INDICE
EDITORIALE: SEMAFORO VERDE PER LE ELEZIONI, MA ATTENZIONE AL GIALLO
- UN CONTROLLO ESTERNO DEL REGISTRO ELETTORALE DA PARTE DELL’OIF
- REVISIONE DELLA LEGGE ELETTORALE: NO ALLA REGISTRAZIONE E AL VOTO DEI RESIDENTI ALL’ESTERO
- STRATEGIE PRE ELETTORALI
- IL COMIZIO DI “INSIEME PER IL CAMBIAMENTO”
- LA LIBERAZIONE PROVVISORIA DI JEAN PIERRE BEMBA
EDITORIALE: SEMAFORO VERDE PER LE ELEZIONI, MA ATTENZIONE AL GIALLO
1. UN CONTROLLO ESTERNO DEL REGISTRO ELETTORALE DA PARTE DELL’OIF
Durante il mese di aprile, la CENI aveva continuato il lavoro di revisione del registro elettorale, procedendo ad altre eliminazioni di doppioni o di altre registrazioni irregolari. Ciò avrebbe dovuto ridurre ulteriormente il numero degli elettori registrati. Ma, prendendo in considerazione le cifre contenute nella legge sulla ripartizione dei seggi approvata dal Parlamento all’inizio di maggio, almeno quattro province: Tshopo, Kwilu, Sud-Ubangi e Lomani hanno recuperato decine di migliaia di elettori in più, rispetto alle statistiche pubblicate dalla CENI all’inizio di aprile. Questa variazione ha logicamente modificato il quoziente elettorale e, per conseguenza, il numero dei seggi di almeno due province. Esaminando la legge approvata, si sono notate altre differenze, in particolare per quanto riguarda l’evoluzione della popolazione elettorale dal 2011 al 2018. A livello nazionale, l’aumento è in media del 26%. Ma in alcune province o circoscrizioni, come il Sankuru o l’ex Katanga, esso è molto superiore. In esse, l’aumento del numero degli elettori varia dal 35 e al 150%. Altre circoscrizioni o città, invece, hanno perso degli elettori, anche se l’operazione prevedeva la registrazione dei minorenni di età compresa tra i 16 e i 18 anni, affinché potessero partecipare alle elezioni del 23 dicembre 2018 essendo, nel frattempo, diventati maggiorenni.
Queste disparità non sono principalmente dovute ai conflitti in corso o agli spostamenti della popolazione costretta a fuggire a causa delle violenze. Infatti, le province orientali, che sono proprio quelle maggiormente colpite dai conflitti, rimangono nella media nazionale o, addirittura,ottengono più seggi rispetto alle elezioni precedenti. Le province che hanno perso elettori e seggi o che sono cresciute in modo limitato sarebbero tutte delle roccaforti dell’opposizione. Per esempio: l’ex provincia dell’Equateur per il MLC e il Kasaï-Occidentale per l’UDPS. E altre città, come Kinshasa, Goma, Mbuji-Mayi e Mbandaka.[1]
Per quanto riguarda l’operazione di controllo esterno del registro elettorale, oltre ai 6 milioni di doppioni e di registrazioni di minorenni già eliminati lo scorso aprile, l’OIF ha riscontrato altri problemi relativi a nomi, indirizzi o foto. Per quasi il 17% degli elettori, mancano le impronte digitali. Secondo un esperto, «più del 25% dei 46 milioni di elettori annunciati all’inizio erano stati mal registrati». Secondo un altro esperto, «si tratta di una situazione molto grave, ma dovremo fare attenzione a non cadere nella trappola di un nuovo rinvio». Tra i temi di preoccupazione: la crescita sproporzionata della popolazione elettorale; le eventuali registrazioni di membri delle forze di sicurezza, visto che la Commissione elettorale non ha avuto accesso ai loro nomi; il rischio che i milioni di certificati elettorali rilasciati in occasione di registrazioni multiple o di minorenni siano usati per brogli elettorali. Tra le raccomandazioni: secondo gli esperti, sarà necessario evitare che gli elettori votino al di fuori del proprio seggio elettorale.[2]
Dal 6 al 25 maggio, su invito della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), l’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF) ha inviato a Kinshasa una missione di controllo del registro elettorale. L’obiettivo di questa missione è stato quello di fare un’analisi qualitativa e quantitativa dei dati contenuti nel registro elettorale, al fine di individuarne i punti di forza e di debolezza e di formulare adeguate raccomandazioni.
La missione dell’OIF faceva parte di un comitato di controllo e di verifica (audit) più vasto e composto da 7 membri designati dalla Commissione elettorale e da 22 osservatori suddivisi come segue: 5 delegati dell’opposizione, 5 della maggioranza presidenziale, 7 della società civile, 2 delle organizzazioni femminili, 1 dell’UA, 1 della MONUSCO e 1 dell’UE. Il 25 maggio, dopo tre settimane di intense attività, la missione di controllo (audit) dell’OIF ha presentato a Kinshasa le sue prime conclusioni e le conseguenti raccomandazioni a breve e medio termine. Sulla base dei risultati dell’analisi, il comitato di controllo e di verifica ha concluso che «il registro elettorale è inclusivo, esaustivo e aggiornato ma bisognoso di miglioramenti che, peraltro, sono stati oggetto di raccomandazioni a breve e medio termine, in vista di una sua pubblicazione provvisoria che permetta la redazione delle liste definitive e finali degli elettori, in conformità con la legge».[3]
Secondo il suo rapporto, prima di tutto, la missione dell’OIF ha preso nota del fatto che la commissione elettorale sta ancora continuando il suo lavoro di verifica del registro elettorale.
Perciò, come oggetto della propria operazione di controllo (audit), essa ha deciso di prendere in considerazione il registro elettorale nella sua versione del 14 maggio 2018. Conseguentemente, la sua operazione di controllo è stata effettuata su un database di 40.024.897 elettori registrati.
Gli esperti dell’OIF hanno avuto accesso anche alla versione completa del registro elettorale e, quindi, a tutti i dati raccolti dalla CENI. Su un totale di 46.862.423 elettori inizialmente registrati, la Commissione elettorale ne aveva già eliminati 6.837.526. Secondo il rapporto dell’OIF, «il livello di attualizzazione e di completezza dei dati raccolti è del 99,99% per la presentazione di documenti di identità o un riconoscimento della persona mediante testimonianza di terzi; del 99,98% per le foto; del 99,93% per le date di nascita; del 99,91% per i formulari di registrazione allegati e dell’83,4% per la presenza di almeno un’impronta digitale». Sempre secondo il rapporto,
– I documenti presentati al momento delle registrazioni sono: il certificato elettorale precedente (53,3%), le tessere degli studenti e dei pensionati (26.0 %), i certificati di nascita (11,8%), le attestazioni di nazionalità (2,9%), i passaporti e le patente di guida (1,1%). Tra gli elettori che si sono registrati senza presentare un documento di identificazione, il 4,8 % ha fatto ricorso alla testimonianza di terzi. Infine, 66.231 elettori (0,1% degli elettori registrati) sono stati registrati senza alcun documento di identità e senza alcuna testimonianza da parte di terzi.
– 29.755 elettori (0,07% degli elettori registrati) sono stati registrati con date di nascita non corrette (formato a due cifre anziché a quattro cifre per l’anno di nascita).
– Lo 0,02% degli elettori registrati sono stati iscritti sul registro elettorale senza foto e lo 0,29% senza formulario di iscrizione.
– Il 77% degli elettori registrati sono stati iscritti nel registro elettorale con le impronte digitali delle loro dieci dita, il 6% con impronte digitali incomplete (tra 1 e 9 dita) e il 16,6% (circa 6.700.000 di persone) è stato registrato senza impronte digitali. Il totale interesserebbe quasi il 23% degli elettori registrati. Tuttavia, la missione dell’OIF non è riuscita a spiegarsi la causa di questo fenomeno, che interesserebbe tutte le province (alcune più di altre). L’OIF ne chiede quindi una spiegazione alla Commissione elettorale stessa. Questa anomalia sarebbe stata favorita dalla possibilità conferita al presidente del centro di registrazione di convalidare la registrazione senza questo elemento, senza però che questa disposizione avesse sufficientemente regolamentato tale deroga. Tuttavia, questa omissione non compromette la validità della procedura e la qualità degli elettori registrati perché, nella Repubblica Democratica del Congo, non è illegale votare senza aver fornito le impronte digitali al momento della registrazione. Ciò significa che questa categoria di elettori avrà diritto di votare.
– Lo 0,34% degli elettori registrati potrebbero essere ancora dei potenziali doppioni.
– 498.345 elettori compiranno 18 anni tra il 24 dicembre e il 31 dicembre 2018 e pertanto dovranno essere eliminati dalle liste elettorali del 23 dicembre 2018.
– Il 97,7 % dei certificati elettorali non utilizzati è stato restituito. Il restante 2,3 % (più di un milione di persone) non è ancora stato restituito. Se li si aggiunge ai circa 6 milioni di certificati elettorali concessi come doppioni o a minorenni, ciò potrebbe portare ad almeno 7 milioni di persone che, pur detenendo certificati elettorali, non dovrebbero poter votare.
A proposito di queste irregolarità, l’OIF ha affermato che non le è stato possibile verificare se si tratta di elettori fittizi, perché non ha potuto recarsi sul posto.
Infine, l’OIF raccomanda alla Commissione elettorale di:
– Pubblicare al più presto le liste provvisorie degli elettori e le date entro cui apportarvi eventuali notifiche. L’OIF invita anche i partiti e i cittadini ad effettuare essi stessi questa operazione di ulteriore verifica, operazione che potrebbe essere denominata “controllo cittadino” del registro elettorale.
– centralizzare i dati mancanti, per riconciliare le ultime informazioni residuali mancanti degli elettori che non hanno presentato foto, o data di nascita, o numero di carta di identità, …), basandosi sulle informazioni biometriche contenute nei kit;
– proseguire le indagini sulla mancanza di motivi che hanno portato alla registrazione di elettori senza il rilascio di impronte digitali e parametrare i software di acquisizione dei dati biometrici, per garantire l’applicazione di un motivo per l’iscrizione senza impronte digitali, che deve rimanere una deroga di eccezione;
– completare, per quanto possibile, le informazioni mancanti sul registro elettorale, basandosi sui formulari di registrazione allegati ai dati degli elettori;
– continuare ad eliminare i doppioni restanti nel registro elettorale, valutati ad un massimo dello 0,34 % degli elettori registrati;
– individuare gli elettori che raggiungeranno l’età di 18 anni tra il 24 e il 31 dicembre 2018 (circa 400.000), per evitare che partecipino alle elezioni del 23 dicembre 2018, poiché ancora minorenni il giorno stesso delle elezioni;
– proseguire la procedura delle sanzioni, soprattutto nei confronti di quei centri di registrazione che hanno raggiunto tassi particolarmente elevati di casi di iscrizione di minorenni, elettori senza impronte digitali o doppioni, casi costatati nelle diverse province, ma fortemente concentrati nelle due province del Sankuru e della Tshuapa;
– continuare l’inventario dei certificati elettorali non utilizzati ma non restituiti e rafforzare le sanzioni per i centri di registrazione in cui si sono constatate significative discrepanze tra il materiale elettorale ricevuto e quello restituito;
– adottare le misure necessarie per impedire il voto di quei cittadini che, pur detenendo un certificato elettorale, non sono inseriti nelle liste finali degli elettori.
– evitare il voto di elettori in seggi elettorali diversi da quelli in cui si sono registrati.[4]
Il 28 maggio, in una dichiarazione congiunta, l’opposizione politica ha fatto notare la presenza persistente di doppie registrazioni (255.957), la registrazione di elettori senza le impronte digitali complete (2.097.486, cioè il 7.4%), senza presentazione del formulario F01 (116.806), senza data di nascita (29.755); senza lo stato civile (5.957), senza foto (8.747) e l’iscrizione di nuovi maggiorenni non aventi diritto di voto al 23 dicembre 2018 (498.345).Essa ha dunque chiesto l’immediato ritiro degli elettori iscritti nel registro elettorale senza impronte digitali o con impronte digitali incomplete. Si tratterrebbe di 9.689.145 persone, equivalenti al 24 % degli elettori registrati. Secondo l’opposizione, essi potrebbero essere degli elettori fittizi e una riserva di voti per la maggioranza presidenziale. Inoltre, l’opposizione ha chiesto anche le dimissioni di Corneille Nangaa, presidente della Commissione elettorale e la designazione, entro il 15 giugno 2018, di un nuovo presidente da parte della società civile (componente delle confessioni religiose). La dichiarazione è stata firmata congiuntamente dall’UDPS, MLC, UNC, Insieme per il cambiamento e la Dinamica dell’Opposizione.[5]
Il 28 maggio, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha annunciato l’inizio ufficiale dell’operazione di stampa, secondo le varie circoscrizioni elettorali e i diversi centri di voto, delle liste provvisorie degli elettori, in vista della loro pubblicazione e affissione a livello delle varie antenne provinciali. In tal modo, gli elettori potranno, 60 giorni prima delle elezioni, consultare tali liste e segnalare eventuali anomalie. Quindici giorni prima del voto, la Commissione elettorale procederà alla pubblicazione e affissione delle liste definitive degli elettori, suddivise secondo ogni circoscrizione elettorale, centro di voto e seggio elettorale.[6]
2. REVISIONE DELLA LEGGE ELETTORALE: NO ALLA REGISTRAZIONE E AL VOTO DEI RESIDENTI ALL’ESTERO
Il 30 maggio, in una riunione interistituzionale, il presidente dell’Assemblea Nazionale, Aubin Minaku, ha presentato alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), al Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre 2016 (CNSA) e al Governo un nuovo disegno di legge che modificherebbe l’attuale legge elettorale. Si tratterrebbe di una proposta di revisione degli articoli della legge elettorale relativi al voto dei Congolesi residenti all’estero. In effetti, la proposta sarebbe quella di rinviare a un’altra occasione la partecipazione dei Congolesi residenti all’estero alle elezioni, inserendo un emendamento alla legge elettorale, secondo il quale le disposizioni relative al voto dei cittadini residenti all’estero “non saranno applicate nell’attuale ciclo elettorale“. Il deputato Henri-Thomas Lokondo, promotore di questo disegno di legge, ha spiegato che «per motivi tecnici, finanziari e amministrativi, è impossibile che la Commissione elettorale effettui la loro registrazione a breve tempo … senza parlare di problemi legati alla doppia nazionalità di alcuni congolesi … C’è il rischio reale di un ulteriore rinvio delle elezioni ed è quindi necessario assumersi la responsabilità di prendere provvedimenti adeguati».
Questo progetto di legge propone di evitare la partecipazione dei Congolesi della diaspora (quasi sette milioni di elettori) alle elezioni previste per il prossimo dicembre. Dopo essere stato rivisto e approvato dal Governo, esso dovrebbe essere esaminato e approvato nella plenaria dell’Assemblea nazionale dei Deputati. Secondo il calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale, l’operazione di registrazione dei Congolesi residenti all’estero avrebbe dovuto iniziare il 1° luglio. In effetti, la Commissione elettorale aveva uno stock di 1.600 kit da utilizzare per la loro iscrizione, ma non li ha ancora inviati alle ambasciate. Non si sa perché.[7]
Il 3 giugno, in un’intervista, l’Assistente del direttore esecutivo della Diaspora congolese per lo sviluppo, Ruben Abetemanyi, ha affermato che escludere la diaspora congolese dalle elezioni del 23 dicembre metterebbe in discussione la credibilità del processo elettorale e si è quindi detto contrario alla non iscrizione, sul registro elettorale, dei congolesi residenti all’estero. «Tutto ciò viola le disposizioni della costituzione, in modo particolare l’ultimo paragrafo dell’articolo 5 e l’articolo 13. Si tratta di due articoli che ci garantiscono la libertà di partecipare alle elezioni», ha affermato Ruben Abetemanyi, invitando il parlamento ad astenersi dal votare una legge che porta in sé «dei germi di esclusione e di discriminazione».[8]
L’8 giugno, l’Assemblea dei deputati nazionali ha approvato due progetti di legge che modificano e integrano rispettivamente la legge elettorale e la legge sull’identificazione e la registrazione dei cittadini residenti all’estero. 363 deputati su un totale di 367 deputati presenti hanno optato per dare la priorità all’organizzazione delle elezioni il 23 dicembre, benché ciò escluda la partecipazione dei Congolesi residenti all’estero. Pertanto, per quanto riguarda l’attuale ciclo elettorale, essi si sono detti contrari all’operazione di registrazione dei cittadini residenti all’estero. I due emendamenti approvati all’Assemblea nazionale dovranno essere esaminati e approvati dal Senato, per essere inviati al Presidente della Repubblica per promulgazione. Un deputato dell’Unione per la Nazione congolese (UNC), Baudouin Mayo, ha sottolineato che, oggi, la priorità è quella di ottenere un cambiamento politico ai vertici dello Stato nel mese di dicembre 2018: «La nostra lotta è quella di rendere possibile lo svolgimento delle elezioni il 23 dicembre 2018». Tuttavia, secondo un altro deputato dell’opposizione, Toussaint Alonga, l’obiettivo dell’emendamento della legge elettorale relativo all’operazione di registrazione dei cittadini residenti all’estero non è tanto quello di rispettare la data del 23 dicembre come data di organizzazione delle elezioni, ma piuttosto quello di evitare la partecipazione di un elettorato prossimo all’opposizione politica.[9]
3. STRATEGIE PRE ELETTORALI
Il 30 maggio, il presidente dell’Ecide (Impegno per la cittadinanza e lo Sviluppo), Martin Fayulu Madidi, è stato designato candidato alle elezioni presidenziali di dicembre 2018 dalla Dinamica per l’unità d’azione dell’opposizione. La designazione è avvenuta in seguito a una convention di due giorni, in cui questo raggruppamento politico si è trasformato in una piattaforma elettorale. Martin Fayulu è stato incaricato dai partecipanti alla convention di entrare in contatto con i suoi colleghi dell’opposizione, al fine di poter arrivare a una candidatura unica dell’opposizione.
Immediatamente dopo essere stato designato candidato alla Presidenza della Repubblica, Martin Fayulu ha, ancora una volta, chiesto una transizione senza Joseph Kabila: «Di fronte a tutti i segnali negativi e inquietanti emessi dal movimento kabilista, è più che mai urgente istituire una transizione senza Kabila. Solo una transizione senza Kabila può porre fine all’attuale inutile stallo politico. Kabila è il principale ostacolo che impedisce il ritorno all’ordine costituzionale».[10]
Il 31 maggio, il presidente della Unione Democratica Africana Originale (UDAO) e presidente dell’Alleanza dei Movimenti del Kongo (AMK), André Claudel Lubaya, ha annunciato che la piattaforma elettorale AMK designerà Moïse Katumbi candidato alle elezioni presidenziali del mese di dicembre: «all’interno di “Insieme per il cambiamento” ci sono tre raggruppamenti politici: l’Alternanza per la Repubblica (AR), il Gruppo dei 7 (G7) e l’AMK. Noi riteniamo che AMK si trovi nella posizione migliore per designare Moïse Katumbi». Claudel Lubaya ha confermato per giugno il ritorno, già tante volte annunciato, di Mosè Katumbi in patria: «Katumbi rientrerà nel mese di giugno. Non c’è alcun dubbio a riguardo. L’accordo firmato il 31 dicembre 2016 prevede il suo ritorno in patria, la liberazione dei prigionieri politici e altre misure di rasserenamento del clima politico per consentire elezioni inclusive e pacifiche. Tutte le procedure che la giustizia ha intrapreso contro Moïse Katumbi hanno come fondamento dei motivi politici. Quindi, non hanno alcun effetto». Claudel Lubaya ha aggiunto che AMK sta lavorando affinché Moïse Katumbi vinca le elezioni presidenziali previste per il 23 dicembre 2018: «L’AMK non è stata creata per partecipare alle elezioni, ma piuttosto per vincere le elezioni. Per la sera del 23 dicembre, auspichiamo un nuovo Presidente della Repubblica e sarà indubbiamente il nostro candidato, Moïse Katumbi. Vogliamo svegliarci il 24 dicembre con Moïse Katumbi nuovo Capo dello Stato». Lubaya si è detto fiducioso per quanto riguarda la vittoria dell’opposizione sul regime di Joseph Kabila.[11]
Il 2 giugno, l’ex primo ministro e membro del Partito Lumumbista Unificato (Palu), Adolphe Muzito e il presidente dell’UDPS e del Raggruppamento dell’Opposizione, Félix Tshisekedi, si sono incontrati a Bruxelles. In una dichiarazione congiunta, i due uomini hanno ribadito la loro opposizione a un nuovo mandato presidenziale per Joseph Kabila: «Chiediamo l’organizzazione simultanea delle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali previste per il 23 dicembre 2018, come programmato nel calendario elettorale accettato da tutte le parti. Riaffermiamo la nostra opposizione a un terzo mandato presidenziale per Joseph Kabila, nel rispetto dei principi costituzionali elencati anche nell’accordo di San Silvestro 2016; siamo contrari all’utilizzazione della macchina per votare che la Commissione elettorale tenta di imporre per favorire i brogli elettorali. Chiediamo la ristrutturazione della Commissione elettorale, per renderla più democratica, imparziale e capace di eliminare dal registro elettorale tutti i casi dubbiosi di elettori individuati dalla missione dell’OIF. Chiediamo l’applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico, come previsto dall’accordo di San Silvestro 2016, l’effettivo coinvolgimento di tutte le parti implicate nel processo elettorale, per garantirne la credibilità e lì applicazione di misure di sicurezza per gli attori politici durante il periodo pre-elettorale e post-elettorale».[12]
Il 3 giugno, si è assistito all’uscita ufficiale di un nuovo raggruppamento politico, il Palu e Alleati, composto da quindici partiti politici e posto sotto l’autorità del segretario generale del Partito Lumumbista Unificato (PALU), Antoine Gizenga. Il vicepresidente di questo nuovo raggruppamento politico, Elvis Mutiri, ha dichiarato che l’obiettivo perseguito dal PALU e alleati è quello di vincere le elezioni a tutti i livelli. Tra le personalità che hanno aderito a questo nuovo raggruppamento politico c’è anche Bruno Mavungu, ex segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS).[13]
Il 3 giugno, è stato ufficialmente lanciato a Kinshasa un nuovo raggruppamento politico denominato “Raggruppamento dei Democratici Tshisekedisti” (RDT). Nel suo discorso, il presidente di questa struttura, Sylvain Mutombo, ha spiegato che l’obiettivo è quello di appoggiare e lavorare per la vittoria di Felix Tshisekedi nelle prossime elezioni presidenziali. Egli ha aggiunto che, «se in dicembre non ci saranno le elezioni, allora imporremo Felix Tshisekedi come Presidente della Repubblica». Inoltre, Sylvain Mutombo si è detto totalmente in disaccordo con l’annullamento della registrazione dei Congolesi residenti all’estero, come proposto al Parlamento dalla Commissione elettorale: «I Congolesi della diaspora sono generalmente favorevoli a Felix Tshisekedi. L’hanno capito e hanno paura. Ecco perché non vogliono registrare i Congolesi residenti all’estero». Inoltre, il RDT si dice in disaccordo con l’utilizzazione della macchina per votare e invita il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, a ritornare alle schede elettorali cartacee, almeno per le elezioni del prossimo dicembre. Il RTD è composto da diversi movimenti e associazioni prossime all’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS).[14]
Il 4 giugno, in una dichiarazione congiunta rilasciata a Kinshasa, centosettantasei ONG, membri della società civile e dei movimenti civici, si sono opposte ad un eventuale tentativo di revisione della costituzione e ad un possibile terzo mandato per l’attuale Presidente della Repubblica, Joseph Kabila. Queste ONG hanno condannato «la retorica e gli appelli di dirigenti della maggioranza presidenziale a favore della candidatura dell’attuale Capo dello Stato alle elezioni presidenziali del 23 dicembre 2018». Il loro portavoce, Georges Kapiamba, ha affermato: «Gli appelli e i manifesti a favore di una candidatura del presidente Kabila, sempre più frequenti e visibili su tutto il territorio nazionale, rivelano la volontà del presidente Joseph Kabila di fare tutto il possibile per rimanere al potere, in violazione della costituzione». Secondo lui, queste iniziative violano gli articoli 70 e 220 della costituzione e l’accordo di San Silvestro 2016.[15]
L’Alleanza dei Movimenti del Kongo (AMK), uno dei tre raggruppamenti politici membri di “Insieme per il Cambiamento”, piattaforma elettorale in appoggio della candidatura di Moïse Katumbi, pone quattro condizioni per la sua partecipazione alle elezioni previste per il 23 dicembre: l’accettazione della candidatura di Moïse Katumbi, l’assenza della candidatura di Joseph Kabila, la rinuncia all’utilizzazione della macchina per votare (macchina per imbrogliare) e la finalizzazione della revisione dell’attuale registro elettorale. Secondo il presidente dell’AMK, Claudel Lubaya, «dall’attuale registro elettorale dovranno essere eliminati tutti i doppioni rimasti e tutti i nominativi di elettori fittizi. Vogliamo delle elezioni in cui Joseph Kabila sia elettore ma non candidato».[16]
Il segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean Marc Kabund, ha elencato alcuni prerequisiti, affinché Felix Tshisekedi, candidato dichiarato alle prossime elezioni presidenziali a nome di questo partito, possa parteciparvi. In particolare, Kabund menziona la sostituzione di Jean Pierre Kalamba, delegato dell’UDPS come relatore della CENI, la rinuncia all’utilizzazione della macchina per votare e l’eliminazione, dall’attuale registro elettorale, di tutti gli elettori fittizi, quelli cioè registrati più volte o senza impronte digitali. Il segretario generale dell’UDPS ha infine ricordato che, per organizzare “buone elezioni”, rimane ancora valida l’opzione di una “transizione senza Kabila”.[17]
Il 7 giugno, il portavoce della Maggioranza Presidenziale (MP), André-Alain Atundu, ha affermato che essa ha un candidato alle elezioni presidenziali di dicembre 2018 e che, per motivi di strategia, ne mantiene ancora segreto il nominativo. Egli ha sottolineato che questa candidatura è in sintonia con la costituzione: «Il presidente si è espresso più volte e noi trasmettiamo il suo pensiero: la costituzione sarà rispettata dal primo all’ultimo punto. Questa posizione non è cambiata e non è mai stata discussa all’interno della maggioranza presidenziale. Non è pertanto possibile pensare all’ipotesi di una modificazione della costituzione. La MP a dei candidati a tutti i livelli. Essa ha un suo candidato alle elezioni presidenziali. È suo diritto mantenerne il segreto. Questo fa parte della sua strategia. Ma non sempre è conveniente comunicare una strategia attraverso la radio o la televisione. Spesso, la riservatezza può garantire l’efficacia nel raggiungimento dell’obiettivo». La Maggioranza Presidenziale ha inoltre respinto le accuse rivoltegli dalla piattaforma dell’opposizione “Insieme per il cambiamento” che l’accusa di strumentalizzare la giustizia per impedire il ritorno in patria di Moïse Katumbi: «Non abbiamo paura di alcun candidato. Ma quelli che sostengono la candidatura di Moïse Katumbi devono essere onesti e riconoscere che, a prescindere dalle sue qualità, oggi non può candidarsi, perché esistono le prove secondo cui ha detenuto la nazionalità italiana e che vi ha rinunciato, ma non esistono prove che dimostrino che egli abbia intrapreso delle procedure per recuperare la nazionalità congolese, condizione essenziale per candidarsi a delle elezioni».[18]
Il 7 giugno, i membri dei partiti di opposizione membri del governo e la Maggioranza Presidenziale (MP) hanno annunciato la formazione di una piattaforma elettorale comune denominata “Fronte Comune per il Congo (FCC)“. Questa coalizione è posta sotto l’autorità morale del presidente Joseph Kabila. Secondo una fonte dell’opposizione membro del governo, «si tratta di un raggruppamento mega-politico che federa la maggioranza presidenziale e l’opposizione partecipante al governo. L’obiettivo è appoggiare Joseph Kabila e il candidato che la maggioranza presenterà, in vista di un’unica candidatura alle elezioni presidenziali». Tuttavia, entrambe le parti hanno concordato di mantenere la loro rispettiva appartenenza politica (all’opposizione o alla maggioranza). Ogni membro della coalizione mantiene la sua identità e autonomia, pur rimanendo soggetto alla disciplina di gruppo.[19]
Il 14 giugno, in un comunicato stampa, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) ha fatto osservare che, a nove giorni prima della data ufficiale della convocazione degli elettori, non si è ancora sicuri che Joseph Kabila abbia deciso di portare il Paese a delle elezioni senza di lui. Il CLC ha espresso cinque preoccupazioni riguardanti il processo elettorale: la scarsa affidabilità del registro elettorale, la mancanza di consenso sull’utilizzazione della macchina per votare, l’applicazione parziale delle misure di rasserenamento del clima politico, i dubbi sull’oggettività della lista dei partiti e gruppi politici riconosciuti dal ministero degli interni e comunicata alla commissione elettorale e la mancanza di un piano di erogazione dei fondi necessari per finanziare le elezioni. Il CLC ha dunque chiesto a Joseph Kabila di «mettere fine, prima del 30 giugno, all’ambiguità su un suo probabile terzo mandato alla guida del Paese». Alla Commissione elettorale, ha chiesto di «applicare le raccomandazioni che l’Organizzazione Internazionale della Francofoni (OIF) le ha fatto in seguito alla sua operazione di controllo esterno (audit) del registro elettorale» e al governo ha chiesto di «presentare un piano di erogazione dei fondi necessari per il finanziamento delle elezioni» e di «risolvere tutte le questioni rimaste ancora aperte a proposito della lista dei partiti e coalizioni politiche che potrebbero partecipare alle elezioni». Il CLC ha infine dichiarato che, «dopo il 30 giugno, il popolo congolese, sempre vigile e mobilitato, si vedrà obbligato ad assumersi, con coraggio e determinazione, le proprie responsabilità».[20]
4. IL COMIZIO DI “INSIEME PER IL CAMBIAMENTO”
Il 12 maggio, i partiti membri della piattaforma “Insieme per il cambiamento” di Moïse Katumbi hanno annunciato un comizio per il 2 giugno, in piazza Sainte-Thérèse del comune di N’djili, a Kinshasa. I partiti MLP, PDC, Envol, ADP, UDAO e FCR hanno inviato una lettera al governatore della città di Kinshasa, per informarlo sull’organizzazione di questo comizio previsto per le 10:00.[21]
Il governatore della città di Kinshasa, André Kimbuta, ha convocato i responsabili di “Insieme per il cambiamento”, piattaforma elettorale per Moïse Katumbi, per il 23 maggio 2018, per preparare il comizio previsto per il 2 giugno, in piazza Santa Teresa, a N’djili, un comune di Kinshasa.[22]
Il 23 maggio, dopo aver preso atto della lettera che “Insieme per il cambiamento” gli aveva precedentemente inviato per informarlo sull’organizzazione di un comizio previsto per il 2 giugno, il governatore provinciale di Kinshasa ha chiesto e ottenuto un rinvio della manifestazione, per permettere di organizzare, nello stesso giorno, i funerali di Olangi Wosho, evangelista e co-fondatore della Olangi Wosho Foundation. A questo proposito, il segretario generale di Insieme, Delly Sesanga, ha affermato che «non c’è alcun problema. Il comizio potrà aver luogo il 9 giugno e il Municipio ne ha preso atto. Esso si terrà in Piazza Santa Teresa e alla stessa ora».[23]
Il 9 giugno, la piattaforma elettorale “Insieme per il cambiamento” ha tenuto il suo primo comizio in Piazza Sainte-Thérèse, nel comune di N’djili, a Kinshasa. I circa 10.000 partecipanti occupavano solo un terzo di Piazza Santa Teresa. Erano dei militanti provenienti dai diversi partiti politici membri di “Insieme” (MLP, ARC, MSR, UDA Originale, MPCR, ENVOL, PLD, PND, PDC, UNAFEC, MLP, UNADEF, ADURE, CONADE, SCODE, PDC).
Si è notata la presenza di Pierre Lumbi, Delly Sesanga, Christophe Lutundula, Adam Bombole, José Endundo, Jean Bertrand Ewanga, Gabriel Kyungu wa Kumwanza, Pierre Pay-Pay, Christian Mwando, Claudel Lubaya, Jacky Ndala e Vano Kiboko.
Parlando in videoconferenza, Moïse Katumbi ha rivelato di essere in contatto con i leader dell’UDPS e dell’UNC, per prendere in considerazione la possibilità di un’unica candidatura dell’opposizione alle prossime elezioni presidenziali. Si è detto contrario all’utilizzazione della macchina per votare e alla possibilità di un terzo mandato presidenziale per l’attuale Capo dello Stato. Unico oratore di un comizio durato solo dieci minuti, Moïse Katumbi ha annunciato il suo immediato ritorno in patria, per mettere fine alla miseria del popolo: «so che state soffrendo. Non c’è acqua potabile, né elettricità, né lavoro. Rientrerò per risolvere tutti questi problemi».[24]
5. LA LIBERAZIONE PROVVISORIA DI JEAN PIERRE BEMBA
L’8 giugno, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha assolto l’ex vice presidente congolese Jean-Pierre Bemba, condannato in primo grado, nel 2016, a 18 anni di carcere, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dai suoi miliziani nella Repubblica Centrafricana tra il 2002 e il 2003, quando egli era capo di un gruppo ribelle congolese, il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC). La maggioranza dei giudici di appello della CPI ha deciso di annullare la sentenza del Tribunale di primo grado, per aver riscontrato gravi errori nel suo processo. In effetti, esso avrebbe preso in considerazione dei reati che non erano stati menzionati nella notifica dell’accusa. La Camera d’appello ha inoltre ritenuto che la responsabilità penale di Jean-Pierre Bemba non sia stata accertata in modo inconfutabile e che i giudici di primo grado avrebbero dovuto prendere in considerazione le circostanze attenuanti, come il fatto che l’ex vice-presidente congolese avesse scritto al Primo Ministro centrafricano per chiedergli di agire o il fatto che egli non avesse i mezzi sufficienti per sapere cosa stesse succedendo nella Repubblica Centrafricana o per punire i responsabili di tali atti. Jean Pierre Bemba era stato arrestato nel mese di maggio 2008 in Belgio, dove si era rifugiato in seguito alla crisi post-elettorale congolese del 2006-2007. Incarcerato all’Aia, il suo processo era iniziato nel 2010.[25]
Il 12 giugno, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha concesso la liberazione provvisoria a Jean-Pierre Bemba. La Camera di primo grado VII ha ordinato la liberazione provvisoria di Bemba secondo determinate condizioni specifiche, tra cui astenersi dal fare dichiarazioni pubbliche sul caso, non cambiare di domicilio senza preavviso, non contattare nessuno testimone implicato nel caso. Nella sua sentenza, la Camera d’appello ha dichiarato che, per quanto riguarda i presunti crimini commessi nella Repubblica Centrafricana, non era più necessario mantenere Bemba in situazione di detenzione.[26]
Il 15 giugno, Jean Pierre Bemba è arrivato nella sua residenza familiare di Rhode-Saint-Genèse, a Bruxelles (Belgio).[27]
[1] Cf RFI, 09.05.’18
[2] Cf RFI, 23.05.’18
[3] Cf OIF / MCN, via mediacongo.net, 30.05.’18; Texte complet: https://www.mediacongo.net/article-actualite-38778_audit_du_fichier_electoral_conclusions_et_recommandations_preliminaires_de_l_oif.html
[4] Cf RFI, 25.05.’18; Patrick Maki – Actualité.cd, 25.05.’18; Actualité.cd, 25.05.’18
[5] Cf Actualité.cd, 30.05.’18; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 30.05.’18
[6] Cf RFI, 28.05.’18
[7] Cf Olivier Liffran et Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 31.05.’18; mediacongo.net, 02.06.’18
[8] Cf Radio Okapi, 04.06.’18
[9] Cf Radio Okapi, 08.06.’18; RFI, 10.06.’18
[10] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 30.05.’18
[11] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 31.05.’18
[12] Cf Actualité.cd, 03.06.’18
[13] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 03.06.’18
[14] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 03.06.’18
[15] Cf Radio Okapi, 04.06.’18
[16] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 05.06.’18
[17] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 06.06.’18
[18] Cf Radio Okapi, 07.06.’18
[19] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 07.06.’18
[20] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 14.06.’18
[21] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 12.05.’18
[22] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 21.05.’18
[23] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 23.05.’18
[24] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 09.06.’18; Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 09.06.’18
[25] Cf RFI, 08.06.’18
[26] Cf Radio Okapi, 12.06.’18
[27] Cf Politico.cd, 16.06.’18