Editoriale Congo Attualità n.330 – a cura di Rete Pace per il Congo
Il 21 e 22 luglio, il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete ha tenuto il suo secondo congresso che si è concluso con la lettura di un rapporto finale. L’obiettivo principale era quello di adottare un “nuovo programma d’azione” adattato all’evolversi della situazione, tenendo conto anche del recente annuncio, da parte del presidente della Commissione elettorale, sull’ormai quasi certa impossibilità tecnica di organizzare le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali entro la fine del mese di dicembre 2017, com’era previsto nell’accordo del 31 dicembre 2016 firmato, tra altri, dalla Maggioranza Presidenziale e dallo stesso Raggruppamento dell’Opposizione.
La prima parte del rapporto finale è dedicata all’analisi della realtà sociale ed economica del Paese, nei suoi vari aspetti: gli effetti della crisi economica (svalutazione della moneta, casse dello Stato completamente vuote [con una riserva di soli 800. 000 $], ritardi nel pagamento dei salari, perdita del potere d’acquisto, …); la situazione di insicurezza generalizzata (massacri, sequestri, furti, violenza sessuale, stupri, …) provocata dai vari gruppi armati e dalle stesse forze dell’ordine (Esercito, polizia e intelligence); le violazioni dei diritti umani (restringimento dello spazio politico, arresti arbitrari e processi politicizzati di membri dell’opposizione e della società civile, restrizioni della libertà di opinione e di manifestazione, …).
Si tratta di una lettura molto critica, estremamente critica, nei confronti del regime “dittatoriale” del presidente della Repubblica Joseph Kabila ma, tutto sommato, abbastanza realista e, quindi, accettabile.
Una seconda parte del rapporto finale è dedicata all’analisi della realtà politica.
In questa parte, il Raggruppamento sembra fare una lettura della realtà molto imprecisa e tendenziosa, interpretando il testo dell’accordo del 31 dicembre 2016 in modo parziale, selettivo e, quasi, distorto. Due soli esempi fra tanti altri.
– Il Raggruppamento, dopo aver ricordato che l’accordo politico globale e inclusivo del 31 dicembre 2016 prevede l’organizzazione simultanea, cioè nello stesso giorno, delle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali al più tardi nel mese di dicembre 2017, precisa che, nel caso in cui una forza maggiore non consenta l’organizzazione simultanea delle tre elezioni, l’accordo non ammetterebbe che la possibilità di modificare solo la modalità simultanea inizialmente prevista per le tre elezioni. In realtà, il testo dell’accordo prevede che «il Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’accordo e del processo elettorale, il Governo e la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) possono accordarsi unanimemente sul “tempo” necessario per l’organizzazione (il completamento) di queste elezioni».
– Il Raggruppamento, ha affermato che, avendo intenzionalmente bloccato il processo elettorale, Joseph Kabila ha violato l’accordo del 31 dicembre 2016 e che, dunque, «egli ha rinunciato alla legittimità che solo quest’accordo gli conferiva e, quindi, non può più prevalersi della qualità di Presidente della Repubblica». In realtà, non è l’accordo che ha conferito a Joseph Kabila la legittimità di continuare la sua funzione di Presidente della Repubblica oltre la fine del suo secondo e ultimo mandato presidenziale, ma la Costituzione stessa, secondo l’articolo 70 citato interamente nell’accordo stesso del 31 dicembre 2016. Secondo l’accordo, «il Presidente della Repubblica, benché arrivato alla fine del suo mandato, resterà in funzione fino all’effettivo insediamento del suo successore eletto».
Nella terza parte del rapporto finale, il Raggruppamento presenta un suo schema di calendario elettorale:
– la pubblicazione immediata, da parte della Commissione elettorale, del calendario elettorale, tenendo conto della scadenza del 31 dicembre 2017 come data limite per le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali e dato per supposto il fatto che Joseph Kabila non potrà più candidarsi per un terzo mandato presidenziale;
– la pubblicazione dei risultati delle operazioni di registrazione degli elettori entro e non oltre il 31 luglio 2017, secondo l’impegno preso dalla Commissione elettorale;
– la convocazione degli elettori entro il 30 settembre 2017.
Come si può constatare, si tratta di un calendario elettorale del tutto demagogico e irrealistico, perché sembra non tener conto né del fatto che, per esempio, nel Kasai le operazioni di registrazione degli elettori non sono ancora iniziate, né della negligenza del Parlamento e del Governo che non hanno ancora approvato certi aggiornamenti della legge elettorale, né della questione del finanziamento delle varie operazioni préelettorali, elettorali e post elettorali, né del “tempo” necessario per l’organizzazione concreta.
Nella quarta parte del rapporto, il Raggruppamento presenta un suo programma di azioni da intraprendere, in vista dell’organizzazione di elezioni eque, trasparenti, inclusive, credibili e pacifiche entro il 31 dicembre 2017, conformemente all’accordo politico globale e inclusivo del Centro Interdiocesano di Kinshasa:
- A partire dal 1° agosto 2017:
- martedì 8 e mercoledì 9 agosto: 2 giorni “città morte”;
- domenica 20 agosto: comizi nei capoluoghi delle province, nelle città più importanti e in quattro quartieri della città di Kinshasa.
- A partire dal 1° ottobre 2017: nel caso in cui la Commissione elettorale non riuscisse a convocare l’elettorato entro il 30 settembre, in vista delle elezioni che dovrebbero svolgersi prima del 31 dicembre 2017, si prevedono le seguenti azioni che dureranno fino alle dimissioni di Joseph Kabila dalla presidenza della Repubblica e di Corneille Nangaa dalla presidenza della Commissione elettorale:
- appello rivolto al popolo congolese affinché non riconosca più Joseph Kabila come Presidente della Repubblica. Lo stesso appello è rivolto alla comunità internazionale.
- sit-in davanti ai vari uffici della Commissione elettorale, per esigere le dimissioni del presidente di questa Commissione, Corneille Nangaa, e dell’intero suo comitato di presidenza;
iii. azioni di disobbedienza civile, sulla base dell’articolo 64 della Costituzione, come il non pagamento di tasse, imposte, fatture dell’elettricità (SNEL) e dell’acqua (REGIDESO).
Sia il calendario elettorale che il piano d’azione proposti dal Raggruppamento sono certamente in linea con il tipo di lettura che esso fa del testo dell’accordo del 31 dicembre 2016 .
Sin d’ora si può già prevedere cosa succederà.
Per quanto riguarda la proposta delle due giornate “città morte”, la popolazione non si recherà al lavoro e resterà in casa per paura di eventuali disordini. Ma il Raggruppamento dirà che l’adesione del popolo sarà stata totale e che, quindi, si tratterà di una sua vittoria.
Circa le azioni dette di “disobbedienza civile”, il non pagamento delle bollette dell’acqua e dell’elettricità metteranno in difficoltà le società erogatrici che procederanno ad inevitabili interruzioni dei loro servizi di fornitura, peraltro già scadenti. Il non pagamento delle tasse e delle imposte andrà a “vantaggio” del Governo che avrà molte scuse in più per dire che non potrà organizzare le elezioni per mancanza di risorse finanziarie.
Inoltre, l’appello a non riconoscere più il Presidente Kabila come Presidente della Repubblica a partire dal 1° ottobre sembra non avere alcun fondamento giuridico, né secondo la Costituzione, né secondo l’accordo del 31 dicembre 2016.
Spetta al Raggruppamento prendersi la responsabilità delle conseguenze che, inevitabilmente, si ripercuoteranno su quel popolo in nome del quale dice di agire.
Per la sua intransigenza, il Raggruppamento / ala Limete ha già perso molte occasioni (nomina del Primo Ministro, presidenza del CNSA) che sono poi state attribuite alla sua ala dissidente denominata Kasavubu. La strategia di aver voluto ottenere tutto non ha prodotto alcun frutto, almeno finora.
Probabilmente, sarebbe conveniente che il Raggruppamento riuscisse ad adottare una strategia più realistica e flessibile: rinunciare a certe esigenze, anche se ritenute importanti, pur di ottenere ciò che è essenziale e irrinunciabile, cioè l’effettiva organizzazione di elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali trasparenti, credibili e pacifiche il più presto possibile, senza fare del 31 dicembre 2017 una data mitica e senza fomentare il caos se si arriverà ad un ulteriore rinvio di qualche mese.