Congo Attualità n. 293

INDICE:

EDITORIALE: LE DECISIONI DI OGGI, FONDAMENTALI PER LE ELEZIONI DI DOMANI

  1. L’APERTURA DEL DIALOGO
  2. TRE DICHIARAZIONI
  3. LE PRINCIPALI QUESTIONI IN DIBATTITO
  4. L’OPPOSIZIONE SOSPENDE LA SUA PARTECIPAZIONE

EDITORIALE: LE DECISIONI DI OGGI, FONDAMENTALI PER LE ELEZIONI DI DOMANI

1. L’APERTURA DEL DIALOGO

Il 1° settembre, il facilitatore Edem Kodjo, ha aperto i lavori del dialogo che si svolge presso l’edificio dell’Unione Africana a Kinshasa. Il grande assente dal dialogo è il Raggruppamento delle Forze acquisite al cambiamento, una piattaforma politica che, al seguito di Etienne Tshisekedi, è composta da diversi partiti e coalizioni (l’UDPS, il G7, la Dinamica dell’Opposizione, l’Alternanza per la Repubblica) e che accusa il governo, la Commissione elettorale e la maggioranza presidenziale di fare di tutto per mantenere al potere il Presidente Kabila, oltre la fine del suo secondo ed ultimo mandato presidenziale che si concluderà in dicembre 2016. Altri membri dell’opposizione hanno, invece, deciso di partecipare al dialogo: Vital Kamerhe, dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Jean-Lucien Bussa, del CDER, e Samy Badibanga, dell’opposizione parlamentare.[1]

Durante la cerimonia d’apertura del dialogo, anche se non iscritto sulla lista degli oratori della giornata, Vital Kamerhe, nominato co-moderatore del dialogo per conto dell’opposizione, ha improvvisato un discorso molto apprezzato dai partecipanti. Come i suoi predecessori sul podio, egli ha deplorato l’assenza dei leader dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) (Tshisekedi) e del G7 (Mwando, Lumbi, Kyungu, Endundo, Kamitatu, Banza, Lutundula) e della Dinamica dell’Opposizione (Matungulu , Fayulu, Sessanga). Ecco alcuni estratti del suo discorso:

«Siamo qui per parlare del Congo, non delle nostre ambizioni. Siamo qui per applicare la risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Essa fa riferimento al rispetto della nostra Costituzione e ci chiede, in modo chiaro, di discutere, qui ed ora, sull’organizzazione di elezioni che rendano possibile un’alternanza democratica ai vertici dello Stato, senza disordini e in modo assolutamente pacifico. Inoltre, essa ci chiede di impegnarci per un rasserenamento del clima politico nel nostro Paese. A questo proposito, sono già stati rimessi in libertà alcuni prigionieri di guerra e di opinione. Si tratta di un gesto significativo, di un passo nella giusta direzione. Per quanto riguarda la liberazione dei prigionieri politici e di guerra, chiediamo al Governo di fare molto di più. Inoltre, ricordiamo al Governo che, nel Katanga, cinque (5) mezzi di comunicazione restano ancora chiusi per mancanza di autorizzazione. La loro riapertura sarà a vantaggio di tutti. Non umilierà il potere, ma gli restituirà dignità.

La risoluzione 2277 parla di un dialogo inclusivo. Ma in questa sala ci sono degli assenti. Pertanto, lanciamo un appello fraterno ai nostri fratelli dell’UDPS, delG7 e degli altri alleati dell’UDPS, affinché partecipino anche loro. D’altronde, durante tutti i lavori del comitato preparatorio, i membri della maggioranza non hanno mai chiesto un terzo mandato per il presidente Kabila. Il documento finale ne è una prova. In ogni caso, ciò non verrà da noi e noi non lo accetteremo.

Quindi, quelli che non sono ancora venuti, vengano qui con la loro saggezza e intelligenza, in modo che, insieme, possiamo dare al nostro popolo un calendario elettorale consensuale. Qualcuno dirà che la Costituzione ha già previsto la data delle elezioni presidenziali. È vero. Ma allora, perché la risoluzione 2277 propone il dialogo? Perché tutti siamo consapevoli che stiamo entrando in una situazione di crisi, se non siamo già in piena crisi. È per questo che dobbiamo riunirci affinché, alla fine di questi lavori, possiamo comunicare al popolo congolese, in modo chiaro, la data precisa delle elezioni presidenziali e la data, altrettanto precisa, del passaggio di potere. Siamo tra noi e sicuramente riusciremo a metterci d’accordo. Pertanto, chiedo che si possa sospendere i lavori per uno o due giorni; un tempo che può essere utilizzato per finalizzare le liste dei partecipanti e io mi impegno personalmente, con i colleghi dell’opposizione, a sollecitare l’appoggio della Chiesa cattolica, per incontrare gli amici dell’UDPS e alleati e quelli del G7, affinché ci dicano perché non sono venuti e noi li inviteremo a partecipare a questo dialogo. Non c’è alcuna trappola che non possa essere smontata. Insieme, possiamo dimostrare al nostro popolo che possiamo mettere da parte le nostre ambizioni individuali, per favorire gli interessi superiori della Nazione».[2]

Il tentativo di Vital Kamerhe è una sorpresa, tanto più che egli ha brillato per la sua assenza ai vari incontri dell’opposizione su un’unità di azione per un dialogo inclusivo. Si tratta del conclave di Genval nel mese di giugno, dell’incontro con i rappresentanti della comunità internazionale a Parigi, del comizio del 31 luglio a Kinshasa, etc. Atteso più volte da Tshisekedi a Bruxelles, ha sempre trovato un motivo per non incontrarlo. Vari osservatori considerano alquanto azzardato il suo tentativo di recarsi alla sede dell’UDPS, a Limete, per convincere Tshisekedi e i membri del Raggruppamento a rivedere la loro posizione, quando le condizioni da essi poste, per la loro partecipazione al dialogo, non sono ancora state soddisfatte. Tuttavia, con questo gesto di “apertura” di Kamerhe, nel caso in cui l’ala tshisekedista persistesse nella sua posizione, il presidente Joseph Kabila e lui stesso, suo ex alleato, potrebbero infine avere una “giustificazione” per continuare unilateralmente il dialogo nella sua formula attuale. In questo caso, al Raggruppamento dell’opposizione non rimarrebbe che l’opzione finale per le manifestazioni popolari di piazza.[3]

Peter Kazadi, consulente legale di Etienne Tshisekedi, ha respinto la proposta di mediazione che Vital Kamerhe ha fatto, per convincere il Raggruppamento a partecipare al dialogo: «Non abbiamo bisogno di Kamerhe. Egli è solo ritornato presso la sua famiglia naturale. Kamerhe è andato in soccorso del suo capo, Joseph Kabila, ormai arrivato alla fine del suo secondo ed ultimo mandato presidenziale e vuole dargliene un altro. Glielo impediremo».[4]

Secondo Olivier Kamitatu, vice presidente del G7, Kamerhe deve cercare la soluzione presso Joseph Kabila, non dal G7 o dall’UDPS. Il Raggruppamento ha posto le sue condizioni e le ha ricordate più volte. Le liberazioni finora effettuate dal governo non sono che una cortina di fumo per nascondere alla comunità internazionale le sue responsabilità nella chiusura dello spazio politico. Sono quattro le condizioni non negoziabili:

«– Il ritorno di Moïse Katumbi da uomo libero, per poter partecipare al dialogo.

– La liberazione, senza condizioni, di Jean-Claude Muyambo, Eugène Diomi, Huit Mulongo e tutti i detenuti politici.

– La fine dello sdoppiamento dei partiti politici dell’opposizione (MSR, ARC, pdc, Aco, etc.).

– La riapertura dei mezzi di comunicazione di cui il Governo ha sospeso l’autorizzazione di funzionamento, compresi quelli di Moïse Katumbi».[5]

Anche la Dinamica dell’Opposizione ha detto di non essere interessata a questa offerta di mediazione. Secondo un suo comunicato firmato da Freddy Matungulu, «da diversi mesi, Kamerhe sta negoziando il suo ritorno al governo e ha intrapreso un’azione di indebolimento dell’opposizione in generale e della Dinamica in particolare. La Dinamica dell’Opposizione conferma l’auto-esclusione dell’UNC e le nega la possibilità di parlare e di agire in suo nome».[6]

Il 2 settembre, l’Opposizione Repubblicana (OR) di Léon Kengo Wa Dondo ha sospeso la sua partecipazione al dialogo, adducendo come motivo la mancanza di inclusività di questo forum. Da parte sua, Steve Mbikayi ritiene che non è corretto considerare l’OR come membro della opposizione: «L’OR non era sulla lista della componente Opposizione partecipante ai lavori del comitato preparatorio, perché la sua posizione non era chiara, dal momento che è nel governo e condivide il programma del governo. In quanto tale, dovrebbe collocarsi in un gruppo diverso, come alleata del potere o del governo».[7]

Il 2 settembre, i lavori del dialogo sono stati sospesi. Questa pausa consente ai delegati delle diverse componenti che partecipano al forum di armonizzare le loro liste. I lavori riprenderanno il 5 settembre.[8]

Il 5 settembre, dopo due giorni di sospensione, si sono ripresi i lavori del dialogo politico. I delegati hanno adottato l’ordine del giorno come preparato dal comitato preparatorio. I delegati hanno continuato ad armonizzare le loro liste, aggiungendo venticinque (25) partecipanti ad ogni componente. Secondo la facilitazione, i partecipanti al dialogo passerebbero, quindi, da 200 a 285 (93 delegati per la maggioranza presidenziale, 93 per l’opposizione, 64 per la società civile, 5 per l’Opposizione Repubblicana e 30 per le personalità.[9]

2. TRE DICHIARAZIONI

Il 5 settembre, in una lettera indirizzata al Capo dello Stato, l’Associazione Africana per la Difesa dei Diritti Umani (ASADHO) ha affermato che il dialogo politico organizzato a Kinshasa rischia di contribuire al prolungamento del suo mandato come Presidente della Repubblica.

Secondo l’ASADHO, la tabella di marcia del dialogo adottata dai partecipanti durante i lavori del comitato preparatorio prevede, all’ordine del giorno, la conclusione di un accordo politico.

«Temiamo che questo accordo non solo contribuirà a rinviare le elezioni presidenziali al di là dei termini fissati dalla Costituzione, ma anche a prolungare il mandato che le è stato dato, non dalla classe politica, ma dal popolo», scrive l’ASADHO nella sua lettera firmata dal suo Presidente nazionale, Jean-Claude Katende. Secondo questa lettera, «un tale accordo costituirebbe una grave violazione della sovranità del popolo congolese».

L’ASADHO si dice convinta che l’ordine del giorno del dialogo, come definito dai membri del comitato preparatorio, «non potrà risolvere la crisi congolese». Secondo l’associazione, quest’ordine del giorno, è stato pensato per trovare soluzioni ai problemi degli individui e non a quelli del Paese. Secondo l’ASADHO, «conoscendo i nostri politici, non dubitiamo che, nel Paese, ci sarà più confusione dopo il dialogo nazionale che prima. Appare già evidente che, dopo il dialogo nazionale, il paese e la democrazia si ritroveranno più deboli di prima».

L’associazione di Jean-Claude Katende è convinta che «la volontà della maggioranza presidenziale è quella di mantenere il potere a tutti i costi». Di fronte a questa situazione, l’ASADHO si appella all’«alto senso di responsabilità» del Capo dello Stato, per «salvare il Paese da una crisi di legalità e di legittimità» che coinvolgerebbe tutte le istituzioni dello Stato. Secondo questa associazione, il popolo vuole la democrazia, l’alternanza e il trasferimento del potere in modo pacifico.

Infine, l’ASADHO ha chiesto a Joseph Kabila di «esaminare tutte le conclusioni e le risoluzioni del dialogo nel contesto delle disposizioni della Costituzione e delle aspirazioni del popolo», per salvare il Paese, la Democrazia e il suo proprio onore.[10]

Il 6 settembre, in un comunicato stampa, il Gruppo dei 7 (G 7) ha chiesto al popolo congolese di «respingere le conclusioni incostituzionali che usciranno dal Forum del PPRD e dei suoi alleati, in corso presso la cittadella dell’Unità Africana». Inoltre, il G7 ha invitato i Congolesi a «partecipare attivamente alle azioni previste dal Raggruppamento dell’Opposizione per ottenere il rispetto della Costituzione e l’organizzazione di elezioni veramente democratiche, in vista dell’alternanza politica». Infine, il G7 ha esortato la Comunità internazionale a «sospendere il suo appoggio a questo dialogo facilitato da Edem Kodjo, ma in realtà sotto controllo della Maggioranza presidenziale, perché non è inclusivo, come auspicato dalla risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e non ha altro scopo che quello di rinviare, per diversi anni, le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica e di dividere lo Stato congolese».[11]

Il 6 settembre, in un comunicato stampa, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha posto due condizioni per la sua partecipazione al dialogo: il carattere inclusivo del dialogo e il pieno rispetto della Costituzione, e ha affermato che si riserva il diritto di ritirarsi dal dialogo, se queste due condizioni non fossero rispettate.

Secondo la CENCO, solo «un dialogo inclusivo, comprendente cioè la partecipazione anche delle grandi famiglie politiche dell’opposizione, offrirebbe al Paese maggiori possibilità di arrivare alla risoluzione dell’attuale crisi in maniera consensuale e durevole».

Secondo la CENCO, «il dialogo dovrebbe svolgersi nel pieno rispetto del quadro costituzionale. Solo un dialogo che rispetti la Costituzione, fondamento della nostra giovane democrazia, in particolare nei suoi articoli “bloccati” e relativi al mandato presidenziale e all’alternanza democratica al potere, è in grado di riportare la pace, di rafforzare la coesione nazionale e d’offrire le migliori condizioni per lo svolgimento di elezioni libere, democratiche e trasparenti».

La CENCO ricorda che «sono queste condizioni che giustificano la sua partecipazione al dialogo attraverso il suo rappresentante. La CENCO non potrà continuare a partecipare a questo dialogo, qualora non fosse più garantito il rispetto di queste esigenze fondamentali».[12]

3. LE PRINCIPALI QUESTIONI IN DIBATTITO

Il 6 settembre, il dialogo nazionale è entrato nel vivo della questione, con la presentazione di un rapporto della Commissione elettorale. Al centro del dibattito, il rispetto delle scadenze previste dalla costituzione per l’organizzazione delle elezioni presidenziali. La sessione plenaria è stata presieduta dal co-moderatore Vital Kamerhe, membro dell’opposizione politica. Per quanto riguarda la problematica della revisione del database elettorale (liste degli elettori), il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha presentato tre opzioni possibili per la continuazione del processo elettorale.

La prima opzione è quella della convalidazione dell’attuale database elettorale (liste degli elettori), tuttavia ritenuto “corrotto, infetto e non idoneo”. Il presidente della Ceni ha sottolineato che questa opzione comporta molti rischi. Egli ha fatto notare che il database del 2011 contiene molte lacune, tra cui la presenza di ancora 450.000 doppioni e di 1,3 milioni di persone decedute, l’omissione di molti nominativi di elettori, l’esistenza di raggruppamenti amministrativi senza elettori, l’assegnazione di molti elettori in centri di voto distanti dal loro domicilio, per non parlare dell’assenza di 8,5 milioni di nuovi maggiorenni e di 4,5 milioni di Congolesi residenti all’estero.

In secondo luogo, il presidente della Ceni ha fatto riferimento ad una “revisione parziale” delle liste degli elettori, incorporandovi i nuovi elettori, soprattutto i nuovi maggiorenni e i Congolesi residenti all’estero. La terza ed ultima opzione presentata è quella di una revisione completa (un rifacimento) del registro elettorale. Corneille Nangaa ha sottolineato che, in ogni caso, non è più possibile, oggi, andare alle elezioni entro i tempi previsti dalla costituzione.

Secondo la facilitazione dell’Unione Africana, per quanto riguarda la durata dell’operazione di registrazione degli elettori, tra il rapporto dell’ONU e quello della Commissione elettorale si nota una divergenza di poche settimane. Per la rielaborazione completa del database elettorale, l’ONU prevede dieci mesi e mezzo a partire dalla fine di luglio 2016, mentre la Commissione elettorale parla di 16 mesi e un giorno a partire da febbraio 2016. Un nuovo registro elettorale sarebbe dunque disponibile, nel migliore dei casi, tra metà giugno e fine luglio 2017.[13]

Il 7 settembre, i partecipanti al dialogo politico nazionale hanno discusso sulla questione del database (registro) elettorale.

L’opzione scelta dalla Commissione elettorale è quella della riformulazione completa del database elettorale. È la via più lunga, ma la più affidabile. Questa scelta comporta un ritardo di quasi un anno per quanto riguarda l’organizzazione delle elezioni presidenziali. Anche diverse componenti partecipanti al dialogo si sono dette favorevoli alla revisione completa del registro elettorale. Tuttavia, la maggiore incognita resta la questione del finanziamento, in quanto si dovrà trovare una somma di 310 milioni di dollari per portare a termine tale operazione.

Anche per la maggioranza presidenziale, la soluzione migliore sarebbe quella privilegiata dalla Commissione elettorale, cioè quella di una riformulazione completa delle liste degli elettori.

A questo proposito, il relatore della delegazione della maggioranza, She Okitundu, ha dichiarato: «Se non si vogliono escludere dal diritto di voto 17 milioni di Congolesi (tra nuovi maggiorenni e Congolesi residenti all’estero), è ormai inutile insistere sul rispetto delle scadenze costituzionali. Per questo, è necessario prendere in considerazione la proposta fatta dalla CENI».

Il ministro della giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, co-moderatore del dialogo per conto della maggioranza presidenziale, ha dichiarato che è ormai “totalmente impossibile” organizzare le elezioni, tra cui le presidenziali, entro i tempi previsti dalla costituzione, cioè entro la fine del 2016. Da parte sua, il co-moderatore dell’opposizione, Vital Kamerhe, ha affermato che la sua parte politica persiste nel voler rispettare la Costituzione e che, quindi, è necessario trovare un consenso su un accordo politico per risolvere la situazione di stallo in cui si trova attualmente il processo elettorale. Se i delegati partecipanti al dialogo confermeranno l’opzione per una revisione completa del registro elettorale, le elezioni presidenziali potrebbero essere possibili solo dopo il mese di luglio 2017.

È appunto per non volere convalidare lo slittamento del calendario elettorale che le principali forze di opposizione, il Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento e l’MLC, non hanno voluto partecipare a questo dialogo, convinte che esso servirebbe essenzialmente a consentire a Joseph Kabila di rimanere al potere anche dopo la fine dl suo secondo ed ultimo mandato presidenziale.[14]

L’8 settembre, i delegati al dialogo politico nazionale hanno assistito all’esposizione del rapporto dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF) sul processo elettorale.

L’esperto dell’OIF in materia elettorale, il generale Sangare, ha confermato gli stessi dati forniti dalla Commissione elettorale congolese: 1,6 milioni di deceduti ancora inclusi nel database del 2011, l’assenza di 8,5 milioni di nuovi maggiore e di 4,5 milioni di Congolesi residenti all’estero e la persistenza di 450.000 doppioni (elettori ripresi due o più volte). Secondo il generale Sangare, la revisione completa del registro elettorale è l’unica possibilità che permetta di organizzare le elezioni in un clima politico pacifico. Inoltre, egli ha fornito delle precisazioni sui tempi necessari per l’organizzazione di ciascun tipo di elezioni: 105-135 giorni per le elezioni presidenziali, 182 giorni per le legislative e 278 giorni se si iniziasse con le elezioni locali.[15]

L’8 settembre, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha presentato tre proposte circa l’ordine di successione per l’organizzazione delle elezioni (11 scrutini, di cui 5 diretti e 6 indiretti).

La prima proposta è di organizzare le elezioni locali e legislative provinciali, seguite dalle elezioni indirette e, in un secondo momento, le elezioni presidenziali e legislative nazionali. È l’idea preferita dalla maggioranza presidenziale.

La seconda proposta è di organizzare le elezioni presidenziali e legislative nazionali e, in un secondo momento, le elezioni locali e legislative provinciali, seguite dalle elezioni indirette. Questa è l’opzione preferita dall’opposizione e dalla comunità internazionale.

La terza proposta è di organizzare tutte le elezioni dirette (locali, legislative provinciali e nazionali, presidenziali) nello stesso giorno, seguite poi dalle elezioni indirette. I delegati al dialogo dovranno optare per una di queste tre proposte.

La Commissione elettorale ha dichiarato che non potrà proporre un calendario elettorale se non in funzione dell’opzione che sarà presa nel corso del dialogo, senza dimenticare i problemi di ordine finanziario e logistico inerenti. Inoltre, nel corso della stessa riunione, il ministro della Giustizia ha annunciato la pubblicazione, per il 9 settembre, di un decreto ministeriale relativo alla liberazione di 110 prigionieri che avevano beneficiato di una legge sull’amnistia pubblicata nel 2014.[16]

Il 9 settembre, il dibattito in sessione plenaria ha dato ai partecipanti al dialogo l’occasione di mettere in comune i loro suggerimenti relativi alla sequenza delle elezioni, alle liste elettorali, alla sicurezza e al finanziamento del processo elettorale.

Secondo la delegazione dell’opposizione, occorre organizzare in primo luogo e il più presto possibile le elezioni presidenziali, per evitare che Joseph Kabila possa rimanere al potere oltre la fine del suo mandato presidenziale. Secondo il portavoce dell’opposizione, Jean-Lucien Bussa, «occorre organizzare dapprima le presidenziali. Non vi è alcun dubbio, la grande sfida di oggi è l’alternanza democratica. E l’alternanza democratica è simboleggiata dalle elezioni del Presidente della Repubblica. L’accordo di Sun City è chiaro e si riassume in due cose: nessuno può prendere il potere con la forza e nessuno può rimanere al potere violando la Costituzione». Da parte sua, la maggioranza presidenziale ritiene che le elezioni locali costituiscano un arretrato elettorale e che, quindi, dovrebbero essere organizzate con priorità. Secondo il portavoce della delegazione della maggioranza, She Okitundu, «si tratta di un arretrato elettorale che dura da molto tempo e, quindi, tutte le elezioni si equivalgono. Non c’è alcun motivo per privilegiare le elezioni presidenziali rispetto alle locali. Stiamo procedendo alla decentralizzazione del Paese e, affinché essa sia efficace, è necessario che l’autorità locale sia vicino alla popolazione».[17]

Al termine della plenaria, sono stati proposti tre gruppi tematici, per esaminare, in due giorni, sabato e lunedì, tutte le problematiche sollevate dalle varie componenti partecipanti al dialogo.

La prima commissione esaminerà la problematica relativa all’organizzazione delle elezioni, tra cui la questione delle liste elettorali e dell’ordine di successione nell’organizzazione delle 11 elezioni. La seconda e la terza commissione dovrebbero formulare delle proposte riguardo le misure di messa in sicurezza del processo elettorale e circa il rafforzamento della fiducia tra le parti.

Per aiutare i delegati a formulare delle proposte concrete, la facilitazione del dialogo ha distribuito un questionario. Le domande sono state formulate “sulla base dei rapporti della CENI, dell’ONU e dell’OIF e delle discussioni che ne sono seguite”. Ma la delegazione dell’opposizione ha proposto un’altra via per rimanere all’interno del quadro costituzionale. Secondo diversi partecipanti, si dovrebbe ormai procedere a dei negoziati paralleli: tra maggioranza e opposizione, ma anche, attraverso il Gruppo internazionale di appoggio alla facilitazione, con il Raggruppamento dell’opposizione e l’MLC che non hanno accettato di partecipare direttamente al dialogo.

I lavori in assemblea plenaria riprenderanno martedì 13 settembre.[18]

Alcuni partecipanti hanno chiesto su quali basi si fonderà la governance del paese quando, nel prossimo mese di dicembre, prenderà fine il mandato dell’attuale Presidente della Repubblica. La tabella di marcia del dialogo prevede che il dialogo si concluda con la firma di un “accordo politico”. A metà percorso del dialogo, la maggioranza presidenziale si dice a favore di una transizione gestita consensualmente con l’opposizione e la società civile. La grande questione riguarda quale ruolo avrà il presidente uscente Joseph Kabila nell’eventuale transizione. Secondo la maggioranza presidenziale, egli rimarrà in funzione fino all’elezione del suo successore. Ma secondo l’opposizione, il Presidente Kabila dovrà cedere il posto al Presidente del Senato Léon Kengo wa Dondo. Non è escluso che, nei prossimi giorni, entrambe le parti possano trovare un accordo sull’una o l’altra formula.[19]

Alcuni partecipanti hanno chiesto al facilitatore la sospensione dei lavori, per includere nel dialogo l’altra parte dell’opposizione assente dai lavori, in modo che il dialogo possa essere veramente inclusivo. In una conferenza stampa, Edem Kodjo ha confermato che sono in corso delle trattative, per consentire al Raggruppamento dell’opposizione di incorporarsi al dialogo: «Il problema oggi è che una grande parte dell’opposizione è ancora assente. Questo non vuol dire però che l’opposizione, in quanto tale, non sia presente. Ho detto e ripeto che il dialogo è aperto a tutti. Le porte rimangono ancora aperte. E anche le braccia. Per quelli che sono ancora assenti, si sono intraprese alcune strategie». Ma la maggioranza presidenziale vi si oppone, ritenendo che il carattere inclusivo del dialogo è già assicurato da un’ampia rappresentanza, nel dialogo, di tutti gli strati della popolazione.[20]

L’11 settembre, in un’intervista, il deputato nazionale Jean-Claude Vuemba non ha avuto peli sulla lingua quando si è trattato di individuare le responsabilità dell’attuale crisi politica. Egli ha citato il presidente Kabila come responsabile della crisi. Secondo lui, per porre fine alla crisi, il Capo dello Stato dovrebbe dimettersi. Ma prima di dimettersi, egli dovrebbe ammettere anche le sue responsabilità davanti ai Congolesi, ha detto Jean-Claude Vuemba. Secondo questo membro del Raggruppamento dell’opposizione, «Kabila deve dire ai Congolesi che non è riuscito a garantire il corretto funzionamento delle istituzioni e quindi dovrebbe dimettersi». Secondo lui, «non c’è altro modo possibile per risolvere questa crisi politica, artificialmente provocata dalla maggioranza presidenziale, per mantenere Kabila al potere in maniera incostituzionale». Secondo il Vice Presidente dell’Alternativa per la Repubblica (AR), «la soluzione alla crisi attuale passa attraverso il rispetto della Costituzione».[21]

4. L’OPPOSIZIONE SOSPENDE LA SUA PARTECIPAZIONE

Il 12 settembre, Vital Kamerhe e l’opposizione hanno sospeso la loro partecipazione al dialogo. Il motivo addotto è l’ordine di successione delle elezioni come voluta dalla maggioranza presidenziale: iniziare con le locali per terminare con le presidenziali. Secondo l’opposizione, ciò equivale a concedere, di fatto, un altro mandato al presidente Kabila. Secondo un collaboratore di Kamerhe, l’opposizione ritornerà in aula solo quando avrà la garanzia che la Maggioranza Presidenziale avrà accettato di invertire l’ordine di successione delle elezioni che essa propone. Secondo l’opposizione, la priorità dovrebbe essere data alla elezioni presidenziali, perché sono quelle che sono alla base dell’attuale crisi politica.[22]

Secondo un suo comunicato, «l’opposizione politica ha accettato di partecipare al dialogo politico nazionale inclusivo in conformità con la risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per evitare un possibile caos dovuto al non rispetto della Costituzione e del sistema costituzionale del nostro paese da parte della maggioranza al potere, in seguito al suo rifiuto di organizzare le elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla costituzione …

Per quanto riguarda l’importante questione dell’ordine di successione delle elezioni, dopo aver constatato che le elezioni che sono alla base del non rispetto della Costituzione del nostro paese sono soprattutto quelle presidenziali, l’opposizione politica ritiene che sia con queste elezioni che si debba iniziare la prossima serie di elezioni, al fine di non protrarre troppo a lungo il non rispetto del tempo previsto dalla costituzione…

Come se la già evidente incostituzionalità della non organizzazione delle elezioni presidenziali non bastasse, la Maggioranza Presidenziale vuole allungare ulteriormente i tempi attraverso certe manovre politiche, proponendo l’organizzazione prioritaria delle elezioni locali. Senza negare l’importanza e la costituzionalità di tali elezioni, l’opposizione politica ritiene tuttavia che non vi sia alcuna urgenza che imponga di organizzarle per prime, soprattutto in un tempo di crisi. Alla luce di queste posizioni diametralmente opposte, su un tema così fondamentale del dialogo politico nazionale inclusivo, rispettosa della Costituzione e cosciente delle aspettative della popolazione, l’opposizione ha deciso di sospendere, da oggi e fino a nuovo ordine, la sua partecipazione al suddetto dialogo».[23]

Per Vital Kamerhe, presidente dell’UNC e capo della delegazione dell’opposizione, la risoluzione 22-77 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite prevede di dare la priorità alle elezioni presidenziali e legislative nazionali. Per questo è necessario che la comunità internazionale faccia rispettare i testi che reggono il dialogo, vale a dire la costituzione, la risoluzione 22-77 e la Carta dell’Unione Africana.[24]

Il portavoce della delegazione della Maggioranza Presidenziale, She Okitundu, sostiene che le elezioni costituiscono una questione di sovranità nazionale. In questo senso, egli si oppone alla risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza. Secondo lui, tale risoluzione è solo una raccomandazione e, quindi, non è vincolante. Dando la priorità al rispetto della sovranità nazionale, egli afferma che «le questioni elettorali dipendono dalla sovranità di un paese. Dobbiamo quindi continuare a discutere, per trovare un compromesso politico».[25]

In seguito alla sospensione della partecipazione dell’opposizione al dialogo, il facilitatore Edem Kodjo ha annunciato di avere iniziato delle consultazioni, per consentire la ripresa dei lavori.

L’opposizione aveva accettato la revisione completa delle liste degli elettori, insistendo tuttavia sulla riduzione dei tempi e sul loro rispetto. Per quanto riguarda l’ordine di successione delle elezioni, l’opposizione aveva chiesto di iniziare con le Presidenziali abbinate alle legislative nazionali e provinciali. Per quanto riguarda il finanziamento, l’opposizione aveva chiesto al governo di mettere a disposizione della Commissione elettorale gli arretrati dei precedenti anni, tenendo conto anche del 2017.[26]

[1] Cf RFI, 01.09.’16

[2] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 02.09.’16

http://www.lepotentielonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=15104:dialogue-trois-jours-pour-convaincre-le-rassemblement&catid=85&Itemid=472

[3] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 02.09.’16; Politico.cd, 03.09.’16

[4] Cf Actualité.cd, 01.09.’16

[5] Cf Actualité.cd, 02.09.’16

[6] Cf Actualité.cd, 02.09.’16

[7] Cf Actualité.cd, 03.09.’16

[8] Cf Radio Okapi, 02.09.’16

[9] Cf Actualité.cd, 05.09.’16 ; Bijou Kuloso – Direct.cd, 05.09.’16

[10] Cf Radio Okapi, 06.09.’16

[11] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 07.09.’16

http://www.lepotentielonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=15161:dialogue-de-kabila-et-kodjo-une-conspiration-qui-sera-rejetee-par-le-peuple&catid=85&Itemid=472

[12] Cf Congoforum.be, 07 09 16

http://www.congoforum.be/fr/nieuwsdetail.asp?subitem=41&newsid=205538&Actualiteit=selected

[13] Cf ACP – Kinshasa, 06.09.’16; RFI, 07.09.’16

[14] Cf RFI, 07.09.’16; Radio Okapi, 08.09.’16

[15] Cf ACP – Kinshasa, 08.09.’16

[16] Cf Radio Okapi, 09.09.16

[17] Cf RFI, 09.09.’16

[18] Cf Radio Okapi, 09.09.’16; RFI, 10.09.’16

[19] Cf BBC – Afrique, 09.09.’16

[20] Cf Radio Okapi, 09.09.’16; Politico.cd, 09.09.’16

[21] Cf 7sur7.cd, 11.09.’16

[22] Cf 7sur7.cd, 12.09.’16

[23] Cf Le Phare – Kinshasa, 13.09.’16 http://www.lephareonline.net/communique-relatif-a-suspension-de-participation-de-lopposition-politique-aux-travaux-dialogue-politique-national-inclusif/

[24] Cf RFI, 12.09.’16

[25] Cf 7sur7.cd, 12.09.’16

[26] Cf Radio Okapi, 12.09.’16; Patient Ligodi – Actualité.cd, 12,09.’16