Riassunto Tavola rotonda “Togliere il velo del silenzio sul Congo”
a cura di Rete Pace per il Congo
Il 26 novembre 2010, a Parma, in un’Aula dell’Università, ha avuto luogo una Tavola rotonda sul rapporto, di circa seicento pagine, dell’Alto Commissariato ONU per i Diritti umani, pubblicato ufficialmente il 1° ottobre 2010, dal titolo: “Rapporto del Progetto Mapping concernente le violazioni più gravi dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, commesse tra marzo 1993 e giugno 2003 sul territorio della Repubblica Democratica del Congo”.
Ad oggi, la guerra, in RD Congo, non è realmente finita; le popolazioni dell’est, soprattutto quelle delle zone interne e prossime dei siti minerari, subiscono fino ad oggi aggressioni, saccheggi, stupri, uccisioni e anche massacri.
Promossa dalla Rete Pace per il Congo, dal Dipartimento di Studi Politici e Sociali e dal Corso di Laurea Magistrale in Giornalismo e Cultura editoriale dell’Università di Parma, la Tavola rotonda, dal titolo “Togliere il velo del silenzio sul Congo. I massacri in RDC e il saccheggio delle risorse nel recente Rapporto ONU”, si proponeva di tenere vivi i riflettori sul documento e cercare insieme vie conseguenti d’impegno, perché una pace giusta e duratura possa giungere nel Paese e nell’intera Regione dei Grandi laghi africani.
In questi lunghi anni di guerre, l’informazione ha spesso taciuto i fatti o dato mezze verità; la Comunità internazionale, sorda a tanti appelli della popolazione e della società civile, ha continuato a ribadire queste mezze verità e persegue ancora linee di sostegno a regimi che sono stati e restano altamente destabilizzanti nella Regione. L’interesse dei minerali sembra avere più peso del diritto dei popoli alla vita e alla dignità.
Gli organizzatori della Tavola rotonda pensano che il rapporto non deve cadere nel dimenticatoio. Occorre anzi andare oltre gli immediati autori delle atrocità per scoprire i lontani mandanti e fiancheggiatori e chiedere una politica internazionale coerente con le parole di giustizia di cui spesso si riempie la bocca. Le popolazioni della Regione attendono la pace nella giustizia, e la loro attesa non può essere delusa.
La Tavola rotonda ha visto l’intervento dell’on. Emma Bonino, Vice-presidente del Senato già Commissaria europea e responsabile dell’Agenzia umanitaria ECHO durante la guerra del 1996-1997. Ella ha testimoniato, anche attraverso un filmato e mostrando una serie di appelli da lei inutilmente lanciati nel 1997, come la Comunità internazionale preferì credere che i rifugiati hutu ruandesi erano tutti rientrati in patria, e negò l’invio di una forza che avrebbe potuto soccorrerli e proteggerli dai massacri. L’on. Bonino ha espresso apprezzamento per il Rapporto e ha suggerito che si chieda al Consiglio di sicurezza dell’ONU l’estensione temporale e geografica del Tribunale internazionale che già esiste.
Introdotta dal saluto del Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, il prof. Roberto Greci, la Tavola rotonda ha visto anche l’intervento di Teresina Caffi, per la rete “Pace per il Congo”, che ha tracciato le grandi linee della storia della deriva dell’est della RD Congo e posto alcuni interrogativi. Mathilde Muhindo Mwamini, già deputato nazionale in Congo, impegnata nel sostegno alle donne a Bukavu, nella provincia del Sud-Kivu, ha portato la testimonianza dell’ampiezza del dramma delle donne dell’est della RD Congo, che si sono trovate e sono fino ad oggi, bersaglio della violenza della guerra, oggetto di stupri e abusi di ogni sorta, inflitti per umiliare tutto un popolo e distruggerne il futuro.
Ha coordinato e concluso con una relazione la Tavola rotonda il sociologo Marco Deriu, del Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’Università di Parma, il quale ha mostrato il mutamento delle guerre attuali rispetto a quelle passate. Sono guerre integrate nell’economia globale, in cui la violenza diffusa e il caos conseguente diventano situazioni proficue per trarre i massimi profitti. Il punto cruciale delle guerre in RDCongo sono i minerali di cui rigurgita soprattutto l’est del Paese, ove si passa da un estrattivismo militarizzato a un militarismo estrattivo.
Tra i partecipanti, un centinaio circa, c’erano cittadini congolesi e di altri Paesi della Regione, studenti universitari, cittadini impegnati nel volontariato per la o nella Regione, nella politica e nel giornalismo. Alcuni provenivano da Roma e da Genova. Numerosi sono stati gli interventi.
Iniziata alle 10,30, la Tavola rotonda si è conclusa alle 13. L’intento degli organizzatori è che essa sia una tappa di un impegno che continua e che potrà portare a nuove convocazioni per trasformare le proposte emerse in linee di impegno.
La Rete Pace per il Congo pubblica circa ogni mese un notiziario sulla Repubblica Democratica del Congo, con attenzione anche ai Paesi della Regione, particolarmente al Ruanda.