Editoriale Congo Attualità n. 370 – A cura di Rete Pace per il Congo
La settimana dal 9 al 16 dicembre è stata caratterizzata da due avvenimenti: le violenze che hanno perturbato la campagna elettorale di Martin Fayulu, candidato alle presidenziali per conto di Lamuka, una coalizione di partiti dell’opposizione, e l’incendio del deposito centrale della Commissione Elettorale à Kinshasa.
Per quanto riguarda le violenze che hanno caratterizzato la campagna elettorale di Martin Fayulu, esse sono state essenzialmente causate da contromanifestazioni organizzate dal Partito del Popolo per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), il principale partito della maggioranza presidenziale. Queste contromanifestazioni della maggioranza al potere hanno dato alla polizia l’opportunità di intervenire per disperdere i militanti dell’opposizione e impedire lo svolgimento dei comizi.
Due potrebbero essere i motivi che hanno spinto i vertici della maggioranza a organizzare queste contromanifestazioni:
– il grande successo popolare di Martin Fayulu nei suoi primi comizi elettorali, svoltisi principalmente nell’est del Paese (Beni, Butembo, Bunia, Buta e Kisangani). Questo successo è stato determinato dalla popolarità dei suoi tre grandi alleati di coalizione: Moïse Katumbi, Jean Pierre Bemba e Mbusa Nyamwisi.
– i continui appelli di Martin Fayulu contro l’utilizzazione della macchina per votare, qualificata da egli stesso come “macchina per imbrogliare”. Basterebbe ricordare quello del 5 dicembre, a Beni (Nord Kivu), quando egli ha invitato la popolazione a rifiutare l’utilizzazione della macchina per votare: «La macchina per imbrogliare è illegale. Il 23 dicembre, per votare chiedete le schede elettorali cartacee. Se non ci saranno schede elettorali cartacee, non ci sarà nemmeno possibilità di voto».
Per quanto riguarda l’incendio del deposito della Commissione elettorale a Kinshasa, esso ha distrutto gran parte del materiale elettorale destinato a diciannove dei ventiquattro comuni di Kinshasa. Secondo una prima valutazione, il materiale danneggiato comprenderebbe circa 8.000 macchine per votare su 10.368,3.774 cabine elettorali su 8.887, 552 kit elettorali su 8.887, 17.901 confezioni di inchiostro indelebile, 800 moto e 15 veicoli e circa 9.500 batterie esterne.
Il vice primo ministro e ministro dell’Interno e della sicurezza, Henri Mova, ha dichiarato che «l’incendio si è propagato da due diversi punti di partenza. Il che lascia presagire che l’incendio sia stato premeditato. Quindi si potrebbe pensare a un incendio di origine criminale, ma è ancora troppo presto per affermarlo con certezza». Tuttavia, egli ha assicurato che le elezioni potranno ancora svolgersi il 23 dicembre, come previsto.
In un comunicato stampa, il Fronte Comune per il Congo (FCC) ha accusato Martin Fayulu, candidato di Lamuka, di essere alla base di questo incendio. Lo accusa di mettere in atto “una politica della terra bruciata e un progetto ben pianificato per impedire il normale svolgimento del processo elettorale“.
A questo proposito, sui social network è riapparso un vecchio tweet del 13 settembre 2018, pubblicato dal portavoce di Moïse Katumbi, Olivier Kamitatu, attualmente membro di Lamuka. Eccolo: «Il rifiuto della macchina per votare è totale! Se il presidente della Comissione elettorale, Corneille Nangaa, continuerà ad insistere nel voler imporre le sue 100.000 macchine per imbrogliare, dovrà prevedere un poliziotto per ciascuna di esse, per evitare che siano danneggiate, distrutte o bruciate! I Congolesi sapranno far rispettare la legge elettorale».
Accusato dal Fronte Comune per il Congo (FCC) di essere il responsabile dell’incendio, il candidato di Lamuka, Martin Fayulu, ha respinto tale accusa e ha affermato che si tratta di una manovra messa in atto dal potere, per giustificare un ennesimo rinvio delle elezioni, per rimediare ai ritardi logistici nella preparazione delle elezioni da parte della Commissione elettorale o, addirittura, per mantenere ulteriormente al potere l’attuale Presidente della Repubblica.
Un altro elemento fonte di preoccupazione è che il 3 dicembre, in una conferenza stampa, il presidente della CENI, Corneille Nangaa, abbia dichiarato che i formulari cartacei previsti per la compilazione dei verbali e delle schede dei risultati siano ancora sotto stampa in Sudafrica. Si tratta di 380 tonnellate di materiale cartaceo che non è ancora arrivato in Congo e che dovrebbe essere distribuito sul territorio prima del 21 dicembre. Nemmeno si sa qualcosa di certo sulle liste degli elettori che, secondo la legge elettorale dovrebbero essere pubblicate 30 giorni prima dell’inizio della campagna elettorale (articolo 6) e affisse nei centri di voto 30 giorni prima della data delle elezioni (articolo 8), a disposizione della popolazione elettorale per consultazione.
Ciò che è accaduto merita alcune considerazioni.
– Ogni contromanifestazione indica intolleranza e mancanza di rispetto per le convinzioni politiche altrui e va quindi fermamente condannata.
– Ogni tentativo intrapreso per impedire lo svolgimento di un comizio viola il diritto alla libertà di espressione e va ugualmente condannato.
– Ogni atto di vandalismo e di sabotaggio perpetrato contro strutture dello Stato rappresenta sempre un attentato contro il bene comune e va quindi equiparato a un atto di terrorismo da condannare in modo esplicito.
– Ogni ritardo logistico nella distribuzione, sul territorio, del materiale necessario per lo svolgimento effettivo delle elezioni discredita la Commissione elettorale poiché, dopo un rinvio di due anni, il popolo congolese non può più accettare un ulteriore rinvio.
* È compito del governo e dell’amministrazione garantire il pieno rispetto del diritto di espressione e di manifestazione e assicurare la sicurezza delle persone e delle infrastrutture. Tanto più in tempo di campagna elettorale.
* I partiti politici (leader e militanti) devono capire che il pluralismo delle convinzioni politiche, uno degli elementi centrali della democrazia, richiede spirito di tolleranza, rispetto delle idee altrui, rifiuto di ogni tipo di violenza (fisica e verbale) e, quindi, moderazione nell’uso del linguaggio.
* La Commissione elettorale ha la responsabilità di fare tutto ciò che è possibile per organizzare le elezioni entro i tempi previsti nel calendario elettorale da essa stessa definito e pubblicato.