Congo Attualità n. 409

TRE PROPOSTE DI LEGGE SULLA RIFORMA DEL SISTEMA GIUDIZIARIO

INDICE

1. LA CAMERA DEI DEPUTATI HA DICHIARATO “AMMISSIBILI” LE TRE PROPOSTE DI LEGGE
2. LE DIVERSE POSIZIONI
a. Il Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD) e il Fronte Comune per il Congo (FCC)
b. L’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) e l’Opposizione
c. Il sindacato dei Magistrati
d. La Società Civile e la Comunità Internazionale
e. Il Presidente della Repubblica
3. LA COMMISSIONE PAJ HA TRASMESSO LE CONCLUSIONI DELLA SUA ANALISI AL COMITATO DI PRESIDENZA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

1. LA CAMERA DEI DEPUTATI HA DICHIARATO “AMMISSIBILI” LE TRE PROPOSTE DI LEGGE

Il 19 giugno, la sessione plenaria dell’Assemblea nazionale dei Deputati ha dichiarato “ammissibili” tre proposte di legge sulla riforma della giustizia presentate dai deputati Aubin Minaku e Garry Sakata, entrambi membri del Fronte Comune per il Congo (FCC) ), la coalizione politica dell’ex presidente Joseph Kabila.
Queste tre proposte di legge sono:
– proposta di legge organica sulla modifica e il completamento della legge organica n. 13/011 del 13 aprile 2013, relativa all’organizzazione, al funzionamento e alle competenze delle giurisdizioni dell’ordine giudiziario;
– proposta di legge organica sulla modifica e il completamento della legge organica n. 06/20 del 10 ottobre 2006, relativa allo statuto dei magistrati;
– proposta di legge organica sulla modifica e il completamento della legge organica n. 08/013 del 5 agosto 2008, sull’organizzazione e il funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura.
Dopo essere state esaminate Queste tre proposte di legge sono state trasmesse alla commissione politica, amministrativa e giuridica che, dopo averle esaminate, le rinvierà in Aula per approvazione.
Queste nuove riforme, proposte dai deputati Aubin Minaku e Gary Sakata, rafforzano il potere di ingiunzione del ministro della Giustizia, consentendogli di sanzionare, con misure provvisorie, i magistrati denunciati come colpevoli.
Queste proposte di legge hanno suscitato molte reazioni da parte dei deputati. Quelli della coalizione FCC sostengono che è giunto il momento di procedere a queste riforme. Gli altri, invece, ritengono che, per il momento, queste riforme non siano opportune.
I deputati di Cap pour le Changement (CACH) e quelli dell’opposizione hanno denunciato il carattere incostituzionale di queste iniziative, considerate inopportune.
Per Gary Sakata, del Partito Lumumbista Unificato (Palu), questi tre progetti di legge definiscono le modalità di applicazione dell’articolo 149 della Costituzione modificata nel 2011.[1]

I deputati Garry Sakata e Aubin Minaku propongono dei poteri supplementari per il Ministro della giustizia e l’istituzione di una conferenza dei pubblici ministeri, come quadro di consultazione e di scambio. Secondo la proposta, questa conferenza sarebbe presieduta dal Ministro della Giustizia. I due deputati propongono anche che il Ministro della Giustizia abbia la possibilità di denunciare un errore commesso da un magistrato della Procura della Repubblica. Tuttavia, la revoca, la sospensione o un rimprovero nei confronti di quest’ultimo rimarrebbero sempre di competenza del Consiglio Superiore della Magistratura.[2]

Desk Justice di Actualite.cd presenta le principali innovazioni contenute nelle tre proposte di legge relative alla riforma del sistema giudiziario e presentate dai deputati nazionali Aubin Minaku Dialandjoko e Garry Sakata Moke Tawab.
Se le questioni di opportunità o meno di queste proposte possono sorgere a livello politico, la sintesi che viene qui riportata riguarda solo il diritto e non la politica.
Qui brevemente i vari punti contenuti nelle suddette proposte di legge:

  • Istituzione di una conferenza dei Pubblici Ministeri, come ambito di concertazione e di scambio, in vista della definizione della politica penale, presieduta dal ministro della giustizia.
  • Il ritorno ai magistrati provvisori, nominati dal Ministro della Giustizia su proposta del Consiglio Superiore della Magistratura.
  • Determinazione delle modalità di ingiunzione del Ministro della giustizia che possono influenzare il corso dell’indagine penale.
  • Conformare le tre leggi all’articolo 149 della costituzione, modificando la legge del 2013 sull’organizzazione, il funzionamento e le competenze delle giurisdizioni dell’ordine giudiziario.
  • La possibilità di designazione, da parte del Presidente della Repubblica su proposta del CSM, di un magistrato a qualsiasi grado, delle persone che soddisfano determinate condizioni (avvocati, professori …) con esperienza di 15 anni.
  • La possibilità, per il ministro della Giustizia, di adottare misure provvisorie contro un magistrato inadempiente del pubblico ministero, senza definire i casi considerati inadempienti.
  • Precisazione delle modalità pratiche delle inchieste svolte dall’ispettorato giudiziario sui magistrati.
    8. L’intervento del Ministro della giustizia nella scelta e nella nomina dei magistrati della Corte costituzionale.[3]

2. LE DIVERSE POSIZIONI

a. Il Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD) e il Fronte Comune per il Congo (FCC)

Il deputato nazionale dell’FCC Félix Kabange Numbi ha affermato che le tre proposte di legge sulla riforma della giustizia servono per rafforzare le disposizioni della costituzione in tale materia.
Egli ha ricordato che, secondo l’articolo 149 della costituzione del 2011, “il potere giudiziario è indipendente dagli altri due poteri, legislativo ed esecutivo. Il potere giudiziario è affidato alle Corti e ai Tribunali, tra cui la Corte costituzionale, la Corte di cassazione, il Consiglio di Stato, la Corte suprema militare e i tribunali civili e militari”. Tuttavia, ha fatto notare che, tra gli organi del potere giudiziario, la costituzione del 2006 citava anche “le procure della Repubblica annesse a tali giurisdizioni”. Secondo Félix Kabange Numbi, nella costituzione del 2011 le Procure erano state ritirate, semplicemente perché i magistrati delle Procure dipendono dal Ministro della giustizia. Félix Kabange Numbi ha affermato che queste proposte di legge non rafforzeranno tanto il ministro della giustizia, ma il popolo stesso: «Si dice che si stia rafforzando il potere del Ministro della giustizia, ma, in realtà, si sta rafforzando il potere del popolo. Oggi, a livello del sistema giudiziario congolese, sono i magistrati che constatano gli sbagli commessi dai loro colleghi. Per questo, quante volte si è visto il Consiglio Superiore della Magistratura proporre dei nomi per la revoca di magistrati che hanno commesso degli errori? Si dirà che Mzée Kabila lo ha fatto, che Joseph Kabila l’ha fatto, ma l’hanno forzando la mano».[4]

Il 23 giugno, il deputato Nsingi Pululu, vittima di un attacco da parte di alcuni manifestanti, ha dichiarato che, «in sé, queste proposte di legge non sono cattive. È piuttosto la persona di Aubin Minaku, la sua posizione e il suo ruolo all’interno dell’FCC che dà fastidio». Perciò egli suggerisce al suo collega Minaku, coautore di tali proposte, di ritirarle, tanto più che, secondo lui, non c’è alcuna urgenza.[5]

Il 24 giugno, il Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), il partito di Joseph Kabila, ha affermato che, essendo la Procura della Repubblica il braccio secolare dello Stato, essa non fa parte dell’ambito dell’indipendenza del potere giudiziario. Secondo il PPRD, il ministro della giustizia può quindi emettere delle ingiunzioni al Pubblico Ministero: «Consapevole che il Pubblico Ministero è il braccio secolare dello Stato, il costituente non ha esteso l’indipendenza della magistratura alla Procura della Repubblica, in quanto il suo referente presso lo Stato rimane il Ministro della giustizia. Il ministro della giustizia può quindi dare un’ingiunzione positiva alla Procura della Repubblica (…). Il ministro della giustizia è giustamente responsabile della politica penale del governo ed è lui che la applica». Il PPRD si chiede perché la creazione di un gruppo di consultazione, denominato conferenza dei pubblici ministeri e comprendente anche il ministro della giustizia, sarebbe in contraddizione con la costituzione.[6]

Nella sua risposta a una richiesta di parere avanzata dal Vice Primo Ministro e Ministro della Giustizia, il 15 aprile 2020, la sezione consultativa del Consiglio di Stato aveva affermato che quest’ultimo (il Ministro della giustizia) non esercita alcun potere disciplinare e gerarchico sui magistrati del Pubblici Ministero.
Il Consiglio di Stato ha indicato che, in conformità con le disposizioni dell’articolo 152 della Costituzione e degli articoli 1 e seguenti, nonché dell’articolo 49 della legge sugli statuti dei magistrati, il potere disciplinare e la gestione delle carriere dei magistrati sono affidati al Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) di cui sono membri.
Tuttavia, ha riconosciuto che, conformemente agli articoli 70, 72 e 73 della legge sull’organizzazione, il funzionamento e le competenze delle giurisdizioni dell’ordinamento giudiziario e all’articolo 15 della legge sullo statuto di magistrati, il ministro della giustizia dispone di un potere di ingiunzione sulla Procura della Repubblica e precisa che, nell’esercizio di questo potere, il Ministro della giustizia non può interferire nella condotta delle missioni proprie dei magistrati della Procura, offrendo loro un’indipendenza funzionale.
Qui di seguito, in breve, i cinque punti della risposta della camera consultativa del Consiglio di Stato alla richiesta del Vice Primo Ministro e Ministro della Giustizia:

  • La Procura è un servizio giudiziario creato dalla legge. È collegato alle corti e ai tribunali e contribuisce all’esercizio del potere giudiziario.
  • La Procura esercita le missioni di controllare l’attuazione delle leggi e delle decisioni di giustizia, di svolgere le inchieste e di trasmetterle alle Corti e ai Tribunali.
  • La Procura è posta sotto l’autorità del Ministro della giustizia, che esercita il potere di ingiunzione senza interferire nella conduzione dell’azione pubblica.
  • In caso di errore disciplinare da parte dei magistrati, constatato dal Ministro della Giustizia, quest’ultimo trasmette il dossier al Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).
  • Il Ministro della Giustizia non può sostituirsi agli ufficiali del Pubblico Ministero e infliggere loro delle sanzioni disciplinari, anche provvisorie, perché sono retti dagli statuti dei magistrati.
    Nella sua richiesta, il Vice Primo Ministro e Ministro della Giustizia aveva sostenuto che, secondo l’articolo 149 della Costituzione, come modificata nel 2011, l’indipendenza del potere giudiziario non riguardasse che le Corti e i Tribunali. Secondo lui, essa non riguarderebbe gli ufficiali del Pubblico Ministero, perché posti sotto l’autorità del Ministro della Giustizia, che deve avere un diritto di sorveglianza e di controllo sulle loro attività, sulla loro disciplina, sulla gestione delle loro carriere e sui loro benefici sociali.[7]

Il 25 giugno, il deputato nazionale Félix Kabange Numbi, membro dell’FCC, ha sottolineato che le proposte in dibattito non prevedono la nomina dei magistrati da parte del Ministro della Giustizia: «La legge Minaku – Sakata propone di tornare alle disposizioni del 1988, quando il Ministro della Giustizia nominava i magistrati a titolo provvisorio. Questi seguivano uno stage di un anno e i migliori venivano sottoposti al Presidente della Repubblica per la loro nomina (…) Ciò che si propone, dunque, non è che il ministro nomini i magistrati in modo definitivo, ma che li nomini provvisoriamente per un anno di stage. Dopo essersi accertati che questi magistrati siano in grado di svolgere correttamente il loro lavoro, si trasmettono i loro nomi al Presidente della Repubblica per la loro nomina definitiva». Inoltre, secondo Félix Kabange Numbi, «le tre proposte di legge non prevedono assolutamente che il Ministro della Giustizia faccia parte del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), ma che si crei piuttosto un “comitato di concertazione tra i Procuratori”».[8]

b. L’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) e l’Opposizione

Il 21 giugno, riunita in sessione straordinaria sotto la presidenza di Jean-Marc Kabund, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), il partito di cui è membro anche il Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, ha qualificato queste proposte di “inadeguate”, “incostituzionali” e “tendenti a violare il principio di indipendenza del potere giudiziario”.
Inoltre, secondo l’UDPS, queste tre proposte di legge rappresentano un tentativo, da parte dell’FCC, di voler proteggere i criminali, incoraggiando l’impunità.
Per questo motivo, ha chiesto al suo alleato di governo, il Fronte Comune per il Congo (FCC), di ritirarle. Per l’UDPS, «nel caso in cui l’FCC persista nella sua logica di imporre, con un atto di forza, la sua volontà al popolo congolese, si riserva il diritto di opporre alla maggioranza artificiale del Parlamento la maggioranza popolare, vera detentrice del potere. A tal fine, l’UDPS chiede a tutte le forze vive della nazione di tenersi pronte a rispondere in modo massiccio alla parola d’ordine che sarà lanciata nel momento opportuno».[9]

Il deputato Tony Mwaba, membro dell’UDPS, il partito del presidente Félix Tshisekedi, ha denunciato l’incostituzionalità e l’inopportunità delle tre proposte di legge relative alla riforma giudiziaria e ha chiesto che vengano respinte, al fine di preservare l’indipendenza della magistratura. Secondo lui, queste proposte di legge conferiscono al Ministro della Giustizia delle prerogative che, costituzionalmente, non gli appartengono. Mwaba cita in particolare il potere disciplinare sui magistrati che Minaku e Sakata conferiscono al ministro della Giustizia, mentre questo potere è prerogativa del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).
Egli si è così espresso: «Ritengo che le iniziative prese siano incostituzionali, in quanto il potere che si vuole conferire al Ministro della Giustizia interferisce con le prerogative del Consiglio Superiore della Magistratura. Non si può riconoscere al Ministro della giustizia il potere disciplinare, che rientra nel potere del Consiglio Superiore della Magistratura. Non si può accordare al Ministro della Giustizia il potere di adottare misure provvisorie su un dossier oggetto di istruzione presso il Pubblico Ministero».
Egli ha poi aggiunto: «Esiste il principio dell’opportunità dell’azione del pubblico ministero. Quando un pubblico ministero inizia l’istruzione di un caso, alla fine dovrà valutare se sia opportuno continuare o meno la procedura. Ma in queste proposte di legge viene detto che il Pubblico Ministero non ha più questo potere, perché il Ministro della giustizia, dato che ha il potere di ingiunzione e visto che i magistrati del Pubblico Ministero sono sotto la sua autorità, può convocare i magistrati del Pubblico Ministero e dare loro persino delle ingiunzioni di soprassedere. È ciò che hanno chiamato misure provvisorie».
Tony Mwaba, professore di diritto, respinge l’idea di fare del ministro della Giustizia un membro del Consiglio Superiore della Magistratura, che sarebbe in conflitto con la costituzione: «In una delle proposte si afferma che il budget del potere giudiziario è stabilito dal Consiglio Superiore della Magistratura, in concertazione con il ministro della giustizia. Ciò è incostituzionale. La costituzione afferma che è il Consiglio Superiore della Magistratura che elabora il budget e che lo trasmette al governo. Quindi, secondo la costituzione, non vi è alcuna consultazione con il Ministro della Giustizia. Non si può fare del Ministro della Giustizia un membro del Consiglio Superiore della Magistratura, per la semplice ragione che il potere giudiziario è indipendente dai poteri legislativo ed esecutivo. Esso è composto dalle Corti e dai Tribunali, anche se si esclude la Procura della Repubblica. Quindi da dove viene l’idea di fare del Ministro della Giustizia un membro del Consiglio Superiore della Magistratura, che è un organo indipendente?».[10]

Secondo il deputato Tony Mwaba, nella separazione dei poteri, l’esecutivo è responsabile dell’attuazione delle leggi approvate dal potere legislativo. E per monitorare l’esecuzione delle leggi da parte del potere giudiziario, il potere esecutivo interviene attraverso il Ministro della giustizia. Poiché quest’ultimo non è un magistrato, egli ricorre al Pubblico Ministero.
Il pubblico ministero è il braccio secolare del potere esecutivo e il suo rappresentante all’interno del potere giudiziario e, meglio, del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).
Va notato che nell’ambito del potere giudiziario, il pubblico ministero è l’avvocato della società, organo della legge e rappresentante di tutta la società. Essendo rappresentante dell’esecutivo, è posto sotto l’autorità del Ministro della Giustizia e questa autorità è esercitata attraverso il potere di ingiunzione, che non deve essere confuso con il diritto di veto, sancito nelle tre proposte di legge presentate dai colleghi Minaku e Sakata.
Pur essendo sottomesso alla subordinazione gerarchica, il Pubblico Ministero rimane indipendente nell’esercizio del suo ministero. È questa indipendenza che permette al magistrato del pubblico ministero di usufruire dei principi della pienezza dell’azione pubblica e dell’opportunità dei procedimenti giudiziari che, in questo periodo di lotta contro il covid-19, vengono seriamente  limitati dai colleghi citati.
In sostanza, secondo i testi presentati da Minaku e Sakata, tutti i poteri del Consiglio Superiore della Magistratura, a chi la costituzione devolve la gestione del potere giudiziario, logicamente supposto indipendente dai poteri legislativo ed esecutivo, sono affidati al Ministro della giustizia. In tal modo, quest’ultimo potrà intervenire nel reclutamento e nella nomina dei magistrati al posto del Capo dello Stato.
Gli autori delle tre proposte di legge riconoscono ormai il potere disciplinare sui magistrati del pubblico ministero. Il ministro della giustizia avrà il diritto di intervenire in una causa avviata presso la Procura, per reclamare il dossier e sospendere sia l’inchiesta di istruzione che il magistrato incaricato, adottare delle misure cosiddette di precauzione senza specificarle (poteri estesi), ciò che costituisce un reale diritto di veto. In concertazione con il Consiglio Superiore della Magistratura, può intervenire nella designazione di 3 giudici della corte costituzionale e può elaborare il budget dell’intero sistema giudiziario. I testi proposti prevedono la creazione, sotto la presidenza del Ministro della giustizia, di una conferenza dei pubblici ministeri, un organo in concorrenza con il Consiglio Superiore della Magistratura.
In breve, si tende verso la caporalizzazione dei magistrati della Procura della Repubblica, violando la costituzione e le leggi organiche che creano il Consiglio Superiore della Magistratura e rafforzando la presenza dell’Ispettorato generale dei servizi giudiziari e penitenziari, servizi posti sotto la tutela del Ministro della giustizia. E tutto ciò per assicurarsene il controllo.
Lo stato di diritto si trova attualmente davanti a un bivio: tra speranza e disperazione!
Nonostante il fatto che le tre proposte di legge siano state dichiarate ricevibili, si può continuare a chiedere il loro ritiro, sia durante i lavori presso la commissione PAJ, sia quando esse torneranno in Aula. Se queste iniziative dovessero essere approvate alla Camera dei Deputati, dovranno essere ridiscusse in Senato. Se ciò non bastasse, esse dovranno essere inoltrate alla corte costituzionale che, esaminandone la conformità o meno alla costituzione, potrà dichiarare la loro  incostituzionalità. Inoltre, il Presidente della Repubblica avrà la possibilità di sottoporre queste iniziative al Parlamento per una seconda lettura e, in caso di promulgazione, l’ultima azione sarà la procedura di incostituzionalità delle leggi approvate davanti alla corte costituzionale.[11]

Il 23 giugno, i leader di Lamuka: Jean-Pierre Bemba, Moïse Katumbi, Adolphe Muzito e Martin Fayulu si sono detti contrari alle tre proposte di legge presentate da Aubin Minaku e Garry Sakata. Secondo loro, si tratta di una manovra del Fronte Comune per il Congo (FCC) con l’obiettivo di confiscare i poteri dei Procuratori della Repubblica per, «coprire i delitti e i crimini commessi durante i 18 anni del precedente regime, quello di Joseph Kabila».
I leader di Lamuka chiedono ai professionisti della giustizia di «essere il più vigili possibile».
Mettono in guardia l’Assemblea dei Deputati nazionali circa «le sue manovre di voler soggiogare la giustizia del paese ai desiderata dell’FCC»: «Le manovre di appropriazione privativa delle Procure della Repubblica avviate in gennaio 2011, in occasione della revisione dell’articolo 149 della Costituzione, rischiano di raggiungere il loro culmine con le tre proposte di legge presentate all’Assemblea dei Deputati nazionali dall’FCC».
I leader di Lamuka ritengono che questi testi tendano a trasformare i Procuratori della Repubblica in dei commissari del governo, come agenti del ministro della Giustizia, a svantaggio dell’indipendenza dei membri della Procura.
Secondo la logica di queste tre proposte di legge,  i vertici di Lamuka constatano che il Ministro della Giustizia otterrebbe il potere di nominare, anche se solo provvisoriamente, senza alcuna forma di controllo, i magistrati della Procura, in flagrante violazione dell’articolo 82 della costituzione:
«È facile capire che il Ministro della Giustizia si sostituirebbe, in realtà, ai magistrati della Procura della Repubblica nella condotta dell’azione repressiva contro le leggi penali stabilite dai vari codici della Repubblica. Pertanto, il Ministro della Giustizia potrebbe decidere, a sua discrezione, di ordinare delle procedure giudiziarie mediante il meccanismo di ingiunzione, di bloccare le procedure in corso, appoggiandosi sul fallace pretesto delle misure provvisorie, brandendo ai magistrati  la minaccia di oltraggio a membro del governo, basandosi sull’articolo 136 del codice penale».
Jean-Pierre Bemba, Moïse Katumbi, Adolphe Muzito e Martin Fayulu ritengono che «queste tre proposte presentano non solo il rischio certo di intrusione del governo nell’attività quotidiana del magistrato e di quella del Consiglio Superiore della Magistratura, ma anche quello, altrettanto certo, dell’impossibilità d’azione del Pubblica Ministero.
In caso di un’approvazione forzata di queste tre proposte di legge, Lamuka chiede al popolo congolese di essere pronto a rispondere alla parola d’ordine che sarà data per impedire l’avanzamento della procedura in corso.[12]

Il partito politico Envol ritiene che le tre proposte di legge presentate in Parlamento dai deputati FCC Aubin Minaku e Garry Sakata sulla riforma giudiziaria nella RDC siano  “inappropriate” e invita il popolo congolese a mobilitarsi per «difendere i principi della costituzione e impedire qualsiasi tentativo, diretto o indiretto, di infrangerne l’articolo 220».
Secondo il punto di vista di Envol, «queste proposte di legge violano gli articoli 152 e 220 della costituzione, poiché mettono in pericolo l’indipendenza della magistratura, instaurando un regime disciplinare per i magistrati nelle mani del ministero della giustizia».
L’altra ragione menzionata da Envol è il fatto che «queste proposte di legge consacrano la sottomissione e l’infeudazione della giustizia da parte dell’esecutivo, a causa dell’intromissione del Ministero della Giustizia nelle prerogative devolute alla magistratura, stabilendo una subordinazione della Procura della Repubblica, relegata al grado di agente subordinato del Ministero della Giustizia, legalizzando in tal modo la strumentalizzazione politica della giustizia».
Infine, Envol afferma che le proposte di legge e presentate e discusse “precipitosamente” in Aula sembrano non aver rispettato la procedura, previa e obbligatoria, di trasmissione al governo, che dispone di 15 giorni per esprimere il proprio parere.[13]

Il 23 e 24 giugno, degli attivisti dell’UDPS hanno organizzato una manifestazione davanti a Palazzo del Popolo, sede del Parlamento, con l’obiettivo di protestare contro l’approvazione delle tre proposte di legge sulla riforma della giustizia. Il traffico è stato interrotto, dei veicoli danneggiati, dei pneumatici bruciati e dei cocktail molotov lanciati. Sono stati presi di mira anche degli edifici appartenenti a delle personalità dell’FCC. Dispersi ripetutamente dalla polizia, che ha fatto ricorso ai gas lacrimogeni, i manifestanti hanno continuamente cercato di riorganizzarsi. Una decina di essi sono stati arrestati.[14]

Secondo Steve Kivwata, membro del comitato politico di Lamuka, le 3 proposte di legge presentate dai due deputati nazionali FCC, Aubin Minaku e Garry Sakat,a sono “incostituzionali”. Egli vi denuncia la supremazia del potere esecutivo sul potere giudiziario e invita il Parlamento, in particolare l’Assemblea dei Deputati Nazionali, a sospendere il dibattito parlamentare su queste proposte legislative.
Egli sottolinea che la modifica dell’articolo 70 della legge sull’organizzazione, il funzionamento e le competenze delle giurisdizioni dell’ordine giudiziario, come suggerita nel disegno di legge Minaku, conferendo al Ministro della giustizia il diritto di veto, per bloccare un’inchiesta in corso presso la Procura della Repubblica, in nome della tutela dell’ordine pubblico, viola le disposizioni 152 e 220 della Costituzione.
Sempre secondo Steve Kivwata, un altro punto debole di questa iniziativa parlamentare è il fatto che essa conferisce al Ministro della Giustizia il potere di sospendere i magistrati della Procura della Repubblica, ciò che viola l’articolo 152 della Costituzione, che qualifica il Consiglio Superiore della Magistratura come unico organo disciplinare per i magistrati dei Tribunali e del Pubblico Ministero.
Steve Kivwata sostiene che queste proposte di legge violano anche l’articolo 149 capoverso 7 e 152 della Costituzione, nella misura in cui unificano la gestione delle carriere dei pubblici ministeri, l’esercizio del potere disciplinare su questi ultimi e l’elaborazione del budget del potere giudiziario, in un potere condiviso tra il Ministro della Giustizia e il Consiglio Superiore della Magistratura.
Basandosi sull’articolo 82 della legge fondamentale, egli ritiene che questo approccio parlamentare spogli il Presidente della Repubblica delle sue prerogative conferitegli da questa disposizione costituzionale perché, osserva, il deputato Minaku raccomanda che il Ministro della giustizia abbia il potere di nominare, anche se in modo provvisorio, dopo la loro formazione, i magistrati e di rimuoverli dal loro incarico, qualora il  rapporto del loro lavoro, sia sfavorevole.
Alla fine, Steve Kivwata denuncia la violazione degli articoli 149, 152 e 220 della Costituzione da parte di queste proposte di legge che riconoscono al Ministro della Giustizia il potere di interferire in un’indagine giudiziaria in corso, ritirando un dossier a un magistrato, a cui aveva affidato l’ingiunzione di un’inchiesta, ma che poi ha ritenuto non idoneo, per darne l’incarico ad un altro.[15]

Il 25 giugno, il presidente nazionale di Solidarietà Congolese per la Democrazia (SCODE), Jean-Claude Muyambo Kyassa, ha indicato che le proposte di legge presentate da Minaku e Sakata sono una strategia elaborata dall’FCC, per appropriarsi della giustizia congolese: «L’FCC si rende conto che non riesce più a controllare le istituzioni giudiziarie del Paese, come invece riusciva a farlo finora. Per questo, vuole fare adottare leggi che gli consenta di continuare a controllare la giustizia». Egli ha aggiunto: «I magistrati devono essere liberi e indipendenti nell’esercizio della loro professione. Minaku e l’FCC vogliono invece avere il controllo sul sistema giudiziario. È inaccettabile». Inoltre, Jean-Claude Muyambo chiede il ritiro definitivo di queste proposte di legge: «Durante il precedente regime, abbiamo assistito ad arresti arbitrari e ad esecuzioni sommarie, perché avevano la giustizia nelle loro mani. Quel tempo è finito. Minaku deve capirlo e ritirare le sue proposte di legge».[16]

Il 26 giugno, una decina di deputati di Cap pour le Changement (CACH) hanno abbandonato la Commissione Politica, Amministrativa e Giuridica (PAJ) dell’Assemblea Nazionale che esamina le proposte di legge presentate dai loro colleghi FCC, Aubin Minaku e Garry Sakata. Con questo gesto, essi hanno voluto denunciare il fatto che la commissione PAJ continui ad esame queste proposte di legge, nonostante il loro rifiuto da parte di molti strati socio-politici del paese.[17]

c. Il sindacato dei Magistrati

Il 22 giugno, il Sindacato Autonomo dei Magistrati del Congo (SYNAMAC) ha respinto le tre proposte di legge presentate da Aubin Minaku e Gary Sakata. Secondo i membri del SYNAMAC, queste proposte di legge sono inadeguate e non apportano nulla di nuovo, tranne che “mettere la museruola alla magistratura”, ponendo il Pubblico Ministero alla dipendenza del Ministro della Giustizia, in violazione del principio della separazione dei poteri.
Il Sindacato dei magistrati ha dichiarato di riservarsi la possibilità di rivolgersi, con una petizione, al Presidente della Repubblica, in quanto garante del corretto funzionamento delle istituzioni, affinché possa arbitrare in una possibile crisi istituzionale tra l’Assemblea nazionale dei Deputati e il potere giudiziario.[18]

Il 24 giugno, i magistrati si sono incontrati presso la Procura generale di Matete, su invito del Sindacato Autonomo dei Magistrati del Congo (SYNAMAC), per decidere le strategie volte a bloccare la discussione parlamentare sulle tre proposte di legge presentate in aula dai deputati Aubin Minaku e Gary Sakata.
Nel corso della riunione hanno deciso di iniziare una raccolta di firme, che consenta loro di rivolgersi al Presidente della Repubblica, circa l’incostituzionalità di queste proposte di legge.
Oltre a questa petizione, i magistrati hanno preparato una richiesta di incostituzionalità di queste proposte di legge indirizzata alla Corte Costituzionale.
Hanno deciso di redigere e inviare al Comitato direttivo dell’Assemblea dei Deputati Nazionali un documento, in cui dimostrare, articolo dopo articolo, l’incostituzionalità delle tre proposte di legge.
Secondo il presidente di SYNAMAC, Edmond Issofa, queste proposte di legge, da lui definite incostituzionali, mirano semplicemente a neutralizzare la giustizia congolese: «Chiediamo che queste proposte di legge vengano semplicemente ritirate. Sono incostituzionali in quanto conferiscono al Ministro della giustizia un potere che la Costituzione non gli consente. Si vuole dargli il potere di elaborare il budget del potere giudiziario, che è di competenza esclusiva del Consiglio Supremo della Magistratura. Vogliono riconoscere un potere di nomina dei magistrati, un potere riservato solo al Presidente della Repubblica. Infine, si vuole far credere che i magistrati del Pubblico Ministero non facciano parte della magistratura. Ciò che è assolutamente falso, secondo l’articolo 152 della Costituzione, che stabilisce chiaramente che i magistrati del Pubblico Ministero sono membri del Consiglio Superiore della Magistratura, che è l’organo di gestione dei magistrati».[19]

Secondo il giudice Gaël Yimbi, presidente del Sindacato Indipendente della Giustizia (Jusi) e vicepresidente dell’Intersindacale dei Magistrats della RD Congo: «Queste proposte di legge sono incostituzionali e devono essere respinte, perché violano le disposizioni di vari articoli della Costituzione. Esse conferiscono al Ministro della Giustizia un’autorità diretta sul magistrato del Pubblico Ministero e gli conferiscono anche un potere disciplinare, poiché esse prevedono un potere di ingiunzione che il Ministro della Giustizia può esercitare sul Pubblico Ministero. Esse conferiscono inoltre al Ministro della Giustizia il potere di nominare dei magistrati cosiddetti provvisori, di rimuoverli dalle loro funzioni o di licenziarli, mentre invece questo potere è riconosciuto solo al Presidente della Repubblica, Capo dello Stato, su proposta del Consiglio Superiore della Magistratura. Offrono inoltre al Ministro della Giustizia il potere di creare e di presiedere una conferenza dei Procuratori della Repubblica, quando questi magistrati del Pubblico Ministero sono, per diritto, membri  del Consiglio Superiore della Magistratura. Par conséquent, queste proposte di legge sono incostituzionali».[20]

d. La Società Civile e la Comunità Internazionale

Secondo il presidente dell’Associazione Africana per la difesa dei Diritti Umani (Asadho), Jean-Claude Katende, L’FCC ha presento queste proposte di legge perché “teme” che i suoi membri possano essere citati in giustizia, soprattutto dopo la condanna, la settimana precedente, di Vital Kamerhe a 20 anni di carcere, per appropriazione indebita di denaro pubblico.
Secondo Katende, l’adozione di queste tre proposte di legge consentirebbe al ministro della giustizia – un membro dell’FCC – di intervenire nella nomina, revoca, pensionamento dei magistrati del Pubblico Ministero – prerogative che, finora, appartengono al Consiglio Superiore della Magistratura. Il ministro della giustizia potrebbe anche avviare azioni disciplinari nei confronti di un magistrato. Lui stesso diventerebbe membro del Consiglio Superiore della Magistratura e potrebbe partecipare alla elaborazione del budget della giustizia, ciò che gli conferirebbe un’autorità sui giudici in generale e non solo su quelli della Procura. Tutto ciò al fine di prevenire e impedire delle procedure legali contro dei membri dell’FCC, sebbene queste proposte legislative violino l’articolo 151 della Costituzione, che attribuisce questi poteri al solo Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).
Inoltre, poiché comprenderebbe anche il Ministro della giustizia, il CSM non potrebbe ignorare la sua opinione qualora si tratti di nominare un terzo dei giudici della Corte Costituzionale, che ha l’ultima parola in materia elettorale e che, quindi, ha la possibilità di pronunciarsi sui risultati delle prossime elezioni del 2023. Katende teme pertanto che, tra i 9 giudici della Corte costituzionale, i tre nominati dal Consiglio Superiore della Magistratura saranno pro-FCC, così come i tre nominati dal Parlamento, dal momento in cui l’FCC ne rappresenta la maggioranza. Di conseguenza, di fronte a questi sei, i tre nominati dal Presidente della Repubblica saranno sempre in minoranza.[21]

Il 25 giugno, in una dichiarazione congiunta, gli Stati Uniti, il Canada e il Regno Unito hanno dichiarato che «queste proposte legislative potrebbero essere utilizzate per indebolire l’indipendenza della magistratura, che è un elemento fondamentale della democrazia compiuta e del buon governo. Ridurre l’indipendenza della magistratura comprometterebbe il rispetto dei diritti civili e politici nella RD Congo».[22]

Il 27 giugno, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha esortato il comitato di presidenza dell’Assemblea dei Deputati nazionali a «usare il senso della saggezza per sospendere, in via definitiva, l’esame delle proposte di legge sulla riforma del sistema giudiziario. I vescovi cattolici affermano di essere convinti che, «se non si fa attenzione, i progetti di legge presentati all’Assemblea dei Deputati nazionali potranno mettere a rischio l’indipendenza della magistratura, una delle disposizioni fondamentali che la costituzione del 18 febbraio 2006 ha sancito nel suo articolo 220» .
Il comitato permanente della CENCO ha affermato che «il tentativo di far passare per forza queste tre proposte sulla riforma giudiziaria rischierebbe di gettare il paese nel caos».
Secondo il comitato del Vescovi, «è inaccettabile che le leggi siano fatte su misura delle ambizioni dei leader politici e dei rispettivi partiti politici. È altrettanto insopportabile che alcuni nostri compatrioti elaborino delle loro strategie per svuotare le istituzioni della loro indipendenza, fondata sulla costituzione, al fine di sottometterle ai loro diktat. Queste azioni non contribuiscono che alla distruzione della coesione nazionale e alla destabilizzazione delle istituzioni dello Stato».
Nella sua dichiarazione, la CENCO sostiene che la maggioranza non è sinonimo di verità o di ragione, né di garanzia di coesione sociale: «una maggioranza parlamentare, per quanto legale essa sia, perde la sua legittimità quando si trova disconnessa dagli interessi e dalla volontà del popolo».[23]

Il 30 giugno, nella sua omelia pronunciata in occasione della celebrazione eucaristica del 60° anniversario dell’indipendenza della RD Congo, il cardinale Fridolin Ambongo Besungu ha sollevato la questione relativa all’esame, da parte della Commissione PAJ dell’Assemblea Nazionale dei Deputati, dei tre progetti di legge sulla riforma del sistema giudiziario e ha denunciato «quei fallaci tentativi che, intrapresi dall’attuale maggioranza parlamentare, mettono in discussione le speranze della popolazione per un sistema giudiziario veramente indipendente e al servizio del paese e non degli individui». Egli ha invitato la popolazione a prepararsi per «bloccare questi tentativi che hanno l’unico obiettivo di proteggere gli interessi particolari di quelli che non vogliono una giustizia equa. Il futuro sarà difficile. Spetta al popolo mantenersi in stato di allerta. Al momento opportuno, il popolo dovrà essere pronto per opporsi  all’approvazione e promulgazione di queste leggi».[24]

e. Il Presidente della Repubblica

Il 29 giugno, in un discorso radiofonico trasmesso sulla televisione in occasione del 60° anniversario dell’indipendenza del Paese, il presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, ha elogiato l’azione della giustizia che sta gradualmente recuperando la sua indipendenza: «I progressi registrati sono stati raggiunti a costo di sacrifici enormi. Non possono essere annientati da manovre intraprese sottobanco da alcuni che vogliono fare passare delle leggi che esproprierebbero il Consiglio Superiore della Magistratura del potere giudiziario che detiene secondo la Costituzione».
Egli ha precisato che «la giustizia è per uno stato ciò che il sangue è per il corpo umano. Questo è il motivo per cui le riforme in questo settore devono essere dettate, non dalla preoccupazione di garantire la protezione di una persona o di un gruppo di persone, ma piuttosto dalla preoccupazione di assicurare una maggiore efficacia ed efficienza al funzionamento della giustizia».
Infine, il Presidente della Repubblica ha assicurato che «mai accetterà, per nessun motivo, delle riforme del sistema giudiziario che, per loro natura e contenuto, mettano in pericolo i principi fondamentali che regolano la giustizia, come previsto dalla costituzione».[25]

3. LA COMMISSIONE PAJ HA TRASMESSO LE CONCLUSIONI DELLA SUA ANALISI AL COMITATO DI PRESIDENZA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

Il 2 luglio, la Commissione Politica, Amministrativa e Giuridica (PAJ) dell’Assemblea nazionale ha terminato la sua analisi delle tre proposte di legge. Le conclusioni sono state trasmesse al Comitato di presidenza della Camera dei Deputati. Essendo ormai alla vigilia della fine dell’attuale sessione parlamentare, la discussione su questi testi è stata rinviata alla prossima sessione parlamentare di settembre.[26]

[1] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 20.06.’20; Radio Okapi, 22.06.’20
[2] Cf Patient Ligodi – RFI, 24.06.’20
[3] Cf Graces Muwawa – Actualité.cd, 23.06.’20
[4] Cf Radio Okapi, 23.06.’20; Actualité.cd, 23.06.’20
[5] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 24.06.’20
[6] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 25.06.’20
[7] Cf Alphonse Muderwa – 7sur7.cd, 25.06.’20
[8] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 25.06.’20
[9] Cf Ivan Kasongo – Actualité.cd, 22.06.’20
[10] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 20.06.’20
[11] Cf Actualité.cd, 21.06.’20
[12] Cf Actualité.cd, 23.06.’20
[13] Cf Actualité.cd, 23.06.’20
[14] Cf Patient Ligodi – RFI, 24.06.’20
[15] Cf Merveil Molo – 7sur7.cd, 25.06.’20
[16] Cf Marcelo Mfumu – 7sur7.cd, 25.06.’20
[17] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 26.06.’20
[18] Cf Radio Okapi, 22.06.’20
[19] Cf Orly-Darel Ngiambukulu – 7sur7.cd, 24.06.’20
[20] Cf RFI, 26.06.’20
[21] Cf Marie-France Cros – Lalibre.be/Afrique, 24.06.’20
[22] Cf Orly-Darel Ngiambukulu – 7sur7.cd, 25.06.’20
[23] Cf Radio Okapi, 27.06.’20
[24] Cf Actualité.cd, 30.06.’20
[25] Cf Radio Okapi, 30.06.’20
[26] Cf Actualité.cd, 02.07.’20