INDICE:
EDITORIALE: ELEZIONI 2016 NEL RISPETTO DEI TEMPI COSTITUZIONALI
- UNA PROPOSTA DI LEGGE SULL’ORGANIZZAZIONE DEL REFERENDUM
- LE DIMISSIONI DEL GOVERNATORE DEL KATANGA, MOÏSE KATUMBI, DAL PPRD
- PROCESSO ELETTORALE
- L’urgente necessità di modificare il calendario elettorale
- La problematica del processo elettorale secondo alcuni esperti
- Le dimissioni di P. Apollinaire Malu Malu, presidente della Commissione elettorale
- L‘INCONTRO DELLA MAGGIORANZA PRESIDENZIALE A KINGAKATI
- IL G7 PASSA ALL’OPPOSIZIONE
EDITORIALE: ELEZIONI 2016 NEL RISPETTO DEI TEMPI COSTITUZIONALI
1. UNA PROPOSTA DI LEGGE SULL’ORGANIZZAZIONE DEL REFERENDUM
Il 22 settembre, il primo ministro Augustin Matata Ponyo ha inviato il testo di un progetto di legge sull’organizzazione del referendum al Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Interni, Evariste Boshab, per eventuali osservazioni da presentare. Questo testo era stato preparato da due deputati nazionali, Lucain Kasongo Mwadiavita e Simplice Ilunga, quest’ultimo nominato Vice Ministro dei Trasporti nell’ultimo rimpasto di governo, e trasmesso al Governo per approvazione, prima di essere rinviato al Parlamento per essere esaminato.
Da parte sua, l’opposizione sospetta già una nuova manovra della Maggioranza Presidenziale (MP) per consentire al Presidente Kabila di rimanere al potere oltre il 2016. Infatti, essa teme che, se questo progetto di legge fosse approvato, potrebbe essere utilizzato per ottenere una modificazione della Costituzione che potrebbe consentire al Presidente Joseph Kabila di ricandidarsi nel novembre 2016 per un terzo mandato presidenziale.
Il 27 settembre, uno dei promotori del disegno di legge, Lucain Kasongo Mwadiavita, aveva smentito tale affermazione. Egli ha subito precisato che «il progetto di legge sull’organizzazione del referendum non riguarda l’organizzazione di una consultazione costituzionale, ma vuole piuttosto dotare la RDCongo di un quadro giuridico» relativo a questo settore. «In tutti i paesi del mondo, c’è una legge referendaria. È per questo che la RDCongo, in tanto che stato democratico come altri paesi, deve avere una sua legge specifica per l’organizzazione del referendum», ha egli sostenuto.
I due autori del disegno di legge, Lucain Kasongo e Simplice Ilunga, hanno dichiarato di aver presentato la loro proposta nel mese di giugno. Essi hanno ricordato che la Costituzione congolese richiede il ricorso a un referendum nei casi di spostamento della capitale, di cessione di una parte del territorio nazionale (mutazione di frontiere) e di revisione costituzionale. Essi hanno affermato che, nella RDCongo, non esiste alcuna legge che fissi le modalità di organizzazione del referendum e che, quindi, hanno semplicemente voluto porre rimedio a questa carenza.[1]
Secondo il Gruppo dei 7 (G7), «si tratta di un’iniziativa temeraria, provocatoria, inopportuna e irrilevante. In effetti, l’attuale clima politico non consente una tale iniziativa che non fa che accrescere i sospetti sulle intenzioni della maggioranza di rivedere o modificare la Costituzione, con il solo scopo di mantenersi al potere».[2]
Per Joseph Bangakya, membro della Maggioranza, «l’obiettivo di questo disegno di legge proposto dai due deputati nazionali è quello di fornire un quadro giuridico e organizzativo, per l’organizzazione di un qualsiasi tipo di referendum, come già esiste per l’organizzazione delle elezioni. Non si tratta di una proposta di referendum. In questo momento, la proposta dei due deputati riguarda solo l’organizzazione del quadro giuridico e delle procedure».[3]
Circa la proposta di legge relativa alle condizioni per l’organizzazione di un referendum, una parte della società civile vi vede una nuova strategia della Maggioranza Presidenziale, per modificare la Costituzione, in vista di un prolungamento del mandato del presidente Joseph Kabila. Falso, dice il governo, che parla di un processo alle intenzioni
In un contesto di grandi ritardi nell’organizzazione delle elezioni locali e dell’ambiguità delle intenzioni del presidente uscente, una coalizione di 33 organizzazioni non governative per la difesa dei diritti umani si è interrogata sulla pertinenza o meno di proporre questa legge proprio nel momento attuale. «Perché questo carattere di urgenza, perché questa proposta di legge ha attirato l’attenzione del governo proprio in un momento in cui tutte le forze della nazione stanno cercando di lavorare insieme per concentrare tutti gli sforzi sull’organizzazione delle due elezioni previste per il prossimo anno?», si chiede George Kapiamba, coordinatore di questo gruppo di organizzazioni non governative.
Invece, da parte sua, il governo è categorico. Non si tratta di indire immediatamente un referendum per cambiare la Costituzione. Questa legge serve semplicemente per riempire un vuoto giuridico e per definire il quadro giuridico per l’organizzazione di un qualsiasi referendum. «Non c’è alcun progetto di referendum, non c’è alcuna questione importante da sottoporre a referendum. Perché si fa credere alla popolazione che se c’è una legge che stabilisce le condizioni per l’organizzazione di un referendum è perché si vuole organizzare un referendum?», chiede Lambert Mende, portavoce del governo.[4]
Anche se l’iniziativa può sembrare del tutto normale, tuttavia fa fremere parte della classe politica e del popolo congolese, per il fatto che è presa in un contesto di blocco del processo elettorale, di fallimento di un progetto di dialogo politico a livello nazionale, di velleità di prolungamento del mandato del Presidente della Repubblica, di difficoltà finanziarie per l’organizzazione delle elezioni, incluso di quelle meno costose (circa 2 milioni di dollari) dei governatori provvisori delle nuove province, etc. Dietro questa iniziativa, molti analisti politici vi vedono un piano segreto della maggioranza presidenziale che, in un qualsiasi momento, potrebbe ricorrere a tale strumento politico e giuridico per creare, rapidamente, le condizioni per organizzare un referendum che potrebbe portare alla revisione degli articoli intangibili della Costituzione. Secondo loro, nel contesto attuale, nulla giustifica la pertinenza e l’opportunità di una legge sul referendum.[5]
2. LE DIMISSIONI DI MOÏSE KATUMBI DAL PPRD E DAL GOVERNATORATO DEL KATANGA
Il 29 Settembre, Moïse Katumbi, ex Governatore dell’ex provincia del Katanga, ha formalmente presentato le sue dimissioni dal Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD). Queste dimissioni sono state trasmesse al segretario generale del partito. Egli ha rassegnato le sue dimissioni in seguito ad allarmanti segnali che indicano che tutto sembra essere fatto per non rispettare la Costituzione, causando ritardi, contrattempi e ambiguità nel ciclo elettorale e elaborando una strategia di slittamento delle date delle elezioni. Egli deplora anche l’involuzione dello Stato di diritto e la repressione delle libertà individuali nel paese. Infine, auspicando la creazione di un ampio movimento attorno ai valori democratici e repubblicani, egli ha dettagliato i motivi delle sue dimissioni in una DICHIARAZIONE POLITICA, di cui riportiamo alcuni estratti:
«Oggi ho informato il segretario generale del partito circa le mie dimissioni dal Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD).
Nel momento in cui noi, popolo congolese, stiamo entrando nella retta finale dell’ultimo mandato costituzionale del Presidente della Repubblica, i fatti indicano che, da un anno, si sta facendo di tutto per non rispettare la Costituzione, provocando ritardi, contraddizioni e ambiguità nel ciclo elettorale e elaborando una strategia di slittamento delle date delle prossime elezioni. Dopo il tentativo di cambiare l’articolo 220 della nostra Costituzione, benché sia vincolante e dopo il fallimento delle concertazioni nazionali, il recente annuncio di un progetto di legge sulle modalità organizzative del referendum non fa che accrescere la confusione e ci si chiede se una tale legge sia, oggi, davvero opportuna.
Se il governo nazionale sostiene di non disporre dei mezzi finanziari per rispettare le scadenze del calendario elettorale, come potrà avere i mezzi per organizzare un referendum? Mi oppongo fermamente ad ogni pretesto che serva a ritardare le elezioni, come la mancanza di mezzi finanziari.
Davanti alla Corte Costituzionale, il Governo nazionale ha annunciato di non essere nemmeno in grado di sbloccare 2 milioni di dollari per organizzare le elezioni dei governatori provvisori delle nuove province e, dopo riunione del Consiglio dei Ministri, lo stesso Governo ha annunciato la decisione di nominare dei commissari speciali per sostituire i governatori eletti. Si tratta di una vera e propria violazione della nostra Costituzione.
Il potere proviene dal popolo e solo da lui. La nostra legittimità di uomini e di donne impegnati nella politica non deriva che dalla sua volontà e noi siamo responsabili davanti a lui. Dobbiamo agire con trasparenza e chiarezza, nella fedeltà alla parola data. Non dobbiamo ignorare le aspirazioni del popolo.
Infine, come accettare l’assenza dello Stato di diritto? Occorre combattere contro il deterioramento generale delle libertà individuali e contro il crescente livello di intolleranza politica che si stanno diffondendo nel nostro Paese. Ultimamente, troppi esempi ci mettono in stato di allerta: arresti arbitrari di attivisti per la democrazia, interdizione di certi film, intimidazioni di ogni genere, repressioni sempre più violente da parte della polizia, interruzioni delle connessioni Internet. Sono abusi inaccettabili.
Ed è proprio per tutti questi motivi che ho deciso di prendere oggi le distanze dal PPRD e di assumerne tutte le conseguenze. Questa è per me un’occasione per lanciare un appello a tutte le forze vive della nazione, alla società civile, ai partiti politici della maggioranza e dell’opposizione, uomini e donne, giovani e meno giovani, senza dimenticare i Congolesi residenti all’estero affinché, insieme, mettiamo fine allo scoraggiamento, alla rassegnazione e al fatalismo, salvaguardando la nostra giovane democrazia. Dobbiamo restituire al nostro Paese una prospettiva di speranza, di dinamismo e di felicità».[6]
In alcune interviste successive, Moïse Katumbi ha voluto spiegare meglio le ragioni delle sue dimissioni: «Le mie dimissioni non sono state rassegnate in ritardo, perché stavo aspettando le elezioni del nuovo governatore. Ma, nell’ultima riunione del Consiglio dei Ministri si è deciso di nominare dei commissari straordinari alla guida delle nuove province, il che non è costituzionale. Se ci fossero state le elezioni dei governatori, avrei potuto rimanere per il passaggio delle consegne. Stavo aspettando le elezioni del nuovo governatore.
Mi dispiace che ci siano di quelli che dicono che Moïse Katumbi ha tradito il partito, perché forse, per loro, il tradimento consiste nel dire la verità. Invece, io considero traditori tutti quelli che non vogliono ascoltare, quelli che vogliono cambiare la costituzione, quelli che vogliono a tutti i costi evitare di organizzare le elezioni previste nel 2016 e quelli che vogliono nominare commissari speciali alla guida delle nuove province. Questi sono i veri traditori, non quelli che vogliono rispettare la Costituzione.
Se ci sono di quelli che mi accusano di essermi arricchito grazie al presidente Kabila, che mi ha accettato a capo della provincia del Katanga, è perché non conoscono la storia della nostra famiglia. Da parte mia, posso giustificare la provenienza dei miei averi. Quando ero esiliato in Zambia, ero un grande imprenditore, fra i commercianti più importanti. Ho prefinanziato la Gecamines con milioni di dollari. Ho pre-finanziato anche l’AFDL. Ero presidente del Mazembe, la squadra di calcio. Quando sono tornato dall’esilio, sono tornato in un jet privato. Non siamo arrivati in politica con le tasche vuote. Vorrei chiedere che tutti i politici potessimo dimostrare da dove provengono i nostri soldi. Sono pronto. Organizziamo una tavola rotonda. Parliamo di questo e informiamone la popolazione.
Circa il mio futuro politico, ho detto che avrei preso un po’ di tempo. Ho una lotta da portare avanti: proteggere e rafforzare la democrazia nel nostro Paese. Non possiamo accettare lo slittamento del calendario elettorale. Se no, un giorno ci sarà detto che questo rinvio delle elezioni è del tutto normale e costituzionale, il che è inaccettabile. Dobbiamo dire no a questa assurda manovra.
Prendo un po’ di tempo di riposo per mettermi in ascolto della popolazione e per lavorare con tutte le forze vive del Paese, soprattutto per la libertà di espressione nel nostro Paese.
Faccio un appello a tutte le forze vive, della maggioranza presidenziale, dell’opposizione, del G7 e della società civile, in modo che possiamo lottare per salvaguardare e rafforzare la nostra giovane democrazia. Sarò al loro fianco, in modo che possiamo riconquistare la libertà di espressione, il rispetto dei diritti umani e rafforzare, in tal modo, questa giovane democrazia. Penso a un fronte repubblicano, perché se faccio questo appello, è per potere lottare insieme per salvaguardare la nostra giovane democrazia».[7]
Le dimissioni di Moïse Katumbi dal Partito Popolare per la Ricostruzione e lo Sviluppo (PPRD) hanno avuto luogo alcuni giorni dopo l’esclusione dei sette partiti (G7) della maggioranza presidenziale che avevano chiesto a Joseph Kabila di rispettare la Costituzione per quanto riguarda l’organizzazione delle elezioni del 2016
Su Twitter, uno dei leader del G7, Olivier Kamitatu, ha commentato le dimissioni di Moïse Katumbi in questi termini: «Una decisione responsabile di Moïse Katumbi che apporta un appoggio determinante a tutti quelli che vogliono aprire al popolo un nuovo orizzonte di speranza». Moïse Katumbi ha annunciato di lasciare il PPRD, partito al potere, ma non ha detto nulla sulle sue intenzioni. Unirsi all’opposizione? Unirsi alla piattaforma (G7) dei dissidenti della maggioranza? Candidarsi alla presidenza nel 2016? Su questi temi, l’ex governatore ha mantenuto il silenzio.[8]
Il 2 ottobre, il Presidente del Movimento del Popolo Congolese per la Repubblica (MPCR), Jean-Claude Mvuemba e quello dell’Alleanza di Laburisti per lo Sviluppo (ATD), José Makila, hanno affermato di sostenere l’idea di creare un fronte repubblicano per la salvaguardia della democrazia e il rispetto della costituzione, come auspicato dall’ex governatore dell’ex Katanga, Moïse Katumbi.[9]
Il 2 ottobre, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Lubumbashi (Haut Katanga), il presidente dell’Unione Nazionale dei Federalisti del Congo (UNAFEC), Gabriel Kyungu wa Kumwanza, ha affermato che il suo partito è a favore di una candidatura di Moïse Katumbi alle elezioni presidenziali del 2016. Da parte sua, Katumbi non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione circa una sua eventuale candidatura per le elezioni presidenziali del prossimo anno.[10]
3. PROCESSO ELETTORALE
a. L’urgente necessità di modificare il calendario elettorale
Il 23 settembre, per quanto riguarda le elezioni dei deputati provinciali, la Commissione elettorale ha pubblicato la lista delle candidature dichiarate non ricevibili. Il relatore della Commissione elettorale, Jean-Pierre Kalamba, ha dichiarato che una serie di controlli ha permesso di identificare questi casi di ineleggibilità, ciò che ha fatto ritardare ulteriormente la pubblicazione delle liste finali dei candidati. Secondo Jean-Pierre Kalamba, la Commissione elettorale ha scoperto «un’altra categoria di doppioni, quella degli imbroglioni». Si tratta di quelle persone che hanno permutato l’ordine dei loro nomi e cognomi su liste elettorali differenti. La pubblicazione delle liste finali, originariamente prevista per il 24 settembre, non avrà luogo se non alla fine del periodo di trattamento dei contenziosi, ha affermato Jean-Pierre Kalamba.
Già due mesi fa, la commissione elettorale aveva individuato più di 700 doppioni di candidature per le elezioni provinciali. Questa situazione riguardava ben centoventicinque partiti politici.[11]
Il 24 settembre, per quanto riguarda la modificazione del calendario elettorale da parte della Commissione elettorale, finora nell’impossibilità di organizzare le elezioni locali, municipali e legislative provinciali previste per il 25 ottobre, la “Dinamica dell’Opposizione” le ha chiesto di riattivare con urgenza il comitato dei delegati della Commissione elettorale, della Maggioranza e dell’Opposizione, per potere arrivare ad un calendario elettorale consensuale e per discutere di altre questioni collegate, come l’operazione d’iscrizione di tutti gli elettori e la neutralità della Commissione elettorale.[12]
A proposito dell’organizzazione delle elezioni, diversi avvenimenti provocano la preoccupazione dell’opposizione, della società civile e di alcuni partiti della maggioranza, come quelli del G7, esclusi due settimane fa dalla coalizione. Tutti temono uno slittamento delle sette elezioni previste entro la fine del 2016. Simon Ikenge, portavoce del Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR), chiede quindi al governo di impegnarsi maggiormente, affinché la Commissione elettorale pubblichi tempestivamente un nuovo calendario elettorale: «Prendendo atto del ritardo registrato nell’attuazione del calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale il 12 febbraio 2015, il MSR deplora la manifesta mancanza di volontà politica, da parte del potere esecutivo, di facilitare il processo elettorale e invita la Commissione elettorale a prendersi le sue responsabilità, pubblicando rapidamente un calendario elettorale aggiornato e rigorosamente rispettoso delle scadenze costituzionali. Il MSR invita il popolo congolese ad essere vigile contro i tentativi di derive che potrebbero vanificare i sacrifici fatti per la nascita della democrazia nel nostro amato Paese».[13]
Il 3 ottobre, l’Alleanza dei Democratici per il Progresso – Movimento di Solidarietà per la Democrazia e lo Sviluppo (ADP-MSDD) di Christophe Lutundula ha chiesto alla Commissione elettorale di pubblicare un nuovo calendario elettorale realistico e rispettoso delle scadenze elettorali costituzionali.[14]
Il 6 ottobre, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, il presidente del Movimento Progressista Lumumbista, Franck Diongo, ha chiesto che si dia la priorità alle elezioni presidenziali, legislative provinciali e nazionali. Per quanto riguarda la Commissione elettorale, Franck Diongo l’ha accusata di aver deliberatamente bloccato il processo elettorale. Il suo silenzio, a pochissimi giorni dalla data inizialmente prevista nel suo calendario elettorale globale per lo svolgimento delle elezioni provinciali, comunali e locali, dimostra che essa è asservita al potere, che non mostra alcuna volontà politica di condurre il popolo congolese alle urne. Secondo lui, è inaccettabile che, dopo aver deciso il rinvio della campagna elettorale per le elezioni legislative provinciali, la Commissione elettorale non informi sufficientemente né il popolo congolese, né i partner internazionali, sull’avanzamento o meno del processo elettorale. A suo parere, la Commissione elettorale deve dare spiegazioni chiare a tutti quei cittadini congolesi che hanno già pagato la cauzione per presentare la loro candidatura per le elezioni provinciali, comunali e locali.[15]
Il 6 ottobre, il Partito Kabilista ha chiesto alla Commissione elettorale di cessare di lasciarsi strumentalizzare dal potere. «La Commissione elettorale si è lasciata strumentalizzare troppo. Il problema è che, essendo Malumalu assente, essa si è lasciata manipolare ed è diventata servile», ha deplorato il presidente del partito, Mwenze Kongolo, che le ha chiesto di organizzare di elezioni legislative e presidenziali entro i termini costituzionali. L’ex ministro della giustizia, passato all’opposizione in questi ultimi anni, ha inoltre chiesto al governo di fornire rapidamente alla Commissione elettorale i mezzi finanziari necessari per lo svolgimento di queste elezioni. «Sappiamo che il governo sta cercando di bloccare l’intero processo elettorale, ma non ha alcun interesse a farlo, perché andrebbe a sbattere contro il muro. Non credo che il popolo congolese tolleri che questa situazione si protragga oltre il 2016», ha dichiarato Mwenze Kongolo.[16]
Ritenuto ambizioso ma irrealistico, il calendario elettorale globale del 12 febbraio 2015 è ormai andato in frantumi. Già al momento della sua pubblicazione, si era denunciato il suo carattere irrealistico. Ma la Commissione elettorale era rimasta impassibile, convinta della sua capacità di affrontare la sfida. Otto mesi più tardi, la Commissione elettorale non è riuscita nel suo intento. Sopraffatta dai problemi e a corto di finanziamenti, la Commissione Elettorale pensa ormai di aggiornare il suo calendario elettorale. Secondo alcune fonti, sembra che un altro calendario elettorale rinnovato sia già pronto. Fonti attendibili lo confermerebbero. Ma sotto forte pressione, essa esita a metterlo sulla pubblica piazza.
Secondo quanto riferito, i suoi esperti hanno immaginato tre possibili scenari:
* Le elezioni legislative provinciali nel mese di luglio 2016, le elezioni presidenziali e legislative nazionali nel mese di novembre 2016,
* Le elezioni presidenziali nel mese di luglio 2016 e le due legislative nel mese di novembre 2016,
* Le elezioni presidenziali e le due legislative in novembre 2016.
In ogni caso, al fine di rispettare le scadenze elettorali fissate dalla Costituzione, le elezioni locali e municipali dovrebbero essere rinviate oltre il 2016.[17]
Il 10 ottobre, nella sua dichiarazione resa pubblica in occasione della firma dell’atto fondatore, il Gruppo dei 7 (G7) ha chiesto al governo di cessare di far pressione sulla Commissione elettorale, al fine di costringerla a non pubblicare il nuovo calendario elettorale modificato che, secondo lui, è già disponibile. «Il G7 sa che esiste già un calendario elettorale modificato. La Commissione elettorale deve dunque assumersi le sue responsabilità e dimostrare la sua indipendenza, per renderlo immediatamente pubblico, affinché possa essere come la bussola che orienta i passi del popolo congolese verso l’alternanza politica che dovrà avvenire, in modo pacifico, nel mese di dicembre 2016», hanno dichiarato i firmatari dell’Atto costitutivo di questa piattaforma.
Nella sua dichiarazione, il G7 ha chiesto ai Parlamentari di stabilire con priorità le risorse finanziarie necessarie per l’organizzazione delle elezioni nazionali del 2016.
Secondo Olivier Kamitatu, del G7, «la Commissione elettorale deve prendersi le sue responsabilità e pubblicare immediatamente il calendario delle elezioni del 2016».
Per quanto riguarda il dialogo politico nazionale, il G7 lo ritiene ormai inutile, dal momento che non farebbe che ritardare, attraverso piccoli accordi meschini, le legittime aspirazioni del popolo congolese che, per il 2016, non auspica niente altro che l’alternanza politica. «Se è necessario organizzare delle concertazioni, spetta alla Commissione elettorale organizzarle nel quadro ordinario da essa istituito, per arrivare ad un consenso il più ampio possibile e a un’implicazione effettiva di tutte le forze politiche e sociali, al fine di rispettare la Costituzione», ha scritto il G7 nella sua dichiarazione. Secondo Olivier Kamitatu, «non c’è alcun motivo per organizzare il dialogo se non quello di ritardare, attraverso piccoli arrangiamenti politici, l’organizzazione delle elezioni del 2016».[18]
b. La problematica del processo elettorale secondo alcuni esperti
Il 1° ottobre, in un documento intitolato: “La problematica del processo elettorale nella Repubblica Democratica del Congo“, il presidente della LINELIT e Coordinatore di AETA, Jérôme Bonso, afferma che, attualmente, il processo elettorale è entrato in un vicolo cieco, dal momento che è ormai difficile rispettare le scadenze di ordine politico, tecnico, logistico e finanziario illustrate nel calendario elettorale globale pubblicato dalla Commissione elettorale e diventato ormai irrealizzabile, a causa dei numerosi ritardi accumulati nelle varie fasi del processo. Secondo Jérôme Bonso, il processo elettorale è ormai alla deriva.
Egli si è soffermato in modo particolare sulla questione del database elettorale in generale e delle liste degli elettori in particolare, perché è il dato principale di ogni elezione. Infatti, non ci sono elezioni senza una lista degli elettori. Occorre disporre di liste affidabili, perché la maggior parte dei brogli elettorali scaturisce proprio dalle liste degli elettori. A proposito dell’attuale database elettorale, Jérôme Bonso ha affermato che è inadeguato, perché non contiene tutti i dati demografici. Inoltre, l’inadeguatezza del materiale informatico usato per l’iscrizione degli elettori in molti centri di registrazione sparsi in tutto il paese ha provocato una perdita di dati nelle varie fasi di raccolta, di trasferimento e di consolidamento. Infine, il database elettorale risulta corrotto. Quindi, ci si chiede se è ancora opportuno o meno iscrivere i nuovi maggiorenni e i residenti all’estero in un database elettorale già inadeguato e corrotto. Se lo si facesse, le liste elettorali che ne risulterebbero non sarebbero affatto affidabili. È per questo che Jérôme Bonso propone di elaborare un database elettorale nuovo. Ma attenzione, per fare ciò, occorre molto tempo, almeno 22 mesi, come dimostrato da lui stesso.
Elaborazione di un nuovo database elettorale (22 mesi);
– Bando di gara (2 mesi);
– Ordinazione del materiale informatico (2 mesi);
– Stoccaggio (1 mese);
– Distribuzione (2 mesi);
– Formazione del personale (1 mese);
– Test di prova (15 giorni);
– Iscrizione degli elettori (6 mesi);
– Analisi e verificazione dei dati (2 mesi);
– Audit esterno delle liste elettorali (4 mesi);
– Aggiornamento della mappatura delle operazioni elettorali (1 mese).
Se ci vogliono almeno 22 mesi per elaborare un nuovo database elettorale non “inquinato”, si va oltre la data di fine mandato, che è il 20 dicembre 2016, cioè oltre il limite consentito dalla Costituzione. D’altra parte, a suo parere, i 13 mesi che ancora rimangono per arrivare a dicembre 2016 sono del tutto insufficienti per completare tutte le operazioni preelettorali che permetterebbero di ottenere delle elezioni credibili e pacifiche. Se si vuol mantenere la data di dicembre 2016, si rischia di ripetere il disastro elettorale del 2011.
Secondo Jérôme Bonso, l’uscita dall’attuale impasse richiede quattro requisiti:
– il raggiungimento di un consenso elettorale e politico,
– la revisione del calendario elettorale globale,
– la revisione delle liste degli elettori, incorporandovi i nuovi maggiorenni e i residenti all’estero e
– il controllo esterno (audit) del database elettorale da parte di terzi.
Per questo, egli propone un dialogo inclusivo per ottenere un consenso su tutte queste questioni. Non volendo rivivere le dolorose conseguenze delle elezioni del 2006 e del 2011, Jérôme Bonso auspica un ampio e solido consenso elettorale. Secondo lui, è ormai diventato necessario e inevitabile organizzare un dialogo tra tutte le diverse parti (maggioranza, opposizione e società civile) entro il mese di dicembre 2015, al fine di individuare un consenso elettorale e un compromesso politico.
A tal fine, egli propone alcune piste di uscita dall’attuale situazione di stallo, come ad esempio:
– la convocazione di un dialogo politico inclusivo da cui possano nascere le grandi opzioni politiche per un ampio e solido compromesso politico;
– il raggiungimento, da parte delle diverse parti interessate e nell’attuale contesto del Paese, di un consenso responsabile sulla problematica delle scadenze elettorali fissate dalla Costituzione.
– il ritorno all’idea di un Organo di Gestione delle Elezioni (OGE) interamente costituito da esperti provenienti dalla società civile, in conformità con la prima intenzione delle deliberazioni del Dialogo Inter-Congolese di Sun City sullo IAD (Istituto di Appoggio alla Democrazia).[19]
Dal 29 settembre al 2 ottobre, la “Sinergia della Società civile per il successo delle elezioni” si è ritrovata a Matadi, nella provincia del Kongo Central, per valutare il processo elettorale e le questioni ad esso correlate. Tale piattaforma riunisce una decina d’associazioni specializzate in questioni elettorali: Cafco, Caritas / Kikwit, CEJP / Cenco, Speranza per tutti, Lega degli Elettori (LE), Racoj, Regec, Renosec, Reged, Roc, Peduc / Ueley.
Secondo queste associazioni, il Parlamento e il Governo sono i principali responsabili dell’attuale impasse in cui si trova impantanato il processo elettorale, soprattutto per non avere rispettato le scadenze previste nei numeri 2, 3, 6, 7 e 9 dell’allegato alla decisione n 001 / INEC / BUR / 15 del 12 febbraio 2015, relativa alla pubblicazione del calendario elettorale. Le due istituzioni sono invitate a dar prova, nei prossimi quattro mesi, cioè prima della fine di gennaio 2016, della loro volontà di sbloccare il processo elettorale. A questo proposito, la “Sinergia della Società civile per il successo delle elezioni” ha formulato una serie di raccomandazioni destinate ai responsabili delle varie Istituzioni politiche.
Le associazioni partecipanti hanno chiesto:
– al Presidente della Repubblica, di garantire pienamente il suo ruolo di garante della Costituzione e del buon funzionamento delle istituzioni e di contribuire positivamente a smorzare la tensione creatasi a proposito del dibattito politico sull’articolo 70 della Costituzione, che gli conferisce un mandato di cinque anni rinnovabile una sola volta.
– al Parlamento, di stabilire, nella sessione parlamentare attuale, un preventivo finanziario sufficiente, per coprire le operazioni pre-elettorali ed elettorali, compresa l’educazione civica; di includere, nell’ordine del giorno, la revisione della legge sull’identificazione e sull’iscrizione degli elettori, per rendere effettiva la partecipazione dei Congolesi residenti all’estero alle elezioni presidenziali del 2016; di effettuare la revisione della legge sulla ripartizione dei seggi, per prendere in conto il numero aggiornato degli elettori derivante dall’aggiornamento delle liste degli elettori, dopo avervi incorporato i nuovi maggiorenni e avervi eliminato i deceduti dal 2011 e, infine, di garantire un controllo parlamentare sulla gestione del bilancio finanziario destinato all’organizzazione delle elezioni a partire dal 2014.
– al Governo, di firmare, pubblicare ed eseguire il piano di erogazione dei fondi necessari per le operazioni elettorali; di istituire rapidamente una Centrale per gli Acquisti, per facilitare l’acquisizione dei materiali elettorali entro i tempi previsti dalla Costituzione; di dare la necessaria importanza all’organo di concertazione tra il governo, la Commissione elettorale e i partner che appoggiano il processo elettorale e, infine, di garantire la pace e la sicurezza di tutti i cittadini sull’insieme del territorio nazionale.
– alla Commissione elettorale, di dimostrare la sua indipendenza rispetto alle diverse parti interessate; di riattivare l’organo di dialogo con i partiti politici e la società civile e, infine, di modificare il calendario elettorale e pubblicarlo entro la fine di questo mese di ottobre.[20]
c. Le dimissioni di P. Apollinaire Malu Malu, presidente della Commissione elettorale
Il 10 ottobre, P. Apollinaire Malu Malu ha rassegnato le dimissioni da presidente della Commissione elettorale. Secondo un comunicato della presidenza della Repubblica, letto alla televisione nazionale, Malumalu lascia la Commissione elettorale per motivi di salute.
Il presidente Joseph Kabila ha detto di aver preso atto delle dimissioni e chiede alla componente della Società Civile di proporre un altro candidato all’Assemblea Nazionale per approvazione.
- Malumalu aveva lasciato il paese dallo scorso febbraio e si era recato in Sudafrica per cure mediche. Le dimissioni di P. Apollinaire Malu Malu hanno provocato differenti reazioni all’interno della classe politica e della società civile congolese.
Il deputato dell’opposizione Clément Kanku indica che queste dimissioni permettono all’Assemblea nazionale di ristrutturare la Commissione elettorale, per renderla veramente indipendente, senza essere più al soldo della Maggioranza Presidenziale (MP). Clément Kanku considera indispensabile che la Camera dei Deputati prenda le sue responsabilità per dotare il Paese di una Commissione elettorale che possa accontentare sia la maggioranza che l’opposizione e la società civile.
Da parte sua, invece, la maggioranza presidenziale si è detta preoccupata per le dimissioni di Malumalu. Il deputato Emmanuel Ramazani Shadary ha chiesto alla società civile, da cui Malumalu proviene, di proporre un altro candidato all’Assemblea Nazionale.
A nome della società civile, il presidente della ONG “Amici di Nelson Mandela”, Robet Ilunga, ha proposto che il prossimo candidato alla presidenza della Commissione elettorale sia nominato in una riunione generale della società civile e che non sia un’emanazione delle forze politiche.[21]
4. L‘INCONTRO DELLA MAGGIORANZA PRESIDENZIALE A KINGAKATI
Il 2 ottobre, a tredici mesi dalle prossime elezioni presidenziali del 2016, il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe, ha esortato il Capo dello Stato, Joseph Kabila, a pronunciarsi chiaramente sulla fine del suo mandato. Vital Kamerhe ritiene che una chiarificazione da parte di Joseph Kabila su tale questione, potrebbe contribuire a calmare gli spiriti e a evitare dei processi alle intenzioni. «Sarebbe auspicabile che il Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, potesse rompere il suo silenzio, dicendo personalmente: tutto quello che si dice [NdR: prolungamento del mandato presidenziale] non mi riguarda e assicurerò il rispetto della costituzione», ha sottolineato Vital Kamerhe che, tra l’altro, ritiene credibile la dichiarazione di Moïse Katumbi, governatore dimissionario dell’ex Katanga, sulle strategie della maggioranza presidenziale per rinviare le elezioni.[22]
Il 4 ottobre, nella sua residenza privata di Kingakati, alla periferia di Kinshasa, il Presidente Joseph Kabila ha tenuto una riunione con i parlamentari (315 deputati e 47 senatori) rimasti fedeli alla Maggioranza presidenziale (MP) dopo la pubblicazione di una lettera aperta a lui indirizzata da sette partiti poi esclusi (G7) dalla coalizione.
Il portavoce del governo, Lambert Mende, ha dichiarato che il Capo dello Stato ha ribadito la visione politica della MP, quella di una società che rimane viva anche al di là delle elezioni. Si tratta di una visione che non deve essere intesa solo in relazione con le elezioni. Secondo lui, Joseph Kabila ha dichiarato di voler continuare a lavorare per l’inquadramento ideologico del popolo congolese, in vista della pace e della modernità del Paese.
Secondo quanto riferito da Lambert Mende, il presidente ha affermato di non avere mai chiesto alla MP di modificare la Costituzione. Tuttavia, per quanto riguarda il suo secondo e ultimo mandato presidenziale, per il quale gli si attribuisce l’intenzione di volerlo “prolungare” oltre la scadenza costituzionale, Joseph Kabila è rimasto vago sulle sue intenzioni circa un suo terzo mandato. In effetti, dicendosi pronto per le elezioni, egli ha affermato che la sua famiglia politica, la MP, è l’unica forza politica in grado di vincerle e che, pertanto, deve essere pronta a parteciparvi.
Egli ha quindi chiesto a tutti i membri della MP di prepararsi per un dialogo politico a livello nazionale, capace di rispondere a chi lo accusa di volere la revisione costituzionale. Joseph Kabila smentisce tali accuse. «Si tratta di un processo alle intenzioni», ha detto.
Candidato o no per un terzo mandato? Secondo Lambert Mende, ovviamente, il presidente rispetterà la Costituzione. L’opposizione ne dubita. Per il deputato UNC, Baudouin Mayo, è lo stesso Presidente Kabila che deve rispondere pubblicamente a questa domanda.[23]
Il 5 ottobre, dopo le dichiarazioni del Capo dello Stato a Kingakati sulla revisione costituzionale, il segretario generale dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Jean-Bertrand Ewanga, ha affermato che Joseph Kabila non ha affatto dissipato l’ambiguità circa un suo eventuale terzo mandato. Per Jean-Bertrand Ewanga, «ciò che il Presidente ha detto non è sufficiente per rassicurare la popolazione, perché gli atti della Maggioranza Presidenziale (MP) sono tali da mettere in pericolo il processo elettorale. Sono questi atti che parlano e che dimostrano che la volontà di Kabila e della sua coalizione è di provocare uno slittamento verso un terzo mandato».
Il segretario dell’UNC si è detto sorpreso che Joseph Kabila si sia dichiarato pronto per le elezioni, dal momento che «egli non dovrebbe essere parte interessata». Jean-Bertrand Ewanga critica Kabila anche per il tipo di uditorio e di interlocutori scelto per lanciare questo messaggio di interesse nazionale, precisando che ormai «dovrà rivolgersi al popolo attraverso una istituzione come, per esempio, le due Camere del Parlamento riunite in Congresso, dicendo: Io, Joseph Kabila, come garante della nazione, comunico ufficialmente che non mi candiderò e chiedo alla maggioranza di scegliersi un candidato che anch’io sosterrò. Questo sarebbe parlare chiaramente».[24]
Il 6 ottobre, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, anche il presidente del Movimento Progressista Lumumbista, Franck Diongo, ha accusato il presidente Kabila di continuare a mantenere l’ambiguità sul suo futuro politico. A proposito dell’ultimo messaggio di Joseph Kabila ai deputati, senatori e capi di partito della maggioranza presidenziale, riuniti a Kingakati, Franck Diongo ha affermato che il presidente è rimasto enigmatico circa l’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative nazionali entro i termini previsti dalla Costituzione e la sua partecipazione o meno alle elezioni presidenziali di novembre 2016.[25]
5. IL G7 PASSA ALL’OPPOSIZIONE
Il 10 ottobre, la piattaforma politica dei sette partiti politici denominata “G7” ed esclusa dalla Maggioranza Presidenziale (MP) ha affermato, in una dichiarazione politica, che è passata all’opposizione. Nel suo atto fondatore, firmato lo stesso giorno a Kinshasa, il G7 ha annunciato che presenterà un unico candidato comune alle prossime elezioni presidenziali del 2016.
«Il G7 è ormai una forza di opposizione e invita tutte le forze politiche e sociali, sia dell’interno che della diaspora, convinte della necessità di garantire la alternanza politica, di unirsi a lui in un ampio fronte repubblicano, per il successo di questa lotta», si legge nella dichiarazione.
Secondo Olivier Kamitatu, «il G7 si presenta come una forza di opposizione e chiede un ampio fronte repubblicano per potere assicurare l’efficacia delle elezioni del 2016».
Questa piattaforma politica si è fissata una serie di obiettivi che devono caratterizzare la sua lotta democratica, tra cui la lotta per il rispetto, da parte di tutti congolesi, della Costituzione e delle leggi e regolamenti della Repubblica Democratica del Congo (RDCongo).
L’atto fondatore del G7 indica che questa piattaforma dovrà:
– Promuovere l’alternanza democratica;
– Lavorare per l’organizzazione di elezioni credibili e veramente democratiche, conquistare il potere e governare sulla base di un programma comune di governo;
– Presentare delle candidature dei partiti politici membri a tutti i livelli delle elezioni, per vincerle come una famiglia politica unita sotto una leadership visionaria;
– Presentare una candidatura comune e unica alle prossime elezioni presidenziali.
E per raggiungere questi obiettivi, il G7 si è detto aperto ad altre formazioni politiche e pronto a concludere con esse degli accordi di partenariato o di collaborazione. In tal modo, il G7 potrà diventare un “G7+”, secondo l’adesione di nuovi membri.
La dichiarazione politica del G7 è stata firmata dalle seguenti persone:
Pierre Lumbi, a nome del Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR)
Olivier Kamitatu, per l’Alleanza per il Rinnovamento del Congo (ARC)
José Endundo, per il Partito Democratico Cristiano (PDC)
Dany Banza, per l’Avvenire del Congo (ACO)
Gabriel Kyungu wa Kumwanza, per l’Unione Nazionale dei Federalisti del Congo (UNAFEC) Charles Muando Nsimba, per l’Unione Nazionale dei Democratici Federalisti (Unadef)
Christophe Lutundula, per l’Alleanza dei Democratici per il Progresso (ADP-MSDD).[26]
[1] Cf Radio Okapi, 28.09.’15; AFP – Africatime, 27.09.’15
[2] Cf Le Phare – Kinshasa, 29.09.’15
[3] Cf Tshieke Bukasa – Le Phare – Kinshasa, 28.09.’15
[4] Cf RFI, 02.10.’15
[5] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa, 28.09.’15
[6] Cf Forum des As – Kinshasa, 30.09.’15 http://www.forumdesas.org/spip.php?article5438
[7] Cf Colin Djuma Musompo – Radio Okapi, 01.10.’15; Christophe Boisbouvier – RFI, 02.10.’15; Christophe Châtelot – Le Monde – Africatime, 03.10.’15
[8] Cf Radio Okapi, 29.09.’15 ; RFI, 30.09’15
[9] Cf Radio Okapi, 03.10.’15
[10] Cf Radio Okapi, 04.10.’15
[11] Cf Radio Okapi, 24.09.’15
[12] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 25.09.’15
[13] Cf RFI, 02.10.’15
[14] Cf Radio Okapi, 04.10.’15
[15] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 07.10.’15
[16] Cf Radio Okapi, 07.10.’15
[17] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 07.10.’15
[18] Cf Radio Okapi, 10.10.’15
[19] Cf Kandolo M. – Forum des As – Kinshasa, 06.10.’15 http://www.forumdesas.org/spip.php?article5513
La Tempête des Tropiques – Kinshasa, 05.10.’15 http://latempete.info/problematique-du-processus-electoral-en-rdc-point-de-vue-technique-dun-expert/
[20] Cf Sakaz – Le Phare – Kinshasa, 08.10.’15
[21] Cf Radio Okapi, 10 e11.10.’15
[22] Cf Radio Okapi, 02.10.’15
[23] Cf Radio Okapi, 04.10.’15; RFI, 04.10.’15
[24] Cf Radio Okapi, 05.10.’15
[25] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 07.10.’15
[26] Cf Radio Okapi, 10.10.’15