, nel nord Kivu, su un totale di 297.302 elettori, Joseph Kabila aveva ottenuto 50.109 voti (16,85%). Nelle elezioni legislative nazionali, la Maggioranza Presidenziale (MP) aveva ottenuto un totale di 189.072 (63,6%). MP – Kabila dà 138.963 (46.75%). Stessa situazione nella circoscrizione elettorale di Kinshasa I: su un totale di 382.845 elettori, Kabila aveva ottenuto 111.990 voti. La MP un totale di 234.843. MP – Kabila dà un totale di 122.853.

Oltre il carattere volatile dei voti, Corneille Nangaa menziona anche una sproporzionalità in termini di differenze tra i vincitori. “Il sistema proporzionale senza sbarramento di eleggibilità consente a dei partiti che hanno raccolto pochi voti di ottenere, però, un seggio in parlamento. Esso porta a dei risultati sproporzionati con grandi differenze tra i vincitori all’interno di una stessa circoscrizione.

A titolo illustrativo, nelle elezioni legislative nazionali del 2006, l’MLC aveva ottenuto 3 seggi con 79.965 voti, mentre 9 altri partiti avevano ottenuto 9 seggi con 71.979 voti. Il PPRD aveva ottenuto un seggio con 37.412 voti, mentre l’MPL aveva ottenuto un suo seggio con 6.644 voti, cioè con il 17,8% dei voti del PPRD.

Sempre secondo le statistiche della Ceni, nelle legislative nazionali del 2006, 1.267 liste (40,9%) avevano ottenuto meno di 1.000 voti, 1.125 candidati, ossia l’11,6%, avevano ottenuto meno del 5% del quoziente elettorale e 1.128 candidati, cioè l’11,6%, avevano ottenuto meno di 100 voti,. Nelle elezioni legislative provinciali organizzate nello stesso anno, 2.144 liste, cioè il 46,9% , avevano ottenuto meno di 1.000 voti, 2.439 liste (53,3%) avevano ottenuto meno del 5% del quoziente elettorale e 2.314 candidati, cioè il 17,3%, avevano ottenuto meno di 100 voti. Nel 2011, nelle elezioni legislative nazionali, 2.784 liste (52.8%) avevano ottenuto meno di 1.000 voti. 3.481 liste (66%) avevano ottenuto meno del 5% del quoziente elettorale e 5.476 candidati (29%) avevano ottenuto meno di 100 voti. Tra questi 5476 candidati, 2.393 non avevano superato i 50 voti.[12]

[1] Cf Cas-info.cd, 25.08.’17; Actualité.cd, 26.08.’17; 7sur7.cd, 26.08.’17; Fiston Mahamba – Politico.cd, 27.08.’17

[2] Cf Actualité.cd, 05.09.’17; Israël Mutala – 7sur7.cd, 05.09.’17

[3] Cf Radio Okapi, 05.09.’17

[4] Cf Israël Mutala – 7sur7.cd,05.09.’17

[5] Cf Radio Okapi, 06.09.’17

[6] Cf Radio Okapi, 08.09.’17

[7] Cf Actualité.cd, 08.09.’17

[8] Cf http://aprodec.blog4ever.com/introduction-du-vote-electronique-en-rdc-communique

[9] Cf Le Phare – Kinshasa, 18.09.’17  http://www.lephareonline.net/aeta-odep-vote-electronique-serait-quatrieme-manoeuvre-retardement-elections-opportunite-daffaires-commanditaires/

[10] Cf Alain Joseph Lomandja – Desk Wondo, 14.09.’17  http://desc-wondo.org/fr/enjeux-defis-risques-vote-semi-electronique-rd-congo-alain-joseph-lomandja/

[11] Cf Actualité.cd, 05.09.’17

[12] Cf Grevisse Kabrel – Forum des As – Kinshasa, 07.09.’17