LA MOLTO CONTROVERSA DESIGNAZIONE DI RONSARD MALONDA ALLA GUIDA DELLA PROSSIMA EQUIPE DELLA COMMISSIONE ELETTORALE
INDICE
INTRODUZIONE
1. LE DISCUSSIONI TRA LE CONFESSIONI RELIGIOSE
a. Una mancanza di consenso e una dubbia votazione
b. Le reazioni dei partiti politici, della società civile e dei movimenti civici
2. LA PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE INCONTRA LE CONFESSIONI RELIGIOSE E I MOVIMENTI CIVICI
a. I due incontri
b. Le dichiarazioni che ne sono seguite
3. L’ASSEMBLEA NAZIONALE APPROVA LA DESIGNAZIONE DI RONSARD MALONDA
a. Le Chiese cattolica e protestante confermano il loro disaccordo
b. La Chiesa kimbanghista e la Comunità islamica correggono la loro posizione iniziale
c. L’accondiscendenza del PPRD
d. Le contestazioni degli altri partiti politici, della società civile e dei movimenti civici
INTRODUZIONE
La Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) è composta da due organi: l’assemblea plenaria e il Comitato di presidenza. Il Comitato di presidenza comprende 6 membri, con ruoli diversi: il presidente, il vicepresidente, il relatore, il vice relatore, il questore e il vice questore. La plenaria comprende 13 membri, compresi i 6 membri del Comitato di presidenza.
Secondo l’articolo 10 della legge sull’organizzazione e funzionamento della CENI, 6 delegati provengono dalla maggioranza parlamentare, tra cui 2 donne. Essi svolgono i seguenti ruoli: vicepresidente, vice relatore e questore; gli altri tre sono membri dell’assemblea plenaria. Quattro delegati provengono dall’opposizione politica, tra cui 2 donne. I ruoli loro riservati sono quelli di relatore e vice questore; gli altri due sono membri dell’assemblea plenaria.
Gli altri tre delegati provengono dalla società civile. Uno di loro è, di diritto, presidente della CENI; gli altri due sono membri dell’assemblea plenaria. I tre delegati sono presentati dalle confessioni religiose, dalle organizzazioni femminili per la difesa dei diritti delle donne e dalle organizzazioni di educazione civica ed elettorale. Ciascuno di questi tre collettivi della società civile presenta un suo candidato, designato per consenso o per voto. Nel caso specifico del presidente del Comitato direttivo della CENI, questo ruolo è normalmente attribuito al candidato presentato dalle confessioni religiose.
L’articolo 23 della legge sulla CENI stipula che le decisioni sono prese per consenso. In mancanza di consenso, si procede a una votazione a maggioranza assoluta dei voti emessi. In caso di parità di voti, il voto del presidente è decisivo.
I membri del CENI hanno un mandato di sei anni non rinnovabili. Prima di entrare in carica, prestano giuramento davanti alla Corte costituzionale. Il Presidente ha il rango di Ministro, mentre il resto dei membri ha quello di Vice Ministro.[1]
1. LE DISCUSSIONI TRA LE CONFESSIONI RELIGIOSE
a. Una mancanza di consenso e una dubbia votazione
L’8 e il 9 giugno, su richiesta di Jeanine Mabunda, presidente dell’Assemblea dei Deputati nazionali, i responsabili delle confessioni religiose si sono incontrati per discutere sulla questione del rinnovamento del Comitato direttivo della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Essi hanno discusso sull’intero processo elettorale, sul profilo dei membri del comitato di presidenza e sui nomi dei candidati presentati. A proposito di questo ultimo punto, non sarebbero riusciti a trovare un accordo. I membri del precedente Comitato direttivo della CENI sono ancora in funzione, tranne il vicepresidente Norbert Basengezi, che si era dimesso il 17 giugno 2019.
La CENI è composta da tredici membri che costituiscono l’Assemblea plenaria. Sei, tra cui due donne, sono designati dalle forze politiche della maggioranza parlamentare dell’Assemblea dei Deputati Nazionali. Quattro, tra cui una donna, sono designati dall’opposizione parlamentare dell’Assemblea dei Deputati Nazionali. I restanti tre sono designati dalla società civile. Sei di loro, tra cui almeno due donne, una della maggioranza e l’altra dell’opposizione politica, formano il Comitato direttivo della CENI.
L’attuale presidente della CENI, Corneille Nangaa, aveva inoltrato il rapporto generale del ciclo elettorale del 2018 all’ufficio dell’Assemblea dei Deputati nazionali in ottobre 2019.[2]
Secondo alcune fonti, la confessione cattolica ha proposto la candidatura di Cyrille Ebotoko, responsabile del Programma di educazione civica ed elettorale presso la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO). È stato anche la spina dorsale della missione di osservazione elettorale dell’episcopato cattolico.
I protestanti dell’ECC hanno presentato Rémy Eyale, esperto di governance elettorale, ma anche candidato alle ultime elezioni legislative in nome di un partito dell’opposizione.
I Kimbanguisti hanno quindi indicato un problema di indipendenza, ma il loro candidato, Ronsard Malonda, sostenuto da altri cinque rappresentanti delle confessioni religiose, è attuale segretario esecutivo nazionale della Ceni, i membri sono sospettati dalla Cenco e dall’ECC di essere alla base delle frodi elettorali del 2018. A questo punto, la situazione si è bloccata, poiché ciascuna parte ha continuato a difendere il proprio candidato. Questa situazione di stallo è continuata anche quando, per favorire il consenso, la Cenco ha ritirato il suo candidato.
I rappresentanti di sei confessioni religiose guidate dai kimbanguisti hanno quindi chiesto di passare alla votazione, ma il presidente dell’incontro, il cardinale Fridolin Ambongo, ha sospeso la plenaria, sperando di trovare un consenso nei giorni seguenti. Il regolamento delle confessioni religiose prevede il voto solo come ultima risorsa, in caso di persistente divergenza.[3]
Il 12 giugno, in una dichiarazione, i delegati delle sei seguenti confessioni religiose: la comunità islamica, la chiesa kimbaghista, la chiesa del risveglio, la chiesa ortodossa, l’esercito della salvezza e l’Unione delle chiese indipendenti del Congo hanno presentato il contesto delle discussioni e hanno affermato che, in assenza di consenso, «hanno fatto ricorso al voto, conformemente all’articolo 8 del regolamento delle confessioni religiose. In caso di voto, ogni denominazione religiosa dispone di un voto. Secondo loro, tre dei sei candidati rimasti in lizza sono stati eliminati, perché membri di forze politiche. Erano rimasti Ronsard Malonda, Eale Bosela e Cyrille Ebotoko.
Secondo questi sei leader religiosi, la CENCO ha ritirato la candidatura di Cyrille Ebotoko, “perché ritenuto non idoneo per un tale compito”. Successivamente, si è constatato che Eale Bosela (ECC) si era candidato nelle legislative del 2018 per conto di “Alternance pour la République”.
A questo punto, si sarebbe proceduto a una votazione ad alzata di mano con il seguente risultato: sei voti per Ronsard Malonda e due per Eale Bisela. Di conseguenza, sempre secondo i delegati delle sei confessioni religiose, Ronsard Malonda è stato designato come candidato comune per la CENI, in conformità con l’articolo 17 del regolamento delle confessioni religiose.[4]
b. Le reazioni dei partiti politici, della società civile e dei movimenti civici
Il 10 giugno, in un comunicato stampa, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) ha annunciato all’opinione nazionale e internazionale e, in particolare, alla Presidente dell’Assemblea dei Deputati nazionali, che «il popolo congolese non accetterà mai un membro dell’equipe di Nangaa alla direzione della CENI. La storia recente dimostra che la gestione caotica del processo elettorale da parte dell’equipe di Nangaa è la causa principale dell’attuale mal funzionamento delle istituzioni dello Stato, deludendo tutte le speranze di un’effettiva alternanza politica ai vertici dello Stato e di un cambiamento. veramente democratico della vita nazionale». Il CLC ha aggiunto: «Di fronte a un simile fallimento, è semplicemente vergognoso proporre di mettere a capo della CENI un’altra persona responsabile della manipolazione delle elezioni del 2018».[5]
Il 10 giugno, in una dichiarazione fatta alla stampa, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ) ha affermato che non è opportuno designare i membri della CENI senza dapprima procedere né alla valutazione del lavoro svolto dall’equipe uscente, né alla riforma del sistema elettorale. Secondo Georges Kapiamba, presidente dell’ACAJ, la riforma del sistema elettorale dovrebbe precedere la nomina del nuovo comitato direttivo della CENI.
Da parte sua, il coordinatore generale della Società Civile Congolese, Christopher Ngoy Mutamba, ha affermato che tutta questa “macchinazione” è orchestrata dal comitato direttivo uscente della CENI con la benedizione del Comitato di presidenza dell’Assemblea dei Deputati nazionali. Per questo, egli chiede ai due comitati di interrompere la procedura intrapresa che, secondo lui, rischia di destabilizzare l’intero paese.[6]
Il 12 giugno, in un comunicato stampa firmato congiuntamente da Martin Fayulu, Moïse Katumbi, Jean Pierre Bemba e Adolphe Muzitu, la piattaforma politica Lamuka si è detta sconvolta per le manovre orchestrate durante le riunioni tenutesi l’8 e il 9 giugno, cui hanno partecipato i responsabili delle confessioni religiose, in vista della designazione del nuovo presidente della CENI. I leader di Lamuka sono stati chiari: «quelle persone che hanno preso parte attiva all’organizzazione delle scorse elezioni devono essere automaticamente evitate, perché sono responsabili delle enormi frode elettorale che ancor oggi deploriamo». Hanno quindi chiesto ai delegati delle confessioni religiose di dare la priorità alla revisione della legge sull’organizzazione della CENI e della legge sull’organizzazione delle elezioni, prima di passare alla tappa della nomina dei membri della CENI. Inoltre, Lamuka chiede un’audizione finanziaria della CENI in Parlamento, per far luce su quasi un miliardo di dollari spesi per l’organizzazione delle elezioni “caotiche” del 2018.[7]
Il 13 giugno, in una dichiarazione, una decina di organizzazioni della società civile, tra cui la Sinergia delle Missioni di Osservazione Cittadina delle Elezioni (SYMOCEL), l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ) e Agire per Elezioni Trasparenti e Pacifiche (AETA) hanno affermato che è opportuno condizionare la nomina dei nuovi membri della CENI alla sua previa riforma. Hanno quindi chiesto ai rappresentanti delle confessioni religiose di “interrompere i loro incontri sulla designazione dei membri del Comitato direttivo della CENI e di appoggiare le riflessioni nazionali sulle previe riforme elettorali”. La stessa richiesta è stata rivolta anche al Comitato di presidenza dell’Assemblea dei Deputati nazionali che ha chiesto alle confessioni religiose di presentare il loro candidato prima della fine della sessione parlamentare in corso.[8]
Il 15 giugno, il deputato nazionale Christophe Lutundula ha dichiarato di essere preoccupato per la precipitazione con cui le confessioni religiose hanno avviato la procedura della nomina dei nuovi membri della CENI, in sostituzione dell’attuale equipe presieduta da Corneille Nangaa. Secondo lui, andare alle elezioni nella stessa situazione del 2018, senza trarre alcuna lezione dai problemi constatati nell’ultimo ciclo elettorale, è un grande rischio per il futuro del Paese. Egli ritiene che, prima di nominare i nuovi membri della CENI, sia prima necessario procedere alla riforma del suo quadro istituzionale. Christophe Lutundula è l’autore di un disegno di legge sulla revisione della legge elettorale, trasmesso 9 mesi fa al Comitato di presidenza dell’Assemblea dei Deputati nazionali, ma non ancora preso in considerazione.[9]
Il 15 giugno, in una dichiarazione pubblicata da Kinshasa, la Nuova Società Civile Congolese (NSCC), una piattaforma composta da 800 organizzazioni della Società Civile, ha criticato con tutta la sua energia l’inizio, in modo quasi “clandestino”, della procedura di designazione dei nuovi membri della CENI, ancor prima di procedere alle riforme elettorali e alla depoliticizzazione della stessa CENI: «Il coordinamento nazionale della Nuova Società Civile Congolese deplora l’oscuro, clandestino, tribale e affrettato tentativo di designare il nuovo presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) intrapreso dai responsabili delle confessioni religiose, con la complicità della presidenza dell’Assemblea nazionale». Deplorando l’indifferenza dell’Assemblea nazionale nei confronti dei vari progetti di legge relativi alla riforma del sistema elettorale già pervenuti sul suo tavolo, la NSCC le chiede di dare priorità alle riforme elettorali e alla depoliticizzazione del CENI, prima di passare alla nomina dei suoi membri.[10]
2. LA PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE INCONTRA LE CONFESSIONI RELIGIOSE E I MOVIMENTI CIVICI
a. I due incontri
Il 22 giugno, la presidente dell’Assemblea nazionale, Jeannine Mabunda, si è incontrata con i responsabili delle confessioni religiose, ad eccezione della Chiesa di Cristo in Congo (ECC), che l’hanno informata delle loro divergenze riguardo alla designazione del loro candidato alla presidenza della CENI. Secondo il segretario generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), padre Donatien Nshole, le confessioni religiose non hanno confermato alcuna candidatura: «Si trattava di dirle concretamente come sono andate le cose durante gli incontri che abbiamo avuto per designare il candidato comune delle denominazioni religiose. La Presidente dell’Assemblea Nazionale aveva avuto delle informazioni contrastanti a questo proposito e, quindi, voleva sapere qualcosa di più preciso. La prima cosa da notare è che non c’è stato nessuna votazione regolare, come qualcuno ha voluto affermare».[11]
Il 29 giugno, la Presidente dell’Assemblea Nazionale, Jeannine Mabunda, ha incontrato dei rappresentanti del Comitato Laico di Coordinamento (CLC), Lucha, Filimbi e Congolesi in piedi. Ella li aveva convocati il 26 giugno, per uno scambio di idee sul processo di designazione dei nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Questi movimenti cittadini hanno affermato di aver ribadito alla Presidente dell’Assemblea nazionale la loro posizione, quella della “riforma del sistema elettorale nazionale, come prerequisito non negoziabile di qualsiasi iniziativa di nomina dei membri della nuova equipe della CENI”. Secondo loro, «questa riforma comporta la revisione della legge elettorale e quella della legge sull’organizzazione e il funzionamento della CENI. Affinché questa riforma sia efficace, è necessario tener conto degli errori e delle carenze del passato. Occorre quindi che essa sia preceduta da un esame, in parlamento, del rapporto della CENI sulla gestione delle elezioni del 2018 e da un audit dell’Ispettorato generale delle finanze e della Corte dei conti sulla gestione finanziaria da parte della stessa CENI».
Mentre i movimenti cittadini sostengono la riforma della CENI e il suo audit come primo passo, la Presidente della Camera dei deputati ha fatto loro capire di non poter soddisfare le loro richieste, perché «non è possibile condizionare la nomina dei membri della CENI dalla riforma della sua struttura». Di fronte a tale risposta, i movimenti cittadini hanno lanciato un appello generale per la mobilitazione di tutta la popolazione per “bloccare pacificamente la strada a una CENI strumentalizzata“.[12]
a. Le dichiarazioni che ne sono seguite
Il 23 giugno, in una dichiarazione, la CENCO ha ribadito la sua posizione, quella di chiedere la riforma della CENI come prerequisito per la designazione e nomina dei membri della prossima equipe della CENI. Secondo padre Donatien Nshole, «la cosa più importante e necessaria è la riforma della legge elettorale e di quella sull’organizzazione e funzionamento della CENI, perché si può avere il miglior candidato, ma se si mantengono la stessa legislazione e la stessa configurazione, non si sarà fatto alcun passo in avanti».[13]
Il 24 giugno, in un comunicato stampa, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC), il movimento cittadino Lotta per il Cambiamento (LUCHA), Filimbi e Congolesi in piedi hanno protestato contro la “precipitazione e l’eccessiva politicizzazione” del processo di nomina del Presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Questi movimenti propongono che la designazione e la nomina del presidente e dei membri della CENI si svolgano nel mese di novembre 2020, dopo che l’Assemblea nazionale abbia esaminato (luglio 2020) il rapporto della CENI sull’ultimo ciclo elettorale, che l’Ispettorato delle finanze e la Corte dei conti abbiano effettuato (agosto-settembre) una loro verifica sulla situazione finanziaria della CENI e che l’Assemblea nazionale abbia adottato (ottobre) la riforma della legge elettorale e di quelle relativa all’organizzazione della CENI. Le 4 strutture hanno fatto sapere che l’Assemblea Nazionale verrà presa d’assalto, se viene convocata una plenaria per “approvare la designazione di un presidente della CENI”, senza rispettare i prerequisiti sopra citati.[14]
Il 27 giugno, i vescovi del Comitato permanente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) hanno denunciato «il tentativo intrapreso da certi politici per mettere le mani sulla Commissione elettorale». Secondo loro, la priorità dovrebbe essere data alla riforma del sistema elettorale: «È dapprima necessario riformare, per consenso, il sistema elettorale, in particolare la legge elettorale e quella relativa all’organizzazione e al funzionamento della Commissione Elettorale. In secondo luogo, per quanto riguarda il Comitato direttivo della CENI, occorre evitare di designare delle persone che, sebbene esperte in materia elettorale, sono già state implicate nelle precedenti manipolazioni elettorali».[15]
3. L’ASSEMBLEA NAZIONALE APPROVA LA DESIGNAZIONE DI RONSARD MALONDA
Il 2 luglio, l’Assemblea nazionale ha adottato, a grande maggioranza dei deputati presenti in Aula, il verbale delle confessioni religiose sulla designazione di Ronsard Malonda come futuro presidente della CENI, in sostituzione di Corneille Nangaa. In un suo comunicato stampa, l’Assemblea nazionale cita l’articolo 12 della legge sull’organizzazione e funzionamento della CENI che limita il suo ruolo alla semplice approvazione delle decisioni previamente prese dalle componenti abilitate a designare i membri della CENI. Per essere effettiva, la nomina di Ronsard Malonda alla presidenza della CENI deve essere ratificata dal Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi.
Va ricordato che il verbale delle confessioni religiose si riferirebbe alle riunioni dell’8 e 9 giugno 2020. Le confessioni religiose che vi hanno partecipato sono otto: l’Islam, la Chiesa del risveglio, la Chiesa protestante (ECC), la Chiesa ortodossa, l’Esercito della salvezza, la Chiesa kimbanguista, l’Unione delle Chiese indipendenti e la Chiesa cattolica. In una pretesa e discutibile votazione organizzata in mancanza di consenso, Ronsard Malonda avrebbe ottenuto 6 voti su 8, nonostante l’opposizione delle due Chiese cattolica e protestante, che si erano opposte alla candidatura di Ronsard Malonda, a causa della sua appartenenza all’equipe uscente della CENI, responsabile, secondo loro, delle irregolarità che hanno caratterizzato il processo elettorale del 2018.[16]
a. Le Chiese cattolica e protestante confermano il loro disaccordo
Il 3 luglio, il segretario generale della CENCO, padre Donatien Nsole, ha dichiarato di aver appreso con “stupore” l’approvazione, da parte dell’Assemblea Nazionale, della candidatura di Ronsard Malonda come futuro presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), perché «questa scelta è stata fatta con molte irregolarità, sulla base di un falso documento e un verbale irregolare». Secondo lui, questa scelta preannuncia la mediocrità delle elezioni del 2023, perché quelli che saranno proclamati eletti saranno, ancora una volta, dei nominati, che non saranno costretti a rispondere delle loro decisioni davanti al popolo congolese. Padre Donatien Nshole ha detto di sperare che il Capo dello Stato utilizzi il suo potere per non avallare questa decisione.[17]
Il 4 luglio, la Chiesa cattolica e la Chiesa di Cristo in Congo (ECC) hanno scritto al Capo dello Stato, Félix Tshisekedi, per denunciare la conferma, da parte dell’Assemblea Nazionale, della designazione di Ronsard Malonda da parte di alcune confessioni religiose come eventuale futuro presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI).
Nella loro corrispondenza, il cardinale Fridolin Ambongo e il reverendo André Bokundoa, rispettivamente presidente e vicepresidente della piattaforma delle confessioni religiose, hanno spiegato al Presidente della Repubblica che, fino al momento, nessun candidato futuro presidente della CENI è stato designato o eletto dalle confessioni religiose, poiché la procedura è stata sospesa per mancanza di consenso. Essi denunciano l’irregolarità della procedura seguita dall’Assemblea Nazionale che ha ratificato un “falso” verbale di un’elezione fittizia redatto da alcuni delegati delle confessioni religiose non autorizzati, che presentano il nome di Ronsard Malonda come candidato membro della nuova CENI.
Il cardinale Fridolin Ambongo e il reverendo André Bokundoa chiedono al presidente della Repubblica di non prendere in considerazione la designazione di Ronsard Malonda, peraltro contestata da molti strati sociopolitici del paese. Secondo i due rappresentanti religiosi, «la CENI non può essere trasformata in un luogo di conquista o di conservazione del potere».
Essi hanno infine riaffermato la necessità di procedere con le riforme della CENI prima di passare alla designazione e nomina dei suoi nuovi membri e ciò per migliorare il suo funzionamento, accrescere la sua indipendenza e imparzialità e non cadere negli errori del passato perché, dicono, il popolo ha diritto a elezioni credibili, libere e trasparenti.[18]
b. La Chiesa kimbanghista e la Comunità islamica correggono la loro posizione iniziale
Il 6 luglio, Delphin Elebe Kapalayi, che aveva partecipato, per conto della Chiesa Kimbanghista, alle recenti discussioni sulla designazione dei nuovi membri della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), è stato convocato a Nkamba (Kongo centrale), per essere ascoltato da una Commissione disciplinare. Occorre ricordare che, in una dichiarazione del 19 giugno, la Chiesa Kimbanguista aveva già pubblicato una sua dichiarazione in cui smentiva la posizione fino ad allora difesa da Delphin Elebe, che aveva difeso la candidatura di Ronsard Malonda.[19]
Il 7 luglio, in una lettera, la Chiesa Kimbanghista ha chiesto alla presidente dell’Assemblea nazionale, Jeanine Mabunda, di non prendere in considerazione la firma che sarebbe stata apposta, in suo nome, su un documento delle confessioni religiose, in cui si designava Ronsard Malonda come candidato per la CENI.
Questa lettera, con oggetto: “denuncia di frode relativa alla presunta designazione del rappresentante delle confessioni religiose presso la CENI”, è stata firmata da 3 autorità della Chiesa kimbanghista, tra cui il direttore della scuola biblica Rev. Wumba Mbundu, il presidente della Commissione disciplinare Rev. Katembo Meya e il capo del dipartimento Evangelizzazione e missioni Rev. Swalezi Nlandu.
La chiesa Kimbanghista afferma di essersi sorpresa di essere stata rappresentata in una riunione elettiva dei delegati delle confessioni religiose, al termine della quale Ronsard Malonda sarebbe stato scelto come candidato per la nuova equipe della CENI. La chiesa Kimbanghista ha formalmente smentito tali informazioni e ha informato la Presidente dell’Assemblea Nazionale di non aver mai delegato alcun suo rappresentante per tale incontro, poiché non vi era mai stata invitata, né dal presidente della piattaforma confessioni religiose, Mons. Utembi, né dal suo sostituto. Perciò, la chiesa Kimbanghista ha chiesto a Jeanine Mabunda di non prendere in considerazione la firma apposta, in suo nome, su qualsiasi tipo di documento.
Lo stesso giorno, la chiesa Kimbanghista ha nominato il reverendo Covey Mududu Ndompaulu come suo nuovo rappresentante presso la piattaforma delle confessioni religiose e la Commissione per l’Integrità e la Mediazione Elettorale (CIME).[20]
L’8 luglio, in una lettera indirizzata al procuratore della Corte di cassazione (Kinshasa-Gombe), l’Ong Congo Justice gli ha fatto pervenire una denuncia firmata dal suo presidente Papy Mbaki Ndombele, contro Elebe Kapalay e Ronsard Malonda. Secondo questa denuncia, «è in forma irregolare che il reverendo Elebe Kapalay, ex rappresentante della Chiesa kimbaghista presso la Commissione per l’Integrità e la Mediazione Elettorale (CIME), ha proposto la candidatura di Ronsard Malonda come membro della nuova Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI)». Infatti, «secondo la procedura decisionale all’interno della Chiesa Kimbaghista, in particolare per quanto concerne la designazione del candidato per la CENI, è il leader spirituale e rappresentante legale di questa confessione religiosa, Simon Kimbangu Kiangani, che deve previamente esprimere il suo accordo, prima di presentarne il nome ai responsabili delle altre confessioni religiose».
Il responsabile delle missioni di Simon Kimbangu Kiangani, Appo Salimba Mwana, aveva già segnalato l’irregolarità di questa designazione, facendo notare che «Ronsard Malonda non è kimbaghista e non lo è mai stato». Ciò spiegherebbe perché il capo spirituale e rappresentante legale della Chiesa kimbaguista, Simon Kimbangu Kiangani, non abbia espresso il suo previo accordo sulla designazione di Ronsard Malonda. Secondo il testo della denuncia, questa mancanza di accordo rivela che «Ronsard Malonda non è il candidato designato dalla Chiesa Kimbaguista, contrariamente a quanto precedentemente affermato da Elebe Kapalay, con la complicità di Ronsard Malonda». E per concludere: «Questo comportamento potrebbe costituire un’infrazione di “creazione e uso di falso documento” che meriterebbe l’apertura di un’inchiesta, per stabilirne la natura e le eventuali responsabilità».[21]
Questa opinione dei Kimbanghisti è condivisa anche dalla Comunità Islamica che ha affermato di essere vittima di un falso. La Comunità islamica della RD Congo (COMICO) ha dichiarato di non far parte delle sei confessioni religiose che avevano designato Ronsard Malonda. L’ha affermato l’imam Abdoul Ngoma, vice rappresentante legale di COMICO: «Ogni documento di questo genere è falso e non impegna che il suo autore, che non aveva né mandato né qualità per implicare la Comunità islamica della RD Congo».
Da parte loro, le Chiese indipendenti del Congo, la Chiesa copta e la Chiesa ortodossa hanno chiesto al Capo dello Stato di «tenere conto di tutte le controversie che sono sorte in seguito all’approvazione della designazione di Ronsard Malonda come candidato delle confessioni religiose per la composizione della nuova equipe della CENI».
Purtroppo, va ricordato che, nella loro dichiarazione del 12 giugno, la Comunità islamica, la Chiesa kimbaghista, la Chiesa del risveglio del Congo, la Chiesa ortodossa, l’Esercito della salvezza e l’Unione delle chiese indipendenti del Congo aveva difeso la designazione di Ronsard Malonda come candidato delle confessioni religiose e la regolarità della procedura della sua designazione: «Il candidato Ronsard Malonda, che ha ottenuto 6 voti, è rimasto l’unico in lizza. Tirando le conseguenze di questo fatto, 6 delegati delle confessioni religiose lo hanno designato come candidato comune per la CENI, secondo l’articolo 17 del regolamento delle confessioni religiose».[22]
c. L’accondiscendenza del PPRD
Il 3 luglio, il presidente del gruppo parlamentare del PPRD presso la camera dei deputati nazionali, Didi Manara, ha affermato che il verbale da trasmesso dai leader religiosi è chiaro e che l’Assemblea nazionale non ha fatto altro che approvarlo: «Secondo il verbale inviato dalle confessioni religiose, Ronsard Malonda ha ottenuto 6 voti su 8. Il ruolo dell’Assemblea Nazionale è stato semplicemente quello di confermare la scelta fatta dal collettivo dei responsabili delle confessioni religiose e ciò conformemente alla legge sull’organizzazione e il funzionamento della CENI». Didi Manara ha aggiunto che il verbale è stato redatto a conclusione degli incontri che si sono svolti dal 9 al 12 giugno e ai quali hanno partecipato i responsabili delle otto confessioni religiose.[23]
Il vice segretario permanente del PPRD, Ferdinand Kambere, si è detto soddisfatto del fatto che si sia arrivati alla conclusione della fase della designazione del nuovo presidente della CENI. Egli ha sottolineato che la candidatura di Ronsard Malonda è stata appoggiata da 6 confessioni religiose e approvata dall’Assemblea nazionale. Egli ha auspicato che si arrivi in fretta a creare la nuova equipe della Commissione Elettorale, ciò che permetterebbe l’avvio delle riforme necessarie per il proseguimento del processo elettorale, soprattutto per quanto riguarda la legge elettorale e la legge sull’organizzazione e il funzionamento della stessa Commissione elettorale.[24]
d. Le contestazioni degli altri partiti politici, della società civile e dei movimenti civici
Il 3 luglio, in un’intervista, Steve Kivuata, segretario generale del partito politico Nouvel Élan e membro della coalizione Lamuka, ha denunciato “l’irregolarità” della procedura di approvazione, da parte dell’Assemblea nazionale, del verbale delle confessioni religiose che avrebbero designato Ronsard Malonda come prossimo presidente della CENI. Egli ha dichiarato che il documento su cui i deputati nazionali si sono basati non è firmato né dal presidente né dal vicepresidente delle confessioni religiose. Secondo lui, i deputati hanno lavorato sulla base di un ” falso documento”. Per conseguenza, Steve Kivwata ha indicato che il suo partito intende intraprendere un’azione legale contro le 6 denominazioni religiose per “uso di falso documento”.
«Ronsard Malonda non è mai stato scelto dalle confessioni religiose, perché non c’è mai stata alcuna votazione. Le 6 confessioni religiose avrebbero redatto un rapporto su una votazione che non ha mai avuto luogo. Se le 6 denominazioni religiose si sono riunite a parte per procedere a una votazione e imporre la scelta di Ronsard Malonda, allora si tratta di un atto di “falso in documento”», ha annunciato Steve Kivwata. Le 6 confessioni religiose implicate in tale atto sono: l’Esercito della Salvezza, la Chiesa ortodossa, la Chiesa kimbanghista, la Comunità islamica, l’Unione delle Chiese indipendenti e la Chiesa del Risveglio. Ritenendo che Malonda sia al servizio del Fronte Comune per il Congo (FCC), piattaforma elettorale dell’ex presidente Joseph Kabila, Steve Kivuata ha dichiarato: «Abbiamo sempre disapprovato la candidatura di Ronsard Malonda. È un Nangaa bis [ex presidente della CENI], che ha partecipato alla pianificazione e all’esecuzione dei brogli elettorali del 2018. Non può essere lui a organizzare le prossime elezioni, affinché possano essere veramente democratiche e trasparenti».[25]
Il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) e i movimenti civici, tra cui Lucha, Filimbi e Congolesi in piedi, «respingono in modo assoluto la decisione dell’Assemblea nazionale di approvare la scelta di Ronsard Malonda come prossimo presidente della CENI e invitano la popolazione congolese a opporsi categoricamente a questo nuovo imbroglio». Deplorano il fatto che l’Assemblea nazionale non abbia preso in considerazione le raccomandazioni che avevano formulato in occasione dell’incontro che, il 29 giugno, avevano avuto con i membri del Comitato di presidenza della stessa Assemblea Nazionale. Questi attivisti avevano proposto che la designazione dei membri del CENI fosse rimandata a dopo le necessarie riforme elettorali. Infine, hanno chiesto all’intera popolazione di Kinshasa di partecipare in massa a una manifestazione prevista per il 4 luglio 2020, per protestare contro la designazione di Ronsard Malonda, come delegato delle confessioni religiose per la CENI.[26]
I deputati di Verso il Cambiamento (CACH) si sono anch’essi opposti alla scelta di Ronsard Malonda come possibile successore di Corneille Nangaa alla guida della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Essi raccomandano al Presidente della Repubblica di non procedere alla sua nominazione perché, dicono, «la sua designazione non ha ottenuto il consenso dei membri della sua componente». Chiedono inoltre alla Corte costituzionale di non ricevere l’eventuale giuramento di Ronsard Malonda.[27]
Il partito del presidente Tshisekedi, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), ha formalmente respinto l’approvazione di Ronsard Malonda e ha indetto una manifestazione di protesta per il 9 luglio. L’UDPS invita la maggioranza artificiale del Fronte Comune per il Congo (FCC) a rivedere il suo modo d’agire e raccomanda alle varie componenti della società civile di organizzarsi per designare, in modo trasparente, i loro 3 candidati che dovranno far parte della CENI.[28]
I deputati dell’opposizione hanno chiesto al Presidente Félix Tshisekedi di non procedere alla nominazione di Ronsard Malonda come possibile successore di Corneille Nangaa a capo della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI). In una dichiarazione firmata da Grégoire Kio (AMK e alleati), Alexis Lenga (MLC-ADN) e Dieudonné Bolengetenge (MS-G7), essi chiedono che, prima della designazione dei nuovi membri della CENI, si proceda alla valutazione dell’ultimo ciclo elettorale e alla riforma della CENI stessa. I deputati dell’opposizione hanno fatto notare che l’Assemblea Nazionale avrebbe dovuto approvare la designazione, da parte delle loro rispettive componenti (Maggioranza, Opposizione, Società Civile), di tutti i 13 membri della CENI. Essi hanno affermato che è dopo la loro nomina, da parte del Capo dello Stato e al termine di una riunione inaugurale presieduta dal segretario esecutivo nazionale, che i nuovi 13 membri della CENI dovrebbero eleggere i sei membri del Comitato direttivo, tra cui il presidente, scelto tra i 3 delegati della Società Civile.[29]
I leader di Lamuka si sono detti «indignati del modo malizioso con cui l’Assemblea nazionale ha proceduto all’approvazione della designazione dell’eventuale prossimo presidente della CENI, soprattutto perché, non essendo ancora stata fatta alcuna valutazione dell’organizzazione delle ultime elezioni, non si hanno gli elementi necessari per affrontare, in modo consensuale, le ormai necessarie riforme del sistema elettorale». Infine, anche Jean-Pierre Bemba, Martin Fayulu, Adolphe Muzito e Moise Katumbi hanno indetto una manifestazione per il 13 luglio, chiedendo alla popolazione di parteciparvi attivamente.[30]
Il presidente del Consiglio di amministrazione dell’Osservatorio delle Spese Pubbliche (ODEP), Florimond Muteba, ha dichiarato che l’approvazione della designazione di Ronsard Malonda come futuro presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) rappresenta un grande pericolo per il Paese, perché Ronsard Malonda fa parte di quella CENI che ha organizzato delle elezioni che hanno provocato l’attuale crisi: «Ronsard Malonda fa parte dell’equipe di Corneille Naanga. Ha quindi contribuito al “colpo di stato” elettorale del mese di dicembre 2018 che ha permesso a Joseph Kabila di costruirsi una maggioranza parlamentare. E ora è proprio questa maggioranza che lo appoggia, in vista di un altro “colpo di stato” elettorale nel 2023».
Florimond Muteba ha dichiarato che un altro motivo che ha spinto la maggioranza parlamentare a confermare la candidatura di Ronsard Malonda come eventuale futuro presidente della CENI è quello di poter nascondere le irregolarità finanziarie che ci possono essere state nella gestione dei fondi destinati all’organizzazione delle elezioni di dicembre 2018. Ronsard Malonda è soprattutto la persona ideale per coprire tutti quei brogli elettorali di cui è a conoscenza. È quello che, più di altri, sa come sono stati fabbricati i risultati finali. È quindi la persona adatta per continuare a nascondere e a ripetere tutto ciò che è accaduto in passato. Florimond Muteba ha colto l’occasione per chiedere di dare priorità alla riforma della Commissione, prima di passare alla nomina dei suoi nuovi membri. Ciò potrebbe contribuire a garantire che le prossime elezioni del 2023 siano libere, trasparenti e veramente democratiche.[31]
Il 6 luglio, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) e altri movimenti civici, tra cui Lucha, Filimbi, Congolesi in piedi hanno annunciato una nuova manifestazione prevista il 19 luglio, per protestare contro la designazione di Ronsard Malonda come futuro presidente. della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI).[32]
In un comunicato stampa, l’AFDC-A, coalizione politica del senatore Modeste Bahati Lukwebo, ha denuncia e rifiutato la designazione di Ronsard Malonda come candidato delle confessioni religiose alla presidenza della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI): «Temendo che la volontà del popolo venga ancora una volta confiscata, l’AFDC-A denuncia e rifiuta la designazione, non consensuale e frettolosa, di Ronsard Malonda, come candidato delle confessioni religiose minoritarie alla presidenza della CENI, con la complicità del Comitato di presidenza dell’Assemblea nazionale». Prima di qualsiasi nomina dei nuovi membri della CENI, l’AFDC-A chiede un dibattito parlamentare sul rapporto relativo all’organizzazione dell’ultimo ciclo elettorale (2018), un controllo indipendente sull’operato della CENI, da parte di una commissione speciale composta da delegati della Società civile, delle missioni di osservazione elettorale, dell’Osservatorio nazionale della Spesa Pubblica e dell’ispettorato generale delle finanze e la riforma giuridica dell’organizzazione e del funzionamento della CENI. Secondo l’AFDC-A, nessun membro della CENI attuale dovrebbe far parte della nuova equipe, sia a livello nazionale che provinciale, poiché «a che serve organizzare le elezioni, se quelli che vengono realmente eletti sono poi sostituiti da altri che hanno ottenuto meno voti? Si tratta semplicemente di un “colpo di stato” elettorale e di un impedimento all’esercizio della sovranità del popolo».[33]
La Voce dei Senza Voce (VSV) ha chiesto a Ronsard Malonda di rinunciare alla sua designazione di delegato delle confessioni religiose per la presidenza della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), ciò che gli consentirebbe di «salvare il suo onore, prima che sia troppo tardi». La VSV ha affermato che la designazione di Ronsar Malonda è all’origine di molte manifestazioni pubbliche annunciate su tutto il territorio nazionale, alcune delle quali si sono già svolte. A questo proposito, la VSV ricorda che «i membri della Commissione elettorale devono imperativamente godere della fiducia della maggioranza delle forze sociali e politiche e di tutte le parti implicate nel processo elettorale». Inoltre, la VSV chiede lo scioglimento della piattaforma delle denominazioni religiose che, «non ispira più fiducia, data la sua strumentalizzazione da parte del Fronte Comune per il Congo (FCC) già da molti anni». Inoltre, La VSV esorta il Capo dello Stato a sciogliere la Camera dei Deputati, a meno che non riconsideri la sua approvazione, in modo politicizzato e controverso, della candidatura di Ronsard Malonda.[34]
[1] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 03.07.’20
[2] Cf Actualité.cd, 10.06.’20
[3] Cf Pascal Mulegwa – RFI, 11.06.’20
[4] Cf Christine Tshibui – Actualité.cd, 12.06.’20
[5] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 10.06.’20
[6] Cf Radio Okapi, 10.06.’20
[7] Cf Radio Okapi, 13.06.’20
[8] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 13.06.’20
[9] Cf Radio Okapi, 15.06.’20
[10] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 15.06.’20
[11] Cf Radio Okapi, 23.06.’20
[12] Cf Politico.cd, 30.06.’20
[13] Cf Radio Okapi, 23.06.’20
[14] Cf Ange Makadi Ngoy – 7su7.cd, 24.06.’20
[15] Cf Actualité.cd, 27.06.’20
[16] Cf Radio Okapi, 02.07.’20
[17] Cf Radio Okapi, 03.07.’20
[18] Cf Actualité.cd, 04.07.’20
[19] Cf Actualité.cd, 06.07.’20
[20] Cf Thierry Mfundu – Politico.cd, 09.07.’20; Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 07.07.’20
[21] Cf Hervé Pedro – Politico.cd, 08.07.’20
[22] Cf Thierry Mfundu – Politico.cd, 04.07.’20
[23] Cf Radio Okapi, 03.07.’20
[24] Cf Merveil Molo – 7sur7.cd, 03.07.’20
[25] Cf Radio Okapi, 03.07.’20; Roberto Tshahe – 7sur7.cd, 03.07.’20
[26] Cf Actualité.cd, 03.07.’20; Politico.cd, 03.07.’20
[27] Cf Actualité.cd, 03.07.’20
[28] Cf Thierry Mfundu – Politico.cd, 03.07.’20
[29] Cf Actualité.cd, 03.07.’20
[30] Cf Actualité.cd, 03.07.’20
[31] Cf Orly-Darel Ngiambukulu – 7sur7.cd, 03.07.’20
[32] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 06.07.’20
[33] Cf Radio Okapi, 06.07.’20
[34] Cf Prince Mayiro – 7sur7.cd, 06.07.’20