Congo Attualità n. 454

SOSPESE LE ATTIVITÀ DI SEI SOCIETÀ MINERARIE CINESI PER ESTRAZIONE ILLEGALE DI MINERALI, INQUINAMENTO DELL’AMBIENTE E VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI NEL TERRITORIO DI MWENGA (SUD KIVU)

INDICE

1. LE DENUNCE DELLA SOCIETÀ CIVILE
a. Amka Congo
b. Il Gruppo di Lavoro Tematico sulle Miniere (GTT Miniere)
c. La Società Civile del Sud Kivu
d. Il Quadro di Concertazione Provinciale della Società Civile del Sud Kivu (CCPSC) e la Dinamica Comunitaria per lo Sviluppo e la Coesione Sociale (DYCOD)
2. LA PROCEDURA SEGUITA DALLE AUTORITÀ COMPETENTI
a. L’ultimatum del Governatore provinciale alle Società minerarie straniere attive a Mwenga
b. Il governatore ordina la sospensione delle attività minerarie di sei società cinesi e di tre cooperative congolesi
c. Due delegazioni di deputati provinciali e nazionali inviate a Mwenga per inchieste

1. LE DENUNCE DELLA SOCIETÀ CIVILE

a. Amka Congo

L’8 giugno, in una lettera indirizzata al Governatore del Sud Kivu, il Collettivo dei Movimenti Civici Amka Congo gli ha chiesto di impegnarsi a porre fine all’estrazione industriale illecita di minerali constatata in varie entità della provincia.
Amka Congo ha ricordato che, in seguito alla revisione del codice minerario congolese, sono state apportate diverse innovazioni che mettono particolarmente in rilievo la necessità, da parte del settore minerario, di contribuire allo sviluppo comunitario delle zone interessate dall’attività mineraria. Queste innovazioni possono essere riassunte nelle tre seguenti modalità previste per finanziare lo sviluppo comunitario: a) Il pagamento effettivo delle tasse e imposte minerarie, versate presso i conti bancari abilitati e ridistribuite nel rispetto delle seguenti percentuali: il 25% e il 15% riservati rispettivamente alla Province e agli Enti Territoriali Decentrati in cui si svolgono le attività estrattive, il 50%  destinato all’amministrazione centrale nazionale e il 10% destinato al Fondo per le Generazioni Future (FOMIN), in conformità con gli articoli 240, 240 bis e 241 del Codice Minerario); b) Il versamento di un contributo per la realizzazione di progetti di sviluppo comunitario, il cui importo minimo è pari allo 0,3% del fatturato dell’impresa, secondo quanto prescritto nell’articolo 285 , paragrafi 2 e 8, del Codice Minerario e c) Il rispetto degli impegni sociali accordati con la comunità locale.
Tuttavia, Amka Congo rileva che esiste una netta contraddizione tra ciò che è previsto dalla legislazione mineraria e ciò che sta effettivamente succedendo sul posto. Secondo le informazioni in possesso del Collettivo AMKA Congo, circa cinque società minerarie straniere, in questo caso cinesi, estraggono i minerali, in particolare l’oro, illegalmente e impunemente. Ciò avviene in vari territori della provincia del Sud Kivu, tra cui Shabunda, Mwenga e Walungu, violando anche la Legge n. 11/009 del 9 luglio 2011, relativa ai principi fondamentali in materia di tutela dell’ambiente.
Ad esempio, per sottrarsi ai propri obblighi legali e regolamentari nei confronti dello Stato congolese, della Provincia del Sud Kivu e delle comunità locali colpite negativamente dalle loro attività minerarie, queste società ricorrono a Protocolli d’accordo firmati con cooperative minerarie autorizzate dal Ministro nazionale delle miniere ad esercitare solo attività estrattive artigianali e non attività di tipo industriale o semi industriale.
Il collettivo Amka Congo indica che le suddette società minerarie approfittano di questi Protocolli, per investire nell’estrazione di tipo industriale o semi industriale, senza tenere conto dei diritti delle comunità locali e delle conseguenze nefaste sull’ambiente causate dall’uso di certi mezzi pesanti.
Amka Congo ha affermato che un altro stratagemma utilizzato è quello delle società che, dopo aver ottenuto da Kinshasa i Permessi di Esplorazione, si dedicano poi immediatamente all’attività estrattiva propriamente detta, senza preoccuparsi di soddisfare dapprima tutte quelle condizioni previste dalla legge, per passare dalla fase di ricerca alla fase di estrazione, nell’adempimento dei propri obblighi fiscali nei confronti dello Stato congolese, della Provincia del Sud Kivu e degli enti territoriali locali.
A questo livello, Amka Congo ha citato il caso della Società Yellow Water Resources Sarl, che svolge le sue attività nel territorio di Walungu, del distretto di Ngweshe e, più precisamente, nei pressi di Tubimbi. Un secondo caso citato è quello della Società Twangiza Mining SA che, passata ai cinesi, si è trasformata in Bahin Mining SA, una filiale di Banro Corporation.
Il Collettivo Amka Congo ha raccomandato che le autorità competenti, fra cui quelle giudiziarie, facciano tutto il possibile, per costringere tali società a rispettare le leggi e i regolamenti vigenti e ad adempiere i loro obblighi fiscali nei confronti dello Stato e ai loro impegni nei confronti delle comunità locali.
Pertanto esso chiede alle autorità di assicurarsi che tali società possano:
– Elaborare e far convalidare i loro Studi di Impatto Ambientale e Sociale (ESIA) e i loro Piani di Gestione (PGES), per individuare le attività inquinanti e definire i relativi interventi di attenuamento, annullamento e/o miglioramento.
– Negoziare e firmare, in dialogo con le comunità locali, una scaletta di impegni di responsabilità sociale, al fine di ufficializzare i meccanismi di collaborazione e di pacifica convivenza, dentro e e fuori dei rispettivi perimetri operativi.
– Definire, insieme alle popolazioni locali, il livello del contributo delle società minerarie alla realizzazione dei progetti di sviluppo intrapresi dalle stesse comunità locali.
– Produrre e pubblicare dei Piani di Adeguamento e Risanamento Ambientale (PAR), in conformità con l’articolo 50 bis del codice minerario, nel suo secondo comma.[1]

b. Il Gruppo di Lavoro Tematico sulle Miniere (GTT Miniere)

Il 15 agosto, in occasione della presenza del Ministro nazionale delle Miniere, Antoinette Samba Kalambayi, a Bukavu (Sud Kivu), il Gruppo di Lavoro Tematico sulle Miniere (GTT Miniere) della Società Civile del Sud Kivu le ha presentato una nota di advocacy sull’attività di estrazione illegale di minerali nel territorio di Mwenga da parte di società minerarie straniere, per lo più cinesi. La nota in questione si intitola: “Il saccheggio delle risorse minerarie da parte di società cinesi nel territorio di Mwenga nel Sud Kivu” ed è stata presentazione da Blaise Bubala.
A causa della povertà della popolazione locale e della mancanza di alternative economiche, il territorio di Mwenga si caratterizza per un’attività mineraria estrattiva di tipo artigianale che crea frequenti conflitti tra i detentori di licenze minerarie e i proprietari delle terre.
L’attività estrattiva artigianale dà lavoro a decine di migliaia di persone, soprattutto giovani, ed è la spina dorsale dell’economia locale.
La riforma mineraria del 2018 ha costretto i minatori artigianali a raggrupparsi in cooperative, in conformità con gli orientamenti emanati dall’OHADA e relativi alle società cooperative. Questa disposizione legislativa ha rafforzato la volontà del governo congolese di trasformare l’attività mineraria artigianale in attività strutturale e semi-industriale, capace di contribuire alla creazione di una classe media.
Le organizzazioni della società civile avevano già denunciato, in passato, il controllo delle cooperative minerarie da parte di élite sociali, politiche e militari.
Oggi il problema sembra aggravarsi a causa di contratti firmati tra le élite che controllano le cooperative minerarie e delle società cinesi, che si dedicano all’estrazione dei minerali, sia lungo i corsi fluviali, che inquinano e deviano con le loro draghe, sia nei terreni agricoli, distruggendone le coltivazioni con le loro scavatrici. L’uso eccessivo di mercurio e di altri prodotti chimici, i cui residui vengono scaricati nei fiumi, contribuisce alla degradazione dell’ecosistema e priva la popolazione locale dei suoi mezzi di sussistenza.
Da vari mesi (inizio 2019) si registra una presenza sempre più importante di società minerarie cinesi che, sotto la copertura di cooperative minerarie locali, espropriano gli abitanti dei loro campi e ne distruggono i raccolti, spesso con la protezione di membri delle forze armate e della polizia, creando così le condizioni per un’esplosione sociale.
È così che, nel territorio di Mwenga, si sta realizzando un sistematico saccheggio delle sue risorse minerarie, con la benedizione di varie autorità nazionali e provinciali che, spesso, risultano essere anche azionisti o consiglieri di queste stesse società o cooperative, ciò che le spinge a lanciarsi in una barbarie senza precedenti. Diverse persone che hanno denunciato questa situazione sono state arrestate e torturate dai militari addetti alla sicurezza di queste compagnie in violazione del Codice Minerario.
Il GTT Miniere è giunto infine alle seguenti raccomandazioni:
Al Governo centrale:
– Chiarire lo statuto e le modalità di attività delle società cinesi che operano nel territorio di Mwenga (chiarire dapprima se la loro attività riguarda la ricerca o l’estrazione, se si tratta di attività artigianale, semi-industriale o industriale e poi, trarne le necessarie conseguenze legali).
– Sanzionare gli enti e le persone colpevoli di appropriazione indebita di beni altrui o responsabili di palese violazioni dei diritti umani e del codice minerario.
– Fare applicare le disposizioni del codice minerario, che vieta a determinate persone, tra cui i membri dell’esercito, di interferire nel settore minerario.
– Ordinare l’apertura di procedure giudiziarie sul degrado dell’ambiente e sulle violazioni dei diritti umani, di cui sono vittime le popolazioni del territorio di Mwenga.
– Sanzionare severamente tutti gli elementi delle forze armate e/o della polizia nazionale, a qualsiasi grado appartengano, implicati in attività illecite, tra cui la protezione apportata alle società minerarie cinesi,
– Garantire il rispetto delle prescrizioni del codice minerario relative all’esercizio dell’attività mineraria, tra cui l’obbligo, da parte dei titolari di licenze di estrazione dei minerali, di negoziare e firmare gli accordi di impegni sociali previsti dalla RSE.
– Espellere dal territorio di Mwenga e della RDC, tutti i cittadini cinesi non in regola con la legislazione congolese, in conformità con i relativi testi.
Al Governo Provinciale del Sud Kivu:
– Intraprendere immediatamente un’inchiesta sui comportamenti illeciti di queste società cinesi che agiscono con l’appoggio di alcuni politici, militari e agenti di polizia congolesi e renderne pubblici i risultati
– Sanzionare i funzionari implicati in casi di appropriazione indebita di beni privati e di violazioni dei diritti umani e del codice minerario.
Al comando militare delle Forze Armate e della Polizia Nazionale:
– Indagare sul ruolo svolto da certi ufficiali presumibilmente implicati in casi di violazione delle disposizioni del codice minerario e dei diritti umani.
– Consegnare alla giustizia militare qualsiasi persona in uniforme, qualunque sia il suo grado, su cui potrebbero esserci gravi indizi di colpevolezza, per violazioni dei diritti umani e del codice minerario.
– Procedere al trasferimento / sostituzione di tutti gli ufficiali e/o membri di truppa sospettati di essere implicati nello sfruttamento illegale di minerali nel territorio di Mwenga.[2]

c. La Società Civile del Sud Kivu

Il 4 settembre, in una dichiarazione, le organizzazioni della Società Civile del Sud Kivu hanno deplorato il lassismo del ministro nazionale delle Miniere e dell’Amministrazione provinciale delle miniere, per quanto riguarda l’applicazione delle disposizioni previste dal Codice minerario e dal Regolamento minerario, un lassismo al limite della complicità nell’esacerbazione dello sfruttamento illegale dei minerali.
Esse hanno rilevato con rammarico che, nonostante le segnalazioni e le denunce emesse dalle comunità locali, il governo provinciale non ha adottato alcuna misura per porre fine a questa situazione e che, nello stesso tempo, alcune personalità vicine al Governatore della Provincia sono quotidianamente accusate, a torto o a ragione, di essere implicate in questo sfruttamento illecito di minerali.
Inoltre, le organizzazioni della Società Civile del Sud Kivu hanno notato quanto segue:
– L’effettiva esistenza di un sistematico saccheggio delle risorse naturali, sotto copertura di una forma di estrazione artigianale
– L’installazione di un sistema affaristico abilmente istituito a beneficio di determinate personalità politiche e militari, a danno dello Stato e delle comunità locali
– L’omissione, da parte delle imprese minerarie, delle proprie responsabilità ambientali e sociali, sotto copertura di un’estrazione di tipo artigianale, attraverso cooperative minerarie controllate da élite sociali, politiche e militari
– La persistenza del sottosviluppo, a causa del saccheggio delle risorse minerarie del Paese da parte di stranieri.
Le organizzazioni della Società Civile del Sud Kivu hanno ribadito che, alla luce dell’articolo 203 punti 8, 16 e 18 della Costituzione approvata il 18 febbraio 2006, come finora modificata, e degli articoli 28 e 63 della legge n. 08/12 del 31 luglio 2008, modificata e integrata dalla legge n. 13/008 del 22 gennaio 2013, recante modifica e integrazione della legge sui principi fondamentali relativi alla libera amministrazione delle province, risulta che il Governatore provinciale assicura la tutela dell’interesse nazionale e il rispetto delle leggi e dei regolamenti della Repubblica e garantisce la sicurezza e l’ordine pubblico.
Esse hanno affermato che, a Mwenga, lo sfruttamento illegale dei minerali è caratterizzato da:
– L’estrazione semi industriale in aree adibite a Zone di Estrazione Artigianale (ZEA)
– La presenza di soggetti stranieri residenti illegalmente sul territorio nazionale
– L’assenza di documentazione di autorizzazioni o di permessi di esplorazione o di estrazione
– L’assenza di statistiche affidabili di produzione e di tracciabilità dei minerali
– La violazione delle proprietà private
– La distruzione della biodiversità, degli ecosistemi e delle culture, oltre all’inquinamento dei fiumi e torrenti
– Minacce, arresti arbitrari, aggressioni e percosse.
Le organizzazioni della Società Civile del Sud Kivu hanno affermato di:
1. Appoggiare il provvedimento di sospensione delle attività delle sei società minerarie cinesi e delle tre cooperative congolesi loro partner, operanti nel territorio di Mwenga e di
2. Favorire le inchieste proposte dal Ministro nazionale delle miniere, al fine di stabilire tutte le responsabilità relative a questo dossier.
Esse hanno chiesto
Al Presidente della Repubblica
– Assicurarsi che il governo rispetti le istruzioni impartite ai ministri di settore in Consiglio dei ministri circa lo sfruttamento illegale dei minerali.
Al Parlamento
– Attivare i meccanismi costituzionali di controllo parlamentare nei confronti dei ministri di settore preposti all’applicazione delle leggi della Repubblica in materia di risorse naturali, tutela dell’ambiente, giustizia e diritti umani.
Al Vice Primo Ministro e Ministro dell’Interno
– Ignorare la lettera della Ministro nazionale delle miniere
– Ordinare la revoca di visti e permessi di soggiorno e decretare l’espulsione dal territorio congolese di tutte gli agenti cinesi implicati nello sfruttamento illecito dei minerali e in violazioni dei diritti umani.
Al Ministro nazionale delle miniere
– Rendere pubblici, il prima possibile, i risultati delle inchieste in corso
– Annullare il decreto n. 0285 / CAB.MIN / MINES / 01/2010 sull’occupazione delle Zone di Estrazione Artigianali da parte delle cooperative minerarie
– Decretare le necessarie sanzioni nei confronti di agenti e funzionari del settore, responsabili di qualche atto colpevole
– Ritirare ogni tipo di autorizzazione finora concessa a cooperative non conformi.
Al ministro nazionale della Difesa
– Consegnare alla giustizia militare e processare tutti i militari, a qualsiasi grado appartengano, implicati nello sfruttamento illecito dei minerali e nelle violazioni dei diritti umani
Al Governatore della Provincia del Sud Kivu
– Adottare misure cautelari nei confronti di tutti i suoi collaboratori e di altri funzionari dell’amministrazione provinciale sospettati di complicità e/o conflitto di interessi nell’ambito dello  sfruttamento illecito dei minerali
– Assicurarsi dell’applicazione del suo provvedimento di sospensione delle attività delle sei società minerarie cinesi e delle tre cooperative congolesi loro partner nel territorio di Mwenga
– Rendere pubblico il rapporto della commissione ad hoc inviata a Mwenga per indagare sullo sfruttamento illegale dei minerali.[3]

d. Il Quadro di Concertazione Provinciale della Società Civile del Sud Kivu (CCPSC) e la Dinamica Comunitaria per lo Sviluppo e la Coesione Sociale (DYCOD)

Il 6 settembre, le organizzazioni membri del Quadro di Concertazione Provinciale della Società Civile del Sud Kivu (CCPSC) e della Dinamica Comunitaria per lo Sviluppo e la Coesione Sociale (DYCOD), operanti nel settore delle risorse naturali, della promozione dei diritti umani e della tutela dell’ambiente, hanno pubblicato una dichiarazione comune relativa alla valutazione delle attività minerarie nel territorio di Mwenga.
– Dopo aver analizzato il rapporto della missione effettuata nei distretti di Lwindi e Wamuzimu sull’estrazione illecita e sull’esportazione illegale dei minerali da parte di società minerarie cinesi,
– Visto il non rispetto delle disposizioni legali (codice minerario, legge sulla conservazione della natura, legge sulla tutela dell’ambiente, ecc.).
– Constatato che le cooperative minerarie subappaltate dalle società cinesi sono spesso opera di alte autorità politiche della Provincia, con la benedizione di Kinshasa,
– Considerato che la popolazione  viene espropriata dei propri campi e privata dei raccolti senza alcun compenso di indennità,
– Visto il degrado dell’ambiente a causa dell’inquinamento delle acque dei fiumi Kibe, Zalya ed Elila, l’abbattimento generalizzato di alberi e palmeti e la vasta presenza, nei siti minerari, di militari che procedono sistematicamente ad arresti arbitrari, minacce e intimidazioni,
Il CCPSC e la DYCOD raccomandano quanto segue:
Al governo provinciale:
– Rendere pubblici i contratti delle cooperative minerarie congolesi e i loro accordi con le società cinesi,
– Pubblicare, entro il 10 settembre 2021, la lista di tutte le società minerarie cinesi operative a Mwenga e in tutta la provincia dal 04 novembre 2020,
– Ottenere dal governo nazionale la pubblicazione dei contratti minerari non ancora divulgati,
– Predisporre una missione investigativa e sanzionare le cooperative e le società che utilizzano i militari nell’estrazione dei minerali a Mwenga,
– Ordinare il ritiro immediato dei militari dalle aree minerarie.
Al Comitato di presidenza dell’Assemblea Nazionale:
– Mettere all’ordine del giorno l’interrogazione scritta con discussione introdotta dal deputato nazionale Didier Okito Lutundula e indirizzata al Ministro delle Miniere.
Alla giustizia:
– Aprire una causa legale contro qualsiasi persona implicata nello sfruttamento illegale di minerali nel Sud Kivu e più in particolare a Mwenga.[4]

2. LA PROCEDURA SEGUITA DALLE AUTORITÀ COMPETENTI

a. L’ultimatum del Governatore provinciale alle Società minerarie straniere attive a Mwenga

Il 12 agosto, in un comunicato stampa, il governatore del Sud Kivu, Théo Ngwabidje Kasi, ha chiesto agli operatori minerari stranieri, che operano nel territorio di Mwenga, di trasmettere le licenze e i vari altri documenti legali che li autorizzano ad esercitare la loro attività nel settore minerario alla Commissione responsabile della certificazione delle licenze minerarie degli stranieri. Per regolarizzare la loro situazione, è stato loro concesso un ultimatum di 72 ore, che entrerà in vigore il 16 agosto. Nel comunicato, il governatore fa notare che, «secondo il mio decreto del 2 dicembre 2020, relativo alla creazione di una commissione incaricata di certificare le licenze degli operatori stranieri che lavorano nel settore minerario della provincia e la moratoria di tre mesi loro concessa dalla nota circolare del 16 febbraio 2021, emessa dal ministro provinciale incaricato delle miniere, tutti gli operatori minerari stranieri operanti nel territorio di Mwenga sono invitati a presentarsi alla suddetta commissione entro 72 ore, a partire da questo lunedì, 16 agosto 2021, muniti delle licenze e altri atti legali che li autorizzano a svolgere la loro attività nel settore minerario». Il Governatore della Provincia avverte che, dopo tale termine, i recalcitranti vedranno la loro attività sospesa, con tutte le relative conseguenze.
Nello stesso comunicato stampa, il governatore del Sud Kivu, Théo Ngwabidje Kasi, ha ordinato l’immediato ritiro di tutti i militari addetti alla sicurezza dei siti minerari di tutta la provincia. Questa decisione del Governatore è stata presa in seguito alle varie denunce da parte di associazioni della società civile e di operatori minerari che hanno denunciato l’implicazione di militari in attività minerarie in diverse zone, tra cui il territorio di Mwenga. Secondo vari rapporti, i militari presenti nei siti minerari operano numerose angherie nei confronti di minatori ed altri operatori minerari. Altri si dedicano apertamente ad attività di estrazione mineraria, nonostante ne siano vietati dalla legge. Nella zona di Mwenga, organizzazioni e attivisti per i diritti umani hanno recentemente denunciato la presenza di elementi dell’esercito nazionale a fianco di operatori minerari stranieri, inclusi i cinesi.[5]

Molte compagnie straniere che lavorano nella provincia del Sud Kivu operano illegalmente. Alcune società sono presenti da diversi anni. Varie di esse sono munite ​​solo di un permesso di ricerca, ma hanno già iniziato illegalmente un’attività di estrazione. Altre società hanno affermato di essere arrivate in appoggio di cooperative minerarie locali di tipo artigianale, ma ora si trovano in una fase di produzione semi-industriale. Diverse società minerarie cinesi sono stabilite nel territorio di Mwenga. Si tratta di Oriental Ressource Congo (ORC), Yellow Water, Crystal (Blue Metal), Blue Ant e Oriental Ressources Congo. Le comunità locali le accusano di operare illegalmente, di inquinare le acque dei fiumi e di non rispettare gli impegni presi nei loro confronti.
Secondo Bienvenu Abel, coordinatore della piattaforma Investimenti Durevoli in Kivu (IDAKI), che raggruppa operatori minerari, membri del governo provinciale e delegati della società civile del Sud Kivu,  «queste società sono arrivate senza alcun documento ufficiale. La maggior parte di loro è passata attraverso cooperative locali non riconosciute dallo Stato. Più grave ancora, queste società non rispettano gli impegni presi nei confronti della popolazione locale».
Da parte sua, un’associazione locale di giovani ha dichiarato che «le imprese cinesi che estraggono l’oro nel territorio di Mwenga lo fanno in totale clandestinità, perché non hanno alcun documento ufficiale. Estraggono l’oro senza effettuare dapprima uno studio di impatto ambientale, come previsto dal codice minerario in vigore nella RDCongo. Spesso iniziano l’attività di estrazione senza aver dapprima discusso con la popolazione locale, per definire i loro impegni sociali nei suoi confronti».
Secondo diverse fonti, quelli che cercano di alzare la voce per denunciare le attività illegali di queste società vengono minacciati o arrestati. Alcune autorità locali sono sospettate di essere implicate nell’installazione “illegale” di queste società. In dicembre 2020, per esempio, il capo del distretto di Wamuzimu del territorio di Mwenga, avrebbe incaricato il capo del raggruppamento dei Banampute di Mitobo di «autorizzare la presenza della società Oriental Resources Congo,  in conformità con il protocollo firmato tra quest’ultima e Banro Corporation».[6]

Il 13 agosto, il coordinatore nazionale del Comitato d’Azione per lo Sviluppo Integrale di Mwenga (CADIM), Héritier Mukamba Mwenemwenyi, ha affermato che il comunicato del Governatore del Sud Kivu sulle 72 ore concesse agli operatori minerari stranieri, affinché possano presentare i documenti relativi alle loro licenze minerarie sarebbe una misura fasulla per accontentare la popolazione di Mwenga e distrarla dal vero dibattito. Egli ha sottolineato che è dal 2018 che le società minerarie cinesi sfruttano illegalmente l’oro del territorio di Mwenga e che le organizzazioni della società civile e la popolazione locale l’hanno sempre denunciato. Ha fatto notare che il numero di queste società minerarie cinesi è passato da 5 nel 2019 a più di 10 nel 2021. Egli ha ricordato che nel 2020 il vicegovernatore aveva firmato un decreto di sospensione delle attività di tutte queste società minerarie attive nel territorio di Mwenga e che tale sospensione fu purtroppo revocata dallo stesso Governatore Provinciale pochi mesi dopo.
Per porre fine al fenomeno dell’estrazione illegale dell’oro nel territorio di Mwenga, il CADIM ha avanzato le seguenti proposte:
– Stabilire le varie responsabilità, in modo che i colpevoli e i loro complici possano essere puniti secondo le leggi della Repubblica.
– Identificare le popolazioni vittime delle ingiustizie commesse dalle diverse società minerarie, per garantirne i diritti, in conformità con il codice minerario.
– Ordinare l’allontanamento dei militari dai siti di estrazione mineraria nel territorio di Mwenga.
– Far rispettare gli impegni sociali che le società minerarie hanno sottoscritto a favore delle popolazioni locali.[7]

Il 13 agosto, dopo aver constatato l’esistenza di un’estrazione illegale dell’oro nel Sud Kivu da parte di società minerarie cinesi, il deputato nazionale Didier Okito ha introdotto un’interrogazione orale al ministro nazionale delle Miniere, Antoinette N’Samba Kalambayi. Egli si è detto sconvolto per le attività minerarie effettuate da società straniere prive di licenze e dei documenti legali richiesti. Ha inoltre fatto osservare che, benché il suolo e il sottosuolo appartengano allo Stato, prima di ogni attività estrattiva, è necessario che le popolazioni locali proprietarie dei terreni e dei campi, su cui si svolgono tali attività, devono essere risarcite dei danni loro provocati dalla società interessata, ciò che non è stato fatto. Egli ha infine affermato che «le società minerarie cinesi iniziano la loro attività di estrazione ​​senza nemmeno informarne previamente i proprietari delle terre e devastano dei campi già coltivati, spesso distruggendo raccolti già pronti,  Queste stesse società cinesi raffinano l’oro con il mercurio e scaricano i rifiuti che lo contengono nei fiumi Zalya ed Elila, inquinandone le acque. Da notare che il mercurio è già vietato per la raffinazione perché troppo tossico. Chi osa parlare di queste cose e protestare viene picchiato dai nostri militari, incaricati della protezione di queste stesse società minerarie cinesi».[8]

b. Il governatore ordina la sospensione delle attività minerarie di sei società cinesi e di tre cooperative congolesi

Il 20 agosto, il governatore del Sud Kivu, Théo Ngwabidje Kasi, ha annunciato la sospensione delle attività di 9 compagnie minerarie che operano illegalmente nel territorio di Mwenga. Si tratta di 6 società cinesi e tre cooperative congolesi che estraggono principalmente oro, da diversi anni ma senza alcuna autorizzazione. Si tratta di BM Global Business, Congo Blueant Mineral (CBM) e il suo partner congolese COMIBI, Oriental Resources Congo (ORC), Yellow Water Resources, New Oriental Mineral (NCM) e il suo partner congolese Mungu ni Jibu, Group Cristal Service e il suo partner congolese Lutonde. Il governatore ha inoltre istituito una commissione per lo studio dei dossier di dette società. Secondo il decreto del Governatore, «i veicoli e i macchinari appartenenti a queste società devono rimanere fermi nei cantieri, fino alla conclusione dei lavori della commissione ad hoc che studierà i vari dossier caso per caso. Tutto il personale locale e straniero delle suddette società deve abbandonare i siti minerari e le aree limitrofe, a decorrere dalla firma del presente decreto». L’autorità provinciale giustifica tale decisione per la necessità di mettere ordine nell’attività estrattiva semi industriale nel territorio di Mwenga, per preservare l’interesse della popolazione locale, il rispetto dei diritti umani, la salvaguardia dell’ambiente e la tracciabilità dei minerali estratti, secondo le disposizioni della legge e degli altri strumenti giuridici in vigore.[9]

Il consigliere del governatore per il settore minerario, Safanto Bulongo, ha fornito alcune informazioni sulla situazione di ciascuna di queste società minerarie: «Yellow Resources, che svolge le sue attività a Lwindi e Ngweshe, e BM Global, che opera nel distretto di Wamuzimu, hanno dei permessi di ricerca. Altre società hanno firmato contratti con titolari di licenze minerarie detentrici di permessi di estrazione. È il caso di ORC e ​​Mungu ni Jibu. In questo caso, ORC collabora anche con Kamituga Mining, con cui ha firmato un contratto privato attraverso il quale Kamituga Mining, che detiene una licenza mineraria per estrazione, ha autorizzato ORC a poter effettuare attività di estrazione. Se ciò può funzionare dal punto di vista commerciale, nel settore minerario non è però accettabile. Infatti, in questo settore, se uno detiene una licenza per estrazione e vuole cedere una parte dei suoi diritti a qualcun altro, lo deve fare in accomodato, parziale o totale, e deve informare l’autorità competente, cosa che non è stata fatta. Purtroppo, ORC e ​​Mungu ni Jibu non hanno seguito la procedura corretta. La società Yellow ha un permesso per la ricerca, ma per iniziare la ricerca ci sono alcuni documenti che deve ancora ottenere. Nel caso di Group Crystal e della cooperativa Lutonde, essi sono accusati di praticare l’estrazione in una zona coperta da Kamituga Mining. Poiché lavorano in uno spazio che non gli è riconosciuto, la loro attività di estrazione è ritenuta illegale. Per quanto riguarda Congo Blueant Mineral (CBM), essa collabora con la Cooperativa COMIBI. Anche nel loro caso c’è un problema. La cooperativa deve avere una lettera di autorizzazione rilasciata dal ministro nazionale delle miniere. È stato loro concesso un determinato tempo per presentarlo ma, finora, non l’hanno fatto».[10]

Il 24 agosto, il ministro delle Miniere, Antoinette N’samba, ha scritto una lettera al vice primo ministro e ministro dell’Interno, della sicurezza e del decentramento, Daniel Aselo, circa la sospensione delle attività delle società minerarie, in maggioranza cinesi, nel territorio di Mwenga (Sud Kivu) da parte del governatore Théo Kasi. Secondo lei, «questo provvedimento viola le disposizioni dell’articolo 11 della legge dell’11 luglio 2002, n. 007/2002, modificata e integrata dalla legge del 9 marzo 2018, n. 18/001, sui poteri del governatore provinciale nell’amministrazione del codice minerario» perché, insiste, il potere di sospensione spetta al ministro nazionale delle miniere, secondo quanto previsto dall’articolo 10.e della citata legge. Assicurando di aver inviato a Mwenga un gruppo di ispettori per esaminare la situazione e fare un rapporto, in vista dell’adozione di conseguenti misure, Antoinette N’samba ha chiesto al ministro Daniel Aselo di fare in modo che il governatore Théo Kasi ritiri il suo decreto: «Per permettere agli ispettori del mio ministero di effettuare una loro inchiesta che consenta di prendere le necessarie disposizioni sul caso, La prego di proporre al governatore di ritirare la sua decisione».[11]

Il 26 agosto, la popolazione del territorio di Mwenga ha rilevato che le società minerarie stanno continuando le loro attività minerarie, benché esse fossero state sospese dal governatore provinciale una settimana prima. Secondo gli abitanti di Mwenga, non c’è alcun segno che dimostri l’effettività dell’entrata in vigore di quella decisione. Pertanto, essi hanno raccomandato al governo provinciale di fare tutto il possibile, affinché la sua decisione sia effettivamente applicata.[12]

c. Due delegazioni di deputati provinciali e nazionali inviate a Mwenga per inchieste

Il 2 settembre, una delegazione di 8 deputati provinciali, inviata sul territorio di Mwenga (Sud Kivu) per raccogliere informazioni sullo sfruttamento “illegale” dei minerali da parte di alcune società minerarie, ha concluso la sua missione iniziata il 31 agosto. Questa delegazione era composta dai seguenti 8 deputati provinciali: Mukamba Mazambi Adonis, Blandine Moza Kalafula, Innocent Kababili Munyololo, Zihindula kabeza son, Bulambo Baliwa Fiston, Kasilembo wabatinga Pichou, Maisha Kazengu Wera Freddy e Koko Cirimwami. Dopo aver visitato vari siti minerari, essi hanno deplorato le condizioni “disumane” in cui i minatori lavorano per estrarre i minerali.
Parlando a nome della delegazione, il deputato Adonis Mukamba Mazambi ha dichiarato: «Si tratta di un vero saccheggio. Nel distretto di Wamuzimu, tutte le compagnie minerarie e le cooperative loro affiliate operano in maniera del tutto illegale». Egli ha denunciato la presenza, in violazione del Codice Minerario, di militari nei siti minerari in cui operano le società minerarie cinesi e ha condannato le autorità congolesi che appoggiano queste società: «È lo stesso Stato congolese che sta permettendo il saccheggio delle proprie risorse minerarie. In tutti i siti minerari ci sono dei militari congolesi incaricati di assicurarne la “sicurezza”. Sono loro che dettano legge e spadroneggiano, angariando la popolazione locale. Sono le nostre forze di sicurezza che perpetrano intimidazioni, torture, arresti arbitrari, per favorire lo sfruttamento illecito dei minerali». Egli ha aggiunto che i fiumi Zalya ed Elila sono inquinati a causa dell’uso del mercurio, i campi degli agricoltori sono distrutti e la foresta devastata dalle scavatrici.[13]

Il 7 settembre, a proposito delle informazione apparse sui media e sui social network, la società Orientale Ressource Congo (ORC) ha voluto fornire, in un suo comunicato, i seguenti chiarimenti; «La società Orientale Ressource Congo (ORC) è una società di diritto congolese dotata di personalità giuridica e di titoli che le consentono di operare nel settore minerario industriale di piccola scala. Essa ha firmato un contratto di partnership con la Banro Company, detentrice dei titoli minerari dei suoi Permessi di Estrazione (PE37) della sua filiale Kamituga Mining.
Per ottemperare ai requisiti legali e con l’apporto del distretto di Wamuzimu, l’ORC Sarl ha firmato ed eseguito un accordo con la comunità locale, per la realizzazione di progetti comunitari a beneficio delle famiglie direttamente interessate. Tali progetti, tra cui la costruzione di acquedotti, un sistema di elettrificazione pubblica con pannelli solari, l’assegnazione di spazi riservati ad un’attività mineraria di tipo artigianale effettuata sotto la vigilanza del SAEMAPE, sono in fase di realizzazione, in collaborazione con il Comitato Locale per lo Sviluppo (CLD), nella località di Kabogi, del Raggruppamento di Banakyungu, nel distretto di Wamuzimu,
L’ORC Sarl ha contribuito, mediante la sua partecipazione ai lavori, alla riabilitazione della Strada Nazionale RN2 (tratto Bukavu-Mwenga-Kamituga verso Kitutu)) e alla riparazione di alcuni ponti in stato di degrado.
Nel suo funzionamento quotidiano, l’ORC Sarl ha sempre collaborato con le autorità e i servizi congolesi che, nelle loro visite di controllo, hanno sempre redatto rapporti che attestano lo stato di avanzamento dei lavori intrapresi in quei cantieri. Pertanto, le accuse mosse contro l’ORC Sarl sono infondate e sollevate per intaccarne inutilmente l’immagine.
Di conseguenza, l’ORC Sarl ha presentato ricorso all’autorità competente e il suo caso è già in via di  esame da parte dei vari servizi autorizzati. Essa auspica dunque che la verità sia rapidamente ristabilita, il che consentirebbe l’effettiva ripresa delle sue attività estrattive».
Secondo Henri Muhozi, uno degli agenti dell’ORC, la sospensione delle attività di questa società mineraria rappresenta una perdita di guadagno per la comunità che ha già beneficiato dei risultati delle sue azioni sul territorio: «Chiediamo la revoca della sospensione delle sue attività, perché essa costituisce una perdita di guadagno per le nostre famiglie e per tutta la popolazione destinataria dei vari progetti in corso, tanto più che essa ha già presentato tutti gli elementi di prova che giustificano la sua presenza nel territorio di Mwenga».[14]

Il 7 settembre, il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Christophe Mboso N’kodia, ha inviato una delegazione ufficiale di 8 deputati nazionali a Mwenga (Sud Kivu), per raccogliere informazioni più precise sullo sfruttamento illegale delle risorse minerarie. La durata della missione è di 7 giorni, dall’8 al 14 settembre. La delegazione è composta da deputati nazionali del Sud Kivu e membri della commissione per l’ambiente, le risorse naturali e lo sviluppo sostenibile: Jean-Claude Kibala (capo della delegazione), Constantin Mbengele Kwete, Didier Lutundula Okito, Dhedhe Mupasa, Steve Ndambire Makuha, Seph Kapika Ndji Kanku, Norbert Eholo Eoni e Dismas Mabengu Swana.[15]

L’8 settembre, in un comunicato stampa, il dipartimento di comunicazione della Direzione Generale del Catasto Minerario (CAMI) ha dichiarato che la società Congo Bluant Mineral detiene 7 Permessi di Ricerca (PR), nei territori di Mwenga e Shabunda, nel Sud Kivu. Tuttavia, tali permessi non le danno il diritto di iniziare alcuna attività di estrazione, ma solo il diritto di ricerca di un eventuale giacimento economicamente sfruttabile. Agire diversamente sarebbe un reato previsto e punito dall’articolo 299 del Codice Minerario.[16]

Il 13 settembre, la delegazione degli otto deputati nazionali in missione ufficiale nella provincia del Sud Kivu ha iniziato una serie di incontri con le autorità provinciali a Bukavu. L’obiettivo è quello di raccogliere informazioni sull’estrazione illegale di minerali e sul conseguente degrado ambientale nel territorio di Mwenga. La delegazione ha iniziato i colloqui incontrando il governatore provinciale, Theo Kasi Ngwabidge. Essa si recherà nel territorio di Mwena nei giorni successivi. Al termine della missione, gli 8 deputati nazionali redigeranno un rapporto con raccomandazioni che sarà inviato a chi di dovere.[17]

Il 20 settembre, il presidente della delegazione parlamentare inviata nel Sud Kivu dall’Assemblea nazionale, il deputato Jean-Claude Kibala, ha dichiarato conclusa la prima parte della missione, consistente nel raccogliere sul posto le varie informazioni sulle accuse di estrazione illegale di minerali da parte di società minerarie cinesi. Egli ha aggiunto che la seconda parte della missione si svolgerà a Kinshasa, mediante le audizioni di alcune autorità e servizi a livello di governo centrale. La seconda parte della missione consisterà nell’ascoltare il segretario generale delle miniere, il direttore generale del Catasto Minerario (CAMI) e la ministro delle miniere, per completare le informazioni su titoli minerari, autorizzazioni, permessi di ricerca e permessi di estrazione, senza dimenticare il ministro della Difesa nazionale, per quanto riguarda la presenza di militari nei siti minerari.[18]

Il Direttore Generale del Dipartimento degli Affari Africani presso il Ministero degli Affari Esteri cinese, Wu Peng, ha annunciato che la Cina ha chiesto alle 6 compagnie minerarie operanti nel territorio di Mwenga e sospese dal Governatore del Sud Kivu, di fermare “completamente” le loro attività e di lasciare la provincia del Sud Kivu “al più presto”. Egli ha dichiarato che, dopo la sospensione delle loro attività da parte delle autorità congolesi, anche le autorità cinesi hanno aperto delle indagini, aggiungendo che la Cina appoggia le autorità congolesi nel reprimere tutte quelle attività economiche illegali che violano la legge congolese.[19]

[1] Cf Museza Cikuru – Laprunellerdc.info, 08.06.’21
[2] Cf Masharikirdc.net, 18.08.’21   https://masharikirdc.net/?p=11413
[3] Cf http://congomines.org/reports/2190-declaration-des-oscs-du-sud-kivu-sur-le-scandale-autour-de-l-exploitation-miniere-illicite-en-rdc     https://www.youtube.com/watch?v=LI2a9DyoVB0
[4] Cf Laprunellerdc.info, 08.09.’21  https://laprunellerdc.info/exploitation-illicite-des-minerais-a-mwenga-la-declaration-du-ccpsc-et-de-la-dycod/
[5] Cf Bertin Bulonza – Laprunellerdc.info, 13.08.’21
[6] Cf Justin Mwamba – Actualité.cd, 18.08.’21; Patient Ligodi – RFI, 22.08.’21
[7] Cf Jean-Luc M. – Laprunellerdc.info, 14.08.’21; Masharikirdc.net, 13.09.’21: https://masharikirdc.net/?p=11929
[8] Cf Mediacongo.net, 20.08.’21
[9] Cf Justin Mwamba – Actualité.cd, 21.08.’21; Jean-Luc M. – Laprunellerdc.info, 21.08.’21
[10] Cf Justin Mwamba – Actualité.cd, 23.08.’21
[11] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 02.09.’21; Radio Okapi, 02.09.’21
[12] Cf Radio Okapi, 26.08.’21
[13] Cf Mukamba Mulebelwa Big-Merci – Laprunellerdc.info, 03.09.’21
[14] Cf Jean-Luc M. – Laprunellerdc.info, 09.09.’21; Merveilles Kiro – Politico.cd, 09.09.’21
[15] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 07.09.’21; Clément Muamba – Actualité.cd, 08.09.’21
[16] Cf Actualité.cd, 11.09.’21
[17] Cf Radio Okapi, 13.09.’21
[18] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 20.09.’21
[19] Cf Abdallah Mapenzi – Laprunellerdc.info, 16.09,’21