Dietro le adf: appoggi, infiltrazioni e complicità

Editoriale Congo Attualità n. 262– a cura della Rete Pace per il Congo

Cambiamento sospetto nella strategia delle ADF

La persistenza delle Forze Democratiche Alleate (ADF), un gruppo armato d’origine ugandese ma ancora attivo nel Nord Kivu, una provincia dell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDCongo), suscita varie perplessità. Ultimamente, i miliziani ADF si permettono addirittura degli attacchi sempre più diretti contro le postazioni delle Forze Armate della RDCongo (FARDC), senza più nascondere la loro volontà di provocare lo scontro diretto.

Per tentare di spiegare questo cambiamento di strategia da parte delle ADF, diverse organizzazioni della società civile del Nord Kivu avanzano più ipotesi, tra cui:

– l’infiltrazione, nelle file delle ADF, di ex combattenti del Movimento del 23 marzo (M23), fuggiti in Uganda e Ruanda dopo la loro sconfitta nel 2013;

– l’appoggio di truppe degli eserciti dell’Uganda e del Ruanda, due Paesi limitrofi già abituati a creare e a sostenere cosiddetti “movimenti ribelli” nell’est della RDCongo;

– la collaborazione di certi gruppi armati interni e, infine,

– la complicità di alcuni comandanti delle stesse Forze Armate della RDCongo (FARDC).

In effetti, i ribelli ugandesi non potrebbero, da soli, intraprendere le ostilità contro le truppe congolesi più equipaggiate in armi e munizioni e più dispiegate sul territorio.

Correlazione tra insicurezza ed elezioni?

Inoltre, il 2016 sarà probabilmente un anno elettorale per la Repubblica Democratica del Congo, con l’ipotetica possibilità di organizzare le elezioni abbinate “presidenziali e legislative nazionali”. Tali elezioni sono così sensibili che, già un anno prima dell’evento, hanno originato un duro braccio di ferro tra le forze politiche che cercano di mantenere il potere e quelle che vogliono conquistarlo.

Quando si analizzano le cause del blocco del processo elettorale, si nota che le due parti si accusano vicendevolmente di non voler andare alle elezioni. Nello stesso tempo, e proprio alla vigilia del famoso anno elettorale, l’insicurezza nel Nord Kivu, nel Sud Kivu e nell’Ituri, non fa che aumentare. Con le ADF, cui si devono aggiungere le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR), che sembrano capaci di colpire ovunque e in qualsiasi momento nell’est del Paese, potrebbe diventare impossibile intraprendere qualsiasi operazione pre-elettorale (registrazione degli elettori, dispiegamento dei kit elettorali, formazione degli agenti elettorali, ubicazione dei seggi elettorali, ecc.).

La persistente insicurezza nell’est del paese potrebbe dunque essere sfruttata come mezzo di sabotaggio delle prossime elezioni, da parte di quelli che, sotto apparenze democratiche, si battono per il mantenimento o la conquista del potere.[1]

[1] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa, 28.12.’15