Editoriale Congo Attualità n. 368 – a cura di Rete pace per il Congo
Dal 9 all’11 novembre, sette dei principali leader dell’opposizione congolese si sono incontrati a Ginevra (Svizzera), per designare un candidato comune dell’opposizione per le elezioni presidenziali del prossimo mese di dicembre. Si tratta di sette candidati per le elezioni presidenziali: quattro convalidati dalla Commissione elettorale, due non convalidati e un altro che, per motivi giudiziari, non ha potuto presentare alla Commissione elettorale il dossier relativo alla sua candidatura. Più precisamente, si tratta rispettivamente di Felix Tshisekedi (UDPS), Vital Kamerhe (UNC), Martin Fayulu (Ecide), Freddy Matungulu (Congo Na Biso), Jean Pierre Bemba (MLC), Adolphe Muzito (Nouvel Élan) e Moïse Katumbi (Insieme per il Cambiamento).
Il ricorso al voto a due turni
Non essendo riusciti ad arrivare ad un consenso, essi hanno deciso di ricorrere alla procedura di un voto a due turni. Nel primo turno, cui hanno partecipato solo i quattro candidati convalidati dalla Commissione elettorale, i due candidati membri dei partiti maggiori (Felix Tshisekedi / UDPS e Vital Kamerhe / UNC), favoriti sin dall’inizio ma rivali tra loro, hanno votato per i due candidati membri di partiti minori (Martin Fayulu / Ecide e Freddy Matungulu / Congo Na Biso) che, invece, hanno votato l’uno per l’altro. Ne è conseguito che sono stati questi ultimi due ad ottenere il maggior numero di voti, ciò che ha permesso loro di passare al secondo turno per il ballottaggio, con la partecipazione anche dei tre candidati non convalidati (Moïse Katumbi / Insieme per il cambiamento, Jean Pierre Bemba ) MLC e Adolphe Muzito / Nuovo slancio). È in questo modo che Martin Fayulu / Ecide è stato designato candidato comune dell’opposizione per le elezioni presidenziali.
Secondo vari osservatori, benché incontestabili perché corrispondenti alla realtà, i risultati del primo turno sono stati inesorabilmente condizionati dagli interessi personali di ciascun partecipante. Alla fine, ne è risultato che Félix Tshisekedi e Vital Kamerhe sono stati vittime della loro vicendevole rivalità che, nello stesso tempo, ha avvantaggiato Martin Fayulu e Freddy Matungulu. Il secondo turno si è semplicemente svolto sull’onda dei risultati del primo turno, conducendo alla designazione finale di Martin Fayulu come candidato comune dell’opposizione alle elezioni presidenziali.
Il ritiro di due grandi esponenti dell’opposizione
In realtà, questo voto aveva consacrato la vittoria di quella parte dell’opposizione più radicale che, pur affermando di volere partecipare alle elezioni del 23 dicembre, continua però a dirsi contraria all’utilizzazione della macchina per votare, considerata come uno strumento messo a disposizione della maggioranza per organizzare brogli elettorali e favorire la vittoria del suo candidato; esige l’eliminazione, dal registro elettorale, di quasi dieci milioni di elettori registrati senza impronte digitali e considerati, quindi, come degli “elettori fittizi” che costituirebbero un immenso bacino elettorale a favore della stessa maggioranza. A solo un mese dalla data prevista per le elezioni, il 23 dicembre, essa continua a chiedere il ritorno alla scheda elettorale cartacea e la revisione del registro elettorale.
Il sospetto, quindi, è quello che questa parte dell’opposizione tenti di impedire lo svolgimento delle elezioni nella data prevista e ottenerne il rinvio a più tardi, nella speranza di poter creare le condizioni, mediante l’istituzione di un periodo di transizione senza l’attuale Presidente Joseph Kabila, che possano permettere il reintegro, nel processo elettorale, dei tre candidati dell’opposizione finora esclusi: Moïse Katumbi, Jean Pierre Bemba e Adolphe Muzito.
Tutto ciò non poteva essere accettato da Félix Tsisekedi, il cui partito, l’UDPS, aveva già espresso la sua volontà di partecipare alle elezioni del 23 dicembre, con o senza la macchina per votare. È così che, sotto la pressione del suo partito, ventiquattro ore dopo egli ha ritirato il suo voto e, quindi, anche il suo appoggio, al neo eletto candidato comune dell’opposizione. Poche ore dopo, anche Vital Kamerhe, dell’UNC, ha preso la stessa decisione.
L’estrema e ultima possibilità di ricuperare il tempo perduto
Sarà quindi interessante sapere quale sarà la posizione che Martin Fayulu assumerà nel corso dell’imminente campagna elettorale che inizierà il 22 novembre.
Una prima possibile posizione potrebbe essere quella del boicottaggio. Tuttavia, la Commissione elettorale potrebbe continuare ad eseguire il calendario elettorale ed organizzare le elezioni il 23 dicembre come previsto. In questo caso, anch’egli rimarrebbe escluso dalla competizione elettorale. Una seconda possibile posizione potrebbe essere quella della partecipazione, nella convinzione di poter vincere le elezioni. In questo caso, secondo certe informazioni, l’accordo raggiunto a Ginevra prevedrebbe una nuova legislatura di due anni che, gestita congiuntamente con i suoi alleati, avrebbe il compito di organizzare nuove elezioni “inclusive”, con la partecipazione dei candidati attualmente esclusi. Tuttavia, senza l’appoggio dell’UDPS e dell’UNC, i due grandi partiti dell’opposizione che hanno gli hanno ritirato il loro voto e che, nel 2011, arrivarono rispettivamente in seconda e terza posizione, difficilmente potrebbe sconfiggere Emmanuel Shadari, candidato del FCC, una coalizione composta dai partiti della Maggioranza Presidenziale e da quelli dell’opposizione attualmente membri del Governo.
Attualmente, l’opposizione si presenterebbe alle elezioni presidenziali in ordine sparso, con almeno tre candidati: Martin Fayulu, candidato “comune” di una parte dell’opposizione (Insieme per il cambiamento, di Moïse Katumbi, e il Movimento di Liberazione del Congo, di Jean Pierre Bemba), Félix Tshisekedi, candidato dell’UDPS, e Vital Kamerhe, candidato dell’UNC.
Sin d’ora, si può prevedere che questa divisione tra i leader dell’opposizione possa provocare una grande dispersione di voti e, conseguentemente, la loro sconfitta. Si tratterebbe di un fallimento di cui essi stessi ne sarebbero i primi responsabili. Ma, incapaci di riconoscere la propria responsabilità, al momento della proclamazione dei risultati elettorali grideranno allo scandalo dei brogli elettorali da parte della maggioranza attualmente al potere ed esigeranno l’annullamento delle elezioni. Sarà tutto inutile. Il regime continuerà la sua strada come un grande rullo compressore.
Per tentare di vincere le elezioni presidenziali, l’opposizione avrebbe dovuto scegliere il suo candidato unico all’interno dei partiti di opposizione che godono di un buon radicamento sul territorio, sia a livello locale che nazionale, di un’ampia base elettorale e di una vasta rappresentazione in parlamento.
Il tempo della campagna elettorale sta per iniziare e qualcuno potrebbe dire che ormai è troppo tardi per cambiare strategia, ma qualcun altro continua a sperare che l’opposizione abbia ancora la possibilità di ricuperare il tempo perduto.