Congo Attualità n. 457

COMMISSIONE ELETTORALE: ANCORA SENZA NUOVA EQUIPE

INDICE

1. CONFESSIONI RELIGIOSE: NESSUN CONSENSO SUL CANDIDATO NUOVO PRESIDENTE
a. Introduzione
b. La procedura di designazione nell’impasse
c. Un ultimatum di 72 ore
d. L’ultimo incontro delle confessioni religiose
e. Il rapporto della Chiesa Cattolica e della Chiesa Protestante
f. La conferenza stampa delle altre sei confessioni religiose

1. CONFESSIONI RELIGIOSE: NESSUN CONSENSO SUL CANDIDATO NUOVO PRESIDENTE

a. Introduzione

La piattaforma delle otto confessioni religiose cui è stata affidata la responsabilità di designare il candidato nuovo presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) non è ancora riuscita a trovare un consenso su un candidato comune.
Due sono gli schieramenti che sono emersi all’interno della piattaforma. Da una parte, ci sono i due rappresentanti della Chiesa cattolica (Conferenza Episcopale Nazionale del Congo / CENCO) e della Chiesa protestante (la Chiesa di Cristo in Congo / ECC) e, dall’altra, ci sono i rappresentanti delle altre sei confessioni religiose.
La crisi causata dalla mancanza di consenso tra le otto confessioni religiose solleva la questione del loro peso nella società congolese. Su questo punto, uno studio realizzato dalla società Target, nel 2020, fornisce alcuni dati interessanti. Sui quasi 2.000 Congolesi intervistati nel mese di marzo 2020, il 34% ha affermato di appartenere alla Chiesa cattolica, il 22% alla Chiesa protestante, il 10% alla Chiesa pentecostale, il 9% alla Chiesa del Risveglio, il 5% al branhamismo. Il 3% all’Islam, il 2% alla Chiesa kimbanghista, il 2% alla Chiesa metodista, il 2% alla Chiesa dei neo-apostolici, il 2% ai Testimoni di Geova e il 6% restante ad altre denominazioni religiose.
Occorre precisare che, in caso di ricorso al voto, ogni confessione religiosa esprime un solo voto. Mettendo in tal modo su uno stesso piano di parità tutte le confessioni religiose, nonostante che sul territorio abbiano una presenza molto diversa l’una dall’altra, questa disposizione può causare un grosso problema di rappresentatività. Sono dunque ormai molti quelli che, all’interno dello schieramento dell’ECC e della CENCO, chiedono una revisione di questo provvedimento, ritenendo che si debba, in qualche modo, tener conto della voce delle confessioni religiose maggioritarie.[1]

Per esempio, per quanto riguarda le questioni elettorali, la piattaforma delle confessioni religiose potrebbe dotarsi, oltre alla segreteria tecnica, di una commissione specifica, la cui composizione e il cui funzionamento dovrebbero ispirarsi all’articolo 10 della legge organica n. 21/012 del 3 luglio 2021 sull’organizzazione e il funzionamento della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), secondo il quale «le confessioni religiose e le organizzazioni della società civile implicate (nella designazione dei membri della CENI) sono quelle dotate di personalità giuridica, di un’effettiva presenza sul territorio e di una competenza e comprovata esperienza in materia elettorale». Ciò significa che, per la composizione e il funzionamento di quella commissione, ci si dovrebbe basare sul principio della proporzionalità, tenendo effettivamente conto del numero complessivo (benché approssimativo) sia dei fedeli che degli osservatori elettorali di cui ogni confessione religiosa dispone sul territorio nazionale.

Da ricordare inoltre che, l’articolo 12 della stessa legge stipula che «il verbale della designazione dei membri della CENI e gli atti ad esso relativi sono trasmessi dalle varie parti all’Assemblea Nazionale per approvazione. L’Assemblea nazionale creerà una commissione mista Maggioranza-Opposizione per esaminare i dossier individuali delle persone designate, secondo le condizioni e i criteri prescritti da questa legge. Le conclusioni della Commissione sono sottoposte all’approvazione da parte dei deputati riuniti in seduta plenaria. Nel caso di mancata approvazione della designazione di uno o più membri della CENI, il Comitato di Presidenza dell’Assemblea Nazionale chiede alla componente interessata di designare un’altra persona. Tale nuova designazione è soggetta alla stessa procedura di approvazione sopra citata».[2]

b. La procedura di designazione nell’impasse

A metà settembre, la procedura di designazione dei nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) era ancora bloccata, in seguito alla mancanza di consenso tra i responsabili delle confessioni religiose che, secondo la legislazione congolese, devono presentare all’Assemblea Nazionale due loro candidati: uno come futuro presidente della commissione elettorale e l’altro come membro della commissione stessa. Da ricordare che, il 30 luglio, il direttivo della piattaforma delle 8 confessioni religiose aveva già presentato al Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale un rapporto di non consenso, firmato da tutti i membri della piattaforma. Tuttavia, nello stesso giorno, 6 confessioni religiose avevano presentato, allo stesso Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale, un altro verbale relativo alla designazione di Denis Kadima e di Roger Bimwala come candidati rispettivamente alla presidenza e all’assemblea generale della CENI. Questo secondo documento non era stato firmato dalle chiese cattolica e protestante, perché era stato redatto in loro assenza. Inoltre, i cattolici e i protestanti hanno continuato ad insistere sul fatto che il nuovo presidente della CENI deve essere una persona di eccezionale coraggio, capace di proclamare ad ogni costo i veri risultati delle urne. Oltre a ciò, essi hanno chiesto che i due candidati ottenessero il consenso di tutte le 8 confessioni religiose. In tale situazione, il 18 agosto essi avevano inviato una lettera al Capo dello Stato, chiedendogli di essere ricevuti in udienza, in vista di una sua mediazione, al fine di sbloccare la situazione.

Il 24 settembre, in un’intervista a VOA. il Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, ha dichiarato di aver declinato la proposta rivoltagli dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa protestante che gli chiedevano di incontrarlo, per cercare di sbloccare la procedura di designazione dei futuri  membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Egli ha affermato di non volere interferire in tale procedura, temendo di essere considerato come parte in causa. Tuttavia, egli ha chiesto alle confessioni religiose di trovare un accordo tra loro e si è impegnato, se sarà necessario, ad assumersi le proprie responsabilità nel momento più opportuno: «Faccio appello al buon senso di tutti. Abbiamo un processo elettorale da rispettare e delle elezioni da organizzare entro i tempi previsti dalla costituzione. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Da parte mia, le prenderò quando sarà il momento opportuno. Per il momento, non posso fare nulla, poiché si tratta di un dibattito interno alle confessioni religiose». A questo proposito, Félix Tshisekedi ha dichiarato di aver dato istruzioni precise al presidente dell’Assemblea nazionale: nel caso in cui le confessioni religiose non riuscissero a sbloccare la situazione, «l’Assemblea nazionale si assumerà le sue responsabilità, indicando la procedura da seguire. Se anche questo tentativo fallirà, allora si dovrà ricominciare dall’inizio».[3]

c. Un ultimatum di 72 ore

Il 30 settembre, in una comunicazione fatta durante la seduta plenaria del giorno, il presidente dell’Assemblea nazionale, Christophe Mboso N’kodia, ha annunciato ai deputati nazionali che ai responsabili delle confessioni religiose è stato concesso un ultimatum definitivo di 72 ore, a partire dal 1° ottobre, affinché raggiungano un consenso sulla designazione del futuro presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Va notato che non è la prima volta che il comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale concede alle confessioni religiose un tempo supplementare. L’ultimo era stato quello del 17 agosto, scaduto senza che si fosse arrivati ad un accordo consensuale.[4]

Il 1° ottobre, il presidente della piattaforma delle confessioni religiose, monsignor Marcel Utembi, ha convocato i membri della piattaforma delle confessioni religiose per il 2 ottobre, presso il centro interdiocesano, sede della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) e della stessa piattaforma. Secondo le chiese cattolica e protestante, i verbali firmati dalle altre sei confessioni religiose sulla designazione di Denis Kadima, come candidato futuro presidente della CENI, non hanno alcun valore legale. È ciò che sembra riconoscere anche il presidente dell’Assemblea nazionale nella sua lettera di notifica dell’ultimatum di 72 ore, inviata alle confessioni religiose. Nella sua lettera di convocazione, mons. Utembi, presidente della Cenco e della stessa piattaforma delle confessioni religiose, sottolinea che la lettera del presidente dell’Assemblea nazionale è conforme allo “spirito” della legge sull’organizzazione e il funzionamento della Commissione Elettorale che, al suo articolo 12 comma 5, prevede che, in caso di non approvazione di un candidato, il presidente dell’Assemblea nazionale chieda alla componente interessata di designare un altro candidato. In tal modo, mons. Utembi sembra quindi escludere la candidatura di Denis Kadima dal dibattito del giorno successivo.
Ma non è questa l’opinione dei responsabili delle altre sei confessioni religiose che hanno scritto una lettera di risposta alla lettera di convocazione di Mons. Utembi. Essi ritengono che l’affermazione di Mons. Utembi sia un grave errore di interpretazione, dato che l’Assemblea Nazionale non ha ancora proceduto ad alcun atto di approvazione dei candidati. Tuttavia, essi hanno promesso di partecipare all’incontro del giorno successivo, ma solo per riaffermare il lavoro già svolto: «Nonostante gravi dubbi sul luogo in cui l’incontro è stato convocato, tra l’altro a nostra insaputa, poiché alcuni tra noi vi sono stati pubblicamente minacciati, verremo per riaffermare il lavoro già svolto».[5]

d. L’ultimo incontro delle confessioni religiose

Il 2 ottobre, le 8 confessioni religiose si sono incontrate presso il Centro Interdiocesano, senza però trovare alcun compromesso sulla designazione del candidato futuro presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Dopo l’incontro, il reverendo Eric Nsenga, portavoce della Chiesa di Cristo in Congo (ECC), ha affermato che i verbali che sanciscono la fine dei lavori non sono ancora stati redatti: «L’incontro era previsto su due giorni. Poiché è il fine settimana, continueremo i lavori il lunedì prossimo e arriveremo a una conclusione. Pertanto, non abbiamo ancora alcun verbale che sancisca la fine del nostro incontro. I verbali finali saranno redatti al termine dei nostri incontri». Alla domanda se il gruppo delle sei confessioni religiose ritornerà il lunedì seguente, Dodo Kamba, rappresentante della Chiesa del Risveglio in Congo, ha risposto: «Non è ciò che era previsto. Avevamo solo 72 ore di tempo. Dobbiamo quindi inviare al presidente dell’Assemblea nazionale il rapporto di quanto è stato fatto oggi».[6]

Il 4 ottobre, in una conferenza stampa tenuta presso la sede della Commissione per l’Integrità e la Mediazione Elettorale (CIME), il pastore Dodo Kamba, rappresentante della Chiesa del Risveglio in Congo e portavoce del gruppo delle sei confessioni religiose, ha dichiarato di non aver ricevuto alcun invito per partecipare, il lunedì 4 ottobre, a un nuovo incontro dei responsabili religiosi, per continuare i lavori sulla designazione dei futuri membri della CENI. Egli ha precisato che, al termine del loro ultimo incontro svoltosi il 2 ottobre presso la sede della CENCO, non si era detto nulla su un’eventuale nuova riunione: «L’invito che ci era stato inviato dal presidente della piattaforma, Mons. Utembi, aveva come oggetto l’incontro del 2 ottobre. Non era previsto che i lavori durassero 2 o 3 giorni. Abbiamo saputo di una comunicazione secondo la quale avremmo dovuto incontrarci anche lunedì. Ma, come ho già detto, alla fine dell’incontro di sabato scorso, non abbiamo fissato alcun incontro ulteriore». A nome del gruppo dei sei, egli ha infine chiesto all’Assemblea nazionale di ratificare il verbale di designazione di Denis Kadima come futuro presidente della CENI, ponendo così fine alla missione di designazione del futuro presidente della CENI, affidata ai responsabili delle confessioni religiose: «Siamo convinti che la nostra scelta sia stata saggia, obiettiva e coerente. Pertanto, riteniamo che l’Assemblea nazionale debba ratificare il verbale che le abbiamo inoltrato il 18 agosto, tanto più che il candidato presentato è stato scelto da tutte le otto confessioni religiose che hanno riconosciuto le sue capacità e le sue qualità. Nulla quindi permette di escludere la candidatura di Denis Kadima».[7]

Il 4 ottobre, nel corso della mattinata, cattolici e protestanti si sono incontrati presso la sede della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco), dove si sarebbe dovuto continuare l’incontro iniziato due giorni prima. Anche se le altre sei confessioni religiose, membri della piattaforma, non si sono presentate, cattolici e protestanti hanno redatto un rapporto in cui, pur rilevando la persistenza delle divergenze, hanno riaffermato la loro disponibilità a continuare le discussioni, in vista di un consenso finale. A tal fine, essi hanno chiesto alle altre sei confessioni religiose di presentare un altro candidato, diverso da Denis Kadima.[8]

Il 4 ottobre, in un’intervista alla stampa, il portavoce della Chiesa di Cristo in Congo (ECC), il pastore protestante Eric Nsenga, ha confermato il fallimento delle discussioni sulla scelta del candidato futuro presidente della Commissione elettorale. Secondo lui, «le sei confessioni religiose affermano che i lavori sono già terminati, che il verbale di conclusione è già stato inoltrato al comitato di presidenza dell’Assemblea Nazione e che noi, protestanti e cattolici, non dovremmo che accettare ciò che la maggioranza ha deciso, ciò che è inaccettabile, perché noi non abbiamo in alcun modo partecipato alla redazione del verbale di cui parlano e nemmeno l’abbiamo firmato … Quel documento, che esse chiamano verbale, è stato redatto al di fuori della nostra piattaforma e di ogni ambito legale».[9]

Il 5 ottobre, il portavoce della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), padre Donatien Nshole, ha affermato che la Chiesa cattolica riconosce l’alto profilo tecnico del candidato Kadima. Egli ha tuttavia precisato che, quando si erano fissati i criteri di selezione del candidato alla presidenza della Ceni, si erano stabiliti, oltre ai criteri tecnici, anche dei criteri etici: «Sul piano tecnico nessuno può negare la professionalità di Kadima .., ma occorre tener conto anche di un minimo di etica». Quando padre Donatien Nshole parla di criteri etici, non si riferisce tanto alla personalità stessa di Denis Kadima, ma alla situazione generale che si è creata intorno alla sua candidatura. Egli ha citato “prove concrete” secondo le quali la candidatura di Kadima è stata circondata da “minacce, intimidazioni e tentativi di corruzione (100.000 dollari o una jeep”.
A questo proposito, egli ha ricordato il comunicato congiunto del 23 luglio, firmato da tutte le 8 confessioni religiose, in cui esse denunciavano tutto ciò. Ha aggiunto che «alcuni politici che sostengono la candidatura di Kadima hanno fatto pressioni sull’ECC, affinché si dissociasse dalla CENCO». Il portavoce della CENCO si è quindi posto la seguente domanda: se la candidatura di Kadima è già oggetto di tali pressioni, cosa accadrà quando egli dovrà annunciare i risultati delle elezioni? Sarà sufficientemente libero per proclamare la verità dalle urne? O dovrà proclamare dei falsi risultati, come hanno fatto i suoi predecessori? Secondo padre Donatien Nshole, i leader delle  sei confessioni religiose che hanno cambiato idea dopo il 23 luglio, l’hanno fatto perché «hanno ceduto alle pressioni dei politici», ed è proprio per questo che la CENCO e l’ECC si stanno opponendo alla candidatura di Denis Kadima.[10]

e. Il rapporto della Chiesa Cattolica e della Chiesa Protestante

Il 7 ottobre, in una conferenza stampa, il segretario generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), il padre Donatien N’shole, e il portavoce della Chiesa di Cristo in Congo (ECC), il pastore Eric Nsenga, hanno presentato un rapporto della piattaforma delle confessioni religiose sulla designazione dei candidati futuri membri della Commissione Elettorale.
Secondo il rapporto, «la Piattaforma delle Confessioni Religiose è una struttura di consultazione permanente che, anche se priva di personalità giuridica, fornisce alle confessioni religiose membri un ambito di scambi e di collaborazioni, per adottare degli orientamenti comuni sui vari temi che riguardano la vita nazionale.
È composta dai seguenti otto membri: la Chiesa Cattolica, la Chiesa di Cristo in Congo, la Chiesa di Gesù Cristo sulla terra mediante il suo inviato speciale Simon Kimbangu, la Comunità Islamica in Congo, la Chiesa Ortodossa, la Chiesa del Risveglio del Congo, l’Unione delle Chiese Indipendenti del Congo e l’Esercito della Salvezza.
La coordinazione è attualmente affidata alla Chiesa cattolica, rappresentata dal presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) che è anche il presidente della Piattaforma e alla Chiesa di Cristo in Congo (ECC), rappresentata dal presidente nazionale dell’ECC che è  anche il Vice – Presidente della Piattaforma. Il Presidente e, in caso di una sua assenza, il Vice-Presidente rappresentano la Piattaforma davanti a terzi, sulla base della personalità giuridica delle rispettive Confessioni religiose.
L’articolo 10 comma 3 della legge sull’organizzazione e il funzionamento della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) prevede che le uniche confessioni religiose implicate nella designazione del Presidente e di un membro dell’Assemblea della CENI siano quelle dotate di  una personalità giuridica, di un’effettiva presenza sul territorio e di competenza e comprovata esperienza in materia elettorale. È quindi sulla base di tale disposizione giuridica che si può stabilire una maggioranza, in caso di voto all’interno della Piattaforma».
Le 8 confessioni religiose si sono incontrate più volte, sia in seduta plenaria che a livello di segreteria tecnica, per definire le norme procedurali, trattare i dossier dei candidati e valutare l’avanzamento dei lavori.
«Sono quattro gli incontri decisivi che meritano di essere ricordati:
– la seduta plenaria del 3 luglio 2021, durante la quale i membri della piattaforma hanno preso atto dei contenuti della legge organica sull’organizzazione e il funzionamento della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI); hanno preso in considerazione le candidature registrate nelle segreterie delle otto confessioni religiose; hanno definito i criteri di trattamento delle candidature a livello di segreteria tecnica e a livello di seduta plenaria; hanno valutato il clima in cui si stavano svolgendo i lavori di designazione dei due candidati da designare come nuovi membri della CENI. A proposito di questo ultimo punto, è stata emessa una dichiarazione congiunta per denunciare le intimidazioni e le minacce di cui sono stati vittime alcuni membri della piattaforma.
– la seduta plenaria del 27 luglio 2021. durante la quale gli otto membri della piattaforma hanno esaminato i dossier delle 4 candidature selezionate dalla segreteria tecnica, che si era limitata all’aspetto tecnico. Gli altri aspetti sarebbero stati trattati in seduta plenaria. I quattro candidati selezionati sono Cyrille Ebotoko, presentato dalla CENCO; Daniel Kawata, presentato dall’ECC; Denis Kadima, presentato dalla Chiesa Kimbanghista; Roger Bimwala, presentato dall’Esercito della Salvezza. I lavori sono stati sospesi a causa delle divergenze sulla dimensione etica del candidato Denis Kadima.
– la seduta plenaria del 30 luglio 2021, convocata per proseguire i lavori sospesi il 27 luglio 2021. Essa si è conclusa con un verbale che, debitamente firmato dalle otto confessioni religiose, indicava la mancanza di consenso e delle condizioni per passare al voto, in conformità con l’articolo 17 della nostra carta. Nel frattempo, le sei confessioni religiose si sono incontrate, al di fuori del nostro ambito giuridico e all’insaputa della Presidenza, per designare, in nome della nostra piattaforma, i due nuovi membri della CENI, in violazione degli articoli 10 e 12 della legge sulla CENI e degli articoli 8, 16, 17 e 18 del nostro statuto.
– Avendo constatato il fallimento di tutte le trattative fino ad allora svolte all’interno della piattaforma, il Presidente dell’Assemblea nazionale ha concesso un ultimatum di 72 ore, al fine di armonizzare le nostre opinioni e designare il presidente e un membro dell’assemblea generale della CENI . Una seduta plenaria è stata convocata per il 2 ottobre 2021, ma si è conclusa con una ennesima mancanza di consenso, a causa di un conflitto di interpretazione della lettera del presidente dell’Assemblea nazionale».
Dopo aver preso atto del fallimento dei quattro incontri principali (23, 27, 30 luglio e 2 ottobre), tutti conclusi senza alcuna forma di consenso, il rapporto spiega che:
«Il principale punto di divergenza è la valutazione della candidatura del sig. Kadima Denis sulla base dell’articolo 12 comma 1 della legge sulla CENI e dell’articolo 8 della Carta della Piattaforma. Secondo la Coordinazione della piattaforma, infatti, la scelta di Denis Kadima da parte di sei Confessioni religiose è stata inficiata da significative irregolarità e anomalie, tra cui: minacce, pressioni, intimidazioni e tentativi di corruzione. Questi elementi sono sufficienti per dimostrare che il candidato Denis Kadima è sostenuto da una determinata famiglia politica, mettendo così in discussione la sua credibilità e la sua indipendenza. Ciò non ha permesso di sottomettere la sua candidatura al voto, in conformità con l’articolo 17 della Carta. Le sei Confessioni religiose, invece, relativizzano i fatti e le prove. Esse prendono i considerazione solo la competenza tecnica del candidato e rifiutano di continuare il dialogo sulla base di altri candidati ugualmente validi, restando ferme su ciò che ci divide».
Tra le raccomandazioni contenute nel rapporto, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) e la Chiesa di Cristo in Congo (ECC) hanno affermato che, «in attesa della nomina del nuovo comitato di presidenza della Commissione elettorale, per evitare qualsiasi ritardo nel processo elettorale, in nome del principio di continuità delle Istituzioni, sarebbe opportuno che l’attuale amministrazione elettorale si occupasse dei preparativi tecnici delle prossime elezioni, al fine di facilitare il lavoro della nuova equipe».
La CENCO e l’ECC hanno infine chiesto:
«– Al Presidente della Repubblica e Capo dello Stato: di svolgere il suo ruolo di garante del buon funzionamento delle istituzioni e della coesione nazionale, al fine di assicurare alla nazione elezioni credibili, inclusive e pacifiche nel 2023.
– Ai deputati nazionali e ai senatori: di essere attenti e obiettivi nel trattamento dei dossier dei candidati nuovi membri della CENI, verificando in particolare la loro conformità con gli articoli 10 e 12 della Legge sull’organizzazione e il funzionamento della CENI .
– Al popolo congolese: di esercitare la propria sovranità, bloccando legalmente la strada a tutti i tentativi di prendere in ostaggio il processo elettorale da parte di chiunque sia».

Il 7 ottobre, in un suo intervento, il portavoce dell’ECC, il reverendo Eric Senga, ha affermato che l’obiettivo principale della Carta della piattaforma delle confessioni religiose non è quello di designare i candidati membri della CENI: «La Carta è un strumento giuridico per regolare i rapporti tra le confessioni religiose». Egli ha poi affrontato la questione del voto in caso di mancanza di consenso e ha deplorato la confusione che, secondo lui, si è creata intorno a tale questione. Secondo lui, la Carta della Piattaforma delle Confessioni Religiose rimanda al voto solo quando non si riesce a raggiungere un consenso su un candidato che già soddisfa tutti i criteri di ammissibilità: «Il voto non è una scorciatoia per evitare questioni preliminari. Prima di arrivare al voto, i candidati devono aver già soddisfatto tutti i criteri di ammissibilità. Questo è molto importante (…), perché spesso ci si limita a dire che si va al voto semplicemente in caso di mancato consenso .,. Non è così». Il reverendo Eric Senga ha sottolineato che «l’articolo 17 della Carta prevede il ricorso al voto quando, per esempio, in mancanza di consenso, si deve decidere tra 2 o 3 candidati che rientrano nei criteri di ammissibilità. È qui che entra in gioco il voto come meccanismo, non di risoluzione dei conflitti, ma di interpretazione della legge in rapporto alla valutazione di una candidatura». Il portavoce dell’ECC ha precisato che il voto può aver luogo solo dopo aver terminato la procedura di valutazione delle candidature, che comprende due fasi: la prima è quella del livello tecnico e la seconda è quella del livello etico.[11]

Il portavoce dell’ECC, il reverendo Eric Senga, ha dichiarato che l’Assemblea nazionale non può approvare il verbale che le è stato inoltrato dalle sei confessioni religiose, perché illegale. Secondo lui, sono diversi gli aspetti che dimostrano l’illegalità di tale documento: «In primo luogo, si tratta di un documento redatto al di fuori dell’ambito giuridico della piattaforma. In secondo luogo, si tratta di un documento scritto da persone che non hanno né qualità né competenza, perché solo il relatore della piattaforma può redigere un rapporto. In terzo luogo, il documento in questione viola gli articoli 10 e 12 della legge sull’organizzazione e il funzionamento della CENI».[12]

Secondo il pastore Eric Senga, il gruppo delle sei confessioni religiose che ha presentato il verbale all’Assemblea nazionale non ha personalità giuridica per farlo. «Se le sei confessioni religiose hanno inoltrato il loro verbale come organismo, qual è la natura giuridica del loro gruppo?», si è chiesto Eric Nsenga, secondo il quale quel gruppo non ha alcuna personalità giuridica che possa dargli il diritto di agire come tale: «Da un punto di vista giuridico, il gruppo delle sei confessioni religiose non esiste. Potrebbe esistere se ciascuna delle confessioni religiose avesse agito individualmente, ciascuna in virtù della propria personalità giuridica. Tutto ciò, quindi, rimette completamente in discussione quella nozione generica di maggioranza rappresentata dalle sei confessioni religiose». Per la CENCO e l’ECC, l’Assemblea nazionale non può approvare tale verbale, a meno che non abbia la deliberata intenzione di violare la legge. Secondo il portavoce dell’ECC, «il Parlamento non può esprimere un giudizio che si basi su criteri di maggioranza o di minoranza, perché ciò riguarda il dibattito interno alla piattaforma. Il Parlamento deve semplicemente assicurarsi della regolarità della procedura e della validità degli atti, in conformità con gli articoli 10 e 12 della legge sulla Commissione Elettorale. Questo è il compito del Parlamento. Quest’ultimo non può interferire, istituzionalizzandola, in una controversia che riguarda esclusivamente la piattaforma delle otto confessioni religiose e dire che alcuni sono in maggioranza e altri in minoranza, a meno che non abbia la deliberata intenzione di infrangere la legge. In quel momento ne trarremo le conseguenze».[13]

Il portavoce della CENCO, padre Donatien Nshole, ha confermato che la scelta della candidatura di Denis Kadima da parte delle sei confessioni religiose è stata viziata da diverse irregolarità, tra cui minacce, pressioni, intimidazioni e tentativi di corruzione. A questo proposito, egli ha dichiarato di aver registrato ciò che è stato detto nelle varie riunioni, per poter mettere a disposizione del comitato di presidenza dell’Assemblea Nazionale, qualora fosse possibile, le prove così ottenute, aggiungendo: «Se dovrò andare in prigione perché ho registrato senza autorizzazione, vi andrò ma, almeno, il popolo potrà conoscere la verità».[14]

f. La conferenza stampa delle altre sei confessioni religiose

Il 9 ottobre, in una conferenza stampa tenutasi presso la sede della Commissione per l’Integrità e la Mediazione Elettorale (CIMÉ), le altre 6 confessioni religiose non hanno mancato di criticare il rapporto reso pubblico dalla Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) e dalla Chiesa di Cristo in Congo (ECC) sulla designazione dei nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Secondo le sei confessioni religiose, la CENCO e l’ECC, nel loro rapporto. hanno svolto un’opera di disinformazione e distorsione della verità sul processo di designazione dei delegati delle confessioni religiose alla CENI.
Le sei confessioni religiose hanno respinto il concetto di “Presidium” più volte citato dalla CENCO e dall’ECC per quanto riguarda lo svolgimento dei lavori. Secondo loro, la piattaforma è guidata da un presidente (Mons. Marcel Utembi) e da un vicepresidente (Rev. André Bokondoa). Esse hanno precisato che «il presidente firma i documenti insieme agli altri responsabili delle confessioni religiose o da solo, ma solo dopo aver consultato gli altri membri della piattaforma. Quindi egli non firma mai né da solo, né con il vicepresidente».
Parlando della seduta plenaria del 2 ottobre citata nel rapporto della CENCO e dell’ECC e che si sarebbe conclusa con una nota di non consenso, in seguito a un conflitto di interpretazione della lettera del Presidente dell’Assemblea Nazionale, le sei confessioni religiose hanno affermato che essa non c’è stata: «Quella seduta plenaria non ha avuto luogo, per vari motivi. Primo motivo: l’assenza del presidente della piattaforma, che aveva firmato la lettera di convocazione, e del vicepresidente, il cui compito è quello di sostituire il presidente in caso di impedimento. A presiedere quella seduta plenaria, invece, hanno inviato, in violazione dello statuto, il vicepresidente della CENCO, che non conosce le difficoltà che responsabili delle confessioni religiose hanno finora incontrato».
Le sei confessioni religiose hanno ribadito di aver scelto Denis Kadima per «la sua comprovata conoscenza tecnica del processo elettorale, la sua integrità e la sua vasta esperienza di accompagnamento elettorale in diversi paesi dell’Africa». Secondo le sei confessioni religiose, egli è il miglior candidato. Rifiutando questa candidatura, la CENCO e l’ECC dimostrano di essere  stranamente ostili nei confronti di una “eccellenza in campo elettorale”.
Le sei confessioni religiose hanno smentito i motivi etici che squalificherebbero il candidato Denis Kadima: «Il candidato Denis Kadima è stato oggetto di considerazioni etiche, tra cui la sua presunta relazione con il Capo dello Stato. Tutto quello che si dice di Denis Kadima si riferisce ad abbracci, a ciò che un consigliere del Capo dello Stato avrebbe rivelato, a quello che un tale avrebbe detto a un tal altro. Dove sono le prove di una connessione tra il candidato e il Capo dello Stato?». Secondo le sei confessioni religiose è chiaro che i cattolici e i protestanti hanno dei “problemi” con il Presidente Félix Tshisekedi: «Sembra che la CENCO e l’ECC abbiano dei problemi con il Presidente della Repubblica. Invece di regolare i conti direttamente con lui, preferiscono una scorciatoia, e la scorciatoia è Denis Kadima».
Le sei confessioni religiose hanno infine deplorato il fatto che si sia proceduto alla registrazione “illegale” dei dibattiti svoltisi durante le riunioni: «La registrazione di ciò che le persone hanno detto nei loro, se effettuata a loro insaputa, è illegale e punibile anche con una pena di reclusione».[15]

[1] Cf Stanis Bujakera Tshiamala – Jeune Afrique, 02.08.’21  https://www.jeuneafrique.com/1212092/politique/ceni-en-rdc-que-pesent-vraiment-les-confessions-religieuses/
[2] Cf http://www.leganet.cd/Legislation/Droit%20Public/elections/Loiscoordonnees.03.07.2021.htm
[3] Cf Radio Okapi, 25.09.’21; Clément Muamba – Actualité.cd, 25.09’21
[4] Cf Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 30.09.’21
[5] Cf Moise Dianyishayi – 7sur7.cd, 01.10.’21; RFI, 02.10.’21
[6] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 02.10.’21
[7] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 04.10.’21
[8] Cf Patient Ligodi – RFI, 05.10.’21
[9] Cf Bernard Mpoyi – Politico.cd, 05.10.’21
[10] Cf Stéphie Mukinzi – Politico.cd, 05.10.’21
[11] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 07.10.’21
[12] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 08.10.’21
[13] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 07.10.’21
[14] Cf Dominique Malala – Politico.cd, 07.10.’2
[15] Cf Christian Okende – Politico.cd, 09.10.’21 ; Jordan Mayenikini – Actualité.cd, 09.10.’21