Redatto a nome dell’Affinity Group DRC
Marzo 2014[1]
INDICE
SINTESI E RACCOMANDAZIONI
STORIA DELLE FDLR
SITUAZIONE ATTUALE DELLE FDLR
OPERAZIONI MILITARI CONDOTTE NEL PASSATO CONTRO LE FDLR
POSSIBILI STRATEGIE PER AFFRONTARE LA PROBLEMATICA DELLE FDLR
CONCLUSIONE
SINTESI E RACCOMANDAZIONI
La situazione umanitaria nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDCongo) resta molto precaria. All’inizio del 2014, le persone sfollate sull’intero territorio congolese erano 2,7 milioni, il numero più alto negli ultimi cinque anni. Oltre 600.000 i nuovi sfollati nel 2013. Se nell’ottobre 2013, la sconfitta della ribellione del Movimento del 23 Marzo ( M23), un gruppo armato fomentato e appoggiato dall’attuale regime ruandese, aveva aperto nuove strade per la pace, oltre 50 diversi gruppi armati continuano ad essere ancora attivi, tra cui le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR). Di origine ruandese ma attivo nell’est della RDCongo, il gruppo è composto da miliziani hutu (tra 1.500-3.000 soldati) ed è responsabile di numerosi crimini, tra cui stupri, estorsioni e omicidi, commessi generalmente contro la popolazione civile congolese. Comprendendo anche delle persone implicate nel genocidio ruandese del 1994, il gruppo rappresenta il principale pretesto per l’ingerenza militare, politica ed economica del Ruanda nel’est della RDCongo. Il governo congolese e le Nazioni Unite hanno annunciato che le FDLR saranno tra i prossimi obiettivi di future operazioni militari.
Questo documento vuol fornire un’informazione generale sulle FDLR e un’analisi delle offensive militari condotte contro di esse nel passato. La lezione più urgente da trarre da tale analisi è quella di evitare un’inutile scalata militare. Le offensive condotte contro le FDLR dal 2009 al 2012 sono alla base di centinaia di migliaia di sfollati e di migliaia di morti e hanno portato alla proliferazione dei gruppi armati di auto-difesa. Dopo la sconfitta del M23, si assiste ad una crescente pressione politica per attaccare le FDLR. Se probabilmente sono necessarie delle operazioni militari mirate contro la leadership delle FDLR, tuttavia si dovranno pure seguire delle vie pacifiche non militari. Ciò include l’esilio, in paesi terzi, degli ufficiali delle FDLR non accusati di crimini di guerra; delle sanzioni per gli ufficiali militari, uomini d’affari e funzionari che collaborano con le FDLR; e un rinnovato sforzo per aumentare le defezioni.
Lo smantellamento delle FDLR è una delle sfide più urgenti della regione. La scomparsa di questo gruppo armato potrebbe diminuire drasticamente le violenze commesse contro i civili, ridurre la minaccia delle milizie congolesi con cui le FDLR collaborano e aprire lo spazio per un dialogo politico in Ruanda.
STORIA DELLE FDLR
Le FDLR sono state fondate da ex ufficiali militari e da leader politici membri del governo del defunto presidente Juvénal Habyarimana. Dopo il genocidio del 1994 e in seguito all’avanzata del FPR, la maggior parte delle Forze Armate Ruandesi (FAR) e delle varie milizie affiliate fuggirono oltre il confine, l’allora Zaire, oggi RDCongo, insieme a un milione di rifugiati. In Zaire, l’esercito sconfitto cercava la rivincita e ha tentato di riattivarsi, manipolando aiuti umanitari e con il supporto del defunto presidente dello Zaire, Mobutu Sese Seko.
Nel 1995, il governo in esilio si definisce come organo politico per il ritorno dei rifugiati ruandesi e prende il nome di Raggruppamento per il Ritorno dei Rifugiati e la Democrazia in Ruanda (RDR).
L’arrivo dei membri dell’ex governo ruandese in territorio zairese ha aggravato le tensioni esistenti relative alla cittadinanza, al possesso della terra e al potere. Questi conflitti hanno dato origine a due guerre regionali.
La prima guerra del Congo è iniziata nel 1996 con una ribellione sostenuta dal nuovo Governo ruandese e da altri paesi della regione. Questa guerra ha portato alla distruzione dei campi dei rifugiati ruandesi, al rimpatrio coatto di circa 700.000 di loro e all’ascensione di Laurent-Désiré Kabila al potere nella RDCongo.
La maggior parte dei responsabili del RDR fuggirono in altri paesi africani o europei, mentre i ribelli ruandesi che rimasero nella regione del Kivu assunsero il nome di Popolo in Armi per la Liberazione del Ruanda (PALiR), con la sua ala militare, l’Esercito di Liberazione del Ruanda (ALiR).
La seconda guerra del Congo (1998-2003) è scoppiata quando Kabila ha voluto rendersi indipendente dai suoi alleati ruandesi e ugandesi, che hanno reagito sostenendo diverse nuove ribellioni. In quell’occasione, ALiR ha creato una nuova ala, ALiR II, basata nell’ovest della RDCongo e incorporata nell’esercito di Kabila, mentre Alir I ha combattuto l’insurrezione nel Kivu.
Nel 1999, ALiR ha massacrato dei turisti stranieri nel parco nazionale di Bwindi, in Uganda, il che ha portato gli Stati Uniti a includerlo nella lista dei gruppi terroristi.
I due rami di ALiR si sono fusi nel 1999 per creare le Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR), ufficialmente istituite a Lubumbashi nel 2000. Il braccio armato è stato denominato Forze Combattenti Abacungunzi (FOCA) nel 2003.
Nel frattempo, alcuni conflitti all’interno della direzione politica delle FDLR, che in quel tempo era in gran parte basata in Europa, hanno portato a successive divisioni.
Il Vice Presidente Jean-Marie Vianney Higiro e il Tesoriere Félicien Kanyamibwa disertarono, creando il Raggruppamento per l’Unità e la Democrazia-Urunana (RUD- Urunana).
L’ala militare dell’organizzazione seguì l’esempio e alcuni ufficiali dissidenti delle FOCA crearono l’Esercito Nazionale – Imboneza (AN-Imboneza), braccio armato del RUD. Dal momento della divisione, le FDLR hanno sempre cercato di reintegrare il RUD, ma senza successo. Diversi scontri tra i due gruppi sono stati segnalati nel 2008.
Due anni dopo la divisione del RUD dalle FDLR, il comandante Sangano Musohoke (alias Soki) disertò con un piccolo numero di soldati, fondando le FDLR-Soki, con sede nel territorio di Rutshuru, nel Nord Kivu. Soki è stato ucciso dal M23 nel luglio 2013 ed è stato sostituito dal colonnello Kasongo Kalamo. Anche se questo gruppo non collabora con le FDLR, i due gruppi hanno però stretto un patto di non aggressione.
L’ultima fazione a separarsi dalle FDLR è quella del tenente colonnello Gaston Mugasa (alias Mandevu), nel 2010. Nel 2012, Mandevu ha consegnato i suoi 185 combattenti al M23 e ha controllato una piccola zona a nord di Goma, tra i vulcani Nyiragongo e Nyamuligira.
Dopo la spaccatura all’interno del M23 tra Bosco Ntaganda e Sultani Makenga, in aprile 2013, il colonnello Mandevu è scomparso. Fonti contrastanti sostengono che si sia consegnato alla FARDC o che sia fuggito nelle foreste di Bayinyo, al confine tra il Ruanda, l’Uganda e la RDCongo.
Gli anni tra il 2003 e il 2009 sono stati caratterizzati da continui disordini nel Nord Kivu e nel Sud Kivu, il che è andato a vantaggio delle FDLR. In particolare, la sorte del gruppo è stata determinata dalle relazioni tra la RDCongo e il Ruanda. La creazione, nel Kivu, del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP) di Laurent Nkunda, nel 2006, una ribellione fomentata e appoggiata dal Ruanda, ha favorito un’alleanza di convenienza tra il governo di Kinshasa e le FDLR. Questo ha procurato alle FDLR una perfusione di armi e ha innalzato il loro morale.
Già dal 1998, il PALiR e le FDLR poi avevano collaborato con l’esercito congolese e con varie milizie Mai-Mai locali in operazioni contro il Raggruppamento Congolese per la Democrazia (RCD), una ribellione creata e appoggiata dal Ruanda. Questa collaborazione è continuata anche nel corso delle ribellioni del CNDP e del M23.
Tuttavia, la situazione si è capovolta nel 2009, quando i governi ruandese e congolese
hanno raggiunto un accordo che ha portato all’arresto di Laurent Nkunda, all’integrazione del CNDP nell’esercito congolese e all’entrata di truppe ruandesi nell’est della RDCongo per l’operazione militare congiunta “Umoja Wetu” (la nostra unità) contro le FDLR. A questa operazione, ne seguirono altre, condotte dall’esercito congolese in collaborazione con la Monusco:
Kimia II (Silenzio II) e Amani Leo (Pace oggi). Queste operazioni e altre offensive successive contro le FDLR, portarono alla defezione di 3.903 soldati delle FDLR tra gennaio 2009 e aprile 2012, circa il 60 per cento della loro forza totale stimata.
SITUAZIONE ATTUALE DELLE FDLR
Ci sono stime diverse a proposito della forza attuale delle FDLR. Il gruppo di esperti delle Nazioni Unite stima che il gruppo comprenda circa 1.000 combattenti nel Nord Kivu e 500 nel Sud Kivu, mentre il governo ruandese cita un totale di 4.000-4.200 combattenti.
La commissione ruandese per la smobilitazione e il reinserimento (RDRC), ritiene che i membri delle FDLR / FOCA siano circa 3.000. L’Ong Enough Poject offre una gamma di 1.500-5.000 membri. Secondo alcuni disertori e dei funzionari delle Nazioni Unite, i membri delle FDLR / FOCA oscillerebbero tra i 700 e gli 800. Le stime sul RUD-Urunana/AN-Imboneza sono altrettanto diverse. Secondo le Nazioni Unite e dei funzionari del Ruanda, sarebbero circa 300 combattenti, mentre secondo la RDRC sarebbero circa 1.500. L’Ong Enough Poject propone una gamma di 400-600 membri. Secondo fonti interne all’organizzazione, i combattenti delle FDLR-SOKI sarebbero 180-200, mentre secondo i dati presentati da Enough Project sarebbero 60-100.
Il lavoro effettuato sul campo dal Gruppo Affinity ci porta a credere più verosimili le stime più basse.
Le FDLR / FOCA sono guidate dal generale Sylvestre Mudacumura, che è al timone della ribellione da ottobre 2003. Le truppe sono divise in due settori corrispondenti al Nord Kivu e al Sud Kivu, ulteriormente divisi in sottosettori e antenne.
Guidato dal colonnello Pacifique Ntawunguka (alias Omega), il settore Apollo del Nord Kivu è dispiegato a Walikale, Lubero e Rutshuru, con sede a Nganga, Walikale.
Il Settore Jakarta del Sud Kivu, comandato dal colonnello Mugabonake Boniface (alias Hagenimana Josué), ha la sua sede a Katasomwa, in territorio di Mwenga.
Le FDLR hanno una struttura relativamente differenziata. Il gruppo dispone di battaglioni speciali
per la protezione delle sue sedi nel Nord e nel Sud Kivu. Dispone anche di plotoni più piccoli denominati Commandos de Recherche et d’Action en Profondeur (CRAP), impegnati in operazioni di ricognizione, nell’assassinio di obiettivi di alto profilo, nella propaganda e nel reclutamento. I Postes d’Intervention Populaire (PIP) sono utilizzati per la protezione dei familiari dei combattenti e delle popolazioni hutu e per l’organizzazione di un regolare addestramento paramilitare obbligatorio. C’è una scuola di addestramento militare nel Nord Kivu e un campo simile nel Sud Kivu, istituito nel 2013 a causa della difficoltà di spostamento da una provincia all’altra.
Nonostante la diminuzione dei loro effettivi, le FDLR sono ancora una grave minaccia per la popolazione locale congolese e la stabilità regionale. Nel 2012, il gruppo ha ucciso almeno 282 civili, tra cui donne e bambini. Innumerevoli altre persone sono rimaste ferite per mano dei combattenti, molti hanno perso le loro case e interi villaggi sono stati rasi al suolo. In alcune località, il gruppo ha assunto i ruoli di polizia e di autorità fiscale, arrestando e aggredendo coloro che non rispettano le loro regole.
Se il gruppo non è in grado di minacciare seriamente il governo ruandese, è tuttavia ancora in grado di effettuare incursioni nell’ovest del Ruanda, dove si trovano la maggior parte delle risorse economiche del paese. Tra la fine del 2012 e la metà del 2013, le FDLR sono riuscite a portare a termine tre attacchi sul suolo ruandese.
Per quanto riguarda il Ruanda, le FDLR vanno viste nel contesto della sua politica interna. Anche se non costituiscono una minaccia strategica, le FDLR sono considerate, dal discorso ufficiale del governo e dalla stampa, come l’incarnazione dell’eredità del genocidio commesso nel 1994 in Ruanda. Infatti, data l’importanza del genocidio ruandese nella memoria della società, certi Ruandesi considerano le FDLR come qualcosa di molto più di una sfida militare.
D’altra parte, in seguito ai severi limiti imposti alla libertà politica in Ruanda e al silenzio cui sono sottomessi i membri dell’opposizione e i critici del regime, alcuni oppositori al governo riconoscono le FDLR come un’organizzazione legittima. L’esempio più evidente è la recente alleanza del partito di un ex primo ministro ruandese, Faustin Twagiramungu, con le FDLR.
Le FDLR ottengono gran parte del loro finanziamento dall’imposizione di tasse sulle miniere, sulle rotte commerciali e sui mercati locali. Data l’evoluzione dell’economia del Kivu negli ultimi anni, una grande parte del reddito proviene dalle miniere d’oro – comprese le zone intorno a Kasugho, Mangurudjipa, e Mukungwe, e dal commercio illegale del legname, del carbone e della cannabis. Tuttavia, il loro approvvigionamento in armi e munizioni rimane molto limitato, in quanto dipende da acquisti occasionali presso ufficiali corrotti delle FARDC e dai raid condotti contro i loro nemici.
Anche le apparecchiature di comunicazione sono nettamente insufficienti.
Il rapporto tra le FDLR e l’esercito congolese è sempre oscillato tra una profonda collaborazione e un’ostilità palese. Ogni volta che il governo congolese si è sentito attaccato dalle forze alleate con il Ruanda, ha sempre teso le mani alle FDLR per chiedere il loro aiuto.
Dopo essere stata temporaneamente interrotta, la cooperazione tra l’esercito nazionale congolese e le FDLR è stata parzialmente ripresa nel 2012, per combattere contro la ribellione del M23. I due gruppi si sono regolarmente incontrati per scambiare informazioni operative; le FARDC hanno fornito alle FDLR armi, munizioni e istruzioni da utilizzare contro il M23. Tra agosto e ottobre 2013, dei comandanti delle FARDC locali hanno organizzato delle imboscate e degli attacchi contro il M23 insieme alle FDLR. Questa collaborazione è diminuita in novembre 2013, quando le FARDC hanno sconfitto il M23 e hanno ripreso gli attacchi contro le FDLR in diverse località del Sud Kivu.
Contemporaneamente, le FDLR non hanno più potuto contare sull’adesione della diaspora ruandese residente all’estero. Nel 2004, gli oppositori della diaspora al governo ruandese avevano già cominciato a ritirare il loro appoggio alle FDLR, a causa di una cattiva gestione dei fondi. A ciò si è aggiunto la non attuazione del Comunicato di Roma firmato nel 2005 (un accordo sulle condizioni per il disarmo del gruppo e per un dialogo inter-ruandese, in seguito mai realizzato ), e la copertura mediatica dei crimini commessi dal gruppo nell’est della RDCongo.
La direzione in esilio si è sgretolata con l’arresto del presidente Ignace Murwanashyaka e del vicepresidente Straton Musoni, in Germania nel 2009, del Segretario esecutivo Callixte Mbarushimana, in Francia nel 2010 (poi rilasciato dalla Corte penale internazionale un anno dopo, per insufficienza di prove contro di lui), e dei leader della diaspora, Bernard Twagiramungu, Felicien Barabwiriza e Jean Bosco Uwihanganye, in Germania nel 2013.
Dopo l’arresto di Murwanashyaka e di Musoni, la direzione politica delle FDLR è stata assunta dai militari residenti nell’est della RDCongo. Negli ultimi mesi, però, l’organizzazione è stata rafforzata da una serie di alleanze con dei partiti dell’opposizione, fra cui il PS-Imberakuri e l’Iniziativa per il sogno ruandese, dell’ex primo Ministro Faustin Twagiramungu.
A causa di una serie di arresti, omicidi e defezioni[2] e della diminuzione dell’accesso alle rendite finanziarie, all’inizio del 2012 le FLDR / FOCA erano in uno stato di crisi. Mentre la guerra contro la ribellione del M23 aveva loro offerto una breve tregua, gli attacchi condotti dai Raia Mutomboki a partire dalla seconda metà del 2011 e dall’esercito congolese, in collaborazione con la Monusco – la missione dell’ONU nella RDCongo – a partire dal 2014, hanno reso la vita delle FDLR sempre più difficile.
Nel 2013, degli ex combattenti hanno dichiarato al gruppo di esperti delle Nazioni Unite che le loro condizioni di vita erano spaventevoli, che il morale delle truppe era estremamente basso e che grande era il risentimento contro certi comandanti che possedevano campi, mentre i semplici soldati dovevano andare a rubare per potere sopravvivere.
Il movimento è dunque in preda a divisioni interne e la gerarchia non è più in grado di coordinare e controllare l’operatività dell’organizzazione. Anche se gli estremisti, come Mudacumura, vogliono continuare la lotta armata contro il Ruanda, i giovani moderati preferirebbero rinunciare alla lotta armata.
Alla fine di dicembre 2013, le FDLR hanno rilasciato una dichiarazione sulla loro disponibilità a deporre le armi e sulla loro volontà di non impegnarsi in operazioni militari contro le FARDC e le forze della Brigata d’intervento (FIB) della Monusco. Firmato dal generale maggiore Victor Byiringiro, il documento ha insistito anche sulla richiesta di un dialogo inter-ruandese. Alcuni combattenti FDLR / FOCA, tuttavia, hanno rivelato che la direzione del gruppo era consapevole del fatto che il Ruanda non accetterà mai dei negoziati con degli esponenti del precedente governo.
Nelle zone che controllano, le FDLR hanno relazioni complesse con i civili, siano essi rifugiati ruandesi che cittadini congolesi. Secondo l’UNHCR, ci sono ancora 141.190 rifugiati ruandesi nella RDCongo, tra cui solo 6.220 sono assistiti dall’ONU. Non ci sono campi per i rifugiati, e molti vivono sotto l’influenza delle FDLR.
Per i rifugiati ruandesi, l’adesione alle FDLR è obbligatoria e i giovani diventano automaticamente soldati all’età di 13 anni. Il gruppo mantiene un rigoroso controllo sui rifugiati, esigendo la richiesta di permessi di viaggio, ostacolando i tentativi di rientro e impedendo l’uso di radio e telefoni per la comunicazione esterna. In cambio, le FDLR promettono la protezione dei rifugiati contro i loro nemici. Inoltre, dopo 20 anni di sopravvivenza, le FDLR si sono integrate nel tessuto socio-economico dell’est della RDCongo. Le FDLR si sono profondamente inserite nelle comunità locali, soprattutto nelle zone abitate in maggioranza dalla popolazioni hutu congolese, come nel Masisi e a Rutshuru. Le FDLR / FOCA collaborano con i gruppi armati congolesi Nyatura e Alleanza dei Patrioti per un Congo Libero e Sovrano (APCLS), e con le Forze Nazionali di Liberazione (FNL) del Burundi, scambiandosi materiale bellico e aiutandosi nelle varie operazioni militari.
Dal punto di vista economico, molti analisti descrivono il gruppo come una rete mafiosa criminale. Piccole unità sono incaricate dai loro comandanti di raccogliere fondi, sia attraverso la riscossione di tasse che impegnandosi esse stesse in operazione di piccolo commercio. Questo è ciò che spesso è definito dal gruppo come “logistica non convenzionale”. Le FDLR sono coinvolte in quasi ogni settore dell’economia rurale e nell’erezione di posti di blocco lungo le rotte di approvvigionamento, concentrandosi particolarmente sulla tassazione e praticando estorsioni su minatori e commercianti. Ad esempio, nel 2012, le FDLR hanno riscosso imposte da minatori che lavorano nelle miniere di Mukungwe e di Rukatu, in territorio Mwenga, raccogliendo circa 2.000 dollari al mese. Il gruppo trae benefici anche dall’estrazione e il commercio dell’oro delle miniere dei territori di Lubero e di Walikale, collaborando con i capi Mai-Mai come Sikuli Lafontaine e Hilaire Kombi. Il gruppo è implicato anche nella produzione e nella tassazione della cannabis e del legname, nel bracconaggio e nella produzione illegale di carbone nel parco nazionale dei Virunga.
Attraverso le attività economiche, il gruppo si è maggiormente integrato nel tessuto della società.
Nelle zone rurali relativamente stabili, le FDLR allevano animali domestici, come bovini e capre, maiali e polli, coltivano patate e manioca, fagioli e verdure. Le comunità congolesi locali beneficiano di questa produzione che, in alcune aree, ha condotto ad una riduzione dei prezzi dei prodotti alimentari. I familiari delle FDLR lavorano per la gente del posto, fornendo una manodopera a basso costo.
Data la loro relativa ricchezza e il loro facile accesso ai mezzi violenti, nelle zone rurali le FDLR sono diventate degli usurai, prestando ingenti somme di denaro a dei commercianti locali. Nelle zone urbane, le FDLR hanno investito capitali in negozi, farmacie e ristoranti.
Tali attività sono possibili solo attraverso la collaborazione con le autorità e gli imprenditori locali. A Uvira, per esempio, tra agosto e settembre 2013, dei rappresentanti delle FDLR hanno incontrato i capi locali e i rappresentanti delle milizie, per negoziare le attività economiche in cui le FDLR avrebbero potuto impegnarsi. Queste attività economiche delle FDLR e le alleanze locali si sono sviluppate molto più nel Nord Kivu che nel Sud Kivu.
I semplici combattenti all’interno del movimento hanno spesso contratto matrimoni misti con donne congolesi, a tal punto che alcune famiglie, e soprattutto i bambini, non parlano più kinyarwanda.
Queste reti – sociali, economiche e militari – si sono forgiate nel corso degli ultimi due decenni.
Il radicamento delle FDLR nella società congolese rende sempre più difficile disarmarle, benché si siano fratturate e siano diventate più deboli di prima.
Da parte loro, i combattenti del RUD-Urunana / AN-Imboneza sono dispiegati nel nord del territorio di Rutshuru e a sud-est del territorio di Lubero, con un battaglione supplementare a Mukwamimbi, in territorio di Walikale. Il Generale Jean-Damascène Ndibabaje (alias Musare) ne è il comandante militare generale.
Le FDLR-Soki occupano una piccola zona nel Parco Nazionale dei Virunga, a ovest di Buramba, in territorio di Rutshuru.
Entrambi i gruppi hanno delle capacità operative molto limitate. Le FDLR-Soki sono diventate una minaccia per le guardie del Parco Nazionale del Virunga e il RUD spesso collabora con milizie Mai-Mai locali. Ma nessuno dei due gruppi ha una grande influenza al di fuori delle loro ristrette zone di dispiegamento.
OPERAZIONI MILITARI CONDOTTE NEL PASSATO CONTRO LE FDLR
Dopo la sconfitta del M23, sia la Monusco che l’esercito congolese hanno dichiarato che avrebbero presto lanciato delle operazioni militari contro le FDLR. Per molti diplomatici, il punto essenziale di una strategia regionale sarebbe quello di mettere fine all’appoggio del Ruanda a certi gruppi armati congolesi e di risolvere contemporaneamente i problemi di sicurezza di Kigali. Ogni nuovo sforzo, tuttavia, deve prendere in considerazione sia i successi delle operazioni precedenti, sia l’impatto disastroso che tali operazioni hanno avuto sulle popolazioni civili. Durante l’ultima grande offensiva contro le FDLR nel 2009, per ogni combattente FDLR smobilitato, almeno un civile è stato ucciso, sette donne stuprate, otto case distrutte, e oltre 900 persone costrette a fuggire.
Vari sono gli aspetti da tenere in conto nell’analisi delle varie operazioni.
Da una parte, le FDLR hanno imparato ad adattarsi alle nuove situazioni, ritirandosi sempre più verso l’interno del territorio, in zone quasi impenetrabili e, nello stesso tempo, organizzando orribili attacchi di rappresaglia contro la popolazione civile congolese. Il 9 luglio 2005, per esempio, i ribelli ruandesi hanno attaccato il villaggio di Mamba, uccidendo 50 abitanti, molti dei quali bruciati vivi nelle loro case.
Dall’altra, nel corso delle varie operazioni, anche le FARDC si sono rese responsabili di numerose violazioni dei diritti umani. Durante le operazioni del 2004, invece di attaccare le FDLR, alcune unità delle FARDC si sono date alla riscossione illegale delle imposte, collaborando con le FDLR nei posti di blocco stradali. Durante l’offensiva del 2007, i soldati del CNDP di Nkunda, recentemente integrati nelle FARDC, hanno sequestrato e ucciso dei civili accusati di collaborare con le FDLR (prevalentemente dei Ruandofoni di etnia Hutu).
Le ultime operazioni militari contro le FDLR sono Umoja Wetu, Kimia II e Amani Leo, condotte rispettivamente in gennaio-febbraio 2009, marzo-dicembre 2009 e gennaio 2010-2012.
Umoja Wetu è stata effettuata da una coalizione di forze ruandesi e congolesi nel sud del Nord Kivu. Le FDLR hanno risposto reclutando delle forze multi-etniche appartenenti a vari altri gruppi armati e disperdendosi in piccoli gruppi di sei-otto combattenti.
Kimia II è stata condotta dalle forze congolesi sostenute dalla MONUC. Le FDLR sono state sloggiate dalle loro basi militari e politiche dei territori di Masisi e di Lubero e dalle zone commerciali, fiscali e minerarie. Questa operazione, insieme con la campagna mediatica della MONUC, ha provocato la defezione di quasi 1.500 combattenti, di 2.000 dipendenti e di 13.000 rifugiati. I costi umanitari di queste vittorie, però, sono stati devastanti. Le rappresaglie e gli attacchi da parte delle FDLR sono diventati sempre più brutali. Anche soldati delle FARDC hanno commesso massacri e violazioni dei diritti umani contro le popolazioni civili, in particolare contro gli Hutu congolesi e le comunità dei rifugiati ruandesi. Alla fine del 2009, gli sfollati nei due Kivu erano 1.250.000.
Nel corso dell’operazione Amani Leo, le operazioni militari si sono concentrate su rastrellamenti operati sulle zone strategiche dove le truppe delle FDLR avevano tentato di riorganizzarsi e su quelle da cui erano state sloggiate. Si è inoltre prestato assistenza alle autorità congolesi, per ristabilire la presenza dello Stato sul territorio. Tuttavia, l’operazione non è riuscita a mettere fine al terrore e alle rappresaglie.
Nonostante questi gravi limiti, questa serie di operazioni ha decimato il gruppo. I combattenti delle FDLR sono diminuiti da oltre 6.500 a circa 1.800, mentre quelli del RUD sono passati da 400 a meno di 100. Durante queste operazioni, i tassi di smobilitazione sono triplicati e 5.000 membri sono stati rimpatriati. Inoltre, le operazioni hanno impedito il reclutamento su larga scala e la coesione interna del gruppo, ormai fratturato e con il morale basso.
POSSIBILI POLITICHE PER AFFRONTARE LA PROBLEMATICA DELLE FDLR
Non vi è alcuna soluzione magica per affrontare la problematica delle FDLR. L’organizzazione ha messo radici profonde nella società locale e c’è uno zoccolo duro di ufficiali determinati e con esperienza. Tuttavia, il gruppo è stato gravemente colpito da defezioni e omicidi e si trova ora sull’orlo del collasso.
Coinvolgere le FDLR
La storia brutale del gruppo dimostra che le operazioni militari hanno un enorme costo umano. Si dovrebbero pertanto prendere in considerazione la possibilità di opzioni non militari. Per questo, si dovrebbero valutare i potenziali benefici che potrebbero derivare da colloqui tecnici con le FDLR, per promuovere il loro disarmo, rimpatrio e reinserimento nel loro Paese d’origine o, in certi casi, il loro trasferimento in Paesi terzi (al di fuori della RDCongo) disposti ad accoglierli.
Paese terzo di re insediamento
Mentre il comunicato di Nairobi del 2007 aveva proposto il reinserimento delle truppe delle FDLR e delle loro famiglie nella RDCongo, questa opzione non è mai stata eseguita, perché troppa è la diffidenza da parte delle FDLR e le autorità congolesi locali non sono disposte a continuare ad ospitare i ribelli. È per questo che si dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di un reinserimento sociale in un paese terzo. Sarebbero ammissibili solo gli ufficiali delle FDLR che non hanno commesso gravi crimini, né in Ruanda, né nella RDCongo. Questa opzione potrebbe incoraggiare le defezioni. Le Nazioni Unite e l’Unione Africana dovrebbero quindi affrontare la questione insieme con gli altri governi.
Migliorare gli sforzi per la smobilitazione
Il programma DDRRR delle Nazioni Unite dovrebbe essere mantenuto e rafforzato. Campagne di sensibilizzazione potrebbero essere rafforzate attraverso la collaborazione con le organizzazioni di base e le chiese locali. Inoltre si dovrebbero porre le antenne di smobilitazione nei luoghi chiave, per potere fornire acqua e cibo sufficienti e per garantire la protezione e la sicurezza.
Sulla situazione in Ruanda, i comandanti delle FDLR raccontano ai combattenti e ai loro familiari che tutti quelli che sono stati rimpatriati sono stati imprigionati o uccisi e che le dichiarazioni rilasciate dai colleghi smobilitati, ora in servizio in posizioni di rilievo nell’esercito ruandese (RDF) e i rapporti presentati attraverso le campagne di sensibilizzazione della Monusco sono falsi.
È per questo che, da parte sua, il Governo ruandese dovrebbe offrire garanzie credibili per assicurare che i combattenti smobilitati non vengano incarcerati, o uccisi, o rinviati nella RDCongo contro la loro volontà o reintegrati in un’altra milizia. Ad esempio, durante tutto il 2013, degli ex combattenti delle FDLR sono stati forzatamente reclutati dal Centro di smobilitazione di Mutobo, in Ruanda, per essere rinviati nella RDCongo a combattere tra le file del M23. I finanziamenti del programma di smobilitazione ruandese dovrebbero quindi essere subordinati a una migliore supervisione e all’accompagnamento degli ex combattenti che vi aderiscono.
C’è, infine, un gruppo di persone che non vogliono ritornare in Ruanda, non perché abbiano partecipato al genocidio e dovrebbero, quindi, affrontare la giustizia, ma perché si sono effettivamente inseriti nella realtà locale congolese. Alcuni erano bambini quando sono fuggiti dal Ruanda nel 1994 e sono poi cresciuti nella RDCongo, mentre altri vi sono addirittura nati. Alcuni combattenti ruandesi delle FDLR hanno sposato donne congolesi e hanno dei figli che non parlano Kinyarwanda. Per questo gruppo, si potrebbe pensare ad una soluzione alternativa che consenta loro, dopo aver deposto le armi, di essere legalmente inseriti, caso per caso, nella vita sociale congolese. A questo gruppo potrebbero appartenere solo soldati di rango inferiore e sottufficiali. Gli alti ufficiali potrebbero essere trasferiti in un paese terzo o ritornare in Ruanda.
La giustizia di fronte ai crimini delle FDLR
La stragrande maggioranza delle FDLR non è implicata nel genocidio ruandese del 1994. Secondo alcune stime, solo il 10 per cento del comando superiore sarebbe colpevole di genocidio.
Tuttavia, questo non significa che molti di questi soldati non siano colpevoli di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità commessi nella RDCongo, per i quali essi devono rendere conto davanti alla giustizia. Tuttavia, attualmente, nell’est della RDCongo, non vi sono meccanismi di giustizia credibili e i tribunali locali sono a corto di personale e di risorse.
Questa situazione rende ancora più necessario che, all’interno del sistema giudiziario congolese, si creino delle sezioni specializzate che si occupino dei reati commessi dalle FDLR e da ogni altro gruppo armato. Una legge su questa misura è attualmente allo studio in Parlamento.
Smantellare le reti socio-economiche d’appoggio alle FDLR
Le FDLR sopravvivono grazie al loro radicamento nelle reti socioeconomiche congolesi. Sarebbe necessario recidere questi legami per impedire o, almeno, per limitare l’accesso del gruppo alle risorse. Ciò riguarda in primo luogo le relazioni tra gli elementi delle FARDC e le FDLR. Questi legami minano la neutralità dell’esercito, rafforzano il suo comportamento abusivo e diminuiscono l’efficacia delle sue operazioni militari.
Per recidere questi legami, il governo congolese dovrà imporre sanzioni efficaci ai membri delle reti di appoggio alle FDLR, siano essi ufficiali delle FARDC che imprenditori o esponenti politici. Gli ufficiali dell’esercito che, in un modo o nell’altro, collaborano con le FDLR dovrebbero essere perseguiti e puniti, o trasferiti in un’altra parte del paese, a seconda del grado della loro collaborazione. Un primo passo potrebbe essere la creazione di una commissione militare speciale per indagare e sanzionare quei militari che collaborano con le FDLR o altri gruppi armati. Contemporaneamente, una commissione parlamentare poterebbe aprire un’inchiesta su queste reti di sostegno, il che potrebbe contribuire a migliorare il controllo civile sulle forze di sicurezza, ciò che attualmente manca.
Opzioni militari
Probabilmente, sarà necessario ricorrere anche al alcune operazioni militari. A questo proposito, la Forza della Brigata di Intervento (FIB) della Monusco ha un mandato chiaro. Sarà altrettanto necessario, però, tenere conto di alcuni aspetti. Probabilmente, le FDLR non opporranno resistenza e non si impegneranno in combattimenti aperti sul territorio. Si ritireranno invece nelle fitte foreste dell’interno e su terreni difficili e ricorreranno alla strategia delle rappresaglie e degli attacchi contro le popolazioni civili, come mezzo per costringere l’esercito e la Monusco a sospendere le operazioni. In questo contesto, si dovrebbero prendere di mira i centri nevralgici dell’organizzazione e prendere delle precauzioni per proteggere i civili e garantirne la sicurezza.
L’efficacia delle operazioni militari dipende anche dalla precisione delle informazioni a disposizione. Per questo, la Monusco e il governo congolese, la Brigata d’intervento della Monusco e l’esercito congolese dovranno effettivamente condividere le informazioni di cui sono in possesso.
La questione dei rifugiati ruandesi
Migliaia di rifugiati ruandesi si trovano ancora sul suolo congolese e molti di loro sono tenuti in ostaggio dalle FDLR. Negli ultimi anni, ci sono stati pochi sforzi per fornire loro un aiuto umanitario e per garantirne la sicurezza. Si dovrebbero prendere delle misure per incoraggiare il governo congolese e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ad accettare il principio della creazione di campi per i rifugiati in territorio congolese. Al momento, ci sono solo dei siti di transito dell’UNHCR e solo in certi posti, spesso lontani dalle zone in cui si trovano i rifugiati. Inoltre, essi non sono ben protetti e non sono ben pubblicizzati. Data la controversa storia dei campi dei rifugiati ruandesi nell’est della RDCongo (in particolare tra il 1994 e il 1996), l’ONU dovrebbe prendere le misure adeguate per prevenire qualsiasi militarizzazione di questi campi, evitare il controllo delle FDLR su di essi e assicurarsi che siano collocati a distanza di sicurezza dal confine ruandese. Queste misure potrebbero contribuire a precisare il numero e lo statuto dei rifugiati ruandesi e sarebbe per loro l’occasione di rompere i legami con le FDLR.
CONCLUSIONE
La sfida più grande sarà trovare la giusta complementarità tra le opzioni pacifiche non militari e quelle militari. Nel passato, le offensive contro le FDLR hanno causato catastrofi umanitarie. Le nuove operazioni dovranno tenerne conto. Da parte sua, la diplomazia dovrebbe privilegiare le vie pacifiche. Queste permetterebbero di rafforzare gli sforzi intrapresi per il disarmo, la smobilitazione e il rimpatrio delle FDLR, di sanzionare gli individui, soprattutto gli ufficiali militari congolesi, colpevoli di collaborazione con le FDLR e di trovare ai comandanti delle FDLR, non accusati di crimini di guerra, un esilio in paesi terzi al di fuori della RDCongo.
Lo smantellamento definitivo delle FDLR non solo sarebbe una vittoria per la popolazione locale, ma aprirebbe la strada per una stabilizzazione più ampia del Kivu, dove molti gruppi armati collaborano con le FDLR, e potrebbe facilitare l’apertura di uno spazio politico tanto necessaria in Ruanda. Gli ostacoli, tuttavia, sono ancora molti.
[1] Testo completo in inglese: https://s3.amazonaws.com/ssrc-cdn1/crmuploads/new_publication_3/%7BCD664AA5-24B4-E311-93FD-005056AB3675%7D.pdf
Riassunto e tradotto da Rete Pace per il Congo
[2] Consultare la lista degli omicidi e delle defezioni dei membri di alto rango delle FDLR nel corso degli anni 2009 – 2013 pubblicata nel testo originale in inglese, pp 6 e 7.