INDICE
EDITORIALE: Per un processo elettorale conforme all’attuale Costituzione
1. L’ESIGENZA DI UN CALENDARIO ELETTORALE “COMPLETO E GLOBALE”
2. QUATTRO NUOVI PROGETTI DI LEGGE
3. UNA NUOVA PIATTAFORMA: LE “FORZE POLITICHE E SOCIALI PER L’UNITÀ DI
AZIONE”
1. L’ESIGENZA DI UN CALENDARIO ELETTORALE “COMPLETO E GLOBALE”
Il 3 giugno, a Kinshasa, gli inviati speciali per la Regione dei Grandi Laghi delle Nazioni Unite, dell’Unione Africana, dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e il capo della missione dell’ONU nella RDCongo (Monusco) hanno chiesto alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni) la pubblicazione di un calendario “globale” che includa tutti gli scrutini fino alle elezioni presidenziali previste nel 2016. «Abbiamo già il calendario per le elezioni locali, ma è necessario avere anche un calendario generale per le elezioni, fino a dicembre 2016», ha sottolineato Mary Robinson, inviata speciale delle Nazioni Unite. «Per poter collaborare con la Ceni, è necessario vedere chiaramente come saranno organizzate le diverse elezioni: locali, provinciali, legislative e presidenziali», ha insistito Koen Vervaeke, inviato speciale dell’Unione Europea, che ha sottolineato anche la necessità che le elezioni siano davvero indipendenti e che si tengano entro le scadenze costituzionali. Da parte sua, l’inviato speciale degli Stati Uniti, Russ Feingold, ha affermato che sarebbe un errore per la RDCongo modificare la Costituzione per permettere un terzo mandato a Kabila.
Il 3 giugno, la coalizione dei partiti politici dell’opposizione del Sud Kivu ha sospeso, fino a nuovo avviso, la sua partecipazione al processo elettorale. Questa decisione è stata annunciata in un incontro con la CENI e la società civile, a Bukavu. I partiti dell’opposizione chiedono la modificazione del calendario elettorale pubblicato il 26 maggio dalla Ceni. «Il calendario presentato dalla Ceni nasconde la revisione della Costituzione, il prolungamento del mandato del Presidente della Repubblica, del mandato dei deputati delle Assemblee provinciali e dei Senatori nazionali», ha affermato Kake Bulindi, portavoce dell’UDPS. Secondo lui, l’organizzazione di un censimento generale della popolazione annunciata dalla Ceni rischia di ritardare l’organizzazione delle elezioni legislative e presidenziali. «L’organizzazione di un censimento potrebbe richiedere quasi tre anni di tempo. Ciò significa che le elezioni dei deputati nazionali, dei Senatori e del Presidente della Repubblica potrebbero slittare come minimo 2017, il che è inaccettabile».
Il segretario esecutivo provinciale della Ceni, Birhenjira, ha dichiarato che le rimostranze dei membri dei partiti politici dell’opposizione saranno trasmesse a chi di dovere e che sarà indetta una riunione di concertazione per trovare un consenso comune, in modo che il processo elettorale possa continuare.
Il programma della Ceni sull’organizzazione delle elezioni urbane, municipali e locali nel 2015 non ha trovato l’unanimità. Per la maggioranza al potere, le elezioni locali sono un’opportunità, per i Congolesi, di eleggere le loro autorità locali, ma per l’opposizione, si tratta di una “provocazione” per tentare di prolungare il mandato del Presidente della Repubblica.
Il 5 giugno, a Kinshasa, in una dichiarazione congiunta letta dal Segretario Generale dell’UDPS, Bruno Mavungu, vari partiti politici dell’opposizione e membri della società civile hanno criticato il calendario pubblicato dalla Ceni, a proposito dell’organizzazione delle elezioni locali nel 2015 e chiedono la continuazione del processo elettorale iniziato nel 2011, organizzando dapprima le elezioni dei deputati provinciali, dei senatori e dei governatori di provincia.
L’opposizione e la società civile hanno chiesto un calendario elettorale che sia frutto di un consenso politico e hanno minacciato di «ritirare i loro delegati dalla Ceni, di sporgere una denuncia contro il presidente della Ceni per violazione delle leggi della Repubblica e di mobilitare la popolazione a prendere le sue responsabilità».
L’opposizione teme che la decisione della Commissione elettorale di organizzare dapprima le elezioni locali e comunali, nel 2015, possa causare un ritardo su tutto il calendario elettorale e il rinvio delle elezioni presidenziali e legislative a dopo il 2016.
Tra i partiti politici rappresentati in assemblea, erano presenti, tra gli altri: l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), l’Unione per la Nazione Congolese (UNC), le Forze Acquisite al Cambiamento (Fac), le Forze Innovativi per l’Unione e la Solidarietà (FONUS), il partito laburista e il Raggruppamento Congolese per la Democrazia / Movimento di Liberazione Kisangani (RCD / KML).
Leggendo le varie reazioni, ci si rende conto che c’è una crisi di fiducia tra alcuni partiti politici dell’opposizione e la Ceni, il che lascia presagire delle contestazioni anche se le condizioni di organizzazione fossero accettabili. Queste reazioni di rigetto del calendario elettorale parziale della Ceni sono indicative dell’assenza di consenso tra le parti. Non è possibile elaborare un calendario elettorale, senza prima coinvolgere le parti interessate che parteciperanno alla competizione elettorale. La Ceni dovrebbe quindi riprendere il dialogo con le diverse parti implicate, per raggiungere un consenso su ogni calendario elettorale da pubblicare.
Il 5 giugno, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, l’inviato speciale degli Stati Uniti per la Regione dei Grandi Laghi e per la RDCongo, Russ Feingold, ha affermato che l’attuale calendario elettorale non è soddisfacente, perché ignora le elezioni legislative e presidenziali che, in virtù della Costituzione, dovranno essere organizzate entro il 2016. Secondo la comunità internazionale sono proprio quest’ultime le elezioni più importanti.
Per questo, l’inviato speciale degli Stati Uniti ha condizionato l’aiuto finanziario americano all’organizzazione delle elezioni presidenziali nel 2016. «Il calendario elettorale parziale pubblicato dalla Ceni comprende elezioni locali molto costose, ma non accenna alle elezioni presidenziali che sono le più importanti. Il mio consiglio è che si dovrebbe agire proprio nel senso contrario», ha dichiarato Russ Feingold. «Non è credibile organizzare dapprima delle elezioni molto costose che non sono espressamente richieste dalla Costituzione, per poi dire che non ci sono abbastanza fondi per organizzare quelle elezioni che sono chiaramente richieste dalla Costituzione. Per gli Stati Uniti, la condizione per potere sbloccare gli aiuti necessari per le elezioni congolesi è che si renda pubblico un calendario globale che comprenda l’insieme delle scadenze elettorali e che si rispetti la Costituzione», ha proseguito, ribadendo che gli Stati Uniti insistono sulla necessità di organizzare le elezioni presidenziali prima della fine del 2016, secondo l’attuale Costituzione.
Secondo Russ Feingold, il presidente Joseph Kabila ha già svolto un ruolo molto importante nella storia della RDCongo organizzando, nel 2006, delle elezioni accettate dalla comunità internazionale come democratiche. Secondo il senatore statunitense, è quindi indispensabile consolidare tali conquiste democratiche, evitando ogni tentativo di violazione dell’articolo 220 della Costituzione, per dare al presidente Kabila la possibilità di un terzo mandato.
L’articolo 220 della Costituzione congolese stipula che: «la forma repubblicana dello Stato, il principio del suffragio universale, la forma rappresentative del governo, il numero e la durata del mandato del Presidente della Repubblica, l’indipendenza della magistratura giudiziaria, il pluralismo politico e sindacale non sono soggetti ad alcuna modifica costituzionale».
Il 13 giugno, l’eurodeputata Mariya Gabriel, capo della Missione di monitoraggio elettorale dell’Unione Europea, ha chiesto un “vero dialogo” per creare un clima di “fiducia” tra tutte le parti coinvolte nel processo delle elezioni. Ha inoltre auspicato la «pubblicazione di un calendario elettorale completo e consensuale e di un preventivo economico dettagliato».
Il 18 giugno, l’ambasciatore della Gran Bretagna, Diane Corner, ha richiesto l’elaborazione di un calendario elettorale globale che comprenda anche le elezioni presidenziali del 2016.
Il 20 giugno, il presidente della Ceni, l’Abbé Apollinaire Malumalu, ha annunciato che il calendario delle elezioni urbane, comunali e locali sarebbe stato mantenuto come è stato pubblicato. L’ha fatto nel corso d’un incontro speciale tra il suo comitato e i rappresentanti dei partiti politici. Secondo lui, nessun calendario elettorale può essere elaborato per consenso. L’Abbé Apollinaire Malumalu ha affermato di avere già a disposizione i soldi necessari per questi tre scrutini e che, prima di pubblicare un calendario elettorale globale, è necessario che la CENI, il governo e i partner internazionali si accordino per adottare un preventivo economico pluriennale per l’organizzazione di tutte le elezioni. Secondo l’Abbé Malumalu, la Ceni ha già presentato al Primo Ministro “un budget complessivo dettagliato”. Egli ha fatto osservare anche che, per l’elaborazione di un calendario elettorale globale, occorrerebbe che il Parlamento si pronunci sulle proposte che la Ceni ha formulato nella sua tabella di marcia per il periodo elettorale 2013-2016.
2. QUATTRO NUOVI PROGETTI DI LEGGE
Il 9 giugno, il Consiglio dei Ministri ha adottato quattro nuovi progetti di legge, tra cui uno sulla revisione di alcuni articoli della Costituzione. Gli altri tre testi riguardano il processo elettorale. I quattro progetti di legge riguardano:
– le elezioni urbane, comunali e locali,
– le elezioni dei deputati provinciali, dei senatori nazionali e dei governatori delle province,
– le elezioni presidenziali e legislative,
– la revisione di alcuni articoli della Costituzione.
Nel verbale della riunione letto da Lambert Mende, portavoce del governo, il Consiglio dei ministri osserva che «questi disegni di legge sono il risultato di una valutazione delle elezioni del 2006 e del 2011. Secondo tale valutazione, si è reso necessario riqualificare il quadro giuridico che regola l’organizzazione delle elezioni». Ha quindi fatto osservare che «spetta al governo correggere le debolezze che sono state alla base delle disfunzioni osservate nelle ultime due elezioni e mettere in atto, attraverso l’organizzazione delle elezioni locali, il decentramento introdotto dalla costituzione del 2006». Secondo Lambert Mende, questo aggiustamento permetterà di disporre, per ogni livello di elezioni, delle disposizioni giuridiche specifiche che faciliteranno la loro organizzazione. «Sembra infatti necessario elaborare delle regole semplici e adattate ai mezzi disponibili», ha concluso il portavoce del governo.
Il testo del progetto di revisione della Costituzione non dovrebbe prevedere l’emendamento dell’articolo 220 che blocca, tra l’altro, la durata e il numero dei mandati del Presidente della Repubblica. Non ci sarà alcun cambiamento nemmeno nelle modalità di elezione del Presidente, che rimane a suffragio universale diretto. È quanto assicura il portavoce del governo Lambert Mende. Saranno invece modificati almeno altri tre articoli: quelli relativi alle elezioni dei deputati provinciali, dei senatori nazionale e dei governatori di provincia, che saranno eletti a suffragio universale indiretto da coloro che saranno eletti a suffragio diretto nelle elezioni locali. Il motivo avanzato dal governo è di tipo finanziario, perché le elezioni indirette sono meno costose per lo Stato che quelle a suffragio universale diretto. Il governo assicura che questa riforma non dovrebbe avere alcun impatto su un eventuale rinvio delle elezioni presidenziali previste nel 2016.
Tuttavia, l’opposizione teme che il presidente Joseph Kabila cerchi di mantenersi al potere anche dopo la fine del suo mandato che terminerà nel 2016. Dopo le elezioni locali del 2015, lo Stato potrebbe dire che non ci sono più i soldi per organizzare le elezioni presidenziali e l’attuale presidente potrebbe, quindi, rimanere al potere più a lungo. A questo proposito, il portavoce del governo ha denunciato un “processo alle intenzioni” orchestrato dall’opposizione.
I progetti di legge redatti dal governo non sono ancora stati inviati in Parlamento. Data la loro importanza, affermano alcuni esponenti della maggioranza, è probabile che una sessione speciale del Parlamento sia convocata dopo la chiusura della sessione in corso.
Una delle quattro proposte di legge presentate dal governo concerne la revisione di alcuni articoli della Costituzione. «A questo livello, nulla impedisce la formulazione di emendamenti sugli articoli bloccati della Costituzione», affermano alcune fonti di diverse forze politiche della maggioranza favorevoli ad una revisione della Costituzione. Secondo loro, se tali modifiche sono fatte per sbloccare gli articoli bloccati, la commissione politica, amministrativa e giudiziaria dell’Assemblea nazionale potrebbe dichiararsi incompetente. La camera bassa del Parlamento potrebbe però sottomettere a referendum la revisione degli articoli problematici, un’operazione che sarebbe condotta, in definitiva, dalla Ceni stessa, incaricata di organizzare le elezioni e i referendum.
Interrogato sulla necessità di convocare una sessione speciale del Parlamento per approvare le leggi relative all’organizzazione delle prossime elezioni, il presidente della Ceni, l’Abbé Malumalu, ha affermato che non spetta alla sua istituzione decidere. Ma ha precisato che, se i parlamentari trattassero questi temi nella sessione di settembre, lo dovrebbero fare con “urgenza”.
L’Abbé Malumalu ha dichiarato che non ci sarebbe alcun impatto sul calendario elettorale se la legge che determina i seggi fosse approvata all’inizio della sessione ordinaria del mese di settembre che inizierà il 15 di quel mese.
3. UNA NUOVA PIATTAFORMA: LE “FORZE POLITICHE E SOCIALI PER L’UNITÀ DI AZIONE”
Il 25 giugno, più di 120 partiti, gruppi e personalità politiche dell’opposizione e associazioni della società civile si sono uniti in una mega piattaforma denominata “forze politiche e sociali per l’unità di azione”. I principali partiti di opposizione hanno aderito all’iniziativa. Si tratta dell’UDPS di Etienne Tshisekedi, dell’UNC di Vital Kamerhe, di ECIDE di Martin Fayulu, del MPCR di Jean Claude Vuemba, del RCD-KML di Mbusa Nyamwisi, dell’UDEMO di Nzanga Mobutu, del FDCD di Martin Mukonkole e di molti altri.
In una sua dichiarazione, la piattaforma afferma quanto segue:
«Considerando che l’articolo 220 della Costituzione della Repubblica ha espressamente consacrato l’intangibilità di alcune disposizioni, in particolare il numero e la durata del mandato del Presidente della Repubblica e la modalità di voto, che sono, di diritto, bloccate e non possono essere oggetto di alcuna revisione costituzionale,
Constatando che la sindrome di personalizzazione del potere e di privatizzazione dello Stato ossessiona pericolosamente la classe politica al potere e
Rifiutando categoricamente la deriva monarchica della Presidenza della Repubblica nel nostro paese,
Abbiamo deciso di unire le nostre forze per intraprendere delle azioni comuni per raggiungere i seguenti obiettivi:
1. Lottare per la risoluzione della crisi di legittimità sorta dalle elezioni caotiche del 28 nov. 2011,
2. Contrastare qualsiasi modifica o revisione della Costituzione prima delle elezioni del 2016,
3. Ottenere la convocazione di un dialogo inclusivo, in conformità con l’accordo quadro di Addis Abeba e con la risoluzione 2098 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,
4. Ristrutturare la CENI e fissare per consenso un calendario elettorale,
5. Ottenere che Joseph Kabila non si presenti come candidato alle prossime elezioni presidenziali e
6. Ottenere la liberazione, senza condizioni, di tutti i prigionieri politici e d’opinione.
Al fine di conseguire gli obiettivi di cui sopra e salvaguardare la democrazia, i firmatari hanno convenuto di effettuare le seguenti azioni:
1. Denunciare il presidente della Ceni, l’Abbé Malumalu, davanti alla giustizia, per attentati ai diritti garantiti alle persone e per violazione delle leggi della Repubblica,
2. Ritirare i delegati delle Forze politiche e sociali dell’opposizione membri della CENI e
3. Organizzare dei meeting popolari, marce pacifiche e qualsiasi altra azione ritenuta utile per mobilitare il nostro popolo secondo l’articolo 64 della Costituzione».
Il Presidente del Gruppo Parlamentare MLC e alleati, Alexis Lenga, ha dichiarato: «Data l’ostinazione dell’Abbé Malu Malu nel voler mantenere inalterato il calendario elettorale, il nostro gruppo parlamentare MLC propone di coinvolgere, a partire dalla data odierna, il Consiglio di Sicurezza che, a sua volta, dovrà informare la Corte Penale Internazionale su eventuali conseguenze pericolose del comportamento di Malu Malu sulla popolazione congolese».
Il gruppo MLC e alleati ha ribadito la sua opposizione al calendario elettorale pubblicato dalla Ceni e a tutto ciò che è stato pianificato dalla stessa Ceni per ripetere l’hold up elettorale delle ultime elezioni. «Questo calendario non tiene conto di molti requisiti tecnici legati al processo di decentramento», ha affermato Alexis Lenga.
Secondo il partito di Jean Pierre Bemba, il decreto sullo statuto delle città e di altre agglomerazioni è ancora oggetto di numerose controversie. I deputati del MLC e i loro alleati ritengono che cambiare il sistema di voto nelle elezioni dei deputati provinciali è una grave violazione dell’articolo 220 della Costituzione. Per i deputati del MLC, la Ceni deve innanzitutto risolvere il problema delle istituzioni il cui mandato è arrivato a termine già da tempo (senatori nazionali, deputati provinciali e governatori delle province) e poi organizzare, entro i termini costituzionali, nel 2016, le elezioni presidenziali e legislative.
Il 26 giugno, la piattaforma delle ” forze politiche e sociali per l’unità di azioni” ha presentato alla Procura Generale della Repubblica una denuncia contro il presidente della Ceni. I denuncianti chiedono al Procuratore Generale della Repubblica di aprire un’istruzione giudiziaria contro l’Abbé Malumalu e, dopo averlo sentito, di emettere un mandato di arresto provvisorio contro di lui. Secondo loro, il suo modo di procedere può compromettere tutti gli sforzi fatti finora per democratizzare il paese. Copie della denuncia sono state inviate ai presidenti delle due camere del Parlamento, al Primo Presidente della Corte Suprema di Giustizia in qualità di Corte di Cassazione e al Presidente della CENI, Apollinaire Malumalu.
Martin Fayulu, presidente di Ecide e coordinatore delle FAC ha dichiarato che il Presidente della Conferenza Episcopale della RDCongo e il Vescovo di Butembo ne sono stati informati.
Per la Maggioranza Presidenziale (MP), famiglia politica del capo dello Stato, questa iniziativa è destinata al fallimento. «Sarà un buco nell’acqua, un fallimento. Si tratta di un’iniziativa che infrange la legge. Ciò si sta facendo oggi è una violazione del principio di indipendenza della Ceni», spiega Benoît Yolama, membro del comitato di comunicazione della MP e membro del PPRD. Egli afferma di non capire perché l’opposizione attacchi l’Abbé Malumalu, quando anche dei delegati dell’opposizione e della società civile sono membri della plenaria della commissione elettorale. Benoît Yolama ritiene che l’opposizione dovrebbe invece presentare le loro rivendicazioni all’Assemblea Nazionale: «Penso che, se i colleghi dell’opposizione hanno delle osservazioni da fare, le possono presentare all’Assemblea Nazionale che è l’unica struttura abilitata a studiare e a giudicare l’operato della Commissione elettorale. Onestamente, non vedo quali disposizioni legislative siano state violate [da Malumalu] che possano permettere all’opposizione di citarlo in tribunale».
Il 27 giugno, a Kinshasa, dopo due settimane dedicate a esaminare i 1.700 dossier ricevuti, la Ceni ha accreditato i primi cinquanta “osservatori a lungo termine”. La Ceni pensa di accreditare duemila osservatori solo per Kinshasa. Quindi, il processo di accreditamento continuerà fino al 10 luglio. Dopo un mese, la Ceni valuterà il processo di accreditamento, per poi estenderlo a tutto il paese. Gli osservatori a lungo termine dovranno osservare non solo le elezioni urbane, comunali e locali previste nel 2015, secondo il calendario pubblicato dalla Ceni il 26 maggio, ma anche le altre, incluse le presidenziali. La Ceni inizia l’operazione d’accreditamento degli osservatori elettorali proprio al culmine della polemica suscitata dalla pubblicazione di un calendario elettorale parziale. Diverse voci della comunità internazionale e dell’opposizione interna richiedono invece, con insistenza, un calendario completo e globale che comprenda tutte le fasi del ciclo elettorale.