Congo Attualità n. 468

LA PROPOSTA DI LEGGE SULLA REVISIONE DELLA LEGGE ELETTORALE

INDICE

1. LA PRESENTAZIONE IN SEDUTA PLENARIA DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE
2. IL DIBATTITO PARLAMENTARE
a. Gli interventi dei deputati
b. La replica del Gruppo dei 13 (G13), autore del progetto di legge
c. Dichiarato ricevibile, il progetto di legge è inviato alla Commissione PAJ per approfondimenti

1. LA PRESENTAZIONE IN SEDUTA PLENARIA DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE

Il 14 aprile, il Gruppo dei 13 (G13) ha presentato alla Camera dei Deputati la proposta di legge relativa alla “revisione della legge elettorale”, una delle priorità della sessione parlamentare di marzo 2022. Questa proposta di legge, nota come legge Lokondo, contiene varie novità che potrebbero permettere di correggere le numerose irregolarità osservate durante le elezioni precedenti. Tali novità riguardano principalmente “la trasparenza della procedura di voto, la modalità di voto e la certificazione dei risultati elettorali”. Tra le varie proposte:
– la sostituzione del tasso di sbarramento elettorale (che permette al candidato di essere eletto solo se il suo partito o lista supera un certa percentuale [1 %] del totale dei voti espressi) con un tasso di accettazione delle liste dei candidati pari o superiore al 60% dei seggi da ricoprire,
– il divieto di accumulare più candidature, di presentare come sostituto un membro della propria famiglia, di distribuire denaro o beni in natura prima e durante la campagna elettorale,
– il superamento del sistema proporzionale a favore di un sistema maggioritario (maggioranza semplice),
– l’ufficializzazione e la regolamentazione dell’uso delle “macchine per votare” (voto semi-elettronico,
– l’obbligo della pubblicazione della mappatura dei centri di voto ben prima dello svolgimento delle elezioni,
– l’obbligo di consegnare i verbali dello svolgimento delle operazioni elettorali ai testimoni dei partiti o raggruppamenti politici,
– la possibilità di pubblicare, dopo lo spoglio dei voti, i risultati elettorali a livello di ogni circoscrizione elettorale;
– l’obbligo della pubblicazione dei risultati elettorali seggio elettorale per seggio elettorale sul sito internet della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI),
– l’obbligo di ricontare i voti, nei casi dubbiosi, a partire dai risultati inviati alla Corte costituzionale, senza richiedere alle parti interessate l’esibizione dei verbali emessi dai centri di voto.[1]

Il Fronte Comune per il Congo (FCC), ha boicottato la seduta di presentazione della proposta di legge elettorale. In una sua dichiarazione, la piattaforma di opposizione che fa riferimento all’ex presidente Joseph Kabila si è detta sorpresa del fatto che si inizi a discutere della revisione della legge elettorale, senza che si sia raggiunto un previo consenso tra le varie forze politiche. «Chiediamo che le principali linee della legge elettorale siano dapprima dibattute tra le varie parti politiche implicate e al di fuori del Parlamento, ormai diventato una cassa di risonanza del potere», ha dichiarato il deputato del PPRD François Nzekuye.
In seguito all’assenza dei deputati del FCC, il presidente della Camera dei deputati, Christophe Mboso, ha annunciato il rinvio del dibattito parlamentare sulla legge elettorale al 20 aprile perché, secondo lui, è importante che tutte le parti politiche siano presenti. affinché si possa trovare un consenso, in parlamento e non al di fuori di esso, sulle principali opzioni da prendere.[2]

2. IL DIBATTITO PARLAMENTARE

Il 22 aprile, l’Assemblea nazionale ha iniziato il dibattito generale sulla riforma della legge elettorale.

a. Gli interventi dei deputati

Circa un eventuale al ritorno alle elezioni presidenziali a due turni, il deputato nazionale Delly Sesanga ha affermato che tale opzione richiede la revisione della costituzione e che, quindi, attualmente, non è possibile in quanto, da un anno, nell’est del Paese è in vigore la legge marziale. Poiché il dibattito sulla revisione della costituzione è sospeso durante tutto il periodo in cui vige la legge marziale, egli ha dichiarato che, per dibattere in Parlamento su questa specifica questione, è necessario attendere la revoca di questo provvedimento eccezionale.
Secondo Delly Sesanga, questa proposta di legge stabilisce un sistema di tracciabilità dei risultati elettorali, rendendo possibile la pubblicazione dei risultati parziali a livello locale e rendendo obbligatoria la pubblicazione, sul sito internet della Commissione Elettorale, dei risultati di ogni seggio elettorale. Ne consegue che i risultati pubblicati a livello nazionale dalla Commissione elettorale dovranno corrispondere a quelli pubblicati localmente, il che dovrebbe impedire alla commissione elettorale di manipolare i risultati.
La legge propone anche la soppressione del tasso di sbarramento elettorale che, applicato a posteriori, può essere facilmente manipolato dalla commissione elettorale per far passare un candidato o eliminarne un altro. Secondo Delly Sesanga, è auspicabile che, invece di avere un tasso di sbarramento, i partiti  o coalizioni politiche debbano presentare delle liste di candidati che siano sufficientemente rappresentative sul territorio nazionale, proponendo il ​​60% dei candidati per il seggio in competizione. Questo meccanismo è molto più trasparente dello sbarramento, perché è un dato a previo e verificato a priori.
Infine, il deputato critica il clientelismo finora osservato all’interno della classe politica poiché, spesso i candidati presentano come loro sostituti dei membri della loro famiglia e secondo lui, questa privatizzazione dello spazio politico da parte di intere famiglie è qualcosa di assolutamente nocivo per la democrazia.[3]

Il deputato Daniel Mbau ha appoggiato la proposta di abolire il tasso di sbarramento elettorale, il cui obiettivo era quello di ridurre il numero di candidature fasulle, ma senza riuscirci: nel 2011, le candidature pervenute alla Commissione elettorale furono 18.864 e nel 2018 ne furono registrate 15.355, con una riduzione del 18,6%. Egli propone quindi di sostituire il tasso di sbarramento con il criterio di ammissibilità delle liste di candidati secondo la percentuale del 60% dei 500 seggi che compongono la Camera dei deputati a livello nazionale, cioè  300 candidati per 500 deputati.
Per quanto riguarda la modalità di voto, il deputato Daniel Mbau ha chiesto il mantenimento del sistema proporzionale che, secondo lui, rafforza la diversità politica, la rappresentatività nazionale e l’equità, precisando che, senza il sistema proporzionale, il parlamento potrebbe cadere in una profonda instabilità causata da una maggioranza troppo variegata. Secondo lui, un sistema a maggioranza semplice favorisce i candidati e non le liste: «Optando per il sistema maggioritario, indeboliremmo i partiti politici, favoriremmo i singoli e avremmo una maggioranza più che mai instabile».[4]

Secondo il deputato Crispin Mbindule, occorre mantenere lo sbarramento all’1%: «lo sbarramento  all’1% ha permesso di formare grandi coalizioni e di fare politica in gruppo. Dobbiamo incoraggiare lo sbarramento all’1%». Per quanto riguarda la questione dei sostituti o supplenti, egli si è opposto alla designazioni di familiari di primo grado (coniuge, genitori e figli).[5]

Dopo aver ricordato che la proposta di legge presentata in aula richiede di sostituire il tasso di sbarramento (1%) con una percentuale (il 60 %) proporzionale delle liste o del numero delle candidature pervenute per occupare un determinato seggio, il deputato Jackson Ausse Afingoto ha auspicato il mantenimento del criterio dello sbarramento elettorale, come previsto nella precedente legge elettorale. Questo deputato eletto a Irumu (Ituri), nella lista di “Insieme per la Repubblica”, ha  affermato che, considerate le vaste dimensioni del Paese, le forze politiche dovrebbero lavorare insieme e in gruppo, per garantire lo sviluppo del Paese. Egli ha inoltre insistito sull’obbligatorietà  di rilasciare ai testimoni dei partiti i verbali relativi allo svolgimento delle elezioni perché, senza di essi, il candidato deputato si troverebbe in grande difficoltà, nel caso in cui si trovasse nella necessità di far ricorso.[6]

Secondo il deputato Alphonse Ngoyi Kasanji, eletto a Mbuji-Mayi, nella provincia del Kasai Orientale, il divieto di designare un familiare di primo grado come sostituto o supplente è discriminatorio, in quanto costituisce una violazione dell’articolo 13 della costituzione, secondo il quale non si può discriminare qualcuno a causa della sua appartenenza familiare, religiosa, ecc.
Egli si è opposto anche al divieto di distribuire denaro e beni in natura durante la campagna elettorale, giustificando questa sua posizione con il ricorso alla tradizione: «secondo le nostre usanze, per accedere al potere tradizionale, è necessario dimostrare di aver dato. Queste sono le nostre abitudini. Mi chiedo se fare un regalo è un atto di corruzione».[7]

Il deputato Valentin Ngandu Kayembe, eletto a Dimbelenge (Kasaï Centrale), ha appoggiato la soppressione dello sbarramento elettorale e ha proposto che la somma di denaro che il candidato deve pagare per finanziare le elezioni sia rafforzata e pagata dai candidati e non dalla lista. Egli si è detto convinto che l’aumento di tale somma potrebbe ridurre il numero pletorico delle candidature. Accennando al divieto di accumulo di candidature, cioè di presentarsi come candidato sia nelle legislative nazionali che provinciali, egli ha affermato che questo problema deve essere risolto dai partiti stessi.
Egli ha chiesto l’abolizione del divieto di designare dei familiari come sostituti: «La legge deve avere un carattere generale, deve essere impersonale, non deve contenere germi di discriminazione e non deve ostacolare certi diritti riconosciuti ai cittadini. La legge dovrebbe limitarsi alla verifica dei criteri di eleggibilità e non arrivare a pronunciarsi sull’appartenenza paterna o materna o sugli aspetti biologici che regolano i legami di sangue. La norma relativa alla designazione di familiari come sostituti dovrà quindi essere semplicemente abolita».[8]

Il deputato Gaël Bussa, in conformità con la normativa vigente in materia di finanziamento dei partiti politici, ha proposto la riduzione, se non l’abolizione, del versamento (circa 1.600.000 FC) che il candidato deve effettuare per contribuire alle spese dell’organizzazione delle elezioni, per i motivi: «a) In un sistema politico democratico, l’esercizio del diritto a presentarsi come candidato  è libero e non può essere limitato da alcun pagamento in denaro. b) Il versamento di questa somma di denaro è in contrasto con lo spirito della legge n. 08/005 del 10 giugno 2008, relativa al finanziamento pubblico dei partiti politici e che riconosce ai partiti politici il diritto di essere finanziati dallo Stato. L’esistenza di questa cauzione obbliga i partiti politici a finanziare lo Stato invece di essere da lui finanziati. c) Il versamento di questa cauzione contribuisce enormemente alla riduzione delle candidature dei giovani, il che è in contrasto con l’articolo 11.2 A della Carta africana della gioventù, che obbliga gli Stati a garantire l’accesso dei giovani in Parlamento e in tutti gli altri organi decisionali. Considerati tutti questi motivi, il versamento della cauzione deve essere effettuato per liste ed essere semplicemente di natura simbolica».
Gaël Bussa ha altresì criticato la disposizione della legge in esame che condiziona l’ammissibilità delle liste dei candidati alla copertura del 60% dei seggi da assegnare. Secondo lui, questa disposizione non facilita i partiti politici più giovani: «L’articolo 12 comma 2 dell’attuale proposta riconosce la ricevibilità delle liste dei partiti o dei raggruppamenti politici solo se coprono almeno il 60% dei seggi da assegnare. Tuttavia, in un paese continente 80 volte più vasto del Belgio, com’è la RDCongo, ci sono molti partiti politici che hanno un ancoraggio meramente provinciale e vari altri che sono recenti e, quindi, ancora piccoli, ma tutti essi dovrebbero essere rappresentati in parlamento a livello nazionale».
Secondo Gaël Bussa, la questione della designazione dei sostituti o supplenti deve rimanere una libera scelta di ogni singolo candidato: «il sostituto è solo un supplente del deputato o del senatore in caso di impedimento o in caso di morte, Non ha uno statuto ufficiale, ma solo virtuale, in caso di necessità. Infatti, l’articolo 101 della costituzione affida alla legge elettorale il compito di determinare le condizioni di eleggibilità dei soli deputati nazionali e non dei sostituti. Perciò, questi ultimi dovrebbero essere scelti liberamente, o dai partiti o coalizioni politiche che presentano i candidati, o dai singoli candidati».[9]

Il deputato Grégoire Kiro, eletto nel Nord Kivu, ha notato alcune ambiguità riguardo alla modalità di voto: voto elettronico o voto manuale. Di fronte a questa situazione, egli ha proposto di definire chiaramente se durante le elezioni gli elettori utilizzeranno o meno la “macchina per votare”: «L’articolo 47 affronta la questione del voto, che può essere manuale o elettronico. Sono del parere che, per evitare ambiguità, la proposta di legge in esame dovrebbe decidere una volta per tutte sull’uso o meno della “macchina per votare”, invece di lasciare alla Commissione elettorale nazionale indipendente la facoltà di decidere con un atto regolamentare».
Egli si è inoltre espresso a favore del divieto di designare dei familiari come sostituti (articoli 116 e 16 bis): «Credo che designare la propria moglie, figlio o figlia come sostituti sia immorale e indegno. Ho sentito dire che è questione di fiducia. Sono totalmente d’accordo, ma a quelli che sono stati eletti con 40.000, 30.000 o 2.000 voti pongo la seguente domanda: quegli elettori che li hanno eletti sono tutti membri delle loro rispettive famiglie? No. Eppure hanno avuto fiducia in loro. Non c’è quindi nessuno tra i propri elettori che non meriti di essere designato come sostituto?».
Per quanto riguarda il divieto di offrire regali e servizi durante la campagna elettorale, Grégoire Kiro suggerisce di cercare una formulazione migliore, tanto più che il candidato, in quanto tale, dovrà compiere determinati atti capaci di attirare l’attenzione degli elettori: «Nell’ambito della moralizzazione della politica, è vietato distribuire denaro e beni in natura agli elettori, ma l’applicazione di tale disposizione è piuttosto complicata in quanto, secondo la consuetudine, il candidato considera la distribuzione di regali come mezzo di campagna elettorale. Per questo, dubito dell’efficacia di tale disposizione. Se si tratta di lottare contro l’acquisto delle coscienze, credo che sia necessario trovare altre vie».[10]

Il deputato Dieudonné Bolengetenge Balea, eletto a Isangi in provincia di Tshopo, ha proposto «l’obbligo di pubblicare i risultati elettorali seggio per seggio anche livello dei centri di voto, l’obbligo di consegnare a tutti i testimoni dei partiti i verbali delle operazioni di voto e il rafforzamento delle sanzioni a carico dei membri della commissione elettorale in caso di constatazione di gravi irregolarità, brogli elettorali e manomissione dei risultati».[11]

Il deputato Jean-Pierre Kayembe Ilunga, membro dell’AFDC-A di Modeste Bahati Lukwebo ed eletto a Kananga, nella provincia del Kasai Centrale, si è detto contrario alla pubblicazione, seggio per seggio, dei risultati elettorali. Temendo una cacofonia, egli ha giustificato la sua posizione per il fatto che solo il presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) è abilitato ad annunciare i risultati delle elezioni.
Egli ha inoltre chiesto che il tasso di ammissibilità delle liste dei candidati, fissato al 60%, sia applicato a livello dei collegi elettorali anziché a livello nazionale: «Sì al tasso di ammissibilità del 60% , ma a livello di collegio elettorale. Faccio un esempio. A Kinshasa non potrei ottenere il 60%, ma a Kananga potrei ottenere il 100%. Quando si propone di applicare il tasso del 60% a livello nazionale, si penalizzano quei partiti o  coalizioni politiche che non potrebbero raggiungere il tasso del 60% in una città, ma che potrebbero raggiungerlo in un’altra. Per questo, sono favorevole al tasso del 60% a livello di collegio elettorale, ma non a livello nazionale».
Jean-Pierre Kayembe si è opposto anche alla proposta di vietare a qualsiasi agente dello stato di candidarsi in zone in cui ha esercitato le sue funzioni. Secondo lui, si tratta di una discriminazione, perché è del tutto normale che ci si candidi laddove si è riusciti a rendere un buon servizio alla collettività: «all’articolo 10 bis, gli autori della proposta di legge propongono che gli agenti dello stato e gli animatori delle istituzioni di appoggio alla democrazia cessino di esercitare almeno 6 mesi o tre anni prima di candidarsi e che altri agenti della territoriale non possano candidarsi nelle circoscrizioni in cui hanno lavorato. Ciò non è comprensibile. Quando uno ha reso un servizio leale, lo si può sostenere e votare. Ma allora perché impedire a qualcuno di candidarsi nel collegio elettorali in cui ha lavorato? Chiedo di sopprimere tale disposizione».[12]

Il 26 aprile, l’Assemblea nazionale ha concluso il dibattito generale sulla riforma della legge elettorale. Il deputato Delly Sesanga, portavoce del Gruppo dei 13 (G13), iniziatore del progetto di legge di revisione della legge elettorale, ha chiesto e ottenuto 72 ore di riflessione, per poter preparare le risposte alle questioni esposte dai deputati nei tre giorni dedicati al dibattito generale. Dopo la replica da parte del G13, l’Assemblea Nazionale potrà esprimersi sulla ricevibilità o meno del testo in esame.[13]

b. La replica del Gruppo dei 13 (G13), autore del progetto di legge

Il 2 maggio, la seduta plenaria dell’Assemblea nazionale è stata dedicata alla replica dei coautori della proposta di legge elettorale in esame, per rispondere alle preoccupazioni sollevate dai deputati nazionali durante il dibattito generale.
Secondo Delly Sessanga, con questa legge si instaura il sistema di proclamazione e pubblicazione dei risultati elettorali seggio elettorale per seggio elettorale, il che permette di concretizzare il principio della trasparenza elettorale: «Il poter disporre dei risultati di ogni seggio elettorale è una rivoluzione. Immediatamente dopo la chiusura delle operazioni elettorali, potremo avere già i risultati parziali di ogni seggio elettorale e di ogni collegio elettorale perché, al termine delle operazioni di voto, la segreteria di ogni centro di voto procederà non solo all’affissione dei risultati ottenuti, ma anche alla loro pubblicazione via internet. Questi risultati parziali che saranno inviati al centro nazionale di pubblicazione e tutti (partiti politici, testimoni, osservatori e società civile) potranno verificare se i dati pubblicati a livello nazionale coincideranno con quelli già pubblicati a livello locale».
Sempre secondo Delly Sesanga, un’altra questione sollevata è quella relativa alla mappatura dei centri di voto che, spesso, non corrisponde ai confini amministrativi, il che è fonte di tensione tra le comunità locali e crea serie difficoltà ai singoli elettori che, spesso, non riescono a localizzare il loro centro di voto. La legge permetterà di elaborare una cartografia dei centri di voto più precisa e di pubblicarla ben prima dello svolgimento delle elezioni, al fine di dare ai cittadini la possibilità di sapere in anticipo dove dovranno andare a votare. Per quanto riguarda la modalità di voto, si userà la macchina per votare, ma le regole per il suo uso saranno stabilite dalla legge stessa. Tutte le macchine per votare dovranno essere costantemente monitorate, per evitare che qualcuna di esse sia usata in abitazioni private.[14]

Nella sua replica in seduta plenaria, il Gruppo dei 13 (G13) ha proposto una sensibile riduzione della cauzione versata al momento della presentazione della candidatura, mediante un meccanismo di versamento della quota per lista e non per seggio e il rimborso delle cauzioni versate per quelle candidature pervenute, ma dichiarate inammissibili. Il G13 ritiene che la riduzione del montante della cauzione da versare agevolerebbe i cittadini meno abbienti che, in tal modo, potranno candidarsi più facilmente e contribuirebbe a ridurre il livello di appropriazione indebita di fondi pubblici, dal momento che la maggior parte dei leader politici prende parte alla gestione del Paese ed è sempre più tentata di attingere alle casse dello Stato per finanziare le elezioni all’interno dei loro partiti. Il G13 insiste inoltre sulla necessità di escludere dalle competizioni elettorali tutti quelli che sono stati condannati per crimini cosiddetti “imprescrittibili”, tra cui i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e i crimini di alto tradimento.[15]

Nella replica ai deputati nazionali, i membri del G13 hanno ribadito la loro posizione a favore del divieto di designazione di familiari come sostituti alle elezioni legislative e senatoriali. Secondo loro, questo modo di procedere viola la costituzione che, nel suo preambolo, vieta il nepotismo, il clientelismo, il tribalismo e il regionalismo. Secondo il deputato nazionale Jacques Djoli, membro del G13, «quando si pone questa questione, non si vuole vietare ai figli o alle mogli di fare politica. Se si è un candidato a deputato nazionale, un altro familiare può candidarsi come deputato provinciale. Si deve evitare di trasformare la Repubblica in una specie di monarchia familiare, confiscando le funzioni statali e trasmettendole in eredità, come nel diritto privato. Si sarebbe potuto lasciare questa questione nell’ambito della moralità ma, quando il divieto non è più vietato, allora la legge deve intervenire». Sempre secondo questo deputato dell’MLC e costituzionalista, il mandato ottenuto attraverso le elezioni è un mandato pubblico, diverso da una proprietà privata che un genitore può cedere alla prole, senza rendere conto a nessuno: «Il diritto pubblico è diverso dal diritto privato. Il diritto privato difende l’interesse privato, il diritto pubblico difende l’interesse generale. Il mandato del deputato è un ufficio pubblico. Si può cedere al proprio figlio una proprietà, un campo, una casa e quant’altro, ma non gli si può cedere un proprio mandato pubblico, perché appartiene allo Stato. Per questo abbiamo escluso che si possa designare come sostituto un familiare di 1° grado, sia in linea ascendente che discendente».[16]

Sul divieto di accumulo di candidature da parte di una stessa persona, il deputato André Claudel Lubaya, membro del G13, ha dichiarato che «non è normale che un individuo si candidi sia a livello nazionale che provinciale. Questo divieto serve per favorire una maggior pluralità e competitività delle candidature».[17]

Riguardo al divieto di distribuire denaro o beni in natura durante la campagna elettorale, il deputato Jean-Jacques Mamba, membro del G13, ha affermato che volere essere eletti sulla base di realizzazioni sociali è un modo di esentare il governo centrale dalle sue responsabilità nei confronti del popolo e, quindi, di uccidere l’intero Paese: «I deputati si sono trasformati in ausiliari del governo e ciascuno di essi vuole comportarsi come ministro delle infrastrutture costruendo strade e ponti, come ministro della salute costruendo dispensari e ospedali, ministro dell’istruzione promettendo scuole e università, ministro dell’agricoltura distribuendo zappe e sementi. Voler essere eletti facendo beneficienza significa svalorizzare la missione del deputato, che è quella di legiferare e di controllare l’azione del governo». Nello stesso tempo, egli ha dichiarato che tale divieto permette di combattere la corruzione elettorale, di evitare l’instaurazione di una democrazia dei ricchi e di impedire che i leader dei partiti politici membri del governo usino dei fondi pubblici per finanziare le loro campagne elettorali: «Nelle precedenti elezioni, dei ministri hanno utilizzato i mezzi dello Stato per corrompere gli elettori durante la campagna elettorale. Distribuire soldi durante tale periodo per corrompere le coscienze e ottenere più voti equivale a sottrarre soldi alla popolazione per arricchirsi personalmente».[18]

c. Dichiarato ricevibile, il progetto di legge è inviato alla Commissione PAJ per approfondimenti

Il 2 maggio, l’Assemblea nazionale ha dichiarato ricevibile il progetto di legge sulla revisione della legge elettorale. In un momento successivo, il presidente dell’Assemblea nazionale, Christophe Mboso, ha chiesto ai deputati di individuare le disposizioni di questo progetto di legge che sono oggetto di consenso e quelle che non lo sono. I deputati hanno suggerito che questo lavoro sia fatto prima che il testo della proposta di legge sia inviato in commissione, per un esame più approfondito.
Secondo il presidente Christophe Mboso, si tratta di una proposta  che offre anche ai deputati dell’FCC, che hanno finora boicottato i lavori sulla riforma della legge elettorale, la possibilità di dare il loro contributo. A questo proposito, egli ha ricordato che, ormai, l’unico luogo di dibattito sulla riforma elettorale è il Parlamento: «Non è più il momento di discutere questa proposta di legge per strada. Essa sarà discussa solo qui in Parlamento. Le necessarie discussioni su questa proposta di legge avranno luogo solo qui e in nessun’altra parte. Solo in parlamento. Cari colleghi dell’opposizione, per discutere sulla legge elettorale, tornate in Parlamento».
Sin dall’inizio, i deputati dell’FCC hanno boicottato i lavori parlamentari relativi all’esame del progetto di legge sulla riforma della legge elettorale, esigendo invece un dialogo politico al di fuori delle istituzioni, al fine di trovare un consenso previo ai lavori parlamentari. Ma, secondo il presidente dell’Assemblea nazionale, Christophe Mboso, qualsiasi dialogo avverrà solo all’interno dell’ambito istituzionale.[19]

Il 10 maggio, la conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari dell’Assemblea nazionale, dopo aver preso atto del fatto che i deputati membri dell’opposizione non si sono presentati in aula per portare il loro contributo, ha deciso di continuare la procedura di riforma della legge elettorale senza l’opposizione. Il presidente dell’Assemblea nazionale, Christophe Mboso, ha quindi convocato una seduta plenaria prevista per il 12 maggio e di cui egli ha proposto anche la metodologia di lavoro.
I deputati dovranno pronunciarsi sulle 17 tematiche proposte dal G13. Si concederà dapprima la parola a due deputati per gruppo parlamentare. Ciascun relatore avrà 5 minuti per intervenire. Poi si a votare, senza dibattito, le 17 tematiche. Christophe Mboso ha precisato: «Il metodo di lavoro consiste nell’esaminare una dopo l’altra le 17 tematiche proposte dal G13. Dapprima si permetterà a ciascun gruppo parlamentare di esprimersi mediante due suoi relatori delegati. Al termine degli interventi, ogni tematica sarà sottomessa a votazione, in vista della sua approvazione in aula. In caso contrario, la tematica non adottata dovrà essere riscritta».[20]

Il 12 maggio, dopo aver appreso la metodologia di lavoro comunicata da Christophe Mboso per la seduta dedicata al votazione sulle 17 tematiche contenute nel progetto di legge relativo alla riforma della legge elettorale, il Gruppo dei 13 (G13) ha abbandonato l’aula perché, in quanto promotore del progetto di legge in discussione,  avrebbe voluto riservarsi il diritto di intervenire per ulteriori chiarimenti. Secondo il deputato membro del G13, Jacques Ndjoli, non è possibile passare al voto senza alcun dibattito previo: «Abbiamo chiesto un dibattito, ma ci è stato rifiutato. Le decisioni si prendono discutendo e non si possono prendere delle decisioni se non si è discusso. Qui si è data la priorità alle posizioni dei gruppi parlamentari. Preferiamo allora aspettare che il dibattito si svolga a livello della commissione Politica, Amministrativa e Giuridica (PAJ)».[21]

Il 12 maggio, in seduta plenaria,  l’Assemblea nazionale si è espressa, mediante votazione, sul progetto di legge relativo alla riforma della legge elettorale. Tra le 18 tematiche proposte dal G13 per la revisione della legge elettorale, i deputati si sono dichiarati favorevoli a 5 di esse e contrari alle altre 13, Le tematiche non approvate dovranno essere riscritte.
Le 5 tematiche approvate dall’Assemblea nazionale:
– La soppressione della soglia di rappresentatività (sbarramento) dell’1%. Sarà sostituita dalla soglia di ammissibilità delle liste, in proporzione del 60% dei seggi in concorso. Affinché una lista elettorale sia dichiarata ammissibile, deve dunque presentare almeno 300 candidati su un totale di 500 deputati nazionali.
– La pubblicazione dei risultati elettorali, seggio elettorale per seggio elettorale, sul sito della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI).
– L’elaborazione dei risultati provvisori presso il centro locale di compilazione dei risultati
– La legalizzazione del voto semi elettronico (uso della “macchina per votare”).
– La distinzione tra ineleggibilità permanente e ineleggibilità temporanea, a seconda della gravità del reato che ha portato alla condanna del candidato, il che, per esempio, dà a Jean-Pierre Bemba la possibilità di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali.
Tra le tematiche bocciate:
– Il divieto di distribuire denaro o beni in natura durante la campagna elettorale.
– La proposta di voto a maggioranza semplice. Viene mantenuto il sistema di voto “proporzionale”.
– La pubblicazione della mappatura dei centri di voto prima della pubblicazione del calendario elettorale;
– L’obbligo di consegnare il verbale delle operazioni di voto a tutti i testimoni e osservatori.
– Il divieto di accumulo di candidature.
– Il divieto di presentare un familiare, in linea diretta o collaterale, come sostituto.
Il testo della proposta di legge e le orientazioni emerse saranno trasmessi alla Commissione Politica, Amministrativa e Giuridica (PAJ), per un esame più approfondito. Questa commissione ha 10 giorni di tempo per rivedere il testo e rinviarlo di nuovo al Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale per approvazione definitiva da parte dell’assemblea plenaria dei deputati.[22]

[1] Cf Radio Okapi, 14.04.’22
[2] Cf Radio Okapi, 14.04.’22
[3] Cf Clément Muamba et Berith Yakitenge – Actualité.cd, 16.04.’22
[4] Cf Berith Yakitenge et Thérèse Ntumba – Actualité.cd, 22.04.’22; Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 23.04.’22
[5] Cf Actualité.cd, 24.04.’22
[6] Cf Actualité.cd, 24.04.’22
[7] Cf Actualité.cd, 24.04.’22
[8] Cf Berith Yakitenge et Clément Muamba – Actualité.cd, 25.04.’22
[9] Cf Actualité.cd, 26.04.’22
[10] Cf Clément Muamba et Berith Yakitenge – Actualité.cd, 26.04.’22
[11] Cf Clément Muamba et Berith Yakitenge – Actualité.cd, 26.04.’22
[12] Cf Clément Muamba et Berith Yakitenge – Actualité.cd, 28.04.’22
[13] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 27.04.’22
[14] Cf Christian Okende – Politico.cd, 03.05.’22
[15] Cf Moïse Dianyishayi – 7sur7.cd, 02.05.’22
[16] Cf Clément Muamba et Berith Yakitenge – Actualité.cd, 03.05.’22
[17] Cf Radio Okapi, 05.05.’22
[18] Cf Clément Muamba et Berith Yakitenge – Actualité.cd, 03.05.’22
[19] Cf Actualité.cd, 02.05.’22
[20] Cf Actualité.cd, 12.05.’22
[21] Cf Actualité.cd, 12.05.’22
[22] Cf Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 13.05.’22 ; Actualité.cd, 12.05.’22 ; Radio Okapi, 13.05.’22