INDICE
EDITORIALE: LA COMMISSIONE ELETTORALE DAVANTI A TRE SFIDE
1. IL PROCESSO ELETTORALE
a. La pubblicazione delle liste definitive dei candidati alle elezioni presidenziali e legislative nazionali
b. Una valutazione tecnica sulla macchina per votare
c. Le sfide logistiche
2. L’OPPOSIZIONE
a. L’incontro di Bruxelles
b. A proposito della macchina per votare
c. Il comizio del 29 settembre
3. LA SOCIETÀ CIVILE
a. Il Collettivo d’Azione della Società Civile (CASC)
b. Il Comitato Laico di Coordinamento (CLC)
4. JEAN PIERRE BEMBA: LA CPI HA CONFERMATO LA PENA INFLITTAGLI PER SUBORNAZIONE DI TESTIMONI
EDITORIALE: LA COMMISSIONE ELETTORALE DAVANTI A TRE SFIDE
1. IL PROCESSO ELETTORALE
a. La pubblicazione delle liste definitive dei candidati alle elezioni presidenziali e legislative nazionali
Il 6 settembre, a Kinshasa, la Corte Costituzionale ha iniziato la fase delle udienze sui ricorsi inoltrati dai candidati alle elezioni legislative nazionali, i cui dossier erano stati invalidati dalla Commissione elettorale. Per esaminare gli oltre 100 ricorsi presentati, essa ha istituito quattro camere.[1]
Il 13 settembre, la Corte Costituzionale ha terminato l’esame dei ricorsi inoltrati dai candidati alle elezioni legislative di dicembre. Con diversi giorni di ritardo. In teoria, secondo il calendario elettorale essa avrebbe dovuto inviare le sue conclusioni alla commissione elettorale a partire dall’11 settembre. La Corte ha respinto l’85% dei circa 200 (l’80% dei 190, secondo altre fonti) ricorsi inoltrati. Le sentenze sono state consegnate in segreteria ancora senza alcuna motivazione nel merito.
Nella maggior parte dei casi, la Corte costituzionale ha rispettato le decisioni della commissione elettorale. Ma è ancora impossibile fornire dati più precisi e sapere esattamente quanti, del numero totale dei candidati che hanno fatto ricorso, siano stati definitivamente respinti o ripescati dalla Corte costituzionale, né quali siano i partiti maggiormente interessati. E per una buona ragione: la lista dei vari ricorsi con i nomi dei candidati non era stata resa pubblica prima delle udienze e, il giorno dopo, la segreteria stava ancora centralizzando le sentenze emanate dalle varie camere della Corte.
Gli avvocati dei vari candidati vi si sono recati numerosi durante tutto il giorno, per poter conoscere gli esiti delle sentenze relative ai loro rispettivi clienti. La Corte le ha infatti emanate a contagocce durante ben quattro giorni, a volte senza alcun preavviso. Di conseguenza, molti di questi avvocati non si erano recati alle udienze, perché non erano stati avvertiti in tempo. Che i loro ricorsi siano stati accettati o meno, dovranno aspettare ancora un po’ di tempo per conoscerne i motivi addotti dalla Corte Costituzionale.
Secondo la segreteria della Corte, pressati dal tempo, i giudici hanno emesso le loro sentenze “sulla decisione”, consegnando cioè solo le conclusioni, ma senza fornire ragioni o spiegazioni nel merito.
Nella giornata del 14 settembre, la Corte Costituzionale non era ancora in grado di poter dire entro quando potesse rendere disponibili i testi completi delle sentenze. Nei corridoi della Corte, vari avvocati si stavano lamentando di una “mancanza di trasparenza”. La pubblicazione delle liste definitive dei candidati è prevista, In linea di principio, per il 19 settembre.[2]
Il 19 settembre, in conformità con il calendario elettorale, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha reso pubbliche le liste definitive dei candidati alle elezioni presidenziali e legislative nazionali e ciò dopo l’esame dei contenziosi da parte della Corte costituzionale. I candidati alle elezioni presidenziali sono 21 e i candidati alle legislative nazionali sono 15.355.
Marie José Ifoku Mputa e Samy Badibanga Ntita, due candidati alle elezioni presidenziali esclusi dalla CENI sono stati riammessi dalla Corte costituzionale. Le candidature di Jean-Pierre Bemba Gombo, Adolphe Muzito Fumutshi, Antoine Gizenga Fundji e Jean Paul Moka sono state definitivamente escluse.
Qui di seguito, la lista definitiva dei candidati alle presidenziali:
– Félix Antoine Tshisekedi Tshilombo,
– Vital Kamerhe Lwa Kanyiginyi Nkingi,
– Emmanuel Ramazani Shadary,
– Martin Fayulu,
– Samy Badibanga Ntita,
– Freddy Matungulu,
– Tryphon Kin-Kiey Mulumba,
– Seth Kikuni Masudi,
– Alain Daniel Shekomba Okende,
– Radjabo Mbira Tebabho Soborabo,
– Yves Mpunga,
– Joseph Mba Maluta,
– Gabriel Mokia Mandemo,
– Marie-Josée Ifoku Mputu,
– Pierre Honoré Kazadi Lukonda Ngube-Ngube,
– Sylvain Maurice Masheke Ngerakueyi,
– Charles Diavena Lutadila,
– Noël Tshiani Muadiamvita,
– Jean Mabaya Gizi Amine,
– Francis Mvemba,
– Théodore Ngoy Ilunga wa Nsenga.
Per quanto riguarda le elezioni legislative nazionali, la Corte costituzionale ha convalidato le candidature di Jean Claude Baende, Alex Kande, Lambert Matuku Memas, Henriette Wamu e Jose Endundo Bononge, inizialmente escluse dalla CENI.[3]
Il 21 settembre, la Sinergia delle Missioni di Osservazione Civica delle Elezioni (SYMOCEL) ha denunciato i meccanismi utilizzati dai partiti politici per nominare i loro candidati alle prossime elezioni: «in occasione della presentazione delle candidature, la MOE-SYMOCEL ha rilevato, tra altro, il reclutamento di candidati sulla base di nepotismo, regionalismo, clientelismo, improvvisazione e leggerezza, ciò che spesso ha condotto a candidare perenti e amici». L’osservatorio ha anche deplorato il basso tasso di candidature femminili.[4]
b. Una valutazione tecnica sulla macchina per votare
Il 17 settembre, presso la sede della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), la Fondazione Westminster per la democrazia ha presentato il suo rapporto sulla valutazione tecnica delle macchine per votare. L’organizzazione britannica ha presentato alla CENI alcune raccomandazioni, tra cui:
– disattivare le comunicazioni esterne (scheda SIM e Wifi) finché non siano necessarie;
– coprire tutte le porte esterne (apportando modifiche durante la produzione o tappare le porte USB esposte);
– limitare il numero massimo di schede elettorali per macchina a 660, per evitare un eccesso di voti;
– assicurarsi che le schede elettorali inserite in maniera incorretta evitino di produrre un voto manuale invalido;
– limitare i dati sull’UBB a livello provinciale;
– rivedere la procedura di conferma del codice per eliminare la funzione che permette di registrare il voto quando l’elettore tocca la foto del candidato;
– riesaminare il processo di distribuzione sul territorio, per ridurre il periodo di tempo durante il quale la macchina rimane sotto la custodia del personale del seggio elettorale;
– invitare i rappresentanti dei partiti politici e gli osservatori al centro di distribuzione;
– coinvolgere i testimoni dei partiti politici e gli osservatori elettorali nelle previe operazioni di controllo.
Madja Elbied e Nick Branson, rispettivamente vicedirettore e consulente della Fondazione Westminster per la democrazia, hanno affermato che il loro rapporto non è una certificazione della macchina per votare, ma semplicemente il risultato di uno studio sulla sua funzionalità.[5]
Il 17 settembre, in occasione della presentazione del rapporto degli esperti della Fondazione Westminster Foundation per la democrazia sulla funzionalità della macchina per votare, il vicepresidente della CENI, Norbert Basengezi, ha messo in risalto otto vantaggi di questa macchina:
1. Risparmio di tempo di 4 mesi, che dovevano servire per ordinare le schede elettorali cartacee.
L’attuale macchina per votare consente l’uso di schede elettorali in bianco, ordinate in anticipo (senza dover attendere la pubblicazione delle liste definitive dei candidati).
2. Garanzia e credibilità dei risultati, poiché si avrà la possibilità di confrontare due fonti: i risultati contati manualmente e i risultati stampati dalla macchina. Saranno presi in considerazione solo i risultati del conteggio manuale dei voti espressi.
3. La rapidità della proclamazione dei risultati: senza 2 o 3 mesi di attesa, il nuovo presidente eletto potrà prestare giuramento già il 12 gennaio 2019.
4. Il peso del materiale elettorale da inviare sul territorio passerà da 16.000 tonnellate a meno di 8.000 tonnellate.
5. Il risparmio di oltre 130 milioni di $ nell’organizzazione delle tre elezioni combinate di dicembre: le spese passeranno da 567 milioni di $ a 432 milioni. Tale risparmio sarà ancora più elevato, tenendo conto dell’intero ciclo elettorale.
6. La presenza, in ogni macchina per votare, di una batteria al litio che assicura 48 ore di autonomia. Essa permettere di eludere i possibili problemi di elettricità e di altre fonti di energia nei diversi seggi elettorali.
7. La possibilità di assistenza agli elettori, in particolare per gli anziani e i disabili, in conformità con l’articolo 58 della legge elettorale.
8. La macchina per votare non cambia la procedura del voto, dato che la CENI mantiene lo stesso circuito all’interno del seggio elettorale fino all’uso dell’inchiostro indelebile, come nel 2006 e nel 2011.
Il vicepresidente della CENI ha affermato che «l’ordine delle schede elettorali cartacee prestampate avrebbe richiesto 4 mesi di tempo, a partire dalla pubblicazione delle liste definitive dei candidati. La macchina per votare consente di utilizzare delle schede elettorali in bianco che possono essere ordinate in grande anticipo. È ciò che ha permesso di fissare la data delle elezioni per il 23 dicembre 2018 anziché per il mese di luglio 2019, che sarebbe stata la data tecnicamente viabile nel caso in cui si fossero utilizzate delle schede elettorali cartacee prestampate. Inutile dire che senza la macchina per votare, sarà impossibile rispettare la scadenza del 23 dicembre 2018».
Norbert Bashengezi, ha inoltre dichiarato che tutte le macchine per votare sono già state prodotte e che 95.000 di esse hanno già subito il controllo di qualità da parte di esperti della CENI. Ha aggiunto che l’ultima spedizione, da Seoul (Corea del Sud), di macchine per votare sarà effettuata il 18 settembre e che tutte le macchine saranno in Congo entro il 6 ottobre. La CENI ha previsto un totale di 106.000 macchine da utilizzare in occasione delle prossime elezioni previste per dicembre 2018.[6]
c. Le sfide logistiche
Il 13 settembre, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha annunciato, via Twitter, la fine della produzione, a Seoul, in Corea del Sud, delle macchine per votare: “Seoul, fine della produzione, da parte di Miru System, di 105.257 macchine per votare ordinate dalla CENI“.
Ancora via Twitter, il portavoce di Moïse Katumbi, Olivier Kamitatu, ha espresso il suo totale rifiuto della macchina per votare. “Se Corneille Nangaa continua a imporre le sue 100.000 macchine per imbrogliare, dovrà mettere ciascuna di esse sotto scorta di un poliziotto, altrimenti saranno rotte, distrutte, bruciate! I congolesi si incaricheranno a far rispettare la legge elettorale“. Secondo i leader dell’opposizione, né la legge elettorale, né il calendario elettorale pubblicato dalla CENI prevedono l’organizzazione delle elezioni con la macchina per votare.[7]
Il 18 settembre, a Kinshasa, la CENI ha ricevuto il primo lotto (10 container) di cabine elettorali provenienti dalla Cina. Il relatore della CENI, Jean-Pierre Kalamba, ha affermato che i restanti lotti di cabine e altri materiali elettorali arriveranno nei prossimi giorni: «Siamo in attesa di altri 320 container che conterranno cabine elettorali, urne, inchiostro indelebile e altro materiale elettorale». Altri lotti composti essenzialmente di macchine per votare sono in arrivo dalla Corea del Sud: «Più o meno 106.000 macchine per votare arriveranno nei diversi porti di Matadi, Dar es Salaam e Mombasa, secondo le loro destinazioni. Abbiamo suddiviso il territorio nazionale in quattro grandi zone: zona ovest, zona sud-est, zona centro e zona nord-est». Ha inoltre sottolineato che l’invio delle macchine per votare e di altro materiale elettorale (cabine, urne, ecc.) sarà effettuato per via stradale, fluviale e lacustre, per evitare l’alto costo del trasporto aereo, ciò che «permetterà un enorme risparmio, perché si utilizzeranno altri mezzi più a portata di mano, come camion, pulmini, imbarcazioni, moto e bici, invece di aerei che sono più costosi e di cui ora non disponiamo».[8]
Il 25 settembre, il relatore della CENI, Jean-Pierre Kalamba, ha affermato che 35.000 macchine per votare arriveranno al porto congolese di Matadi il 5 ottobre. Inizialmente annunciato dalla CENI per la fine di luglio, poi tra il 9 e il 12 settembre, questo primo lotto avrebbe definitivamente lasciato la Corea del Sud il 6 agosto, ma non è ancora arrivato a destinazione.
Il relatore della CENI ha assicurato che oltre il 90% di queste macchine sono in viaggio per via marittima. In Corea del Sud rimangono ancora altre circa 6.000 macchine, che dovrebbero essere spedite entro il 3 ottobre e che dovrebbero arrivare dopo quasi due mesi. D’altra parte, la CENI non ha fornito alcuna data di arrivo delle altre due navi che, attualmente, si starebbero dirigendo verso Dar es Salaam in Tanzania e Mombasa in Kenya.
“È allarmante”, ha dichiarato un esperto di logistica. Infatti, se sembra già complicato fare arrivare le macchine per votare in Congo, sarà molto più difficile trasportarle in tempo nei 75.000 centri di voto, durante la stagione delle piogge, in un paese grande come un continente, dove mancano le strade e in una situazione di insicurezza dovuta, in varie regioni, alla presenza di gruppi armati. Per superare tali difficoltà, probabilmente sarà necessario ricorrere al trasporto per elicottero. Tuttavia, la CENI ha annunciato di averne solo sette, quando la Monusco, esclusa dall’organizzazione dalle autorità congolesi, ne aveva previsto una ventina.
Quando le tre navi avranno raggiunto le loro destinazioni, le macchine arrivate a Matadi verranno inviate a Kinshasa, per poi essere utilizzate nell’ovest e nel nord del paese. Quelle che arriveranno a Mombassa saranno inviate a Goma, per poi essere distribuito nel nord-ovest del paese. Infine, quelle che arriveranno a Dar es Salaam verranno trasportate a Lubumbashi, per essere inviate a sud-est. Queste macchine saranno poi depositate in magazzini situati nei capoluoghi di ciascun territorio, prima di essere trasportate nei centri di formazioni degli agenti elettorali verso il 5 dicembre. La CENI assicura però che riuscirà a rispettare le scadenze del calendario elettorale.
Una sfida che non riguarda solo la distribuzione sul territorio delle macchine per votare, ma anche di tutta l’attrezzatura necessaria ma che arriva a contagocce. Molto recentemente, due camion carichi di urne e di cabine elettorali sono rimasti bloccati tra Bunia e Kisangani, perché la strada era impraticabile.
Un’altra grande sfida riguarda l’utilizzazione della macchina nel giorno delle elezioni. Finora, le sessioni di sensibilizzazione degli elettori si sono concentrate nelle città, a spese delle zone rurali dell’interno. Inoltre, non è stata condotta alcuna simulazione reale per testare il materiale e il tempo necessario per ogni operazione di voto. Al ritmo di una media di tre minuti per elettore e di 600 elettori per ogni macchina, si dovrebbe disporre di almeno 30 ore per terminare l’operazione di voto. Secondo un esperto in logistica, è quindi matematicamente impossibile che tutti gli elettori riescano a votare entro il tempo finora stabilito.[9]
L’affissione delle liste provvisorie degli elettori è in grande ritardo. L’operazione, che dovrebbe consentire agli elettori di segnalare eventuali errori e anomalie contenute nel registro elettorale, è iniziata a Kinshasa più di tre settimane fa e, secondo la legge elettorale, avrebbe dovuto essere estesa su tutto il territorio nazionale entro il 23 settembre, cioè 90 giorni prima delle elezioni. Ma la CENI non vi è ancora riuscita.
Per quanto riguarda questa operazione, essa si dice soddisfatta di aver fatto una scelta ambiziosa: quella di aver voluto affiggere al pubblico le liste provvisorie degli elettori non solo nei capoluoghi dei territori, come richiesto dalla legge, ma in tutti i futuri centri di voto. «Dobbiamo essere il più possibile vicini alla gente, se vogliamo che vengano a verificare le liste, specialmente in tempi di lavoro», ha spiegato Jean-Pierre Kalamba, relatore della commissione elettorale.
Ma in pratica, questa ambizione è ragionevole? Gli osservatori elettorali ne dubitano perché, in questo momento, alcuni capoluoghi di provincia non hanno ancora ricevuto alcuna lista e nessuno è in grado di poter dire quando la CENI potrà terminare questa operazione di affissione delle liste provvisorie, il che, secondo Abraham Djamba della SYMOCEL, la missione di osservazione elettorale cittadina, è molto preoccupante.
In effetti, la legge elettorale prevede un periodo di 30 giorni, a partire dall’affissione delle liste provvisorie degli elettori, in cui i cittadini congolesi possano presentare eventuali reclami, ma stabilisce anche che le liste definitive degli elettori debbano essere affisse nei centri di voto 60 giorni prima delle elezioni, cioè al più tardi il 23 ottobre. Una scadenza già impossibile da rispettare. Secondo un altro osservatore, il rischio è che i reclami dei cittadini non siano affatto presi in considerazione o, nel miglior dei casi, lo siano solo in modo parziale. E ciò perché, secondo dei testimoni, in alcune province mancano addirittura gli agenti elettorali incaricati di registrare questi reclami. Secondo questo osservatore, questa operazione di affissione delle liste provvisorie degli elettori è una semplice operazione di facciata.[10]
2. L’OPPOSIZIONE
a. L’incontro di Bruxelles
Il 12 settembre, i principali leader dell’opposizione, tra cui Felix Tshisekedi (UDPS), Jean-Pierre Bemba (MLC), Moïse Katumbi (Insieme per il Cambiamento) Vital Kamerhe (UNC), Adolphe Muzito (New Elk) e Antipa Mbusa Nyamwisi (RCD) si sono incontrati a Bruxelles per discutere su un programma d’azione comune riguardo al processo elettorale. Al termine dell’incontro è stato firmato un comunicato congiunto. Eccone il contenuto enucleato in nove punti:
– Il rifiuto della macchina per votare imposta dalla CENI in violazione della legge elettorale.
– La revisione del registro elettorale, per identificare ed eliminare i circa dieci milioni di elettori registrati senza impronte digitali.
– L’attuazione immediata delle misure di rasserenamento del clima politico, conformemente all’accordo di San Silvestro 2016 (liberazione dei prigionieri politici, ritorno in patria dei politici in esilio, libertà di espressione e di manifestazione per tutti, cessazione di ogni procedura giudiziaria e amministrativa intrapresa arbitrariamente contro membri dell’opposizione e della società civile.
– L’effettiva partecipazione alla competizione elettorale dei candidati esclusi o invalidati per ragioni politiche, in vista di elezioni realmente inclusive.
– L’accreditamento degli osservatori inviati dagli organismi internazionali (ONU, UE, SADC, OIF e altri).
– L’assistenza della comunità internazionale (Nazioni Unite, Unione Europea, Unione Africana, SADC e CIRGL), a livello politico, finanziario e materiale, per poter organizzare elezioni inclusive e pacifiche.
– Il dispiegamento di una forza regionale della SADC, per garantire la sicurezza del processo elettorale, dei candidati e della popolazione.
– L’effettiva partecipazione della MONUSCO al processo elettorale, per il trasporto del materiale elettorale e la logistica.
– La ristrutturazione della Commissione elettorale, in conformità con le disposizioni dell’Accordo di San Silvestro 2016.
Secondo il comunicato, nel caso in cui queste condizioni non fossero rispettate, «la Commissione elettorale e il governo saranno ritenuti responsabili del caos che potrebbe seguire all’organizzazione di una parodia di elezioni».
Sempre secondo il comunicato, per quanto riguarda la designazione di un candidato comune per le prossime elezioni presidenziali, i leader dell’opposizione hanno deciso di «cercare, al più presto possibile e sulla base di una visione condivisa e di un programma armonizzato, un accordo sulla designazione irreversibile di un candidato comune dell’opposizione in vista di elezioni presidenziali credibili, al fine di massimizzare le possibilità di vincerle e soddisfare, in tal modo, le aspettative del popolo che attende una vera alternanza politica».
I leader dell’opposizione hanno quindi promesso di designare un candidato comune, ma preferiscono combattere prima di tutto per lo svolgimento di elezioni inclusive e trasparenti. La questione della candidatura congiunta dell’opposizione sarà quindi discussa in un secondo momento. Sono vari i membri dell’opposizione che ritengono che, per il momento, sia più importante combattere per l’inclusività e la trasparenza delle elezioni che designare subito un candidato comune.[11]
b. A proposito della macchina per votare
L’11 settembre, in una conferenza stampa a Kinshasa, la Dinamica Cristiana per l’Unità e lo Sviluppo (DCUD), una piattaforma politica dell’opposizione, ha chiesto alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) di rinunciare all’utilizzazione della macchina per votare e di ordinare l’impressione delle schede elettorali cartacee prima del 18 settembre, come previsto nel calendario elettorale. In caso contrario, la DCUD ha minacciato di mobilitare la pubblica opinione, affinché «quelli che hanno causato il fallimento dello stato si dimettano, per permettere al Paese una transizione che ripristini l’ordine».[12]
Il 20 settembre, su twitter, il deputato nazionale e membro di Insieme per il cambiamento, Claudel Lubaya, ha invitato la CENI a rispettare e a conformarsi all’articolo 237 della legge elettorale e ai punti 38, 39 e 40 del calendario elettorale, affinché possa procedere alla stampa delle schede elettorali cartacee, anziché usare la macchina per votare, che non è prevista da nessuna parte.[13]
Il 22 settembre, il presidente del Movimento di Liberazione del Congo (ML), Jean-Pierre Bemba, si è rivolto, per telefono e da Bruxelles, agli attivisti del suo partito riuniti presso la sede provinciale del partito a Kinshasa. Ha parlato su diversi argomenti, in particolare su due questioni, la macchina per votare e gli elettori registrati senza impronte digitali che, secondo lui, due grandi difficoltà per la realizzazione di buone elezioni: «Non possiamo accettare che ci imbroglino con falsi risultati elettorali. La macchina per votare deve essere scartata e il registro elettorale rivisto. Non possiamo accettare di andare alle elezioni in queste condizioni. Se lo accettassimo, i risultati elettorali finali sarebbero già noti sin dall’inizio. Non possiamo partecipare a delle elezioni il cui vincitore sia già stato deciso in anticipo». Sulla questione della macchina per votare, egli ha affermato che essa «può facilitare la falsificazione dei risultati elettorali. Per questo, l’opposizione la rifiuta». Affrontando la questione del registro elettorale, Bemba ha parlato di imbrogli preparati già a monte. Secondo lui, «i 6 milioni di elettori registrati senza impronte digitali serviranno per far vincere il candidato del FCC» e devono, quindi, essere eliminati dal registro elettorale.[14]
c. Il comizio del 29 settembre
Il 14 settembre, in una lettera indirizzata al governatore di Kinshasa, l’opposizione l’ha informato della sua intenzione di organizzare un comizio il 29 settembre, dalle 10h00 alle 15h00, sulla spianata di Viale Trionfale, a Kinshasa. I leader dell’opposizione sottolineano che l’obiettivo di questo comizio è di creare un incontro tra loro e le rispettive basi intorno al tema del processo elettorale e di dare nuove direttive agli attivisti dei loro rispettivi partiti. La lettera è stata firmata da Freddy Matungulu, Presidente di Congo na Biso, Eva Bazaiba, segretaria generale del MLC, Jean Marc Kabund, segretario generale dell’UDPS, Jean Baudouin Mayo, segretario generale dell’UNC, Devos Kitoko, Segretario Generale dell’Ecidé, Jean Bertrand Ewanga, presidente del FRC.
Il 15 settembre, l’opposizione ha annunciato questo comizio in un comunicato firmato congiuntamente da Vital Kamerhe, presidente dell’UNC, Martin Fayulu, coordinatore della Dinamica dell’Opposizioni, Felix Tshisekedi, presidente dellUDPS, Adolphe Muzito, iniziatore dell’UREP, Moïse Katumbi, presidente di Insieme per il Cambiamento, Jean-Pierre Bemba, presidente del MLC, e Freddy Matungulu, presidente di Congo Na Biso.
Il 18 settembre, il municipio di Kinshasa ha confermato la ricezione di questa corrispondenza dell’opposizione.[15]
Il 27 settembre, rispondendo alla lettera inviatagli da MLC, Ecide, CNB, UNC, UDPS, FCR e GR, il governatore di Kinshasa, André Kimbuta, ha affermato di aver preso atto dell’organizzazione del loro comizio previsto per il 29 settembre.[16]
Il 29 settembre, durante il loro comizio tenutosi sulla spianata di viale Triomfale a Kinshasa, i leader dell’opposizione hanno chiesto il ritiro della macchina per votare e l’eliminazione, dal registro elettorale, dei nominativi di quegli elettori che sono stati iscritti senza impronte digitali. Hanno però confermato la loro partecipazione alle elezioni previste per il 23 dicembre. Erano presenti Felix Tshisekedi, Vital Kamerhe, Martin Fayulu, Adolphe Muzito e Freddy Matungulu. Jean Pierre Bemba e Moïse Katumbi sono intervenuti in videoconferenza dall’estero. Tutti hanno preso la parola, ciascuno a suo turno. Ognuno aveva a sua disposizione tra 5 e 10 minuti. Tutti hanno insistito sulla necessità di un’opposizione unita, ma non si sono pronunciati né su un’eventuale programma comune di governo, né sulla possibilità di un candidato unico dell’opposizione per le prossime elezioni presidenziali.[17]
I leader dell’opposizione hanno promesso di unirsi attorno a un candidato unico e a un programma comune per poter vincere le prossime elezioni e ottenere la prima alternanza pacifica ai vertici dello stato.
Nel 2006 e nel 2011, l’opposizione era andata alle elezioni in ordine disperso. Secondo vari osservatori, questo è uno dei motivi, oltre alle numerose irregolarità a alla vastità dei brogli elettorali, della sua sconfitta in occasione delle due precedenti elezioni.
Nel 2006, dopo aver boicottato le elezioni, l’UDPS non aveva dato alcuna direttiva di voto a favore del MLC o dell’UN (Unione per la Nazione, piattaforma elettorale che appoggiava Bemba contro Kabila).
Nel 2011, l’UNC e l’UDPS non erano riusciti a concordare una candidatura congiunta, anche se il sistema delle elezioni presidenziali era passato da due turni a uno solo.
Questa volta, riuscirà l’opposizione a mettere da parte le divergenze che la spingono a dividersi proprio alla vigilia delle elezioni? O si lascerà dividere e manipolare ancora una volta dal potere? L’amara esperienza di Genval che, nel 2016, ha dato origine alla più grande piattaforma politica dell’opposizione, il Raggruppamento dell’Opposizione, è ancora lì per ricordare al pubblico che l’unità dell’opposizione è spesso solo di facciata. Spesso l’unità serve solo per un posizionamento politico per meglio vendersi al potere.[18]
3. LA SOCIETÀ CIVILE
a. Il Collettivo d’Azione della Società Civile (CASC)
Il 12 settembre, in una dichiarazione rilasciata a Kinshasa, il Collettivo d’Azione della Società Civile (CASC) ha annunciato una serie di azioni a partire dal 19 settembre, per chiedere una transizione civica, di un massimo di 6 mesi, guidata da un esponente della società civile, con l’obiettivo di portare il paese a elezioni credibili, pacifiche e veramente inclusive. Evocando le questioni relative alla macchina per votare, al registro elettorale, al finanziamento e alla logistica delle elezioni, il CASC si è detto convinto che l’attuale processo elettorale non offra alcuna garanzia per il rispetto dei valori democratici.
Secondo Herman Mbuwa, portavoce del CASC, sono due le ragioni che giustificano la richiesta di una transizione civica: «La prima ragione è da ricercare nell’inadeguatezza di vari aspetti dell’attuale processo elettorale, tra cui la macchina per votare, rifiutata da tutti; un registro elettorale altamente corrotto; un piano di finanziamento delle elezioni e di erogazione dei fondi che non rassicura; il rifiuto, da parte del governo, di aiuti esteri che riteniamo importanti per una buona organizzazione delle elezioni. In secondo luogo, l’attuale governo utilizza la Commissione elettorale e il sistema giudiziario per eliminare alcuni candidati dell’opposizione dalla competizione elettorale». Di conseguenza, il CASC chiede al Capo dello Stato di dimettersi, per permettere un nuovo processo elettorale condotto da nuove personalità a capo delle istituzioni.
Tra le 25 organizzazioni e movimenti della società civile che fanno parte del CASC, si possono ricordare l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ), Agire per Elezioni Trasparenti e appagate (AETA), la Voce dei Senza Voce (VSV), la Lotta per il Cambiamento (LUCHA), ECCHA, gli Amici di Nelson Mandela, Countdown e Cocorico. Dopo essere stata accantonata per un po’ di tempo, l’idea di una transizione senza Kabila è riapparsa dopo l’invalidazione delle candidature di alcuni leader dell’opposizione per le elezioni presidenziali.[19]
Il 19 settembre, la polizia ha disperso il sit-in organizzato dal Collettivo d’Azioni della Società Civile (CASC) di fronte al governatorato di Kinshasa. Secondo Herman Mbuwa, portavoce del CASC, 5 manifestanti sono rimasti feriti, tra cui tre gravemente. Il CASC non è riuscito a consegnare alle autorità il suo” memorandum sulla richiesta di una transizione civica senza Kabila e sul rifiuto della macchina per votare”.[20]
b. Il Comitato Laico di Coordinamento (CLC)
Il 24 settembre, in un appello intitolato “Elezioni credibili il 23 dicembre 2018 o niente!”, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC)
«1. ha preso atto della pubblicazione, il 19 settembre e da parte della CENI, delle liste definitive dei candidati alle prossime elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali. Si tratta di 21 candidati alla presidenza della Repubblica, 15.355 candidati deputati nazionali e 19.640 candidati deputati provinciali. Tuttavia, il CLC manifesta la sua preoccupazione per l’esclusione, dal processo elettorale, di un certo numero di personalità politiche in cui una buona parte della popolazione si sente rappresentata. …..
Oltre a questo atteggiamento di esclusione, che fa di questo processo elettorale una zona di caccia riservata alla sola famiglia politica del Presidente Kabila, che ne assume il controllo assoluto a beneficio esclusivo del suo proprio candidato, il CLC constata che la CENI è ancora in tempo per:
– pubblicare i nomi dei quasi 6 milioni (il 16.6 % del totale) di elettori registrati senza impronte digitali e isolarli dal registro elettorale;
– assicurare un’ulteriore revisione del registro elettorale, mettendo dapprima a disposizione tutti i dati ivi contenuti e eliminandovi, successivamente, tutti i casi irregolari, includendo quello dei 498.345 minorenni registrati che, 23 dicembre 2018, non avranno raggiunto l’età richiesta per votare (18 anni);
– rinunciare definitivamente all’utilizzazione della macchina per votare, peraltro non prevista né nella legge elettorale, né nel calendario elettorale. Il suo acquisto costituisce una vera malversazione di denaro dello Stato punibile dalla legge;
– rispettare il calendario elettorale che prevede la stampa, l’imballaggio e l’invio delle schede elettorali. Per fare questo, è sufficiente seguire e rispettare le fasi già da essa programmate, cioè:
* dal 20 settembre al 6 ottobre 2018: preparativi tecnici per la stampa delle schede elettorali cartacee e dei moduli previsti per i verbali e la registrazione dei risultati elettorali; verifica e consolidamento del database dei candidati;
* dal 7 ottobre al 15 novembre 2018: stampa, imballaggio e invio, ai 15 centri di smistamento, delle schede elettorali cartacee e dei moduli previsti per i verbali e la registrazione dei risultati;
* dal 16 novembre al 5 dicembre 2018: invio delle schede elettorali cartacee e dei moduli previsti per i verbali e la registrazione dei risultati ai diversi siti di formazione degli agenti elettorali.
Prendendo in considerazione quanto esposto sopra, il CLC chiede:
– all’opposizione, secondo il suo comunicato stampa del 15 settembre 2018, di confermare la sua buona fede e il suo impegno ad andare alle elezioni il 23 dicembre 2018, mobilitando il suo elettorato e designando urgentemente il suo candidato comune;
– al presidente Joseph Kabila e il suo governo, di dimostrare il loro senso patriottico, agevolando il processo elettorale in questa fase finale, attuando pienamente e fedelmente le misure di rasserenamento del clima politico previste dall’Accordo di San Silvestro 2016.
Il CLC annuncia che non tollererà alcun rinvio delle elezioni oltre la data del 23 dicembre 2018 ed esige che queste elezioni si tengano alla data fissata, senza la macchina per votare e con un registro elettorale rivisto, affidabile e sicuro.
Infine, per aprire la strada ad elezioni credibili, il CLC annuncia che, a breve scadenza, inizierà
una campagna nazionale contro l’utilizzazione della macchina per votare e il mantenimento dell’attuale registro elettorale, dapprima sensibilizzando la popolazione di Kinshasa, delle province e della diaspora e, successivamente, chiedendo al popolo di esprimere le sue rivendicazioni mediante altre azioni pacifiche».[21]
4. JEAN PIERRE BEMBA: LA CPI HA CONFERMATO LA PENA INFLITTAGLI PER SUBORNAZIONE DI TESTIMONI
Il 16 settembre, in un’intervista rilasciata a Jeuneafrique.com, il presidente del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), Jean-Pierre Bemba, ha affermato che il regime al potere ha avuto paura della sua candidatura alle elezioni presidenziali del prossimo 23 dicembre.
Secondo le sue dichiarazioni, il regime di Kinshasa vuole organizzare delle elezioni dal risultato già scontato, scegliendo egli stesso, già in partenza, gli avversari che affronteranno il suo candidato (Emmanuel Ramazani Shadary).
Per quanto riguarda la decisione della CENI e della Corte Costituzionale di escluderlo dalla competizione elettorale per la presidenza della Repubblica, il senatore Bemba ha ribadito che le istituzioni dello Stato che, in principio, dovrebbero essere “indipendenti”, sono invece controllate dal governo: «il portavoce della maggioranza presidenziale, André-Alain Atundu, aveva pubblicamente messo in discussione l’ammissibilità della mia candidatura addirittura prima che la CENI annunciasse la sua decisione. Sapeva cosa stava per succedere. Il ministro della giustizia, Alexis Thambwe, aveva inviato una lettera alla Ceni per dirgli di non ammettere determinati candidati. Ciò dimostra che la Corte costituzionale e la CENI agiscono agli ordini di terzi».[22]
Il 17 settembre, la Camera VII di prima istanza della Corte Penale Internazionale (CPI) ha confermato, a carico di Jean-Pierre Bemba, la pena di un anno di carcere e di una multa di 300.000 euro, per subornazione di testimoni, un’infrazione per la quale era già stato dichiarato colpevole nel corso di un altro processo, aperto all’Aja dalla CPI, per la sua presunta implicazione in crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi, nella Repubblica Centrafricana tra il 2002 e il 2003, dalla milizia da egli fondata. La Camera ha stabilito che si deduca dalla pena sentenziata una parte del tempo già trascorso in detenzione presso la Corte, circa 10 anni, e ha pertanto ritenuto che la pena di reclusione inflitta sia già stata interamente scontata. La multa sarà pagata alla Corte entro 3 mesi dalla decisione e sarà versata in un Fondo istituito a favore delle vittime.
La Camera VII della CPI ha stabilito questa pena contro Jean-Pierre Bemba dopo la cancellazione dalla Camera di appello della pena inizialmente fissato e il rinvio della questione per un riesame davanti alla casa VII. La condanna dell’accusato Jean Pierre Bemba è definitiva.
Secondo il corrispondente di RFI a Bruxelles, Pierre Benazet, Jean-Pierre Bemba ha il diritto di ricorrere in appello solo per quanto riguarda il montante della multa e non per quanto riguarda la sentenza della sua condanna, perché dichiarato definitivamente colpevole di subornazione di testimoni. La sua colpevolezza in subornazione di testimoni era già stata definitivamente confermata in marzo, quando la Corte d’Appello della CPI che lo ha dichiarato colpevole.
Il 19 ottobre 2016, Jean-Pierre Bemba Gombo era stato giudicato colpevole di reato contro l’amministrazione della giustizia, per aver intenzionalmente subornato dei testimoni e sollecitato la presentazione di false testimonianze da parte di testimoni della difesa nell’ambito di un altro processo aperto dalla CPI contro di lui.
Il 22 marzo 2017, la Camera VII di prima istanza ne aveva stabilito la pena.
Nel marzo 2018, la Camera d’appello aveva confermato la colpevolezza di Bemba per subornazione di testimoni e aveva rinviato il caso alla Camera VII richiedendo una pena maggiore.[23]
Il presidente dell’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ), George Kapiamba, ha dichiarato che «Jean Pierre Bemba non dovrà più ritornare in prigione. Vi ha già trascorso un periodo più lungo rispetto ai 12 mesi che gli sono appena stati inflitti dalla CPI. Può quindi usufruire di una piena libertà di movimento, poiché ha già scontato la totalità della sua pena. Può quindi viaggiare senza alcuna restrizione». Ha anche aggiunto che Bemba ha ancora la possibilità di fare appello per “lavare i suoi precedenti penali”.[24]
Dopo il verdetto emesso dalla CPI nell’ambito del processo per subornazione di testimoni da parte di Jean-Pierre Bemba, l’ispettore generale del MLC, Jacques Djoli, ha detto che egli può ancora fare appello o richiedere una revisione del suo processo, per essere liberato da ogni sospetto: «Jean Pierre Bemba è ora stato condannato in primo grado. Pertanto, mantiene il diritto di presentare ricorso in base all’articolo 81 e altri e, soprattutto, di chiedere una revisione. Quindi questa decisione (della Camera VII della CPI) non è irrevocabile».[25]
Il 18 settembre, l’avvocato Melinda Taylor ha annunciato che, per quanto riguarda la pena inflittagli per subornazione di testimoni, Jean Pierre Bemba ricorrerà in appello. La sentenza di un anno di carcere e 300.000 euro di multa è stata stabilita da un tribunale di primo grado della CPI, per cui essa è soggetta a ricorso. Ma al di là di un’eventuale riduzione della pena, la difesa spera che questa procedura possa portare all’annullazione della condanna per subornazione di testimoni. L’avvocatessa australiana di Jean Pierre Bemba ha affermato che, «secondo il principio dell’indivisibilità della sentenza e della pena, in virtù dell’articolo 81, sezione 2-B dello Statuto di Roma, la Camera d’appello potrà, nell’ambito della procedura di ricorso e se lo desidera, di riesaminare la condanna».
Questa condanna è una questione particolarmente importante per Jean-Pierre Bemba perché, per ora, gli toglie ogni possibilità di diventare un giorno presidente della Repubblica. I giudici della Corte costituzionale congolese si sono infatti basati su questa condanna da parte della CPI, per respingere la sua candidatura alle elezioni presidenziali. La legge elettorale congolese sancisce l’ineleggibilità di quei cittadini che sono stati “irrevocabilmente condannati per corruzione”.
Tuttavia, per quanto riguarda la sua condanna da parte della CPI, Jean-Pierre Bemba nega che possa essere paragonata a una condanna per corruzione e che sia irrevocabile. È ciò che egli cerca di dimostrare con l’annuncio di questa nuova procedura.[26]
[1] Cf Radio Okapi, 07.09.’18
[2] Cf RFI, 14.09.’18
[3] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 19.09.’18; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 19.09.’18
[4] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 21.09.’18
[5] Cf Actualité.cd, 17.09.’18
[6] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 17.09.’18
[7] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 14.09.’18
[8] Cf Radio Okapi, 18.09.’18; Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 18.09.’18
[9] Cf RFI, 26.09.’18
[10] Cf RFI, 27.09.’18
[11] Cf Politico.cd, 12.09.’18; Radio Okapi, 12.09.’18; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 12.09.’18
[12] Cf Radio Okapi, 12.09.’18
[13] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 20.09.’18
[14] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 22.09.’18; Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 22.09.’18
[15] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 20.09.’18; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 20.09.’18
[16] Cf Actualité.cd, 27.09.’18
[17] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 29.09.’18; RFI, 29.09.’18
[18] Cf Zabulon Kafubu – 7sur7.cd, 12.09.’18
[19] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 12.09.’18; Radio Okapi, 12.09.’18
[20] Cf Actualité.cd, 19.09.18
[21] Cf Le Phare – Kinshasa, 25.09.’18 http://www.lephareonline.net/machine-a-voter-fichier-electoral-corrompu-clc-menace-de-battre-campagne-contre-ceni/
[22] Cf Cas-info.ca, 17.09.’18
[23] Cf Radio Okapi, 17.09.’18; RFI, 18.09.’18
[24] Cf Thérèse Ntumba et Hervé Kabwatila (JDC/IFASIC) – Actualité.cd, 17.09.’18
[25] Cf Radio Okapi, 18.09.’18
[26] Cf Pierre Boisselet – Jeune Afrique, 18.09.’18