«I risultati delle elezioni presidenziali come pubblicati dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) non corrispondono ai dati ottenuti dalla missione di osservazione della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO)»
«La CENCO auspica che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU chieda alla CENI di pubblicare i verbali dei risultati elettorali per ogni seggio elettorale, ogni circoscrizione elettorale ed ogni centro locale di compilazione dei risultati, in modo che i dati forniti dalla CENI possano essere confrontati con quelli di cui dispongono i candidati dei partiti, il che contribuirebbe ad eliminare i dubbi e placare gli animi»
(Mons. Marcel Utembi, presidente della CENCO)
INDICE
1. PRIMA DELLA PROCLAMAZIONE DEI RISULTATI ELETTORALI PROVVISORI
2. LA PROCLAMAZIONE DEI RISULTATI PROVVISORI DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI
3. DOV’È LA VERITÀ DELLE URNE?
4. I RISULTATI PROVVISORI DELLE ELEZIONI LEGISLATIVE NAZIONALI
5. VERSO UNA COABITAZIONE O UNA NUOVA COALIZIONE?
1. PRIMA DELLA PROCLAMAZIONE DEI RISULTATI ELETTORALI PROVVISORI
Il 6 gennaio, in un’intervista rilasciata a Colette Braeckman, una giornalista di Le Soir, mentre la Commissione elettorale continua a compilare i risultati elettorali provenienti dalle varie province e a ripetere che, prima della proclamazione ufficiale dei risultati provvisori, nessun’altro è autorizzato a diffondere previsioni, Martin Fayulu, candidato di LAMUKA alle presidenziali 2018, ha assicurato che ha tutte le ragioni per essere ottimista: «non è possibile fermare un maremoto, è stato un plebiscito».
Riferendosi a Jean Pierre Bemba e a Moïse Katumbi, egli ha detto che «essi devono tornare in Congo, il loro posto è qui. Ma il leader rimango io, con tutto ciò che esso comporta: abilità, esperienza manageriale, visione chiara, senso di responsabilità … Questo, so farlo. È necessario anche uno spirito di squadra, ma non ci sarà una leadership al ribasso … Se fossi debole, avrei ceduto molto tempo fa».
Durante la campagna elettorale, Fayulu aveva detto che, dopo due anni, avrebbe rimesso in gioco il suo mandato, al fine di rifare elezioni credibili. Oggi, dice: «non sarò un presidente ad interim» e non intende mettere in discussione la durata del mandato presidenziale, perché «è necessario onorare gli impegni presi».
Martin Fayulu non desidera soffermarsi più di tanto sul destino di Joseph Kabila: «la Costituzione ha previsto tutto, egli sarà un senatore a vita, godrà dei vantaggi dovuti agli ex capi di stato. Per me, la parola chiave è “nessuna vendetta”, altrimenti la pace non tornerà mai in questo paese. Se Kabila ritiene di essere congolese, deve poter vivere nel suo paese; se vuole seguire degli studi a distanza, ha il diritto di farlo. Per quanto riguarda l’esercito, esso è repubblicano, rispetterà l’ordine costituzionale ed eseguirà gli ordini che il presidente eletto gli impartirà».[1]
Il 6 gennaio, in un’intervista concessa a Colette Braeckman, giornalista di Le Soir, Félix Tshisekedi, candidato di Verso il cambiamento alle presidenziali 2018, ha dichiarato che «non approva il fatto che, dalle osservazioni rese pubbliche dalla CENCO (Conferenza dei Vescovi Cattolici), che ha partecipato al monitoraggio delle elezioni, la coalizione Lamuka abbia inondato i social network. La CENCO potrebbe aver fatto un errore di comunicazione, Lamuka ne ha approfittato e ciò può indurre le persone all’estremismo. Da parte mia, dico solo che dobbiamo aspettare fino alla fine del lavoro di compilazione dei risultati elettorali. Sulla base delle informazioni che abbiamo, sono fiducioso».
Essendo stato uno dei primi ad accettare l’uso della macchina per votare, otto giorni dopo il voto, Félix Tshisekedi non ha ritirato la sua fiducia a Corneille Nangaa, presidente della Commissione elettorale: «Certo, ci sono stati dei problemi, dei tempi di attesa, ma nel complesso è andata bene. Il mio parere è positivo. E la molto diffamata macchina per votare ha finalmente dimostrato di essere uno strumento valido. Penso addirittura che, in futuro, si possa mantenere questo sistema».
Felix Tshisekedi ha rifiutato ogni prospettiva di disordine e violenza, quando i risultati saranno proclamati: «Non intraprenderemo una caccia alle streghe, eviteremo ogni forma di regolamento di conti. In uno stato di diritto, avremo bisogno di tutti. Non ci devono essere frustrazioni. Sarà necessario perdonare, dimenticare il passato. Il nuovo leader del paese dovrà unire tutti, per costruire il Congo di domani».
Per quanto riguarda il presidente uscente Joseph Kabila, egli ha detto che «potrà vivere tranquillamente nel suo paese, dedicarsi al suo lavoro, non avrà nulla da temere. Anzi, un giorno dovremo pensare di rendergli omaggio, per aver accettato di ritirarsi. Inoltre, data la sua esperienza, perché non affidargli dei compiti diplomatici speciali nominandolo, per esempio, ambasciatore straordinario del Congo?».[2]
L’8 gennaio, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) ha riconosciuto un riavvicinamento tra il suo presidente Felix Tshisekedi e il capo dello stato Joseph Kabila. Secondo Jean-Marc Kabund, segretario generale del partito, questo si tratta di una procedura che rientra nel quadro della riconciliazione nazionale: «Per quanto riguarda le voci di un riavvicinamento tra il presidente in carica Joseph Kabila il candidato possibile vincitore delle elezioni del 30 dicembre 2018, in questo caso Félix Tshisekedi Tshilombo, l’UDPS desidera sottolineare che esso fa parte della logica della riconciliazione nazionale e si oppone a qualsiasi politica di resa dei conti o di caccia all’uomo». Per il segretario generale dell’UDPS, «le due personalità hanno interesse ad incontrarsi, per preparare un pacifico e civile trasferimento del potere».
Il giorno prima, su Twitter, Peter Kazadi, vice direttore dell’equipe di Felix Tshisekedi, ha dichiarato che «il Congo si ricostruirà con il contributo di tutti. Anche di quelli che l’hanno saccheggiato e inginocchiato saranno chiamati a mettere le mani in pasta per il benessere di tutti».[3]
L’8 gennaio, in una dichiarazione congiunta, il candidato di LUMUKA, Martin Fayulu e altri candidati alla presidenza hanno annunciato che avrebbero contestato qualsiasi risultato che non riflettesse il voto espresso dai Congolesi: «Affermiamo con forza che i risultati delle elezioni non sono negoziabili e che in nessun caso, né il popolo congolese né noi stessi, accetteremo risultati diversi da quelli delle urne» e hanno chiesto alla Commissione elettorale di «non pubblicare che il candidato che ha ricevuto il maggior numero di voti espressi dal popolo congolese». Secondo questi candidati, è necessario mobilitarsi davanti alla Commissione elettorale, perché la situazione è diventata instabile, in seguito ad insistenti voci su possibili contatti tra i clan Felix Tshisekedi e Joseph Kabila che potrebbero portare a un loro “accordo”.[4]
Il 9 gennaio, il portavoce del governo e della coalizione che ha appoggiato la candidatura di Emmanuel Ramazani Shadary, Lambert Mende, ha affermato che il Fronte Comune per il Congo (FCC) potrebbe collaborare con “Verso il Cambiamento” (CACH) per gestire insieme il paese, qualora le venisse chiesto: «Penso che, se la coalizione cui appartiene Jean Marc Kabund chiedesse la nostra collaborazione, non ci tireremo indietro, perché c’è un tempo per tutto, un tempo per difendere le proprie idee politiche e accaparrarsi l’elettorato, ma anche un tempo per difendere gli interessi superiori del paese e per promuovere l’unità tra tutti i congolesi. Nell’FCC, ci sono già vecchi amici di Jean Marc Kabund».[5]
2. I RISULTATI PROVVISORI DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI
Il 10 gennaio, verso le 3 del mattino, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha finalmente annunciato i risultati provvisori delle elezioni presidenziali. Secondo i risultati pubblicati, Félix-Antoine Tshisekedi Tshilombo è stato eletto Presidente della Repubblica con 7.051.013 di voti (38.57%). Martin Fayulu Madidi è arrivato secondo con 6.366.732 di voti (34.83%) e Emmanuel Shadary occupa il terzo posto con 4.357.359 di voti (23.84%). Secondo la commissione elettorale, il tasso di affluenza alle urne è del 47,56% e i voti validi espressi sono 18.280.820.
Corneille Nangaa aveva cominciato il suo intervento annunciando dapprima i risultati delle elezioni legislative provinciali, ciò che ha sorpreso tutti perché, secondo il calendario elettorale modificato e annunciato il 26 dicembre, l’operazione di raccolta, compilazione e centralizzazione dei risultati delle elezioni legislative provinciali e nazionali avrebbe dovuto svolgersi dal 31 dicembre al 22 gennaio [6]
Dopo la sua vittoria alle elezioni presidenziali, Félix Tshisekedi ha reso omaggio a suo padre, Etienne Tshisekedi, ai 13 membri fondatori dell’UDPS e a Joseph Kabila. Di fronte a un’enorme folla riunita presso la sede generale del suo partito, egli ha dichiarato: «So che per molti di noi è difficile da accettare, ma lo dico con sincerità: rendo omaggio al presidente Joseph Kabila che considero partner politico e non come avversario o nemico».[7]
In un’intervista, Martin Fayulu, candidato di LAMUKA, una delle due coalizioni dell’opposizione, ha contestato i risultati proclamati dalla Commissione elettorale. Secondo lui, «si tratta di risultati ridicoli che sono stati manomessi, inventati e prodotti negli oscuri uffici della coalizione governativa, il Fronte Comune per il Congo (FCC), in complicità con la Commissione elettorale e non hanno nulla a che vedere con la verità delle urne. È un vero colpo di stato elettorale, è incomprensibile. Chiedo alle missioni di osservazione elettorale della CENCO, della Chiesa di Cristo in Congo e della Symocel, di rivelare al popolo congolese e al mondo intero il nome della persona veramente scelta dal nostro popolo, pubblicando i risultati elettorali di cui dispongono (…) Si è rubato la vittoria del popolo, ma il popolo non accetterà mai che la sua vittoria sia sta rubata».[8]
In una sua dichiarazione, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha affermato che i risultati pubblicati dalla Commissione elettorale, che consacrano la vittoria di Felix Tshisekedi alle elezioni presidenziali, non corrispondono ai dati che essa ha ottenuto dai seggi elettorali. Durante una conferenza stampa presso il Centro Inter-diocesano di Kinshasa, il segretario generale della CENCO, P. Donatien N’shole, ha dichiarato: «Prendiamo atto della pubblicazione dei risultati provvisori delle elezioni presidenziali che, per la prima volta nella storia del nostro paese, apre la strada ad un’alternanza politica ai vertici dello stato. Tuttavia, dall’analisi dei dati in nostro possesso, constatiamo che i risultati delle elezioni presidenziali pubblicati dalla Commissione elettorale non corrispondono ai dati raccolti dalla nostra missione di osservazione elettorale a partire dai diversi seggi elettorali».
I vescovi della CENCO hanno sottolineato: «Il giorno dopo la pubblicazione dei risultati delle elezioni presidenziali, esortiamo tutti a mostrare maturità civica e a evitare ogni ricorso alla violenza. In caso di una possibile contestazione dei risultati provvisori da parte di una parte implicata, la esortiamo a utilizzare i mezzi legali, in conformità con la Costituzione e la legge elettorale».
Secondo P. Donatien N’shole, la CENCO ritiene che spetti agli attori politici prendere in considerazione, se lo desiderano, la possibilità di contestare i risultati elettorali provvisori pubblicati dalla Commissione elettorale: «Per quanto riguarda il nome del candidato vincitore, i vescovi sono stati chiari. Essi hanno accettato di parlare, nella fase attuale, entro i limiti della loro missione di osservazione elettorale e nel rispetto della legalità. La CENCO non può sfidare la legge. E la legge è chiara: non spetta a un’istituzione diversa dalla CENI pubblicare le tendenze e i risultati elettorali». P. N’shole ha anche sottolineato le responsabilità degli uni e degli altri: «Non spetta alla CENCO contestare i risultati. Gli attori politici devono assumersene la responsabilità. Non ci si deve aspettare che la CENCO contesti i risultati, perché non è la sua missione. La sua responsabilità si limita dire ciò che essa ha osservato. Ognuno deve assumersi la propria responsabilità».[9]
L’11 gennaio, la coalizione LAMUKA ha svelato i risultati ottenuti attraverso il suo centro di raccolta. Secondo i dati forniti dai suoi 220.000 testimoni dispiegati su tutto il paese e resi pubblici da Fidel Babala, Martin Fayulu sarebbe arrivato in testa con il 61,5% dei voti (oltre 8 milioni di voti). Molti di più di quelli di Felix Tshisekedi, che avrebbe ottenuto solo il 18,8% dei voti, mentre Emmanuel Shadary sarebbe arrivato terzo, con il 18,4% dei voti espressi. Secondo LAMUKA, il tasso di partecipazione alle elezioni non sarebbe del 47%, come annunciato dalla CENI, ma del 36,3%. Di fronte a questi risultati, il candidato Martin Fayulu ha denunciato ciò che egli ha qualificato di “nomina” di Felix Tshisekedi e ha annunciato che presenterà ricorso presso la Corte costituzionale, per esigere il riconteggio dei voti da parte della Commissione elettorale.[10]
L’11 gennaio, intervenendo in una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU in videoconferenza da Kinshasa, il presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), Marcel Utembi, ha affermato che «la CENCO aveva ottenuto, da parte della CENI, l’accreditamento di 40.850 osservatori elettorali. Altri 1.776 osservatori non accreditati hanno comunque potuto effettuare azioni di osservazione al di fuori dei seggi elettorali. Gli osservatori elettorali della CENCO hanno potuto coprire tutti i centri di voto del paese. La CENCO si è dotata di un centro di raccolta dati che ha potuto ricevere i risultati dei voti espressi da 13.119.999 elettori, cioè il 71,53% degli oltre 18 milioni di voti validamente espressi». Marcel Utembi ha confermato che «i risultati pubblicati dalla CENI non corrispondono ai dati ottenuti dalla missione di osservazione della CENCO». Egli non ha rivelato il nome di chi avrebbe vinto le elezioni presidenziali, ma ha lasciato intendere che sarebbe stato l’altro membro dell’opposizione, Martin Fayulu, ad essere eletto. Egli ha quindi chiesto all’ONU di chiedere alla Commissione elettorale congolese (CENI) di pubblicare, seggio elettorale per seggio elettorale, i verbali dei risultati delle elezioni presidenziali del 30 dicembre: «la CENCO auspica che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU chieda alla CENI di pubblicare i verbali dei risultati elettorali di ciascun seggio elettorale, in modo che i dati forniti dalla CENI possano essere confrontati con quelli di cui dispongono i candidati dei partiti, il che contribuirebbe ad eliminare i dubbi e placare gli animi».
D’altra parte, il presidente della CENI, Corneille Nangaa, ha esortato il Consiglio di Sicurezza Ad appoggiare il nuovo presidente eletto: «Oggi abbiamo un nuovo presidente eletto che merita di essere appoggiato dalla comunità internazionale». Egli ha aggiunto che, «per quanto riguarda i ricorsi presso la Corte costituzionale, ci sono solo due opzioni. Confermare i risultati forniti dalla CENI, o annullare le elezioni presidenziali. Annullare le elezioni significherebbe che le istituzioni esistenti (l’attuale Presidente della Repubblica) rimarrebbero in funzione fino a quando si terranno nuove elezioni».[11]
Il 14 gennaio, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha annunciato che la prestazione di giuramento da parte del nuovo presidente della Repubblica è prevista per il 22 gennaio, dopo la pubblicazione dei risultati definitivi da parte della Corte costituzionale.
La CENI ha precisato che l’esame dei ricorsi per contestazione dei risultati delle elezioni legislative nazionali e provinciali si protrarrà fino al 23 marzo 2019. Esso si svolgerà simultaneamente all’insediamento dell’Assemblea nazionale dei deputati. Infatti, una sessione straordinaria di quest’ultima è prevista per il 26 gennaio 2019 e altre sessioni straordinarie delle assemblee dei deputati provinciali sono previste per il 24 gennaio. Inoltre, i candidati senatori e governatori dovranno presentare i loro dossier alla CENI dal 21 al 27 gennaio.[12]
3. DOV’È LA VERITÀ DELLE URNE?
Mentre si stanno diffondendo voci che chiedono un nuovo conteggio dei voti, TV5Monde, RFI e il Financial Times, in collaborazione con il gruppo di studio sul Congo, un istituto di ricerca affiliato all’Università di New York, sono venuti a conoscenza di due documenti finora inediti che gettano nuova luce sui risultati delle elezioni presidenziali congolesi. Secondo questi documenti, uno della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) e l’altro della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni), il vero vincitore delle elezioni presidenziali sarebbe stato Martin Fayulu e non Félix Tshisekedi.
Secondo due fonti prossime alla coalizione di opposizione Lamuka, di cui sono membri l’ex vicepresidente Jean-Pierre Bemba e l’ex governatore del Katanga Moïse Katumbi, «questi due documenti provengono dal server della commissione elettorale. Sarebbero stati scaricati da un informatore, 24-48 ore dopo la chiusura ufficiale dei seggi elettorali e la trasmissione elettronica dei dati mediante le macchine per votare.
Il primo documento è una compilazione di risultati prodotta dalla Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO), presente su tutto il territorio grazie ai suoi 40.000 osservatori. Questo documento copre il 42,92% dei voti e 28.733 seggi elettorali. Ciò rappresenta 8 milioni di voti espressi il 30 dicembre 2018 su un totale di 18 milioni circa.
Il secondo documento, attribuito alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), è un database, una raccolta di file che non hanno né l’intestazione, né il logo o altri segni caratteristici della commissione elettorale. Si tratta dei risultati finali di 15.694.364 voti validi, vale a dire dell’87% dei voti espressi a livello nazionale. Questo documento di 2.064 pagine e 49.161 voci, elenca i risultati delle elezioni presidenziali, seggio elettorale per seggio elettorale. I numeri di identificazione dei siti di voto e dei centri locali di compilazione dei risultati corrispondono a quelli assegnati dalla Commissione elettorale.
Tutte le informazioni contenute in questi due documenti convergono sullo stesso risultato;il vero vincitore delle elezioni sarebbe Martin Fayulu e non Félix Tshisekedi, come invece annunciato dalla Commissione elettorale il 10 gennaio, in occasione della proclamazione dei risultati provvisori.
Confrontando i risultati della CENI con la compilazione della CENCO, la correlazione è quasi perfetta. Secondo la compilazione della CENCO , Martin Fayulu avrebbe ottenuto il 62,8% dei voti, Emmanuel Ramazani Shardary il 17,99% e Félix Tshisekedi il 15%. Secondo il documento della CENI, a livello nazionale, Martin Fayulu avrebbe ottenuto quasi il 59% dei voti.
Per Kinshasa, la CENI riporta i seguenti risultati: Martin Fayulu con 73,61%, Felix Tshisekedi con quasi il 17% e Emmanuel Ramazani Shadary con 7,9%. Le cifre della Cenco riprese in un campione più ridotto riportano un risultato simile: 73,65% per Martin Fayulu, 17,52% per Félix Tshisekedi e 7,4% per Emmanuel Ramazani Shadary.
Stesso scenario per la provincia di Ituri: Martin Fayulu avrebbe ottenuto secondo l’85% dei voti secondo i dati della CENI o l’82% dei voti secondo i dati della CENCO.
Secondo Gérard Gerold, esperto elettorale ed ex consigliere della missione ONU nella RD Congo, «La CENI non ha annunciato questi risultati (riportati nei documenti trapelati, ndr), ma altri che sono diversi … Hanno spostato circa 3 milioni di voti, per pubblicare dei risultati che non sono quelli provenienti dalle macchine per votare». Alla domanda se ci sono stati dei brogli elettorali, egli ha risposto: «A quel che sembra, sì».
Tuttavia, per il momento, è impossibile confrontare tutti questi dati con i verbali redatti in ogni seggio elettorale dopo il conteggio dei voti, perché la CENI non ha ancora pubblicato la compilazione dei risultati elettorali per ogni seggio elettorale, centro di voto, centro locale di compilazione e circoscrizione.[13]
4. I RISULTATI PROVVISORI DELLE ELEZIONI LEGISLATIVE NAZIONALI
Il 12 gennaio, nelle primissime ore del mattino, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale indipendente (CENI) ha annunciato i risultati provvisori delle elezioni legislative nazionali. Egli ha proclamato i nomi di 485 deputati nazionali eletti nelle elezioni del 30 dicembre 2018. Gli altri quindici deputati restanti saranno eletti in occasione delle elezioni legislative previste per marzo nei collegi elettorali di Beni, Butembo e Yumbi.
Il Fronte Comune per il Congo (FCC), la coalizione avente come autorità morale il capo dello stato Joseph Kabila e che ha sostenuto la candidatura di Ramazani Shadary, avrebbe ottenuto circa 350 seggi. Il Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), il partito del presidente uscente Joseph Kabila, avrebbe ottenuto 48 seggi. Un altro partito importante del FCC, il PPPD, del ministro degli interni, Henri Mova, avrebbe ottenuto 20 deputati.
La coalizione LAMUKA, di Martin Fayulu, avrebbe ottenuto 94 seggi. Essa diventerebbe così la prima forza di opposizione all’interno dell’Assemblea nazionale dei deputati. Al suo interno,
“Insieme per il cambiamento” di Mosè Katumbi arriverebbe al primo posto, con circa 55 deputati nazionali.
La coalizione di “Verso il Cambiamento” (CACH) di Felix Tshisekedi avrebbe ottenuto solo 46 seggi: 32 per l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) di Felix Tshisekedi e 14 per l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) ) del suo alleato Vital Kamerhe.
Se questi risultati saranno confermati dalla Corte costituzionale, è dall’FCC, la cui autorità morale è il futuro ex presidente Joseph Kabila, che dovrebbe emergere il primo ministro del prossimo governo della Repubblica. Secondo diverse fonti, l’FCC e il CACH hanno siglato un accordo che riserverebbe all’FCC il diritto di controllo su certi posti strategici (Difesa, Finanza, Governatore della Banca Centrale). Inoltre, la revoca o il permutamento dei comandanti delle principali unità dell’esercito e della polizia non potrebbe essere effettuato senza il parere dello stesso Joseph Kabila.[14]
Dopo i risultati delle elezioni presidenziali, anche quelli delle elezioni legislative nazionali e provinciali sono già fortemente contestati, a causa di un certo numero di incongruenze constatate.
Non si sa perché la Commissione elettorale abbia deciso di anticipare la proclamazione dei risultati delle elezioni legislative nazionali e provinciali, visto che il calendario elettorale prevedeva questi annunci dopo l’investitura del presidente eletto. Tutte e due le volte, la CENI ha proceduto alla proclamazione dei risultati nel cuore della notte e convocando la stampa all’ultimo minuto.
Tutto questo è stato fatto quando in un certo numero di seggi elettorali all’interno del paese, ad esempio a Goma, dei plichi di schede elettorali delle legislative erano ancora sigillati nei centri di raccolta, senza essere ancora stati spogliati. In altri centri, il processo di compilazione era ancora in corso, quando i risultati venivano annunciati a Kinshasa. In questa situazione, ci si può chiedere come la CENI abbia potuto annunciare i risultati provvisori delle elezioni legislative nazionali e provinciali. La domanda potrebbe rimanere senza risposta. Infatti, meno del 5% dei verbali è stato pubblicato all’esterno dei centri locali di compilazione dei risultati, come richiesto dalla legge. Non esiste quindi alcuna possibilità di tracciabilità. Dopo una comunicazione solo orale, la CENI non ha pubblicato alcuna lista ufficiale di questi risultati.
Un’altra sorpresa: l’inversione di tendenza tra le presidenziali e le legislature nazionali e provinciali. Nelle file dell’opposizione, della società civile e degli osservatori elettorali, si è rimasti sorpresi dei dati rivelati. La coalizione con il minor numero di voti nelle elezioni presidenziali (4 milioni di voti per il suo candidato Emmanuel Ramazani Shadary) avrebbe oltrepassato il 70% dei seggi alla Camera dei deputati. Per quanto riguarda le coalizioni dell’opposizione, CACH e LAMUKA, si trovano in ampia minoranza alla Camera dei deputati, pur avendo raccolto oltre il 70% dei voti nelle elezioni presidenziali. Come spiegare questa inversione dei risultati rispetto alle elezioni presidenziali da una parte e quelle legislative dall’altra? Secondo la maggioranza, il successo della coalizione di governo nelle legislative nazionali e provinciali è dovuto al suo buon radicamento a livello locale. Secondo l’opposizione, questi risultati contraddittori sono la conseguenza di manomissioni e di brogli elettorali.
Nonostante ci si aspetti un gran numero di casi di contestazioni dei risultati delle legislative nazionali e provinciali proclamati dalla CENI, fare ricorso alla giustizia per risolvere tali contenziosi potrebbe equivalere ad intraprendere una vera e propria corsa a ostacoli.
I candidati hanno un massimo di 8 giorni per presentare tali ricorsi. Ne sono passati già tre dalla proclamazione dei risultati provvisori delle provinciali (il 10 gennaio) e la Commissione elettorale non ha ancora pubblicato né il testo della delibera dell’assemblea plenaria, né i verbali dei risultati. Nessuna pubblicazione sul sito web della CENI, né sulla Gazzetta ufficiale.[15]
5. VERSO UNA COABITAZIONE O UNA NUOVA COALIZIONE?
Secondo Jason Stearns, direttore del Gruppo di Studi sul Congo (GEC), aggregato alla New York University, in questo contesto, Felix Tshiskedi dovrà scegliere tra due possibilità: una coabitazione o una coalizione: «Se fosse vero che l’FCC abbia ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento, il nuovo presidente della Repubblica dovrà nominare un membro di questa maggioranza parlamentare (FCC) come prossimo primo ministro incaricato di formare il nuovo governo. In questo caso, la vecchia opposizione, CACH e LAMUKA, dovrà decidere se partecipare o meno alla formazione di questo governo. Si può prevedere che LAMUKA non accetterà. Per CACH di Félix Tshisekedi, nuovo presidente della Repubblica, questa potrebbe essere una possibilità.
In caso di coabitazione, di fronte a un primo ministro proveniente dai ranghi dell’FCC, coalizione al potere fino alle recenti elezioni, in seguito alla loro maggioranza in Parlamento, il nuovo presidente della Repubblica rischia di trovarsi in una posizione molto debole di fronte alle altre istituzioni dello Stato. Soprattutto perché Felix Tshisekedi non dispone di mezzi adeguati per controllare l’esercito o l’intelligence.
Secondo Jason Stearns, coabitazione tra il presidente e il primo ministro o coabitazione all’interno di una coalizione di governo, in entrambi i casi si tratterrà di “una situazione nuova che non è ancora mai stata sperimentata nella RD Congo”.[16]
Secondo l’analista politico Bob Kabamba, i risultati delle elezioni legislative nazionali e provinciali pubblicati dalla CENI preannunciano una coabitazione tra il presidente della Repubblica, il governo e il parlamento. Secondo lui, non ci può essere alcun blocco delle istituzioni, dal momento che la Costituzione indica già la soluzione di eventuali conflitti tra il governo e il Presidente della Repubblica. «La costituzione definisce chiaramente le prerogative dell’una e dell’altra parte. Se ci fossero problemi tra il governo e il Presidente della Repubblica, spetta alla Corte Costituzionale regolamentare i problemi che possono esistere tra queste due istituzioni», ha affermato Bob Kabamba, professore all’Università di Liegi in Belgio. Egli ha aggiunto che il Presidente della Repubblica e il Governo hanno l’obbligo di consultazione, un meccanismo che può evitare conflitti tra il Presidente della Repubblica e il Governo.[17]
Il 13 gennaio, in seguito alla pubblicazione dei risultati provvisori delle elezioni legislative, in un documento firmato da uno dei suoi consiglieri, il Presidente della Comunità per lo Sviluppo dell’Africa australe (SADC), Edgar Lungu, ha proposto, per la RD Congo, un governo di unità nazionale, al fine di favorire una reciproca fiducia. Il presidente dello Zambia ha affermato di parlare a nome di tutti gli Stati dell’Africa australe, preoccupati dal fatto che i risultati provvisori delle elezioni presidenziali sono stati “ampiamente contestati”. Secondo il presidente dello Zambia, la soluzione a tale contestazione passa attraverso un «accordo politico negoziato» tra tutte le parti. Secondo Edgar Lungu, un tale accordo renderebbe possibile rimediare alle aspre proteste espresse da diversi organismi e personalità politiche in seguito alla proclamazione dei risultati provvisori delle elezioni presidenziali. Egli ha esortato tutte le parti ad accettare di formare un «governo di unità nazionale», ritenendo che questa opzione possa «rafforzare la fiducia, creare ponti e favorire la continuazione del processo elettorale».[18]
Il 13 gennaio, dopo un incontro tra Joseph Kabila e alcuni membri della sua famiglia politica, il portavoce della Maggioranza Presidenziale (MP), André-Alain Atundu, ha affermato che è pronta a discutere con Felix Tshisekedi, vincitore delle elezioni presidenziali secondo i risultati provvisori, in vista della gestione del paese: «La maggioranza presidenziale, sotto la guida della sua autorità morale, il presidente Joseph Kabila Kabange, è pronta a iniziare, con il presidente eletto, tutti i negoziati necessari per determinare le modalità pratiche di collaborazione, in vista di un’efficace gestione del paese». Questa informazione è stata annunciata subito dopo la pubblicazione del comunicato della Comunità per lo Sviluppo dell’Africa australe (SADC) che aveva suggerito la formazione di un governo di unità nazionale.[19]
Il 14 gennaio, in un secondo comunicato, il ministro degli Esteri dello Zambia, Joseph Malanji, ha continuato ad esortare gli attori politici congolesi a favorire una “soluzione negoziata” attraverso il dialogo e la “inclusione” e ha reiterato la sua proposta relativa alla formazione di “un governo di unità nazionale“.[20]
Il 14 gennaio, un membro del comitato strategico del Fronte Comune per il Congo (FCC), Barnabé Kikaya, ha annunciato che l’FCC, la coalizione del presidente Joseph Kabila e Verso il Cambiamento (CACH), la coalizione guidata dal vincitore delle elezioni presidenziali del 30 dicembre 2018 , Felix Tshisekedi, hanno iniziato delle discussioni. Egli ha sottolineato che «non si parlerà di una coabitazione, ma di una coalizione» e che «le discussioni sono già in corso». Con circa 350 seggi alla Camera dei deputati ottenuti nelle recenti elezioni legislative, l’FCC entra in queste trattative in una posizione di forza. Per esempio, è tra i suoi membri che, in linea di principio, il nuovo presidente eletto dovrà cercare il nome del prossimo Primo Ministro.[21]
Il 15 gennaio, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) si è espresso per la prima volta circa la possibilità di collaborazione con il gruppo politico del presidente uscente Joseph Kabila. Circa la dichiarazione del Fronte Comune per il Congo (FCC), la coalizione politica del presidente uscente Joseph Kabila, sulla possibilità di un’alleanza, in parlamento, con la coalizione di del nuovo presidente eletto, il portavoce di Félix Tshisekedi, Vidye Tshimanga, ha affermato che è ancora troppo presto per dire qualcosa al riguardo: «Occorre aspettare che la Corte costituzionale presenti i suoi risultati finali, affinché si possa conoscere esattamente in quale situazione ci troveremo. In quel momento si potranno creare determinate alleanze. L’UDPS è pronta a collaborare con l’FCC o con LAMUKA, ma sempre nell’ambito del suo programma».
Vidye Tshimanga ha dato la stessa risposta per quanto riguarda la proposta di un governo di unità nazionale, avanzata dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa australe (SADC).[22]
[1] Cf Le carnet de Colette Braeckman – Le Soir 06.01.’19
[2] Cf Le carnet de Colette Braeckman – Le Soir 06.01.’19
[3] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 08.01.’19; Cas-info.ca, 07.01.’19
[4] Cf Cas-info.ca, 08.01.’19
[5] Cf Radio Okapi, 09.10.’19
[6] Cf Radio Okapi, 10.01.’19
[7] Cf Actualité.cd, 10.01.’19
[8] Cf RFI, 10.01.’19
[9] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 10.01.’19; Actualité.cd, 10.01.’19;diacenco.com, 10.01.’19
http://www.diacenco.com/declaration-de-la-cenco-a-lissue-de-sa-mission-dobservation-electorale/
[10] Cf P. Ndongo – Cas-info.ca, 11.01.’19
[11] Cf RFI, 11.01.’19; Japhet Toko – Actualité.cd, 12.01.’19
[12] Cf Radio Okapi, 14.01.’19
[13] Cf Ilhame Taoufiqi – TV5monde.com, 15.01.’19 https://afrique.tv5monde.com/information/elections-en-rdc-martin-fayulu-est-il-le-vrai-vainqueur
Sonia Rolley – RFI, 15.01.’19 http://www.rfi.fr/afrique/20190115-elections-rdc-trouve-verite-urnes
[14] Cf AFP – TV5/Monde, 12,01.’19
[15] Cf RFI, 13.01.’19
[16] Cf RFI.13.01.’19
[17] Cf Radio Okapi, 12.01.’19
[18] Cf RFI, 13.01.’19
[19] Cf Actualité.cd, 13.01.’19
[20] Cf RFI, 14.01.’19
[21] Cf P. Ndongo – Cas-info. ca, 14.01.’19
[22] Cf RFI, 15.01.’19