TSUNAMI IN PARLAMENTO
INDICE
1. L’INCREDIBILE “ELEZIONE” DEL COMITATO DI PRESIDENZA DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE
2. ALEXIS THAMBWE MWAMBA GETTA LA TOVAGLIA E SI DIMETTE DALLA PRESIDENZA DEL SENATO
3. QUALE STATO DI DIRITTO IN CONGO?
4. ASSEMBLEA NAZIONALE: ELEZIONE DEL COMITATO DI PRESIDENZA DEFINITIVO
5. SENATO: MOZIONI DI SFIDUCIA E DIMISSIONI DEL COMITATO DI PRESIDENZA
1. L’INCREDIBILE “ELEZIONE” DEL COMITATO DI PRESIDENZA DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE
Le condizioni in cui si sono svolte le elezioni del Comitato di presidenza definitivo dell’Assemblea nazionale, in seguito alla destituzione di quello precedente, risultano alquanto strane.
Le elezioni sono state organizzate dal Comitato di presidenza provvisorio (composto dal deputato più anziano e dai due deputati più giovani, tutti e tre membri della coalizione kabilista FCC), che si occupava degli affari correnti dopo la destituzione, lo scorso dicembre, del precedente Comitato di presidenza.
Mi convalido da solo.
Il presidente provvisorio dell’Assemblea nazionale, Christophe Mboso, ha presieduto anche la commissione incaricata di convalidare o meno le candidature per i sette posti da ricoprire. Dato che l’anzianità non esclude l’ambizione, Christophe Mboso si è candidato come prossimo presidente definitivo dell’Assemblea nazionale sulla lista della nuova coalizione tshisekedista, la Sacra Unione per la Nazione, la cui maggioranza è controllata dai disertori kabilisti del Fronte Comune per il Congo (FCC). Questi ultimi hanno infatti ceduto alla minaccia, proferita dal presidente Tshisekedi, di sciogliere l’Assemblea, il che li avrebbe privati dei loro lauti stipendi e benefici, poiché avrebbero avuto poche possibilità di essere rieletti mediante elezioni trasparenti.
Poiché le elezioni sono un esercizio rischioso – quello di non essere eletto – Christophe Mboso ha evitato l’ostacolo che doveva affrontare: è stato lui a decidere chi poteva competere con lui. E la sua decisione è stata semplice: nessuno. Egli è infatti l’unico candidato convalidato per il posto di presidente del Comitato di presidenza definitivo.
Regolamento incostituzionale.
Inoltre, egli ha convalidato una sola candidatura per tutti gli altri posti vacanti, ad eccezione di quello di vice relatore, per il quale sono stati accettati due nominativi.
Tutti gli altri candidati sono stati respinti sulla base del fatto che non erano stati eletti deputati come indipendenti e che la loro candidatura non era stata approvata da alcun partito o raggruppamento di partiti – il che sarebbe stato difficile, poiché molti partiti hanno ora un’ala kabilista e un’altra Tshisekedista.
Per giustificare questo suo atteggiamento, Mboso ha affermato di aver agito sulla base del Regolamento interno adottato dall’Assemblea nazionale all’inizio del 2019, quando la maggioranza parlamentare era ancora kabilista. Per impedire ai deputati di abbandonare le sue fila e di indebolire così la sua ingiustificata maggioranza, Joseph Kabila aveva infatti adottato una regola, secondo la quale, all’inizio della legislatura, cioè dopo le elezioni legislative nazionali, ogni parlamentare doveva dichiararsi membro della “maggioranza” o della “opposizione” e non poteva cambiare opzione fino alla fine della legislatura, cioè fino alle elezioni seguenti. Mboso ha applicato questa disposizione del Regolamento all’attuale maggioranza parlamentare composta da 391 deputati provenienti da qualsiasi parte (FCC – CACH – MLC – Insieme per la Repubblica) che hanno aderito alla Sacra Unione per la Nazione. Tuttavia, egli ha ignorato il fatto che, a metà gennaio, la Corte costituzionale aveva dichiarato incostituzionale quella disposizione e aveva stabilito che il mandato dei deputati non era imperativo, consentendo così al presidente Tshisekedi di traghettare alla sua Sacra Unione per la Nazione (SUN) diverse centinaia di disertori del Fronte Comune per il Congo (FCC), ora liberi di cambiare di partito.
Tuttavia, secondo i deputati che hanno visto la loro candidatura invalidata, benché Mboso abbia usufruito di questa libertà per lasciare l’FCC e aderire alla Sacra Unione, ora egli pretende di applicare una disposizione del Regolamento interno dichiarata incostituzionale, per impedire a dei candidati di presentarsi sotto un’altra bandiera politica, diversa da quella che avevano brandito all’inizio del 2019. Secondo loro, la Costituzione non può essere a geometria variabile.[1]
Per quanto riguarda le candidature invalidate prima dell’elezione dei membri del Comitato di presidenza definitivo dell’Assemblea nazionale, il Comitato di presidenza provvisorio ha evocato diversi motivi, tra cui la mancanza della lettera di consenso da parte dei partiti o raggruppamenti politici dei candidati, la non appartenenza alla maggioranza parlamentare ma anche il fatto che, originariamente, non erano stati eletti come indipendenti.
Questi criteri sembrano contraddire le conclusioni della sentenza R. Const 1453 emessa il 15 gennaio 2021 dalla Corte costituzionale, in interpretazione dell’articolo 101 paragrafo 5 della Costituzione: “Ogni mandato imperativo è nullo”, in rapporto alle disposizione degli articoli 26 paragrafo 3 e 54 paragrafo 7 del Regolamento interno dell’Assemblea nazionale, approvate nel 2019 dalla Corte costituzionale con sentenza R. Cost 891.
Riferendosi all’articolo 5 della Costituzione, secondo il quale “la sovranità nazionale appartiene al popolo. Ogni potere emana dal popolo che lo esercita direttamente tramite referendum o elezioni e indirettamente attraverso i suoi rappresentanti”, la Corte costituzionale ha affermato che, «accedendo allo status costituzionale di eletti del Parlamento, i deputati e i senatori detengono un mandato rappresentativo e, come tali, rappresentano l’intera nazione, esercitando un potere loro concesso dalla Costituzione. È la volontà dell’intera nazione che i deputati e senatori esprimono e non quella degli elettori dei rispettivi collegi o di gruppi di rappresentanza professionale che sono i partiti politici.
Pertanto, il mandato imperativo non è conforme alla Costituzione, poiché è una forma di mandato politico, in cui il potere è delegato a un eletto, in questo caso, un deputato o un senatore, per svolgere un’azione limitata nella durata e nell’oggetto, secondo le precise modalità alle quali non può derogare …
Il mandato del deputato è quindi un mandato politico e rappresentativo avente la caratteristica di essere generale, libero e non revocabile. Ciò vuol dire che il rappresentante può agire in tutti i settori secondo la sua volontà e, soprattutto secondo gli interessi non del suo partito politico, ma secondo quelli della nazione, senza esservi obbligato né dai suoi elettori, né dal suo partito politico, tanto meno dal raggruppamento politico a cui appartiene il suo partito. Ne consegue che l’eletto può esprimere liberamente le sue opinioni davanti l’Assemblea nazionale e decidere personalmente a quale gruppo politico appartenere all’interno di essa …
Infatti, avendo il mandato del parlamentare un carattere nazionale, non può che essere libero e non ci può essere alcun intermediario tra la Nazione e il parlamentare stesso. In tal modo, la disposizione sulla nullità del mandato imperativo dà luogo a quella sulla libertà di esercizio del mandato da parte del parlamentare …
Per questo, la Corte Costituzionale afferma che il mandato esercitato dal parlamentare appartenente alla nazione non può che essere libero e nessun intermediario può interferire tra la nazione e il parlamentare stesso. Essa precisa che il parlamentare eletto esprimerà le sue opinioni e il suo voto nell’assoluta libertà del suo mandato».[2]
2. ALEXIS THAMBWE MWAMBA GETTA LA TOVAGLIA E SI DIMETTE DALLA PRESIDENZA DEL SENATO
Il 5 febbraio, il presidente del senato, Alexis Thambwé Mwamba, si è dimesso dal suo incarico. Dottore in giurisprudenza, Alexis Thambwé non ha difficoltà a dimostrare l’illegalità della procedura seguita per destituirlo. Egli ha fatto notare che il Segretario generale incaricato dell’Amministrazione del Senato può presiedere solo la sessione straordinaria inaugurale della legislatura (articoli 114 della Costituzione e 81 del Regolamento interno) e che, pertanto, il suo comunicato di convocazione dei senatori per designare un comitato di presidenza provvisorio, è irregolare. Inoltre, le sessioni parlamentari straordinarie hanno un ordine del giorno prestabilito, che non può essere cambiato (articoli 116 della Costituzione e 83 del Regolamento). Quindi, secondo Alexis Thambwé, le mozioni di sfiducia contro 6 dei 7 membri del Comitato di presidenza non potevano essere presentate durante la sessione straordinaria del 2 febbraio. Inoltre, una volta quest’ultima conclusasi, la sera del 2 febbraio, è iniziata la pausa parlamentare. Quindi non è possibile far presiedere una seduta plenaria al deputato più anziano, com’è stato fatto il 4 febbraio.
Una “rottamazione” più speditiva che quella avvenuta all’Assemblea nazionale.
L’illegalità della destituzione di Alexis Thambwé contrasta con la legalità della destituzione, in dicembre, della sua omologa dell’Assemblea nazionale, Jeanine Mabunda.
In quel caso, la destituzione è avvenuta durante la sessione ordinaria, il 10 dicembre, quando la sessione parlamentare ordinaria doveva concludersi il 15 dicembre.
Stessa cosa per l’insediamento del Comitato di presidenza provvisorio. Quest’ultimo aveva legalmente chiesto alla Corte costituzionale l’autorizzazione di convocare una sessione straordinaria per eleggere un Comitato di presidenza definitivo, ciò che gli era stato concesso.
È stato dopo che le cose sono sfuggite di mano, quando si è passati all’esame di un punto non previsto nell’ordine del giorno (la mozione di censura contro il governo Ilunga) e alla “elezione” di un Comitato di presidenza definitivo, in cui il presidente provvisorio, Chritophe Mboso, lui stesso candidato, ha escluso tutte le candidature rivali alla sua propria e a quelle dei suoi associati.
Su 38 candidature, ne sono state selezionate solo 8.
Mandato imperativo incostituzionale, ma comunque invocato.
Queste invalidazioni sono state giustificate da Mboso sulla base di un punto del Regolamento interno dell’Assemblea nazionale che vieta ai deputati di passare dalla maggioranza all’opposizione o viceversa.
Si noti che questo divieto era stato accettato dalla Corte costituzionale nel 2019, ciò che aveva soddisfatto i kabilisti che, in Parlamento, avevano ottenuto il sopravvento.
Tuttavia, in gennaio 2021, la Corte costituzionale ha dichiarato questo divieto incostituzionale, non essendo il mandato “imperativo”, ciò che è stato ben accolto dai tshisekedisti, perché ha permesso il passaggio della maggior parte dei parlamentari FCC (coalizione kabilista) verso la Sacra Unione per la Nazione (SUN) di Tshisekedi.
Ma, per poter giustificare l’invalidamento delle 30 candidature su 38, Mboso e il Consiglio di Stato hanno continuato a invocare un mandato imperativo benché “incostituzionale”.
Un piccolo dettaglio.
Al Senato, la procedura si è svolta al di fuori di qualsiasi sessione parlamentare. Senza dubbio i “rottomattori” avevano fretta per farla finita una volta per tutte. Hanno istituito un Comitato di presidenza provvisorio composto dal senatore più anziano, Léon Mamboléo, di 86 anni, e dai due senatori più giovani, tra cui Victorine Lwese, che non è altro che la moglie di Evariste Boshab, membro e ideologo del Partito del Popolo per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD) di Joseph Kabila.[3]
3. QUALE STATO DI DIRITTO IN CONGO?
La destituzione di Alexis Thambwé e del Comitato di presidenza del Senato si è svolta senza alcun rispetto del quadro giuridico. Ciò ipoteca la legittimità dei loro successori tanto quanto le elezioni del 2018 hanno ipotecato la loro.
La “elezione” del nuovo Comitato di presidenza definitivo dell’Assemblea Nazionale è stata anch’essa marcata da irregolarità, con un presidente provvisorio, egli stesso candidato, che invalida le candidature dei suoi rivali e con alte Corti dello Stato che appoggiano la posizione dell’una o dell’altra parte, a seconda della direzione del vento. Tutto è iniziato con la nomina irregolare, alla Corte costituzionale, di giudici favorevoli al presidente Tshisekedi.
Questa illegittimità cumulativa peggiora quella, congenita, del regime sorto dall’accordo tra Joseph Kabila e Félix Tshisekedi per spartirsi il potere, nonostante risultati elettorali dati per presunti e mai pubblicati in dettaglio. Le ripetute violazioni della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti distruggono l’immagine del Congo stesso. Chi, oltre a un giocatore di poker, si fiderebbe di un capo di Stato che rinnega l’accordo che ha firmato il giorno prima e non rispetta il suo giuramento sulla Costituzione?
Gran parte dell’opinione pubblica congolese accogli con favore la caduta dei kabilisti. In nome di una presunta “alternanza”, i Congolesi preferiscono dare il loro appoggio a un Felix Tshisekedi la cui elezione alla Presidenza della Repubblica non è ancora stata dimostrata dalla pubblicazione dei risultati elettorali. Dopo due anni di presidenza di Tshisekedi, i cittadini si sono accorti che “con Tshisekedi” = “prima di Tshisekedi”. Non c’è stata alcuna alternanza ai vertici dello Stato: il Fronte Comune per il Congo (FCC) e i suoi disertori sono ancora maggioritari, anche nella nuova maggioranza denominata Sacra Unione per la Nazione. Oggi, a Kinshasa, gran parte dell’opinione pubblica conta sulla “rottamazione” dei Kabilisti, per realizzare l’alternanza politica ai vertici dello Stato e migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Come può essere possibile, quando i kabilisti, nella loro maggioranza, hanno semplicemente rinnegato un leader, Kabila, per schierarsi dietro un altro, Tshisekedi, senza cambiare nulla nelle loro abitudini politiche basate sull’egoismo, sulla mancanza di scrupoli e sulla pigrizia intellettuale, mentre già si intravedono delle rivalità, tra loro e i primi tshisekedisti, per occupare posti e ottenere prebende?
Lungi dal rassicurare i Congolesi, ciò che sta accadendo a Kinshasa dovrebbe preoccuparli.
Questa manovra politica, condotta con tutta forza, ha sì indebolito Kabila, ciò che molti volevano.
Ma, calpestando la Costituzione e le leggi, essa indebolisce profondamente le istituzioni e, quindi, il Paese. Conseguentemente indebolisce i Congolesi.[4]
4. ASSEMBLEA NAZIONALE: ELEZIONE DEL COMITATO DI PRESIDENZA DEFINITIVO
Il 26 gennaio, in tarda serata, il Comitato di presidenza provvisorio dell’Assemblea nazionale ha reso pubblico il calendario relativo all’elezione e insediamento dei membri del Comitato di presidenza definitivo. I membri del Comitato di presidenza sono sette: presidente, primo vicepresidente, secondo vicepresidente, relatore, vice relatore, questore e vice questore.
Ecco il programma:
– mercoledì 27 gennaio: concertazioni tra partiti e gruppi politici;
– giovedì 28 gennaio: presentazione delle candidature. Dalle 10:00 alle 18:00;
– venerdì 29 gennaio: esame e convalida delle candidature;
– sabato 30 gennaio: affissione delle liste dei candidati;
– lunedì 1 e martedì 2 febbraio: campagna elettorale da parte dei candidati;
– mercoledì 3 febbraio: elezione e insediamento dei membri del Comitato di presidenza definitivo.
Secondo questo calendario, l’elezione e l’insediamento dei membri del Comitato di presidenza definitivo avranno luogo il 3 febbraio 2020, il giorno stesso della chiusura della sessione parlamentare straordinaria. Sarà quindi il nuovo presidente che, subito dopo il suo insediamento, chiuderà la sessione straordinaria aperta all’inizio dello scorso gennaio.[5]
Il 28 gennaio, Modeste Bahati Lukwebo ha presentato al Presidente della Repubblica, Felix Tshisekedi, il rapporto del suo lavoro svolto come “informatore” incaricato di identificare una nuova maggioranza parlamentare all’Assemblea nazionale dei deputati. Egli ha rivelato che la nuova coalizione di maggioranza individuata all’interno dell’Assemblea nazionale è composta da 391 deputati nazionali e comprende 24 raggruppamenti politici e un indipendente.
Nominato “informatore” da Félix Tshisekedi all’inizio di gennaio, Modeste Bahati Lukwebo, egli stesso ex membro del Fronte Comune per il Congo (FCC), era stato incaricato di identificare una coalizione di maggioranza presso l’Assemblea nazionale. Questa missione era di trenta giorni e rinnovabile una sola volta.[6]
Il 29 gennaio, dopo diversi giorni di consultazioni, la Sacra Unione della Nazione ha presentato i seguenti suoi candidati:
Presidente: Christophe Mboso (ABCE)
1° vicepresidente: Jean-Marc Kabund (UDPS)
2° vicepresidente: Vital Banyiwesize (AFDC-A)
Relatore: Lembi Libula (MLC)
Vice relatore: (Opposizione – FCC rimasto fedele a Kabila)
Questore: Angèle Tabu (Insieme per la Repubblica)
Vice questore: Jean Pierre Kanefu Mujiwa (ADRP).[7]
Il 30 gennaio, con un giorno di ritardo sul calendario pubblicato, il Comitato di presidenza provvisorio ha iniziato a esaminare e a convalidare le 39 candidature pervenute.
Presidente:
– Christophe Mboso, decano dei deputati e attuale presidente del Comitato di presidenza provvisorio. Segretario esecutivo del raggruppamento politico Alleanza dei Costruttori di un Congo Emergente (ABCE), ex membro del Fronte Comune per il Congo (FCC) e recentemente passato alla Sacra Unione per la Nazione. Candidato nella lista della Sacra Unione.
– Jean Kimbunda, membro del Partito del Popolo per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD) ed ex governatore della Città – Provincia di Kinshasa. Si è presentato come indipendente.
– Fabrice Bandenonga, eletto a Djugu (Ituri) nella lista dell’Alleanza per l’Avvenire (AA / a), membro dell’FCC di Joseph Kabila. Si è candidato come indipendente.
1° vicepresidente:
– Jean-Marc Kabund, presidente a.i dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS).
Aveva già svolto questo incarico nell’anteriore Comitato di presidenza, ma ne fu destituito. Candidato nella lista della Sacra Unione.
– Justin Kiluba Longo (indipendente), membro del raggruppamento Palu e alleati.
2° vicepresidente:
– Vital Banyewesize, eletto a Kalehe (Sud Kivu), membro dell’Alleanza delle Forze Democratiche del Congo (AFDC-A) di Bahati Lukwebo. Candidato nella lista della Sacra Unione.
– Gratien de Saint-Nicolas Iracan (indipendente), eletto nella lista del Movimento Sociale (MS) e membro di Insieme per la Repubblica di Moïse Katumbi.
Relatore:
– Samuel Adubango, membro dell’Alleanza per l’Avvenire (AAa) di Pius Muabilu. Ha già annunciato il ritiro della sua candidatura)
– Jacques Djoli (indipendente), membro del Movimento di Liberazione del Congo (MLC)
– Joseph Kokonyangi (indipendente), membro dell’Alleanza per l’Avvenire (AA / a) e rimasto fedele al Fronte Comune per il Congo (FCC);
– Joseph Lembi Libula (Sacra Unione), membro del Movimento di Liberazione del Congo (MLC)
– Belly Mampa (indipendente)
– Albert Fabrice Puela (ha già ritirato la sua candidatura)
Vice relatore:
Willy Bolio, Xavier Bonane, Daniel Furaha, Geneviève Inagosi, Joseph Kahenga, Matadi Nenga, Andrien Phoba, Josué Mufula, Arthur Sedea, Célestin Musao, Hyacinthe Shisso, Albert-Ethienne Tshilemb e Colette Tshomba.
Questore: Jean-Marie Bulambo, Mathieu Kasunka, Nelly Muinga e Angèle Tabu Makusi
Vice questore: Jean-Pierre Ayobangira, Prosper Kabuika, Jean-Pierre Kanefu, Désiré Katembo, Emmanuel Mukundi, Aminata Namasia, Grâce Neema e Tatiana Pembe.[8]
Il 31 gennaio, il Comitato di presidenza provvisorio ha reso pubblica la lista dei candidati per l’elezione del Comitato di presidenza definitivo.
Tutti i candidati presentati sulla lista della Sacra Unione sono stati convalidati, mentre quasi tutti gli altri sono stati esclusi. Per quanto riguarda i candidati invalidati, il Comitato di presidenza provvisorio evoca diversi motivi, tra cui la mancanza della lettera di consenso da parte dei partiti o raggruppamenti politici dei candidati, la non appartenenza alla maggioranza parlamentare ma anche il fatto che, originariamente, non erano stati eletti come indipendenti.
In una sua dichiarazione, il collettivo dei candidati invalidati ha dichiarato inammissibile che il Comitato di presidenza provvisorio coordini un processo elettorale in cui due suoi membri (Christophe Mboso e Aminata Namasia) sono candidati. Secondo questo gruppo di deputati nazionali, il comitato di convalida delle candidature avrebbe dovuto essere oggetto di un dialogo tra le forze politiche implicate, sia per quanto riguarda la sua composizione, sia per quanto riguarda la sua metodologia di lavoro, affinché si fosse potuto arrivare a delle decisioni accettabili per tutti.
Dei due membri del Comitato di presidenza provvisorio che avevano presentato la loro candidatura, solo uno è stato selezionato. Si tratta di Mboso Nkodia, candidato alla presidenza. La candidatura di Aminata Namasia come Vice Questore è stata respinta.[9]
Il 1° febbraio, i candidati convalidati hanno fatto la loro campagna elettorale. Sono otto candidati per sette posti.
Sei (6) di essi appartengono alla Sacra Unione, la nuova maggioranza parlamentare, mentre solo uno è membro del Fronte Comune per il Congo (FCC), attuale opposizione parlamentare.
Qui di seguito, la lista delle candidature selezionate:
– Presidente: Christophe Mboso N’kodia Pwanga
– 1° Vicepresidente: Jean-Marc Kabund a Kabund
– 2° Vicepresidente: Vital Banywesize
– Relatore: Joseph Lembi Libula
– Vice Relatore: Colette Tshomba e Hyacinthe Shisso
– Questore: Angèle Tabu
– Vice Questore: Jean-Pierre Kanefu.[10]
In un comunicato stampa, il Collettivo dei deputati delle 26 province (C26) ha chiesto la sospensione della procedura di elezione dei membri del Comitato di presidenza, in attesa di un dibattito di chiarimento in seduta plenaria. Il C26 ha inoltrato questa richiesta dopo aver constatato l’esclusione delle candidature degli indipendenti, perché non avevano allegato la lettera di consenso da parte dei loro partiti o dei loro raggruppamenti politici. Il C26 ritiene che la decisione del Comitato di presidenza provvisorio contraddica e violi la sentenza n. R Cost. 1453/1463 del 15 gennaio 2021, emessa dalla Corte Costituzionale nel suo 23° foglio, in interpretazione dell’articolo 101 della Costituzione. Secondo questa sentenza, il mandato del deputato nazionale non è più imperativo, come lo era nella legislazione precedente, ma generale, libero e non revocabile. Secondo il C26, «il parlamentare eletto è quindi libero di esprimere le sue opinioni e ambizioni politiche, senza essere obbligato né dal suo partito né dal suo raggruppamento politico».[11]
Il 3 febbraio, i deputati hanno proceduto all’elezione dei sette membri del Comitato di presidenza definitivo. Le elezioni si sono svolte con candidati unici in tutti i posti, ad eccezione di quello del Vice Relatore, con due candidati. Ecco la composizione del nuovo Comitato di presidenza definitivo dell’Assemblea Nazionale:
Presidente: Christophe Mboso N’kodia Pwanga (389 voti su 478 elettori)
1° Vicepresidente: Jean-Marc Kabund a Kabund (365 votanti su 478)
2° Vicepresidente: Vital Banywesize (367 voti su 478 votanti)
Relatore: Joseph Lembi Libula (373 voti su 478 votanti)
Vice relatore: Colette Tshomba Tundu (239 voti su 466 votanti)
Questore: Angèle Tabu Makusi (388 voti su 478 votanti)
Vice questore: Jean Pierre Kanefu (349 voti su 478 votanti)
Esaurito l’ordine del giorno della sessione parlamentare straordinaria, il nuovo presidente dell’Assemblea nazionale, Christophe Mboso N’kodia, ha dichiarato conclusa la seduta plenaria.[12]
Va notato che, tra i 7 eletti, tre sono ormai degli ex membri dell’FCC di Joseph Kabila passati molto recentemente a far parte della Sacra Unione di Félix Tshisekedi:
– il presidente Christophe Mboso, membro del raggruppamento politico Alleanza dei Costruttori di un Congo Emergente (ABCE)
– il 2° vicepresidente Vital Banywesize, membro dell’Alleanza delle Forze Democratiche del Congo (AFDC-A)
– il vice questore Jean Pierre Kanefu, membro dell’Alleanza dei Democratici per il Rinnovamento e il Progresso (ADRP).
Un quarto è un membro dell’FCC rimasto fedele a Joseph Kabila: il vice relatore Colette Tshomba, membro del raggruppamento MIP.
Il quinto è un membro dell’UDPS del presidente Félix Tshisekedi: il 1° vicepresidente Jean-Marc Kabund.
Il sesto è un membro dell’MLC di Jean-Pierre Bemba: il relatore Lembi Libula.
Il settimo è membro di Insieme per la Repubblica di Moïse Katumbi: il questore Angèle Tabu.
5. SENATO: MOZIONI DI SFIDUCIA E DIMISSIONI DEL COMITATO DI PRESIDENZA
Il 1° febbraio, il Comitato di presidenza del Senato ha convocato una sessione parlamentare straordinaria per il giorno successivo, 2 febbraio. Secondo il comunicato firmato dal suo presidente Alexis Thambwe Mwamba, l’ordine del giorno comprende l’esame e l’approvazione del disegno di legge che autorizza la ratifica dell’accordo internazionale sulla creazione della Zona di Libero Commercio Continentale Africano (ZLECAF). Questo disegno di legge era stato approvato pochi giorni prima dall’Assemblea nazionale ed è l’unico punto all’ordine del giorno di questa sessione straordinaria. Il presidente della Repubblica, Félix Tshiseked,i aveva chiesto al Senato di convocare una sessione parlamentare straordinaria, al fine di adottare questo disegno di legge prima del 6 febbraio, giorno in cui egli avrebbe assunto, a turno, la presidenza dell’Unione Africana.[13]
L’inizio di questa sessione straordinaria coincide proprio con l’avvio di un’azione giudiziaria nei confronti di Alexis Thambwe Mwamba, Presidente del Senato. Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione ha inviato al Senato una richiesta di autorizzazione, per poter avviare alcuni atti investigativi nei suoi confronti. I presunti fatti risalgono al 6 gennaio 2021. Per conto della sua istituzione, il presidente del senato avrebbe prelevato tre assegni, rispettivamente di 2.000.000 di euro, 1.000.000 di dollari e 1.000.000 di FC. Secondo il procuratore generale della Corte di cassazione, il tesoriere del senato avrebbe ritirato queste somme dalla Banca Commerciale del Congo (BCC). Quest’ultimo avrebbe consegnato i 2.000.000 di euro e 1.000.000 di dollari al consigliere finanziario del Questore del Senato. Il denaro sarebbe poi stato trasmesso al presidente del Senato, Alexis Thambwe Mwamba, che lo avrebbe custodito nella sua residenza. Questi fatti costituirebbero un reato di appropriazione indebita di fondi pubblici. Per questo, il Procuratore Generale della Corte di Cassazione si è rivolto al Comitato di presidenza del Senato, chiedendogli di poter autorizzare le indagini e consentire ad Alexis Thambwe Mwamba di presentare la sua difesa.[14]
Il 2 febbraio, il Comitato di presidenza del Senato ha assicurato che non vi sono motivi per autorizzare l’indagine richiesta dal Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione nei confronti di Alexis Thambwe Mwamba.
Il secondo vicepresidente del Comitato di presidenza, Tibasima Mbongemu Ateenyi, ha risposto punto per punto alla requisizione del Procuratore generale. Egli ha ammesso che, il 6 gennaio 2021, il presidente del Senato aveva prelevato tre assegni, ma ha aggiunto che, dopo il ritiro, il tesoriere del Senato aveva riscontrato un certo scompiglio a Palazzo del Popolo, sede del Senato, ciò che l’ha spinto a chiedere il parere del vice questore su dove depositare tale importante somma in totale sicurezza. Non avendo una cassaforte a casa sua, il vice questore si è rivolto, a sua volta, al presidente del senato. Tibasima Mbongemu ha precisato che, il giorno successivo, il tesoriere ha ricuperato i fondi in questione e li ha depositati alla tesoreria del Senato. A questo proposito, egli ha allegato alcuni documenti, a testimonianza della veridicità della sua versione.[15]
Il Senato ha iniziato la sua sessione parlamentare straordinaria. Ma la seduta plenaria di apertura si è svolta in un clima di grande tensione, poiché il senatore Valentin Gerengo (MLC) a presentato una petizione di destituzione nei confronti del presidente del Senato, Alexis Thambwe Mwamba. Altre 5 petizioni sono state presentate contro altrettanti membri del Comitato di presidenza. I promotori di queste petizioni esigevano che l’esame di queste 6 petizioni fosse inserito nell’ordine del giorno della sessione, ciò che altri senatori hanno categoricamente rifiutano. La seduta plenaria è proseguita a porte chiuse. I firmatari delle petizioni hanno insistito sulla necessità di istituire un Comitato di presidenza provvisorio per poter proseguire la sessione parlamentare straordinaria. A questo proposito, il senatore Valentin Gerengo ha sostenuto che «le petizioni presentate sono delle mozioni, una mozione può essere presentata in qualsiasi momento e ha sempre la priorità su tutte le altre materie. Spetta ora al Segretario generale del Senato continuare la seduta plenaria, al fine di installare il Comitato provvisorio di presidenza, ciò che permette ai senatori di esaminare le varie petizioni caso per caso».
Poche ore dopo l’inoltro delle petizioni contro tutti i membri del Comitato di presidenza del Senato tranne Samy Badibanga, anche quest’ultimo è stato oggetto di una petizione firmata dai senatori del Fronte Comune per il Congo (FCC).
Nonostante queste tensioni, i senatori riuniti in seduta plenaria hanno votato e approvato il disegno di legge di ratifica dell’accordo internazionale sulla Zona di Libero Commercio Continentale Africano (ZLECAF). Questa legge, che era l’unica materia inclusa nell’ordine del giorno, è stata però approvata in termini diversi da quelli dell’Assemblea nazionale. In questo caso, in conformità con la Costituzione, il Capo dello Stato promulgherà questa legge così come è stata approvata dall’Assemblea nazionale. Essendo questo l’unico punto dell’ordine del giorno approvato, il presidente del Senato ha dichiarato conclusa la sessione parlamentare straordinaria.[16]
Il 3 febbraio, l’Ispettorato Generale delle Finanze (IGF) ha trasmesso al Presidente del Senato, Alexis Thambwe Mwamba, alcune osservazioni provvisorie sulla gestione delle finanze del Senato.
Esse riguardano un importo di 107.393.869.128,82 FC (circa 54 milioni $) messo a disposizione del Senato da gennaio 2019 a fine 2020 e non ancora giustificato. L’IGF chiede al presidente, al questore, al vice questore, al tesoriere e al contabile di fornire le giustificazioni dell’utilizzo di questi fondi entro un periodo di cinque giorni. Dopo questo periodo, le osservazioni saranno considerate come definitive.[17]
Attraverso un suo comunicato, il Segretario generale del Senato, Gilbert Kikudi Kongolo, ha convocato una sessione plenaria per il giorno successivo, 4 febbraio, per identificare e installare il Comitato di presidenza provvisorio. Per giustificare questa sua iniziativa, egli ha fatto riferimento alle disposizioni dell’articolo 28, paragrafo 5 del Regolamento interno del Senato.
A titolo indicativo, la petizione contro il presidente del Senato, Alexis Thambwe Mwamba, ha ottenuto 61 firme. In un incontro con la stampa, Alexis Thambwe Mwamba si è detto pronto a dimettersi dalla presidenza de Senato, se le persone che gli avevano conferito tale mandato decidessero ora di ritirarglielo.[18]
In un comunicato ufficiale, il Relatore del Comitato di presidenza del Senato, il Senatore Kaumba Lufunda, ha affermato che il comunicato firmato dal Segretario generale del Senato per la convocazione di una seduta plenaria il 4 febbraio è stato emanato in violazione delle leggi e dei regolamenti ed è quindi “nullo e di nessun effetto”. Secondo il comunicato firmato da Kaumba Lufunda, «Su richiesta di Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica, Capo dello Stato, e in conformità con gli articoli 116 della Costituzione e 83 del Regolamento Interno del Senato, il Presidente del Senato ha convocato una sessione parlamentare straordinaria per esaminare e approvare il disegno di legge che autorizza la ratifica, da parte della RDC dell’accordo internazionale che istituisce la Zona di Libero Commercio Continentale Africano (ZLECAF). La sessione parlamentare è iniziata il 2 febbraio e si è conclusa lo stesso giorno, avendo esaurito l’ordine del giorno. Conseguentemente, gli onorevoli senatori hanno ripreso la loro pausa parlamentare».[19]
Il 4 febbraio, 64 senatori hanno partecipato alla seduta plenaria convocata il giorno prima dal segretario generale del Senato. All’inizio della seduta, quest’ultimo ha proceduto all’insediamento di un Comitato di presidenza provvisorio composto dal senatore più anziano, Léon Mamboleo Mughuba, coadiuvato dai due senatori più giovani, Lwese Bakwamoyo Victorine e Reagan Ilanga Bakonga. La missione di questo Comitato di presidenza provvisorio sarà quella di esaminare e votare le petizioni di sfiducia inoltrate nei confronti dei membri del Comitato di presidenza e di eleggere e insediare il nuovo Comitato di presidenza definitivo. Dopo il suo insediamento, il Presidente del Comitato di presidenza provvisorio, Léon Mamboleo Mughuba, ha dichiarato conclusa la seduta, convocando i Senatori per una nuova seduta prevista il 6 febbraio, in vista dell’esame, caso per caso, delle petizioni di sfiducia nei confronti dei membri del precedente Comitato di presidenza.
Dopo la seduta, la vice relatrice del Senato, Marie Josée Sona Kamitatu, ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico, presentando la sua lettera di dimissioni al Comitato di presidenza provvisorio recentemente insediato.[20]
In un loro comunicato, i senatori membri del Fronte Comune per il Congo (FCC) rimasti fedeli a Joseph Kabila hanno denunciato la convocazione della plenaria da parte del segretario generale del Senato.
Secondo loro, questo atto costituisce una deriva dittatoriale e un colpo fatale alle istituzioni del Paese: «Alla luce delle molteplici violazioni della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti della Repubblica, mediante il ricorso a artifici procedurali vari, appare chiaro che la convocazione, da parte del Segretario generale del Senato, della seduta plenaria del 4 febbraio, in piena pausa parlamentare, è l’ultimo colpo fatale inferto alle istituzioni della Repubblica, dopo quelli della strumentalizzazione della Corte Costituzionale e della destituzione sia del Comitato di presidenza dell’Assemblea Nazionale che del Primo Ministro».
I senatori membri del Fronte Comune per il Congo hanno denunciato anche le missioni di controllo finanziario da parte dell’IGF e di autorizzazione di indagini giudiziarie da parte della Procura, senza rispettare la procedura legale: «Alcuni senatori hanno avviato delle azioni per far cadere il Comitato di presidenza. Dapprima, con la messa in causa, senza prove, del Questore, che è stato oggetto di minacce di morte e di tentati arresti, a dispetto di tutti i suoi diritti di cittadino e di parlamentare. Successivamente, sono state avviate delle petizioni di sfiducia contro sei membri del Comitato di presidenza del Senato, in concomitanza con missioni di controllo della gestione finanziaria e di autorizzazione di inchiesta giudiziaria, senza rispettare le procedure costituzionali, legali e normative in materia, che affidano queste competenze solo agli organi di controllo interni e alla Corte dei conti».[21]
Il 5 febbraio, in seguito alle petizioni di destituzione, altri 5 membri del Comitato di presidenza si sono dimessi, ciascuno presentando al Comitato provvisorio la propria lettera di dimissioni. Si tratta del secondo vicepresidente Tibasima Ateenyi, del relatore Kaumba Lufunda, del questore Eric Rubuye e del vice questore Rolly Lelo Nzazi. Nel frattempo, Alexis Thambwe Mwamba ha trasmesso al Comitato di presidenza provvisorio gli elementi di risposta alla petizione presentata contro di lui, smontando tutte le accuse formulate contro di lui. È nella conclusione della sua argomentazione che Alexis Thambwe Mwamba ha finalmente annunciato le sue dimissioni: «Da quanto appena spiegato, appare che il procedimento avviato viola la Costituzione e il Regolamento. Per quanto riguarda i contenuti, non vedo in cosa mi si possa accusare. Detto questo, prendendo atto del fatto che, da una parte, tra me e un gruppo di senatori non esiste più la fiducia e che, dall’altra, un comitato di presidenza provvisorio è ormai operativo, mi dimetto da Presidente del Senato».[22]
Nel corso di una seduta plenaria, la relatrice del comitato di presidenza provvisorio, Victorine Lwese Bakwamoyo, ha letto le varie lettere di dimissioni dei membri del Comitato di presidenza dimissionario e i senatori presenti ne hanno preso atto.
La plenaria ha respinto la petizione di sfiducia inoltrata da alcuni senatori del Fronte Comune per il Congo (FCC) nei confronti del primo vicepresidente del Senato, Samy Badibanga, perché i promotori della suddetta petizione erano assenti e perché, sulla lista dei firmatari della petizione, si sono constatate delle irregolarità. Per esempio, i nomi di cinque persone compaiono due volte.
Samy Badibanga è quindi l’unico membro del Comitato di presidenza che rimane in carica. Da notare, si tratta di un membro della Sacra Unione della Nazione.[23]
[1] Cf Marie-France Cros – Lalibre.be/Afrique, 02.02.’21 https://afrique.lalibre.be/57895/rdcongo-lincroyable-election-du-bureau-de-lassemblee-nationale/
[2] Cf Le Phareonline.net, 15.01.’21 https://www.lephareonline.net/le-fcc-k-o-debout-la-cour-constitutionnelle-reaffirme-la-liberte-des-elus-nationaux-dans-lemission-de-leurs-votes/
[3] Cf Marie-France Cros – Lalibre.be/Afrique, 05.02.’21 https://afrique.lalibre.be/57992/rdc-le-president-pro-kabila-du-senat-alexis-thambwe-mwamba-demissionne/
[4] Cf Marie-France Cros – Lalibre.be/Afrique, 06.02.’21 https://afrique.lalibre.be/58017/quel-etat-de-droit-au-congo/
[5] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 27.01.’21
[6] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 28.01.’21
[7] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 29.01.’21
[8] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 30.01.’21
[9] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 31.01.’21
[10] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 01.02.’21
[11] Cf Berith Yakitenge et Clément Muamba – Actualité.cd, 01.02.’21
[12] Cf Junior Ngandu – Politico.cd, 04.02.’21
[13] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 01.02.’21
[14] Cf Actualité.cd, 02.02.’21
[15] Cf Actualité.cd, 02.02.’21
[16] Cf Clément Muamba et Berith Yakitenge – Actualité.cd, 02.02.’21 ; Stéphie Mukinzi – Politico.cd, 02.02.’21; Merveil Molo – 7surt7.cd, 02.02.’21
[17] Cf Actualité.cd, 04.02.’21
[18] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 03.02.’21
[19] Cf Prince Mayiro – 7sur7.cd, 03.02.’21
[20] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 04.02.’21
[21] Cf Clément Muamba – Actualité.cd, 04.02.’21
[22] Cf Berith Yakitenge et Clément Muamba – Actualité.cd, 05.02.’21
[23] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 05.02.’21; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 05.02.’21