Congo Attualità n. 212

INDICE

EDITORIALE: Primi incerti passi verso un nuovo ciclo elettorale

1. UNA TABELLA DI MARCIA PER LE PROSSIME ELEZIONI

a. La CENI presenta una nuova roadmap elettorale

b. Le reazioni dell’opposizione politica

2. BASTONI TRA LE RUOTE PER VITAL KAMERHE

 

EDITORIALE: Primi incerti passi verso un nuovo ciclo elettorale

1. UNA TABELLA DI MARCIA PER LE PROSSIME ELEZIONI

a. La CENI presenta una nuova roadmap elettorale

L’8 ottobre 2013, a Kinshasa, Apollinaire Malumalu, presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente ( CENI) ha presentato una bozza di roadmap del processo elettorale 2013 – 2016 ai 449 partiti politici regolarmente registrati presso il ministero degli interni della RDCongo. Deputati, senatori, ex ministri, capi di partiti e di coalizioni politiche hanno partecipato alla presentazione.
Per quanto riguarda i mezzi da mobilitare per l’organizzazione delle elezioni, il Presidente della CENI ha dapprima citato alcuni testi giuridici che ancora mancano: la legge sulla ripartizione dei seggi per le elezioni urbane, comunali e locali, la legge sulla distribuzione dei seggi per le elezioni nazionali, la lista ufficiale delle città, raggruppamenti e comuni, ecc. Mancano ancora i tribunali competenti per la gestione dei contenziosi elettorali. Si tratta soprattutto delle corti amministrative (da creare) per risolvere i conflitti post-elettorali che potrebbero sorgere in seguito alle elezioni urbane, municipali e locali. Altri mezzi mancanti sono di ordine umano (personale da assumere, formare e pagare ) e finanziario.

La CENI ha proposto di cambiare la modalità di voto per le elezioni provinciali. Queste dovrebbero passare dal suffragio diretto, secondo l’attuale legislazione, al suffragio indiretto. La CENI ha anche annunciato che si procederà all’apertura di 26 segreterie esecutive provinciali della CENI, secondo la ristrutturazione costituzionale delle nuove province. Secondo informazioni trapelate, le elezioni urbane, comunali e locali potrebbero aver luogo già nel 2014.[1]

Il 26 dicembre, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Apollinaire Malu Malu, ha annunciato che il 2014 sarebbe un anno elettorale e ha invitato tutti i Congolesi a prepararsi per le elezioni urbane, comunali e provinciali. «La sfida principale della Ceni è quella di organizzare delle elezioni ogni anno, a partire dal 2014 fino al 2016», ha dichiarato il presidente della Ceni. Ha ribadito l’impegno della commissione per organizzare in ottobre e novembre 2014 le elezioni urbane, comunali e locali. Le elezioni dei deputati delle province, dei senatori nazionali e dei governatori delle province avrebbero luogo nel 2015. I deputati provinciali sarebbero eletti a suffragio universale indiretto con elezioni di secondo grado. I Senatori e i governatori delle province verrebbero eletti con suffragio indiretto dai deputati provinciali in terzo grado. Le elezioni presidenziali e legislative (deputati nazionali) si terrebbero nel 2016. Secondo Malu Malu, le spese della CENI per il 2014 ammonterebbero a un totale di 284 milioni di dollari, includendo le spese per il funzionamento della commissione e l’organizzazione degli scrutini elettorali.[2]

Il 30 gennaio 2014, il presidente della Ceni, Apollinaire Malu Malu, ha presentato all’Assemblea Nazionale dei Deputati la tabella di marcia per la continuazione del processo elettorale. Ha presentato due ipotesi.

– Nel primo caso, la CENI propone che le elezioni comunali e locali a suffragio universale diretto siano organizzate nel 2015, seguite dalle elezioni a suffragio universale indiretto dei deputati provinciali (un cambiamento rispetto al passato), dei senatori nazionali, dei governatori di provincia, dei sindaci, dei borgomastri e dei capi settore. Le elezioni a suffragio universale diretto del Presidente della Repubblica e dei deputati nazionali sarebbero previste per il 2016. Secondo questa prima ipotesi di lavoro, il ciclo elettorale si concluderebbe nel 2016.

– Nel secondo caso, il presidente della CENI propone di iniziare il ciclo elettorale con le elezioni urbane, municipali e locali a suffragio universale diretto, seguite dalle elezioni, a suffragio universale indiretto, dei sindaci, dei borgomastri e dei capi settore. Le elezioni a suffragio universale diretto dei deputati provinciali, dei deputati nazionali e del Presidente della Repubblica avrebbero luogo nel 2016. Le elezioni a suffragio indiretto o in secondo grado sarebbero, quindi, rinviate al 2017 (dopo le elezioni presidenziali e legislative nazionali e provinciali). In tal modo, le elezioni dei Senatori nazionali e dei governatori di provincia si terrebbero nel 2017.

La maggior parte dei deputati non sono d’accordo con queste proposte. Gran parte dell’opposizione ha boicottato la seduta. Hanno preferito abbandonare l’aula quando il presidente della Ceni ha presentato la sua tabella di marcia.

Occorre ricordare che gli attuali senatori e governatori provinciali sono stati eletti a suffragio universale indiretto nel mese di gennaio 2007 per un periodo di cinque anni, secondo la Costituzione. Il loro mandato risulta quindi scaduto dall’inizio del 2012.[3]

Secondo la CENI, l’obiettivo principale è quello di risolvere la questione degli arretrati elettorali del 2006 e del 2011.

La Ceni ha optato per l’organizzazione delle elezioni comunali, urbane e locali nel 2015, ciò che consentirebbe di rendere giustizia agli elettori che non hanno ancora eletto le loro autorità locali, di organizzare quelle fasi elettorali che non hanno avuto luogo né nel 2006, né nel 2011 e di porre fine alla disfunzione istituzionale e alla crisi di legittimità delle entità locali, come quelle territoriali e urbane e delle altre istituzioni il cui mandato è già terminato da tempo.

La Ceni ha presentato le necessità del prossimo processo elettorale.

Al parlamento, la Ceni ha chiesto di prendere in considerazione il preventivo economico necessario per la logistica delle varie operazioni elettorali, il funzionamento della Ceni e la remunerazione del personale; di aggiornare, entro marzo – aprile – maggio, il quadro giuridico per le elezioni urbane, comunali, locali e per quelle provinciali, senatoriali, legislative e presidenziali e di approvare le leggi sulla ripartizione dei seggi secondo le esigenze del ciclo elettorale.

Al Governo della Repubblica, la CENI chiede di rendere pubblica, entro la fine di febbraio 2014, la lista ufficiale e la delimitazione dei raggruppamenti, delle città, dei comuni, dei quartieri e dei settori e di finanziare un piano per la sicurezza del processo elettorale. Oltre alla mobilitazione delle risorse per finanziare le operazioni elettorali, il governo congolese dovrà presentare i risultati del censimento amministrativo della popolazione entro settembre 2015. Sul piano della giustizia, i tribunali di grande istanza per l’esame dei contenziosi delle elezioni urbane, municipali e locali dovrebbero essere operativi entro settembre 2014, il che permetterebbe la formazione dei giudici e degli ausiliari di giustizia sulle tecniche elettorali e la gestione dei contenziosi elettorali. Per le elezioni presidenziali, la Ceni chiede l’effettiva installazione della Corte costituzionale e il potenziamento delle capacità delle corti d’appello e delle corti amministrative.[4]

L’8 febbraio, a Kinshasa, la Ceni e dei partiti politici hanno firmato il codice di buona condotta del processo elettorale. Nello stesso tempo, hanno anche ratificato ufficialmente un protocollo d’intesa per l’istituzione di un comitato di collegamento tra la Ceni e i partiti politici.

Il presidente della Ceni ha qualificato il codice di buona condotta come un insieme di dispositivi e di principi di autoregolamentazione per i politici congolesi in periodo di competizione elettorale.
Secondo Malu Malu, tutti coloro che non hanno firmato questi documenti potranno farlo, recandosi alla Casa degli elettori, situata nell’edificio dell’ex Kin Mazière, a Kinshasa. Avranno tempo fino alla fine del mese di febbraio.

Infatti, alcuni raggruppamenti politici dell’opposizione hanno boicottato la firma di questo documento. Si tratta delle Forze Acquisite al Cambiamento (FAC), del Coordinamento per il Vero dialogo (CVD), e di partiti e coalizioni politiche di opposizione che avevano partecipato alle concertazioni nazionali.

Nel corso di una conferenza stampa del 7 febbraio, il coordinatore delle Fac, Martin Fayulu, aveva messo in dubbio la credibilità del Presidente della CENI: «Non firmiamo il codice di buona condotta, perché vogliamo le dimissioni di Malu Malu. Noi, membri dell’opposizione, avevamo firmato una petizione di dimissioni di Malu Malu. Egli non può più guidare la CENI e nemmeno organizzare le elezioni». Questa coalizione politica ha, inoltre, qualificato la firma del codice di buona condotta come un’ennesima “avventura” di Malu Malu, perché egli stesso non avrebbe ancora preso in considerazione le proposte presentate alla CENI dopo le ultime elezioni presidenziali e legislative, per poter organizzare elezioni davvero credibili. «Tutte le missioni di osservazione delle elezioni del 28 novembre 2011 avevano affermato che, prima di continuare il processo elettorale, la priorità era quella di verificare e correggere la base dei dati delle liste elettorali. Tale controllo non è ancora stato fatto. Rischiamo di andare alle elezioni ancora con le stesse liste elettorali che hanno creato molti problemi nel 2011», ha dichiarato il coordinatore delle Fac.[5]

b. Le reazioni dell’opposizione politica

L’opposizione politica ritiene anticostituzionale la roadmap elettorale presentata dalla CENI, perché le due opzioni violano la Costituzione. «È incomprensibile che la CENI si permetta di cambiare le modalità di voto per il solo fatto di voler organizzare, contrariamente a quanto prescritto dalla Costituzione, le elezioni provinciali (Deputati provinciali) a suffragio universale indiretto», ha deplorato Jean Lucien Busa, presidente della Corrente dei Democratici Repubblicani. Tuttavia, è necessario ammettere che il presidente della Ceni ha riconosciuto che entrambe le opzioni contenute nella tabella di marcia erano solo una proposta tecnica e che la decisione spetta all’Assemblea Nazionale dei Deputati e alle altre istituzioni competenti.[6]

Nella prima ipotesi, il presidente della Ceni ha suggerito di eliminare il “suffragio universale diretto e segreto” per le elezioni dei deputati provinciali a favore di un “suffragio indiretto”, per minimizzare i costi di organizzazione e ridurre i tempi. Se i deputati provinciali vengono eletti in secondo grado, pensa la CENI, si risparmierebbero tempo e denaro.

Ma questa ipotesi comporterebbe la revisione dell’articolo 197 della Costituzione. Presentata ai Deputati nazionali, questa proposta ha sollevato una grande discussione e continua ad agitare il microcosmo politico nazionale. Avendo terminato la sessione senza essere giunti ad alcuna decisione, i deputati nazionali dovranno assolutamente pronunciarsi “per” o “contro” questa proposta nella sessione di marzo. In caso di accettazione dell’idea della revisione delle disposizioni costituzionali che fissano le modalità delle elezioni dei deputati provinciali, sostiene la CENI, le elezioni dei deputati provinciali potrebbero aver luogo nel 2015, il che permetterebbe di rinnovare, prima delle elezioni presidenziali e legislative nazionali del 2016, i mandati dei senatori nazionali e dei governatori provinciali, il cui elettorato è appunto composto dai deputati provinciali.

Nel caso in cui l’Assemblea Nazionale respingesse l’idea di un emendamento costituzionale, la CENI avverte che non sarebbe possibile, per questioni materiali, finanziarie e temporali, organizzare le elezioni dei deputati provinciali, dei senatori nazionali e dei governatori provinciali nel 2015. Essendo il 2016 riservato esclusivamente alle elezioni presidenziali e legislative a livello nazionale, occorrerebbe attendere il 2017. In altre parole, il mantenimento del “suffragio universale diretto e segreto” per i deputati provinciali avrebbe come logica conseguenza la prolungazione automatica dei mandati dei senatori e dei governatori provinciali oltre il 2016. Eletti l’ultima volta nel 2007, beneficerebbero di una proroga supplementare di 5 anni.

Dunque, secondo la Ceni, nella sessione di marzo i deputati nazionali dovrebbero pronunciarsi sulla modalità dell’elezione dei deputati provinciali. Il loro parere è particolarmente cruciale, perché permetterà ai Congolesi di sapere ciò che li aspetterà nel 2015, nel 2016 o nel 2017, a seconda che i deputati nazionali si pronuncino “per” o “contro” la revisione costituzionale.[7]

La conformità costituzionale della Roadmap presentata dalla CENI, la garanzia di un clima politico sereno e la verifica del database delle liste elettorali sono i prerequisiti posti dai principali partiti dell’opposizione politica congolese, tra cui l’UDPS, l’UNC e il MLC.

Per l’UNC,  prima di tutto la Ceni dovrebbe conformare la sua tabella di marcia al rispetto della Costituzione e delle leggi della Repubblica. Il vice segretario generale del partito, il deputato nazionale Claudel-André Lubaya, afferma che «la natura “incostituzionale” della tabella di marcia proposta dalla CENI, apre una breccia alla revisione della Costituzione». Egli ha fatto riferimento anche alla «necessità della revisione del database delle liste elettorali, garanzia per la trasparenza del processo elettorale stesso».

Secondo l’UDPS, l’attuale avvio della macchina elettorale è “una distrazione”. «L’UDPS non accetta di approvare il male», ha dichiarato il vice portavoce del partito, Augustin Kabuya.

Il deputato nazionale Jean-Claude Vuemba, membro del MPCR, ha affermato: «Non vogliamo le elezioni locali prima delle elezioni provinciali. E ciò per rispettare le scadenze costituzionali dei mandati delle istituzioni».

Il presidente dell’ECIDE e Coordinatore delle FAC, il deputato nazionale Martin Fayulu, ha sottolineato che «nell’ipotesi di organizzare le elezioni dei deputati provinciali in secondo grado, Malumalu ha violato l’articolo 197 della Costituzione. Il voler iniziare il processo elettorale con le elezioni locali, interrompendo così il ciclo elettorale iniziato il 28 novembre 2011, è una scusa per non organizzare le elezioni presidenziali nel 2016».[8]

Il deputato nazionale Emery Okundji (dell’opposizione) ha qualificato di “trappola” la roadmap elettorale proposta dal Presidente della CENI all’Assemblea nazionale, aggiungendo che «il documento della CENI è irrealistico, incostituzionale e di parte». Secondo lui, «il documento rappresenta una seria minaccia per la democrazia nella RDCongo».

«La roadmap presentata non solo viola la Costituzione e la Legge Organica sulla Ceni, ma si arroga anche la facoltà di prorogare fino al 2017 i mandati dei senatori nazionali, dei deputati provinciali e dei governatori di provincia», ha dichiarato il deputato Okundji.

Criticando la proposta di elezioni indirette dei deputati provinciali, contrariamente alla Costituzione, che sancisce il suffragio diretto, egli ha affermato che «la CENI vuole forzare i deputati nazionali ad accettare l’idea di una nuova revisione della Costituzione, nonostante la volontà popolare contraria». Egli ha insistito sul fatto che, «anche se è necessario riconoscere la sua indipendenza, la CENI deve però sottostare alla legge e, soprattutto, rispettarla, perché è la legge che garantisce la sua indipendenza».

Egli ha anche osservato che «Malumalu vuole fare il Ponzio Pilato nel caso in cui non si riesca a preparare le elezioni entro il tempo stabilito, gettandone la responsabilità sui deputati stessi». Su questo punto, egli ha affermato che «il documento della CENI condiziona la realizzazione della roadmap elettorale all’effettiva attuazione del decentramento e dello svolgimento del censimento generale della popolazione da parte del governo, il che non è realistico». Inoltre, ha affermato di avere «la sensazione che ci si stia incamminando lentamente ma sicuramente verso una situazione che rischierebbe di prolungare il mandato del presidente Kabila e della sua maggioranza istituzionale oltre il 2016».[9]

Secondo Samy Badibanga Ntita, Presidente del Gruppo Parlamentare UDPS e Alleati, «a causa del fallimento e dell’interruzione del ciclo elettorale del 2011, le autorità locali non sono ancora state elette; le autorità provinciali (deputati e governatori) hanno superato il loro mandato da più di due anni e hanno perso la loro legittimità. Anche a livello nazionale, il mandato dei senatori e scaduto da oltre due anni e ci si trova con un Senato senza legittimità». Secondo lui, il nuovo ciclo elettorale 2013-2016 deve affrontare questi gravi problemi. Deve cioè permettere che le entità locali abbiano finalmente delle autorità elette dal popolo, ridare il più presto possibile la legittimità alle istituzioni che l’hanno persa e rispettare le scadenze delle elezioni legislative e presidenziali di dicembre 2016.

Il deputato dell’UDPS ribadisce il suo attaccamento ai principi repubblicani e afferma che «l’esperienza dimostra che non ci può essere un progresso democratico sostenibile senza uno stretto rispetto della Costituzione, delle scadenze elettorali, del numero e della durata dei mandati. Questa è la strada che la Ceni deve seguire e la comunità internazionale dovrebbe condizionare il suo appoggio al rispetto di questi principi».

Concretamente, afferma Badibanga, «dal momento che ci sono quattro elezioni da organizzare a suffragio universale diretto entro la fine del 2016, sembra indispensabile procedere all’abbinamento di alcuni scrutini». Propone pertanto che le elezioni locali e provinciali, a suffragio diretto, si tengano insieme alla fine del 2014 o nei primi mesi del 2015. Da un lato, ciò permetterebbe di risparmiare risorse amministrative, finanziarie e logistiche e, dall’altro, di porre fine all’attuale situazione irregolare in cui si trovano certe istituzioni. Egli, infatti, sottolinea che «un tale calendario elettorale permette di aver sufficiente tempo per organizzar le elezioni indirette dei senatori e dei governatori di provincia, senza alcuna necessità di cambiare la Costituzione». Il deputato insiste anche sulla “necessità della revisione e dell’affidabilità delle liste elettorali” che, secondo lui, determinano il successo dell’intero processo elettorale.

Secondo Samy Badibanga , «il corretto svolgimento di quest’operazione preliminare consentirà di disporre di una banca dati aggiornata degli elettori, compresi quelli che erano stati omessi o spostati e i cittadini che hanno raggiunto la maggiore età dopo le ultime elezioni e che pertanto non sono inclusi negli elenchi esistenti». Questo esercizio di aggiornamento dovrà estendersi anche alla mappatura operativa dei siti di voto delle entità di base, il che permetterà di facilitare la convocazione degli elettori per delle elezioni combinate.[10]

2. BASTONI TRA LE RUOTE PER VITAL KAMERHE

Il 6 febbraio, il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe, ha denunciato una politicizzazione del contenzioso in corso contro la deputata Wivine Moleka presso il Tribunale di Pace di La Gombe. Egli ha dichiarato che, il 4 febbraio, il pubblico ministero ha chiesto tre anni di prigione contro di lui, nonostante sia stato raggiunto un accordo amichevole tra le due parti, ufficialmente registrato presso il tribunale. Da parte sua, per chiudere il caso, la deputata Wivine Moleka esige di ricevere scuse ufficiali da parte di Vital Kamhere, per averla accusata di brogli elettorali in occasione delle elezioni legislative del 2011.

Vital Kamhere si è detto sorpreso della richiesta del pubblico ministero. Secondo lui, i giudici hanno fatto il gioco di certe forze politiche che vorrebbero impedirgli di partecipare alle prossime elezioni, tra cui quelle presidenziali del 2016. Vital Kamhere ha però detto di aver fiducia nella giustizia congolese nonostante, secondo lui, la manipolazione di alcuni giudici.

Wivine Moleka, membro del PPRD, il partito presidenziale, è stata eletta deputata nazionale per il distretto di Lukunga, a Kinshasa, nelle elezioni del 2011.

Vital Kamerhe era stato segretario generale del PPRD, il partito presidenziale ed ex presidente dell’Assemblea Nazionale dei deputati. Fu costretto a dimettersi nel 2009, dopo aver criticato le operazioni militari condotte congiuntamente dalle forze armate ruandesi e congolesi contro le FDLR nel Nord-Kivu. Dal 2010, è presidente dell’UNC, partito di opposizione. Vital Kamhere era arrivato terzo nelle elezioni presidenziali del 2011, dietro il suo ex alleato, il presidente Joseph Kabila, e lo storico oppositore, Etienne Tshisekedi.[11]

Il 7 febbraio, a Vital Kamerhe è stato impedito di viaggiare a Goma, dove doveva andare con una delegazione del suo partito, per portare un messaggio di solidarietà e di riconciliazione al popolo del Nord e Sud Kivu. Era già salito a bordo di un aereo della compagnia Malu, noleggiato presso l’aeroporto di Ndolo, a Kinshasa, quando il pilota ha ricevuto l’ordine di non decollare.

Raggiunto telefonicamente, il capo dell’Agenzia dei Voli Aerei (RVA), dicendo di trovarsi in un ospedale, ha affermato che la sua impresa solo gestisce la pista dell’aeroporto di Ndolo. Secondo lui, è l’Autorità per l’aviazione civile che da l’ordine di decollare.  Contattato poco prima di mezzogiorno, anche il direttore generale dell’aviazione civile ha affermato di trovarsi in un ospedale e ha dichiarato di non essere a conoscenza di ciò che era accaduto  all’aeroporto di Ndolo e ha promesso di chiarire la situazione. Da parte sua, Vital Kamerhe ha affermato di non sapere il motivo di tale ordine. Secondo lui è stata l’Agenzia per i Voli Aerei (RVA) che ha dato l’ordine di non decollare e ha accusato il governo congolese di essere all’origine di questa interdizione di viaggiare.

Il portavoce del governo, Lambert Mende, ha accusato Vital Kamhere di voler farsi notare raccontando bugie. «Forse la compagnia aerea Malu ha dei problemi di natura tecnica o economica con la RVA o con l’autorità dell’aviazione civile. Ma il fatto che a bordo dell’aereo ci fosse Kamhere, non ha nulla a che fare», assicura. Secondo Lambert Mende, questo caso non può essere chiarito che dall’Autorità dell’aviazione civile o dal Ministero dei Trasporti. Il portavoce del governo ha accusato Kamerhe di tentare di «compensare la sua sconfitta politica del 2011, costruendosi una fama politica artificiale e raccontando cose non vere».[12]

Il 9 febbraio, Vital Kamerhe e la delegazione che lo accompagnava sono stati nuovamente impediti di decollare dall’aeroporto N’djili, a Kinshasa. Si sarebbero recati a Goma, nel Nord Kivu, con un volo regolare della compagnia CAA. Secondo Kamerhe, le autorità congolesi hanno deciso di arrestarlo e si detto «quasi sicuro che il suo atto di condanna è già stato firmato dal presidente Kabila». Dichiarazioni respinte dal ministro dell’Interno, Richard Muyej, affermando che Kamerhe non ha adempiuto le formalità di imbarco. Richard Muyej ha detto di non capire il modo di comportarsi di Kamerhe: «Avevamo concordato di incontrare lunedì o martedì per discutere della situazione al fine di superare le divergenze e di programmare il suo viaggio con tutta tranquillità. Come leader di un partito politico, ha il diritto di vedere la sua sicurezza garantita dal mio ministero».[13]

In questo divieto di viaggiare verso il Kivu, Kamerhe non vi vede che la volontà del potere di “escluderlo dal gioco politico” prima delle elezioni presidenziali del 2016. Egli infatti ha dichiarato: «Il presidente Joseph Kabila mi vuole escludere dal gioco politico. Perché impedirmi di andare a Goma per portare un messaggio di solidarietà e di riconciliazione al popolo del Nord-Kivu e del Sud-Kivu? Kabila ha già deciso di farmi condannare a tre anni di carcere per il mio contenzioso con Wiwine Moleka».[14]

Il 10 febbraio, in una dichiarazione, la delegazione dell’Unione Europea (UE) nella RDCongo ha chiesto il rispetto dei diritti dell’opposizione nella prospettiva delle prossime elezioni locali, provinciali, legislative e presidenziali che dovranno aver luogo fino a novembre 2016. L’UE ritiene importante tutelare l’esercizio della libertà di espressione, garantire uno spazio politico aperto e assicurare la libertà di movimento e l’indipendenza e l’imparzialità del potere giudiziario.
«La delegazione dell’UE ha preso atto con preoccupazione degli ostacoli e delle restrizioni di spostamento di cui alcuni politici dell’opposizione sono stati recentemente oggetto. L’ultimo caso riguarda il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese, Vital Kamerhe», riporta la dichiarazione dell’UE.

La delegazione europea ha inoltre «preso atto delle recenti risoluzioni per le quali l’Unione Interparlamentare ha espresso le sue preoccupazioni in merito a diversi casi di recenti molestie contro alcuni parlamentari», anche se non ha precisato a quali parlamentari si riferisse. «I partiti politici dovrebbero poter svolgere il ruolo previsto dalla Costituzione della RDCongo. Per questo, continueremo a seguire da vicino il processo elettorale», ha avvertito la delegazione.[15]

Il 12 febbraio, l’incontro tra una delegazione dell’UNC, partito di Kamerhe, il ministro dell’Interno e l’Agenzia Nazionale dell’Intelligence ha permesso che, dopo le divergenze tra lui e le autorità congolesi, Vital Kamerhe possa effettuare la sua visita nell’est del Paese, dove ha in programma di organizzare una carovana per la pace. Ne era stato impedito per due volte la settimana precedente.

«Il governo ci ha fatto presente la sua preoccupazione circa questo viaggio, in quanto l’est del Paese non è ancora sufficientemente pacificato, né sicuro. Abbiamo assicurato il governo della nostra intenzione di andarvi rispettando le leggi della Repubblica e nel libero esercizio dei nostri diritti fondamentali e inalienabili. Ora l’UNC può programmare i suoi viaggi non solo nell’est, ma su tutto il territorio del Paese», ha affermato André – Claudel Lubaya, membro dell’UNC.[16]


[2] Cf Xinua – Kinshasa, 27.12.’13 (via mediacongo.net)

[3] Cf Radio Okapi, 30.01.’14

[4] Cf Vusolo-Vwa-Mpipo – Business et Finances, 12.02.’14

[5] Cf Radio Okapi, 08.02.’14

[6] Cf 7sur7.cd – Kinshasa, 31.01.’14

[7] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa, 05.02.’14

[8] Cf Pitshou Mulumba – Le Potentiel – Kinshasa, 11.02.’14

[9] Cf Bertin Kangamotema – Le Potentiel – Kinshasa, 10.02.’14

[10] Cf La prospérité – Kinshasa – Africatime, 13.02.’14

[11] Cf Radio Okapi, 06.02.’14

[12] Cf Radio Okapi, 07.02.’14

[13] Cf Radio Okapi, 09.02.’14

[14] Cf Trésor Kibangula – jeune Afrique, 09.02.’14

[15] Cf AFP – Jeune Afrique, 11.02.’14

[16] Cf Radio Okapi, 13.02.’14