L’UNIONE EUROPEA E LA SFIDA DEI MINERALI DA CONFLITTI

INDICE

  1. IL PARLAMENTO EUROPEO DEVE FARE DI PIÙ

  2. ESIGIAMO DAL PARLAMENTO EUROPEO UN’AMBIZIOSA LEGISLAZIONE PER ELIMINARE I MINERALI PROVENIENTI DA AREE DI CONFLITTO!

  3. LETTERA APERTA AI MEMBRI DEL PARLAMENTO EUROPEO

  4. COMUNICATO STAMPA: UNIONE EUROPEA, ITALIA E MINERALI DA CONFLITTO

  5. CAMPAGNA “MINERALI CLANDESTINI”

  6. L’APPELLO DI PEACE WALKING MAN A TUTTI I PARLAMENTARI EUROPEI

1. IL PARLAMENTO EUROPEO DEVE FARE DI PIÙ

Minerali da conflitti nella RDC: il Dr. Mukwege e un gruppo di 33 organizzazioni non governative chiedono al Parlamento europeo di fare la differenza!

Il prossimo 20 maggio, il Parlamento europeo voterà su un progetto di regolamento capace di combattere contro il commercio dei “minerali provenienti da zone di conflitti”, in particolare contro quello dello stagno, del tungsteno, del tantalio (3TG) e dell’oro che alimentano una violenza dalle conseguenze devastanti per le popolazioni delle diverse regioni del mondo, come la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e la Colombia.

Siamo seriamente preoccupati che il regolamento proposto dalla Commissione Europea sia troppo debole per permettere un reale cambiamento, poiché lascia agli importatori stessi la decisione di acquistare in modo responsabile o meno i minerali di cui sopra. Il meccanismo volontario che il regolamento intende introdurre tocca solo lo 0,05% delle aziende che utilizzano o vendono questi minerali in seno all’UE. Cioè, se si adottasse la proposta della Commissione, nessuna società sarebbe giuridicamente obbligata a verificare se partecipa al finanziamento di conflitti o di violazioni dei diritti umani.

Ci rammarichiamo del fatto che la posizione adottata nel mese di aprile 2015 dalla Commissione per il Commercio Internazionale del Parlamento europeo non offra alcuna vera soluzione a questo problema. Essa raccomanda in effetti l’introduzione di misure obbligatorie e vincolanti di “diligenza ragionevole” ma, ahimè, solo per una ventina di fonderie e raffinerie dei 3XL sede in Europa. Abbiamo bisogno di obblighi giuridici che si applicano a tutte le imprese suscettibili di mettere “minerali dei conflitti” nel mercato europeo, su qualsiasi supporto, e non a una manciata di grandi fonderie e raffinerie dei 3TG basate in Europa.

L’introduzione di misure vincolanti che regolerebbero efficacemente l’insieme del commercio – e non solo una sua parte – consentirebbe all’Unione europea di essere al primo poto nel mondo in materia di trasparenza, di responsabilità sociale e di sostenibilità delle pratiche commerciali. In questo modo, l’UE si allineerebbe alle normative dell’OCSE in materia di approvvigionamento e a quelle, di carattere obbligatorio, già adottate negli Stati Uniti e in diversi paesi africani, tra cui la Repubblica Democratica del Congo.

Gli Eurodeputati hanno oggi un’opportunità storica per contribuire a spezzare i legami esistenti tra il commercio di minerali, i conflitti e le violazioni dei diritti umani, come le numerose violenze sessuali, le cui vittime sono curate, da troppi anni, presso l’Ospedale di Panzi. Chiediamo al Parlamento europeo di promuovere, in conformità con i suoi principi fondamentali, l’introduzione di misure restrittive supplementari che antepongano i diritti umani delle persone agli interessi economici di alcuni.

Dr. Denis Mukwege, Premio Sakharov 2014, Fondatore e Direttore dell’ospedale di Panzi

Nicolas Van Nuffel, Presidente della Rete europea per l’Africa centrale (EurAc)

Tra le organizzazioni italiane:

Guido Barbera, Presidente del Coordinamento delle Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale (CIPSI)

Eugenio Melandri, Presidente dell’Ass. Chiama L’Africa

Matteo Marastoni, membro di Rete Pace per il Congo.

(minerais-de-conflits-le-parlement-europeen-doit-aller-plus-loin)

2. ESIGIAMO DAL PARLAMENTO EUROPEO UN’AMBIZIOSA LEGISLAZIONE PER ELIMINARE I MINERALI PROVENIENTI DA AREE DI CONFLITTO!

In molte zone del mondo dilaniate da conflitti, lo sfruttamento e il commercio delle risorse naturali, permette a numerosi gruppi armati, colpevoli di violazioni dei diritti umani ai danni della popolazione, di finanziarsi. Ognuno di noi può fare qualcosa per metter fine a questa violenza…

In molte zone del mondo dilaniate da conflitti, lo sfruttamento e il commercio delle risorse naturali, permette a numerosi gruppi armati, colpevoli di gravissime azioni ai danni della popolazione, di finanziarsi. Acquistando risorse dalle aree di conflitto o ad alto rischio, le imprese europee potrebbero alimentare la violenza a scapito dei diritti umani, la pace e lo sviluppo. Quei minerali macchiati di sangue della guerra, finiscono poi nei nostri computer, nei nostri telefoni, nelle nostre automobili…

Allertata dai cittadini europei, la Commissione Europea ha suggerito una proposta di legge che mira ad assicurare un acquisto responsabile dei minerali da parte delle imprese quando questi sono estratti da zone in conflitto. L’obiettivo annunciato è quello di rompere il legame tra risorse naturali e conflitti, come nel caso della zona orientale della Repubblica Democratica del Congo dove da 15 anni mutilazioni, massacri, stupri, schiavitù e migrazioni di massa sono tra le sofferenze perpetrate ai danni della popolazione da parte dei gruppi armati che si finanziano per la maggior parte attraverso le ricchezze del suolo.

Purtroppo il testo proposto è decisamente insufficiente. Il testo non impone alle imprese di far luce sulle loro catene di acquisto, ma si accontenta di “incoraggiarle” su base volontaria. Inoltre, la Commissione Europea si limita a quattro minerali (oro, stagno, tantalio e tungsteno). La Commissione dimentica che esistono tuttavia numerose altre risorse minerarie nel mondo che contribuiscono alla violazione di diritti umani, come per esempio il rame, la giada e i rubini in Birmania, ma anche il carbone in Colombia o ancora i diamanti in Zimbabwe e nella Repubblica Centrafricana. Infine, il regolamento limita la sua influenza a sole 480 imprese europee. L’impatto sul territorio, quindi sulla popolazione, rischia di essere minimo.

La Commissione per il commercio internazionale (INTA) ha votato il 14 aprile per una legge molto debole. Ma nulla è perduto, perché l’intero Parlamento europeo dovrà votare questo disegno di legge, in sessione plenaria, il 20 maggio, e può ancora rafforzarla.

Affinché una legge come questa contribuisca realmente a rompere il legame tra le risorse naturali e conflitti, dovrebbe essere applicata:

– In maniera obbligatoria e non volontaria

– A tutte le risorse naturali

– A tutte le imprese europee che introducono sul mercato europeo prodotti contenenti minerali estratti in zone di conflitto.

Scrivi dunque ai Parlamentari europei per convincerli: http://www.justicepaix.be/minerali-di-conflitto/

3. LETTERA APERTA AI MEMBRI DEL PARLAMENTO EUROPEO

Amnesty International, Global Witness, EurAc, …

L’Unione Europea è la più grande potenza economia del mondo, il maggior blocco commerciale del mondo e la patria di 500 milioni di consumatori. Ogni anno, dei minerali per un valore di milioni di euro fluiscono nell’UE da alcuni dei luoghi più poveri della terra. Non ci si interroga su come tali minerali vengono estratti o se la loro commercializzazione alimenti conflitti nelle comunità locali. L’Unione europea non dispone di una legislazione capace di garantire alle imprese di acquistare i minerali in modo responsabile. Ora è il momento di cambiare.

Il commercio delle risorse naturali – come l’oro, i diamanti, il tantalio, lo stagno e il carbone – continua a perpetuare un ciclo di conflitti e di violazioni dei diritti umani in molte aree fragili del mondo. Queste risorse entrano nelle catene mondiali di approvvigionamento e terminano il loro percorso in prodotti che usiamo ogni giorno, come gli aerei, le automobili, i telefoni cellulari e i computer portatili. Questi beni ci collegano alle centinaia di migliaia di sfollati costretti ad abbandonare le loro terre a causa dei conflitti, come nella Repubblica Centrafricana e in Colombia. Ci collegano anche alle migliaia di persone che hanno dovuto sopportare molti anni di violenze e di abusi in varie parti della Repubblica Democratica del Congo e alle vittime sconosciute di oscure organizzazioni attive nello Zimbabwe.

Nel mese di marzo 2014, la Commissione Europea aveva presentato un progetto di regolamento per lottare contro il commercio dei minerali provenienti da zone di conflitto. Se approvato, tale regolamento non riuscirebbe ad avere un impatto significativo. Esso copre solo quattro minerali: lo stagno, il tantalio, il tungsteno e l’oro. Ha un carattere del tutto volontario, dando solamente a 300 – 400 importatori di questi minerali la possibilità di optare per un approvvigionamento responsabile e di riferire pubblicamente sui loro sforzi per farlo, attraverso una procedura nota come “dovere di diligenza della catena di approvvigionamento”. La legge coprirebbe solo una minima parte delle imprese europee implicate in questo tipo di commercio ed escluderebbe lo stagno, il tantalio, il tungsteno e l’oro che entrano nell’UE attraverso i prodotti finali che usiamo ogni giorno.

La Commissione per il commercio internazionale del Parlamento europeo ha proposto alcuni requisiti obbligatori – ma anche questi si applicherebbero solo a una piccola frazione dell’industria. La stragrande maggioranza delle aziende coinvolte – tra cui alcune di quelle che importano direttamente dalle zone colpite da conflitti o ad alto rischio – non avrebbero alcun obbligo di sottomettersi à un approvvigionamento responsabile. Le società che importano prodotti che contengono questi minerali rimarrebbero completamente esenti da questo obbligo.

Si tratta di un’occasione storica per migliorare. Ma le deboli proposte ora sul tavolo rischiano di lasciare l’Europa in ritardo rispetto agli sforzi mondiali finora intrapresi, inclusi i requisiti obbligatori approvati dagli Stati Uniti e da dodici paesi africani.

Lei, in qualità di membro del Parlamento, può fare la differenza. Le chiediamo di votare, il [XX] maggio, per una legge che:

* Chieda a tutte le aziende che importano minerali nell’UE – sia nella loro forma grezza o contenuti in certi prodotti – di applicare alla loro catena di approvvigionamento il dovere di diligenza e di renderne pubblicamente conto, in linea con le norme internazionali.

* Sia abbastanza flessibile per coprire, in futuro, altre risorse che potrebbero essere collegate ad un conflitto, a violazioni dei diritti umani e alla corruzione.

La lotta contro il commercio altamente lucrativo dei minerali provenienti da zone di conflitto non potrà,  da sola, mettere fine ai conflitti, alla corruzione o agli abusi. Tuttavia, è fondamentale per garantire la pace e la stabilità a lungo termine in alcune delle aree più fragili e ricche di risorse del mondo. Fino a quando un’industria illegale può prosperare senza alcun controllo, il commercio dei minerali da conflitto fornirà fondi e motivazione a degli attori violenti e abusivi. Coloro che pagano il prezzo della mancanza dei nostri sforzi per regolamentare questo commercio sono alcuni dei cittadini più poveri e più vulnerabili del mondo. Per loro, l’inazione e la mancanza di responsabilità da parte nostra ha un costo serio.

4. COMUNICATO STAMPA: UNIONE EUROPEA, ITALIA E MINERALI DA CONFLITTO

“L’UNIONE EUROPEA E L’ITALIA DEVONO CONTRIBUIRE A COMBATTERE LA MAFIA DEL COMMERCIO DEI MINERALI NELLA REGIONE DEI GRANDI LAGHI IN AFRICA”

 

Resoconto dell’incontro MINERALI DEI CONFLITTI: PER UNA LEGISLAZIONE EUROPEA FAVOREVOLE ALLA PACE E ALLA SICUREZZA NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO, promosso dal Réseau européen pour l’Afrique centrale  (EurAc), in collaborazione con Focsiv, AOI, Concord Italia,CIPSI, MAGIS, Chiama l’Africa, Maendeleo-Italia, Rete Pace per il Congo, e svoltosi il 28 Aprile u.s. alla Camera dei Deputati del Parlamento italiano, con la partecipazione dell’Onorevole Lia Quartapelle.

L’Unione europea e l’Italia hanno la possibilità di fermare il commercio illegale dei minerali che provengono dalle aree di conflitto della regione dei grandi laghi, e in particolare dalla Repubblica Democratica del Congo. Le complicità tra il governo di questo paese con le grandi compagnie minerarie e la voracità dei governi dei paesi limitrofi (Burundi, Ruanda e Uganda) sono le cause dello sfruttamento irresponsabile delle risorse naturali a danno delle popolazioni locali. I continui conflitti sono alimentati da scontri di potere su queste risorse e dalla necessità di acquistare armi e di accaparrare ricchezza. Tutto ciò causa sofferenze, morti, e condizioni di vita indegne per le popolazioni locali. Molti fuggono e alcuni intraprendono  lunghi e rischiosi viaggi verso l’Europa. Questa è stata la testimonianza dura e forte di Monsignor Ambongo, vescovo in Congo, durante il seminario sui minerali dei conflitti organizzato da Eurac, in accordo con l’On. Lia Quartapelle, e con l’appoggio di Focsiv e di altri organismi della società civile.

La prossima votazione del Parlamento europeo, il 18 Maggio, sul regolamento per la trasparenza nel commercio di minerali provenienti dalle aree di conflitto sarà un passo importante per la lotta contro queste complicità, come spiegato da Frédéric Triest di Eurac. È necessario che la proposta sia migliorata rendendo obbligatoria la tracciabilità e estendendo il regolamento ai diversi minerali oggetto di commercio, oggi non contemplati, nonché a tutte le imprese che fanno parte della filiera, dall’estrazione al commercio al dettaglio dei prodotti realizzati con i minerali stessi.

Questa è la posizione di tutto il Gruppo Socialista e Democratico del Parlamento europeo, come spiegato nel video messaggio dalle Onorevoli Toia e Kyenge ed è la posizione di alcuni parlamentari italiani che hanno votato mozioni e pareri a sostegno di un regolamento più ambizioso, promossi dalle senatrici Silvana Amati e Elena Fissore, che hanno chiesto un maggiore coordinamento tra parlamentari e organizzazioni della società civile per sostenere questa causa.

A sua volta Lia Quartapelle ha evidenziato come il regolamento sia importante perché va a colpire una delle cause strutturali di una instabilità che è poi tra le cause delle migrazioni. Mentre Mons. Matteo Zuppi ha dichiarato che non bisogna accettare compromessi con le lobby o mezze misure, il regolamento deve essere obbligatorio e comprensivo.

La questione è comunque complessa, perché accanto all’approvazione di questo regolamento andrebbero realizzate iniziative di cooperazione per migliorare la trasformazione artigianale locale dei minerali con un migliore impatto per la popolazione, e soprattutto uno sforzo di dialogo politico per favorire il radicamento di una alternanza democratica al governo di questi paesi, in modo da rompere le complicità, la corruzione e le mafie. Ci vuole una forte determinazione e volontà politica che non può venire dal “Club dei Presidenti”  africani, come sottolineato da Mons. Ambongo, ma da una rete di movimenti e associazioni consapevoli e responsabili.

Per saperne di più scarica:

– il Dossier Focsiv Perché parlare di minerali dei conflitti?

– il Calendario della rivista del CIPSI Solidarietà internazionale MINERALI CLANDESTINILa campagna mineraliclandestini per la tracciabilità dei minerali provenienti da zone di conflitti è promossa da Chiama l’Africa, Rete Pace per il Congo, CIPSI, Maendeleo Italia.

5. CAMPAGNA “MINERALI CLANDESTINI”

Per la tracciabilità dei minerali provenienti da zone di conflitto: www.mineraliclandestini.org

LA PETIZIONE SU: http://www.change.org/p/minerali-clandestini

Il legame tra il commercio illegale delle risorse naturali e i conflitti è presente nel 20% circa dei quasi 400 conflitti in corso nel mondo e, in Africa, almeno 33 conflitti hanno origine nel commercio delle risorse minerarie.

Si tratta, in particolare, di 4 minerali, lo stagno, il tantalio, il tungsteno e l’oro, utilizzati in una vasta gamma di settori industriali e commerciali, tra cui quelli dell’elettronica e dell’aerospaziale.

L’esportazione dei minerali dai paesi africani, così come è organizzata, provoca impoverimento sociale, danni ambientali e, spesso, insicurezza e guerre (anche di bassa intensità, come nella Regione dei Grandi Laghi africani).

Il commercio di tali minerali presenta spesso zone oscure in cui essi sono scambiati illegalmente, senza alcun rispetto dei diritti dei lavoratori, quando non in cambio di armi, per continuare a produrre guerra, insicurezza, e poter agire indisturbati nel commercio.

 

La proposta di regolamentazione per il commercio di minerali provenienti da zone di conflitto si basa su due principi fondamentali: agevolare le aziende che desiderano procurarsi i minerali in modo responsabile e incoraggiare il commercio lecito, presentando un progetto di regolamento che istituisca un meccanismo di auto-certificazione per gli importatori europei che, su base volontaria, potranno rendere conto dell’applicazione del dovere di diligenza alla loro filiera di approvvigionamento in minerali. Il dovere di diligenza è l’insieme dei provvedimenti presi per individuare, prevenire ed evitare il rischio che il commercio dei minerali contribuisca a finanziare le attività di qualsiasi gruppo armato.

Apprezziamo la volontà della Commissione Europea di voler varare un regolamento europeo sull’importa­zione di minerali provenienti da zone di conflitto, ma riteniamo che le misure proposte in tale regolamento siano insufficienti per potere rompere il legame tra il commercio illegale delle risorse naturali e i conflitti.

 

Per questo, ai Deputati europei chiediamo di:

  • modificare il progetto di regolamento in modo da sostituire lo schema di auto-certificazione volontaria con un regime obbligatorio per le imprese, affinché rendano pubblicamente conto di ciò che hanno fatto cir­ca l’applicazione del dovere di diligenza alle loro catene di approvvigionamento, in conformità con la Guida OCSE;
  • ampliare il campo d’applicazione delle imprese coperte dal progetto, finora limitato agli importatori, alle fonderie e alle raffinerie, per potervi includere le principali società che commercializzano in Europa il tantalio, lo stagno, il tungsteno e l’oro sotto forma di prodotti finiti.

6. L’APPELLO DI PEACE WALKING MAN A TUTTI I PARLAMENTARI EUROPEI

Il prossimo18 maggio, al Parlamento Europeo si svolgerà un importante dibattito per approvare una legge sulla tracciabilità dei minerali provenienti dalle aree di conflitto. Il testo proposto è purtroppo molto debole e, piuttosto che obbligare le imprese europee a dichiarare le proprie filiere, le incoraggia soltanto a fare dichiarazioni su base volontaria, peraltro limitando l’intervento della legge a soli 4 minerali: oro, stagno, tantalio e tungsteno.

Eppure sappiamo bene che in molte zone del mondo dilaniate da conflitti, lo sfruttamento e il commercio delle risorse naturali permette a numerosi gruppi armati, colpevoli di violazioni dei diritti umani ai danni delle popolazioni, di finanziarsi.

Occorre rompere questo legame che unisce risorse naturali e conflitti, come nel caso della zona orientale della Repubblica Democratica del Congo dove da 19 anni uccisioni, mutilazioni, massacri, stupri, schiavitù e migrazioni di massa sono le sofferenze inflitte alle popolazioni dai gruppi armati che si finanziano attraverso le ricchezze del suolo.

John Mpaliza Balagizi, cittadino italiano di origine congolese, il Peace Walking Man (www.peacewalkingman.org), da anni impegnato in campagne per la pace nella RD Congo e per la tracciabilità dei minerali clandestini, in particolare il coltan che alimenta tutte le nostre più avanzate tecnologie, dal 3 maggio sta marciando, a piedi, da Reggio Emilia ad Helsinki, sede di una delle più grandi multinazionali del settore telefonico, la Nokia/Microsoft.

Oggi, insieme a lui, tutti quelli che lo accompagnano nella marcia Reggio Emilia – Helsinki chiediamo ai Parlamentari europei di:

– fare una buona legge che renda possibile l’effettiva tracciabilità dei minerali attraverso forme obbligatorie, monitorabili e verificabili sul terreno da osservatori pubblici e indipendenti;

– incentivare le imprese, non solo europee, ma anche le multinazionali che operano e commerciano con l’Europa, all’adozione di codici etici e di criteri di responsabilità d’impresa.