Fonte: Nigrizia – 13 gennaio 2012
I vescovi della Repubblica democratica del Congo bocciano il processo elettorale che ha portato all’elezione del presidente Joseph Kabila e che va a ridisegnare (ma l’esito del voto legislativo non è ancora pubblico) il parlamento.
In un messaggio (leggilo in fracese), reso noto ieri sera che s’intitola “Il coraggio della verità”, la Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco), dopo l’assemblea plenaria straordinaria di lunedì e martedì scorsi, entra nel merito del voto del 28 novembre: «Stimiamo che il processo elettorale è stato macchiato di gravi irregolarità che rimettono in discussione la credibilità dei risultati pubblicati. Chiediamo agli organizzatori di avere il coraggio e l’onestà di trarre le conseguenze che s’impongono».
Facendo riferimento al rapporto finale della missione degli osservatori elettorali (circa 30mila) della Cenco, il documento dei vescovi sottolinea che «ci sono state numerose irregolarità, casi di imbrogli accertati e verosimilmente pianificati, pasticci, numerosi incidenti con morti e, in alcune situazioni, un clima di terrore voluto e utilizzato appositamente per riempire le urne (di voti fasulli, ndr)».
Di fronte a questo quadro, i vescovi sostengono che «riconoscere i propri errori è prova di grandezza. Ma se ci si prende il rischio di continuare a governare il paese come sfida, le tensioni interne, più o meno arginate finora, sfoceranno presto o tardi in una crisi grave e difficile da risolvere. È necessario dunque che, in un processo inclusivo, si privilegi la via del dialogo per l’interesse superiore della nazione congolese. È l’ora del coraggio della verità».
E ancora: «Non smetteremo di denunciare tutto ciò che mette in pericolo la costruzione di uno stato democratico. Non si costruisce uno stato di diritto in una cultura d’imbroglio, di menzogna, di terrore, di militarizzazione e di flagrante attacco alla libertà di espressione».
Infine la Conferenza episcopale rivolge specifiche raccomandazioni ai singoli soggetti.
Agli attori politici perché «diano prova di maturità politica e di avere la capacità di organizzarsi per assumersi pienamente la loro responsabilità»
Alla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) perché «abbia il coraggio di mettersi in discussione, di correggere i gravi errori, già severamente criticati, che hanno intaccato la fiducia del popolo, se non dimettersi».
Al parlamento perché «riveda urgentemente la composizione della Ceni che non ha più la fiducia del popolo e la integri con una rappresentanza della società civile per una maggiore indipendenza».
Al governo perché «tragga lezione da questa disfatta elettorale, smetta di attingere alle risorse pubbliche per degli interessi personali e si renda conto che il popolo vuole il cambiamento».
Alla comunità internazionale affinché «privilegi l’interesse del popolo congolese, non sia compiacente, sostenga il popolo nelle sua ricerca di giustizia e di pace, e lo rispetti nella sua autodeterminazione».
Sul voto erano intervenuti il 12 dicembre l’arcivescovo di Kinshasa, card. Laurent Monsengwo Pasinya, e mercoledì scorso don Pierre Bosangia, direttore del centro Lindonge di Kinshasa.
(rz)