NORD KIVU → DUE ALLARMI PER UN’INCHIESTA

Editoriale Congo Attualità n. 308– a cura della Rete Pace per il Congo

 

Un’incursione dell’M23 a partire dall’Uganda

Metà gennaio, secondo le informazioni rese pubbliche dal Governatore del Nord Kivu, Julien Paluku, un gruppo di ex miliziani dell’ex Movimento del 23 marzo (M23), fuggiti in Uganda in dicembre 2013 dopo essere stati sconfitti dall’esercito congolese, sarebbero rientrati in territorio congolese, probabilmente per preparare una nuova guerra con la complicità di alcuni loro ex colleghi rimasti in Congo. Dopo le prime smentite, anche le autorità militari ugandesi hanno ammesso di aver arrestato ben 101 ex miliziani M23, fuggiti dal campo di accoglienza di Bihanga, in Uganda mentre erano diretti verso la frontiera con il Congo. Anche le autorità militari ruandesi hanno dichiarato di aver arrestato una trentina di ex miliziani M23 che sarebbero fuggiti dal Congo in seguito a degli scontri con l’esercito congolese.

 

La caduta di due elicotteri militari

Fine gennaio, la cronaca ha registrato anche la caduta di due elicotteri militari. Pochissime e confuse sono le informazioni diffuse. Secondo la versione ufficiale, i due velivoli sarebbero precipitati, a poca distanza l’uno dall’altro (1,3 Km), nel corso di una normale operazione di pattugliamento e per le avverse condizioni meteorologiche (un forte vento). Sempre secondo la versione ufficiale, i membri dell’equipaggio del primo elicottero sarebbero stati portati in salvo dalle truppe dell’esercito congolese, in collaborazione con la Monusco, mentre i membri dell’equipaggio del secondo velivolo sarebbero stati catturati dal gruppo di miliziani dell’M23 penetrati in Congo a partire dall’Uganda. Tre di questi membri dell’equipaggio del secondo elicottero sarebbero stati giustiziati.

Tra le cause della caduta dei due elicotteri dell’esercito congolese, alcuni osservatori avanzano l’ipotesi di un attentato contro i due velivoli militari. Secondo alcuni di loro, i due elicotteri potrebbero essere stati abbattuti da missili portabili terra – aria (MANPADS), di fabbricazione russa, denominati SAM-7 Strela, lo stesso tipo di missili usati dal Fronte Patriottico Ruandese (FPR) per abbattere l’aereo del presidente ruandese, Juvénal Habyarimana, nell’aprile 1994 e dal movimento pro-ruandese RCD-Goma, per abbattere un aereo di linea della prima compagnia aerea congolese, LAC, il 10 ottobre 1998. Occorrerebbe determinare da chi tali missili siano stati lanciati. Da un commando proveniente dal vicino Ruanda, visto che l’incidente è avvenuto in prossimità della frontiera? Dal gruppo dell’M23 penetrato in territorio congolese a partire dall’Uganda? Ma allora da chi avrebbe ricevuto le armi (i missili), le informazioni e l’ordine di abbattere i due velivoli?

 

Necessità di un’inchiesta

Questi due avvenimenti sono tanto più gravi, in quanto potrebbero essere il segnale per una nuova guerra nel Kivu, da cui potrebbero trarre vantaggi certi esponenti politici, ufficiali militari e agenti commerciali sia congolesi che ruandesi e ugandesi, attraverso il commercio illegale delle risorse naturali, soprattutto minerarie, del Kivu. Inoltre, questa nuova guerra nel Kivu potrebbe servire all’attuale regime congolese per deviare le risorse finanziarie previste per l’organizzazione delle elezioni verso il finanziamento della guerra stessa ottenendo, in tal modo, il pretesto per rinviare le elezioni a tempo indeterminato e rimanere ancora al potere, almeno fino alla fine della guerra stessa. Come si può constatare, troppi sono i dubbi, le ambiguità e le contraddizioni che rendono ancora più misteriosi i due avvenimenti. C’è solo da sperare che le autorità governative e militari del Nord Kivu, la Missione dell’Onu in Congo (Monusco) e il Comitato di monitoraggio della Conferenza Internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi (CIRGL) abbiano già intrapreso le inchieste necessarie, per fare piena luce su ciò che è successo, sulle sue cause e sulle parti implicate.

Solo tali inchieste potrebbero evitare l’inizio di un’ennesima guerra, la cui unica vittima sarebbe, ancora una volta , la popolazione civile del Nord Kivu.