INDICE
EDITORIALE: ELEZIONI → TRA CORRUZIONE E UNA MAGGIORANZA PARLAMENTARE GONFIATA
1. LE ELEZIONI SENATORIALI
a. I primi indizi di corruzione
b. Lo svolgimento delle elezioni e la proclamazione dei risultati provvisori
c. L’FCC ha ottenuto un’ampia maggioranza parlamentare: le possibili conseguenze
d. Confermati i sospetti di casi di corruzione
e. La sospensione provvisoria dell’insediamento dei senatori neo-eletti e dell’organizzazione delle prossime elezioni dei governatori
f. La revoca della sospensione dell’insediamento dei senatori
EDITORIALE: ELEZIONI TRA CORRUZIONE E UNA MAGGIORANZA PARLAMENTARE GONFIATA
1. LE ELEZIONI SENATORIALI
a. I primi indizi di corruzione
Il 26 febbraio, in un comunicato stampa, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ) ha accusato alcuni agenti della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) e vari dirigenti di partiti politici di esercitare pressioni e di offrire tangenti, per tentare di influenzare le decisioni dei giudici impegnati nella soluzione dei contenziosi delle elezioni legislative nazionali e provinciali. Nella sua dichiarazione, l’ACAJ ha sottolineato che «dei leader di partiti politici esercitano pressioni sui giudici e persino propongono loro delle tangenti, affinché prendano delle decisioni a loro favore. Inoltre, alcuni agenti della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) sono accusati di tentare di influenzare questi giudici, affinché non annullino o non modifichino i risultati contestati». L’ACAJ ha chiesto ai procuratori generali dei vari tribunali di prendere le misure necessarie per perseguire gli autori degli atti denunciati.
I contenziosi elettorali vengono trattati dalla Corte costituzionale per quanto riguarda le elezioni legislative nazionali e dalle corti d’appello provinciali per quanto riguarda le elezioni legislative provinciali. La Giustizia ha fino al 1° aprile per pronunciare i suoi verdetti e permettere la pubblicazione delle liste definitive dei deputati nazionali e provinciali eletti il 30 dicembre 2018.[1]
Il 28 febbraio, in un comunicato stampa, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha annunciato la pubblicazione delle liste definitive dei candidati senatori. Si tratta di 874 candidati per 100 seggi. I senatori saranno eletti a suffragio indiretto dai deputati provinciali. Queste elezioni si svolgeranno il 15 marzo in 24 province sono interessate da, che si terranno il 15 marzo nelle Assemblee provinciali. Le province del Nord Kivu e Mai-Ndombe dovranno aspettare le elezioni legislative, nazionali e provinciali, rimandate al 31 marzo nei collegi elettorali di Beni, Butembo e Yumbi. La CENI ricorda che la campagna elettorale dei candidati senatori si svolgerà nelle Assemblee provinciali dall’11 al 13 marzo. Il Senato congolese è composto da 108 membri, più gli ex capi di stato eletti. Ogni Assemblea provinciale eleggerà 4 senatori, tranne Kinshasa che ne eleggerà il doppio.[2]
Due giorni prima, il 26 febbraio, il consigliere speciale dell’ex capo dello stato per il buon governo e la lotta contro la corruzione, Luzolo Bambi, ha chiesto al pubblico ministero di aprire un’indagine giudiziaria su eventuali atti di corruzione commessi durante il periodo di preparazione delle elezioni dei senatori e dei governatori. Alcuni deputati provinciali vendono i loro voti a 20.000, 50.000 o addirittura 100.000 $, secondo le possibilità economiche e finanziarie del candidato cui si rivolgono. Non mancano i candidati che accettano di trattare. Diversi organi di stampa hanno denunciato questo clima di corruzione che caratterizza le prossime elezioni senatoriali. Da parte sua, Luzolo Bambi ha ritirato la sua candidatura per la Provincia del Kongo Centrale.[3]
Anche il coordinamento nazionale della Società civile si è detto allarmato per le accuse di corruzione riportate nell’ambito delle elezioni dei nuovi governatori e senatori. A questo proposito, la Società civile ha messo in guardia quei candidati governatori e senatori che, per essere eletti, cercano di corrompere i deputati provinciali. Secondo le raccomandazioni della Società Civile, i deputati provinciali dovrebbero rifiutare qualsiasi tentativo di corruzione intrapreso nei loro confronti, al fine di poter votare liberamente per il candidato scelto. Secondo alcune fonti, il voto di un deputato provinciale per l’elezione di un governatore o di un senatore può essere negoziato mediante l’offerta di una tangente compresa tra i 20.000 e i 50.000 dollari.[4]
Il 9 marzo, il procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Flory Kabange Numbi, ha chiesto al presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) di rinviare le elezioni dei senatori e governatori, a causa dei sospetti di atti di corruzione. Le elezioni dei senatori sono previste per il 15 marzo, quelle dei governatori per il 27 marzo e si svolgeranno in 24 province su 26. In una sua lettera al presidente della CENI, Flory Kabange Numbi ha affermato che questo rinvio gli avrebbe permesso di raccogliere le prove dei casi sospetti di corruzione e ha incaricato il commissario generale della polizia nazionale congolese responsabile delle questioni giudiziarie di aprire urgentemente un’inchiesta approfondita. Flory Kabange ha dichiarato che organizzare le elezioni dei senatori e governatori in simili condizioni avrebbe aperto la porta a una lunga serie di proteste e di violenze.
Tuttavia, nonostante la richiesta del Procuratore Generale presso la Corte Suprema di rinviare le elezioni dei Senatori e Governatori a causa dei casi sospetti di corruzione, la CENI ha deciso di organizzare queste elezioni nelle date previste. Il suo relatore, Jean-Pierre Kalamba, ha affermato che, con questa decisione, la CENI non fa che rispettare le disposizioni della costituzione e della legge elettorale: «Essendo un’istituzione indipendente, la CENI si sente obbligata a mantenere il calendario elettorale deciso. La CENI ha fissato un calendario elettorale che tiene conto della legge elettorale e della costituzione, secondo cui le elezioni senatoriali devono essere organizzate quattro giorni dopo l’installazione dei comitati definitivi di presidenza delle assemblee provinciali … Prima di qualsiasi tipo di condanna da parte di un giudice, tutti i deputati provinciali devono poter godere della presunzione di innocenza. Di conseguenza, non vi è alcun motivo per privarli dell’esercizio delle loro prerogative. In conformità con il suo calendario elettorale, la CENI conferma quindi lo svolgimento delle elezioni dei senatori per il 15 marzo e di quelle dei governatori per il 26 marzo».[5]
b. Lo svolgimento delle elezioni e la proclamazione dei risultati provvisori
L’11 marzo, in 24 province del Paese, le Assemblee provinciali hanno eletto i membri dei loro rispettivi comitati definitivi di presidenza. Il Fronte Comune per il Congo (FCC) dell’ex presidente della Repubblica, Joseph Kabila, ha ottenuto la presidenza di questi comitati definitivi in 20 assemblee provinciali su 24, tra cui la capitale Kinshasa, Haut-Katanga, Kwilu, Kasai, Sankuru, Haut-Lomami, Tanganyika, Tshopo, Maniema, Ituri, Haut-Uele, Bas-Uele, Equateur, Sud-Ubangi, Lomami, Sud-Kivu e Lualaba. Da parte sua, l’opposizione ha ottenuto la presidenza delle Assemblee provinciali di sole quattro province: il Kasaï Oriental (UDPS / Tshisekedi), il Kongo Central (ABAKO / Lamuka), ilKasaï Central (AR / Lamuka) e il Mongala (MLC).[6]
Il 15 marzo, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha organizzato le elezioni senatoriali in 24 province su 26. Secondo l’attuale legislazione, sono i deputati provinciali che eleggono i senatori nazionali a suffragio universale indiretto. Ancor prima delle prossime elezioni legislative provinciali a Yumbi (Maï-Ndombe), Beni e Butembo (Nord Kivu), il Fronte Comune per il Congo (FCC) ha già ottenuto 91 senatori nazionali, oltre a un senatore a vita nella persona dell’ex presidente Joseph Kabila. LAMUKA ne ha ottenuti 6 e Verso il Cambiamento (CACH) 3. Tra i senatori eletti: gli ex primi ministri Matata Ponyo e Samy Badibanga; l’ex ministro della giustizia, Alexis Thambwe Mwamba; l’ex ministro degli Affari Esteri, Leonard She Okitudu; l’ex ministro della pianificazione, Modeste Bahati Lukwebo; l’ex ministro degli affari interni, Evariste Boshab; il governatore uscente della città-provincia di Kinshasa, André Kimbuta Yango; il governatore uscente della provincia del Kasai orientale, Alphonse Ngoyi Kasanji; il Vice Presidente di Insieme per il Cambiamento, Pierre Lumbi e la Presidente dell’Unione giovanile panafricana, Francine Muyumba. Rimangono ancora da eleggere altri otto senatori nelle due province del Nord Kivu e di Mai-Ndombe, dove le elezioni provinciali saranno organizzate a fine mese.[7]
c. L’FCC ha ottenuto un’ampia maggioranza parlamentare: le possibili conseguenze
«Ottenendo al Senato un’amplia maggioranza, addirittura superiore ai due terzi, il Fronte Comune per il Congo (FCC) conferma la sua preponderanza come prima forza politica del Paese. L’FCC esorta i suoi deputati provinciali a rimanere mobilitati per le prossime elezioni dei governatori delle province», ha dichiarato Néhémie Mwilanya, coordinatore del Comitato Strategico dell’FCC.
«Questo risultato è una nuova dimostrazione che, in entrambe le Camere del Parlamento, la maggioranza parlamentare è costituita dall’FCC», ha affermato Felix Momat Kitenge, esponente di questa coalizione.
“Verso il Cambiamento” (CACH), la piattaforma che ha appoggiato la candidatura di Felix Tshisekedi alla Presidenza della Repubblica, ha riconosciuto la sua sconfitta. «Le elezioni senatoriali sono delle elezioni di secondo grado. Le vince chi ha la maggioranza dei deputati provinciali ed è l’FCC che è stato proclamato vincitore delle elezioni provinciali del 30 dicembre 2018. Quindi CACH ne è stato penalizzato sin dall’inizio», ha ammesso Jean Baudouin Mayo Mambeke, segretario generale dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), il partito del direttore di gabinetto di Felix Tshisekedi, Vital Kamerhe. Un deputato provinciale del Kasaï e membro dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Katawa, ha dichiarato che i deputati del suo partito non hanno rispettato la parola d’ordine data. «Voto atipico dei deputati provinciali dell’UDPS di Kinshasa e del Kasaï. Il male è profondo e richiede un’attenzione speciale da parte del gruppo dirigente», ha twittato Jacquemin Shabani, responsabile del comitato elettorale dell’UDPS.[8]
L’ampia maggioranza ottenuta dall’FCC in entrambe le Camere del Parlamento gli conferisce un abbondante spazio per una pressione sul Capo dello Stato e sulla futura organizzazione dello Stato. Secondo la costituzione, l’FCC ha il pieno diritto di avviare una revisione costituzionale su questioni autorizzate. Infatti, l’articolo 218 della Costituzione prevede:
” L’iniziativa della revisione costituzionale può essere intrapresa:
– dal Presidente della Repubblica;
– dal governo dopo deliberazione in seno al Consiglio dei ministri;
– da ciascuna Camera del Parlamento su proposta della metà dei suoi membri;
– da una parte del popolo congolese, rappresentata da almeno 100.000 persone, presentando una petizione indirizzata a una delle due Camere.
Ciascuna di queste iniziative è presentata all’Assemblea nazionale e al Senato che si pronunciano, a maggioranza assoluta di ciascuna Camera, sulla validità o meno del progetto, della proposta o della petizione di revisione. La revisione è definitiva solo se il progetto, la proposta o la petizione sono approvati per referendum. Tuttavia, il progetto, la proposta o la petizione non sono sottoposti a referendum se l’Assemblea nazionale e il Senato riuniti in Congresso li approvano a maggioranza dei tre quinti dei loro membri“.
Considerando che l’FCC disporrebbe provvisoriamente di almeno 330 deputati nazionali su un totale di 500 e di 92 senatori su un totale di 108, ne deriverebbe che questa piattaforma politica disporrebbe di 422 parlamentari su un totale di 608 che compongono il Congresso (Assemblea nazionale e Senato riuniti insieme). Per raggiungere i 3/5 dei voti ne basterebbero 365.
Con questa maggioranza, per quanto riguarda l’organizzazione delle elezioni presidenziali, l’FCC potrebbe essere tentato di proporre il passaggio dal suffragio universale diretto al suffragio universale indiretto adducendo, come principale argomento, quello della razionalità elettorale, consistente nel dovere di sobrietà nella gestione delle risorse finanziarie dello Stato destinate all’organizzazione del ciclo elettorale, tenendo conto dei molti problemi socio-economici.
Senza entrare in profondità nella riflessione politica sul significato del “principio di suffragio universale”, non si può escludere la possibilità, nei prossimi anni, di certe iniziative circa il futuro della Costituzione. Ciò è particolarmente vero, poiché l’universalità del suffragio non ha un’unica modalità: il suffragio universale può essere diretto o indiretto. Infatti, anche se l’articolo 220 della Costituzione stabilisce che “il principio del suffragio universale non può essere oggetto di alcuna revisione costituzionale”, l’articolo 5 della stessa Costituzione afferma che “il suffragio universale può essere diretto o indiretto”. Pertanto, non sarebbe incostituzionale prendere in considerazione la possibilità di modificare il primo paragrafo dell’articolo 70, secondo cui “Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale diretto per un mandato di cinque anni rinnovabile una volta”. L’imprecisione circa la modalità di suffragio universale espressa nell’articolo 220 potrebbe rendere possibile la revisione dell’articolo 70.
È chiaro che l’FCC ha ormai la possibilità di avviare la revisione costituzionale con o senza l’appoggio di CACH, suo alleato politico. Di quale margine di manovra potrà quest’ultimo disporre, per contrastare un’eventuale iniziativa di revisione costituzionale che gli sarebbe completamente sfavorevole?[9]
Per quanto riguarda il Congresso (Assemblea nazionale e Senato riuniti insieme), i risultati delle elezioni legislative nazionali e senatoriali conferiscono la maggioranza parlamentare al Fronte Comune per il Congo (FCC), coalizione politica creata sotto l’autorità morale dell’ex presidente della Repubblica, Joseph Kabila. Con questa maggioranza politica all’interno del Congresso, l’FCC avrà la possibilità di sfiduciare il nuovo Presidente della Repubblica Felix Tshisekedi e costringerlo alle dimissioni, accusandolo presso la Corte costituzionale.
Infatti, l’articolo 166 della Costituzione stipula che, in caso di alto tradimento, violazione intenzionale della Costituzione, cessione di una parte del territorio nazionale, gravi violazioni dei diritti umani, corruzione, malversazione di fondi pubblici, arricchimento illecito, reato contro l’onore o la moralità, la decisione di emettere una denuncia contro il Capo dello Stato o il Primo Ministro è approvata in Parlamento a maggioranza qualificata, pari ai 2/3 dei parlamentari che compongono il Congresso.
Per avviare una procedura penale contro il Presidente della Repubblica sono dunque necessari 406 parlamentari (deputati e senatori) su un totale di 609 membri del Congresso. Da parte sua, in base ai risultati provvisori, l’FCC rivendica già almeno 330 deputati nazionali e più di 90 senatori, ciò che fa un totale di 420 parlamentari. Sufficienti per far cadere il Presidente della Repubblica.[10]
d. Confermati i sospetti di casi di corruzione
Queste elezioni senatoriali sono state marcate da numerosi casi sospetti di corruzione, ciò che ha causato il ritiro di oltre 40 candidati, tra cui Luzolo Bambi, ex consigliere dell’ex presidente Joseph Kabila per la lotta contro la corruzione, Adam Bombole, imprenditore e Raphael Katebe, fratello maggiore di Moïse Katumbi che, insieme agli altri, si sono dichiarati vittime di “tentativi di corruzione”.
«Anche là dove avremmo potuto avere un senatore, non è stato possibile ottenerlo a causa della corruzione. Credo che sia necessario procedere a una profonda riflessione sul modo di organizzare le elezioni dei senatori e dei governatori», ha affermato Jean Baudoin Mambeke Mayo, segretario generale dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC) di Vital Kamerhe.
In effetti, con 12 deputati all’Assemblea provinciale di Kinshasa e con 7 in quella del Kasai – centrale, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), partito del nuovo Presidente della Repubblica Felix Tshisekedi, non ha ottenuto alcun senatore. Stessa cosa nella provincia dell’Haut-Katanga, dove Vano Kiboko, candidato di Insieme per il Cambiamento, non è stato eletto, nonostante che questa piattaforma politica di Moïse Katumbi disponesse di un elevato numero di deputati all’interno di questa Assemblea provinciale.[11]
Il 17 marzo, il portavoce della coalizione politica guidata dall’ex presidente della Repubblica, Joseph Kabila, il Fronte Comune per il Congo (FCC) e candidato sconfitto alle elezioni senatoriali del 15 marzo per la provincia di Mongala, André-Alain Atundu, ha presentato una denuncia per corruzione contro 4 deputati provinciali, tra cui 3 membri del Comitato di presidenza dell’Assemblea provinciale. Si tratta di:
il vicepresidente Célestin Matili che, secondo lui, gli aveva chiesto 15.000 dollari in cambio del suo voto al posto di senatore.
il vice relatore Patcheco Mayombe che gli avrebbe chiesto 10.000 dollari.
il questore Mosala che gli aveva chiesto 15.000 dollari.
il coordinatore del gruppo dei deputati di Bumba, Aimé Bokungu, accusato di “stolking”.
Secondo André-Alain Atundu, non c’è dubbio che la sua sconfitta alle senatoriali sia stata dovuta al tentativo di “voto di scambio” da parte dei deputati provinciali: «Non c’è alcun dubbio che il mio rifiuto di acconsentire alle richieste di questi 4 parlamentari sia stato alla base della mia sconfitta alle ultime elezioni senatoriali».[12]
Il 17 marzo, Peter Kazadi, membro dell’UDPS e deputato provinciale di Kinshasa, ha affermato che la questione relativa ad eventuali casi di corruzione nel corso delle elezioni senatoriali è una vergogna non solo per il partito, ma anche per le assemblee provinciali. Senza affermare esplicitamente che si tratti di atti di corruzione, il deputato dell’Udp ha dichiarato che ci sono prove che lo lasciano presupporre: «Non posso pronunciarmi esplicitamente sull’esistenza o meno di atti di corruzione. Ma noto che alcuni deputati dell’UDPS non hanno rispettato né la linea del partito, ne la sua parola d’ordine. In questi casi, si può sospettare che si tratti di corruzione. In effetti, ho sentito che alcuni candidati senatori promettevano denaro per essere eletti: 30.000 $, 20.000 $ o 50.000 $. Ritengo che il fatto che qualcuno riceva denaro prima di esprimere il suo voto possa essere paragonato alla corruzione».[13]
Il 17 marzo, in un’intervista, il presidente ad interim dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean-Marc Kabund, ha annunciato che il suo partito presenterà una denuncia contro i suoi deputati provinciali che non hanno seguito la parola d’ordine data. Egli ha affermato di essere in possesso di prove di deputati provinciali corrotti appartenenti al suo partito politico: «I nostri deputati provinciali hanno tradito il partito. Quando si è membri di un determinato partito politico, se ne rispettano le consegne e gli orientamenti. L’UDPS prenderà alcuni provvedimenti che serviranno da lezione. All’inizio della prossima settimana presenterà una denuncia contro i suoi deputati provinciali sospettati di corruzione. Si tratta di 9 deputati provinciali di Kinshasa, 6 di Mbuji-Mayi e 5 di Kananga». Se ritenuti colpevoli di corruzione, questi deputati provinciali dovranno rinunciare al loro mandato elettorale ed essere esclusi dal partito. Inoltre, Jean-Marc Kabund ha dichiarato che «l’UDPS chiede di dichiarare nulle sia le elezioni senatoriali del 15 marzo, sia le elezioni dei comitati definitivi di presidenza delle Assemblee provinciali, poiché tali elezioni si sono svolte ancor prima che la Corte costituzionale approvi i regolamenti interni delle assemblee provinciali, il che viola la costituzione».[14]
Il 19 marzo, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha affermato che l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), che ha chiesto la riorganizzazione delle elezioni dei senatori e dei membri dei Comitati di presidenza delle Assemblee provinciali, dovrà far ricorso presso la Corte costituzionale, unica istituzione abilitata a sentenziare sui contenziosi elettorali dopo la pubblicazione dei risultati provvisori da parte della CENI.[15]
Il 25 marzo, il vicepresidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Norbert Basengezi, ha affermato che la CENI non è affatto implicata in nessun atto di corruzione eventualmente commesso in occasione delle senatoriali del 15 marzo. Secondo lui, se c’è stata corruzione, essa non si è effettuata nei siti elettorali: «Sono 4 o 5 candidati che hanno denunciato presunti atti di corruzione. Nessuno di questi atti è stato effettuato all’interno dell’emiciclo, né durante la campagna elettorale, né durante le operazioni di voto. Se c’è stata corruzione, la CENI non vi è stata coinvolta».[16]
Attualmente, la gestione delle elezioni senatoriali non dipende più dalla CENI, ma piuttosto dalla magistratura. Si è nella fase della presentazione dei ricorsi relativi alla contestazione dei risultati delle elezioni senatoriali. Per confermare o rettificare i risultati o per annullare le elezioni, l’autorità giudiziaria competente (la Corte amministrativa d’appello) deve constatarne e dichiararne l’irregolarità. L’articolo 73 della legge elettorale stabilisce che, “(…) possono contestare i risultati provvisori delle elezioni, entro otto giorni a partire dalla loro pubblicazione da parte della Commissione elettorale nazionale indipendente:
– i partiti politici (o i loro rappresentanti) che hanno presentato un candidato;
– i candidato indipendenti (o il suo rappresentante.
Inoltre, va notato che l’articolo 110 (2° paragrafo) della Costituzione prevede: “Qualsiasi causa di ineleggibilità, alla data delle elezioni, accertata successivamente dall’autorità giudiziaria competente comporta la perdita del mandato di deputato o di senatore. In questi casi, l’interessato viene rimpiazzato dal suo primo sostituto”. Secondo l’articolo 10 della legge elettorale, non sono eleggibili “(…) le persone condannate con sentenza irrevocabile per stupro, sfruttamento illegale di risorse naturali, corruzione, appropriazione indebita di fondi pubblici, assassinio, tortura, bancarotta (…) “.
La lotta contro gli atti di corruzione commessi durante le elezioni senatoriali può portare i suoi frutti nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, e ciò nel pieno rispetto della presunzione di innocenza di cui possono prevalersi sia i deputati provinciali che i candidati senatori.
Per quanto riguarda i deputati provinciali dell’UDPS, il fatto che non abbiano rispettato la disciplina di partito, trasgredendo la parola d’ordine data dalla gerarchia della loro formazione politica, non dovrebbe far dimenticare che il partito politico è essenzialmente un’organizzazione privata e che, quindi,la biancheria sporca dovrebbe essere lavata in famiglia, non in pubblico. Ciò dovrebbe interpellare l’UDPS che dice di voler combattere gli antivalori. Prendere il rischio politico di voler annullare i risultati delle elezioni senatoriali contribuirebbe a scoperchiare il vaso di pandora pochi giorni dopo la pubblicazione del comunicato congiunto della coalizione FCC-CACH e a legittimare l’approccio di Martin FAYULU, candidato sconfitto alle elezioni presidenziali del 30 dicembre 2018, che, non ancora disposto a inghiottire l’amara pillola della sua sconfitta, continua a rivendicare la “verità delle urne”, procedendo a un nuovo conteggio dei voto o all’organizzazione di nuove elezioni presidenziali prima della fine dell’anno.[17]
e. La sospensione provvisoria dell’insediamento dei senatori neo-eletti e dell’organizzazione delle prossime elezioni dei governatori
Il 18 marzo, in seguito ad una riunione inter-istituzionale svoltasi presso la cittadella dell’Unione africana a Kinshasa, il Presidente della Repubblica, Felix Tshisekedi, ha deciso di sospendere l’atto d’insediamento dei senatori neo-eletti, di rinviare a data indeterminata l’organizzazione delle prossime elezioni dei governatori e di affidare al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione l’apertura di un’inchiesta giudiziaria contro i deputati provinciali sospettati di atti di corruzione commessi in occasione delle ultime elezioni senatoriali.
Secondo il Vice Primo Ministro, Ministro degli Interni e portavoce della riunione interistituzionale, Basilio Olongo, la decisione del Capo dello Stato è stata motivata dal desiderio di lottare contro la corruzione. Alla riunione interistituzionale hanno partecipato i presidenti e procuratori della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, i membri del Consiglio di Stato, il presidente della Corte militare dell’Esercito, i presidenti dell’Assemblea nazionale e del Senato, il Primo Ministro, il Direttore del Gabinetto del Capo dello Stato, il Presidente e il Vicepresidente della Commissione elettorale.[18]
Il 19 marzo, in un comunicato stampa, il Fronte Comune per il Congo (FCC) si è opposto alle decisioni prese al termine della riunione interistituzionale. La piattaforma politica di Joseph Kabila ha ricordato che una riunione interistituzionale non è che un semplice ambito di consultazione e che, di conseguenza, non ha alcun potere decisionale. I partecipanti avrebbero dovuto limitarsi a formulare delle raccomandazioni da affidare alle istituzioni costituzionalmente costituite. Sul rinvio delle elezioni dei governatori, l’FCC ha ricordato che la costituzione attribuisce alla sola CENI il potere di fissare il calendario elettorale e di modificarlo in caso di necessità. Inoltre, l’FCC si è detto contrario alla sospensione dell’insediamento dei senatori eletti perché, a suo parere, essa sembra essere piuttosto un tentativo di frenare il tanto atteso processo di rinnovamento del Senato.
Da parte sua, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) ha fatto notare che queste decisioni non sono state prese dai partecipanti alla riunione interistituzionale, ma dal Capo dello Stato, come garante della nazione e del buon funzionamento delle istituzioni della Repubblica. Inoltre, nell’entourage del Capo dello Stato, si è fatto ricordare che la decisione, dello scorso dicembre, di rinviare le elezioni legislative nei collegi elettorali di Beni, Butembo e Yumbi, era stata presa in seguito ad un’altra riunione interistituzionale presieduto dal Capo dello Stato di allora..
Secondo il presidente dell’Associazione Africana per la Difesa dei Diritti Umani (ASADHO), Jean Claude Katende, «il Capo dello Stato ha agito come un vero “garante del buon funzionamento delle istituzioni “(articolo 69 della Costituzione)».[19]
Secondo l’avvocato Chris Shematsi, la decisione di sospendere l’insediamento del Senato viola le disposizioni dell’articolo 114 della Costituzione che fissano il calendario per l’insediamento delle due camere parlamentari.
In effetti, l’articolo 114 della Costituzione stabilisce che ciascuna Camera del Parlamento si riunisce di diritto, in sessione straordinaria, il quindicesimo giorno successivo alla proclamazione dei risultati provvisori delle elezioni legislative da parte della Commissione elettorale nazionale indipendente. Secondo Chris Shematsi, non è necessario ricordare che, il 18 marzo, data in cui si è svolta la riunione interistituzionale, il periodo costituzionale di 15 giorni era già iniziato tre giorni prima, cioè il 15 marzo.
Inoltre, il comunicato pubblicato dalla CENI il 15 marzo e relativo ai risultati provvisori delle elezioni dei senatori dà inizio al tempo riservato ai relativi contenziosi elettorali: “Le eventuali contestazioni dei risultati provvisori delle elezioni senatoriali saranno introdotte presso la Corte costituzionale entro otto giorni, a partire dalla data della proclamazione dei risultati provvisori”. Secondo Chris Shematsi, la decisione presa dal Presidente della Repubblica rende inutile il tempo riservato dalla Costituzione e dalla legge elettorale in materia di contenziosi elettorali relativi alle elezioni dei senatori.
Per quanto riguarda il rinvio a tempo indeterminato delle elezioni dei governatori provinciali, Chris Shematsi fa notare il fatto che il Presidente della Repubblica si sarebbe arrogato un potere di sostituzione in materia di competenze, dal momento che spetta solo alla CENI prendere tale decisione in modo indipendente.
Per quanto riguarda l’apertura di un’inchiesta giudiziaria con procedura di flagranza di reato, Chris Shematsi fa osservare che il potere di ordinare al Procuratore della Repubblica presso la Corte Suprema di indagare o di avviare un’indagine preliminare relativa ad atti illeciti spetta al Ministro della giustizia, in conformità con l’articolo 72 della legge organica n° 13/011-B dell’11 aprile 2013, relativa all’organizzazione, il funzionamento e la giurisdizione della magistratura. Secondo Chris Shematsi, sulla base di tale articolo, il presidente la Repubblica non avrebbe tale prerogativa e avrebbe dovuto incaricare il Ministro della giustizia di ordinare al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione di intraprendere le inchieste sopra menzionate.[20]
In un’intervista concessa alla televisione Univers Group, il professore André Mbata ha affermato che le recenti decisioni prese dal presidente Félix-Antoine Tshisekedi sono conformi alla Costituzione. Riferendosi all’articolo 160 comma 2 della Costituzione, egli ha dichiarato che le elezioni dei senatori e dei comitati definitivi di presidenza delle Assemblee Provinciali sono state irregolari: «Secondo la Costituzione, queste elezioni sono state viziate da irregolarità, perché esse avrebbero dovuto essere organizzate dopo che la Corte costituzionale avesse stabilito che gli statuti di queste nuove assemblee provinciali fossero conformi alla Costituzione. Ciò che non è stato fatto». Secondo il professor André Mbata, sospendendo l’atto di insediamento dei nuovi senatori eletto e rinviando a tempo indeterminato le elezioni dei governatori, il presidente Tshisekedi non ha fatto altro che osservare la Costituzione: «Il Presidente della Repubblica ha giurato di difendere la Costituzione. Cosa dovrebbe fare quando la Commissione elettorale e le Assemblee provinciali la violano?».[21]
f. La revoca della sospensione dell’insediamento dei senatori
Il 28 marzo, il presidente Félix-Antoine Tshisekedi ha revocato la sospensione dell’installazione dei senatori eletti il 15 marzo. Secondo un comunicato stampa letto alla televisione nazionale, il presidente Tshisekedi ha preso questa decisione dopo aver ricevuto il rapporto preliminare delle indagini che il Procuratore Generale della Repubblica (PGR) presso la Corte di Cassazione aveva intrapreso, in seguito alle denunce di presunti casi di corruzione rilevati in occasione delle elezioni senatoriali. In seguito a tale rapporto, il presidente Tshisekedi ha affermato che «nulla più impedisce l’insediamento del Senato». Nello stesso comunicato, Felix Tshisekedi ha riaffermato la sua determinazione a combattere la corruzione in tutte le sue forme e ha incoraggiato i magistrati a portare a termine le indagini intraprese contro i presunti corrotti e corrottori di queste elezioni.
Da parte sua, il presidente dell’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ), Georges Kapiamba, ha chiesto al procuratore generale presso la Corte di Cassazione di pubblicare “in nome della trasparenza”, il riassunto del suo rapporto preliminare.[22]
Il 29 marzo, in una nota, il segretario generale del Senato ha chiesto ai senatori neoeletti di “presentarsi a Palazzo del Popolo il sabato 29 marzo o la domenica 31 marzo, per la loro identificazione».[23]
Il 30 marzo, il Senato ha iniziato la procedura di identificazione dei senatori neoeletti. L’inizio di questa operazione di identificazione coincide con il quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei risultati elettorali, data prevista per l’apertura della sessione straordinaria di inaugurazione del Senato, in conformità con l’articolo 114 della Costituzione.[24]
[1] Cf Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 26.02.’19
[2] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 01.03.’19
[3] Cf Radio Okapi, 26.02.’19
[4] Cf Actualité.cd, 01.03.’19
[5] Cf Radio Okapi, 10.03.’19
[6] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 11.03.’19; Radio Okapi, 11.03.’19
[7] Cf 7sur7.cd, 15.03.’19 https://7sur7.cd/rdc-senatoriales-voici-les-resultats-provisoires-des-23-provinces-sur-les-24-qui-confirment-la-suprematie-du-fcc/ Stanis Bujakera Tshiamala – Jeune Afrique, 15.03.’19
[8] Cf Stanis Bujakera Tshiamala – Jeune Afrique, 15.03.’19 ; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 15.03.’19; Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 15.03.’19
[9] Cf Martin Ziakwau Lembisa – Actualité.cd, 15.03.’19
[10] Cf Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 15.03.’19
[11] Cf Stanis Bujakera Tshiamala – Jeune Afrique, 15.03.’19
[12] Cf Zabulon Kafubu – 7sur7.cd, 17.03.’19
[13] Cf Radio Okapi, 17.03.’19
[14] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 17.03.’19
[15] Cf Radio Okapi, 19.03.’19
[16] Cfr Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 25.03.’19
[17] Cf Martin Ziakwau Lembisa – Actualité.cd, 17.03.’19
[18] Cf Radio Okapi, 18.03.’19
[19] Cf Actualité.cd, 19.03.’19; RFI, 20.03.’19; 7sur7.cd, 18.03.’19
[20] Cf Chris Shematsi – 7sur7.cd, 20.03.’19
[21] Cf Orly-Darel Ngiambukulu – 7sur7.cd, 21.03.’19
[22] Cf Radio Okapi, 29.03.’19
[23] Cf 7sur7.cd, 29.03.’19
[24] Cf Radio Okapi, 30.03.’19