INDICE
EDITORIALE: PROCESSO ELETTORALE E DIALOGO
- IL PROCESSO ELETTORALE
- Suggerimenti e proposte delle organizzazioni di osservazione elettorale
- Le risposte della Commissione elettorale
- A proposito della possibilità del voto elettronico
- IL DIALOGO POLITICO NAZIONALE
- Due coalizioni pro-dialogo
- Ancora nessun accordo tra l’UDPS e la MP
- Le consultazioni della CENCO
- Il discorso di fine anno del Presidente Kabila
- NUOVE COALIZIONI POLITICHE ALL’INTERNO DELL’OPPOSIZIONE
- Il nuovo “Fronte cittadino 2016”
- Il nuovo “Fronte dei Democratici”
EDITORIALE: PROCESSO ELETTORALE E DIALOGO
1. IL PROCESSO ELETTORALE
a. Suggerimenti e proposte delle organizzazioni di osservazione elettorale
L’11 dicembre, al termine di un incontro con il presidente della Commissione elettorale, il gruppo degli Inviati Internazionali per la Regione dei Grandi Laghi ha affermato di avergli raccomandatori procedere alla registrazione dei nuovi maggiorenni sulle liste degli elettori. Secondo un rapporto dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF), pubblicato lo scorso novembre, questi giovani sarebbero circa 7 milioni, più del 20% dell’elettorato congolese. Lo scorso settembre, gli inviati internazionali avevano sottolineato l’importanza di «organizzare le elezioni presidenziali e legislative entro i tempi previsti dalla costituzione e con la partecipazione di tutte le persone aventi diritto al voto».[1]
Il 12 dicembre, il segretario generale dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Jean-Bertrand Ewanga, a quelli che affermano che il paese non è pronto ad organizzare le elezioni entro i tempi previsti dalla Costituzione tempo, a causa della mancanza di fondi e di un database elettorale affidabile, ha risposto che «si tratta di falsi problemi. Dal 2012, il Parlamento ha deciso di mettere da parte, ogni anno, 250 milioni di $. In quattro anni, si dovrebbe poter avere il miliardo necessario per l’organizzazione delle elezioni. Dove sono andati a finire quei soldi? Per quanto riguarda le liste degli elettori, l’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF) ha controllato il database: ha trovato 1,6 milioni di deceduti e 450.000 doppioni da eliminare e 7.000.000 di nuovi maggiorenni da registrare. Secondo gli esperti dell’OIF, queste operazioni potrebbero essere compiute in quattro mesi. Inoltre, i preparativi per le elezioni del 2011 erano iniziati in gennaio … quindi, è ancora possibile andare alle elezioni entro i tempi costituzionali».[2]
Il 16 dicembre, il vice segretario generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco), P. André Masinganda, ha presentato i risultati di un’inchiesta che la missione di osservazione elettorale nazionale della Cenco ha condotto dal 29 agosto al 5 dicembre su tutto il territorio del paese. Secondo questa inchiesta, il 75% dei Congolesi non hanno alcuna fiducia nel processo elettorale in corso. L’inchiesta non ha tuttavia messo in luce le cause di questa diffidenza. In questa occasione, «la Chiesa cattolica ha esortato il governo congolese di rendere urgentemente disponibili le risorse necessarie, affinché la Commissione elettorale sia in grado di organizzare quelle elezioni che dovrebbe aver luogo nel 2016», ha dichiarato P. André Masingana.
La Cenco ritiene inoltre che la Commissione elettorale potrebbe essere ancora in tempo per attualizzare le liste elettorali e suggerisce il ricorso alla legge 04/028 del 24 dicembre 2004, relativa alle operazioni d’identificazione e di registrazione degli elettori. Questa legge stabilisce che, in circostanze segnate dall’urgenza e da difficoltà economiche, la commissione elettorale può procedere all’identificazione e alla registrazione degli elettori, senza previamente organizzare un censimento generale della popolazione. Infatti, nell’esposto delle motivazioni di questa legge, si afferma: “Date le attuali difficoltà economiche che impediscono di organizzare un censimento generale della popolazione … e di fronte a un tempo relativamente breve …, la Commissione elettorale indipendente ha optato per l’identificazione e la registrazione dei … soli Congolesi aventi l’età di partecipare alle elezioni“.[3]
Il 19 dicembre, la piattaforma “Agire per elezioni trasparenti e pacifiche” (AETA) ha tenuto una conferenza stampa a Kinshasa, sulla questione del processo elettorale: «L’analisi del calendario elettorale globale pubblicato dalla Commissione elettorale il 12 febbraio 2015 induce l’AETA a concludere che è ancora possibile risolvere la crisi democratica che appare all’orizzonte, organizzando prioritariamente e concomitantemente le elezioni provinciali, legislative e presidenziali, entro i dodici mesi che ancora rimangono prima della scadenza costituzionale e senza contraddire il requisito dell’inserimento dei nuovi maggiorenni sulle liste degli elettori. L’AETA propone un calendario alternativo a due ipotesi, le cui operazioni sono strettamente comprese tra gennaio e dicembre 2016. Questo calendario riguarda i tre scrutini citati e vincolati dalla Costituzione e, nella prima ipotesi, tiene conto dell’operazione d’identificazione e di registrazione dei giovani compresi tra i 18 e i 22 anni non ancora iscritti sulle liste degli elettori; mentre, nella seconda ipotesi, presenta la possibilità di rinviare l’operazione d’identificazione e di registrazione dei nuovi maggiorenni e di utilizzare le liste elettorali attualmente disponibili. L’AETA propone inoltre di posporre le elezioni urbane, municipali e locali a partire dal 2017. Ciò fa sì che l’anno 2016 segni sia la fine del ciclo elettorale 2011-2016 e l’anno 2017 marchi l’inizio effettivo del ciclo elettorale 2017-2021, partendo con le elezioni locali».[4]
Il 21 dicembre, la Rete di Studi Elettorali Applicati (REA) ha chiesto al governo congolese di erogare i fondi necessari per finanziare il processo elettorale. Il presidente di questa struttura, Eddy Tshimanga, ha affermato che «il governo deve sbloccare i fondi necessari per consentire alla Commissione elettorale di proseguire l’operazione di revisione integrale del database elettorale (liste degli elettori)».[5]
Il 23 dicembre, la Commissione Africana per la Supervisione delle Elezioni (CASE) ha chiesto alla Commissione elettorale di procedere a una revisione totale delle liste degli elettori, al fine di rendere credibile il processo elettorale. In effetti, secondo la CASE, il database elettorale, benché conforme ad alcuni criteri propri di un database elettorale di qualità, rimane pur sempre uno strumento perfettibile che richiede una revisione completa, al fine di eliminare i defunti dalle liste degli elettori, ricollocare gli elettori che hanno cambiato indirizzo, stampare nuovi certificati elettorali sicuri, uniformi e conformi agli standard internazionali. La CASE ha invitato la Commissione elettorale a continuare le consultazioni con tutte le parti implicate nel processo elettorale, al fine di individuare i punti di forza e di debolezza, i risultati finora ottenuti e i problemi relativi al database elettorale. Questa fase di consultazione dovrebbe condurre all’individuazione di opzioni che permettano di avviare l’operazione di registrazione degli elettori: nuovi maggiorenni, congolesi residenti all’estero e altri connazionali non ancora regolarmente iscritti.[6]
Il 30 dicembre, la Missione Internazionale di Osservazione Elettorale (MIOE) ha chiesto alle autorità congolesi di dotare la Commissione elettorale delle risorse finanziarie necessarie per il buon esito del processo elettorale.[7]
b. Le risposte della Commissione elettorale
Il 16 dicembre, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha affermato che la registrazione dei nuovi maggiorenni e la correzione delle liste degli elettori sono due dei più importanti prerequisiti da risolvere prima di pubblicare un nuovo calendario elettorale.
Nel rapporto pubblicato lo scorso novembre, l’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF) aveva raccomandato le registrazione dei nuovi maggiorenni e aveva individuato circa due milioni di elettori già deceduti. Corneille Nangaa ha dichiarato che la Commissione elettorale non ha il potere di eliminare i nomi dei defunti dal registro elettorale: «La presenza dei nomi dei deceduti falsifica la lista degli elettori. Ma in un paese dove non esiste alcun tipo di registro di stato civile, la Commissione elettorale non ha alcuna possibilità, sia legale che tecnica, di eliminare i nomi dei morti dalle liste elettorali».
Secondo Corneille Nangaa, per potere organizzare le elezioni, la Commissione elettorale deve far fronte anche a molti problemi di ordine economico. Egli ha ritenuto necessario che, prima di pubblicare un nuovo calendario elettorale, il Governo debba informare la Commissione elettorale, in modo sufficiente e chiaro, sulla questione del finanziamento delle elezioni. Egli ha affermato che «la Commissione elettorale potrà pubblicare un nuovo calendario elettorale solo quando sarà sicura di avere le risorse necessarie per attuarlo».[8]
Il 23 dicembre, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha incontrato i membri del comitato di controllo delle liste degli elettori coordinato dall’OIF e membri anche del comitato di controllo del database elettorale.
Il comitato di controllo del database elettorale è stato creato il 25 novembre 2015. È composto da un rappresentante della maggioranza parlamentare (François Nzekuye Kaburabuza), un delegato dell’opposizione parlamentare (Samy Badibanga), un delegato dell’opposizione extraparlamentare, un rappresentante della Commissione Africana per la Supervisione delle Elezioni – CASE (Andre Kiomba Dibwe Mpo, Vice Presidente) e un delegato della Rete di Studi Elettorali applicati – REA (Eddy Tshimanga Mukubayi).
Circa la revisione delle liste degli elettori, Corneille Nangaa ha affermato che, in caso di revisione parziale, si prevede un corpo elettorale di 17.266.631 persone e, in caso di revisione totale, il corpo elettorale raggiungerebbe i 40.901.135 persone.
Corneille Nangaa ha aggiunto che la Commissione elettorale dovrà ordinare 22.446.620 certificati elettorali in caso di revisione parziale o 53.171.476 nel caso di una revisione totale delle liste degli elettori. Per quanto riguarda i centri di registrazione e iscrizione degli elettori, ne occorrerebbero 6.100 nel caso di una revisione parziale e dai 10.000 ai 19.100 nel caso di una revisione totale.
Per quanto concerne i kit di registrazione, per una revisione parziale delle liste degli elettori, la Commissione elettorale ne dovrebbe acquistare 12.200 kit e per una revisione totale ne dovrebbe richiede da 20.200 a 38.200.
Corneille Nangaa ha evocato anche altre questioni che non sono di esclusiva competenza della Commissione. Egli ha ricordato, per esempio, certi problemi legislativi che richiedono la revisione di alcune leggi, come la legge relativa all’identificazione e alla registrazione degli elettori e la legge elettorale. La prima legge deve necessariamente essere rivista a causa di alcune sue incongruenze in rapporto con la legge elettorale. In effetti, la legge relativa all’identificazione e alla registrazione degli elettori del 2004 non prevede né la registrazione, né il voto dei Congolesi residenti all’estero, mentre l’attuale legge elettorale lo prevede all’articolo 5: “I Congolesi che vivono all’estero, che riuniscono le condizioni di poter votare e che sono in possesso di una carta d’identità o passaporto validi possono partecipare alle elezioni presidenziali, secondo le modalità stabilite dalla Commissione elettorale in materia di registrazione e di voto“.
La stessa legge elettorale pone un altro problema, sia nel suo articolo 115 che stipula: “ogni circoscrizione elettorale ha diritto ad un numero di deputati uguale al risultato delle seguenti operazioni: 1. Un quoziente elettorale è calcolato dividendo il numero totale degli abitanti della Repubblica Democratica del Congo per il numero totale dei seggi dell’Assemblea nazionale“, sia nel suo articolo 145, comma 2, che afferma: “il numero dei seggi per ogni assemblea provinciale varia tra un massimo di 48 e un minimo di 18. È calcolato in proporzione al numero degli abitanti della provincia“. Per la Commissione elettorale, si tratta di questioni che non possono favorire un’organizzazione urgente delle operazioni elettorali.
Infine, la Commissione elettorale ha evocato altri problemi esterni che richiedono che le principali parti interessate nel processo elettorale si pronuncino in modo molto chiaro, al fine di facilitare delle opzioni responsabili. Si tratta, in modo particolare, della questione del finanziamento delle elezioni. A nome degli altri membri del Comitato, il professor Milala Lungala, esperto tecnico del comitato di controllo del database elettorale e membro della Rete di Studi Elettorali Applicati (REA), ha dichiarato: «a nostro livello, è emerso un consenso per una revisione totale e integrale delle liste degli elettori, ma è necessario attendere che i politici decidino, eventualmente a livello del dialogo politico nazionale o del Parlamento, se procedere ad una revisione parziale o totale del database elettorale».[9]
Il 30 dicembre, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, si è intrattenuto con i vescovi cattolici membri della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) per discutere sullo svolgimento delle elezioni nel 2016. «Il 2016 sarà un anno elettorale. Inizieremo con i preparativi», ha dichiarato Corneille Nangaa dopo l’incontro con i vescovi. A questo proposito, egli ha promesso la pubblicazione di un calendario elettorale aggiornato. Tuttavia, affinché esso possa essere attuato, deve essere “consensuale e realistico“, ha precisato il presidente della Commissione elettorale, facendo inoltre osservare che dapprima si devono risolvere certe questioni preliminari che rendano possibile l’organizzazione delle elezioni. In questo senso, egli ha affermato che «non si potrà organizzare le elezioni senza dapprima registrare i nuovi maggiorenni, senza tenere conto dei cambi di domicilio e di residenza, senza iscrivere i Congolesi residenti all’estero, ai quali la legge dà ora la possibilità di partecipare alle elezioni».[10]
Il 6 gennaio, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha affermato che, nel momento attuale, si pone il problema dell’iscrizione dei nuovi maggiorenni, che rappresentano la maggior parte della popolazione congolese e che ciò richiede, quindi, la revisione del database elettorale (liste degli elettori). Ma la revisione del database elettorale pone, a sua volta, un altro problema: quello della ripartizione dei seggi per ogni circoscrizione elettorale del Paese, soprattutto dopo la recente suddivisione di alcune province.
Circa la questione dell’iscrizione dei nuovi maggiorenni, egli sostiene, si rischia di avere dei certificati elettorali nuovi che riprendono i nomi delle nuove province, mentre quelli vecchi riportano ancora i nomi di anteriori province che non esistono più. Pertanto, la Commissione elettorale dovrebbe riorganizzare una nuova operazione di iscrizione comprendente tutte le persone che, per età, hanno diritto al voto, in modo da garantire una certa uniformità dei certificati elettorali.
Inoltre, l’attuale database elettorale contiene ancora elettori deceduti, elettori che hanno cambiato indirizzo e, addirittura, di provincia o che si trovano all’estero. Ciò premesso, e vista la necessità di identificarli, Corneille Nangaa si chiede se la Commissione elettorale deve procedere ad una revisione parziale o totale delle liste degli elettori.
Inoltre, Corneille Nangaa ha sottolineato che si pone anche il problema dell’articolazione delle elezioni. In effetti, una certa parte politica ritiene necessario cominciare con le elezioni presidenziali e legislative e rinviare quelle locali … un’altra parte sostiene il contrario. Su questo punto, è necessario che le due parti arrivino ad un consenso.
Il presidente della Ceni ha inoltre indicato che il Parlamento deve rivedere due importanti leggi sull’organizzazione delle elezioni. La prima è quella del 2004, sull’identificazione e la registrazione degli elettori. Questa legge sancisce che hanno diritto di voto solo i Congolesi presenti sul territorio nazionale, mentre la legge elettorale modificata nel mese di gennaio 2015, riconosce tale diritto anche ai cittadini congolesi residenti all’estero.
La seconda legge che il Parlamento dovrebbe riesaminare è la legge elettorale. Infatti, nel mese di gennaio 2015, il Parlamento ha eliminato il comma 3 (le liste degli elettori devono essere aggiornate tenendo conto dell’evoluzione dei dati demografici e dell’identificazione della popolazione) dall’articolo 8, ma ha mantenuto intatta questa disposizione negli articoli 115, 145, 146, 192 e 207. Questa disposizione, sostiene Corneille Nangaa, raccomanda alla Commissione elettorale di procedere, in ogni elezione, alla ripartizione dei seggi in base al numero degli abitanti. Dunque, per stabilire il numero dei seggi per ogni circoscrizione elettorale, la Commissione elettorale avrà bisogno delle statistiche relative al numero degli abitanti del paese, ciò che è possibile ottenere solo attraverso un censimento generale della popolazione. Due sono le opzioni possibili: attendere i risultati di un censimento o chiedere al Parlamento di modificare questa legge elettorale, affinché la Commissione elettorale possa procedere alla ripartizione dei seggi secondo il numero degli elettori iscritti sulle liste elettorali.
Tenuto conto di tutte queste questioni, il presidente della Commissione elettorale ha affermato che l’unica via d’uscita è che tutte le parti si siedano intorno a un tavolo per trovare un consenso. La Commissione elettorale potrà allora presentare delle proposte tecniche a riguardo delle risoluzioni che usciranno da questo consenso. Sarà in seguito a questo processo, ha detto Corneille Nangaa, che la Commissione elettorale potrà pubblicare un calendario elettorale consensuale, affinché questa volta sia rispettato da tutti.[11]
c. A proposito della possibilità del voto elettronico
Il Progetto d’Applicazione dei Diritti civili e politici (PAD-CIPO) dell’Istituto di Ricerca in Diritti dell’uomo (IRDH) con sede a Lubumbashi, diretto da Hubert Tshiswaka Massoka, ha ha condotto una ricerca webografica per identificare i vantaggi e gli svantaggi del voto elettronico di cui ha parlato il presidente Joseph Kabila nel suo discorso alla nazione il 14 dicembre 2015.
L’IRD si basa principalmente sullo studio comparativo sul voto elettronico, pubblicato il 13 giugno 2014 da Elections Canada, l’organo canadese di gestione delle elezioni e in cui si enumerano le difficoltà affrontate dai Paesi che hanno sperimentando questa modalità di voto. In pratica, il voto elettronico consiste nel: (i) votare a distanza da un computer collegato a Internet, (ii) votare da un terminale Internet (là dove esiste un terminale Internet, come in un centro commerciale o un supermercato), (iii) votare on-line dal computer di un centro di voto, (iv) votare on-line da un computer di una circoscrizione o (v) di votare attraverso un telefono cellulare collegato a Internet.
Questa opzione è pratica e accessibile solo (i) per gli elettori che hanno un computer o un telefono cellulare, (ii) collegati a Internet. Ciò implica altre due condizioni: (i) l’accesso permanente alla corrente elettrica e (ii) sapere usare lo strumento informatico.
Il metodo di voto elettronico ampiamente utilizzato è il voto on-line in un seggio elettorale. È applicato nei paesi in cui la popolazione usa normalmente gli strumenti informatici e in cui non c’è alcun problema di energia elettrica. A questo proposito, lo studio cita i casi di Australia, Belgio, Brasile, Canada, Finlandia, Francia, Germania, India, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.
Tra i vantaggi del voto elettronico, si può citare la semplificazione del processo elettorale e l’elaborazione più veloce e affidabile dei risultati delle elezioni.
Tuttavia, gli svantaggi e i rischi sembrano più numerosi. Secondo Hubert Tshiswaka, gli svantaggi riguardano: (i) la sicurezza del voto. Si riferisce alle minacce dei virus informatici e degli attacchi ai sistemi da parte di hacker.
(ii) le interruzioni di corrente elettrica. L’erogazione dell’energia elettrica deve essere permanente.
(iii) i problemi di connessione ad Internet, le chiusure o i guasti del server. La connessione Internet meno veloce e meno costosa rende il voto elettronico impossibile.
(iv) l’educazione elettorale richiede molto tempo e denaro, per assicurarsi che il pubblico sia a conoscenza dell’esistenza del voto elettronico e comprenda come usarlo.
Oltre ai costi iniziali, molto alti, relativi all’acquisto dei dispositivi elettronici, lo studio presenta altri problemi:
(i) l’accesso limitato a Internet o la limitata comprensione da parte di alcuni elettori, (ii) il rischio di hacking o di virus capaci di alterare i risultati delle elezioni, (iii) problemi tecnici, errori di programmazione o guasti del server,
(vi) l’uso, all’insaputa del votante, della sua carta d’identità elettronica e delle sue informazioni personali,
(v) il furto dei kit di voto o delle carte d’identità,
(vi) la difficoltà nel verificare l’identità dell’elettore,
(vii) la pressione sull’elettore, affinché voti in un certo modo, soprattutto se è accompagnato da altri, (viii) errori sulla lista degli elettori, ciò che può causare l’invio di certificati elettorali a dei destinatari sbagliati.
Inoltre, il problema più grande proviene dalla attribuzione della gestione delle elezioni a una ditta privata. La concessione di appalti ad imprese private per quanto riguarda la parte elettronica delle elezioni mina la fiducia del pubblico nei confronti del governo e del processo elettorale stesso.
Circa l’opzione tra la scheda cartacea e il voto elettronico, le due modalità di voto previste nell’articolo 47 della legge elettorale, l’analisi dell’IRDH conclude che il voto su scheda cartacea è l’unica modalità possibile nella RDCongo.
In conclusione, il Presidente della Repubblica Joseph Kabila farebbe bene a prendere in considerazione le serie difficoltà inerenti all’uso del voto elettronico, perché rendono praticamente impossibile tale opzione per quanto riguarda la RDCongo. Pertanto, è necessario orientare gli sforzi e le risorse finanziarie esistenti verso il voto con scheda cartacea.[12]
2. IL DIALOGO POLITICO NAZIONALE
a. Due coalizioni pro-dialogo
Il 17 dicembre, l’Opposizione Patriottica e Repubblicana (OPR) ha chiesto al presidente Joseph Kabila di non tardare a convocare il dialogo politico nazionale da lui annunciato. Questo raggruppamento politico guidato da Mushi Bonane l’ha affermato nel corso della presentazione di una ventina di partiti politici e associazioni che hanno aderito alla coalizione pro-dialogo. «L’opposizione patriottica e repubblicana non fa che ricordare al Capo dello Stato che ogni giorno che passa in assenza del dialogo diventa una minaccia contro la democrazia. La parte congolese disposta a partecipare al dialogo è più importante di quella che è ancora esitante. Non si può continuare ad attendere, perché non ci sarà mai unanimità», ha affermato Mushi Bonane. A questa coalizione favorevole al dialogo hanno aderito varie personalità politiche che si definiscono come opposizione di centro, tra cui Justin Bitakwira, Arthur Z’Ahidi Ngoma, Steve Mbikayi, Azarias Ruberwa e Musi Bonane.[13]
Il 28 dicembre, il ministro della Sanità e membro del partito della maggioranza presidenziale Risveglio della Coscienza per il Lavoro e lo Sviluppo (ECT), Felix Kabange Numbi, ha annunciato a Kinshasa, la creazione di un movimento “patriottico” denominato “Amo la RDCongo, partecipo al dialogo”. Il movimento si propone di sensibilizzare tutti i segmenti della popolazione per l’adesione al dialogo nazionale proposto dal presidente Joseph Kabila, al fine di risolvere i problemi relativi all’organizzazione delle future elezioni. Diversi partiti politici della maggioranza presidenziale e varie organizzazioni della società civile hanno firmato la Carta di creazione di questa nuova piattaforma.[14]
b. Ancora nessun accordo tra l’UDPS e la MP
Il 18 dicembre, nel corso di uno “scambio di opinioni”, organizzato a Kinshasa dal “Gruppo del Manifesto per la salvezza della nazione”, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) e la Maggioranza Presidenziale (MP) non hanno raggiunto alcun accordo sugli obiettivi del dialogo politico nazionale annunciato dal Capo dello Stato Joseph Kabila. L’UDPS ritiene che il dialogo debba facilitare il passaggio di potere tra Kabila e Etienne Tshisekedi. La Maggioranza Presidenziale invece ritiene che il dialogo debba aprire la strada ad elezioni pacifiche. A questo scambio cittadino, centrato sul dialogo politico nazionale, hanno partecipato anche altre figure politiche e della società civile.
Il deputato Steve Mbikayi ha giustificato il suo appoggio al dialogo in questi termini: «Stiamo andando verso una situazione di stallo. Di fronte a tale situazione di blocco, ci sono quelli che sostengono il dialogo per favorire un consenso. Ma altri fomentano la rivolta popolare, facendo appello all’articolo 64 della Costituzione e fomentando la violenza. Ecco perché abbiamo consigliato alla popolazione di optare per il dialogo, affinché si possa trovare un accordo sul calendario elettorale e altre difficili questioni».
Da parte sua, Jean-Lucien Busa, membro della Dinamica dell’opposizione, giustifica il suo rifiuto nei confronti del dialogo: «Come visto e presentato dal Presidente Kabila, il dialogo rischia di essere un momento in cui venga imposto un ordine politico che non ha nulla a che fare con la scelta fatta dal popolo congolese in occasione del referendum costituzionale del 2005. I problemi che sono sorti, come quello del database degli elettori, possono e devono trovare una risposta all’interno delle istituzioni. Le risposte a questi problemi devono essere istituzionali».[15]
c. Le consultazioni della CENCO
Il 28 dicembre, a Kinshasa, i vescovi membri della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) hanno iniziato una serie di consultazioni con i leader dei partiti politici e gli attivisti della società civile. Attraverso questi incontri, stanno tentando di promuovere lo svolgimento del dialogo nazionale che, secondo loro, dovrebbe consentire l’organizzazione delle elezioni in un clima di pace.[16]
Il 30 dicembre, i vescovi cattolici membri della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) hanno terminato le consultazioni sull’organizzazione del dialogo politico annunciato dal capo dello Stato Joseph Kabila. Essi hanno presentato le loro conclusioni al Presidente Joseph Kabila. Dopo l’incontro, i vescovi non hanno rilasciato alcuna dichiarazione.[17]
d. Il discorso di fine anno del Presidente Kabila
Il 31 dicembre, nel suo discorso di fine anno trasmesso sulla televisione nazionale (RTNC), il Presidente della Repubblica Joseph Kabila ha dichiarato che «il 2016 sarà un anno di molte sfide», tra cui ha evocato «la costruzione della pace, la crescita economica e il miglioramento delle condizioni sociali del popolo congolese». Egli ha sottolineato che, «sul piano politico, dovremo affrontare la sfida della costruzione della pace. La classe politica del Paese dovrà assumersi le sue responsabilità perché, attraverso il dialogo politico nazionale e inclusivo convocato a questo scopo, dovrà arrivare ad un consenso su certe questioni problematiche, al fine di gettare le nuove basi per le elezioni previste nel calendario elettorale globale del 12 febbraio scorso, nessuna delle quali è stata finora organizzata. Da parte mia, nel 2016, continuerò a lavorare instancabilmente per promuovere un processo elettorale pacifico e credibile».[18]
Il messaggio di fine anno pronunciato dal Presidente Joseph Kabila è stato diversamente interpretato dai politici. Secondo il deputato della maggioranza Patrick Bologna è stato un discorso “rassicurante”, mentre per il deputato dell’opposizione Franck Diongo si tratta di una “speranza delusa”. Patrick Bologna ha affermato che «il dialogo politico nazionale è l’unico modo per trovare soluzioni adeguate alle attuali difficoltà». Da parte sua, Franck Diongo ha dichiarato che «Joseph Kabila ha perso l’occasione di entrare nella storia dalla porta principale. Il suo discorso è una speranza delusa. Non ha citato né cifre, né date, non ha comunicato alcun calendario. Sulle questioni nazionali, tra cui le elezioni e il suo futuro politico, è stato evasivo e silenzioso. Ha deliberatamente omesso di dare delle precisazioni sull’organizzazione delle elezioni nel rispetto delle scadenze costituzionali». Egli ha inoltre affermato che l’organizzazione delle elezioni presidenziali del 2016 non dipende assolutamente dalla previa organizzazione del dialogo politico nazionale.[19]
3.NUOVE COALIZIONI POLITICHE ALL’INTERNO DELL’OPPOSIZIONE
a. Il nuovo “Fronte cittadino 2016”
Il 19 dicembre, in una dichiarazione pubblicata a Kinshasa, un’ampia coalizione di leader dell’opposizione congolese e di associazioni della società civile, riuniti in una nuova piattaforma denominata “Fronte cittadino 2016“, ha affermato che, «già da vari mesi, due grandi incertezze pesano sulla vita della Nazione Congolese: lo svolgimento di elezioni libere e democratiche entro i termini costituzionali e il rispetto delle disposizioni della Costituzione che limitano il numero dei mandati presidenziali a un massimo di due legislature. Infatti, appare sempre più evidente che si sta tentando di modificare la Costituzione, al fine di cambiare il sistema elettorale per offrire all’attuale Presidente della Repubblica la possibilità di un terzo mandato. Invitando i delegati, che parteciperanno al dialogo politico nazionale recentemente convocato, a “riflettere su un nuovo sistema elettorale con modalità di voto a basso costo”, il presidente Kabila rivela la sua deliberata intenzione di modificare l’attuale regime costituzionale per mantenersi al potere, violando il suo stesso giuramento».
È in seguito a tale constatazione che il ” Fronte cittadino 2016″ ha chiesto «la pubblicazione, entro il 31 gennaio prossimo, di un calendario elettorale “consensuale” che preveda lo svolgimento delle elezioni presidenziali che dovrebbero tenersi in novembre 2016». La coalizione ha chiesto anche «l’aggiornamento del registro elettorale – un prerequisito per lo svolgimento delle varie elezioni previste – entro il 10 febbraio», definendo questa data come “linea rossa” da non oltrepassare. In caso contrario, il 16 febbraio sarà reso pubblico un calendario di azioni non violente in segno di protesta». Il 16 febbraio è la data fissata dalla Chiesa cattolica congolese per una marcia pacifica dei cristiani a Kinshasa, per onorare la memoria delle vittime della strage del 1992, mentre protestavano contro la volontà del dittatore Mobutu Sese Seko di porre termine alla Conferenza Nazionale Sovrana (CNS) destinata a democratizzare l’ex Zaire.
La dichiarazione è stata firmata dal presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC, terzo partito di opposizione secondo il numero dei deputati eletti all’Assemblea Nazionale), Vital Kamerhe, dal segretario nazionale per le relazioni esterne dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Felix Tshisekedi (il figlio del presidente del più grande partito, Etienne Tsisekedi wa Lulumba ), dalla segretaria generale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC, di Jean-Pierre Bemba), Eve Bazaiba, e dall’ex governatore dell’ex provincia del Katanga, Moïse Katumbi, un ex alleato del Presidente Kabila.
Secondo Jonas Tshiombela, coordinatore della nuova società civile e membro del Fronte Cittadino 2016, non ci sono grandi ostacoli che potrebbero impedire la pubblicazione di un nuovo calendario elettorale. Egli ritiene che si tratti piuttosto di una questione di volontà politica.
«Si deve integrare nelle liste degli elettori quasi il 10% della nostra comunità in età di votare. Si deve disporre di una nuova legge sull’identificazione e la registrazione degli elettori, se si vogliono integrare anche i Congolesi residenti all’estero. Se si inizia a lavorare in questo senso entro il mese di febbraio, è probabile che si riesca ad organizzare le elezioni entro le scadenze costituzionale e senza troppe difficoltà», ha dichiarato Jonas Tshiombela, respingendo tuttavia l’idea di organizzare un dialogo per discutere di questi temi: «Si tratta di una crisi artificiale che ha già delle soluzioni in seno alle istituzioni. Per esempio, che cosa impedisce alle istituzioni di sbloccare i fondi necessari? Sarà forse il dialogo che risolverà questo problema?».
Il “Fronte cittadino 2016” comprende molti aderenti: l’UDPS, storico partito d’opposizione, la Dinamica dell’opposizione, federazione attiva da diversi mesi e che comprende vari oppositori di lunga data a Kabila; il gruppo G7 dei sette partiti usciti dalla maggioranza nel mese di settembre scorso, e membri della società civile, di associazioni per la difesa dei diritti umani, come La Voce dei Senza Voce e l’ASADHO e di movimenti cittadini, come Filimbi e Lucha.
«La pace, l’unità e la stabilità della RDCongo sono gravemente minacciate. La Repubblica è in pericolo», ha affermato il gruppo, chiedendo al popolo di ricorrere all’articolo 64 della Costituzione, secondo cui “ogni Congolese ha il dovere di neutralizzare qualsiasi individuo o gruppo di individui che pretenda di prendere il potere con la forza o che lo eserciti violando la legge fondamentale“.
Ai primi di dicembre, le autorità nazionali avevano messo in guardia la chiesa cattolica e una vasta coalizione di opposizione, perché avevano pubblicamente fatto riferimento a questa disposizione costituzionale. Da parte sua, il Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD, la formazione politica di Kabila), ha dichiarato di essere pronto a contrastare ogni tentativo di “insurrezione”. «Il partito presidenziale sta organizzando una serie di attività per contrastare un’insurrezione sobillata dai leader politici dell’opposizione», ha affermato il suo segretario generale, Henri Mova Sakanyi – fino a poco tempo fa ambasciatore congolese in Belgio. Egli ha aggiunto che è necessario «sconfiggere quelli che cercano di riportarci agli anni di oscurantismo», sottolineando: «Per questo, stiamo sensibilizzando il popolo contro un certo discorso destabilizzante».[20]
Il portavoce della Maggioranza Presidenziale (MP), Alain Atundu, ha accusato il “Fronte cittadino 2016” di voler impedire che il Capo dello Stato Joseph Kabila completi il suo secondo mandato costituzionale, che arriva fino a dicembre 2016. Egli ha affermato che, «visto che il Fronte cittadino 2016 sta già programmando delle manifestazioni di piazza sotto lo slogan “Kabila vattene”, è chiaro che vuole impedire che Kabila termini il suo attuale mandato presidenziale». Alain Atundu ha inoltre accusato il “Fronte cittadino 2016” di volere fomentare la violenza e ha già annunciato che tutto sarà fatto per evitare che i membri di questo Fronte tentino di destabilizzare il governo in carica, invocando l’articolo 64 della Costituzione: «Sarà necessario mantenere l’ordine pubblico, affinché nessun gruppo, nessun individuo, possa usare la sua libertà a spese degli altri. È ciò che il governo farà. L’articolo 64 afferma che “ogni tentativo di rovesciare il regime costituzionale è un crimine imprescrittibile contro la nazione e lo Stato”. Tali disposizioni impongono ad ogni congolese di opporsi a tutti quelli che vogliono sovvertire l’ordine costituzionale. Non si può tollerare alcun tentativo di rendere lo stato ingovernabile, non si può oggi dire “Kabila vattene”, perché il suo mandato presidenziale non è ancora terminato. In caso contrario, si tratta di un tentativo di rovesciare il potere costituzionale da parte di persone che probabilmente hanno i loro interessi personali».[21]
Il 3 gennaio, l’ex governatore del Katanga, Moïse Katumbi, ha annunciato a Lubumbashi la sua adesione all’opposizione politica. Tuttavia, nel corso di una conferenza stampa, ha affermato di non avere aderito ad alcun partito politico e di non avere creato alcun nuovo partito politico. Ciò nonostante, Moïse Katumbi ha indicato di appartenere al “Fronte cittadino 2016”, la piattaforma che è stata recentemente creata e a cui hanno aderito dei Congolesi della diaspora, membri della società civile e di gruppi religiosi, organizzazioni politiche dell’opposizione ed esponenti politici che si battono per il rigoroso rispetto della costituzione e contro un possibile terzo mandato del presidente Joseph Kabila.[22]
b. Il nuovo “Fronte dei Democratici”
Il 4 gennaio, sette partiti politici e degli esponenti dell’opposizione hanno creato una nuova coalizione politica, il Fronte dei Democratici. Questo gruppo «si impegna, insieme alla “Dinamica dell’opposizione” e al “Fronte cittadino 2016”, a collaborare con tutte le forze che chiedono il ricorso sistematico alla costituzione per dare risposte istituzionali ai problemi che impediscono un processo elettorale credibile». Tra gli obiettivi di questa nuova struttura, Jean Lucien Bussa, suo coordinatore e portavoce, cita la “difesa della democrazia” e il “principio dell’alternanza politica“. Jean Lucien Bussa chiede che le forze di opposizione si costituiscano in un “blocco” unito, in vista delle prossime presidenziali previste per novembre 2016. Come altri gruppi di opposizione, il Fronte dei Democratici rifiuta di partecipare al dialogo politico nazionale annunciato dal Capo dello Stato. «Il dialogo annunciato è un’occasione per cospirare contro l’ordine costituzionale», afferma Bussa. Il Coordinatore del “Fronte dei Democratici” ha fatto osservare che le questioni evocate per giustificare questo dialogo, cioè l’aggiornamento delle liste elettorali, l’iscrizione dei nuovi maggiorenni, il finanziamento delle elezioni, la modalità di votazione, la sicurezza del processo elettorale, ecc. dovrebbe trovare delle risposte in seno alle istituzioni e non al di fuori di esse. «Il dialogo politico non può sostituire la Costituzione che ciascuno ha l’obbligo di difendere e di rispettare, soprattutto il Presidente della Repubblica, che è il garante della Costituzione», insiste Jean-Lucien Bussa, che esige il rispetto e la libertà delle Istituzioni (Parlamento, Governo, Corte Suprema e Tribunali, Commissione elettorale, Assemblee provinciali). Egli ha quindi chiesto al popolo di ricorrere alla Costituzione per neutralizzare qualsiasi individuo o gruppo di individui che tenti di prendere il potere e di esercitarlo violando le disposizioni costituzionali.
I sette partiti che compongono la piattaforma: CDER di Jean Lucien Bussa, PUNA di Elysée Bokumuana, MDCO di Gabriel Mokia, CRP di Fidèle Tingombay Mondonga, ASOD di Jean Félix Nduka, FND di Jonas Mupelenge e CAD di Tasinda Uba Tasinda.[23]
[1] Cf Radio Okapi, 11.12.’15
[2] Cf Christophe Rigaud – Afrikarabia, 12.12.’15
[3] Cf Radio Okapi, 16.12.’15; AFP – congosynthese.com, 17.12.’15
[4] Cf Position de la plateforme AETA face à l’impasse du processus électoral 2015-2016 en RD Congo
[5] Cf Radio Okapi, 22.12.’15
[6] Cf La Prospérité – Kinshasa, 28.12.’15 http://www.laprosperiteonline.net/affi_article.php?id=8677
[7] Cf Radio Okapi, 31.12.’15
[8] Cf Radio Okapi, 16.12.’15; AFP – congosynthese.com, 17.12.’15
[9] Cf Service de communication CENI – Forum des As – Kinshasa, 24.12.’15
[10] Cf Radio Okapi, 31.12.’15
[11] Cf Perside Diawaku – Le Phare – Kinshasa, 07.01.’16
[12] Cf La Tempête des Tropiques – Kinshasa, 24.12’15 http://latempete.info/processus-electoral-en-rdc-vote-electronique-voici-les-inconvenients-et-avantages/
[13] Cf Radio Okapi, 18.12.’15
[14] Cf Radio Okapi, 29.12.’15
[15] Cf Radio Okapi, 18.12.’15
[16] Cf Radio Okapi, 30.12.’15
[17] Cf Radio Okapi, 31.12.’15
[18] Cf Cf Digitalcongo – Kinshasa, 01.01.’16 http://www.digitalcongo.net/article/112441
[19] Cf Radio Okapi, 02.01.’16
[20] Per leggere il testo completo della dichiarazione:
[21] Cf Radio Okapi, 21.12.’15; RFI, 21.12.’15
[22] Cf Radio Okapi, 03.01.’16
[23] Cf Radio Okapi, 04.01.’16; Wemba – Le Phare – Kinshasa, 05.01.’16