Il rispetto della “volontà di cambiamento” espressa dal popolo → prima condizione per la formazione del nuovo governo

Editoriale Congo Attualità n. 380  / A cura di Rete Pace per il Congo

Quattro mesi dopo le elezioni del 30 dicembre 2018

Quattro mesi dopo le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali del 30 dicembre 2018, la fase di insediamento della Camera dei deputati nazionali, del Senato e delle Assemblee dei deputati provinciali sta per terminare. Le Istituzioni sopra citate si stanno dedicando alla convalida dei mandati dei loro membri, alla redazione dei loro regolamenti interni, alle elezioni dei membri dei loro rispettivi comitati da presidenza e alla creazione delle varie commissioni di lavoro.
Tuttavia, il nuovo Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi,non ha ancora nominato un nuovo Primo Ministro incaricato di formare il nuovo Governo. Attualmente, è il governo Tshibala che assicura le gestione degli affari ordinari.

Tre criteri per la nomina del nuovo Primo Ministro e la formazione del nuovo Governo

A questo proposito, è importante ricordare che, secondo la Costituzione, il Primo Ministro è nominato dal Presidente della Repubblica, dopo essere stato designato dalla maggioranza parlamentare nell’ambito della Camera dei deputati.
Non disponendo di una maggioranza parlamentare, la piattaforma “Verso il Cambiamento” (CACH), che aveva appoggiato la candidatura di Félix Tshisekedi alle elezioni presidenziali del 30 dicembre scorso, ha ritenuto opportuno siglare un accordo di coalizione con la piattaforma “Fronte Comune per il Congo” (FCC), la cui autorità morale è l’ex Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, attualmente senatore a vita.
Alla Camera dei deputati, CACH detiene una cinquantina di seggi, mentre il FCC ne detiene circa 335. Detenendo un numero di deputati oltre sei volte maggiore di quelli di CACH, il FCC pretende che il prossimo Primo Ministro sia designato tra i suoi membri. Da parte sua, essendo in minoranza,
CACH propone che il prossimo Primo Ministro sia designato nell’ambito della coalizione FCC / CACH. Ciò permetterebbe al Presidente della Repubblica di nominare Primo Ministro del prossimo Governo un membro di CACH, cui egli stesso appartiene.
Da soli, questi due criteri, della maggioranza parlamentare e della coalizione politica, si stanno rivelando insufficienti e inefficaci per quanto riguarda la nomina del prossimo Primo Ministro. Sarebbe forse necessario prenderne in considerazione un terzo: la chiara volontà di cambiamento espressa dal popolo nelle ultime elezioni, soprattutto in quelle presidenziali, quando non ha votato per il candidato del FCC, ma per uno appartenente all’opposizione.

In vista di un reale “cambiamento”

Con l’elezione di un Presidente della Repubblica proveniente dall’opposizione, l’inizio di questo cambiamento è già in corso: la liberazione di un numero consistente di prigionieri “politici”, una maggiore libertà di manifestazione anche per l’opposizione, l’annullamento della condanna di Moïse Katumbi a tre anni di carcere per “appropriazione indebita di un bene immobiliare”, l’apertura di cantieri per la riparazione di strade e ponti, l’aumento del numero di membri di gruppi armati che si arrendono e si consegnano alle autorità civili e militari.
Questo cambiamento potrebbe essere facilitato e incrementato attraverso un urgente e coraggioso cambiamento politico. Due esempi. Il primo: il prossimo Primo Ministro potrebbe essere designato non tra i membri del gruppo maggioritario del FCC, ma tra quelli di CACH. Il secondo: tra i quattro ministeri più importanti del nuovo governo, come quelli degli Interni, degli Esteri, della Difesa e delle Finanze, due potrebbero essere assegnati al FCC e gli altri due a CACH.
Il tempo della spartizione proporzionale della torta del potere dovrebbe ormai cedere il posto a quello più creativo che ha come unico obiettivo il bene comune.