Congo Attualità n. 425

LE CONSULTAZIONI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PER UNA SACRA UNIONE DELLA NAZIONE (2)

INDICE

1. L’ULTIMA FASE DELLE CONSULTAZIONI
2. PISTE DI ANALISI E PROSPETTIVE DI FUTURO

1. L’ULTIMA FASE DELLE CONSULTAZIONI

Il 14 novembre, in un incontro con la sua base elettorale di Tshangu (Kinshasa), il presidente nazionale del partito Nouvel Elan, Adolphe Muzito, ha spiegato le ragioni della sua non partecipazione alle consultazioni guidate dal Capo dello Stato.
Adolphe Muzito ha dichiarato che «il presidente Félix Tshisekedi ha mal impostato il problema della crisi, perché lo riduce alla divergenza di opinioni tra lui (CACH) e l’ex presidente Joseph Kabila (FCC) a proposito dell’accordo tra loro firmato. Quindi, propone una falsa terapia che mira a creare una nuova alleanza o una nuova maggioranza che, denominata unione sacra in sostituzione della prima, gli consentirebbe di governare meglio».
Secondo lui, questa crisi è il risultato del problema dell’illegittimità e dell’illegalità dell’attuale ordine istituzionale e può essere risolta solo con il consenso di tutte le parti interessate. Egli ha spiegato che solo il consenso tra le varie parti implicate nella crisi congolese, cioè l’FCC, CACH e LAMUKA, potrà risolvere il problema dell’illegittimità delle attuali istituzioni e la crisi di un’alleanza contro natura che, secondo lui, ha portato ai vertici dello Stato un mostro istituzionale, cioè un presidente senza maggioranza parlamentare e privo delle sue funzioni sovrane. Adolphe Muzito  si è così espresso: «Tutte le parti implicate nella crisi congolese dovrebbero raggiungere un consenso sulle riforme strutturali come prerequisito per elezioni generali anticipate. Questa opzione potrebbe porre fine all’illegittimità delle istituzioni e all’alleanza innaturale tra l’FCC e CACH». Infine, egli ha consigliato al Presidente Félix Tshisekedi di non tentare né la via dello scioglimento dell’Assemblea nazionale, né quella del passaggio di un gruppo di deputati da un campo politico all’altro per formare una nuova maggioranza parlamentare. Infatti, egli fa notare che, a proposito di un eventuale scioglimento dell’Assemblea nazionale, non è affatto sicuro che il presidente Felix Tshisekedi possa ottenere una nuova maggioranza parlamentare attraverso nuove elezioni. Inoltre, a proposito del passaggio di un certo numero di deputati da un campo politico ad un altro, egli si dice convinto che non si tratti di un’opzione che possa risolvere l’attuale crisi politica, poiché i deputati interessati in tale operazione rimarrebbero sempre manipolabili e pronti a invertire la loro decisione in qualsiasi momento.[1]

Il 17 novembre, in una loro dichiarazione, 22 deputati provinciali del Sud-Kivu e membri del Fronte Comune per il Congo (FCC) hanno ricordato al Presidente della Repubblica il suo obbligo di rispettare la costituzione e l’accordo di coalizione tra CACH e FCC. Inoltre, il gruppo dei deputati provinciali dell’FCC ha ribadito la propria fedeltà e lealtà a Joseph Kabila, autorità morale della loro piattaforma politica.[2]

Il 18 novembre, dopo essersi incontrato con il presidente Félix Tshisekedi nell’ambito delle consultazioni in corso, Adam Bombole, presidente del partito Ensemble Changeons le Congo (ECCO), ha dichiarato di essere favorevole all’idea di mettere fine alla coalizione tra il Fronte comune per il Congo (FCC) e Verso il Cambiamento (Cap pour le Changement – CACH): «Questo accordo è stato utile all’inizio del mandato del presidente. In quel momento, infatti, non c’erano altre soluzioni alternative. Ma credo che oggi quell’accordo debba essere superato e sostituito con uno nuovo che possa favorire l’apertura a diverse altre forze politiche, in modo che il Paese possa essere gestito in modo concertato e senza sabotaggi».[3]

Il 18 novembre, a Kinshasa, il gruppo dei deputati nazionali del Sud Kivu ha chiesto al Capo dello Stato di nominare un informatore, per individuare una nuova maggioranza parlamentare presso l’Assemblea Nazionale perché, secondo loro, l’attuale coalizione FCC-CACH sta rallentando, se non ostacolando, la vita del paese.[4]

Il 18 novembre, in un’intervista, il portavoce del comitato politico del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), Patrick Nkanga, alla seguente domanda: “Nel caso in cui si ponga fine alla coalizione di governo, è necessario che il Presidente della Repubblica nomini un informatore incaricato di individuare una nuova maggioranza parlamentare?”, ha risposto: «Nominare un informatore dopo l’investitura del governo sarebbe un’incongruenza giuridica e per di più un atto incostituzionale. Infatti, l’articolo 78 comma 1 della Costituzione non obbliga in alcun modo il Presidente della Repubblica a nominare un informatore nemmeno prima della nomina del Primo Ministro. La nomina di un informatore è prevista solo nel comma 2, nel caso in cui il Presidente della Repubblica non abbia una chiara percezione dell’esistenza di una netta maggioranza parlamentare. Nominare ora un informatore, quando c’è un governo in pieno esercizio e che gode della piena fiducia della maggioranza parlamentare, confermata anche ultimamente in occasione del voto sul progetto di legge finanziaria per il 2021, produrrà solo una grande confusione istituzionale. Nel caso in cui si ponesse fine alla coalizione di governo FCC – CACH, la conseguenza logica e diretta sarebbe che CACH uscisse dal governo. La maggioranza parlamentare c’è e l’ordinanza del Presidente della Repubblica relativa alla nomina del Primo ministro lo dimostra chiaramente».[5]

Il 21 novembre, il presidente federale di Le Centre, di Germain Kambinga, ha dichiarato che solo il dialogo tra il presidente della Repubblica Felix Tshisekedi e il suo predecessore Joseph Kabila può far uscire il paese dall’attuale crisi politica e ha invitato le organizzazioni della società civile ad appoggiare questo dialogo.[6]

Il 21 novembre, il fondatore del Partito laburista e membro del Fronte Comune per il Congo (FCC), Steve Mbikayi, ha affermato di ritenere opportuno che, al termine delle consultazioni presidenziali, ci possa essere un incontro tra l’attuale presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, e il suo predecessore, Joseph Kabila, per armonizzare le opinioni sull’attuale crisi politica esistente tra i due schieramenti al potere (FCC e CACH), al fine di evitare che il paese cada in una crisi ancor più grave. Secondo il ministro per le azioni umanitarie e la solidarietà nazionale, è preferibile che ci sia un riavvicinamento politico tra l’FCC e CACH, che permetta di continuare a lavorare per l’interesse del popolo congolese. Inoltre, Steve Mbikayi ha affermato che l’attuale crisi politica si è acuita in seguito alla nomina di 3 nuovi giudici della Corte costituzionale. Egli ha sottolineato che, secondo l’FCC, il Capo dello Stato non ha rispettato la procedura prevista dalla costituzione. Per quanto riguarda i presunti ostacoli posti dall’FCC alle azioni del Presidente della Repubblica Felix Tshisekedi, il ministro Mbikayi ha affermato che, nel funzionamento del governo, non vi è alcun blocco, perché il programma è del governo e, quindi, sarebbe contraddittorio che l’esecutivo nazionale bloccasse il proprio programma».[7]

Il 21 novembre, in un incontro organizzato a Mont-Ngafula di Kinshasa, l’Unione per la Nazione Congolese (UNC), il partito di Vital Kamerhe, ha ribadito il suo appoggio al Presidente della Repubblica Félix Tshisekedi e ha espresso la sua fedeltà ai principi dell’Accordo del 23/11/2018 sulla creazione della piattaforma elettorale Verso il Cambiamento (Cap pour le Changement – CACH).[8]

Il 23 novembre, il Collettivo dei Presidenti delle Assemblee provinciali ha dichiarato di aver accolto con favore l’iniziativa del Capo dello Stato, cioè quella di associare tutte le forze vive del Paese al fine di creare una Sacra Unione della Nazione. «Riteniamo che questa sacra unione debba essere inclusiva, tenendo conto in particolare di tutti gli aspetti positivi della coalizione FCC-CACH che ha come obiettivo quello del benessere della popolazione», ha dichiarato il deputato provinciale Kamweni.[9]

Il 24 novembre, nell’ambito delle consultazioni da lui avviate, il Capo dello Stato Félix Tshisekedi ha ricevuto una delegazione del gruppo politico Azione Alternativa per il Benessere e il Cambiamento (AAB), membro del Fronte Comune per il Congo (FCC). Al termine dell’incontro, Bienvenu Akilimali, presidente del partito politico Fraternità Congolese (FRACO), ha invitato gli altri membri dell’FCC ad aderire all’iniziativa del presidente Tshisekedi. nello stesso tempo, ha denunciato e deplorato il sistema di “pensiero unico” esistente, secondo lui, all’interno dell’FCC.[10]

Il 24 novembre, il raggruppamento politico Azione Alternativa per il Benessere e il Cambiamento (AAB), membro del Fronte Comune per il Congo (FCC), ha denunciato un tentativo di manipolazione dell’opinione pubblica e ha affermato di non essere mai stato invitato alle consultazioni nazionali avviate dal Capo dello Stato. Secondo il deputato nazionale Boniface Balamage Nkolo, secondo vicepresidente dell’Assemblea Nazionale e presidente del partito politico Risveglio della Coscienza per il Lavoro e lo Sviluppo (ECT), prima forza politica dell’AAB, i deputati Bienvenu Akilimali e Aimé Mongo, membri di una delegazione ricevuta da l Presidente della Repubblica, si erano già dimessi da AAB e la loro partecipazione a qualsiasi attività politica non impegna che loro due. Il deputato nazionale Boniface Balamage Nkolo ha affermato che «Bienvenu Akilimali è stato escluso dal Raggruppamento AAB il 12 novembre 2020, per aver tentato di corrompere vari deputati nazionali e alcuni membri del Collegio dei presidenti AAB, affinché passassero ad un altro schieramento politico (l’audio circolato sui social media è autentico). Per quanto riguarda Aimé Mongo, egli si era dimesso dal Gruppo AAB il 9 novembre 2020, di sua iniziativa … Queste due persone, il cui opportunismo politico è più che evidente e che, peraltro, non sono né deputati, né senatori, non possono, dunque e in nessun modo, impegnare agire e parlare in nome del raggruppamento politico AAB». Come seconda forza politica all’interno dell’FCC, il raggruppamento politico AAB ha ribadito “la sua incrollabile lealtà” e “il suo appoggio incondizionato e senza riserve” all’ex presidente della Repubblica e autorità morale dell’FCC, Joseph Kabila Kabange.[11]

Il 24 novembre, Peter Kazadi, membro del comitato organizzatore delle consultazioni presidenziali, ha annunciato che “l’FCC ha finalmente chiesto di essere ricevuto dal Capo dello Stato”. Secondo altre fonti prossime al partito presidenziale, l’FCC in generale e il PPRD in particolare dovrebbero essere ricevuti dal Presidente della Repubblica il 25 novembre, ultimo giorno delle consultazioni.[12]

Il 25 novembre, la Conferenza dei presidenti del Fronte Comune per il Congo (FCC) si è riunita d’urgenza a Kinshasa, per esaminare l’invito del Protocollo di Stato a partecipare alle consultazioni politiche del Capo dello Stato. Alla fine della riunione, l’FCC ha dichiarato di non essere interessato a tali consultazioni. Tuttavia, si è detto pronto a dialogare con il Presidente della Repubblica nel quadro dell’accordo firmato dalle due parti, l’FCC e CACH, e nel rispetto della costituzione.
Ecco la lettera indirizzata al Presidente della Repubblica:
«Questo mercoledì 25 novembre alle 11:20, abbiamo ricevuto due lettere anonime, non firmate e non timbrate, inviate dal suo servizio di protocollo e indirizzate ai gruppi politici membri del Fronte Comune per il Congo (FCC). Esse contenevano l’invito a partecipare, lo stesso giorno alle ore 15:00, alle consultazioni da Lei annunciate il 23 ottobre 2020.
In risposta a quanto sopra, i presidenti dei gruppi, membri dell’FCC, hanno l’onore di portare alla vostra attenzione quanto segue:
* II presidenti dei raggruppamenti rilevano che i suddetti inviti sono rivolti ai raggruppamenti invece che all’FCC, che è la famiglia politica partner, parte dell’Accordo di Coalizione.
* L’FCC, che detiene la maggioranza parlamentare, conferma la propria disponibilità al dialogo con il Presidente della Repubblica.

 *Visti i risultati delle ultime elezioni politiche del 30 dicembre 2018, tale dialogo potrebbe essere utile solo nel quadro delle strutture e dei meccanismi previsti dall’Accordo di coalizione maggioritaria, che si è creata in seguito alle suddette elezioni.
* Inoltre, i raggruppamenti politici membri dell’FCC desiderano assicurarsi che qualsiasi ricerca di una soluzione alla crisi sia condotta in conformità con la costituzione e le leggi della Repubblica».
Si tratta di una lettera che prende a contropiede quanto annunciato, il giorno precedente, da Peter Kazadi, membro del comitato organizzatore delle consultazioni presidenziali.[13]

Il 25 novembre, il Capo dello Stato, Félix Antoine Tshisekedi Tshilombo, ha concluso le sue consultazioni con l’udienza concessa alla delegazione dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), guidata dal suo presidente ai Jean-Marc Kabund.
Secondo Jean-Marc Kabund, «il popolo ha capito che il presidente Félix Tshisekedi ha una volontà politica, qualcosa che ai leader politici di questo paese è mancata da quando il Paese ha ottenuto l’indipendenza. E questa volontà politica si concretizza in azioni concrete, tra cui la gratuità dell’istruzione, la creazione di uno stato di diritto e l’indipendenza della magistratura».
Secondo Jean-Marc Kabund, il presidente Tshisekedi e il suo partito, l’UDPS, stanno lavorando per sbullonare un regime di “predazione” installato nella RDC dal 1960: «L’umanità ricorderà che Félix Tshisekedi sta per ottenere ciò che nessuno poteva aspettarsi: sbullonare un sistema installato dal 1960, un sistema che, basato sulla predazione e la corruzione, non aveva mai preso in considerazione né i Congolesi, né il Congo».
L’ex primo vicepresidente dell’Assemblea nazionale ha affermato che la pagina della coalizione FCC-CACH appartiene ormai al passato: «Abbiamo detto al presidente Tshisekedi, chiaramente e ad alta voce, che il nostro partito, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale, vuole che si giri la pagina sulla coalizione FCC-CACH. Gli abbiamo anche detto che, dall’inizio di queste consultazioni, abbiamo constatato la volontà della maggior parte dei Congolesi di unirsi intorno a lui nell’ambito di una Sacra Unione per la Nazione, per far decollare questo Paese. Non ci sarà quindi né coalizione, né coabitazione. Dobbiamo necessariamente voltare pagina».[14]

2. PISTE DI ANALISI E PROSPETTIVE DI FUTURO

La tensione tra il Fronte Comune per il Congo (FCC) di Joseph Kabila e Verso il Cambiamento (Cap pour le Changement – CACH) di Félix Tshisekedi non diminuisce. La famiglia politica dell’attuale Presidente della Repubblica vuole porre fine alla coalizione. Sostiene che i conflitti con il raggruppamento politico di Joseph Kabila non consentono più al governo di coalizione di lavorare serenamente. Ad esempio, i collaboratori di Felix Tshisekedi hanno recentemente preso di mira il ministro delle finanze, José Sele Yalaghuli, membro dell’FCC di Joseph Kabila, accusandolo di bloccare numerose iniziative di Felix Tshisekedi, ciò che l’interessato smentisce.
In alcuni comizi, sui media e sui social network, persone prossime all’attuale presidente affermano che José Yalaghuli sta sabotando l’azione di Felix Tshisekedi. Marcellin Bilomba, consigliere principale del Capo dello Stato per gli affari economici, cita, ad esempio, il caso del pagamento degli stipendi dei pubblici dipendenti: «Non ha pagato in tempo gli stipendi dei dipendenti pubblici. Ha preferito pagare le fatture delle società fornitrici prossime ai suoi protettori: l’ex presidente Joseph Kabila e l’ex primo ministro Matata Ponyo».
Accuse respinte da José Sele Yalaghuli, il quale ha spiegato che le spese più importanti, come gli stipendi, sono trattate con priorità. Tuttavia, egli ha precisato che l’ordine di priorità è che i militari siano i primi ad essere retribuiti, seguiti dagli agenti di polizia, gli insegnanti e i medici. Inoltre, egli ha fatto notare alcuni dei vari cambiamenti effettuati. Ad esempio, il budget salariale, che era di 300 miliardi di franchi congolesi lo scorso anno, è aumentata a 420 miliardi, mentre il numero dei dipendenti pubblici è passato da 1,2 milioni di agenti a più di 1,4 milioni di agenti quest’anno. Infine, il ministro delle finanze denuncia la malafede dell’entourage del Capo dello Stato e cita le azioni compiute nel Kasai, la regione natale di Félix Tshisekedi, tra cui il progetto di rilancio della compagnia mineraria Bakwanga (Miba) nel Kasai: «Tutte le istruzioni, a volte personali, del Capo dello Stato per quanto riguarda questa o quella tipologia di spesa, sono state soddisfatte. Per esempio: il caso della Miba. Sono stato io a proporre al Presidente della Repubblica di rilanciare la Miba».[15]

Le relazioni tra il presidente Félix Tshisekedi e il suo principale alleato, l’ex presidente Joseph Kabila, si sono drasticamente deteriorate. I due uomini forti di Kinshasa sarebbero vincolati da un cosiddetto accordo confidenziale diventato ora molto ingombrante per loro. Tale accordo non sarebbe stato altro che un modo per ignorare i risultati delle elezioni presidenziali del 2018, vinte dal candidato di LAMUKA. Ora, i due alleati non nascondono più la loro reciproca sfiducia e il loro disagio nei confronti di quell’accordo firmato da entrambi.
Per quanto  il presidente Félix Tshisekedi, si tratta soprattutto di liberarsi di un alleato che gli sta costando caro, sia politicamente che finanziariamente. Recentemente, uno dei suoi principali consiglieri ha affermato che l’ex presidente Kabila è rimunerato attraverso il budget riservato alla Presidenza della Repubblica e che, in questa rimunerazione, sarebbero compresi anche gli stipendi di oltre 5.000 guardie a protezione della sua famiglia e dei suoi beni. Negli ambienti prossimi all’attuale presidente, si afferma che l’accordo deve quindi essere sciolto.
Per l’ex presidente Joseph Kabila e il suo entourage, lo scioglimento dell’accordo sarebbe una forma di tradimento degli impegni presi. Ma il problema è ancora più complesso.
Il presidente Félix Tshisekedi è politicamente condizionato da una maggioranza parlamentare controllata dal suo alleato, è in un governo in cui i suoi margini di manovra sono molto limitati, perché la maggior parte dei ministri sono membri dell’FCC.
In questa situazione, il presidente Félix Tshisekedi sta tentando di ritagliarsi una maggioranza parlamentare, cercando nuovi appoggi sia tra le file del suo principale alleato come in quelle dell’opposizione. In questa prospettiva, egli ha indetto delle consultazioni nazionali, al fine di creare una sacra unione della nazione congolese.
Nel frattempo, i Consigli dei Ministri sono stati sospesi dal 23 ottobre 2020, il che rende impossibile prendere qualsiasi decisione. Inoltre, la maggior parte delle scuole ha deciso di reintrodurre il contributo privato dei genitori degli alunni per pagare lo stipendio degli insegnanti, raggirando la promessa fatta dal Presidente della Repubblica circa la gratuità dell’istruzione primaria e secondaria, un provvedimento messo a dura prova dalla crisi economica causata dalla pandemia da coronavirus.
Ma cos’è ciò che un accordo politico può produrre e che le elezioni non possono fornire?
Nei circoli presidenziali, le intenzioni sono chiare: occorre ottenere una maggioranza parlamentare sufficientemente ampia che renda possibile continuare il cammino politico con una nuova dinamica o, in mancanza di ciò, è necessario sciogliere il parlamento e indire elezioni legislative anticipate.
Nel campo dell’FCC, la si pensa diversamente. In una delle sue ultime dichiarazioni, ha dichiarato di essere pronto per elezioni generali anticipate, comprese quindi le elezioni presidenziali.
Le disposizioni costituzionali, infatti, consentono al Presidente della Repubblica di sciogliere il parlamento in caso di conflitto con il Parlamento e, allo stesso tempo, autorizzano anche il Parlamento a mettere sotto accusa il Capo dello Stato e a chiederne le dimissioni in caso di alto tradimento.
Attualmente, entrambi i campi hanno le carte per fare il proprio gioco.
Se il Presidente della Repubblica approfittasse dell’attuale paralisi del governo per trasformarla in una crisi con il parlamento, la maggioranza FCC potrebbe considerare la recente nomina dei tre giudici della corte costituzionale da parte del Presidente della Repubblica come un atto di alto tradimento.
Molti analisti ritengono che i due schieramenti potrebbero accordarsi sul modo di procedere e di separarsi amichevolmente, optando per le elezioni generali. Ma sarebbe dapprima necessario che essi si rivolgano alla Corte costituzionale che, sola, ha la facoltà di interpretare i relativi articoli della Costituzione. Solo dopo, essi potrebbero verificare la fattibilità di un tale scenario.
Nel campo dell’opposizione politica, il discorso è rimasto lo stesso: quello di rompere la coalizione FCC-CACH per organizzare nuove elezioni.[16]

Il malcontento sociale sta aumentando e la popolazione, la maggior parte della quale vive con meno di 2 dollari al giorno e senza opportunità di futuro, ne addossa la responsabilità al Fronte Comune per il Congo (FCC) dell’ex presidente Joseph Kabila che, secondo essa, detiene le chiavi per sbloccare la situazione ma vuole contemporaneamente mantenere il controllo sul Presidente in carica. Se si tratta di  una strategia politica adottata dall’FCC per mettere alle strette il capo dello Stato e dimostrare la sua incapacità di governare, essa è fallita, perché la popolazione ha già capito dove risiede il problema e la sua sentenza al momento delle prossime elezioni sarà probabilmente molto pesante.
La situazione economica congolese è condizionata dal fatto che la maggior parte dei grandi investimenti appartiene alla cerchia degli amici e familiari dell’ex presidente Joseph Kabila. Questi ultimi possono manipolare a piacimento i vari fattori e indicatori economici per aggravare ulteriormente la crisi e contrastare la politica economica e sociale dell’attuale Presidente della Repubblica. Questa sembra essere l’attuale strategia dell’FCC, ma il popolo non ne può più e il malcontento popolare si sta concentrando sempre più su di esso.
Tuttavia, nonostante questa situazione, l’FCC chiede elezioni anticipate, anche se non è sicuro che esso possa vincerle, essendo ancor vivo il ricordo dei tristi anni in cui era al potere.
All’interno dell’FCC, tutti hanno in testa le future elezioni e alcuni percepiscono l’attuale situazione come una sorta di lotta per la propria sopravvivenza personale e politica. Molti pensano che abbandonare pubblicamente l’ex presidente Joseph Kabila sia molto pericoloso per loro, perché non sanno cosa succederà dopo. Altri, invece, hanno già iniziato ad orientarsi diversamente, anche se in silenzio. È ciò che sta succedendo con alcuni esponenti dell’FCC, come Pius Muabilu, Bahati Lukwebo e altri. Infatti, fino a qualche mese fa si parlava di 338 deputati FCC, ma si è parlato di soli 219 deputati. Questa tendenza potrebbe contribuire ad accelerare l’uscita di molte altre personalità dall’FCC, fino a quando non ne resterebbe altro che il nome. Queste uscite potrebbero essere un indicatore palpabile della ricerca di un posizionamento individuale e collettivo nell’ottica delle prossime scadenze elettorali.
Pertanto, l’attuale strategia dell’ex presidente Joseph Kabila e della sua famiglia politica potrebbe risultare suicida, suscitando il ricordo delle ultime ore di Hitler nel suo bunker.[17]

Il presidente congolese Félix Tshisekedi è attualmente a un bivio: tra la concretizzazione di una sacra unione nazionale, secondo il suo progetto, e l’organizzazione di elezioni generali anticipate, come richiesto, tra altri, anche dall’FCC, suo alleato. Ma deve affrontare una doppia sfida.
– Prima sfida: deve dimostrare di essere un uomo integro ed etico, perché il passaggio di parlamentari da uno schieramento all’altro è, spesso, un atto politico non etico e simile all’immoralità. Una ricomposizione di alleanze politiche, causata da varie ragioni che sfuggono a entrambe le parti ed effettuata nell’ambito di un riequilibrio politico dettato dalla necessità, è normale. Ma, anche in questo caso, c’è  sempre una specie di secondo fine che funge da filo conduttore.
Può dunque il presidente Félix Tshisekedi tentare di ottenere questi spostamenti parlamentari che in passato egli stesso ha ampiamente criticato? Questo schema, sebbene politicamente immorale, sembra il meno costoso e il meno pericoloso per lui.
– La seconda sfida cui deve far fronte il Presidente Tshisekedi è quella di indire elezioni anticipate, come richiesto dall’FCC, suo alleato, che si sente sicuro della sua maggioranza parlamentare.
Il mandato del presidente Tshisekedi è segnato da molte critiche di tribalismo e questa accusa è attualmente rafforzata da un certo comportamento politico altero e strafottente da parte di alcuni esponenti politici dell’etnia del presidente. Nella dinamica politica, si nota una specie di limitazione del diritto alla critica. Alcune persone sono spesso attaccate da membri del gruppo etnico del presidente e altre subiscono violenze per aver osato a criticare il presidente Tshisekedi. Se il regime di Tshisekedi non riuscisse ad operare in tempo un cambio di comportamento al suo interno, ciò potrebbe costargli molto caro a livello nazionale, in caso di elezioni generali anticipate.
– Un altro problema del presidente Tshisekedi è il suo partito politico, l’Unione pper la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), diventato ormai come una massa informe. Dopo la morte di Etienne Tshisekedi, uno dei suoi storici fondatori, è nata una specie di battaglia tra i vari esponenti per averne il controllo. Vari sono gli uomini forti che si contendono la guida del partito e ciò potrebbe provocare la sua distruzione dall’oggi al domani. Questi uomini forti potrebbero contribuire a dividere il partito piuttosto che a unificarlo. Le profonde divisioni esistenti all’interno di questo partito rendono difficile e improbabile un’eventuale vittoria elettorale di Tshisekedi. Pertanto, questo partito non sembra ancora pronto per delle elezioni anticipate.
Per poter vincere le prossime elezioni, il presidente Tshisekedi non può che entrare nella logica di un’alleanza più ampia. Non potrà affidarsi solo al suo partito e alla sua cerchia ristretta. Il dubbio che rimane è se altri accetteranno di allearsi con lui, quando avranno l’opportunità di presentarsi come alternativa tra lui, attuale presidente, e il candidato  dell’ex presidente, Joseph Kabila.[18]

Il presidente del partito Nuovo Slancio, Adolphe Muzito, ha evocato cinque scenari che potrebbero presentarsi dopo le consultazioni avviate dal presidente Félix Tshisekedi:
1° scenario
Il Presidente Tshisekedi non riesce a reclutare nuovi parlamentari per formare una nuova maggioranza parlamentare e quindi non sarà in grado di concludere un nuovo accordo per una Sacra Unione per la Nazione. Sarebbe quindi costretto a ritornare all’accordo con Kabila, senza alcuna prospettiva di riforma istituzionale. Questo scenario indebolirebbe Félix Tshisekedi e ridurrebbe ulteriormente la sua capacità di realizzare la sua visione.
2° scenario
Il Presidente Tshisekedi riesce a reclutare alcuni deputati e ad aumentare la sua influenza  sia all’interno dell’Assemblea nazionale che della coalizione FCC-CACH, ma non riesce ad avere né una maggioranza parlamentare, né il controllo delle sue funzioni sovrane, tra cui i ministeri della difesa, della giustizia, delle finanze e delle miniere. Anche in questo caso, FélixTshisekedi non potrà concretizzare il suo programma economico e sociale e la crisi el Paese non troverà alcuna soluzione.
3° scenario
Il Presidente Félix Tshisekedi riesce a riqualificare la maggioranza parlamentare, ottenendo l’adesione alla sacra unione della nazione da parte di alcuni deputati dell’FCC e / o di LAMUKA, sempre supponendo che l’ex presidente Kabila sia disposto a rinunciare alla alleanza FCC – CACH. Tuttavia, si sa che Kabila vuole salvaguardare l’accordo di coalizione con CACH, per continuare a governare insieme, al fine di addossare al Presidente Félix Tshisekedi la responsabilità dei risultati negativi della legislatura quando si svolgeranno le prossime elezioni presidenziali. D’altra parte, la riqualificazione della maggioranza parlamentare dovrebbe necessariamente sfociare nelle dimissioni del Primo Ministro, membro dell’FCC di Joseph Kabila, a meno che il Presidente Tshisekedi non decida di effettuare una specie di colpo di stato, facendo cadere il governo mediante una mozione di sfiducia da parte della nuova maggioranza parlamentare. Le dimissioni del primo ministro sono l’unico atto che potrebbe permettere al Presidente Tshisekedi di nominare un informatore che possa identificare la presunta nuova maggioranza. Anche questa opzione non risolverebbe la crisi, poiché i deputati passati da un campo all’altro rimarrebbero sempre manipolabili e capaci di cambiare in qualsiasi momento la loro decisione. Inoltre, per quanto riguarda il passaggio di un certo numero di deputati da uno schieramento all’altro, sarà difficile per il Presidente Tshisekedi competere con l’ex presidente Kabila, sia per l’esperienza in materia che per la disponibilità di mezzi finanziari.
4° scenario
Il Presidente Tshisekedi decide di sciogliere l’Assemblea Nazionale. In questo caso, lo deve fare con un colpo di forza poiché, costituzionalmente, un’ordinanza presidenziale per lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale deve essere controfirmata dal Primo Ministro che, attualmente, è membro dell’FCC.
Questa opzione presenta i seguenti inconvenienti:
– Le elezioni anticipate riguarderanno solo quelle legislative e non quelle presidenziali, benché la crisi di legittimità colpisca anche l’istituzione della Presidenza della Repubblica.
– Sarà difficile o addirittura impossibile organizzare delle elezioni legislative entro sessanta giorni e ciò determinerà una situazione di incostituzionalità.
– Non riuscendo a organizzare le elezioni entro sessanta giorni, si rischierebbe di entrare in un periodo di eccezione, in cui il presidente potrebbe appropriarsi delle competenze del Parlamento, con il rischio di una deriva dittatoriale.
– Anche nel caso in cui le elezioni legislative fossero organizzate entro sessanta giorni, non vi è alcuna certezza che il Presidente Tshisekedi ottenga, dalle urne, una maggioranza parlamentare che permetta di tornare a una situazione normale, in cui il Presidente della Repubblica dispone di una maggioranza parlamentare che gli permetta di svolgere le sue funzioni sovrane.
5 ° scenario
Tutte le parti implicate nella crisi congolese raggiungerebbero un consenso su quelle riforme strutturali che sono considerate come i prerequisiti per delle elezioni generali anticipate (vedi piano di uscita dalla crisi proposto da Martin Fayulu). Questa opzione ha il vantaggio di porre fine all’illegittimità delle istituzioni e ad un’alleanza contro natura che ha messo ai vertici dello Stato un mostro istituzionale, cioè un Presidente della Repubblica senza maggioranza parlamentare e senza la possibilità di esercitare le sue funzioni sovrane.[19]

L’interminabile condivisione della torta! Questo sarebbe il vero motivo celato dell’entusiasmo che si è constatato nelle consultazioni avviate dal Presidente della Repubblica. Le centinaia di personalità e di gruppi politici e sociali che sono accorsi a Palazzo della Nazione avevano davvero un’idea chiara di ciò che Félix Tshisekedi si aspettava da questo esercizio, il cui obiettivo sarebbe quello di formare, in definitiva, una Sacra Unione della Nazione? Non è facile dirlo. Essendo impregnati di quelle vecchie cattive abitudini che hanno finora sempre caratterizzato la fine di ogni dialogo / concertazione di tipo politico, molti politici – specialmente loro – possono esservi andati per tentare di portarsi a casa la loro fetta di torta, a scapito dell’interesse pubblico. In effetti, l’entusiasmo osservato a Palazzo della Nazione non è probabilmente stato un semplice fatto di patriottismo. Ben lontani da esso. La prova è che quasi tutti quelli che uscivano dall’incontro con il Capo dello Stato chiedevano la rottura dell’attuale coalizione e un cambio di governo. Non è gratuito. I politici congolesi sanno che, dopo ogni negoziazione o consultazione, emerge sempre una nuova mappatura politica.
All’improvviso, tutti vogliono comparire nella nuova corte del re: o come ministro, o come direttore generale di qualche azienda statale o come presidente di un determinato settore della pubblica amministrazione. Già all’inizio di queste consultazioni, i vescovi della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) avevano detto di temere che il demone della suddivisione delle poltrone prevalesse sugli interessi di una popolazione già troppo colpita: “Abbiamo sempre più l’impressione che i politici si preoccupino più delle poltrone da conservare o da occupare che degli interessi superiori della nazione”.
Il Capo dello Stato fare molta attenzione per non cadere in questa trappola, che rischia di allargare ulteriormente il divario tra lui e il popolo. Dovrà cercare di restare fedele all’idea originaria delle queste sue consultazioni, quella di una Sacra Unione della Nazione, come nuova forma di governo che unisca tutte le forze vive del Paese attorno a un ideale comune, quello che dà la priorità non ai ghiotti appetiti di una minoranza al potere, ma agli interessi superiori della nazione: “Il popolo prima di tutto!”.[20]

[1] Cf Claude Sengenya – Actualité.cd, 15.11.’20; Prince Mayiro – 7sur7.cd, 16.11.’20
[2] Cf Justin Mwamba – Actualité.cd, 17.11.’20
[3] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 18.11.’20
[4] Cf Radio Okapi, 19.11.’20
[5] Cf 7sur7.cd, 19.11.’20
[6] Cf Radio Okapi, 22.11.’20
[7] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 23.11.’20
[8] Cf Actualité.cd, 21.11.’20
[9] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 23.11.’20
[10] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 25.11.’20
[11] Cf Actualité.cd, 24.11.’20
[12] Cf Thierry Mfundu – Politico.cd, 25.11.’20
[13] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 25.11.’20
[14] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 26.11.’20; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 26.11.’20
[15] Cf Patient Ligodi – RFI, 16.11.’20
[16] Cf L’Oiseau perché – Tamtam-news.net/rdc, 18.11.’20
[17] Cf L’Oiseau perché – Tamtam-news.net/rdc, 20.11.’20
[18] Cf L’Oiseau perché – Tamtam.nes.net/rdc, 20.11.’20
[19] Cf Prince Mayiro – 7sur7.cd, 16.11.’20
[20] Cf Le Potentiel – http://www.lepotentiel.cd/g?post=1540