Congo Attualità n. 361

INDICE

  1. IL BREVE RITORNO DI JEAN PIERRE BEMBA
  2. IL MANCATO RITORNO DI MOÏSE KATUMBI
  3. L’APPELLO DELLA CENCO PER ELEZIONI INCLUSIVE E PACIFICHE
  4. ELIGGIBILITÀ O INELEGGIBILITÀ DI JEAN PIERRE BEMBA
  5. I TRE DOSSIER GIUDIZIARI CONTRO MOÏSE KATUMBI

1. IL BREVE RITORNO DI JEAN PIERRE BEMBA

Il 23 luglio, la segretaria generale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), Eve Bazaiba, ha annunciato che il ritorno di Jean Pierre Bemba a Kinshasa è previsto per il 1° agosto. Le autorità di Kinshasa gli hanno già rilasciato un passaporto diplomatico. Dopo essere stato condannato in primo grado a 18 anni di reclusione, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, l’ex vicepresidente congolese ne è stato assolto dalla Corte Penale Internazionale (CPI) l’8 giugno scorso.[1]

Il 26 luglio, uno dei vice segretari generali del MLC, Alexis Lenga, ha precisato che Jean-Pierre Bemba tornerà nella Repubblica Democratica del Congo passando dapprima per la città di Gemena (Sud Ubangi), per visitare la tomba di suo padre, Jeannot Bemba Saolona. Egli si recherà a Kinshasa il mercoledì 1° agosto.[2]

Il 30 luglio, in una conferenza stampa, il presidente federale del Movimento di liberazione del Congo (MLC) del Sud Ubangi, Sido Penze, ha annunciato che Jean-Pierre Bemba arriverà a Gemena sabato 4 agosto e non il martedì 31 luglio come previsto. Egli ha spiegato che le autorità congolesi non gli hanno concesso l’autorizzazione per un volo diretto da Bruxelles a Gemena. Egli ha però confermato l’arrivo di Bemba a Kinshasa il 1° agosto.[3]

Il 1° agosto, il senatore Jean-Pierre Bemba è arrivato all’aeroporto di N’djili, a Kinshasa, poco dopo le 9:30 locali. Le autorità avevano già previsto alcune restrizioni, tra cui l’accesso alla pista limitato a una piccola delegazione di accoglienza e la chiusura dell’area dell’aeroporto alla folla.

All’esterno dell’aeroporto, alcune migliaia di simpatizzanti lo stavano già aspettando. Il loro numero è andato sempre più aumentando quando, circa dopo un’ora, il corteo che si era formato ha lasciato l’aeroporto. All’inizio molto lentamente, contrariamente a quanto era stato richiesto dalla polizia, che aveva imposto una velocità minima di almeno 40 km / h, per impedirgli di avvicinarsi alla folla. Per poco più di un’ora, il corteo ha mantenuto una velocità lenta a causa della grande folla accorsa ad accoglierlo ai bordi della strada verso il centro città.

Verso le 12:30, la polizia ha sparato gas lacrimogeni per disperdere la folla e liberare la strada. Scortato dalla polizia, il veicolo di Jean-Pierre Bemba ha accelerato e si è diretto verso la sede del MLC, situata in Viale dell’Insegnamento, di fronte allo stadio dei Martiri. Anche qui, una folla impressionante lo stava già aspettando da tempo. Poco prima delle 16:00, ora locale, il veicolo di Jean-Pierre Bemba è uscito dalla sede del MLC, in direzione della sua residenza, quella in cui aveva vissuto da bambino con suo padre, nella zona presidenziale, in viale di Pumbu, vicino al palazzo del Capo dello Stato, Joseph Kabila.

Tuttavia, il corteo è stato bloccato dalla polizia nei pressi dell’incrocio tra viale Trionfale e viale della Liberazione (ex 24 novembre). Il capo della polizia di Kinshasa, il generale Sylvano Kasongo, era stato chiaro: per motivi di sicurezza, la folla non può entrare nel quartiere presidenziale della Gombe e nemmeno Jean-Pierre Bemba può risiede in quel quartiere con la sua famiglia. Il generale Sylvano Kasongo ha evocato quello che era successo nel 2006 quando, proprio nel quartiere della Gombe, le guardie del corpo di Bemba si scontrarono con la guardia repubblicana del presidente Joseph Kabila. «Non possiamo permettere che succeda di nuovo!», ha egli detto, proponendo che, secondo le istruzioni ricevute, Bemba e la sua famiglia pernottino in un hotel del centro città, il Memling, lontano dal perimetro presidenziale. Il generale Kasongo ha aggiunto che il governatore di Kinshasa, André Kimbuta, vi avrebbe già prenotato una suite per l’ex vicepresidente. Un’opzione scartata dal partito e dallo stesso Bemba.

Verso le 16:30, dopo mezz’ora di trattative, il veicolo di Bemba è stato autorizzato a ripartire, ma senza il seguito dei militanti del partito che lo accompagnavano. La folla è stata dispersa con gas lacrimogeni. Il senatore Jean Pierre Bemba ha potuto raggiungere un edificio appartenente alla sua famiglia e situato nel complesso commerciale del quartiere GB nel comune di Kitambo.[4]

Il 2 agosto, Jean-Pierre Bemba si è recato presso la sede della Commissione elettorale per presentare i documenti per la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali previste per il 23 dicembre. Vi ha incontrato il presidente della Commissione, Corneille Nangaa, al quale ha espresso le sue preoccupazioni per il processo elettorale, in particolare quelle relative ai sei milioni di elettori iscritti nel registro elettorale senza impronte digitali e alla questione della macchina per votare.[5]

Il 3 agosto, in una conferenza stampa svoltasi presso il Complesso Commerciale GB, Jean-Pierre Bemba ha affermato di desiderare che le elezioni siano organizzate entro la data prevista nel calendario elettorale, cioè entro il 23 dicembre 2018. Egli ha deplorato il fatto che le autorità congolesi non permettano a Moïse Katumbi di ritornare in patria per partecipare alle elezioni previste. Egli ha descritto ciò che sta succedendo a Katumbi come una sua “esclusione” dall’attuale processo elettorale. Bemba ha quindi chiesto alle autorità congolesi di permettere il ritorno di Moïse Katumbi, al fine di garantire l’inclusività nelle prossime elezioni.[6]

Il 4 agosto, Jean-Pierre Bemba è arrivato a Gemena, nel Sud Ubangi. Migliaia di simpatizzanti lo stavano aspettando dall’alba per accoglierlo. Accompagnato dalla moglie e dai figli, si è poi diretto verso la sua residenza privata, non lontano dall’aeroporto. È stato scortato dalla Polizia Nazionale Congolese (PNC). Non si sono registrati incidenti. Si è quindi recato presso la tomba di famiglia, a circa 5 chilometri dal centro città, per rendere omaggio a suo padre, Jeannot Bemba, deceduto mentre egli si trovava detenuto presso la Corte Penale Internazionale.[7]

Il 5 agosto, Jean-Pierre Bemba ha lasciato la Repubblica Democratica del Congo per il Belgio. Il jet che lo trasportava con la sua famiglia è decollato da Gemena (Sud Ubangi) alle 9:40 del mattino per Kinshasa, prima di prendere la direzione di Bruxelles.[8]

2. IL MANCATO RITORNO DI MOÏSE KATUMBI

Il 30 luglio, da Bruxelles, Moïse Katumbi ha scritto una lettera alla direzione dell’Autorità dell’aviazione civile congolese, per chiedere l’autorizzazione di sorvolo dello spazio aereo congolese e di atterraggio, il 3 agosto, all’aeroporto di Luano (Lubumbashi), per il velivolo Golfstream IID, registrato ZS-JDL e in provenienza da Johannesburg (Sud Africa). Nella lettera, egli ha precisato che, a bordo dell’aereo, ci saranno anche sei membri del suo staff, tra cui Olivier Kamitatu, Salomon Idi e Francis Kalombo.[9]

Il 31 luglio, il segretario generale della piattaforma elettorale “Insieme per il cambiamento”, Delly Sesanga, ha annunciato che Moïse Katumbi presenterà la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali il sabato 4 agosto, presso la sede centrale della Commissione elettorale a Kinshasa. Il segretario generale di “Insieme”, ha confermato che Moïse Katumbi arriverà all’aeroporto di Lubumbashi il 3 agosto 2018 e che il giorno seguente si recherà a Kinshasa, per presentare la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali. Inoltre, Delly Sesanga ha affermato che, finora, la direzione dell’Autorità per l’aviazione civile non ha ancora risposto alla richiesta dell’autorizzazione di atterraggio formulata da Moïse Katumbi.[10]

Il 1° agosto, il segretario generale della piattaforma elettorale “Insieme per il cambiamento”, Delly Sessanga, ha confermato che Moïse Katumbi arriverà a Lubumbashi venerdì 3 agosto, per recarsi  poi a Kinshasa, per presentare alla Commissione elettorale tutta la documentazione per la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali. Delly Sessanga ha confermato che la direzione dell’Autorità dell’aviazione civile no ha ancora risposto alla richiesta inoltrata da Moïse Katumbi, circa l’autorizzazione di sorvolo dello spazio aereo congolese e di atterraggio del suo aereo all’aeroporto di Lubumbashi.

Da parte sua, José Makila, vice primo ministro e ministro dei trasporti e delle comunicazioni, ha dichiarato di non aver mai ricevuto alcuna corrispondenza da parte di Moïse Katumbi: «finora, non ho mai ricevuto una richiesta di sorvolo dello spazio aereo congolese  o di atterraggio all’aeroporto di Lubumbashi da parte di Moïse Katumbi. Nemmeno l’autorità dell’aviazione civile mi ha presentato una simile richiesta».[11]

Il 2 agosto, mentre le autorità congolesi dell’aviazione civile non hanno ancora risposto alla richiesta di Moïse Katumbi circa l’autorizzazione dell’atterraggio del suo aereo all’aeroporto di Lubumbashi, il sindaco della città, Ghislain Robert Lubaba Buluma, ha risposto a una lettera indirizzatagli precedentemente dal coordinamento provinciale del Raggruppamento dell’Opposizione (Rassop). In questa lettera, egli scrive: «Mi dispiace di dover comunicarvi che non posso accogliere la vostra richiesta per i seguenti motivi: 1°, la mancanza di un’autorizzazione di sorvolo dello spazio aereo congolese e di atterraggio all’aeroporto Internazionale di Luano da parte dell’Autorità dell’aviazione civile e 2°, l’esistenza di un dossier giudiziario a carico della persona interessata».[12]

Il 2 agosto, il portavoce del governo, Lambert Mende, ha affermato che il sorvolo dello spazio aereo e l’atterraggio dell’aereo di Moïse Katumbi all’aeroporto di Lubumbashi non saranno autorizzati perché non è stata presentata alcuna richiesta in tal senso. Lambert Mende è categorico: Moïse Katumbi non ha inoltrato alle autorità competenti nessuna richiesta di sorvolo e di atterraggio: «Non si può rilasciare un’autorizzazione se non è stata sollecitata. Moïse Katumbi non ha scritto alcun documento all’autorità dell’aviazione civile … È lo stesso direttore generale dell’Autorità dell’aviazione civile che conferma di non aver ricevuto alcuna richiesta di sorvolo dello spazio aereo o di atterraggio dell’aereo di Katumbi all’aeroprto di Lubumbashi».[13]

Il 2 agosto, una delegazione di “Insieme per il cambiamento” è arrivata a Lubumbashi (Haut-Katanga), in occasione dell’imminente ritorno di Moïse Katumbi. Tra i membri di questa delegazione: Delly Sesanga, Segretario generale di “Insieme”, André-Claudel Lubaya, Presidente dell’Alleanza dei Movimenti del Kongo (AMK), Jean-Bertrand Ewanga, membro dell’Alternanza per la Repubblica (AR), Jean-Claude Vuemba (AMK), Pierre Pay Pay e Didier Molisho, del G7.[14]

Il 2 agosto, il commissario provinciale di polizia il generale Paulin Kyungu Banza, ha affermato che, al suo rientro nella Repubblica Democratica del Congo, Moïse Katumbi sarà arrestato, conformemente con un mandato di cattura emesso contro di lui, il 28 giugno 2016, dal Tribunale di Pace di Lubumbashi – Kamalondo. Il commissario di polizia, che detiene questo mandato di arresto, ha aggiunto che la polizia ha ricevuto l’ordine di attuare il mandato d’arresto in questione, sin dall’arrivo di Moïse Katumbi a Lubumbashi.[15]

Il 3 agosto, Moïse Katumbi ha lasciato la città di Johannesburg, in Sud Africa, per atterrare all’aeroporto di Ndola, in Zambia. È da questa cittadina dello Zambia che, in auto, tenterà di varcare la frontiera di Kasumbalesa, per poi arrivare a Lubumbashi.

Intanto, a Lubumbashi la tensione è molto alta. In città, è stato predisposto un imponente dispositivo di sicurezza, per evitare qualsiasi tipo di raggruppamento di persone. Sulla strada che conduce all’aeroporto, la polizia ha eretto numerosi posti di controllo. La strada principale che conduce verso la Zambia è bloccata da un camion posto di traverso in mezzo alla corsia, poco prima del casello che segna l’uscita dalla città. In piazza Carrefour, la polizia ha usato gas lacrimogeni per disperdere alcuni gruppi di giovani che si stavano dirigendo verso l’aeroporto di Luano. Alcuni giovani sono stati fermati e controllati. La delegazione di “Insieme” che ha effettuato il viaggio da Kinshasa a Lubumbashi, ha voluto recarsi alla frontiera di Kasumbalesa per accogliere Katumbi, ma ne è stata impedita dalla polizia.[16]

 

Il 3 agosto, Moïse Katumbi è arrivato alla frontiera di Kasumbalesa verso le 13:00, ora locale, insieme alla delegazione che lo accompagnava. Al suo arrivo presso l’ufficio doganale dello Zambia, diversi simpatizzanti congolesi hanno varcato la frontiera congolese e sono entrati nello Zambia per salutarlo. Secondo alcune fonti, dopo le formalità amministrative sul lato dello Zambia, Moïse Katumbi sarebbe rimasto bloccato nella zona neutrale, circondato da migliaia di simpatizzanti perché, sul lato congolese, la frontiera era stata chiusa e nessun ufficio era aperto, nemmeno i servizi di immigrazione. Erano presenti solo degli agenti di polizia che hanno disperso i manifestanti con gas lacrimogeni, impedendo a Moïse Katumbi e alla sua delegazione di attraversare il lato congolese della frontiera. Dopo diverse ore di attesa, Moïse Katumbi ha dovuto tornare indietro e rientrare in Zambia.[17]

Il 3 agosto, verso sera, il portavoce del governo, Lambert Mende, ha affermato che Moïse Katumbi non si è recato presso gli uffici della frontiera congolese per regolarizzare le formalità amministrative del suo ritorno: «Secondo le informazioni ricevute, Moïse Katumbi non si è presentato in nessun ufficio di frontiera congolese. Non c’è alcun rapporto scritto che lo attesti. La gente l’ha visto a Kasumbalesa, ma non alla frontiera della RD Congo. Se si fosse alla frontiera congolese, il governo ne sarebbe stato informato. Ma il Governo non ha ricevuto alcuna notifica».
Tuttavia, in un suo Twitt, Moïse Katumbi ha affermato di aver tentato di entrare negli uffici della frontiera congolese, aggiungendo però che gli è stato negato l’accesso.[18]

Il 4 agosto, nel tardo pomeriggio, Moïse Katumbi e la sua delegazione sono ritornati a Kasumbalesa, per ritentare di attraversare la frontiera ed entrare in territorio congolese. Tuttavia, i servizi di immigrazione dello Zambia hanno loro comunicato che Kinshasa non concederà loro alcuna autorizzazione di entrata nella RD Congo.[19]

Il 4 agosto, la Direzione Generale delle Migrazione (DGM) ha comunicato alle compagnie aeree l’interdizione di imbarcare qualsiasi passeggero in possesso del vecchio passaporto congolese semibiometrico e ciò fino a nuovo ordine. Alcuni analisti ritengono che l’obiettivo di questo provvedimento sarebbe quello di impedire  il ritorno di Moïse Katumbi in Congo mediante un eventuale volo regolare. Le autorità congolesi sanno infatti che Moïse Katumbi ha un passaporto semi-biometrico poiché, alcuni mesi fa, egli si era recato all’ambasciata congolese a Bruxelles, per richiederne uno nuovo, ma gli era stato negato.[20]

Il 5 agosto, il segretario generale di Insieme per il cambiamento, Delly Sessanga, ha affermato che le autorità congolesi hanno chiesto che Moïse Katumbi, per entrare in territorio congolese, presenti un visto rilasciato da un’ambasciata congolese all’estero. Egli ha aggiunto che Insieme per il cambiamento ha deciso di presentare alla Commissione elettorale e entro l’8 agosto, il dossier della candidatura di Moïse Katumbi alle prossime elezioni presidenziali, nonostante la sua assenza fisica. Sebbene Moïse Katumbi non disponga di alcun certificato elettorale e non sia, quindi, iscritto nel registro degli elettori, il suo dossier verrà inoltrato alla Commissione elettorale, nella speranza di poter presentare tutti i documenti mancanti prima della fase di convalida delle candidature pa parte della stessa commissione elettorale.[21]

3. L’APPELLO DELLA CENCO PER ELEZIONI INCLUSIVE E PACIFICHE

Il 6 agosto, in un comunicato stampa, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha affermato di essere «convinta che solo delle elezioni credibili, trasparenti e inclusive siano la soluzione all’attuale crisi politica congolese.

  1. In questa fase decisiva del calendario elettorale, quella della presentazione delle candidature alle elezioni presidenziali e legislative, la CENCO ringrazia la Commissione elettorale, le autorità del paese e le diverse parti politiche per gli sforzi finora fatti. Essa spera che il processo elettorale prosegua in conformità con la Costituzione e l’Accordo del 31 dicembre 2016 e che sia aperto a tutti i candidati che ne soddisfino le condizioni.
  2. Tuttavia, la CENCO è profondamente preoccupata per la volontà, da parte di coloro che sono al potere, di escludere determinati candidati alla presidenza della Repubblica. A questo proposito, la CENCO si è rattristata per la sorte inaccettabile riservata a Moïse Katumbi, cittadino congolese di cui le autorità hanno impedito l’ingresso nel nostro paese, costringendolo a rimanere all’estero.
    4. Nella prospettiva dell’applicazione dell’accordo politico globale e inclusivo del Centro interdiocesano, tale trattamento segregazionista non è assolutamente giustificabile e può avere delle inutili conseguenze negative che devono necessariamente essere evitate.
  3. Vale la pena ricordare che l’appartenenza a una nazione in cui ci si riconosce è un diritto naturale riconosciuto a tutti gli esseri umani, in tutto il mondo e, in particolare, nella nostra Costituzione che afferma: “Nessun Congolese può essere espulso dal territorio della Repubblica, né essere costretto
    all’esilio, né essere obbligato a vivere lontano dalla sua residenza abituale” (Articolo 30, paragrafo 2). L’appartenenza alla propria nazione non può, quindi, essere violata, alienata arbitrariamente o negata a un individuo con qualsiasi pretesto. Tale rifiuto assomiglierebbe a una negazione della propria identità e nessuna società umana potrebbe oggi tollerarla.
  4. La CENCO esorta vivamente le autorità congolesi a riconsiderare la loro decisione, lasciando che il compatriota Moïse Katumbi ritorni e presenti la sua candidatura come tutti gli altri candidati.

Crediamo che la vera battaglia, per il momento, debba essere elettorale, nel rispetto dei diritti di tutti e di ciascun individuo, nella pace e nella parità di opportunità. La credibilità delle elezioni comporta questo prezzo. Nella vera democrazia non si scelgono gli avversari politici. Spetta alla Commissione elettorale decidere in merito alla validità o meno di una candidatura. Mantenere la decisione presa sarebbe un grande passo indietro per la democrazia nel nostro Paese».[22]

Il 6 agosto, Vital Kamerhe si è dichiarato a favore dell’inclusività del processo elettorale. Ha insistito sul fatto che, secondo la legge, solo la Commissione elettorale e la Corte costituzionale possono invalidare una candidatura: «Ogni Congolese ha il diritto di esercitare il suo dovere civile. Ogni Congolese può presentarsi come candidato. Spetta alla Commissione elettorale e, in ultima istanza, alla Corte costituzionale, verificare se soddisfa le condizioni richieste dalla legge elettorale. Osiamo credere alla neutralità di queste istituzioni, al fine di garantire a tutti i candidati le stesse opportunità».[23]

4. ELIGGIBILITÀ O INELEGGIBILITÀ DI JEAN PIERRE BEMBA

All’annuncio del ritorno di Jean Pierre Bemba a Kinshasa, è sorta una discussione sulla sua eleggibilità o meno. Sebbene assolto dall’accusa di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità nel processo svoltosi presso la Corte Penale Internazionale, egli è stato però condannato per “subornazione di testimoni”. Per alcuni, la sua condanna per subornazione di testimoni rientra nelle disposizioni dell’articolo 10 della legge elettorale che esclude la candidatura di chiunque sia stato condannato per “corruzione”. D’altra parte, altri credono che Bemba sia eleggibile, perché non sempre un atto di “subornazione di testimoni” è un atto di “corruzione”.

È opportuno ricordare che, secondo l’articolo 10, paragrafo 3, della legge elettorale, «sono dichiarate ineleggibili: le persone condannate, per sentenza irrevocabile, di stupro, sfruttamento illegale di risorse naturali, corruzione, appropriazione indebita, omicidio, tortura, bancarotta e fallimento».

In una conferenza stampa, il portavoce della maggioranza presidenziale, Alain-André Atundu, ha contestato l’ammissibilità di un’eventuale candidatura di Jean Pierre Bemba alle elezioni presidenziali. Egli ritiene che la sua condanna per “subornazione di testimone”, legata al processo in cui era stato dapprima condannato e poi assolto dall’accusa di “crimini contro l’umanità”, sia incompatibile con le esigenze della legge elettorale. André-Alain Atundu si è così espresso: «Il caso del senatore Jean Pierre Bemba potrebbe essere sottomesso all’articolo 10 della legge elettorale, secondo cui “le persone condannate definitivamente per corruzione non sono eleggibili”. Per alcuni adepti del senatore, la subornazione di testimoni non equivale alla corruzione. Nonostante ciò, è ovvio che la subornazione dei testimoni è una forma di corruzione dei testimoni. La maggioranza presidenziale suggerirebbe quindi che il senatore Bemba si impegnasse, in modo chiaro e mediante una sua dichiarazione solenne, di non candidarsi nel caso in cui fosse consapevole di trovarsi in uno dei casi di ineleggibilità previsti dalla legge elettorale».

Nella sua replica, Fidèle Babala, vice segretario generale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), partito di Jean-Pierre Bemba, ha affermato che non spetta alla maggioranza presidenziale pronunciarsi sull’ammissibilità o meno dei candidati di altri partiti, ma alla Corte costituzionale.
Per il senatore Jacques Djoli, ispettore generale del MLC: «Secondo l’articolo 62 della Costituzione, Jean-Pierre Bemba conserva tutti i suoi diritti costituzionali. Egli non è mai stato condannato né sulla base dell’articolo 10 della legge elettorale, né per nessuno dei reati menzionati in tale legge. È deplorevole confondere la corruzione dei testimoni con il reato di corruzione previsto dall’articolo 145 della Costituzione. È inammissibile confondere le due cose, se non per via di analogia, ma anche qualsiasi studente medio di diritto penale sa evitare qualsiasi tipo di confusione malintenzionata».[24]

Occorre innanzitutto notare che Jean Pierre Bemba è stato condannato per subornazione di testimoni sulla base dell’articolo 70 dello Statuto di Roma. Relativo alle infrazioni contro l’amministrazione della giustizia, questo articolo afferma che la Corte Penale Internazionale ha giurisdizione su determinati reati commessi contro la sua amministrazione della giustizia, quando essi siano commessi intenzionalmente. Tra altri enumera: “subornazione di testimoni, tentativi di impedire a un testimone di comparire o di testimoniare liberamente, ritorsioni contro un testimone in seguito alla sua testimonianza, distruzione o falsificazione di elementi di prova o ostacolo alla raccolta di tali elementi“.[25]

Va anche ricordato che il Codice Penale Congolese del 2006 presenta il reato di subornazione di testimoni sotto il Titolo III relativo ai reati commessi contro la fede pubblica – Sezione V riguardante la falsa testimonianza e il falso giuramento. In questo contesto, l’articolo 129 (modificato dalla legge n. 15/022 del 31 dicembre 2015 che modifica e integra il decreto del 30 gennaio 1940 sul codice penale) stipula che: “È condannato alla stessa pena di quella prevista per falsa testimonianza, il colpevole di subornazione di testimone; di atti intrapresi per impedire a un testimone di comparire in tribunale o testimoniare liberamente; di ritorsioni esercitate contro un testimone in seguito alla sua testimonianza; di distruzione o falsificazione di elementi di prova o di ostacolo alla raccolta di tali elementi”.

D’altra parte, il Codice penale congolese del 2006 presenta il reato di corruzione sotto il Titolo IV, relativo ai reati commessi contro l’ordine pubblico – Sezione VII, riguardante la corruzione, le retribuzioni illecite, il traffico di influenze (conflitti di interessi) e le astensioni colpevoli (assenteismo) dei dipendenti pubblici.

– Secondo l’articolo 147 bis: (inserito dall’articolo 2 della legge n. 05/006 del 29 marzo 2005 che modifica e integra il decreto del 30 gennaio 1940 sul codice penale congolese), “costituiscono atti di corruzione gli atti seguenti:

  1. il fatto, per un pubblico ufficiale o qualsiasi altra persona, di sollecitare o di accettare, direttamente o indirettamente, somme di denaro, qualsiasi bene avente un valore pecuniario o qualsiasi altro vantaggio, come un regalo, un favore, una promessa o un guadagno per se stesso o per un altro, persona fisica o giuridica, in contropartita dell’esecuzione o dell’omissione di un atto nell’esercizio delle sue funzioni;
  2. Il fatto di offrire o concedere, direttamente o indirettamente, a un pubblico ufficiale o a qualsiasi altra persona, somme di denaro, qualsiasi bene avente un valore pecuniario o qualsiasi altro vantaggio, come un regalo, un favore, una promessa o un guadagno per sé o per un’altra persona, fisica o giuridica, in vista dell’esecuzione o omissione di un atto nell’esercizio delle sue funzioni ……. “.

– Ai sensi dell’articolo 149 (modificato dall’articolo 3 della legge n 05/006 del 29 marzo 2005, che modifica ed integra il decreto del 30 gennaio 1940 sul Codice Penale congolese), “gli atti di corruzione, attiva o passiva, commessi per impedire il buon funzionamento della giustizia, compreso il fatto di promettere, offrire o concedere un indebito vantaggio per ottenere una falsa testimonianza o per impedire una testimonianza o la presentazione di elementi di prova in una procedura relativa all’esecuzione di uno degli atti di cui all’articolo 147 bis … costituiscono delle circostanze aggravanti.

– Secondo l’articolo 149-bis (modificato dall’articolo 3 della legge n 05/006 del 29 marzo 2005, che modifica ed integra il decreto del 30 gennaio 1940 sul Codice Penale congolese), “la persona riconosciuta colpevole di corruzione, attiva o passiva, sarà condannata alla privazione, per un periodo di almeno cinque anni e non superiore a 10 anni, dopo l’espiazione della sua pena, del diritto di voto e del diritto di eleggibilità … “.[26]

Il 31 luglio, in una conferenza stampa, Raphael Nyabirungu Mwene Songa, professore emerito e preside onorario presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Kinshasa, ha dichiarato che, secondo il Codice Penale congolese e i trattati internazionali ratificati dalla Repubblica Democratica del Congo, la subornazione di testimoni rientra effettivamente nella definizione del reato di corruzione. Pertanto, la condanna di Jean Pierre Bemba per subornazione di testimoni lo renderebbe ineleggibile.
Per il professor Nyabirungu, se il codice penale congolese lascia qualche dubbio sul fatto che la subornazione di testimoni sia assimilabile alla corruzione, non è così con i trattati internazionali debitamente ratificati dalla Repubblica Democratica del Congo e che fanno parte dell’arsenale giuridico congolese.

Egli si è basato, tra l’altro, sulla Convenzione delle Nazioni Unite del 2003, relativa alla prevenzione e alla lotta contro la corruzione. Secondo l’articolo 25 della Convenzione, “ciascun Stato firmatario è tenuto ad adottare le misure legislative e giuridiche necessarie per conferire il carattere di reato, laddove gli atti siano stati commessi intenzionalmente:

  1. a) al fatto di ricorrere all’uso della forza fisica, alla minaccia o all’intimidazione, o di promettere, offrire o concedere un indebito vantaggio, per ottenere una falsa testimonianza o per impedire una testimonianza o la presentazione di elementi di prova, in una procedura relativa all’esecuzione di reati stabiliti in conformità con la presente Convenzione;
  2. b) al fatto di ricorrere all’uso della forza fisica, alla minaccia o all’intimidazione, per impedire a un agente della giustizia o a un agente delle forze dell’ordine, di svolgere le funzioni del loro ufficio, in rapporto all’esecuzione di reati stabiliti conformemente alla presente convenzione. Nulla in questo paragrafo pregiudica il diritto degli Stati firmatari di avere una legislazione destinata a proteggere altre categorie di funzionari pubblici“.

L’oratore ha affermato che l’attuazione di tale disposizione, da parte dello Stato congolese, non richiede alcuna particolare iniziativa o riforma, dal momento che la subornazione di testimoni, che è un ostacolo posto alla giustizia, costituisce già un’infrazione contemplata all’articolo 129 del Codice Penale congolese e che qualsiasi altra formulazione non prevista dal codice penale è applicabile dal giudice congolese, civile o militare, in seguito alla ratifica della Convenzione e delle relative disposizioni.

Citando la giurisprudenza canadese, Nyabirungu ha affermato che «non c’è nessun muro tra la subornazione di testimoni e la corruzione. Anzi, c’è analogia, quando lo scopo è l’ostruzione della giustizia», aggiungendo che «gli attacchi contro l’amministrazione della giustizia, sotto forma di subornazione di testimoni, costituiscono un ostacolo alla giustizia e una forma di corruzione … La corruzione può essere considerata come un mezzo di subornazione dei testimoni, con l’obiettivo di ostacolare il funzionamento della giustizia». Secondo il professor Nyabirungu, alla luce degli strumenti internazionali, la subornazione è una forma di corruzione. Ha pertanto chiesto alle autorità congolesi di trarre le conseguenze della condanna di Bemba, dal momento in cui l’articolo 10 della legge elettorale congolese dichiara ineleggibile chiunque sia stato condannato per corruzione.[27]

Tuttavia, sulla questione dell’analogia tra la subornazione di testimoni e la corruzione, l’opinione è divisa. Secondo il parere del professor Sam Bokolombe, in conformità con il diritto, la legge penale è interpretata in senso stretto. «Denominata in forma diversa dal diritto penale congolese, la subornazione di testimoni che, sebbene in alcune sue versioni possa intrecciarsi con la corruzione, tuttavia non può essere confusa con quest’ultima. Una forma di corruzione non è la corruzione. Se si equipara l’incriminazione di subornazione di testimoni a quella di corruzione si fa dell’analogia, non ammessa in diritto penale», ha egli affermato, dimostrando che confondere i due concetti è una mancanza di qualificazione penale e, se del caso, un motivo di cassazione.

Inoltre, il professor Sam Bokolombe sfida chiunque sostenga l’ineleggibilità di Jean-Pierre Bemba a dimostrare che la subornazione di testimoni sia equivalente alla corruzione citata dall’articolo 10, paragrafo 3, della legge elettorale e a fornire la prova dell’esistenza di una sentenza giudiziaria della sua condanna definitiva, cioè passata in giudicato, per corruzione.[28]

Anche il Gruppo di Ricerca sullo Stato di diritto e il costituzionalismo (GREC) è entrato nel dibattito su chi è o non è idoneo, secondo la legge, a presentarsi come candidato.

Nella sua “Nota tecnica sull’ammissibilità dei candidati per le elezioni presidenziali del 2018”, per quanto riguarda il Presidente uscente della Repubblica, Joseph Kabila, il GREC afferma che «la candidatura di Joseph Kabila è giuridicamente impossibile e non può essere oggetto di un dibattito serio, a meno che non vi sia una deliberata malversazione costituzionale, che consisterebbe nel violare volontariamente l’ordine costituzionale vigente, protetto dalle disposizioni degli articoli 70, 71 e 220 della Costituzione».

Nel caso di Moïse Katumbi, il GREC afferma che, «in linea di principio, la sua candidatura è ancora possibile, a meno che l’amministrazione non fornisca prove contrarie». A sostegno di questa conclusione, il GREC osserva che i diritti civili e politici di Katumbi non sono messi in discussione, poiché i procedimenti penali avviati contro di lui sono ancora in corso e nessuno di essi è ancora definitivamente concluso.

A proposito di Jean Pierre Bemba, il GREC sostiene che «la sua candidatura è indiscutibile e non è oggetto di alcun dubbio». Secondo il GREC, non si deve confondere la corruzione con la subornazione di testimoni sulla base dell’analogia. Evocare l’ineleggibilità di Bemba equiparando la corruzione alla subornazione dei testimoni è uno schema eretico e non ortodosso.

Secondo il GREC, l’analogia è un metodo di interpretazione del diritto penale che estende l’applicazione di una legge penale a casi che il legislatore non ha previsto.

Invece, il diritto penale congolese stabilisce il principio della stretta interpretazione del diritto penale e dispone che, in caso ambiguità, la legge penale deve essere interpretata a favore della persona oggetto di perseguimento o di condanna.

La dottrina congolese va nella stessa direzione, tanto che il professor Luzolo Bambi Lessa sottolinea che “il diritto giudiziario è sottomesso alla stretta interpretazione. I giudici non possono permettersi un’interpretazione analogica o un’interpretazione libera dei testi che regolano il diritto giudiziario“.

Anche lo statuto della Corte Penale Internazionale afferma che la definizione di un reato deve essere interpretata in senso stretto e che non può essere estesa per analogia (art. 22.2).
Inoltre, non spetta al giudice, tanto meno ai politici, ragionando per analogia, supplire al silenzio della legge e imporre sanzioni al di fuori dei casi elencati dal legislatore. Il divieto dell’analogia deriva dal principio della stretta interpretazione della legge penale, senza estensioni o restrizioni. Iscritta in uno schema eretico e non ortodosso, una certa opinione evoca l’ineleggibilità di Jean Pierre Bemba assimilando la subornazione di testimoni alla corruzione, considerando cioè questi due reati come analoghi , al punto di applicare all’autore della subornazione del testimone le conseguenze politiche di ineleggibilità legate alla corruzione.

Tuttavia, la legge congolese distingue tra loro i due reati che non sono analoghi (subornazione dei testimoni e corruzione).

Secondo il GREC, non si può dire che la subornazione di testimoni dell’articolo 129 del codice penale sia uguale alla corruzione dell’articolo 147 dello stesso codice. Dal punto di vista del GREC, «la subornazione dei testimoni consiste in varie azioni intraprese contro un’altra persona, nel corso di un procedimento giudiziario, per indurlo a fare una falsa dichiarazione o ad astenersi da una certa attività (Lessico dei termini giuridici). L’autore della subornazione di testimoni mette effettivamente sotto pressione una persona che potrebbe essere chiamata a testimoniare in tribunale, per farle dare una falsa testimonianza (G. Mineur, commentario del codice penale, Bruylant, Bxl., 1955). Mentre la corruzione è un comportamento con cui si sollecitano o si ricevono dei doni, delle promesse o dei regali, allo scopo di compiere un determinato atto o di astenersene, in vista di ottenere favori o benefici speciali».

Un’altra distinzione tra le due infrazioni si situa a livello della finalità.

Il valore fondamentale da proteggere dalla corruzione è senza dubbio l’ordine pubblico, l’autorità dello Stato e la pubblica amministrazione. È per questo che il legislatore punisce la corruzione.
D’altra parte, nel caso di subornazione di testimone, il legislatore mira alla protezione di un altro valore fondamentale, che è la buona amministrazione della giustizia. In effetti, l’attenzione del giudice può essere distratta dalle solenni dichiarazioni di un testimone che, soccombendo alle sollecitazioni e pressioni di un processato, potrebbe produrre delle contro verità e dire delle falsità. Se si può ammettere che l’accusato che corrompe un testimone si trova nello stesso stato psicologico del corruttore, si deve però ammettere anche che la corruzione può essere contestata solo a un pubblico ufficiale. Questo non è necessariamente il caso dell’autore della subornazione di testimoni, che può essere anche una persona privata sottoposta a un processo penale come imputato e che tenterebbe di modificare l’azione del giudice.

In conclusione, secondo il GREC, il caso di ineleggibilità previsto dall’articolo 10, n. 3, della legge elettorale non è applicabile al caso di Jean Pierre Bemba.[29]

5. I TRE DOSSIER GIUDIZIARI CONTRO MOÏSE KATUMBI

Il 24 luglio, a proposito delle tre cause giudiziarie ancora in corso contro Moïse Katumbi, l’avvocato francese Eric Dupond-Moretti ha parlato di «una mascherata giudiziaria» e di «tentativi di strumentalizzare la giustizia, per impedirgli di candidarsi per le prossime elezioni presidenziali».

L’avvocato parigino ha qualificato di fasulle le prime due accuse, quelle di reclutamento di mercenari e di appropriazione indebita di un edificio immobiliare.

A proposito della prima accusa, egli ha affermato che «la Corte Suprema ha sospeso il processo fino a ottobre, a causa delle numerose irregolarità rilevate».

Per quanto riguarda la seconda, Moïse Katumbi ha impugnato la condanna a tre anni di carcere e ha fatto ricorso in appello, il che l’ha temporaneamente “sospesa”.

Il terzo caso riguarda la presunta nazionalità italiana di Moïse Katumbi, il che lo renderebbe ineleggibile poiché, nella RD Congo, la doppia nazionalità è incostituzionale. Eric Dupond-Moretti osserva ironicamente che, per la giustizia del suo paese, nei primi due casi, Moïse Katumbi è “congolese”, nel terzo è “italiano”.

Secondo un articolo pubblicato alla fine di marzo 2018 su Jeune Afrique, Moïse Katumbi avrebbe detenuto la nazionalità italiana tra il 2000 e il 2017. Secondo un documento pubblicato dal settimanale, il suo nome appare nel registro dello stato civile di una piccola città della Sicilia, San Vito dei Normanni. Una “rivelazione” che subito è stata usata dalla maggioranza presidenziale per dire, come il Ministro della Giustizia Alexis Thambwe Mwamba, che «Moïse Katumbi non potrà candidarsi alle elezioni presidenziali perché, quando si acquisisce un’altra nazionalità, si perde quella congolese, che è esclusiva».

Ma per l’avvocato francese, il documento del comune italiano pubblicato su Jeune Afrique sarebbe un falso. Infatti, dopo la pubblicazione di quel documento, Eric Dupond-Moretti, il 9 luglio, ha contattato il sindaco della città di San Vito dei Normanni, Domenico Conte che, il 16 luglio, ha risposto nei seguenti termini: «Non possiamo fornire alcuna informazione sulla nazionalità di Moïse Katumbi Chapwe, in quanto non è registrato (e non lo è mai stato) nel registro dello stato civile e / o registro della popolazione di cittadini italiani della città di San Vito dei Normanni. L’amministrazione comunale non ha mai messo a disposizione di terzi alcun documento riguardante la nazionalità di tali persone [Moïse Katumbi Chapwe e / o Moïse Katumbi D’Agnano], né ha mai fornito informazioni o dati ufficiali rispetto a tali persone. Queste informazioni diffuse dalla stampa sul signor Moïse Katumbi D’Agnano e sulla città [di San Vito dei Normanni] dovrebbero quindi essere considerate come basate su ricostruzioni mediatiche, prive di qualsiasi carattere ufficiale, e da cui la città non può

[1] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 23.07.’18

[2] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 26.07.’18

[3] Cf Actualité.cd, 30.07.’18 ; P. Ndongo – Cas.info.ca, 30.07.’18

[4] Cf RFI, 01.08.’18

[5] Cf Actualité.cd, 02.08.’18

[6] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 03.08.’18

[7] Cf Radio Okapi, 04.08.’18

[8] Cf Actualité.cd, 05.08.’18

[9] Cf Cas.info.ca, 30.07.’18

[10] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 31.07.’18

[11] Cf Radio Okapi, 01.08.’18

[12] Cf José Mukendi – Actualité.cd, 02.08.’18

[13] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 03.08.’18

[14] Cf Actualité.cd, 02.08.’18

[15] Cf Radio Okapi, 02.08.’18

[16] Cf AFP – Radio Okapi, 03.08.’18

[17] Cf Radio Okapi, 03.08.’18; Cas-info.ca, 03.08.’18 ; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 03.08.’18

[18] Cf Actualité.cd, 04.08.’18

[19] Cf P. Ndongo – Cas-info.ca, 04.08.’18

[20] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 06.08.’18; Hubert Leclercq – La Libre / Afrique, 05.08.’18

[21] Cf Radio Okapi, 05.08.’18; Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 05.08.’18

[22] Cf Testo completo: https://afrique.lalibre.be/app/uploads/2018/08/Cenco.pdf

[23] Cf Actualité.cd, 06.08.’18

[24] Cf RFI, 28.07.’18

[25] Cf https://childrenandarmedconflict.un.org/keydocuments/french/romestatuteofthe7.html

[26] Cf http://www.google.fr/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=2ahUKEwiB-5yyqcvcAhUJLlAKHV4tA60QFjAAegQIAxAC&url=http%3A%2F%2Fwww.journalofficiel.cd%2Fjordc%2Fadm%2Fuploads_jo%2F286dd87fc5c5761cb47a4203e164a063.pdf&usg=AOvVaw3o3NkUQNzrm-vaBwYc4Cuf

[27] Cf Radio Okapi, 01.08.’18; 7sur7.cd, 31.07.’18; Olitho Kahungu/AfricaNews – Digitalcongo.net, 03.08.’18

[28] Cf Olitho Kahungu/AfricaNews – Digitalcongo.net, 03.08.’18

[29] Cf 7sur7.cd, 28.07.’18; Le Phare – Kinshasa, 30.07.’18  http://www.lephareonline.net/note-technique-leligibilite-candidats-a-lelection-katumbi-bemba-eligibles-joseph-kabila-non/