“Siamo accanto alla popolazione di Goma e stiamo cercando di dare l’aiuto che possiamo”: alla MISNA che lo raggiunge nella città dell’est congolese da ieri sotto pieno controllo dei ribelli del Movimento del 23 Marzo (M23), un missionario sottolinea la ferma volontà di restare al fianco dei civili nel capoluogo del Nord Kivu, ma non nasconde la gravità della situazione. “Non ci sono né luce né acqua – prosegue la fonte della MISNA che preferisce restare anonima – e con le vie di accesso alla città parzialmente chiuse ci sono ovviamente difficoltà nel reperire ciò di cui si ha bisogno”.
A Goma sono presenti molte congregazioni missionarie tra cui i saveriani, i padri bianchi, i carmelitani, i salesiani, i pallottini tra quelle maschili, e le Piccole sorelle di Gesù, le orsoline e le suore di San Vincenzo di Paola tra quelle femminili. “Una presenza significativa – dice alla MISNA da Kinshasa il nunzio apostolico, monsignor Adolfo Tito Yllana – che deve fare a sua volta i conti con la carenza di generi di prima necessità. Le scorte presenti nelle case dei missionari possono bastare per qualche giorno, a parte qualche collegamento attraverso il lago la città è pressoché isolata. E’ una crisi umanitaria dovuta a un insieme di fattori e la popolazione sta pagando ancora una volta il prezzo più alto”.
In questa situazione, mentre arrivano notizie di un allargamento del fronte e di un’avanzata dei ribelli, tra i missionari prevale un sentimento di impotenza unito al desiderio di stare vicini alla gente: “E’ certamente questo lo spirito che anima i missionari – dice alla MISNA padre Rino Benzoni, superiore generale dei saveriani – e la speranza è anche non si ritorni a una situazione di guerra aperta che coinvolga l’intera regione. Quanto sta avvenendo – conclude – non è soltanto un problema interno e dovrebbe richiedere un coinvolgimento più deciso delle istituzioni internazionali. Il fatto che ciò non avvenga lascia perplessi”.
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