Congo Attualità n. 472

IL RAPPORTO DEL GRUPPO DEGLI ESPERTI DELL’ONU PER LA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
(14 GIUGNO 2022)[1]

INDICE

1. LE FORZE DEMOCRATICHE ALLEATE (ADF)
a. Espansione territoriale delle ADF nel sud dell’Ituri
– Aumento della presenza e degli attacchi nel sud dell’Ituri
– Reclutamento e strumentalizzazione delle tensioni intercomunitarie nel sud del territorio di Irumu
b. Contatti internazionali: reclutamento e finanziamento
– Reclutamento
– Finanziamento
c. Rapporti con Daesh
2. IL MOVIMENTO DEL 23 MARZO (M23)
a. Il ritorno del Movimento del 23 marzo (M23) e dinamiche regionali
– Gli attacchi dell’M23 contro le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) e l’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura (ICCN)
– Comando, basi, reclutamento e armamento
b. Obiettivo e rivendicazioni del Movimento del 23 marzo e dinamiche regionali

1. LE FORZE DEMOCRATICHE ALLEATE (ADF)

a. Espansione territoriale delle ADF nel sud dell’Ituri

– Aumento della presenza e degli attacchi nel sud dell’Ituri

23. Le Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno iniziato ad allargare la loro area operativa nel sud dell’Ituri in modo più organizzato e coerente a partire dall’inizio del 2020, dopo che il campo di Madina, il più importante, era stato spostato in una zona situata tra il territorio di Beni e il sud del territorio di Irumu, in seguito alle operazioni militari dell’esercito congolese. In precedenza, la presenza temporanea delle ADF e le loro sporadiche incursioni nel sud dell’Ituri erano state motivate principalmente da esigenze di approvvigionamento.
24. Data la lontananza dell’accampamento di Madina dalle fonti di approvvigionamento, i capi delle ADF avevano deciso di stabilire un accampamento supplementare più a nord, nel territorio di Irumu, nel sud dell’Ituri. Denominato “Machine”, questo secondo accampamento era subito diventato importante ed era utilizzato per facilitare l’approvvigionamento dell’accampamento di Madina e, contemporaneamente, per attaccare la popolazione civile e le postazioni militari dell’esercito congolese a Kainama, impedendo a quest’ultimo di avvicinarsi all’accampamento di Madina. Il capo dell’accampamento denominato “Machine” Mzee Wa Kazi, alias Lumisa, che ha coordinato l’espansione delle ADF nell’Ituri insieme a Mzee Mayor, alias Nassa.
26. A partire da dicembre 2021, anche l’operazione Shuja, un’operazione militare congiunta degli eserciti congolese e ugandese contro le posizioni delle ADF, ha contribuito allo spostamento di alcuni gruppi ADF verso il sud dell’Ituri, dove le ADF hanno effettuato degli attacchi a scopo di diversione, rappresaglia e rifornimento.
27. Le ADF e il Daesh, quest’ultimo noto anche come Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL), hanno pubblicato vari comunicati sull’espansione delle ADF nel sud dell’Ituri (vedi allegato 7). Le ADF hanno diffuso diversi video girati nell’Ituri. Il primo, pubblicato in giugno 2021, mostra Salim Mohamed Rashid, un cittadino keniota arrestato dalle autorità congolesi nel mese di gennaio 2022.

Allegato 7:

L’espansione nel sud dell’Ituri ha occupato un ruolo di primo piano nelle comunicazioni delle ADF sui propri canali radio e nella diffusione di fotografie e video.
I più noti sono quattro video di decapitazioni, tutti girati nell’Ituri. Tre sono stati pubblicati in giugno 2021 e il quarto in agosto 2021, sebbene alcuni siano stati probabilmente girati prima. In totale, questi video mostrano l’esecuzione di oltre 40 persone civili e di un membro dell’esercito congolese. Due video presentano dei cittadini kenioti, tra cui Salim Mohamed Rashid, come autori di tali esecuzioni sommarie (vedi allegato 10). Nei video, Daesh è menzionato apertamente o attraverso dei suoi slogan. Per esempio: alcuni combattenti ADF gridano “Dawlah al Islam (Dawlah islamiyyah)” e altri rispondono “Baqiya”. Questi riferimenti hanno chiaramente lo scopo di sottolineare l’allineamento delle ADF con Daesh e incoraggiare il reclutamento nell’ambito di un pubblico esterno e internazionale.
Il primo video è stato diffuso il 5 giugno 2021. Salim Mohamed Rashid, vestito con un’uniforme dell’esercito congolese, viene visto decapitare un militare congolese insieme ad altri combattenti ADF, tra cui un bambino, molto probabilmente sotto i 10 anni, con un machete in mano. Alla fine del video, si vede il bambino colpire il corpo del militare congolese con il suo machete.
Salim Mohamed Rashid ha dichiarato al Gruppo che il video era stato girato verso febbraio 2021 a Mambelenga, ciò che è stato confermato da altri due ex combattenti ADF. Egli ha spiegato che, per eseguire la decapitazione, si è ispirato ai numerosi video di Daesh che aveva visto e che, anche se si era offerto volontario per effettuarlo, sapeva che tale gesto faceva parte della strategia delle ADF per attirare nuove reclute internazionali, data soprattutto la sua carnagione chiara e la sua capacità di parlare sia arabo che inglese. Nel video, Salim Mohamed Rashid proclama che lo Stato Islamico è venuto per uccidere gli infedeli e fa riferimento anche ad “America”, “Kenya” e Felix “Tshisekedi”. Egli dice anche che le ADF hanno giurato fedeltà al capo di Daesh e che gli avrebbero obbedito.
Gli altri tre video mostrano delle decapitazioni di massa. Due video mostrano la decapitazione di una decina di persone civili legate. I combattenti ADF che parlano in questi video giustificano queste decapitazioni per il fatto che le vittime avevano rifiutato di convertirsi all’Islam. Secondo un ex combattente ADF, queste decapitazioni sono probabilmente avvenute in giugno 2021, vicino all’accampamento “Machine”.
Degni di nota sono anche quattro video diffusi in agosto 2021 dalle ADF. Essi mostrano degli Hutu che incoraggiano altri Hutu dei territori di Masisi e di Rutshuru ad aderire alle ADF, per unire le forze e proteggersi. È interessante notare che questi video, che facevano chiaramente parte della strategia ADF di reclutamento degli Hutu dell’Ituri (vedi allegato 8 sotto), sono stati pubblicati proprio in un momento in cui la maggior parte delle reclute hutu avevano iniziato a fuggire dagli accampamenti delle ADF.

28. A partire dalla metà del 2021, le ADF hanno effettuato degli attacchi anche sulla strada tra Beni e Butembo, nel territorio di Beni e nel distretto di Bashu, in reazione alle operazioni militari effettuate dall’esercito congolese in collaborazione con le truppe della Missione ONU nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO ) contri gli accampamenti ADF situati nei dintorni di Mwalika e gestiti da Amigo e Abwakasi. Le ADF hanno attaccato anche vari villaggi del distretto di Watalinga, in prossimità del quartier generale dell’operazione Shuja, nel settore di Rwenzori e nei dintorni delle cittadine di Mamove e di Oicha, dove hanno conservato alcuni accampamenti.
29. Benché costrette a dividersi in gruppi più piccoli, le ADF hanno conservato la loro capacità di resistenza e di adattamento, ciò che dà loro la possibilità di continuare ad effettuare degli attacchi, a volte in modo simultaneo, rapido e ripetitivo, secondo le diverse situazioni.
Secondo la MONUSCO, a partire dal 2021, le ADF hanno ucciso più di 1.300 persone civili. Gli attacchi ai villaggi e i massacri di persone civili fanno parte di una strategia adottata dalle ADF e che consiste nel compiere atti di rappresaglia contro la popolazione civile, per scoraggiare l’esercito e obbligarlo a mettere fine alle operazioni militari contro di loro o, almeno, per disorientarlo e allontanarlo da quelle zone considerate più vitali, come i dintorni dei loro principali accampamenti.

– Reclutamento e strumentalizzazione delle tensioni intercomunitarie nel sud del territorio di Irumu

30. La strategia di espansione delle ADF nell’Ituri ha richiesto un’intensificazione del reclutamento di nuove leve, anche nelle zone recentemente occupate. A tal fine, le ADF hanno strumentalizzato i conflitti esistenti tra la comunità autoctona Nyali-Tchabi e la comunità immigrata degli Hutu, denominati anche Banyabwisha.
31. Sebbene inizialmente le ADF avessero stretto un’alleanza con i capi Nyali-Tchabi, all’inizio del 2021 le ADF hanno cominciato a reclutare nuove leve all’interno della comunità hutu, con la collaborazione di un certo Kamari, diventato poi il responsabile delle reclute hutu all’interno degli accampamenti delle ADF.
32. Le ADF hanno reclutato e formato più di 100 Hutu. Le reclute hutu sono state regolarmente utilizzate come combattenti ADF, in particolare durante gli attacchi alle cittadine di Boga e Tchabi in maggio 2021. In seguito a una certa delusione e scontentezza, in luglio 2021, molte reclute hutu hanno iniziato a fuggire dagli accampamenti ADF.
33. Già nel mese di luglio 2021, l’esercito congolese ha iniziato a utilizzare molte di queste reclute hutu fuggite dalle ADF, come collaboratori per combattere le stesse ADF (vedi allegato 8).

Allegato 8:

Le ADF hanno strumentalizzato le tensioni intercomunitarie esistenti tra i membri delle comunità autoctone, soprattutto quella dei Nyali-Tchabi, e i membri della comunità hutu (Banyabwisha), con l’obiettivo di stringere determinate alleanze, in vista di un reclutamento di nuove leve locali.
Secondo un ex combattente, le ADF hanno organizzato degli attacchi contro gli Hutu, in modo che i Nyali-Tchabi, con i quali erano già in contatto, sarebbero stati poi accusati di questi attacchi e le ADF potessero quindi prendere dei contatti con gli Hutu. Questo ex combattente ADF ha spiegato che tra gli aggressori c’erano dei combattenti ADF, tra cui delle reclute e delle guide Nyali, e dei taglialegna (noti anche come “bombardieri”). L’attacco principale ha avuto luogo l’8 settembre 2020, a Payi Payi. Dopo l’attacco, Mzee Mayor e Bonge la Chuma si sono incontrati con i capi hutu per offrire loro una protezione in cambio di una collaborazione e di nuove reclute. Il primo gruppo di reclute hutu è stato presentato alle ADF all’inizio del 2021 da Kamari, un hutu che, in seguito, è diventato il principale reclutatore di nuove leve hutu e il loro responsabile all’interno degli accampamenti delle ADF.
Secondo vari ex combattenti ADF, le reclute hutu sono state inviate in diversi accampamenti delle ADF, ma la maggior parte di esse sono state utilizzate per gli attacchi ai villaggi della zona, tra cui quelli di Boga e Tchabi, nella notte tra il 30 e il 31 maggio 2021. In questi due attacchi, che si sono protratti nella zona circostante per un’intera settimana, sono rimaste uccise più di 80 persone civili, per lo più membri delle comunità Hema e Nyali-Tchabi.
Il reclutamento di giovani hutu e la loro partecipazione agli attacchi hanno accresciuto le tensioni intercomunitarie e riacceso i discorsi anti-hutu, ciò che ha provocato numerosi atti di violenza, tra cui il linciamento di 11 Hutu, il 1° luglio 2021, a Komanda.
Questa campagna di reclutamento è stata oggetto di diversi video e materiali propagandistici diffusi dalle ADF attraverso i loro canali interni o privatamente da combattenti ADF (vedi allegato 13). Kamari appare in un video, vestito con un’uniforme dell’esercito congolese e con una sciarpa intorno alla testa, mentre si rivolgeva a un folto gruppo di persone e cercava di convincerle ad accettare di far parte delle ADF.

b. Contatti internazionali: reclutamento e finanziamento

34. Il gruppo di esperti ha raccolto informazioni su diverse persone responsabili del reclutamento e del finanziamento delle ADF in Sud Africa, Burundi, Kenya, Somalia e Tanzania.

– Reclutamento

35. Degli ex combattenti ADF hanno segnalato la presenza di punti focali e di reclutatori nella regione dell’Africa centrale, in particolare lungo le coste del Kenya e della Tanzania e in Burundi.
I reclutatori hanno promosso il reclutamento di nuove leve, facendo false promesse di lavoro nella Repubblica Democratica del Congo, in particolare nelle miniere d’oro. Le stesse fonti riferiscono il reclutamento di nuove leve anche da parte di esponenti religiosi o di fedeli musulmani in moschee e scuole, in particolare a Mombasa (Kenya) e a Bujumbura (Burundi).
36. Le ADF hanno utilizzato i social media (Facebook, WhatsApp e Telegram) inserendosi in gruppi online che diffondevano propaganda terrorista, incoraggiando i loro membri a far parte della jihad nella Repubblica Democratica del Congo o in Mozambico. Alcuni di questi gruppi online erano composti da persone collegate con Daesh. Due capi delle ADF, Meddie Nkalubo e Abwakasi, hanno svolto un ruolo chiave in queste attività di propaganda online. Ad esempio, Hytham S.A. Alfar, un giordano arrestato vicino a Butembo in settembre 2021, e Salim Mohamed Rashide, un keniano arrestato in RDCongo in febbraio 2022, hanno affermato di essere stati in contatto con Nkalubo e Abwakasi ancor prima di recarsi negli accampamenti delle ADF (vedi allegato 10). Salim ha spiegato di aver deciso di raggiungere le ADF, dopo diversi tentativi falliti di far parte di Daesh in Mozambico, in Somalia e nella Repubblica araba siriana.

Allegato 10:

Hytham S.A. Alfar, cittadino giordano, è arrivato nell’accampamento delle ADF guidato da Abwakasi alla fine di agosto 2021, poco dopo essere arrivato nella Repubblica Democratica del Congo via Kalemie, provincia del Tanganica, il 14 agosto 2021, passando poi per Goma e Butembo. È stato arrestato nel mese di settembre 2021, vicino a Butembo, territorio di Beni, dopo essere fuggito dall’accampamento delle ADF situato a Mwalika. È il primo cittadino mediorientale la cui presenza tra le file delle ADF è stata confermata dal Gruppo degli esperti, che l’ha intervistato a più riprese, in gennaio e febbraio 2022.
Hytham S,A, Alfar ha dichiarato di aver fatto molti viaggi negli ultimi anni, tra cui quello in Australia, dove ha vissuto per diversi anni, prima di essere espulso per essersi rifiutato di testimoniare davanti a un tribunale. Ha visitato anche il Kosovo, dove ha vissuto per circa un anno. Si è recato a Brunei, Indonesia, Malesia, Arabia Saudita, Tanzania e Turchia.
Secondo la sua testimonianza, in molti di questi paesi egli è entrato in contatto con membri di Daesh, ma il Gruppo non ha potuto confermarlo. Sul suo passaporto, c’è un timbro d’ingresso in Turchia  con una data del mese di marzo 2020, ma non c’è alcun timbro di uscita da quel Paese, il che pone la questione di come e quando sia ripartito. Il timbro seguente sul suo passaporto è di luglio 2020, quando è entrato in Kosovo, quindi più di tre mesi dopo il suo ingresso in Turchia. Inoltre, poco prima del suo arresto, in settembre 2021, Hytham S.A. Alfar aveva cercato un volo per la Libia, sulla rete Internet del suo cellulare.
Durante la sua intervista, Hytham S.A. Alfar ha ammesso di essere stato in contatto con membri di Daesh attraverso i social media, ma ha negato di essere membro di Daesh. Ha riferito che, attraverso i social media, era stato contattato da un membro di uno di quei gruppi utilizzati dai membri di Daesh, in luglio 2021, quando si trovava in Tanzania, più precisamente nella zona di Lindi, nota per essere un punto di transito per i combattenti che tentano di raggiungere l’ASWJ in Mozambico.
Hytham S.A. Alfar ha inoltre spiegato che quell’individuo, la cui identità resta ancora sconosciuta, gli ha consigliato di recarsi nella Repubblica Democratica del Congo, per appoggiare le ADF attraverso un sofisticato sistema finanziario fondato sul commercio dell’oro, sulla cripto valuta (la moneta virtuale usata su internet) e sui contatti con uomini d’affari e intermediari di Europa, Asia e Sud Africa. Tuttavia, al momento della stesura di questo rapporto, il Gruppo degli esperti non ha potuto confermare la veridicità delle informazioni fornite da Hytham S.A. Alfar. Inoltre, i dettagli tecnici forniti da Hytham S.A. Alfar in merito alla cripto valuta e al commercio dell’oro erano in gran parte imprecisi. Benché Hytham S.A. Alfar abbia affermato di aver visto nelle ADF (e in Daesh) una grande opportunità di fare affari, il Gruppo degli esperti non è stato in grado di stabilire i veri motivi della presenza di Hytham. S. A. Alfar presso le ADF e la natura delle sue attività durante le poche settimane trascorse con le ADF. Hytham SA Alfar. ha infine detto al Gruppo degli esperti che ha abbandonato le ADF, perché non era soddisfatto delle condizioni di vita che vi aveva trovato.

Salim Mohamed Rashid, cittadino keniota, ha raggiunto le ADF nel mese di dicembre 2020 ed è stato arrestato in gennaio 2022, nei pressi di Mamove, territorio di Beni, dalle autorità della Repubblica Democratica del Congo. Egli ha detto di essere arrivato nella Repubblica Democratica del Congo con altri due, o forse tre, cittadini kenioti che stavano cercando il “vero Islam”.
Prima del suo arrivo nella Repubblica Democratica del Congo, Salim Mohamed Rashid era stato in contatto con dei reclutatori di Daesh e aveva cercato di raggiungerli per ben due volte: la prima volta nel 2016, quando aveva tentato di recarsi in Siria dalla Turchia, ma era stato arrestato e rimandato in Kenya dalle autorità turche e una seconda volta nel 2019, quando aveva tentato di andare in Sudan, ma fu arrestato all’aeroporto di Mombasa mentre stava per partire. Salim Mohamed Rashid ha ammesso che, dopo questi tentativi falliti, stava valutando altre possibilità per entrare a far parte di Daesh, tra cui l’adesione all’ASWJ in Mozambico, ma ha poi deciso di raggiungere le ADF nella RDCongo, come alternativa più fattibile.
Secondo Salim Mohamed Rashid, lui e molte altre reclute, tra cui i suoi compagni di viaggio, sono rimasti molto delusi delle ADF, a causa sia delle dure condizioni di vita che vigevano negli accampamenti, sia di alcune divergenze ideologiche con i capi delle ADF. Salim Mohamed Rashid ha dichiarato che, quando ha tentato di parlarne direttamente anche con Musa Baluku, quest’ultimo ha ordinato di imprigionarlo per diversi mesi in una “prigione” delle ADF situata in un accampamento vicino a Mamove. Dopo essere uscito dal carcere, nel mese di gennaio 2022 egli è riuscito a fuggire dall’accampamento in cui si trovava, ma è stato arrestato dalle autorità della Repubblica Democratica del Congo pochi giorni dopo.

37. Il giuramento di fedeltà delle ADF a Daesh e il loro progetto di allineamento con quest’ultimo hanno consentito alle ADF di aumentare la loro notorietà presso i circoli radicalizzati internazionali. Le ADF hanno quindi sfruttato questa notorietà, per attirare nuove reclute straniere altamente radicalizzate. L’adesione alle ADF della RDCongo appare come una possibile opzione per le persone che desiderano aderire a Daesh, alla pari delle altre adesioni a Daesh in Libia, Mozambico, Somalia e Repubblica araba siriana. Tuttavia, diverse reclute, tra cui Salim e Hytham, sono rimaste deluse per le dure condizioni di vita e per le divergenze ideologiche e hanno presto deciso di abbandonare le ADF.

– Finanziamento

38. Il Gruppo degli esperti ha rilevato che le ADF hanno ricevuto finanziamenti da individui residenti all’estero, tramite intermediari residenti in RD Congo e in Uganda. Almeno dal 2018, delle persone residenti in Sud Africa e nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord inviano fondi alle ADF, effettuando trasferimenti di denaro tramite bonifici bancari internazionali e conti bancari diretti su telefoni cellulari.
39. Il Gruppo ha esaminato delle ricevute di bonifici internazionali in cui risulta che Waleed Ahmed Zein designato, il 7 settembre 2018, come terrorista internazionale dagli Stati Uniti d’America, ha trasferito dei fondi, almeno una volta nel 2018, a un individuo residente in Uganda, ma stretto collaboratore di Nkalubo, uno dei capi delle ADF in RDCongo. Nel 2019 e nel 2020, delle persone del gruppo di Nkalubo hanno ricevuto più di 50.000 $ dal Sud Africa, attraverso trasferimenti bancari mediante conti su telefoni mobili.
Il Gruppo ha saputo che alcuni dei mittenti residenti in Sud Africa avevano ricevuto dei fondi da Abdirizak Mohamed Abdi Jimale, recentemente condannato da un tribunale militare della Somalia per aver finanziato Daesh in Somalia.
40. Ghislaine Kavira Sikakulya, alias Shengazi o Shenga Yalala, una donna con due nazionalità, congolese e ugandese, e membro di spicco delle ADF, arrestata in ottobre 2021 a Bunia, aveva frequenti contatti telefonici con il capo delle ADF, Seka Baluku e con il suo vice, Lukwago Hood, alias Pierro. Fino a poco tempo fa, ha ricevuto trasferimenti di denaro da un individuo residente a Londra, tramite conto bancario su cellulare mobile.
41. Benjamin Kisokeranio, stretto consigliere del fondatore delle ADF Jamil Mukulu, e la sua seconda moglie, Nahimana Amina, tra il 2017 e il 2019 hanno ricevuto dei trasferimenti internazionali, da una persona residente a Londra. Kisokeranio ha ammesso che la persona in questione inviava del denaro alle ADF tramite i suoi parenti sin dal 2010.
42. Il Gruppo degli esperti ha esaminato i trasferimenti di denaro inviati dalla Repubblica Democratica del Congo mediante Airtel Money su una SIM appartenente a un combattente delle ADF, che quest’ultimo aveva perduto durante gli scontri con le FARDC in ottobre 2021. Solo tra luglio e metà ottobre 2021, più di 60.000 $ sono transitati attraverso l’account associato a quella SIM. Il denaro è stato inviato sul conto in questione da tre numeri congolesi. Successivamente, i fondi sono stati trasferiti su conti associati ad almeno altri 40 numeri telefonici. Un numero congolese era collegato al cellulare che è stato usato per innescare l’esplosione di un ordigno a Oicha. Altri numeri appartenevano a dei combattenti e a dei delle ADF, tra cui Nkalubo e Abwakasi, che hanno ricevuto rispettivamente circa 6.000 $ e 4.000 $.

c. Rapporti con Daesh

43. Il gruppo di esperti ha potuto constatare che i primi contatti tra le ADF e il Daesh hanno avuto luogo già nel 2017, particolarmente attraverso Meddie Nkalubo. Kisokeranio ha confermato che Baluku aveva giurato fedeltà a Daesh già nel 2017 e che ciò era stato il motivo principale della sua separazione dalle ADF.
44. Nel mese di marzo 2022, le ADF hanno rinnovato la loro fedeltà a Daesh, in seguito alla morte del capo dell’organizzazione, Abu Ibrahim Al-Qurashi, un mese prima. Dopo la morte di quest’ultimo, il 3 febbraio 2022, le ADF hanno rinnovato il loro giuramento di fedeltà (bay’ah) al nuovo capo di Daesh, Abu al-Hassan al-Hashimi al-Qurayshi, in marzo 2022.
45. I contatti tra le ADF e Daesh si sono intensificati sempre più. Le rivendicazioni di Daesh concernenti degli attacchi commessi nella Repubblica Democratica del Congo sono state più numerose e specifiche e sono state trasmesse più rapidamente (vedi allegato 13).

Allegato 13:

Dal 2021, le comunicazioni di Daesh, tra cui fotografie e video, che rivendicano per conto della Provincia dello Stato Islamico dell’Africa Centrale (ISCAP) delle attività e egli attacchi attribuiti alle ADF sono diventate sempre più numerose, precise e rapide. Ciò può indicare un rafforzamento dei legami di comunicazione tra le ADF e Daesh, entrambi bisognosi di comunicare sulle attività e sui “successi” delle ADF, per rafforzare l’impressione di un forte ancoraggio di Daesh in Africa centrale, proprio mediante le ADF.
Tra il 2019 e il 2020, Daesh aveva diffuso circa 110 comunicazioni, mentre nel 2021 e fino al 30 marzo 2022, Daesh ha diffuso circa 170 comunicazioni riguardanti più di 150 incidenti.
Nel 2021, oltre a mostrare delle operazioni di attacchi contro le popolazioni civili “infedeli”, le comunicazioni di Daesh hanno riservato ampio spazio anche ai diversi aspetti della vita quotidiana (istruzione, preghiera, pasti) dei membri delle ADF, al fine di promuovere un’immagine esaltante delle stesse ADF, la loro devozione all’Islam e il loro allineamento con l’ISIL. Lo scopo di questa propaganda è stato quello di incoraggiare il reclutamento di nuove leve all’interno dei circoli jihadisti/radicalizzati, in modo che le potenziali reclute avessero l’impressione che, aderendo alle ADF, avrebbero incontrato il vero Islam e/o Daesh.

46. Secondo diverse fonti, Daesh avrebbe fornito alle ADF un’orientazione ideologica e avrebbe sostenuto, coordinato o diretto i suoi affiliati, cioè le Forze Democratiche Alleate (ADF) nella Repubblica Democratica del Congo e Ahl al-Sunna wal-Jama’a (ASWJ ) in Mozambico, tramite il suo ufficio Al-Karrar, nel Puntland, in Somalia, ospitato da Daesh in Somalia.Ciò sarebbe confermato dal fatto che, in una registrazione audio trasmessa sul canale di propaganda privato delle ADF in febbraio 2022, Musa Baluku, capo supremo delle ADF, ha affermato di essere in contatto con Daesh in Somalia.
47. Benché non escluda l’esistenza di legami e contatti tra le ADF e l’ufficio Al-Karrar di Daesh o Daesh in Somalia, il Gruppo degli esperti non ha potuto confermarli, almeno fino al momento della stesura del presente documento. Inoltre, il Gruppo non ha potuto constatare l’esistenza di un appoggio diretto di Daesh alle ADF, sia finanziario che materiale o umano, né ha potuto confermare che Daesh esercitasse un comando e un controllo sulle ADF.

2. IL MOVIMENTO DEL 23 MARZO (M23)

a. Il ritorno del Movimento del 23 marzo (M23) e dinamiche regionali

– Gli attacchi dell’M23 contro le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) e l’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura (ICCN)

58. Dopo la sua sconfitta nel 2013, il Movimento del 23 marzo (M23) si era diviso in due fazioni: l’Esercito Rivoluzionario del Congo (ARC), guidato da Bertrand Bisimwa, e l’Alleanza per la Salvezza del Popolo (ASP), diretta da Jean -Maria Runiga. Gli ex combattenti dell’M23/Bisimwa si erano ritirati in Uganda e gli ex combattenti dell’M23/Runiga erano fuggiti in Ruanda.
In dicembre 2013, l’M23 aveva firmato un accordo con le autorità congolesi sullo scioglimento dell’M23 come gruppo armato. Questo accordo stabiliva le regole per la smobilitazione e la smilitarizzazione dell’M23, il reinserimento sociale dei suoi membri e un’amnistia condizionata.
59. In gennaio 2017, tuttavia, l’M23/ARC ha iniziato a ricostituirsi quando vari dei suoi combattenti guidati dal “generale” Sultani Makenga hanno abbandonato il centro di Bihanga, in Uganda, per creare una loro base sul monte Sabinyo, nel parco nazionale del parco dei Virunga, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RD Congo).
60. L’M23/ARC è rimasto inattivo fino all’inizio di novembre 2021, quando ha ingaggiato una prima serie di attacchi contro le posizioni delle Forze Armate della RD Congo (FARDC) e dell’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura (ICCN), vicino al confine tra Repubblica Democratica del Congo, Ruanda e Uganda, uccidendo delle guardie forestali dell’ICCN e dei soldati delle FARDC e rubando armi, uniformi, mezzi di comunicazioni e viveri, rafforzando così le sue capacità militari.
61. Dopo un mese di relativa calma, l’M23/ARC ha lanciato nuovi attacchi contro le posizioni delle FARDC e dell’ICCN a Rutshuru, verso la fine di dicembre 2021 e, di nuovo, verso la fine di gennaio 2022. La frequenza, la durata e l’intensità degli attacchi dell’M23/ARC hanno seguito una curva ascendente come, del resto, è successo anche per il numero delle vittime membri delle FARDC.

– Comando, basi, reclutamento e armamento

64. Gli attacchi del 2021 e del 2022 sono stati organizzati sotto il comando militare del “generale” Makenga, mentre il “colonnello” Yusuf Mboneza ha coordinato le operazioni sul posto. Costretto dalle autorità ugandesi a lasciare Kampala il 5 gennaio 2022, Bisimwa è rimasto il capo politico dell’M23/ARC.
65. La base dell’M23/ARC era situata sul Monte Sabinyo, nella Repubblica Democratica del Congo (RD Congo), vicino al confine tra RD Congo, Ruanda e Uganda, ciò che l’ha enormemente avvantaggiato, assicurandogli la possibilità de vie di ingresso e di uscita. L’M23/ARC disponeva anche di un’altra base sul Monte Visoke, sempre nella RD Congo, vicino al confine con il Ruanda e a breve distanza dal confine tra il Ruanda e l’Uganda.
66. A partire da novembre 2021, l’M23/ARC ha iniziato un’operazione di reclutamento a Bihanga (Uganda), dov’era fuggito nel 2013 e, da gennaio 2022, ha iniziato a reclutare anche nei territori di Masisi e di Rutshuru (RD Congo) e in Ruanda, il che gli ha permesso di rafforzare le sue truppe. Se si stima che il numero dei combattenti dell’M23 implicati negli attacchi organizzati tra novembre 2021 e gennaio 2022 fosse di circa 100 – 200 unità, i combattenti che hanno partecipato all’attacco di Bunangana, il 29 marzo 2022, erano almeno 400, ai quali occorre aggiungere gli altri combattenti che, sempre nello stesso giorno, sono stati visti nei pressi di Matebe e sulla strada Rugari-Kibumba.
67. Se la maggioranza dei combattenti dell’M23/ARC erano originari del Masisi, c’erano anche dei Banyamulenge del Sud Kivu, ma provenienti dall’Uganda dove si erano rifugiati, dei ruandesi e degli individui che parlavano lingala.
Le forze armate e le forze di sicurezza della RD Congo hanno segnalato la presenza, nei campi-base dell’M23/ARC situati in RD Congo, di individui che indossavano uniformi delle Forze di Difesa Ruandesi (RDF), ciò che è confermato da immagini aeree e da prove fotografiche. Tuttavia, il governo ruandese ha categoricamente smentito qualsiasi tipo di appoggio, attivo o passivo, all’M23/ARC da parte dell’RDF.
68. L’M23/ARC è ben equipaggiato e dispone di fucili d’assalto tipo AK, di armi automatiche PKM, di fucili mitragliatori, di mitragliatrici pesanti da 12,7 mm, di lanciarazzi, di mortai da 60 mm e di binocoli per la visione notturna. Parte di questo equipaggiamento militare è stato recuperato dall’M23/ARC durante i suoi attacchi contro le posizioni delle FARDC. Ad esempio: negli attacchi del 24 e 25 gennaio 2022, l’M23 ha recuperato 32 fucili d’assalto di tipo AK, due PKM, due casse di munizioni per fucili d’assalto di tipo AK, tre casse di munizioni PKM, un RPG e delle divise militari delle FARDC.

b. Obiettivo e rivendicazioni del Movimento del 23 marzo e dinamiche regionali

69. I recenti attacchi dell’M23/ARC derivano, in particolare, dalla mancanza di progressi nell’attuazione delle Dichiarazioni di Nairobi firmate il 12 dicembre 2013 (cfr. allegato 35).
Delle timide negoziazioni tra il governo congolese e una delegazione dell’M23, iniziate in settembre 2020 e proseguite per 14 mesi, si sono progressivamente arenate.
Sei combattenti dell’M23/ARC che sono stati catturati dalle FARDC hanno affermato che il piano di Makenga era quello di attaccare e di occupare le città di Bunangana, Rutshuru e Rumangabo, bloccare la strategica strada Goma-Rutshuru e ed entrare nella città di Goma, capoluogo del Nord Kivu,al fine di costringere il governo ad accettare le richieste avanzate dall’M23/ARC in materia di amnistia, ritorno in RD Congo, integrazione nell’esercito regolare, assegnazione di posti politici e restituzione dei beni.

Allegato 35:

La delegazione dell’M23 era composta da Benjamin Mbonimpa, Laurens Kanyuka e Castro Mbera.
In merito alle Dichiarazioni di Nairobi, va ricordato che esse non facevano alcun riferimento all’integrazione dell’M23 nelle FARDC né alla concessione di responsabilità politiche riservate agli ex membri civili dell’M23.
D’altra parte, il 27 settembre 2013, la RD Congo aveva emesso un comunicato stampa con la lista dei comandanti e altre personalità appartenenti o associate all’M23 che non avrebbero potuto essere integrate nelle FARDC o ricevere dei ruoli politici. Degli ex-FARDC e il colonnello Makenga Sultani compaiono in quella lista.
Va inoltre ricordato che i colloqui di Kampala tra il Movimento del 23 Marzo e il governo congolese si conclusero il 12 dicembre 2013 non con un accordo tra le due parti, ma con due dichiarazioni separate:

Estratto della Dichiarazione del Movimento del 23 Marzo (M23) sugli impegni presi al termine dei colloqui di Kampala:
1. Fine della ribellione
L’M23 conferma di rinunciare alla sua ribellione.
2. Amnistia

2.1. L’M23 accetta che, per poter usufruire dell’amnistia, ogni membro dell’M23 dovrà personalmente impegnarsi, per iscritto, a rinunciare definitivamente al ricorso alle armi e all’adesione a un movimento insurrezionale, come mezzi per far prevalere qualsiasi sua rivendicazione.
2.2. Qualsiasi violazione di tale impegno renderà automaticamente l’amnistia accordata nulla e non avvenuta, privando chi l’abbia commessa del diritto a qualsiasi futura amnistia.
3. Disposizioni transitorie di sicurezza
3.1. L’M23 si impegna a seguire e ad attuare le misure transitorie di sicurezza, tra cui l’acquartieramento, il disarmo, la smobilitazione e il reinserimento sociale dei suoi ex combattenti.
4. Liberazione dei prigionieri

4.1. Dalla firma di questa dichiarazione, l’M23 si impegna a fornire un elenco dei suoi membri fatti prigionieri per atti di guerra e di insurrezione.
5. Trasformazione dell’M23
I membri dell’M23 si riservano il diritto di cambiare nome e di costituirsi in partito politico nel rispetto della Costituzione e delle leggi della Repubblica Democratica del Congo.
6. Ritorno e reinserimento dei rifugiati e degli sfollati interni

Per favorire il ritorno dei rifugiati, dei rappresentanti dell’M23 saranno inclusi nella struttura nazionale competente per le questioni dei rifugiati.
7. Beni espropriati, estorti, derubati, saccheggiati e distrutti
Dei rappresentanti dell’M23 saranno inclusi nella Commissione che il governo istituirà per identificare i beni espropriati, estorti, derubati, saccheggiati e distrutti, esaminare tutti questi casi e riferire ai tribunali competenti, al fine di ripristinare i legittimi proprietari nei loro diritti.
8. Riconciliazione nazionale e giustizia

8.1. In base al principio di inclusione, dei rappresentanti dell’M23 faranno parte della Commissione nazionale di riconciliazione che sarà istituita dal Governo.
8.2. L’M23 accetta che, tenuto conto delle atrocità e delle altre gravi violazioni dei diritti umani commesse nell’est della RDCongo  e al fine di porre fine all’impunità, siano avviate delle procedure giudiziarie contro i presunti autori di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, crimini di genocidio, violenze sessuali e arruolamento di bambini soldato.
9. Meccanismo di attuazione, monitoraggio e valutazione
Per l’attuazione dei suoi impegni, l’M23 designerà un coordinatore incaricato del suo monitoraggio in collaborazione con il meccanismo nazionale di monitoraggio, istituito in virtù dell’accordo quadro per la pace, la sicurezza e la cooperazione nella RDCongo, firmato ad Addis Abeba, Etiopia, il 24 febbraio 2013.

Estratto della Dichiarazione del Governo congolese sugli impegni presi al termine dei colloqui di Kampala:
Articolo 1: Amnistia.
1.1. Il Governo si impegna a concedere l’amnistia ai membri dell’M23 per atti di guerra e di insurrezione, per il periodo compreso entro il 1° aprile 2012 e il giorno della firma del documento.
1.2. Conformemente al diritto nazionale e internazionale, l’amnistia non copre i crimini di genocidio, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità, tra cui la violenza sessuale, il reclutamento di bambini soldato e altre gravi violazioni dei diritti umani.
1.3. Per poter usufruire dell’amnistia, ogni membro dell’M23 dovrà personalmente impegnarsi, per iscritto, ad astenersi definitivamente dal ricorso alle armi e/o dalla partecipazione a un movimento insurrezionale al fine di difendere qualsiasi tipo di rivendicazione. Qualsiasi violazione di questo impegno rende automaticamente nulla l’amnistia così concessa e escluderebbe l’autore di questa violazione dal poter usufruire di qualsiasi amnistia successiva.
Articolo 2: Disposizioni transitorie di sicurezza.
2.1. Il governo si impegna a rispettare e ad applicare le disposizioni transitorie di sicurezza, tra cui l’acquartieramento, il disarmo, la smobilitazione e il reinserimento sociale degli ex combattenti dell’M23.
Articolo 3: Liberazione dei prigionieri.
3.1. Il Governo si impegna a liberare i prigionieri dell’M23 catturati per fatti di guerra e di insurrezione, la cui lista gli sarà comunicata dall’M23. Il Governo li consegnerà al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR​​), che provvederà al loro ricongiungimento familiare.
Articolo 4: Trasformazione dell’M23.
Il Governo si impegna a rispondere favorevolmente a un’eventuale richiesta dell’M23 di costituirsi in partito politico, conformemente alla Costituzione e alle leggi della RDCongo.
Articolo 6: Il ritorno e l’insediamento dei rifugiati e degli sfollati interni.
6.1. Il governo si impegna per una rapida attuazione degli accordi sul rimpatrio dei rifugiati firmati con gli Stati vicini e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (HCR) e per il ritorno degli sfollati interni nei loro villaggi.
6.3. Per ciascuna zona di ritorno dei rifugiati, il governo si impegna a:
(I) rendere sicure, viabili e attrattive queste zone,
(II) accelerare il dispiegamento della Polizia di prossimità,
(III) accelerare l’attuazione di progetti di sviluppo delle entità di base e di reinserimento sociale,
(IV) rilanciare ed estendere i comitati locali di conciliazione,
(V) presentare un piano d’azione dettagliato per il ritorno dei rifugiati e degli sfollati interni.
6.4 . Per favorire il ritorno dei rifugiati, il governo si impegna a includere dei rappresentanti dell’ex M23 nella struttura nazionale responsabile per le questioni dei rifugiati.
Articolo 7: Beni spogliati, estorti, rubati, saccheggiati e distrutti.
7.1. Il governo si impegna a istituire una Commissione incaricata di individuare i beni spogliati, estorti, rubati, saccheggiati e distrutti, di esaminare tutti questi casi e di riferire ai tribunali competenti, al fine di ristabilire i proprietari nei loro diritti legittimi.
7.2. Tale Commissione sarà composta in modo rappresentativo e inclusivo, tenendo conto delle principali parti interessate, tra cui i rappresentanti dell’ex M23.
Articolo 8: Riconciliazione nazionale e giustizia.
8.1 Il Governo s’impegna a istituire una Commissione nazionale di riconciliazione per:
(I) promuovere la riconciliazione nazionale e la risoluzione pacifica dei conflitti,
(II) approvare una legge contro la discriminazione etnica e l’incitazione all’odio.
(III) risolvere i conflitti inter-etnici, compresi i conflitti fondiari,
(IV) offrire un’educazione civica per promuovere una coesistenza pacifica, per comprendere meglio i diritti e i doveri di cittadinanza e per rafforzare il patriottismo.
8.2. La Commissione nazionale di riconciliazione sarà composta da persone integre e rappresentative, selezionate nel rispetto dei principi di equità, inclusione e uguaglianza. Saranno inclusi i rappresentanti dell’M23.
8.3. La Commissione nazionale di riconciliazione sarà sotto la suprema autorità del Presidente della Repubblica e sotto la supervisione diretta del Primo Ministro.
8.4. Considerate le atrocità e le altre gravi violazioni dei diritti umani commesse nell’est della Repubblica Democratica del Congo e per porre fine all’impunità, il Governo farà sì che si intraprendano delle procedure giudiziarie contro qualsiasi presunto autore di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, crimini di genocidio, violenza sessuale e arruolamento di bambini soldato.
Articolo 9: Governance e riforme socioeconomiche.
Secondo l’accordo quadro del 24 febbraio 2013, il governo riafferma il suo impegno a proseguire le riforme strutturali e istituzionali, tra cui la riforma dei settori della sicurezza, della pubblica amministrazione, della finanza pubblica, della giustizia e della gestione delle risorse naturali, senza dimenticare l’attuazione del decentramento e rendendo effettive le condizioni di una governance locale in linea con le esigenze della Costituzione e delle leggi in vigore, tra cui la disposizione relativa all’attribuzione alle province del 40 % delle entrate di carattere nazionale.
Articolo 10: Attuazione delle conclusioni del riesame dell’accordo di pace del 23 marzo 2009.
Il governo ribadisce il suo impegno per portare a termine l’attuazione degli impegni che erano stati presi nell’ambito dell’accordo del 23 marzo 2009 firmato con il CNDP e che non sono stati realizzati o che non lo sono stati che parzialmente.
Articolo 11: Meccanismo di attuazione, monitoraggio e valutazione.
11.1. Il monitoraggio e la valutazione dell’attuazione della presente Dichiarazione saranno assicurati dal Meccanismo Nazionale di Controllo degli impegni nazionali sottoscritti dalla Repubblica Democratica del Congo, creato in seguito all’accordo quadro del 24 febbraio 2013. A tal fine, il meccanismo nazionale di controllo formulerà i criteri di supervisione necessari per garantire un controllo efficace dell’attuazione della presente Dichiarazione.
11.2. Il Governo designerà un coordinatore incaricato dell’attuazione della presente Dichiarazione.

70. Il portavoce dell’M23/ARC ha inizialmente negato l’implicazione del movimento negli attacchi di novembre e dicembre 2021, sottolineando il fatto che, dal 2020, l’M23/ARC aveva perseguito un dialogo costruttivo con il presidente Tshisekedi. Tuttavia, il discorso dell’M23 è radicalmente cambiato nel mese di marzo 2022, quando ha iniziato ad accusare l’esercito regolare di attaccare le sue posizioni sui monti Mikeno, Karisimbi, Visoke e Sabinyo. L’M23/ARC si è quindi riservato il “diritto” di difendersi e ha annunciato che avrebbe continuato la sua lotta.
71. Le dinamiche regionali, già molto tese in seguito all’operazione militare congiunta denominata Shuja e condotta dall’esercito congolese insieme a quello ugandese contro le ADF e in seguito al progetto di costruzione / riparazione delle infrastrutture stradali intrapreso dalla Repubblica Democratica del Congo in collaborazione con l’Uganda, si sono esacerbate con la ripresa delle ostilità da parte dell’M23/ARC.
All’inizio del 2022, le autorità congolesi hanno iniziato ad affermare che l’M23/ARC riceve l’appoggio delle forze speciali dell’esercito ruandese. Il 28 marzo 2022, anche il portavoce del governatore militare del Nord Kivu ha dichiarato pubblicamente che, nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 2022, l’M23 ha attaccato le posizioni dell’esercito congolese a Tshanzu e a Runyoni con l’appoggio dell’esercito ruandese. Queste affermazioni sono state categoricamente smentite sia dal governo ruandese che dal portavoce dell’M23/ARC.
72. Il Gruppo degli esperti rileva che, nella sua dichiarazione, il portavoce del Governatore del Nord Kivu cita la cattura di due presunti militari dell’esercito ruandese come elemento di prova a favore delle sue affermazioni. Tuttavia, i due militari in questione erano stati arrestati molto prima della dichiarazione del portavoce del governatore. Uno era stato catturato nel mese di gennaio 2022 dal gruppo armato Collettivo dei Movimenti per il Cambiamento (CMC), mentre l’altro era stato arrestato dall’esercito congolese, sempre nello stesso mese di gennaio 2022. Entrambi erano stati interrogati dal Gruppo di esperti nel mese di febbraio 2022.

[1] https://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N22/338/71/PDF/N2233871.pdf?OpenElement