LA NOMINA DI 12 DEI 15 MEMBRI DELLA COMMISSIONE ELETTORALE, TRA CUI QUELLA DI DENIS KADIMA COME SUO PRESIDENTE
INDICE
1. L’ASSEMBLEA NAZIONALE HA CONVALIDATO LE 12 CANDIDATURE PERVENUTE
2. ALCUNE DICHIARAZIONI DI DISSENSO
3. UNA CRISI POLITICA IN GESTAZIONE
4. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA HA FIRMATO IL DECRETO DI NOMINA DEI 12 NUOVI MEMBRI DELLA COMMISSIONE ELETTORALE
1. L’ASSEMBLEA NAZIONALE HA CONVALIDATO LE 12 CANDIDATURE PERVENUTE
Il 13 ottobre, la Commissione mista maggioranza-opposizione, costituita all’interno dell’Assemblea nazionale per esaminare i dossier individuali dei candidati membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), ha presentato il proprio rapporto al Presidente dell’Assemblea nazionale.
Il presidente della commissione mista / paritaria, il deputato André Mbata, ha sottolineato che questa commissione ha deciso di concludere i lavori, nonostante le difficoltà rilevate all’interno della piattaforma delle otto confessioni religiose incaricate di designare il presidente e un membro dell’assemblea plenaria della CENI. Infatti, la piattaforma delle confessioni religiose non è riuscita a trovare alcun consenso sul nome di un unico candidato da presentare per la presidenza della CENI.
Ciò nonostante, un gruppo di sei confessioni religiose aveva inoltrato al Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale un verbale di designazione di due delegati, benché le altre due, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) e la Chiesa di Cristo in Congo ( ECC), non avessero firmato tale documento, perché ritenuto illegale e di nessun effetto.
D’altra parte, l’opposizione parlamentare, composta principalmente dal Fronte Comune per il Congo (FCC), aveva chiesto che si continuasse a trovasse un consenso nella designazione dei membri della CENI e aveva deciso di non nominare alcun suo delegato che la rappresentasse presso la commissione parlamentare mista.
Anche i deputati dei gruppi parlamentari MS-G7 e AMK, membri della maggioranza parlamentare, si erano già detti contrari all’istituzione della commissione parlamentare “mista / paritaria” perché, secondo loro, «in assenza dei rappresentanti di alcune componenti politiche implicate nel processo elettorale, tale commissione non era né mista, né paritaria, né rappresentativa delle varie forze politiche che compongono l’Assemblea nazionale».[1]
Il 14 ottobre, il relatore dell’Assemblea nazionale, Lembi Libula, ha annunciato la convocazione, per il giorno successivo 15 ottobre, di una seduta plenaria, dedicata all’audizione del rapporto della commissione mista / paritaria incaricata di esaminare i dossier dei candidati nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI).[2]
La deputata Geneviève Inagosi, membro del Fronte Comune per il Congo (FCC). ha affermato che «secondo l’articolo 12 della legge organica sull’organizzazione e il funzionamento della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), la commissione mista paritaria deve avere un numero uguale di membri sia della maggioranza che dell’opposizione. L’attuale commissione invece è monocolore, perché nessun parlamentare dell’opposizione vi partecipa. Il rapporto presentato è quindi nullo e di nessun effetto. La democrazia è in pericolo».
La questione della designazione dei nuovi membri della CENI divide la classe politica congolese. Insieme per la Repubblica di Moïse Katumbi, l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) di Vital Kamerhe, il Fronte Comune per il Congo (FCC) di Joseph Kabila e Lamuka di Martin Fayulu e Adolphe Muzito hanno tutti chiesto un previo consenso nella designazione dei nuovi membri della Commissione Elettorale, ciò che per il momento non è ancora stato possibile raggiungere.[3]
Il 15 ottobre, in una dichiarazione, Insieme per la Repubblica di Moïse Katumbi e i suoi due gruppi parlamentari (MS-G7 e AMK) hanno segnalato che «i lavori, a cui la nostra delegazione partecipa, insieme ad altri responsabili della Sacra Unione della Nazione, per stabilire lo schema di ripartizione, tra le varie componenti della Maggioranza, delle responsabilità all’interno del nuovo comitato di presidenza della CENI, non sono ancora terminati, perché finora non si è arrivati ad alcun compromesso, né sulla ripartizione degli incarichi, tanto meno sulla designazione delle persone cui affidarli». Di conseguenza, i due gruppi parlamentari sopra citati hanno annunciato di aver deciso di non designare alcun candidato membro del nuovo comitato di presidenza della CENI, a causa della mancanza di consenso tra le componenti della maggioranza nelle trattative ancora in corso. I due gruppi parlamentari hanno fatto sapere che, nel caso in cui ci fosse una candidatura dell’uno o dell’altro gruppo, essa non potrebbe essere presentata in nome loro e non implicherebbe affatto la loro responsabilità: «Nel caso in cui, tra gli eventuali candidati nuovi membri della CENI, ci fossero anche dei membri di Insieme, essi non potranno in alcun modo agire e parlare né in nome del presidente Moïse Katumbi, né della sua famiglia politica. Nel caso in cui un membro dell’uno o dell’altro dei nostri due gruppi parlamentari venga citato o nominato in tale contesto, egli non lo sarà che a titolo personale, per soddisfare oscuri interessi contrari alle aspettative del popolo congolese. Da parte nostra, non siamo disposti a tollerare manovre e intrighi di basso livello». Secondo i due gruppi parlamentari prossimi a Moïse Katumbi, «la seduta plenaria convocata per oggi non è altro che uno scherzo di pessimo gusto». È così che i deputati nazionali di Insieme per la Repubblica si sono rifiutati di partecipare alla seduta plenaria, convocata per il giorno successivo 15 ottobre, per l’audizione del rapporto dei lavori svolti dalla commissione mista paritetica e per l’eventuale approvazione dei candidati nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente.(CENI).[4]
Il 15 ottobre, in un comunicato, il Fronte Comune per il Congo (FCC), piattaforma politica di Joseph Kabila e membro dell’opposizione parlamentare. ha definito di “irregolare” la procedura che il Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale ha usato per arrivare all’approvazione dei candidati nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Perciò, l’FCC ha chiesto al Capo dello Stato di non procedere all’investitura dei nuovi membri della CENI: «Chiediamo al Presidente della Repubblica e Capo dello Stato di non procedere alla nomina del presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente e degli altri membri di questa istituzione di appoggio alla democrazia, perché la loro designazione si è svolta in condizioni di manifesta irregolarità». Nella sua dichiarazione, l’FCC ha riaffermato di non sentirsi implicato da un rapporto elaborato da una commissione alla quale non ha preso parte. L’FCC ha infine ricordato al Presidente Félix Tshisekedi che le condizioni che caratterizzano l’attuale candidatura di Denis Kadima sono pressoché le stesse per le quali, nel mese di luglio 2020, egli stesso si era rifiutato di avallare la candidatura di Ronsard Malonda.[5]
Il 15 ottobre, la seduta plenaria dell’Assemblea nazionale è stata rinviata per motivi “tecnici”. Nelle loro dichiarazioni, i due gruppi parlamentari MS-G7 e AMK e il Fronte Comune per il Congo (FCC) hanno denunciato, in particolare, la mancanza di consenso tra le varie parti, a proposito delle candidature, e l’assenza dell’opposizione nella commissione parlamentare mista / paritaria.
Più tardi, il Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale ha convocato una nuova seduta plenaria per il giorno successivo, 16 ottobre. Secondo alcune fonti prossime all’Assemblea nazionale, all’interno della Sacra Unione della Nazione sarebbero state avviate delle trattative per trovare un accordo su alcuni punti di vista ancora divergenti.[6]
Il 16 ottobre, l’Assemblea nazionale ha approvato il rapporto presentato dal presidente della commissione mista paritetica incaricata di esaminare i dossier dei candidati nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Sui 15 nuovi membri che compongono la CENI, ne sono stati approvati 12. Restano scoperti gli altri tre posti affidati all’opposizione. Secondo il rapporto, i 12 nuovi membri della commissione elettorale nazionale indipendente sono:
– Kadima Kazadi Denis: Presidente (Società Civile);
– Ilanga Lembow Bienvenu: Primo Vicepresidente (Maggioranza);
– Nseya Mulela Patricia: Relatrice (maggioranza);
– Muhindo Mulemberi Vahumawa Paul: Vice Relatore (maggioranza);
– Birembano Balume Sylvie: Vice Questore (Maggioranza)
– Lupemba Mpanga Ndolo: Membro della plenaria (Maggioranza);
– Boko Matondo Fabien: Membro (Maggioranza);
– Ditu Monizi Blaise: Membro (Opposizione);
– Bimwala Mampuya Roger: Membro (Società Civile);
– Ngalula Joséphine: Membro (Società Civile);
– Bisambu Mpangote Gérard: Membro (Società Civile);
– Omokoko Asamoto Adine D’or: Membro (Società Civile).
Dopo ratifica da parte dell’Assemblea Nazionale, la risoluzione adottata sarà trasmessa al Capo dello Stato Félix Tshisekedi per investitura definitiva delle persone designate.[7]
Il presidente Denis Kadima è stato designato da sei confessioni religiose, senza il consenso della Chiesa cattolica e della Chiesa di Cristo in Congo.
Il Primo Vicepresidente Bienvenu Ilambo è un deputato nazionale, eletto a Kutu, nella provincia di Mai Ndombe. È membro del PPRD/USN.
La relatrice Patricia Nseya è una deputata nazionale, eletta sulla lista dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS/Tshisekedi). È stata eletta nella circoscrizione di Likasi della provincia dell’Haut-Katanga. È membro dell’Ordine degli Avvocati presso la Corte d’Appello di Lubumbashi da marzo 2011. Ha conseguito una laurea in Giurisprudenza (Diritto economico e sociale) presso l’Università di Lubumbashi.
Il vice relatore Paul Muhindo è un deputato eletto nel distretto elettorale di Beni (Nord Kivu), è membro influente dell’RCD-K/ML, partito di Mbusa Nyamwissi, membro di Insieme per la Repubblica di Moïse Katumbi.[8]
A proposito della conferma delle candidature dei nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) e rispondendo alla domanda se l’Assemblea nazionale non avrebbe dovuto attendere un consenso tra il gruppo delle sei confessioni religiose e quello delle altre due, la Cenco e l’ECC, il deputato nazionale ed ex segretario generale dell’Unione per la Nazione congolese (UNC), Jean-Baudouin Mayo, ha spiegato: «la procedura relativa alla designazione del presidente della CENI è prevista dalla legge organica sull’organizzazione e il funzionamento della CENI e dallo statuto della piattaforma delle confessioni religiose. Sia lo statuto che la legge sulla CENI prevedono il consenso come prima modalità di decisione e, in sua mancanza, il voto come seconda modalità di decisione. Il consenso non è stato raggiunto e le due confessioni religiose maggioritarie del Paese non hanno accettato il rapporto delle altre sei che, nell’insieme del paese, sono minoritarie. Il problema sorge a questo livello. Che si tratti della legge o dello statuto delle confessioni religiose, il legislatore non ha previsto alcuna disposizione a favore delle confessioni religiose maggioritarie come, per esempio, una specie di diritto di veto … In più occasioni, il presidente dell’Assemblea nazionale, Christophe Mboso, aveva chiesto alle confessioni religiose che trovassero un consenso. Quel consenso non è stato raggiunto e nessuna votazione è stata formalmente convocata. Da un lato, il presidente della piattaforma delle confessioni religiose non ha convocato alcuna seduta per poter procedere al voto. Dall’altro lato, sei confessioni religiose hanno fatto blocco e sono rimaste cristallizzate attorno al loro candidato. In queste condizioni non sarebbe cambiato nulla. Si sarebbe soltanto perso del tempo utile. L’Assemblea nazionale non ha fatto altro che assumersi la propria responsabilità. Tuttavia, per quanto riguarda il futuro, si dovrà fare di tutto per correggere ciò che oggi è andato storto».[9]
A questo proposito, vari osservatori ritengono necessario procedere a una revisione dello Statuto della piattaforma delle confessioni religiose. Per quanto riguarda la procedura del voto in mancanza di consenso, lo Statuto delle confessioni religiose dovrebbe introdurre delle disposizioni più precise e ispirate all’articolo 10 della legge organica n. 21/012 del 3 luglio 2021 sull’organizzazione e il funzionamento della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), secondo il quale «le confessioni religiose e le organizzazioni della società civile implicate (nella designazione dei membri della CENI) sono quelle dotate di personalità giuridica, di un’effettiva presenza sul territorio e di una competenza e comprovata esperienza in materia elettorale». Ciò significa che, per tali disposizioni, ci si dovrebbe basare sul principio della proporzionalità, tenendo conto del numero complessivo (benché approssimativo) sia dei fedeli che degli osservatori elettorali di cui ogni confessione religiosa dispone sul territorio nazionale.
Lo statuto delle confessioni religiose dovrebbe prevedere delle misure disciplinari a cui ricorrere in casi comprovati di pressioni, minacce e tentativi di corruzione. Tali misure potrebbero addirittura prevedere l’esclusione del candidato oggetto di tali atti illegittimi.
2. ALCUNE DICHIARAZIONI DI DISSENSO
I deputati del Fronte Comune per il Congo (FCC) hanno denunciato la conferma, da parte dell’Assemblea Nazionale, dei candidati nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Essi hanno affermato che ora si aspettano che il Capo dello Stato, Félix Tshisekedi, si astenga dal nominarli ufficialmente, come aveva fatto nel mese di luglio 2020, a proposito della candidatura di Ronsard Malonda, che non aveva avuto il consenso della CENCO e dell’ECC. Il deputato René-Sébastien Bofaya Botaka, membro dell’FCC, ha affermato che tutto ciò che è accaduto all’Assemblea nazionale non concerne l’FCC in quanto tale: «Ciò che è successo all’Assemblea nazionale è puro teatro. La seduta odierna si è svolta in assenza della maggioranza dei deputati nazionali. Su un totale di 500 deputati, solo circa 150 erano presenti. Affinché la seduta sia valida, occorre raggiungere il quorum richiesto dai testi legislativi. Tutto quello che è successo in sala è puro teatro e non riguarda che quelli che vi hanno partecipato. Secondo noi, la designazione del nuovo presidente della CENI non è ancora stata confermata. La lotta continua».[10]
In un comunicato stampa, il deputato Denis Kashoba Kabonshi, presidente del gruppo parlamentare AMK e Alleati, di Insieme per la Repubblica di Moïse Katumbi, ha affermato che il loro gruppo parlamentare non ha designato alcun suo candidato nuovo membro della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Egli ha dichiarato che, finora, il gruppo parlamentare AMK e alleati non si è mai riunito per pronunciarsi su tale questione e che i negoziati all’interno della maggioranza parlamentare, la Sacra Unione della Nazione, sono stati sospesi. Secondo il presidente del gruppo parlamentare AMK e alleati, la lista dei presunti firmatari della candidatura del deputato Paul Muhindo è un falso, perché è stata redatta durante la seduta plenaria del 15 ottobre 2021, per un “bonus di presenza” promesso dall’Assemblea nazionale.
Il presidente del gruppo parlamentare AMK e alleati, ha denunciato il vizio di procedura che ha caratterizzato l’approvazione dei candidati nuovi membri della Commissione Elettorale da parte dell’Assemblea nazionale. Secondo lui, se Paul Muhindo è stato confermato dall’Assemblea nazionale come candidato nuovo vice relatore della commissione elettorale, lo sarà a titolo suo personale. Denis Kashoba Kabonshi ha precisato che le discussioni all’interno della maggioranza parlamentare, la Sacra Unione della Nazione, non erano ancora terminate e ha accusato il primo vicepresidente del gruppo parlamentare AMK e Alleati di aver parlato e agito in nome del gruppo parlamentare, senza la previa approvazione da parte della presidenza: «Finora, non avevamo ancora terminato le trattative con i nostri colleghi della maggioranza e non avevamo ancora raggiunto un accordo sulla ripartizione delle responsabilità all’interno della commissione elettorale nazionale indipendente. Ciò che è successo è questo: non ci siamo mai incontrati come gruppo parlamentare. Alcuni hanno distribuito dei soldi ai parlamentari affinché i loro nomi apparissero su una lista che sarebbe servita per dire che i deputati di AMK avevano avuto una riunione in cui avevano scelto Paul Muhindo come candidato nuovo membro della Commissione elettorale. Quelli che hanno dato il loro nome, lo hanno fatto perché ricevuto del denaro. Si tratta di un imbroglio di cattivo gusto. Si tratta di disonestà. È stato il primo vicepresidente del gruppo parlamentare AMK e Alleati, Kolobo, a firmare la lettera di trasmissione del nome di Paul Muhindo».
Di fronte a questa situazione, il presidente del gruppo parlamentare AMK e Alleati ha annunciato che il gruppo presenterà una denuncia al procuratore generale presso la Corte di cassazione per falso, uso di falso e corruzione nei confronti del collega. Ha aggiunto che i deputati del gruppo AMK e Alleati valuteranno la loro partecipazione alla maggioranza parlamentare, la Sacra Unione della Nazione, e che prenderanno una decisione: «Denunciamo l’accaduto. C’è una lista che è stata inviata e questa lista è stata redatta sulla base di banconote distribuite. Andremo a sporgere denuncia contro l’onorevole Kolobo per falso e uso di falso, perché ha usato i nomi di varie persone, per giustificare un documento di un incontro che non è mai esistito».[11]
Il 18 ottobre, dopo la convalida dei candidati nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) da parte dell’Assemblea Nazionale, Moïse Katumbi, presidente del partito Insieme per la Repubblica e uno dei pilastri della Sacra Unione della Nazione, ha scritto una lettera al Presidente Felix Tshisekedi. Katumbi ha deplorato la ripresa degli stessi metodi usati dal precedente regime per controllare la CENI e restare al potere: «All’avvicinarsi delle prossime scadenze elettorali, si constata il sopravvento di quegli stessi metodi denunciati nel passato, per imporre ai vertici della CENI una personalità che suscita molte polemiche. È stato dimostrato che alcuni compatrioti sono disposti a violare anche i testi legali, pur di mantenersi al potere. Il loro atteggiamento mette seriamente a rischio la coesione nazionale». L’ex governatore dell’ex Katanga chiede a Felix Tshisekedi di fare di tutto, per evitare di far ricadere il Paese nel caos: «Faccio appello alla sua saggezza, per evitare che il Paese ricada in nuove divisioni, con conseguenze disastrose per tutto il popolo congolese».
Moïse Katumbi ha ricordato al Capo dello Stato che, nel mese di luglio 2020, egli stesso aveva bloccato, per mancanza di consenso, la candidatura di Ronsard Malonda, già convalidato come futuro presidente della CENI: «L’anno scorso lei aveva giustamente bloccato una prima lista non consensuale. Nessuno può quindi pensare che oggi sia possibile avallare l’operato di una commissione paritetica contestata, con il rischio di rendere la CENI oggetto di sospetti, in modo tale da metterla nell’impossibilità di assolvere la sua missione di organizzare, in completa indipendenza, neutralità e imparzialità, delle elezioni libere, democratiche, trasparenti e inclusive. Se l’Assemblea nazionale ha fallito, ora spetta a lei forgiare quel consenso indispensabile, unico modo per garantire un ciclo elettorale pacifico». Secondo Katumbi, «tollerare le irregolarità che hanno scandito la procedura di convalida dei candidati nuovi membri della CENI porterebbe inevitabilmente il Paese verso un nuovo ciclo di disordini».
Per questo, Moïse Katumbi ha chiesto a Felix Tshisekedi di bloccare la lista dei nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) approvata dall’Assemblea nazionale: «Le chiedo di semplicemente bloccare la lista approvata dall’Assemblea nazionale».
Dichiarando di non essere alla ricerca di un posto, Moïse Katumbi assicura di volere preservare i valori della Repubblica e invita Felix Tshisekedi a rimediare dove l’Assemblea Nazionale ha fallito: «Per quanto ci riguarda, non cerchiamo alcun posto. Siamo invece preoccupati di preservare i valori della Repubblica, tra cui il consenso, che resta il lievito della coesione nazionale. Le chiediamo inoltre di richiamare i responsabili della Sacra Unione al rispetto dei testi legislativi, per non permettere l’avanzamento degli antivalori, tra cui la corruzione, l’opportunismo e la manipolazione delle coscienze».[12]
Il deputato Gratien Iracan ha ricordato che Insieme per la Repubblica, il partito di Moïse Katumbi, ha deplorato il fatto che, nella ripartizione dei posti di responsabilità all’interno della Commissione Elettorale, i vertici del partito del Presidente Felix Tshisekedi non abbiano tenuto conto del peso politico (numero dei deputati) di ciascuna delle componenti della coalizione di maggioranza.
A tal proposito, egli ha affermato: «La Sacra Unione della Nazione è una coalizione basata sul peso politico (il numero dei deputati) di ciascuna componente. Nel caso di una ripartizione di posti di responsabilità, essa deve essere effettuata sulla base del peso politico di ciascun membro. I deputati ex-FCC sono il gruppo maggioritario. Insieme per la Repubblica è la seconda forza politica (con 70 deputati). Se al gruppo ex-FCC è stato affidato il posto di primo vicepresidente della CENI, sarebbe stato normale che il posto successivo, quello di secondo vicepresidente, fosse assegnato al secondo gruppo in ordine di peso politico. Non è stato così, perché la seconda vicepresidenza e stata affidata all’opposizione, rappresentata dall’FCC rimasto fedele all’ex presidente Joseph Kabila. Il terzo incarico più importante all’interno della CENI è quello di relatore. Questo posto sarebbe spettato di diritto a Insieme per la Repubblica. Invece è stato affidato a un membro dell’UDPS, che dispone poco più di 30 deputati». Egli ha aggiunto: «Ci aspettavamo un po’ più di rispetto e di trasparenza te, ma non è stato così. Anche se siamo membri della maggioranza, ciò non significa che perdoneremo l’errore. Chiediamo rispetto reciproco. Quando un’altra parte non riconosce la nostra forza, significa che non ci rispetta. Non possiamo essere dei partner che non sono rispettati».
Come si può constatare, la Sacra Unione per la Nazione, la maggioranza formata attorno al Presidente Felix Tshisekedi dopo il crollo della coalizione FCC-CACH, è sull’orlo del collasso, a causa delle varie controversie che hanno caratterizzato la procedura di designazione dei nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Uno dei pilastri della Sacra Unione, Moïse Katumbi, potrebbe uscire dalla maggioranza, qualora il Capo dello Stato decidesse di procedere alla nomina ufficiale dei nuovi membri della CENI approvati dall’Assemblea Nazionale. Moïse Katumbi ritiene che si tratti di una “linea rossa” che non dovrebbe essere oltrepassata.[13]
Secondo il professor Gabriel Banza Malale, membro del Fronte comune per il Congo (FCC), l’approvazione, da parte dell’Assemblea Nazionale, dei candidati nuovi membri dell’assemblea e del comitato di presidenza della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) porta in sé il germe di future crisi e contestazioni. Secondo il parere di questo professore di diritto costituzionale presso l’Università di Lubumbashi, sarebbe stato necessario cercare il consenso, qualunque fosse il prezzo da pagare.
Il prof. Banza, fa notare che «l’approvazione dei candidati nuovi membri della CENI è una decisione che molti non accettano. I deputati della maggioranza sono contenti, perché ormai sono sicuri di vincere le prossime elezioni, nonostante i sospetti che ormai pesano sulle loro spalle, in seguito alla corruzione e agli imbrogli che si sono notati nell’attuale funzionamento dell’Assemblea nazionale». E continua: «tutto il circuito di gestione delle prossime elezioni, a monte e a valle, è controllato da un sistema creato per conto di una certa tendenza politica che si denomina come Sacra Unione della Nazione. Tale sistema è iniziato con la nomina, illegale, di Alti Magistrati della Corte Costituzionale. Nonostante le grida di protesta, il treno ha continuato la sua marcia. Mentre il cane abbaia, la carovana prosegue la sua strada».
Secondo il professor Banza Malale, «il consenso è la modalità di gestione che favorisce la trasparenza, la rappresentanza, la correttezza e la partecipazione di tutti. Il consenso è un meccanismo preventivo di fronte a possibili crisi politiche o sociali. Se si trascura il consenso, avremo crisi di ogni tipo. L’approvazione senza consenso dei candidati nuovi membri della CENI, provocherà molte crisi. Le elezioni si svolgeranno tra una moltitudine di contestazioni di ogni tipo».[14]
Il deputato nazionale Célestin Musao si è detto in disaccordo con l’approvazione, da parte dell’Assemblea nazionale, dei futuri animatori della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), tra cui il prossimo presidente della CENI, Denis Kadima, la cui candidatura è stata contestata dalla Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO ), dalla Chiesa di Cristo in Congo (ECC), da Insieme per la Repubblica di Moïse Katumbi, da Lamuka di Martin Fayulu e dal Fronte Comune per il Congo (FCC) di Joseph Kabila. Secondo l’ex relatore della Camera dei Deputati, ora spetta al presidente Tshisekedi assumersi le proprie “responsabilità”, rifiutando di ratificare tale approvazione. «La palla ora è nel campo del Capo dello Stato che si trova di fronte alle sue responsabilità storiche. Essendo che le stesse cause producono gli stessi effetti, il Presidente si trova di fronte ad una situazione molto simile a quella in cui decise, nel 2020, di non ratificare un’altra candidatura alla presidenza della CENI, quella di Ronsard Malonda. I giuristi parlerebbero di un caso che ha fatto giurisprudenza. I nostri occhi rimangono quindi rivolti verso il Presidente della Repubblica, da cui attendiamo con impazienza un equo arbitrato», ha affermato il professor Célestin Musao.[15]
3. UNA CRISI POLITICA IN GESTAZIONE
Secondo il giornalista Christophe Rigaud, direttore del sito Afrikarabia, con la convalida, da parte dell’Assemblea nazionale, di Denis Kadima come presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), la RD Congo è ripiombata in una profonda crisi pre-elettorale.
Nell’estate del 2020, il nome di Ronsard Malonda come presidente designato della CENI aveva creato polemiche e il Presidente della repubblica, Félix Tshisekedi, aveva sospeso la sua candidatura per i suoi stretti rapporti con il Fronte Comune per il Congo (FCC) dell’ex presidente Joseph Kabila. Oggi è la candidatura di Denis Kadima che è stata approvata dall’Assemblea nazionale e che sta suscitando numerose polemiche. Ironia della sorte, gran parte della classe politica congolese lo accusa di essere un simpatizzante dell’attuale Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, che ha già annunciato la sua candidatura per un secondo mandato nel 2023.
Il problema è che, di fronte alle proteste per la candidatura di Denis Kadima, il Presidente Felix Tshisekedi non ha a sua disposizione alcuna soluzione soddisfacente. Convalidandola, apre una crisi aperta con l’FCC di Joseph Kabila, con Lamuka di Martin Fayulu e Adolphe Muzito, con alcuni suoi alleati della maggioranza parlamentare, la Sacra Unione, come Insieme per la Repubblica di Moïse Katumbi. Ma soprattutto Felix Tshisekedi rischia di inimicarsi la Chiesa cattolica e la Chiesa protestante che, dopo aver subito varie pressioni affinché accettassero la candidatura di Denis Kadima, l’hanno infine scartata. Viceversa, se il Capo dello Stato, Felix Tshisekedi, rifiutasse il nome di Kadima, si scontrerebbe con le sei confessioni religiose che hanno sostenuto la candidatura di Denis Kadima, un esperto elettorale riconosciuto a livello internazionale. «Sei voti contro due: è evidente che la maggioranza delle chiese appoggia la candidatura di Kadima. E, in mancanza di consenso, è la maggioranza che deve prevalere. È la regola!», ha affermato un membro della maggioranza, la Sacra Unione della Nazione.
Va detto che il metodo di designazione dei membri della Commissione elettorale da parte delle confessioni religiose solleva molti interrogativi. La designazione del presidente della CENI da parte delle confessioni religiose è un ruolo eminentemente politico, dove vescovi, pastori e imam sono regolarmente corteggiati da partiti e piattaforme politiche di ogni genere. Anche se ritenute “neutrali”, “imparziali” e “rappresentative”, le chiese in Congo possono rivelarsi in modo opposto. Il problema è che, delle otto confessioni religiose, due rappresentano più dell’80% della popolazione congolese (si tratta dei cattolici e protestanti), mentre le altre sei non rappresentano che il 20% restante. E nelle trattative sulla designazione di Denis Kadima, sono state le sei chiese “minoritarie” a imporre la sua candidatura, mentre le due confessioni “maggioritarie” vi si sono opposte. La constatazione è che una votazione su base maggioritaria non rispetta il peso e la rappresentatività delle varie chiese.
L’approvazione da parte dell’Assemblea nazionale della candidatura di Denis Kadima come prossimo presidente della Commissione elettorale apre quindi un periodo molto incerto, a poco più di due anni dalle prossime elezioni presidenziali. L’opposizione teme che le elezioni del 2023 saranno delle elezioni manipolate, per garantire la rielezione dell’attuale Capo dello Stato. Tanto più che, sia il nuovo candidato presidente della Ceni confermato dall’Assemblea nazionale, sia il nuovo presidente della Corte costituzionale, Dieudonné Kaluba, appartengono entrambi al cerchio dell’attuale Presidente Félix Tshisekedi. Se è vero che il presidente della CENI è quello che annuncia i risultati provvisori delle elezioni e che il presidente della Corte costituzionale è quello che li convalida, è evidente che i risultati delle prossime elezioni presidenziali sono già prevedibili.
A 26 mesi dalle prossime elezioni, la RDCongo è ripiombata in una crisi pre-elettorale, il cui scenario è purtroppo noto, avendolo già vissuto nel 2016, con dapprima lo “slittamento”, poi il rinvio delle elezioni nel 2018, seguiti da manifestazioni e repressioni. Il presidente Tshisekedi può ancora avere il controllo sugli eventi perché, dopo il voto dell’Assemblea nazionale, spetta al Capo dello Stato convalidare il nome del nuovo presidente della Ceni. Cosa che non è ancora stata fatta. Il Presidente della Repubblica ha ancora la possibilità di evitare la nomina di Denis Kadima come prossimo presidente della CENI e di chiedere alle confessioni religiose di continuare il dialogo in vista di un consenso su un nuovo nome. Ma le trattative rischiano di essere lunghe, facendo temere uno slittamento del calendario elettorale, ciò che implicherebbe un inevitabile prolungamento del mandato presidenziale di Félix Tshisekedi.[16]
4. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA HA FIRMATO IL DECRETO DI NOMINA DEI 12 NUOVI MEMBRI DELLA COMMISSIONE ELETTORALE
Il 22 ottobre, in una dichiarazione pubblicata a Kinshasa, il coordinatore del Collettivo d’Azione della Società Civile (CASC), Joseph Nkinzo, ha affermato che, per evitare di ritardare lo svolgimento delle prossime elezioni, il Presidente della Repubblica dovrebbe procedere alla nomina ufficiale dei nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Secondo tale dichiarazione, «per organizzare elezioni credibili e trasparenti entro il termine costituzionale e per evitare ogni tipo di rinvio o slittamento, il CASC invita il Capo dello Stato a nominare urgentemente i nuovi membri della CENI , le cui candidature sono già state convalidate dall’Assemblea Nazionale». Inoltre, il CASC chiede alla Camera dei Deputati di affrontare e approvare la riforma della legge elettorale e al governo di mettere a disposizione le risorse necessarie per avviare il processo elettorale. Infine, il CASC esorta i Congolesi a rimanere vigilanti, chiedendo l’organizzazione di elezioni democratiche, libere, trasparenti, pacifiche e rispettose delle scadenze costituzionali.
Va ricordato che varie sono le voci che recentemente si sono alzate per chiedere al Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, di procedere alla nomina ufficiale dei nuovi membri della CENI.
Tuttavia, la nuova configurazione della CENI è ampiamente contestata dalla Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), dalla Chiesa di Cristo in Congo (ECC), dal Fronte Comune per il Congo (FCC) di Joseph Kabila, dalla coalizione LAMUKA di Martin Fayulu e da Insieme per la Repubblica di Moïse Katumbi.[17]
Il 22 ottobre, in un messaggio indirizzato alla nazione e trasmesso alla Radiotelevisione Nazionale Congolese (RTNC), il Presidente della Repubblica, Félix-Antoine Tshisekedi Tshilombo, ha annunciato di aver deciso di firmare il decreto di nomina di 12 su 15 nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), tra cui Denis Kadima come presidente.
Félix Tshisekedi ha motivato la sua decisione con il fatto che, «nonostante la mancanza di consenso tra le confessioni religiose, è tuttavia emersa una netta maggioranza a favore di un candidato, in conformità con lo statuto della loro piattaforma». Egli ha dichiarato che, a differenza della designazione di Ronsard Malonda nel mese di luglio 2020, quella di Denis Kadima è stata “regolare” e che la sua approvazione è stata posta all’ordine del giorno dell’Assemblea nazionale, ciò che non era avvenuto nel 2020, A questo riguardo, egli ha sottolineato che il contesto di dell’approvazione della candidatura di Ronsard Malonda è diverso da quello in cui si è svolta la designazione di Denis Kadima e degli altri membri della Commissione Elettorale.
Nel suo discorso alla Nazione, il Presidente della Repubblica è tornato sui vari motivi che lo avevano portato a non ratificare la candidatura di Ronsard Malonda Ngimbi: «Nel 2020 mi ero opposto alla convalida di un candidato designato alla Presidenza della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), per i seguenti motivi:
– la questione della convalida dei membri del Comitato di presidenza della CENI non era stata posta all’ordine del giorno dell’Assemblea nazionale;
– mi era stato trasmesso per promulgazione un solo verbale, peraltro privo di fondamento, che designava solo il Presidente della CENI, quando essa era composta 13 membri;
– il presidente e il vicepresidente della piattaforma delle confessioni religiose non avevano firmato il verbale in questione;
– i due rappresentanti delle sei confessioni religiose che appoggiavano il candidato presidente designato nel 2020 erano stati smentiti dalla loro gerarchia, compromettendo così la regolarità della procedura di designazione.
Di fronte a questa situazione e nella mia qualità di garante del buon funzionamento delle istituzioni, avevo chiesto che si riprendesse daccapo la procedura di designazione dei candidati, raccomandando che fosse favorito il consenso».
Félix Tshisekedi ha affermato che, questa volta, la procedura si è svolta in modo regolare, nonostante la mancanza di consenso perché, secondo lui, una netta maggioranza si è espressa a favore di un candidato, in conformità con lo statuto della piattaforma delle confessioni religiose: «La procedura di designazione dei membri del comitato di presidenza della Commissione Elettorale si è svolta in modo regolare, in particolare per quanto riguarda la designazione del Presidente della Commissione elettorale, nonostante la mancanza di consenso, perché è emersa una netta maggioranza a favore un candidato e ciò in conformità con le prescrizioni dello statuto della piattaforma delle Confessioni Religiose. Inoltre, non solo l’approvazione dei membri del comitato di presidenza della commissione elettorale è stata regolarmente iscritta nell’ordine del giorno della seduta plenaria dell’assemblea nazionale, ma anche 12 su 15 verbali attesi sono stati ricevuti, esaminati e approvati dalla Camera de deputati. Ciò permetterà al comitato di presidenza della Commissione elettorale di raggiungere il quorum richiesto, per potersi riunire validamente, Si tratta quindi di una situazione molto diversa da quella del 2020».
Il presidente Félix Tshisekedi ha detto di aver notato la persistenza delle divergenze all’interno della piattaforma delle confessioni religiose e si è congratulato con il presidente dell’Assemblea nazionale, per aver loro offerto diverse occasioni di incontro, al fine di raggiungere un compromesso, in mancanza di consenso, Félix Tshisekedi ha ricordato che «il nostro Paese ha decisamente optato per una democrazia competitiva che ha le sue regole, secondo ci sono dei vincitori e degli sconfitti. Dopo aver scelto un sistema fondato sulla competitività e le sue regole, non possiamo sottrarci alle sue dinamiche. Le nostre divergenze, lungi dall’essere delle debolezze, sono piuttosto delle illustrazioni della nostra vitalità democratica». Per questo, il Presidente Tshisekedi ha esortato i nuovi membri del direttivo della Commissione elettorale a «lavorare per elezioni libere, trasparenti e rispettose delle scadenze costituzionali».
Nel suo discorso alla nazione, Félix Tshisekedi si è detto fiducioso che gli altri tre membri dell’opposizione siano presto designati, ciò che contribuirebbe al buon andamento del processo elettorale. Egli ha inoltre invitato le organizzazioni nazionali e la comunità internazionale ad appoggiare la RDC nel suo percorso elettorale e ha infine annunciato l’intenzione di nominare un delegato incaricato di vigilare sul regolare svolgimento del processo elettorale.[18]
Il 23 ottobre, il ministro delle Comunicazioni e dei Media, Patrick Muyaya, si è espresso a proposito della nomina definitiva di 12 dei 15 membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) da parte del presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi. Secondo il portavoce del governo, Félix Tshisekedi non ha violato alcuna disposizione legislativa, ma ha usato il suo potere di Presidente della Repubblica per evitare un eventuale rinvio delle prossime elezioni.
Secondo lui, ciò non significa che, poiché una sottocomponente della società civile ha un determinato problema, allora si deve sospendere la procedura in corso per ricominciare tutto daccapo: «Se oggi il Presidente della Repubblica, garante della nazione, chiedesse al Presidente dell’Assemblea nazionale, Christophe Mboso, di concedere alle confessioni religiose alcuni altri giorni per trovare un consenso (a quanti rinvii si è già assistito), esse potrebbero riuscire a mettersi d’accordo? Per quanto riguarda i sospetti di casi di corruzione, essi scomparirebbero se si ricominciasse la procedura? Probabilmente la risposta sarebbe negativa. Ora che si è deciso e che Dénis Kadima è stato nominato presidente della commissione elettorale, ci sono due anni di tempo per preparare le elezioni previste per il 2023. Durante questo periodo, le missioni di osservazione elettorale internazionali e nazionali, tra cui quella della Chiesa cattolica, potranno dotarsi dei mezzi necessari, per controllare l’azione sia di Denis Kadima che della Commissione elettorale nel suo insieme».[19]
Il 24 ottobre, tredici partiti politici e organizzazioni della società civile hanno firmato una dichiarazione congiunta, a favore di una Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) veramente indipendente, depoliticizzata e non strumentalizzata e di elezioni credibili, libere, trasparenti e pacifiche entro le scadenze costituzionali:
«Considerando che delle elezioni manipolate e mal organizzate costituiscono la principale fonte di instabilità, illegittimità e sottosviluppo della nostra nazione.
Considerando che la riforma della CENI e la nomina dei suoi nuovi membri sono state viziate da casi di corruzione, violazioni delle leggi, mancanza di consenso e manipolazione da parte del potere attuale.
Prendendo atto che, nonostante gli appelli alla buon senso e al consenso formulati da alcune chiese, dalla società civile, da vari movimenti civici e forze politiche, l’attuale potere ha ostinatamente voluto, violando la Costituzione e le norme parlamentari, istituire una CENI sottomessa ai suoi ordini.
Nell’interesse superiore della Nazione e per salvaguardare le conquiste della democrazia, nonostante le nostre differenze, decidiamo di unire le nostre forze per ottenere, con tutti i mezzi legali, una riforma consensuale della legge organica sulla CENI e ‘e della legge elettorale che permetta l’organizzazione di elezioni credibili, libere, trasparenti, inclusive e pacifiche nel 2023, in conformità con la nostra costituzione.
Riaffermiamo che l’attuale crisi è il risultato delle decisioni prese dall’attuale potere che rifiuta l’indipendenza della CENI, prendendo in tal modo in ostaggio un’intera Nazione. Affermiamo che il consenso è l’unico modo per ricostruire la fiducia tra le varie parti implicate nel processo elettorale ed evitare l’implosione del Paese,
Informiamo l’opinione nazionale e internazionale che, a partire da questo 24 ottobre 2021, organizzeremo in tutto il Paese grandi azioni cittadine, per chiedere l’indipendenza, la depoliticizzazione e la non strumentalizzazione della CENI e l’organizzazione di elezioni veramente inclusive e pacifiche.
Chiediamo a tutto il popolo di alzarsi in piedi uniti, per raggiungere l’indipendenza e la depoliticizzazione della Ceni».
Questa dichiarazione è stata firmata, tra altri, dai rappresentanti del Consiglio dell’Apostolato dei Laici Cattolici in Congo (CALCC), del Ministero dei Laici Protestanti (MILAPRO), del Comitato Laico (cattolico) di Coordinamento (CLC), del Fronte Comune per il Congo (FCC) di Joseph Kabila, di Insieme per la Repubblica di Moïse Katumbi, di Impegno per la Cittadinanza e lo Sviluppo (ECIDE) di Martin Fayulu e di Nuovo Slancio di Adolphe Muzito.[20]
Il 26 ottobre, il nuovo presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Denis Kadima, e gli altri 11 membri della commissione hanno prestato giuramento davanti alla Corte costituzionale. I nuovi membri della CENI hanno giurato di rispettare la costituzione e le leggi del Paese, di adempiere lealmente le loro funzioni e di mantenere il segreto della deliberazione di voto durante e dopo l’esercizio delle loro funzioni presso la commissione. La cerimonia si è svolta alla presenza del Primo Ministro, del Presidente del Senato, del Presidente dell’Assemblea Nazionale, di altre autorità e personalità e dei membri del precedente direttivo della CENI, tra cui il precedente presidente della commissione, Corneille Nangaa.[21]
Il 26 ottobre, le forze politiche e sociali del Paese, membri del Blocco Patriottico e firmatarie della dichiarazione del 24 ottobre, hanno annunciato una manifestazione pacifica, prevista il 6 novembre su tutto il territorio nazionale, per denunciare le numerose irregolarità che hanno caratterizzato la nomina del nuovo presidente della CENI, Denis Kadima, e degli altri 11 membri della stessa commissione. Due sono i principali obiettivi della manifestazione: la depoliticizzazione della CENI e le riforme elettorali.[22]
[1] Cf Radio Okapi, 14.10.’21
[2] Cf Radio Okapi, 15.10.’21
[3] Cf Radio Okapi, 15.10.’21; Actualité.cd, 15.10.’21
[4] Cf Japhet Toko – Actualité.cd, 15.10.’21; Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 15.10.’21
[5] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 15.10.’21
[6] Cf Actualité.cd, 15.10.’21; Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 15.10.’21
[7] Cf Radio Okapi, 16,10.’21; Clément Muamba – Actualité.cd, 16.10.’21; Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 16.10.’21
[8] Cf Actualité.cd, 16.10.’21; Serge Sindani – Politico.cd, 17.10.’21
[9] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 18.10.’21
[10] Cf Berith Yakitenge et Clément Muamba – Actualité.cd, 16.10.’21
[11] Cf Christian Okende – Politico.cd, 17.10.’21; Clément Muamba – Actualité.cd, 17.10.’21
[12] Cf Actualité.cd, 20.10.’21
[13] Cf Actualité.cd, 22.10.’21
[14] Cf Junior Ngandu – Politico.cd, 17.10.’21
[15] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 17.10.’21
[16] Cf Christophe Rigaud – afrikarabia.com, 16.10.’21 http://afrikarabia.com/wordpress/commission-electorale-la-crise-politique-couve-en-rdc/
[17] Cf Merveil Molo – 7sur7.cd, 22.10.’21
[18] Cf Clément Mwamba – Actualité.cd, 22.10.’21
[19] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 24.10.’21
[20] Cf Marie-France Cross – Lalibre.be/Afrique, 25.10.’21 https://afrique.lalibre.be/app/uploads/2021/10/Declaration-forces-sociales.pdf
[21] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 26.10.’21
[22] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 26.10.’21