INDICE
EDITORIALE: PRIORITÀ ALLE ELEZIONI COSTITUZIONALMENTE VINCOLATE
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DOPO LE CONSULTAZIONI DEL PRESIDENTE KABILA
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LA COMMISSIONE ELETTORALE
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UNA DENUNCIA CONTRO LA CORRUZIONE
1. DOPO LE CONSULTAZIONI DEL PRESIDENTE KABILA
Le diverse personalità che il presidente Joseph Kabila ha incontrato durante le sue consultazioni del mese di giugno hanno espresso opinioni spesso divergenti. Le più esplicite sono state quelle espresse dai presidenti della Camera dei Deputati e del Senato.
Secondo il presidente dell’Assemblea Nazionale dei Deputati, Aubin Minaku, il calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale non può essere modificato, le elezioni sono tutte importanti ed è quindi necessario organizzarle tutte. Ma Aubin Minaku non ha detto nulla su come procedere per attuare tale programma. Il governo non ha ancora annunciato quanto denaro potrà sbloccare per finanziare il ciclo completo delle elezioni. Nessun materiale elettorale è stato finora ordinato. Infine, la legge sulla ripartizione dei seggi, condizione sine qua non per l’organizzazione delle elezioni locali è stata bocciata dalla Camera dei Deputati, anche se una sessione parlamentare speciale dovrebbe essere convocata prossimamente, per consentire l’esame e l’approvazione di tale legge.
Da parte sua, il Senato è stato molto più critico nei confronti del processo elettorale in corso. Il suo presidente, Léon Kengo Wa Dondo, ha proposto una revisione del calendario elettorale, per renderlo fattibile, raggruppando insieme certe elezioni. Ha chiesto di rivedere verso il basso la cifra di oltre un miliardo di dollari per finanziare le elezioni. Infine, ha dichiarato che è essenziale integrare nel processo elettorale anche i nuovi maggiorenni, dai cinque ai dieci milioni di giovani – nessuno sa esattamente – divenuti tali dopo il 2011, in modo che possano votare in ogni elezione.
Finora, secondo l’attuale calendario elettorale, coloro che hanno raggiunto la maggiore età dopo il 2011 non possono partecipare alle elezioni locali, comunali, municipali e provinciali del 2015, perché la Commissione elettorale considera queste elezioni come degli arretrati delle elezioni del 2006 e 2011, la cui fase di registrazione degli elettori si è conclusa nel 2011, quando i nuovi maggiorenni di oggi erano ancora minorenni. Secondo la Commissione elettorale, i nuovi maggiorenni potranno partecipare solo alle presidenziali e legislative del mese di novembre 2016. Alla luce di queste differenze, Joseph Kabila ha previsto di organizzare un incontro inter-istituzionale tra le due camere del Parlamento. L’obiettivo sarebbe quello di armonizzare le loro posizioni, perché queste divergenze rischierebbero di essere contro produttive.[1]
Il 20 giugno, i presidenti dei gruppi parlamentari dell’opposizione hanno scritto una lettera al Presidente dell’Assemblea Nazionale, per informarlo che i loro membri non parteciperanno a una eventuale sessione parlamentare straordinaria convocata per esaminare ed approvare la legge sulla ripartizione dei seggi per le elezioni locali. Infatti, nel suo intervento davanti ai Deputati nazionali nel quadro delle “consultazioni”, il Presidente della Repubblica aveva raccomandato la convocazione di una sessione speciale del Parlamento, per esaminare e approvare la legge sulla ripartizione dei seggi per le elezioni locali, comunali e urbane. Tale progetto di legge era stato bocciato dalla plenaria dell’Assemblea nazionale del 13 giugno, a 48 ore dalla chiusura della sessione parlamentare ordinaria. I Deputati nazionali di ogni tendenza, maggioranza e opposizione, avevano criticato le incongruenze e le false statistiche contenute nel testo e la non presa in considerazione della questione relativa ai nuovi maggiorenni.[2]
Il 21 giugno, i principali partiti dell’opposizione politica (l’Unc, il Mlc, il Mpcr, il Cder, l’Envol, le Fac, l’Ecide, l’Atd e il gruppo parlamentare dell’Udps e alleati), riuniti nella “Dinamica per l’unità d’azione dell’opposizione“, hanno respinto la proposta del Presidente della Repubblica, circa la convocazione di una sessione parlamentare straordinaria per esaminare e approvare la legge sulla ripartizione dei seggi. Nella loro dichiarazione, le forze politiche e sociali hanno ritenuto che tale sessione contribuirebbe a “fare slittare il calendario elettorale”.
«In questa fase, l’opposizione non intende approvare alcuna iniziativa che miri a presentare le elezioni locali come una ulteriore causa che contribuisce a far slittare il calendario elettorale», ha dichiarato il deputato Delly Sessanga, affermando che «le elezioni locali, per le quali si vuole convocare una sessione parlamentare speciale, devono essere semplicemente rinviate, per potere tener conto dei requisiti legali e costituzionali, secondo cui non solo è necessario includere i nuovi maggiorenni nel processo elettorale, ma occorre anche far luce sulla mappatura delle entità amministrative di base che sono state create nella confusione e nel disordine».[3]
Il 26 giugno, il presidente del Movimento per il Rinnovamento (MR), Clément Kanku, ha invitato il presidente Joseph Kabila a pronunciarsi “chiaramente” sulle sue vere motivazioni di convocare un dialogo tra le diverse tendenze politiche. Ha fatto tale appello in una conferenza stampa tenuta a Kinshasa, presso la sede del suo partito politico. Secondo l’opposizione, mediante la convocazione di tale dialogo, il Presidente Kabila intenderebbe ottenere lo slittamento dell’organizzazione delle elezioni oltre il suo mandato presidenziale. «Il dialogo non può diventare un pretesto per dare carta bianca alla maggioranza presidenziale per raggirare la volontà del popolo al fine di ottenere il famoso slittamento del calendario elettorale. Il dialogo dovrebbe servire solo per trovare soluzioni. Noi diciamo no a qualsiasi tipo di slittamento», ha affermato Clément Kanku. Il Presidente del MR è uno dei membri dell’opposizione che avevano accettato di aderire alle consultazioni presidenziali svoltesi nel corso del mese di giugno.[4]
Il 27 giugno, riuniti in assemblea plenaria a Kinshasa, i membri della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) hanno raccomandato che le elezioni locali, comunali e urbane – previste per ottobre 2015 – siano differite nel 2017. Secondo i vescovi, la priorità dovrebbero essere riservata alle elezioni provinciali (deputati provinciali, senatori e governatori delle province), legislative nazionali e presidenziali. «Le elezioni locali, municipali e urbani potrebbero essere organizzate nel 2017, per avere il tempo necessario e le risorse sufficienti per prepararle meglio», ha dichiarato il segretario generale della Cenco, Padre Leonard Santedi.
Padre Santedi ha insistito anche sul fatto che il dialogo annunciato non potrà e non dovrà sconvolgere, né nella lettera né nello spirito, tutto ciò che è sancito nella Costituzione della Repubblica: «Né nel suo svolgimento, né nelle sue conclusioni e raccomandazioni, il dialogo in gestazione potrà modificare, direttamente o indirettamente, la lettera e lo spirito della Costituzione della Repubblica, né potrà ignorare le istituzioni repubblicane da essa previste».[5]
Il 29 giugno, il Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, ha esortato tutti i Congolesi ad «accettare la via della soluzione pacifica delle divergenze politiche, conformemente alla tradizione congolese di prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti». Ha fatto questo appello durante il suo discorso pronunciato alla vigilia della celebrazione del 55° anniversario dell’indipendenza del Congo.
Joseph Kabila ha detto che «la RDCongo è il bene più prezioso del mondo», aggiungendo che «Dobbiamo amarla e proteggerla. Sempre e qualunque sia il prezzo. In questa ottica, la pace, la stabilità e la sicurezza sono per noi un imperativo non negoziabile. Ne dipende il nostro destino comune».
Il Capo dello Stato ha dichiarato che il nuovo ciclo elettorale non poteva lasciarlo indifferente e ha dunque affermato che «ho scelto la strada della consultazione e, eventualmente, del dialogo, affinché insieme, opposizione, maggioranza e società civile possano concordare modi e mezzi per superare gli ostacoli che si interpongono nella marcia verso la terza serie di elezioni generali che tutti desiderano libere, trasparenti, credibili e pacifiche».
Secondo lui, «gli ostacoli riscontrati nella marcia verso il 3° ciclo elettorale riguardano il calendario elettorale generale, il finanziamento del processo elettorale, la partecipazione dei nuovi maggiorenni alle elezioni del 2.015 e la sicurezza durante il processo elettorale». Secondo il Presidente Kabila, questi problemi sono portatori di divergenze e devono essere risolti. «Non affrontare questi problemi potrebbe portare a dei conflitti», ha avvertito.
Per quanto riguarda il calendario elettorale, il Presidente ha ricordato che «questo calendario è stato richiesto ad ogni costo dall’opposizione, ma è stato poi contestato dalla stessa opposizione appena pubblicato». Per quanto riguarda il finanziamento delle elezioni, egli ha affermato che l’organizzazione delle elezioni richiede circa 1 miliardo di dollari, mentre il bilancio generale del governo ammonta a soli 9 miliardi di dollari. Secondo Kabila, «i nuovi maggiorenni sono ingiustamente privati di un diritto legittimo». A proposito della sicurezza durante il processo elettorale, il capo dello Stato ha osservato che le esperienze fallimentari del passato hanno dimostrato che «la non accettazione dei risultati elettorali da parte dei perdenti ha portato alla violenza prima, durante e dopo le elezioni».[6]
Sembra che il presidente Joseph Kabila abbia chiuso la porta a qualsiasi forma di mediazione straniera nel “dialogo nazionale” che ha proposto per potere organizzare delle elezioni pacifiche, benché sia una condizione imposta da una parte dell’opposizione per parteciparvi. Nel suo messaggio, Joseph Kabila ha affermato che “la stragrande maggioranza” dei Congolesi che si sono già espressi sul tema desiderino che, «in caso di dialogo, esso si svolga senza interferenze straniere, con un numero limitato di partecipanti e per un tempo relativamente breve».
Da parte sua, anche se sospetta Joseph Kabila di volere mantenere il potere a tutti i costi, l’opposizione appare disunita davanti all’eventualità del dialogo proposto dal Capo dello Stato, cui la Costituzione vieta di candidarsi per un terzo mandato presidenziale.
Una coalizione dell’opposizione, cui aderiscono anche due dei principali partiti di opposizione, l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC), ha già annunciato la sua intenzione di boicottare il dialogo, considerandolo come una manovra del campo presidenziale per ritardare le elezioni.
Tuttavia, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), il partito di opposizione di Etienne Tshisekedi, si è detta disposta a prendervi parte, ma solo se è supervisionato da un mediatore straniero.
D’altra parte, circa l’ordine del giorno del dialogo, se Etienne Tshisekedi e Kabila affermano entrambi di volere, attraverso il dialogo, preparare la strada per un processo elettorale trasparente e credibile, creare un clima disteso prima delle elezioni e correggere gli errori del passato, Etienne Tshisekedi rimette sul tavolo la questione della sua vittoria elettorale che gli è stata rubata nel 2011.
Contemporaneamente però, il campo Kabilista considera questa possibilità come pura megalomania. «Non si può ritornare a discutere delle elezioni passate, quando manca solo poco più di un anno per le nuove presidenziali», ha ripetuto più volte Lambert Mende, portavoce del governo. Da queste contraddizioni, è evidente che sia Etienne Tshisekedi che Kabila vanno da un estremo all’altro, il che potrebbe complicare l’organizzazione del dialogo stesso.[7]
Il 30 giugno, la nuova classe politica e sociale dell’opposizione nazionale ha proposto «l’eventuale organizzazione di un dialogo politico presieduto e moderato dai Congolesi». Il portavoce di questa nuova piattaforma politica, Steve Mbikayi, l’ha suggerito nel corso di una conferenza stampa tenuta in occasione della commemorazione del 55° anniversario dell’indipendenza della RDCongo. Egli ha invitato tutti i Congolesi a «dire no a tutti i diktat provenienti dall’estero». «Abbiamo riaffermato il nostro impegno di arrivare ad un dialogo politico dei Congolesi e per i Congolesi. Un dialogo che dovrà essere convocato dai Congolesi, presieduto e moderato dai Congolesi», ha dichiarato Steve Mbikayi. Per questo, il portavoce dell’opposizione nazionalista ha proposta una co-moderazione del Cardinale Laurent Monsengwo e di Mons.Marini Bodo. Se gli altri membri della classe politica congolese non fossero d’accordo per questi due prelati, Steve Mbikayi ha suggerito, come altro possibile mediatore, «un africano stimato da tutti, come Abdou Diouf». Infine, Steve Mbikayi ha invitato tutti i Congolesi a «continuare a lottare per arrivare alla vera indipendenza totale: politica, economica e culturale».
Dall’inizio del mese di giugno, il Capo dello Stato Joseph Kabila aveva avviato delle consultazioni con le varie forze politiche e sociali del Paese, in vista di un eventuale dialogo nazionale. Ma la questione della mediazione divide ancora la classe politica congolese. Alcuni accettano l’idea del dialogo, ma sotto l’egida della comunità internazionale. Altri, invece, si oppongono a tale idea e propongono che, se ci sarà, il dialogo si svolga solo tra Congolesi.[8]
Il 1 ° luglio, a Kinshasa, in una dichiarazione politica letta dalla segretaria generale del partito, Eve Bazaiba, il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) ha ricordato che la gestione del calendario elettorale generale è di competenza esclusiva della Commissione elettorale. Il partito di Jean-Pierre Bemba ha così reagito al discorso del Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, pronunciato il 29 giugno, in occasione della commemorazione del 55° anniversario dell’indipendenza della RDCongo.
Secondo Eve Bazaiba, la Commissione elettorale è un organismo indipendente le cui prerogative non possono in alcun caso essere alienate o subordinate a un altro corpo, compresa la presidenza della Repubblica. Secondo il MLC, non è con il presidente della Repubblica che si debba discutere sull’organizzazione delle elezioni, tanto più che si tratta di un presidente sospettato di voler utilizzare il dialogo per negoziare la sua permanenza al potere oltre il suo secondo e ultimo mandato. «Il Presidente Kabila, per ora, non è più un interlocutore per l’organizzazione delle elezioni», ha dichiarato Eve Bazaiba, secondo cui «l’interlocutore per l’organizzazione delle elezioni è il comitato tripartito costituito dalla maggioranza, dall’opposizione e dalla Commissione elettorale. Il Presidente della Repubblica, che appartiene alla maggioranza, vi è quindi già rappresentato». «Spetta esclusivamente alla Commissione elettorale risolvere le questioni in materia elettorale. È la Commissione elettorale che deve affrontare le questioni del calendario elettorale, dei nuovi maggiorenni e dell’audit esterno delle liste elettorali», ha dichiarato la segretaria generale del partito. Il MLC rimane fermo nelle sue rivendicazioni e continua a chiedere un cambiamento del calendario elettorale, affinché le elezioni presidenziali si svolgano prima delle elezioni locali. Per quanto riguarda il finanziamento elettorale, stimato a più di un miliardo dollari, il MLC ha affermato che «non può essere oggetto di compromessi, soprattutto quando si tratta di evitare di stravolgere la Costituzione». Il MLC accusa le autorità finanziarie e l’esecutivo nazionale di «impreparazione e dilettantismo nella gestione della cosa pubblica, soprattutto per non avere tenuto conto delle disposizioni necessarie alla preparazione delle elezioni generali». Eve Bazaiba ha sostenuto che la comunità internazionale resta a disposizione per assistere la Commissione elettorale, come ha già fatto nel 2006 e nel 2011. «È quindi indispensabile prendere contatti con tutti i partenariati che potrebbero aiutare la Repubblica ad organizzare le elezioni entro i termini costituzionali», ha aggiunto la segretaria generale del MLC.[9]
2. LA COMMISSIONE ELETTORALE
Il 17 giugno, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, il relatore della Commissione elettorale, Jean-Pierre Kalamba, ha dichiarato di non avere potuto pubblicare, il 15 giugno, le liste provvisorie dei candidati alle elezioni provinciali, a causa della scoperta di oltre 700 doppioni nelle candidature presentate. Ci sono di quelli che si sono presentati come candidati di un certo partito e, nello stesso tempo, come sostituti di un altro, e ciò in diverse province, come ha spiegato Jean-Pierre Kalamba: «Si è trovato un numero impressionante di candidati che, per esempio, nel Kongo centrale si sono candidati come primi sostituti di un certo partito. A Kinshasa, lo stesso candidato si è presentato come indipendente. Nell’Equateur, si è candidato come secondo sostituto di un altro partito politico». Secondo Jean-Pierre Kalamba, per questi casi di doppioni, la legge prevede delle sanzioni, ma la Commissione elettorale vuole dapprima discuterne con i partiti politici, partner implicati nel processo elettorale. Per un totale di 711 seggi previsti per le elezioni provinciali, la Commissione elettorale ha registrato ben 17.410 candidature.[10]
Il 22 giugno, la Commissione elettorale ha ricevuto i partiti della maggioranza e dell’opposizione per discutere sulla questione dei 700 doppioni apparsi nelle liste delle candidature per le elezioni provinciali. In questo fenomeno di duplicazione delle candidature, sono implicati 156 partiti politici e 125 circoscrizioni elettorali. Questi partiti, sia della maggioranza che dell’opposizione, hanno presentato delle liste elettorali con dei nomi presenti anche in altre liste. Per risolvere tale questione, il deputato Omari Shadari, della Maggioranza presidenziale, ha fatto riferimento all’articolo 21 della legge elettorale, secondo cui, “in caso di non conformità e entro dieci giorni, la Commissione elettorale rinvia al candidato o la partito, secondo i casi, la lista o la dichiarazione di candidatura, specificandone il motivo della non conformità, invitandoli a presentare una nuova lista o dichiarazione di candidatura rettificate”. La Commissione elettorale ha concesso dieci giorni ai partiti politici interessati, per correggere le loro liste.
L’opposizione politica ha accettato tale decisione della Commissione elettorale, ma ha tuttavia riposto altri problemi, tra cui il rinvio delle elezioni locali e la partecipazione dei nuovi maggiorenni al processo elettorale. In questo senso, il deputato Delly Sessanga ha affermato: «La data limite fissata dalla Commissione elettorale per pubblicare le liste provvisorie dei candidati alle elezioni provinciali non è stata rispettata. Quindi esprimiamo la nostra preoccupazione su tale questione come su altre, come l’iscrizione dei nuovi maggiorenni sulle liste degli elettori, il rinvio delle elezioni locali e il finanziamento del ciclo elettorale completo».[11]
Il 29 giugno, la Commissione elettorale ha pubblicato la lista provvisoria dei candidati alle elezioni provinciali del 2015. Il relatore di questa istituzione, Jean-Pierre Kalamba, ha dichiarato che più di ventitremila candidature sono state dichiarate ricevibili sulle ventiquattromila presentate. «A livello nazionale, abbiamo una media di circa 33 candidati per seggio. A Kinshasa, la media è di circa 79 seggi», ha affermato Jean-Pierre Kalamba. Sono state respinte seicento settantatre candidature. Si tratta, in particolare, dei casi di doppioni denunciati dalla stessa Commissione elettorale e che riguardano più di 170 partiti politici, sia della maggioranza che dell’opposizione.[12]
3. UNA DENUNCIA CONTRO LA CORRUZIONE
Il 23 giugno, il Capo dello Stato, Joseph Kabila, ha presentato una denuncia contro la corruzione, il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Essa è stata consegnata al Procuratore Generale della Repubblica, Flory Kabange Numbi, dal consigliere speciale del presidente Kabila, Luzolo Bambi Lesa, incaricato del settore della governance. Secondo lui, numerose denunce fatte proprie dal Presidente della Repubblica si riferiscono a fatti di appropriazione indebita di fondi pubblici e di corruzione, rilevati in quasi tutti i settori della vita nazionale.
L’ex ministro della Giustizia Luzolo Bambi era stato nominato lo scorso marzo Consigliere Speciale del Capo dello Stato per il buon governo e la lotta contro la corruzione, il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Assumendo le sue funzioni, aveva promesso di agire e di presentare un rapporto entro tre mesi. Due mesi più tardi, aveva indicato che, «nella RDCongo, la corruzione è diventata endemica» e che era necessario combatterla. In quell’occasione, aveva denunciato un’evasione fiscale di 15 miliardi dollari all’anno, mentre il bilancio annuale ammonta a poco più di otto miliardi. Secondo il rapporto sulla corruzione pubblicato in dicembre 2014 da Transparency International, la RDCongo occupa il 154° posto sui 174 Paesi più corrotti.[13]
Il documento, di una ventina di pagine, riguarderebbe quattro governatori: Moïse Katumbi Chapwe (Katanga, sud-est), Alphonse Ngoy Kasanji (Kasai Orientale, centro), Alex Kande (Kasai Occidentale, centro) e Marcellin Chisambo Ruhoya (Sud Kivu, est). La denuncia si riferirebbe anche all’ex direttore del gabinetto del presidente, Gustave Beya Siku, e una dozzina di altre personalità, tra cui ex alti funzionari. La denuncia rileva atti di “corruzione”, “frode” e “appropriazione indebita di denaro pubblico”. In tale denuncia, si chiede al procuratore generale Kabange di aprire un’inchiesta su presunta frode doganale nei confronti di Moïse Katumbi, l’attuale governatore della ricca provincia del Katanga e potenziale candidato presidenziale per il 2016, e su presunta corruzione nei confronti degli altri tre governatori. Secondo il documento, Beya Siku, da poco licenziato da Kabila, ma poi citato come possibile ambasciatore della RDCongo in Belgio, è accusato di avere intascato delle tangenti, in cambio dell’aggiudicazione dell’appalto dei lavori previsti per il collegamento, per fibra ottica, tra Kinshasa e Moanda (sud-ovest), punto di arrivo del cavo transatlantico delle telecomunicazioni. Il Procuratore generale fa riferimento alla Corte Suprema di Giustizia, competente dei processi concernenti alti funzionari e parlamentari.[14]
Il governatore del Katanga, Moïse Katumbi, possibile candidato per le prossime elezioni presidenziali del 2016, ha dichiarato di non essersi sorpreso della denuncia di frode che il presidente Joseph Kabila ha intrapreso contro di lui. «Ho avuto a che fare con la giustizia anche poco prima delle elezioni presidenziali del 2011», ha detto Katumbi. «Non sono ancora stato ufficialmente informato della denuncia, ma la procedura avviata e il metodo usato non mi stupiscono. Appena ne sarò ufficialmente informato, assumerò le mie responsabilità», ha detto il popolare governatore, 50 anni d’età e in conflitto latente con Kabila. «Già nel 2009-2010, il governo congolese aveva avviato una procedura giudiziaria contro di me e la mia famiglia, in Belgio e in Gran Bretagna», ha ricordato Katumbi, membro del partito presidenziale. In quell’occasione, il governatore del Katanga era stato accusato di traffico d’armi, finanziamento di un gruppo ribelle e riciclaggio di denaro. I suoi conti bancari erano stati bloccati, ma la questione fu archiviata per mancanza di prove. Allora, Luzolo era ministro della Giustizia.[15]
Il governatore del Nord Kivu, Julien Paluku, ha qualificato di “voci” le informazioni sulla denuncia del Presidente Kabila contro i quattro governatori di province. Lo ha dichiarato al termine di una udienza che Joseph Kabila aveva concesso ai governatori che si erano recati a Kinshasa per l’inaugurazione del nuovo terminal dell’aeroporto di N’djili.[16]
Il governatore del Sud Kivu, Marcellin Cishambo, secondo la stampa citato nella denuncia, ha smentito di essere oggetto di procedure giudiziarie per corruzione e appropriazione indebita di fondi pubblici. L’ha dichiarato di ritorno a Bukavu, dopo aver incontrato il Presidente Kabila a Kinshasa, per fare rapporto sull’esito delle consultazioni provinciali. Ex consigliere politico del Capo dello Stato, il governatore del Sud Kivu ha assicurato che non vi è alcuna denuncia da parte del Presidente della Repubblica nei confronti di qualsiasi governatore di provincia. Secondo lui, i governatori citati sono stati ingiustamente trascinati nel fango dalla stampa.[17]
La redazione del bisettimanale C-NEWS ha ottenuto parte del rapporto di Luzolo Bambi. Il documento include una lettera di trasmissione al Procuratore Generale della Repubblica e una nota tecnica che fornisce chiare indicazioni sulla natura dei crimini economici commessi e sulle personalità che potrebbero dover rispondere davanti alla giustizia. Le persone coinvolte non sono citate per nome, ma solo per la loro qualifica. Molte personalità di spicco sono implicate in questa denuncia di Luzolo. Tra esse, l’ex ministro delle Finanze (Patrice Kitebi), l’attuale ministro dei trasporti (Justin Kalumba) e rappresentanti di diverse società pubbliche (Onatra, DGI, DGRAD OFIDA, ecc). Nel mirino di Luzolo, ci sono anche banche commerciali e altre organizzazioni private. Ma il documento sembra non contenere i nomi dei governatori provinciali citati dalla stampa. Nemmeno il popolare governatore del Katanga, Moïse Katumbi. E nulla lascerebbe pensare che le indagini possano coinvolgerlo, al contrario di altri casi citati nella nota di Luzolo.[18]
Sulla stampa è trapelata solo una parte della denuncia. Si tratta di un documento di cinque pagine che riprendono accuse specifiche, elencate secondo quattro tipi di frode: riciclaggio di denaro e fuga di capitali, evasione fiscale, appropriazione indebita di fondi pubblici e corruzione. Come presunti autori di queste frodi, sono citati quasi tutti i servizi statali che gestiscono le entrate e le uscite finanziarie, come la Direzione Generale del Fisco e quella delle entrate amministrative. Sono citati alti funzionari dei ministeri delle finanze e del bilancio, come l’ex ministro delle finanze, Patrice Kitebi e l’attuale ministro dei Trasporti, Justin Kalumba, sospettati di avere gonfiato delle fatture concernenti i lavori di riabilitazione della pista dell’aeroporto di Kinshasa. Secondo il documento, per uno scavo di 400 metri, si sarebbero pagati undici milioni di dollari.[19]
Il 27 giugno, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, una decina di associazioni congolesi per la difesa dei diritti umani hanno affermato di avere accolto favorevolmente l’iniziativa del Capo dello Stato, che ha presentato una denuncia contro la corruzione, il riciclaggio di denaro e il finanziamento al terrorismo. Tuttavia, esse hanno espresso i loro dubbi circa l’indipendenza della magistratura nel condurre le indagini necessarie, temendo regolamenti di conti nei confronti di personalità politiche all’avvicinarsi delle elezioni.
Le associazioni hanno affermato di temere che, con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, questa iniziativa giudiziaria abbia piuttosto un obiettivo politico. Queste ONG hanno dichiarato di non capire questo risveglio tardivo delle autorità nell’avviare la lotta contro la corruzione, l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro solo oggi. Il momento scelto, dieci mesi prima delle elezioni presidenziali, rende questa azione quanto meno “sospetta“, secondo queste associazioni che affermano che, finora, il Procuratore Generale della Repubblica si era dimostrato alquanto “inerte” in diversi casi di corruzione, di riciclaggio di denaro e di appropriazione indebita di fondi pubblici, presentati nel corso degli anni precedenti. Si rischia di assistere a dei processi spettacolari che, in realtà, colpirebbero degli avversari, concorrenti o altri oppositori politici, tra cui il governatore del Katanga, Moïse Katumbi, contrario a un possibile terzo mandato del presidente Kabila.
«Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani e per il buon governo denunciano ogni tentativo di organizzare processi spettacolari, con l’obiettivo dichiarato di combattere la corruzione, ma la cui reale finalità sarebbe quella di colpire gli avversari, i concorrenti o gli oppositori politici», ha dichiarato Oscar Rachidi, attivista della Lega contro la corruzione e la frode e per il buon governo.
È per questo che le Ong raccomandano al Procuratore Generale della Repubblica di dimostrare la sua indipendenza, organizzando dapprima i processi di tutti quei casi giudiziari ancora pendenti.
Inoltre, Oscar Rachidi ha chiesto al Procuratore Generale della Repubblica di interessarsi del caso di uso improprio dei fondi della Società nazionale di energia elettrica, in cui è stato coinvolto, alcuni anni fa, anche un ex membro del gabinetto del Presidente della Repubblica. Oscar Rachidi si riferisce anche alla frode doganale nel Katanga, nel Bas Congo e nel Nord Kivu, senza dimenticare di menzionare anche i settori minerario, petrolifero e forestale.[20]
Il 2 luglio, a Kinshasa, il Procuratore Generale della Repubblica, Flory Kabange Numbi, ha dichiarato di non avere ricevuto alcuna denuncia contro individui o ignoti da parte del Presidente Kabila. Si tratta piuttosto di una constatazione su alcuni fatti. Secondo il procuratore, non vi è quindi alcuna denuncia contro i quattro attuali governatori provinciali.[21]
[1] Cf RFI, 20.06.’15
[2] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 22.06.’15
[3] Cf Radio Okapi, 22.06.’15
[4] Cf Radio Okapi, 26.06.’15
[5] Cf Radio Okapi, 28.06.’15; http://www.cenco.cd/?id_art=225
[6] Cf Radio Okapi, 29.06.’15
[7] Cf Jeune Afrique, 30.06.’15; 7sur7.cd – Kinshasa, 30.06.’15
[8] Cf Radio Okapi, 30.06.’15
[9] Cf Radio Okapi, 01.07.’15; RFI, 01.07.’15
[10] Cf Radio Okapi, 17.06.’15
[11] Cf Radio Okapi, 22.06.’15
[12] Cf Radio Okapi, 30.06.’15
[13] Cf Radio Okapi, 23.06.’15
[14] Cf AFP – Africatime, 25.06.’15
[15] Cf AFP – Africatime, 26.06.’15
[16] Cf Radio Okapi, 26.06.’15
[17] Cf 7sur7.cd – Bukavu, 30.06.’15
[18] Cf C-News – 7sur7.cd,29.06.’15 http://7sur7.cd/new/les-fuites-du-rapport-luzolo-explosif-sur-la-liste-figurent-kitebi-kalumba-et-autresdocuments-en-exclusivite/
[19] Cf RFI, 30.06.’15
[20] Cf RFI, 28.06.’15; Radio Okapi, 29.06.’15
[21] Cf Radio Okapi, 03.07.’15