Congo Attualità n. 405

OPACITÀ, QUANTO CI COSTI

Cosa ci rivela il caso Kamerhe sulla gestione del “Programma di emergenza” di Félix Tshisekedi

Gruppo di Studio sul Congo (GEC)
Maggio 2020[1]

INDICE

1. INTRODUZIONE
2. UN “PROGRAMMA D’URGENZA” INDETTO SEZA ALCUNA PREPARAZIONE
3. CONTINUITÀ DELLO STATO: LA SFIDUCIA TRA EX E NUOVI ALLEATI
4. TROPPA OPACITÀ NELLA GESTIONE DELLE FINANZE PUBBLICHE
a. Progetto “acquisto di case prefabbricate”
b. Progetto “acquisto di medicinali”
c. Una constatazione
5. DI CHI È LA RESPONSABILITÀ?
6. CONCLUSIONE

1. INTRODUZIONE

L’8 aprile 2020, Vital Kamerhe, capo del gabinetto del presidente Félix Tshisekedi, è stato arrestato nel contesto di un’inchiesta giudiziaria relativa alla gestione del “programma di emergenza per i primi 100 giorni del Capo dello Stato”.
Vital Kamerhe è ufficialmente accusato di corruzione, appropriazione indebita di fondi pubblici e riciclaggio di denaro, per due appalti assegnati a Samih Jammal, imprenditore libanese anch’egli sul banco degli accusati.
Secondo molti congolesi, si tratta di un evento storico. È la prima volta che viene arrestato un direttore di gabinetto del Presidente della Repubblica in funzione. Finora, le rare azioni giudiziarie intraprese dallo stato congolese nella lotta contro la corruzione non sono mai riuscite a individuare le varie responsabilità e a porre fine alla piaga dell’impunità.
La presente nota mette in rilievo, tra altre cose, le cause di questi molteplici fallimenti.
Per Félix Tshisekedi, Vital Kamerhe è molto più di un direttore di gabinetto. Da novembre 2018, egli è il suo principale alleato, nell’ambito di una coalizione politica denominata Cap pour le Changement (Cach) [Verso il Cambiamento] che lo ha portato ai vertici del potere come nuovo Presidente della Repubblica.
Per il partito di Vital Kamerhe, l’Unione per la Nazione Congolese (UNC), il processo iniziato l’11 maggio presso il Tribunale di grande istanza di Gombe è una cabala politica ordita dall’attuale Capo dello Stato e dal suo predecessore contro un loro potenziale rivale nelle prossime elezioni del 2023.
Al di là delle passioni di parte, il caso Kamerhe solleva molti interrogativi sui metodi di governo adottati durante il primo anno di Félix Tshisekedi alla Presidenza della Repubblica. Ancora più importante, esso riflette quelle controverse pratiche che caratterizzano la gestione del paese sin dal tempo di Joseph Kabila e che risalgono all’era di Mobutu.
Sulla base di documenti ricevuti da fonti giudiziarie e governative e di interviste rilasciate da alti funzionari delle istituzioni congolesi, il Gruppo di Studio sul Congo (GEC) tenta di trarre alcuni insegnamenti dalle disfunzioni constatate nel “programma d’urgenza” di Félix Tshisekedi. Le procedure giudiziarie in corso e l’inchiesta voluta dalla Presidenza della Repubblica dovrebbero indurre le autorità congolesi e i loro partner a riflettere, seriamente e profondamente, sulle responsabilità delle istituzioni, in vista di una maggiore trasparenza nella gestione delle finanze pubbliche.
Queste iniziative giudiziarie e amministrative rimarrebbero incomplete, se non riuscissero a riformare il modo di governare e di gestire lo Stato, rafforzando il controllo parlamentare, rispettando le norme relative all’assegnazione degli appalti e all’ordine dei pagamenti e promuovendo i meccanismi anticorruzione previsti, l’applicazione rigorosa della legge finanziaria e la trasparenza nella redazione dei bilanci preventivi e finali dello Stato.

2. UN “PROGRAMMA D’URGENZA” INDETTO SENZA ALCUNA PREPARAZIONE

Quando, il 2 marzo 2019, il presidente Félix Tshisekedi annunciò i contenuti del suo “programma d’urgenza” per i suoi primi 100 giorni, non vi era ancora alcun parlamento in funzione, né alcun governo di coalizione in carica.
Proclamato ufficialmente Presidente della Repubblica in seguito a risultati elettorali contestati, egli è sospettato di aver negoziato il suo arrivo al potere con il suo predecessore Joseph Kabila ed è sottoposto a forti pressioni, nazionali e internazionali, affinché realizzi il cambiamento promesso.
In diverse province, la presidenza della Repubblica e i vari ministeri hanno identificato alcuni progetti che avessero un impatto visibile e immediato. Si tratta essenzialmente di progetti già esistenti al tempo dell’ex Presidente Joseph Kabila o, addirittura, all’epoca di Mobutu, alcuni dei quali erano stati sospesi, non solo a causa di imprevisti finanziari, ma anche a causa di presunti casi di malversazione dei fondi sbloccati. Alcuni progetti, come quello della costruzione di nove cavalcavia, ideato per decongestionare il traffico stradale di Kinshasa, è il più emblematico di questo “programma d’urgenza” voluto dal presidente Félix Tshisekedi.
Secondo i documenti pubblicati dopo il discorso del Capo dello Stato, il budget del “programma d’urgenza” è di 488 milioni di dollari, ovvero oltre l’8% del budget nazionale approvato per il 2019. Il 70% di questo importo è destinato alla costruzione o riabilitazione di infrastrutture stradali, alla costruzione di case popolari e a progetti nel settore sanitario. È ampiamente finanziato dal governo congolese attraverso il Ministero del Tesoro (206 milioni di $), il Fondo di Promozione dell’Industria (70 milioni di $) e il Fondo Nazionale per la manutenzione stradale (23 milioni di $).
Ma nel corso dei mesi, questo programma è continuato a crescere, al punto da sostituire la legge finanziaria del 2019, ciò che ha consentito al nuovo regime di funzionare indipendentemente, senza alcun riferimento al budget dello Stato e senza alcun controllo parlamentare.
In un suo rapporto pubblicato in gennaio 2020, l’Osservatorio per le Spese Pubbliche (Odep) osserva che gli impegni assunti nell’ambito di questo programma ammontano a circa due miliardi di dollari. Senza una valutazione completa di questo programma, è difficile dire quanto sia stato erogato dalle casse dello Stato.
Nell’ultimo trimestre del 2019, la RDC si trova ormai nell’impossibilità di effettuare i pagamenti. Félix Tshisekedi cerca di negoziare un’assistenza internazionale. Nonostante tutti gli errori rilevati, i partner del Congo sono pronti a soccorrere il nuovo regime, chiedendo in cambio un netto miglioramento della gestione delle finanze pubbliche. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha autorizzato due prestiti (dicembre 2019 e marzo 2020) sotto forma di una “facilitazione di credito rapido (FCR)” per un totale di 731,67 milioni di $. Questi prestiti sono sottoposti ad alcune  condizioni: “attuare le riforme necessarie per aumentare le entrate, combattere la corruzione e migliorare la governance”. Queste riforme dovrebbero permettere alla RDC di restituire al FMI i prestiti ottenuti e di accedere a nuovi meccanismi di finanziamento della Banca Mondiale (BM), tra cui 1,5 miliardi di $, sotto forma di “assistenza diretta al bilancio nazionale” per un periodo di tre anni.
Già dalle prime settimane, la società civile aveva criticato la scarsa preparazione e la mancanza di trasparenza del “Programma d’urgenza” dell’amministrazione Tshisekedi. L’impegno delle spese inerenti ai diversi progetti è stato preso ancor prima dell’istituzione di un comitato di monitoraggio che potesse garantire l’attuazione degli stessi progetti. Un comitato di monitoraggio sarà installato ufficialmente solo nel mese di giugno 2019, mediante una decisione del gabinetto del Presidente della Repubblica. In gennaio 2020, in occasione del primo anniversario di Félix Tshisekedi alla Presidenza della Repubblica, l’Odep ha pubblicato un rapporto in cui rileva un uso eccessivo delle procedure “consensuali” nella conclusione di contratti, in violazione delle normative vigenti che prevedono l’indizione di gare di appalto. Secondo l’Odep, l’84,61% degli appalti aggiudicati nell’ambito del “programma dei primi 100 giorni” sono stati eseguiti senza alcun bando di gara e sono stati finanziati, per la maggior parte, al di fuori delle previsioni della legge finanziaria. La Banca Centrale del Congo (BCC) ha continuato a effettuare dei versamenti anticipati allo stato, nonostante l’aumento del suo deficit. Il Parlamento non ha realizzato alcuna audizione di controllo sull’attuazione, da parte del Governo, della legge finanziaria 2019, ciò che avrebbe permesso di integrare il budget del “programma d’urgenza” in quello già esistente dello stato.
Nonostante i molteplici avvertimenti della società civile e della comunità internazionale, ci è voluto quasi un anno per indire un’inchiesta ufficiale. È ciò che il presidente Félix Tshisekedi ha annunciato il 7 febbraio 2020, dopo molte settimane di proteste della popolazione di Kinshasa, in seguito agli ingorghi stradali causati nell’esecuzione del progetto dei cavalcavia, il cui budget sarebbe quasi raddoppiato in un anno, senza veri progressi concreti.
Nelle settimane successive, si sono aperte diverse inchieste giudiziarie, sotto l’impulso del Consiglio dei ministri, in gran parte dominato dalla coalizione pro-Kabila. Il 13 aprile, l’ex coordinatore del comitato di monitoraggio del “programma d’urgenza”, Nicolas Kazadi, conferma che è stato avviato un audit generale. Secondo lui, la gestione del “programma dei primi 100 giorni” rivela tutti «i punti deboli della catena di pianificazione nel paese».

Sintesi del budget iniziale del “Programma d’urgenza” dei primi 100 giorni
Settore                                    In milioni di $                    Percentuale %                          Inchieste
Strade                                           240,4                                              49                                         Sì
Trasporti                                        65,6                                               13
Case popolari                              57,6                                               12                                         Sì
Sanità                                               46,16                                               9                                         Sì
Energia                                            39,7                                                  8                                         Sì
Educazione                                    36                                                     7
Impiego                                               1,8                                                 0
Agricoltura – Pesca                       0,77                                              0
Totale                                             488,03                                         100
Fonte : Programma d’urgenza per i primi 100 giorni del Capo dello Stato – 27 febbraio 2019

3. CONTINUITÀ DELLO STATO: LA SFIDUCIA TRA EX E NUOVI ALLEATI

Come spiegare i tanti punti oscuri constatati nella gestione del “programma d’urgenza”?
Come le operazioni militari pianificate nell’est della RDCongo con la collaborazione di alcuni paesi limitrofi, il “programma d’urgenza” sembra essere stato voluto dal nuovo gruppo dirigente, per volere ad ogni costo dimostrare di essere capace di risolvere, molto rapidamente, quei problemi che il regime di Kabila, con i suoi successivi governi, non è mai riuscito a risolvere.
Tuttavia, la fretta con cui la nuova classe dirigente ha agito ha favorito un sistema di opacità e di confusione nella gestione degli affari pubblici.
L’attuazione del “programma d’urgenza” è stata caratterizzata da un certo clima di sfiducia all’interno delle Istituzioni dello Stato e, contemporaneamente, dalla costituzione di nuove alleanze politiche, sullo sfondo di negoziati tra il nuovo Capo dello Stato e quello precedente. Il governo uscente, che poteva gestire solo gli affari correnti, era composto anche da ministri usciti dal partito (l’UDPS) del presidente Félix Tshisekedi e da quello (l’UNC) di Vital Kamerhe, in occasione dei vari dialoghi politici che si sono svolti nel 2016, alla vigilia della fine del secondo mandato presidenziale di Joseph Kabila. La grande coalizione denominata Fronte Comune per il Congo (FCC), formata attorno al precedente Presidente della Repubblica alla vigilia delle elezioni del 2018, continuava a dominare le principali istituzioni del Paese.
Quando, un mese dopo il suo insediamento, Félix Tshisekedi annuncia l’avvio dei cantieri previsti nell’ambito del  programma dei suoi primi 100 giorni, Primo Ministro è ancora Bruno Tshibala, un ex membro dell’UDPS. Come altri ex membri dell’UDPS e dell’UNC ancora attivi nel governo uscente, egli è considerato come un “traditore” dai membri della coalizione Cach (UDPS / UNC), appena arrivati al potere. Bruno Tshibala è un ex vice segretario generale dell’UDPS e capo di una frangia dissidente del partito. La sua gestione è stata ampiamente criticata dall’opposizione, anche da Félix Tshisekedi. All’interno del suo governo, ci sono anche altre personalità che avevano precedentemente collaborato con l’attuale Capo dello Stato. Tra esse, si può citare Oly Ilunga, Ministro della Sanità. Per quanto riguarda gli ex membri dell’UNC facenti parte del governo di Tshibala, si può ricordare Justin Bitakwira, ministro dello sviluppo rurale, ma ex presidente del gruppo parlamentare del partito (l’UNC) di Vital Kamerhe. Pierre Kangudia, membro dell’UNC e ministro del bilancio, aveva preferito, nel mese di novembre 2017, rimanere nel governo di Joseph Kabila, piuttosto che dimettersi, come gli aveva chiesto Vital Kamerhe. Uno dei casi più emblematici del rifiuto del presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, di lavorare con i suoi ex alleati è senza dubbio quello del ministro della sanità Oly Ilunga che, nel mezzo della crisi della pandemia di Ebola, non è riuscito a incontrare il Capo dello Stato.
Per redigere e attuare il suo “programma d’urgenza”, il Presidente della Repubblica si è quindi appoggiato su gruppi paralleli all’interno delle istituzioni pubbliche, il che gli ha consentito di evitare una collaborazione con i suoi ex alleati e di creare attorno a sé una nuova equipe di collaboratori. Questi gruppi sono costituiti da individui già presenti all’interno di ministeri e servizi pubblici, come l’Ufficio delle Condutture di Drenaggio (OVD), il Fondo Nazionale di Mantenimento delle Strade (Foner) e il Fondo di Promozione dell’Industria (FPI).
Un comitato ad hoc composto dai consiglieri del Presidente, da alcuni rappresentanti della pubblica amministrazione contattati direttamente dalla Presidenza e da altri rappresentanti di alcune istituzioni finanziarie sarà incaricato della conduzione di questo programma.
Le conseguenze che ne derivano sono varie. Almeno tre ministri del governo Tshibala dichiarano di essere stati informati dei progetti scelti dalla presidenza solo in seguito, dai loro segretari generali o quando la presidenza aveva bisogno di regolarizzare i progetti iscritti nei loro settori.
Durante il periodo intermedio e fino all’installazione di un nuovo governo di coalizione, il presidente istituisce anche un gabinetto della Presidenza che appare sempre più come un governo parallelo. Composto da 110 consiglieri distribuiti in 16 collegi, questo gabinetto è costantemente aumentato, con la creazione di altre cellule specializzate collegate alla presidenza.
Inoltre, ben presto sono apparse delle rivalità tra i due clan che formano il gabinetto presidenziale: da un lato, quello di Vital Kamerhe e, dall’altro, quello di Félix Tshisekedi.
La moltiplicazione dei poli di potere ha portato a un doppio problema: un’opacità nella gestione delle finanze pubbliche e una diluizione delle responsabilità legali dei vari attori implicati nella gestione della spesa pubblica. Chi della presidenza della Repubblica, dei ministri settoriali o dei ministri delle finanze o del bilancio è responsabile della gestione del “programma d’urgenza”?
Alla fine del 2019, la Presidenza della Repubblica aveva speso 176,59 milioni di $, cioè il 118,5% degli stanziamenti concessi dal Parlamento.
Oggi, sono vari i tipi di violazioni o di irregolarità che possono essere osservate nei dossier aperti dalla giustizia congolese: assenza di contratti, preventivi e profili tecnici redatti in forma corretta, fatture approssimative e ordini di acquisto incompleti … Decine di milioni di dollari sono stati erogati dal tesoro pubblico senza alcuna base legale. La formalizzazione delle procedure di appalto è stata talvolta eseguita retroattivamente, durante la fase di esecuzione del progetto. I permessi della Direzione Generale per il Controllo degli Appalti Pubblici (DGCMP) sono stati chiesti in ritardo e spesso ignorati.
Due dossier in cui appaiono le prime accuse contro Vital Kamerhe, capo del gabinetto della Presidenza, illustrano questa situazione.

4. TROPPA OPACITÀ NELLA GESTIONE DELLE FINANZE PUBBLICHE

a. Progetto “acquisto di case prefabbricate”

L’imprenditore libanese, Samih Jammal, ha ottenuto più di quanto previsto nel suo contratto iniziale per la fornitura di 900 case prefabbricate, un progetto avviato nel 2018. Sotto Félix Tshisekedi e mediante un accordo privato, per le sue due società Samibo Congo SARL e Husmal SARL, egli ha ottenuto un appalto di 115 milioni di $ per un progetto di case prefabbricate. Due fonti prossime alle parti interessate hanno dichiarato di essere state presentate alla Presidenza della Repubblica da un membro della famiglia del direttore del gabinetto, senza che i ministri settoriali ne siano stati informati.

Cronologia del progetto “case prefabbricate”

Aprile 2018
Contratto firmato tra il ministro dello Sviluppo rurale, Justin Bitakwira e l’amministratore generale di Samibo Congo Sarl, Samih Jammal, per la costruzione di 900 case, nell’ambito di un progetto a favore di giovani residenti in zone rurali di nove province. Importo stimato: 26.750.000 $
2 marzo 2019
Nel programma dei primi 100 giorni presentato da Félix Tshisekedi viene incluso un progetto di costruzione di case popolari. Sono interessate cinque province. Importo stimato: 57.500.000 $
18 marzo 2019-21 maggio 2019
Erogazione, in nove rate, di un importo totale di 57.500.000 $
Aprile 2019
Modifica al contratto firmato tra il Ministero dello sviluppo rurale e Samibo Congo Sarl.
Il documento menziona 1.500 case prefabbricate distribuite su cinque province (Kinshasa, Congo Centrale, Kasai Centrae, Kasai Orientale, Sud Kivu). Importo annunciato: 57.600.000 $
19 aprile 2019
Fattura pro forma per un ordine di 3.000 case rimesso alla società Husmal, creata da Samih Jammal nell’aprile dello stesso anno.
Importo stimato: 57.500.000 $.
23 aprile 2019
Registrazione, da parte di Samih Jammal, di Husmal Sarl presso lo sportello unico della RDC.
20 giugno 2019
Il direttore del gabinetto del presidente Tshisekedi, Vital Kamerhe, richiede un parere di non contestazione per un contratto di costruzione di 3.000 case concluso con la società Husmal Sarl. Nessun contratto sarà allegato a tale richiesta.
18 giugno 2019
La Direzione Generale per il Controllo sugli Appalti Pubblici respinge la richiesta di approvazione della modifica del contratto firmata in aprile 2019 con Samibo Congo Sarl.
12 luglio 2019
Il movimento cittadino Lucha denuncia il rischio di malversazione di denaro pubblico inerente all’assegnazione, in forma privata, di un appalto consensuale a una società di nuova creazione.
25 febbraio 2020
Arresto di Samih Jammal, direttore generale di Samibo Congo Sarl e di Husmal Sarl.
18 marzo 2020
Arresto del Direttore generale di Rawbank, Thierry Taeymans.
9 aprile 2020
Arresto di Vital Kamerhe, direttore in funzione del gabinetto del Capo dello Stato.
11 maggio 2020
Apertura del processo contro Vital Kamerhe e Samih Jammal.

Per il progetto di costruzione di 4.500 case prefabbricate affidato a Samibo, tra marzo e agosto 2019, il governo congolese ha erogato quasi 60 milioni di $, senza alcun contratto debitamente firmato e senza l’approvazione della DGCMP. Inizialmente, il contratto firmato in aprile 2018 con Samibo riguardava la costruzione di 900 case popolari in zone rurali, per villaggi giovanili situati in nove province del paese, per un totale di 27 milioni di $. La modifica (addendum) firmata un anno dopo con Félix Tshisekedi, prevede la costruzione di 1.500 case, in cinque province e con un prezzo raddoppiato, per un totale di 57,5 ​​milioni di $. Tuttavia, secondo la legge del 2010 sugli appalti pubblici, un progetto di modifica non deve superare il 15% del costo del contratto iniziale e, prima di essere firmato, deve essere approvato dalla DGCMP. Ma a partire dal 18 marzo 2019, tramite uno dei conti del Tesoro dello Stato, la Banca Centrale del Congo ha iniziato ad erogare del denaro alla Rawbank. Tutti gli esborsi sono effettuati addirittura prima che la DGCMP, implicata in ritardo nell’operazione,  possa rifiutare, il 18 giugno 2019, la richiesta di un parere di non obiezione alla modifica del contratto. Secondo la DGCMP, la modifica apportata al contratto firmato nel mese di aprile 2019 viola la legge sugli appalti pubblici, perché modificherebbe sostanzialmente il contratto precedente.
Samibo Congo SARL ha usufruito anche di esenzioni fiscali. Inoltre, il costo del trasporto dai porti di consegna, alcuni dei quali situati al di fuori delle frontiere del paese, è a carico del governo congolese. Finora, sono state consegnate e installate meno di 400 case prefabbricate, anche se Vital Kamerhe assicura che, «su un totale di 1.500 case prefabbricate ordinate, 1.200 (l’80% del totale) sono già state consegnate dalla società Samibo e le altre 300, già fabbricate, sono in attesa di essere caricate e spedite al porto di Matadi».
Tuttavia, tutto ciò non ha impedito che Samih Jammal ottenga un secondo contratto diretto-privato per la costruzione di altre 3.000 case prefabbricate destinate alla polizia e all’esercito, per un valore di 57,5 ​​milioni di $. Ancora una volta, non c’è stato alcun contratto ufficiale tra il governo congolese e l’imprenditore libanese Samih Jammal. La sua società Husmal SARL, beneficiaria di questo secondo accordo privato, è stata creata il 23 aprile 2019, tre settimane prima dell’emissione di una fattura di 57,5 ​​milioni di $. Infine, in agosto, il governo congolese ha sbloccato oltre 2 milioni di dollari come acconto.
Tutte queste operazioni non avrebbero potuto essere effettuate ufficialmente, se non passando attraverso i due ministeri del bilancio e delle finanze e la Banca Centrale del Congo. Più della metà di questa somma viene prelevata, in contanti e mediante diversi prelievi, senza che Rawbank se ne preoccupi. Il suo amministratore delegato, Thierry Taeymans, viene brevemente arrestato e poi rilasciato su cauzione. Secondo il tribunale di Matete, Vital Kamerhe e Jammal Samih si sono intascati più di 50 milioni di $.
La gestione degli appalti aggiudicati a Samibo Congo SARL e a Husmal SARL non sono che un esempio della disfunzione che caratterizza il sistema di pagamento della spesa pubblica in generale e, in particolare, nell’ambito del “programma d’urgenza” del Capo dello Stato.

b. Progetto “acquisto di medicinali”

Prima del 24 marzo 2019, una società sconosciuta alle società farmaceutiche nella RD Congo, Trade Plus, ha ricevuto un pagamento di 3,48 milioni di dollari, per un ordine di oltre 5.054.000 dollari, emesso senza alcun contratto e senza alcun preventivo da parte del ministero della Salute. Questa somma doveva essere utilizzata per acquistare dei medicinali destinati a rifornire le ventisei province.
Il 19 aprile 2019, il direttore del Gabinetto della Presidenza, Vital Kamerhe, informa Oly Ilunga, allora ministro della Salute, di questa imminente consegna.
Il 29 aprile 2019, il Ministero della Salute istituisce la Commissione per la ricezione di questi farmaci.
Il 2 e il 12 maggio 2019, in due suoi rapporti, questa commissione del Ministero della Salute rileva che i farmaci consegnati non avevano alcuna autorizzazione di immissione in commercio, né un documento che provasse la loro origine e raccomanda, quindi, il sequestro dei farmaci in questione, “per un’inchiesta approfondita da parte dell’Ispettorato Generale della Sanità”.
L’8 giugno 2019, il Ministro della Salute, Oly Ilunga, informa il capo del gabinetto della Presidenza dell’impossibilità di procedere all’accettazione tecnica dei farmaci. Secondo il Ministero della Salute, quasi la metà di questi farmaci è scaduta o prossima alla data di scadenza.
Il 22 luglio 2019 il Ministro della salute Oly Ilunga presenta le sue dimissioni.
Il 18 dicembre 2019, il nuovo Ministro della Salute, Eteni Longondo, chiede a Trade Plus la sostituzione dei farmaci scaduti e continua i negoziati con un subappaltatore, Planet Pharma, che gestisce un deposito di farmaci a Lubumbashi e che, il 21 dicembre 2019, accetta di sostituire i farmaci scaduti.
Il 29 marzo 2020, Trade Plus esige il pagamento di 1,87 milioni di dollari per saldare il conto.

c. Una constatazione

Secondo diversi funzionari implicati nell’attuazione del “programma d’urgenza”, questi stessi problemi di gestione sono riscontrabili anche negli altri dossier che sono oggetto di indagine:costruzione dei cavalcavia di Kinshasa, costruzione e riparazione delle strade nelle province del Nord e del Sud Kivu. I ministeri interessati sarebbero intervenuti solo per formalizzare gli accordi già previamente conclusi dalla presidenza della Repubblica. I servizi statali autorizzati subappaltano i vari progetti ad alcuni operatori che, a loro volta, delegano determinati lavori ad altre società. Questa sovrapposizione di strutture non fa che aumentare l’opacità e lo spreco di fondi pubblici.

5. DI CHI È LA RESPONSABILITÀ?

La procedura seguita dal gabinetto della Presidenza nell’elaborazione e attuazione del “programma d’urgenza” pone il grande problema delle responsabilità. Chi deve essere ritenuto politicamente responsabile del fallimento di questo “programma d’urgenza” avviato dal Presidente Félix Tshisekedi? E chi dovrebbe rispondere davanti alla giustizia? Queste due domande diverse tra loro richiedono risposte adeguate e precise, anche se l’opinione pubblica sembra aver già trovato e designato il colpevole: Vital Kamerhe. Le debolezze sistemiche ereditate da Félix Tshisekedi e dal capo del suo gabinetto non possono essere interamente attribuite solo a loro due. I molti punti oscuri ultimamente emersi hanno caratterizzato anche i regimi precedenti. In un rapporto del 2015 sulla gestione della spesa pubblica, la Banca mondiale (BM) si era già lamentata dell’esistenza di “reti parallele e strutture pubbliche che operano al di fuori delle previsioni della legge finanziaria”: «Gli interessi politici portano a situazioni in cui l’assegnazione dei crediti elude le norme relative all’attuazione della legge finanziaria». Funzionari del FMI e della BM confermano che queste pratiche continuano ancora oggi con il nuovo governo, nonostante le promesse del nuovo Capo dello Stato di combattere contro la corruzione e lo sperpero delle risorse dello Stato.
Il difficile contesto politico dei primi mesi spiega, in parte, il ricorso a delle strutture parallele per attuare il “programma d’urgenza”. Ma questo tipo di gestione è diventato un grande ostacolo per la costruzione o la riparazione delle infrastrutture di base. È così che Félix Tshisekedi e il suo alleato Vital Kamerhe non sono riusciti a soddisfare la loro prima grande scommessa, quella di costruire e riabilitare urgentemente alcune infrastrutture di base di cui il paese aveva assolutamente bisogno.
Il fallimento è dovuto a diversi fattori: mancanza di pianificazione, opacità nella gestione della spesa pubblica, clima politico di sfiducia e, soprattutto, corruzione e appropriazione indebita di fondi assegnati a queste opere. È quest’ultimo elemento che giustifica l’interrogativo sulle diverse responsabilità degli uni e degli altri dinanzi alla giustizia. Il capo de gabinetto del Capo dello Stato sarebbe l’unico a dover rendere conto di questa situazione?
Nella sua difesa per i due casi trattati presso il Tribunale di grande istanza di La Gombe, Vital Kamerhe rimanda la responsabilità primaria ai ministri settoriali: secondo le sue dichiarazioni, egli non avrebbe firmato né il contratto con Samibo, né con quello di Trade Plus e avrebbe agito solo seguendo il principio di continuità dello Stato. Ciò che è contestato dai diversi ministri, affermando che non erano stati implicati nella procedura di selezione e che avevano agito solo per formalizzare le decisioni prese a livello superiore. Questa giustificazione potrebbe rivelarsi insufficiente per scagionare la propria responsabilità.
L’Odep insiste sulla responsabilità dei ministri delle Finanze e del Budget, che sono “due dei principali responsabili del sistema di pagamento della spesa pubblica”.
Il Parlamento, attraverso un efficace controllo sull’azione dell’esecutivo, avrebbe forse potuto prevenire gli abusi criticati oggi. Nel suo discorso di ringraziamento ai suoi colleghi deputati dopo la sua elezione alla presidenza della Camera dei Deputati, Jeanine Mabunda aveva posto il controllo parlamentare tra le sue quattro priorità e aveva promesso di porre “un’enfasi speciale sul buon governo economico e politico”. Tuttavia, sembra che non sia stata presa alcuna seria iniziativa in tal senso. In una lettera del 2 maggio 2020, un deputato dell’opposizione, Jean-Baptiste Muhindo Kasekwa, ha accusato la Presidente dell’Assemblea Nazionale di ignorare deliberatamente le interrogazioni orali presentate da alcuni deputati e di “impedire, di fatto, quel controllo parlamentare auspicato da tutta l’opinione nazionale”.
Infine, ci si può interrogare anche sulla responsabilità del Capo dello Stato per quanto riguarda la gestione del suo “programma d’urgenza”. Quando salì alla Presidenza della Repubblica, Félix Tshisekedi e il suo campo politico non sembravano contare molto, in termini di rapporti di forza, di fronte alla coalizione del suo predecessore Joseph Kabila che, ancora attualmente, domina in tutte le altre istituzioni. Il giorno dopo l’investitura, in un comunicato stampa del 25 gennaio 2019, il suo capo di gabinetto, Vital Kamerhe, sottometteva “tutti gli impegni e i pagamenti della spesa pubblica” a una previa autorizzazione da parte del Presidente della Repubblica, fino all’entrata in funzione del nuovo governo, nel mese di settembre 2019. E nonostante gli equilibri politici, nessun contro-potere sembra aver svolto un suo vero ruolo.

6. CONCLUSIONE

Le accuse contro Vital Kamerhe riguardano due progetti per la costruzione di 4.500 case prefabbricate, di cui almeno 3.300 destinate a membri dell’esercito e della polizia. Tuttavia, questo caso, che da alcune settimane ha attirato l’attenzione del popolo congolese, rappresenta solo una parte dei progetti del “programma d’urgenza dei primi 100 giorni del Capo dello Stato”, attualmente sottomessi ad inchieste da parte della giustizia. Complessivamente, queste inchieste riguardano dei progetti che coprono oltre il 70% del budget iniziale del programma e che stentano a essere portati a termine, in parte a causa di vari atti di appropriazione indebita dei fondi ad essi destinati.
Le attuali procedure giudiziarie in corso rivelano dei difetti nella gestione delle finanze pubbliche, tra cui la tendenza, da parte del nuovo regime, di fare affidamento su istituzioni parallele, per condurre gli affari dello Stato. Questa situazione porta inevitabilmente a una diluizione delle responsabilità. Queste pratiche non sono nuove. Hanno caratterizzato la gestione dello Stato  congolese per decenni e sono state spesso deplorate sia da delle organizzazioni congolesi che dai partner finanziari internazionali della RD Congo.
Nel discorso di presentazione del suo “programma d’urgenza”, il presidente Tshisekedi aveva annunciato la sua volontà di riformare lo Stato, al fine di combattere efficacemente la corruzione e promuovere il buon governo, sottolineando l’importanza dell’integrità e dell’onestà dei ministri.
Le carenze nell’esecuzione del “programma d’urgenza” ricordano l’importanza non solo di garantire la promozione del buon governo, ma anche di promuovere il cambiamento del sistema della conduzione stessa degli affari pubblici. Per consentire alle autorità di mantenere le promesse di un vero cambiamento, è indispensabile incoraggiare un controllo parlamentare regolare e attento, una chiara demarcazione tra i diversi poteri delle varie istituzioni e, soprattutto, il rispetto delle regole sugli appalti pubblici e sui meccanismi di pagamento delle spesa pubblica.

[1] Cf http://congoresearchgroup.org/note-danalyse-affaire-kamerhe-opacite-quand-tu-nous-tiens/?lang=fr