INDICE:
1. OPERAZIONI MILITARI CONTRO GRUPPI ARMATI D’ORIGINE RWANDESE
a. Contro le FDLR nel Nord Kivu
b. Contro il CNRD nel Sud Kivu
2. LA SITUAZIONE A BENI (NORD KIVU)
a. Nuovi massacri
b. Il cardinal Fridolin Ambongo a Beni e a Butembo
3. GRUPPI ARMATI LOCALI: VERSO DEI NEGOZIATI CON KINSHASA?
4. GLI SFOLLATI DEI TERRITORI DI UVIRA, FIZI E MWENGA (SUD KIVU) NEL 2019
1. OPERAZIONI MILITARI CONTRO GRUPPI ARMATI D’ORIGINE RWANDESE
a. Contro le FDLR nel Nord Kivu
Il 18 settembre, il portavoce delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC), il generale Richard Kasonga, ha annunciato che il comandante delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR), Sylvestre Mudacumura, è stato ucciso dalle FARDC in una località del raggruppamento di Bwito, in territorio di Rutshuru (Nord Kivu).
Vice comandante della guardia presidenziale del presidente ruandese Juvénal Habyarimana, dopo l’assassinio di quest’ultimo, nel 1994 Sylvestre Mudacumura fuggì nell’Est della RD Congo, dove ha combattuto a fianco dell’esercito congolese sotto il regime Kabila. Si dice che abbia fatto uccidere molti ufficiali FDLR che avrebbero voluto tornare in Ruanda. Egli era inoltre accusato di traffico d’armi e, da novembre 2005, era oggetto di sanzioni da parte delle Nazioni Unite, in conformità con la risoluzione 1493 del 2003 relativa all’embargo sulle armi, Infine, nel 2012, la Corte Penale Internazionale (CPI) aveva emesso contro di lui un mandato di arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nel Kivu.[1]
Il 10 novembre, il portavoce della 34a regione militare, il maggiore Guillaume Njike, ha annunciato che le FARDC avevano ucciso un responsabile dei ribelli ruandesi delle FDLR, nella località di Makoka, in territorio di Rutshuru (Nord Kivu). Si tratta di Juvenal Nsabimana, noto come Generale Jean Michel Africa. Egli sarebbe stato ucciso con 4 membri della sua guardia del corpo. Ex ufficiale del presidente ruandese assassinato, Juvenal Habyarimana, ex FDLR-FOCA, egli aveva preso il comando di un ramo dissidente delle FDLR, il Rud-Urunana, un gruppo armato collegato, secondo Kigali, all’oppositrice Victoire Ingabire e sostenuto dall’Uganda, in implicita guerra contro il Ruanda.[2]
Il 14 dicembre, in un comunicato stampa, il maggiore Guillaume Ndjike-Kaiko, portavoce del settore operativo Sukola 2, ha indicato che un leader della milizia Nyatura, un gruppo armato congolese affine alle FDLR, è stato ucciso dall’esercito congolese in territorio di Masisi (Nord Kivu). Si tratta di Turukumwe Ndinda, presentato come un vice comandante del gruppo FDD di Nyatura. Egli sarebbe stato ucciso durante un’operazione di pattugliamento delle FARDC nei villaggi di Katobotobo, Kazinga, Ndete e Kinigi, situati nei raggruppamenti di Nyamaboko 1 e Kibabi.[3]
b. Contro il CNRD nel Sud Kivu
Il 26 novembre, per ordine della gerarchia militare, il settore operativo Sukola 2 del Sud Kivu ha iniziato un’offensiva militare contro due gruppi armati stranieri di origine ruandese: le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) e il Congresso Nazionale per la Rinascita Democratica (CNRD), un gruppo dissidente delle FDLR.
Il portavoce militare dell’operazione Sukola 2 nel Sud Kivu, il capitano Dieudonné Kasereka, ha dichiarato che, «nel solo giorno del 26 novembre, nel territorio di Kalehe (Sud Kivu), le FARDC hanno recuperato le località di Kitindiro, Rutare1 e 2, Bibatama e Nganjo, precedentemente sotto controllo del CNRD». Secondo il portavoce delle operazioni militari Sokola 2 nel sud Kivu, i miliziani del CNRD hanno deciso di ritirarsi nel Parco Nazionale del Kahuzi Biega (PNKB).
Nello stesso giorno, in un’altra zona del territorio di Kalehe, avendo ricevuto la notizia di un arrivo imminente delle FARDC, i miliziani Mai-Mai Nyatura, un gruppo armato congolese affine alle FDLR, hanno abbandonato vari villaggi da essi finora occupati, tra cui Shanje e Kavumo nel raggruppamento di Buzi e Tchambombo nel raggruppamento di Ziralo.[4]
Il 4 dicembre, il portavoce dell’esercito congolese, Léon Richard Kasonga, ha annunciato che nel Parco Nazionale Kahuzi Biega, in territorio di Kalehe (Sud Kivu), oltre 300 combattenti del CNRD si sono arresi alle forze armate congolesi che, tra l’altro, hanno ricuperato anche 25 Kalashnikov, un lanciarazzi multiplo da 7 mm, un’arma belga di tipo Mag e un cannone 60 mm. Nello stesso giorno, nel PNKB, gli abitanti di Kalonge, in territorio di Kalehe, hanno catturato 36 presunti combattenti FDLR-CNRD in fuga dagli scontri con le FARDC sulle colline di Karera e dintorni.[5]
Il 4 dicembre, a Lumbishi (Sud Kivu), oltre 100 miliziani Mai-Mai Nyatura guidati da Ndanyereye, loro vice comandante responsabile per le operazioni militari, si sono arresi alle FARDC e si sono consegnati al vice comandante del 3312 reggimento basato a Numbi, il colonnello Roger Ganishuri.[6]
Il 7 dicembre, fonti militari hanno annunciato che almeno 1.000 combattenti FDLR/CNRD e loro familiari erano già nelle mani delle FARDC. Fino al 6 dicembre, circa 600 FDLR/CNRD e loro familiari erano già stati trasferiti nel campo militare di Nyamunyunyi, situato nei pressi dell’aeroporto di Kavumu, in territorio di Kabare. Più di 400 altri erano ancora a Bitale nel territorio di Kalehe, nei pressi del PNKB. Le condizioni di vita di queste persone hanno iniziato a deteriorarsi, per mancanza di cibo, acqua e assistenza sanitaria. La Commissione Nazionale per i Rifugiati ha fatto sapere di essere già stata contattata da alcuni di loro per chiedere il loro rimpatrio volontario in Ruanda.[7]
L’8 dicembre, il portavoce dell’operazione Sokola 2 nel sud di Kivu, il capitano Dieudonné Kasereka, ha confermato l’arrivo di un primo gruppo di miliziani CNRD / FDLR nel campo di transito di Nyamunyunyi, situato nel territorio di Kabare, a meno di 30 chilometri dalla città di Bukavu. Questo gruppo è composto da 183 combattenti e 684 familiari.[8]
L’8 dicembre, la società civile di Kalehe ha annunciato che la popolazione di Kalonge, località del territorio di Kalehe, ha catturato e consegnato all’esercito congolese almeno 140 combattenti del CNRD, un gruppo armato dissidente delle FDLR. Essa ha dichiarato che altri 34 miliziani del CNRD catturati a Katasomwa, una località del distretto di Buhavu, erano giunti a Lemera. Il generale Léon Richard Kasonga, portavoce dell’esercito congolese, ha affermato che tutto ciò porta a 1.200 il numero dei miliziani e familiari del CNRD che si sono arresi alle forze armate. Altre fonti hanno aggiunto che l’esercito è riuscito a cacciare i combattenti del CNRD dal loro quartier generale di Katasomwa e che, in fuga, alcuni di loro di sono diretti verso il Parco Nazionale di Kahuzi Biega (PNKB), mentre altri hanno preso la direzione di Shabunda.[9]
Il 15 dicembre, in un comunicato stampa, il comandante della 33ª regione militare, il generale Charles Akili Muhindo Mundos, ha dichiarato che, durante le operazioni militari in corso sugli altopiani di Kalehe, sono stati catturati 1.831 combattenti e familiari del CNRD / FDLR e 120 miliziani di altri gruppi armati locali. Tutte le loro postazioni sarebbero state distrutte e diverse armi e munizioni recuperate. I catturati sono stati raggruppati a Nyamunyunyi, Bitale, Cifunzi e Numbi. Il generale Mundos ha sottolineato che si tratta di cifre provvisorie perché le operazioni militari sono ancora in corso e ha precisato che i familiari (donne e bambini) dei miliziani sono stati messi a disposizione delle autorità provinciali, per le formalità del loro rimpatrio in Ruanda.[10]
Il 16 dicembre, in prima mattinata, duecentonovantuno combattenti CNRD / FDLR sono stati rimpatriati per la frontiera di Ruzizi 1, nei pressi della città di Bukavu (Sud Kivu). Fino alla frontiera, essi erano scortati dai servizi della 33ª regione militare del Sud Kivu e, dall’altra parte della frontiera, sono stati presi in consegna da un’unità militare dell’esercito ruandese.[11]
Il 18 dicembre, più di 400 miliziani del CNRD si sono arresi alle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) e altri sono stati catturati tra il villaggio di Nindja, in territorio di Kabare e il villaggio di Kanyola, in territorio di Walungu.[12]
Il 20 dicembre, il capo del distretto di Basile, Mwami Kalenga Riziki, ha affermato che oltre 500 miliziani e familiari del CNRD sono entrati nel territorio di Mwenga e, più precisamente, nei villaggi di Kamikili e di Kashombo, del raggruppamento di Banamocha. Mwami Kalenga ha invitato la popolazione a denunciare qualsiasi movimento sospetto e qualsiasi portatore d’armi non in uniforme FARDC. Il Capitano Dieudonné Kasereka, portavoce dell’esercito congolese nel Sud Kivu, ha confermato questa informazione e ha affermato che ben presto le offensive contro il CNRD inizieranno anche a Mwenga.[13]
Il 21 dicembre, 1.542 persone (71 combattenti del CNRD e loro familiari) raggruppate nel campo militare di Nyamunyunyi, in territorio di Kabare, sono state rimpatriate in Ruanda per la frontiera di Ruzizi 1 che separa la città di Bukavu dal Ruanda.[14]
Il 23 dicembre, il portavoce delle FARDC, il generale Léon Richard Kasonga, ha dichiarato che l’esercito congolese ha arrestato due alti dirigenti del CNRD: Uiyamu Mutabazi e François Muvuni, rispettivamente segretario generale e responsabile politico del CNRD.[15]
Nel Sud Kivu, tutti pensano che, in questa operazione militare contro il CNRD / FDLR, ci siano dei militari ruandesi in uniforme congolese, con il via libera del Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi. Vari osservatori notano infatti l’eccezionale efficacia di questa offensiva da parte dell’esercito congolese, offensiva iniziata dopo l’annuncio, in ottobre scorso, di eventuali operazioni militari congiunte con gli eserciti dei diversi paesi dei Grandi Laghi contro i vari gruppi armati, locali e stranieri, presenti nell’est della RD Congo. Queste operazioni militari congiunte erano state annullate, a causa dell’opinione pubblica contraria nei confronti di qualsiasi presenza militare di Ruanda e Uganda su territorio congolese. Molti sospettano che ciò che non è stato possibile fare apertamente sia ora fatto di nascosto. Per quanto riguarda il Ruanda, ci si accontenta a dire che «il Presidente Tshisekedi ha promesso a Kagame di portare ordine nel Kivu».
Secondo fonti locali, nelle attuali operazioni militari, trai membri delle FDLR / CNRD si contano molti morti e feriti. Non vi è quindi alcuna esitazione nel dire che le FDLR sono ormai “strutturalmente indebolite“.
Lo si può constatare in una dichiarazione rilasciata il 29 novembre dal MRCD, una piattaforma ruandese di opposizione a cui aderiscono politici dell’opposizione membri del CNRD, presieduto dal colonnello Wilson Irategeka (passato dalle FDLR al CNRD). In effetti, questa piattaforma non esita a gridare al “genocidio” contro il suo popolo, accusando l’esercito congolese e dei “militari ruandesi in uniforme dell’esercito congolese” di massacrare dei “rifugiati ruandesi” nel territorio di Kalehe (Sud Kivu). Secondo il MRCD, “l’obiettivo è quello di massacrare tutti questi rifugiati, in modo che nessuno di loro possa sopravvivere“.[16]
2. LA SITUAZIONE A BENI (NORD KIVU)
a. Nuovi massacri
Il 27 dicembre, tra le 20:00 e le 22:30, dei miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno fatto irruzione nel quartiere Kitschanga di May-Moya, incendiando 3 case. Fortunatamente, la maggior parte delle famiglie che vi trascorrono la giornata dormivano altrove. Gli aggressori sono passati di porta in porta, saccheggiando e rubando viveri e altri oggetti di valore. Nell’attacco, un uomo è deceduto in seguito all’incendio della sua casa.[17]
Il 28 dicembre, verso le 17:00, a Mulobya (4 km a ovest di May-Moya), le ADF / MTM hanno ucciso un uomo e una donna che, dopo aver lavorato nei loro campi di Tshani-Tshani (10 km a ovest di May-Moya), stavano ritornando a Oicha, capoluogo del territorio di Beni. I miliziani hanno poi incendiato la moto su cui stavano viaggiando. Il massacro di Mulobya porta a 224 il numero di civili uccisi dalle ADF, a partire dall’inizio delle operazioni militari contro di loro alla fine di ottobre scorso.[18]
Il 28 dicembre, nel quartiere Boikene di Beni, due militari sono stati uccisi e altri due gravemente feriti in un nuovo attacco attribuito a dei combattenti delle ADF. Punto di mira è stata la postazione delle FARDC basata a Matete, a nord-est della città. Gli spari sono durati diversi minuti, ma l’’attacco è stato respinto.[19]
Il 29 dicembre, in un attacco effettuato poco prima delle 16:00 ad Apetina sana, una località a 25 chilometri a ovest di Mayimoya, nel territorio di Beni, dei miliziani delle ADF hanno ucciso almeno diciotto persone e incendiato varie case. Non essendo questa località coperta dalla rete telefonica, la notizia non è stata diffusa che al mattino seguente.[20]
b. Il cardinal Fridolin Ambongo a Beni e a Butembo
Il 28 dicembre, in una conferenza stampa a Beni, il cardinale di Kinshasa, Fridolin Ambongo Besungu, ha parlato della presenza della Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione della RD Congo (Monusco) in questa zona colpita da continui massacri da ormai 6 anni.
Il prelato cattolico ha affermato di comprendere la protesta della popolazione contro di essa, visti i risultati sul terreno, ma ha tuttavia sottolineato l’importanza della sua presenza, tenendo conto che la sua assenza contribuirebbe al peggioramento della situazione: «Mi chiedo come sarebbe la situazione se la Monusco non fosse presente. Non possiamo nasconderci che ci sono molte persone e forze oscure che hanno interesse a far andare via la Monusco, per portare a termine i loro macabri piani, tra cui quello della balcanizzazione del Paese. Per questo, di fronte alla situazione di riconosciuta debolezza della Monusco, non dobbiamo gettare il bambino insieme con l’acqua sporca. Tiriamo fuori prima il bambino e poi buttiamo via l’acqua sporca. Dobbiamo agire con grande spirito di discernimento. Altrimenti potremmo rischiare di fare peggio di quanto avremmo voluto fare».
Il cardinale Fridolin Ambongo ha anche sottolineato il ruolo della giustizia nell’attuale situazione di numerosi massacri commessi nel territorio di Beni. Secondo Fridolin Ambongo, la situazione è peggiorata a causa della mancanza di vera giustizia: «Un Paese non può essere costruito senza vera giustizia. Credo che la situazione di Beni sia peggiorata a causa dell’impunità, in quanto i responsabili dei massacri non sono mai stati perseguiti dalla giustizia e processati. Qualsiasi può prendere un’arma e fare ciò che vuole, perché sa che non sarà consegnato alla giustizia».
Durante una messa per la pace celebrata sulla spianata della parrocchia di Sainte Thérèse di Beni, il cardinale Fridolin Ambongo ha invitato la popolazione ad appoggiare l’esercito, la polizia e la MONUSCO, al fine di pacificare l’Est della RD Congo: «Impariamo ad essere oggettivi. Se un militare ha commesso un errore, non cediamo alla tentazione della generalizzazione. I militari che sono qui non sono venuti per avventura, ma per voi. Lo stesso vale per la polizia e la MONUSCO».[21]
Il 29 dicembre, nell’omelia pronunciata durante una messa celebrata sulla piazza Tshaka Tshaka a Butembo, il cardinale Fridolin Ambongo ha condannato il comportamento di quelli che accusano la popolazione di essere complice dei massacri: «Dìre che tutto ciò che sta accadendo a Beni è colpa della popolazione locale, è irresponsabile! Certo, tra la popolazione di Beni e Butembo ci sono alcuni che collaborano con il nemico, ma concludere che l’intera popolazione fa il gioco del nemico è un’offesa nei confronti del popolo. È inaccettabile».
Denunciando un atteggiamento di generalizzazione, egli ha chiesta alla popolazione di appoggiare l’esercito, la polizia e la Monusco: «Non si può responsabilizzare l’esercito, la polizia e la Monusco delle nostre disgrazie. Queste persone non sono i nostri nemici. Ci possono essere degli errori e dei fallimenti. Non dobbiamo cedere alla tentazione della generalizzazione, altrimenti rischieremmo di fare il gioco del nemico … Dobbiamo avere un atteggiamento di riconoscimento e di gratitudine verso queste persone. Hanno lasciato le loro famiglie e ora sono qui per noi. Dobbiamo aver fiducia nell’esercito nella polizia e nella Monusco. Gli errori possono essere corretti».[22]
Il 30 dicembre, in un’intervista rilasciata ai giornalisti, il cardinale Fridolin Ambongo ha espresso preoccupazione per l’origine di quelli che uccidono: «il modo in cui le atrocità vengono commesse, a volte vicino a una postazione dell’esercito, altre volte nei pressi di una base della Monusco; gente che esce dalla foresta con morfologie e lingue spesso sconosciute in zona. Tutto ciò semina confusione nel popolo e ciascuno può finalmente chiedersi chi è il nemico, soprattutto quando ci si rende conto che il rischio della balcanizzazione del Paese è ben reale».[23]
3. GRUPPI ARMATI LOCALI: VERSO DEI NEGOZIATI CON KINSHASA?
Il 29 novembre, sei “potenti” gruppi armati del Nord e del Sud Kivu, Maniema e Tshopo hanno deciso di unire le forze per dare vita a una nuova piattaforma denominata “Rete dei Patrioti Resistenti Congolesi (RPRC)“. Si tratta di Nduma Defence of Congo-Renové di Shimiray Mwisha Guidon (Walikale, Masisi, Rutshuru e Lubero nel Nord Kivu, Lubutu in Maniema e Bafwasende in Tshopo), dei Mai-Mai Kifuafua di Delphin Mbaenda (Nord e Sud Kivu), dei Mai-Mai Simba UPLD di Luc Yabili (Tshopo), dei Mai-Mai Mazembe UPDI di Kitete Bushu (Lubero nel Nord Kivu), deiMai-Mai MAC di Mbura Matondi (Walikale) e dei Mai-Mai Raïa Mutomboki di Shebi Bazungu (Walikale e Maniema).
Se hanno raggiunto questo accordo, è perché condividono lo stesso obiettivo, ha dichiarato Désiré Ngabo Kisuba, portavoce dell’NDC-R: «Abbiamo gli stessi obiettivi e stiamo combattendo gli stessi nemici, vale a dire le FDLR (combattenti hutu ruandesi) e le ADF (ribelli ugandesi) che sono una grande minaccia per i nostri compatrioti».
Secondo alcune informazioni, non è stata solo la coincidenza di nemici comuni che ha contribuito alla creazione della rete di questi gruppi armati. Secondo un analista, l’alleanza sembra essere conseguente alle seguenti questioni: le difficoltà legate alla sopravvivenza, le procedure giudiziarie avviate contro i loro leader (come Guidon, che è oggetto di un mandato di arresto nazionale) e l’avvio di operazioni militari contro di essi. Ma il portavoce dell’NDC-R afferma che non sono oggetto di alcun tipo di pressione, ma vogliono prepararsi per iniziare delle trattative con Kinshasa. Tra le richieste che la Rete dei Patrioti Resistenti Congolesi (RPRC) intende sottoporre al Capo dello Stato, Félix Tshisekedi, c’è l’integrazione dei suoi membri nell’esercito nazionale, per, secondo loro, “difendere la patria“. Tuttavia, in attesa del dialogo, questi gruppi armati continuano le loro attività sul loro territorio.[24]
Il 20 dicembre, in seguito a un incontro organizzato a Murhesa, nel territorio di Kabare (Sud Kivu), trentaquattro (34) gruppi armati locali del Sud Kivu hanno dichiarato un cessate il fuoco, a partire dal 23 dicembre, sui territori controllati, per intraprendere un cammino di pace e di sviluppo.
I firmatari del comunicato finale hanno chiesto “la liberazione immediata di tutti i prigionieri membri dei gruppi armati locali, la libera circolazione di tutti i combattenti dei gruppi armati, la smobilitazione collettiva degli ex combattenti e la loro integrazione incondizionata nelle FARDC e nella la polizia“. I comandanti e i presidenti dei gruppi armati firmatari hanno fissato un programma di smobilitazione a partire dal 23 dicembre 2019 fino al 15 marzo 2020. Questo impegno non è una coincidenza. Esso è stato siglato dopo che la maggior parte dei gruppi armati del Nord Kivu abbia creato una nuova piattaforma in vista di negoziati imminenti con Kinshasa. Solo i gruppi armati Yakutumba, Nakiliba, Mushombe, Gumino e Kashumba non hanno partecipato all’incontro di Kabare.[25]
4. GLI SFOLLATI DEI TERRITORI DI UVIRA, FIZI E MWENGA (SUD KIVU) NEL 2019
Il 13 dicembre, il coordinatore del Comitato d’Azione per lo Sviluppo Integrale (CADI) e presidente della società civile di Uvira (Sud Kivu), Majaliwa Kanazi Japhet, ha pubblicato un riassunto della situazione generale degli spostamenti della popolazione nel territori di Uvira, Fizi e Mwenga (Sud Kivu), nell’est della Repubblica Democratica del Congo.
Nella pianura del Ruzizi, sui medi e alti altipiani di Uvira, Fizi e Itombwe / Territorio di Mwenga (Sud Kivu), la popolazione sta subendo una lunga serie di attacchi da parte di gruppi armati locali e stranieri. Questi attacchi comportano violazioni dei diritti umani, omicidi e furto di bestiame. Le case vengono bruciate, viveri e beni di famiglia vengono saccheggiati, lo stock delle sementi agricole viene rubato, i campi vengono devastati, le case vengono incendiate: le condizioni socio-economiche si stanno quindi deteriorando di giorno in giorno.
Gruppi armati locali e stranieri commettono continuamente massacri, omicidi, sequestri di persone a scopo di riscatto, violenze sessuali e saccheggi. Tutto ciò provoca un ingente spostamento della popolazione. Gli sfollati si rifugiano nei villaggi in cui si trovano le postazioni della Monusco e delle FARDC, alloggiando presso famiglie ospitanti o in edifici pubblici.
Secondo recenti stime attuali, nel 2019 gli sfollati sono stati 363.708:
Zone | Febbraio | Marzo | Aprile | Maggio | Giugno | Settembre | Ottobre | Novembre | Totale |
Minembwe | 24483 | 15000 | 55735 | 12690 | 21078 | 7400 | 136386 | ||
Fizi | 1905 | 10000 | 49000 | 37598 | 98503 | ||||
Itombwe | 11000 | 63561 | 563 | 16310 | 91434 | ||||
Nundu | 2915 | 10000 | 4450 | 17365 | |||||
Lulenge | 500 | 15495 | 15995 | ||||||
Uvira | 2799 | 2799 | |||||||
Hauts Plateaux | 1226 | 1226 | |||||||
Totale | 26388 | 28415 | 11000 | 144791 | 66703 | 74986 | 8626 | 2799 | 363708 |
Il continuo afflusso di sfollati sta peggiorando la situazione delle famiglie ospitanti.
L’80% delle famiglie sfollate e ospitanti vive al di sotto del livello di povertà assoluta, senza assistenza, senza accesso all’acqua potabile e ai servizi di base, come l’assistenza sanitaria, l’istruzione e l’approvvigionamento alimentare.
Queste persone hanno un disperato bisogno di essere aiutate. Alcune ipotesi di soluzione:
– Cessazione delle ostilità, attraverso l’intervento delle FARDC e della MONUSCO.
– Intervento urgente di un aiuto umanitario a favore delle vittime e degli sfollati interni.
– Proposta di incontri di dialogo tra, da un lato, i leader dei gruppi armati locali e stranieri e, dall’altro, le autorità politiche, militari e amministrative locali e nazionali.
– Disarmo dei miliziani e loro reinserimento sociale o rimpatrio verso il loro Paese di origine.
– Interventi di protezione e di accompagnamento degli sfollati interni rientrati nei loro villaggi.
[1] Cf Radio Okapi, 18.09.’19
[2] Cf Radio Okapi, 10.11.’19
[3] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 14.12.’19
[4] Cf Justin Mwamba – Actualité.cd, 27.11.’19
[5] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 05.12.’19; Justin Mwamba – Actualité.cd, 04.12.’19
[6] Cf Justin Mwamba – Actualité.cd, 06.12.’19
[7] Cf Radio Okapi, 07.12.’19
[8] Cf Justin Mwamba – Actualité.cd, 09.12.’19
[9] Cf Justin Mwamba et Yassin Kombi – Actualité.cd, 09.12.’19
[10] Cf Déogratias Cubaka – 7sur7.cd, 15.12.’19
[11] Cf Radio Okapi, 16.12.’19
[12] Cf Déogratias Cubaka – 7sur7.cd, 18.12.’19
[13] Cf Déogratias Cubaka – 7sur7.cd, 20.12.’19
[14] Cf Radio Okapi, 21.12.’19; Justin Mwamba – Actualité.cd, 21.12.’19
[15] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 23.12.’19
[16] Cf Marie-France Cros – Lalibre.be/Afrique, 19.12.’19
[17] Cf Omar Kavota – Cepadho, 28.12.’19
[18] Cf Omar Kavota – Cepadho, 29.12.’19
[19] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 29.12.’19
[20] Cf Radio Okapi, 30.12.’19
[21] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 28.12.’19: Roger Kakulirahi – 7sur7.cd, 28.12.’19
[22] Cf Claude Sengenya – Actualité.cd, 29.12.’19
[23] Cf Claude Sengenya – Actualité.cd, 30.12.’19
[24] Cf Yvonne Kapinga et Claude Sengenya – Actualité.cd, 04.12.’19
[25] Cf Justin Mwamba – Actualité.cd, 22.12.’19