Congo Attualità n. 353

INDICE

DUE LETTERE AL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU

  1. Il Comitato Laico di Coordinamento (CLC)
  2. Il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete

 

DUE LETTERE AL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU

 

a. Il Comitato Laico di Coordinamento (CLC)

 

Il 10 marzo, in una lettera di 7 pagine indirizzata al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC), promotore delle tre manifestazioni del 31 dicembre 2017, 21 gennaio e 25 febbraio 2018, il cui obiettivo è stato quello di rivendicare la piena attuazione dell’accordo politico globale e inclusivo del 31 dicembre 2016, ha chiesto alla comunità internazionale di trovare il modo e i mezzi più efficaci che possano permettere l’attuazione di tutte le disposizioni previste dallo stesso accordo. Nel suo “appello alla comunità internazionale”, il CLC le ha chiesto di vigilare per il rispetto, da parte degli attori politici congolesi, del calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale, che prevede l’organizzazione di elezioni combinate (presidenziali, legislative e provinciali) il 23 dicembre 2018. Nello stesso documento, il CLC ha insistito sul fatto che le misure di rasserenamento del clima politico previste dall’accordo del 31 dicembre 2016 debbano essere applicate entro la fine di aprile 2018. Il CLC ha quindi annunciato di voler sospendere le sue manifestazioni di protesta fino al 30 aprile 2018. L’obiettivo di questa tregua è di “concedere il tempo necessario affinché gli attori politici congolesi trovino una soluzione alla crisi, in collaborazione con le Nazioni Unite e l’Unione africana”.

 

Secondo il CLC, «5. l’attuale crisi politica deriva dalla volontà del presidente Kabila di rimanere al potere oltre il suo secondo e ultimo mandato presidenziale. Per riuscirvi, egli sta bloccando il processo elettorale sin dal 2012 e moltiplica gli stratagemmi per non organizzare le elezioni entro i tempi costituzionali:

– pubblicazione di diversi calendari elettorali non consensuali;

– tentativi di revisione della costituzione, per via parlamentare o referendaria, in particolare dei suoi articoli relativi al numero e alla durata dei mandati presidenziali;

– tentativi di revisione della legge elettorale, volendo introdurre l’organizzazione di un censimento generale della popolazione prima delle elezioni;

– nuova suddivisione delle province, passando da 11 a 26 province e modificando, in tal modo, la cartografia elettorale.

  1. L’applicazione selettiva e parziale dell’accordo politico globale e inclusivo del 31 dicembre 2016 ha fatto precipitare la RD Congo in un profondo impasse politico, con molte conseguenze a livello economico, sociale e umanitario.
  2. Fino ad oggi, non si constatato alcun provvedimento per rasserenare il clima politico, né alcuna ristrutturazione della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) per garantire una sua indipendenza e imparzialità, né alcun piano di erogazione dei fondi destinati all’organizzazione delle elezioni. Continuano le restrizioni alle libertà politiche con arresti generalizzati degli attivisti pro-democrazia e dei difensori dei diritti umani e mediante l’interdizione e la repressione delle manifestazioni pacifiche organizzate dall’opposizione e della società civile.
  3. Nel frattempo, la Commissione elettorale, acquisita al presidente Joseph Kabila, continua a preparare le prossime elezioni, che non si sa ancora se potranno svolgersi in maniera trasparente e corretta, perché sta ricorrendo a certe oscure manovre, come l’uso di una macchina per votare, l’insistenza sulle difficoltà di ordine finanziario, il rinvio all’ultimo momento della registrazione degli elettori congolesi residenti all’estero e l’isolamento degli esperti internazionali (ONU, UE, UA, SADC, OIF).
  4. Per quanto riguarda l’operazione di registrazione degli elettori, nonostante l’eccessiva soddisfazione da parte del Presidente della Commissione elettorale, sono molti quelli che hanno già espresso la loro preoccupazione per possibili irregolarità e imbrogli, visto il numero inspiegabilmente alto di elettori registrati in alcune province o sorprendentemente basso in altre.
  5. Inoltre, si sta assistendo alla persistenza di gravi problemi che potrebbero mettere a repentaglio il processo elettorale nella RD Congo. Si tratta della duplicazione di vari partiti politici; della mancanza di imparzialità da parte della Corte costituzionale; della mancanza di neutralità e di indipendenza da parte della Commissione elettorale; della mancanza di uno spazio politico per i candidati in esilio o in carcere; dell’interdizione di manifestazioni pacifiche; della confisca dei media pubblici e della chiusura di alcuni media privati; del finanziamento e della sicurezza del processo elettorale.
  6. Invece di optare per il rasserenamento del clima politico, il potere dominante mantiene in carcere vari membri dell’opposizione e arresta arbitrariamente attivisti per i diritti umani e membri dei movimenti cittadini, acuendo così la tensione politica e sociale. Le vessazioni nei confronti di diverse personalità dell’opposizione, la repressione di manifestazioni pacifiche, la chiusura di numerosi canali televisivi e la condanna all’esilio forzato di diversi membri dell’opposizione contribuiscono all’aggravarsi di un clima politico già deleterio.
  7. Tuttavia, non ci possono essere elezioni democratiche e credibili che portino a una soluzione duratura dell’attuale crisi, alla pace e alla stabilità, senza aver preso delle misure che contribuiscano al rasserenamento del clima politico o senza aver proceduto ad una ristrutturazione della Commissione elettorale.
  8. A 9 mesi dalle elezioni del 23 dicembre 2018, il CLC invita la comunità internazionale a trovare i modi e i mezzi più efficaci che permettano l’attuazione delle azioni e delle misure previste dall’Accordo politico del 31 dicembre 2016 e dalla Risoluzione 2348 (2017) del Consiglio di Sicurezza, secondo il seguente schema critico:
  9. Rispetto del calendario elettorale
  10. Il calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale prevede l’organizzazione di elezioni combinate (presidenziali, legislative e provinciali) per la domenica 23 dicembre 2018.

Questa data deve essere considerata da tutti come definitiva; non deve essere assolutamente rinviata per alcun motivo. Il popolo congolese non tollererà un altro rinvio.

  1. Attuazione delle misure di rasserenamento del clima politico
  2. La fine di aprile 2018 deve essere considerata come data limite per la loro attuazione.
  3. Fine dello sdoppiamento dei partiti politici.

La questione dello sdoppiamento di alcuni partiti politico deve essere risolta prima del 26 marzo 2018, data in cui la Commissione elettorale, secondo il suo calendario, dovrà pubblicare la lista dei partiti politici e coalizioni autorizzate a partecipare alle prossime elezioni, lista che le sarà trasmessa dal Ministero degli Interni. La persistenza di questo frazionamento dei partiti politici complicherà le operazioni di approvazione delle candidature e ritarderebbe la preparazione delle elezioni previste per il 23 dicembre 2018. Inoltre, in assenza di una soluzione a questo problema, alcuni tra i principali partiti politici rischierebbero di essere arbitrariamente esclusi dalle elezioni.

  1. Liberazione dei prigionieri politici e fine delle procedure giudiziarie intraprese contro oppositori politici e / o esiliati.

Le misure di liberazione dei prigionieri politici e di annullamento delle procedure giudiziarie ingiustificate contro persone in esilio devono essere applicate entro la fine di aprile 2018 al più tardi, poiché l’inizio del tempo per la presentazione delle candidature alle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali è previsto a partire dal 25 luglio 2018. I beneficiari di queste misure devono poter usufruire della loro libertà in tempo utile affinché, se lo desiderano, possano partecipare attivamente al processo elettorale.

  1. Interdizione di manifestazioni organizzate dall’opposizione politica e dalla società civile acquisita al cambiamento.

Si dovrebbe prendere in considerazione la necessità di revocare immediatamente tutte le restrizioni e interdizioni di riunioni pubbliche e di manifestazioni pacifiche decretate dalle varie autorità municipali su istigazione del governo centrale, per permettere ai vari candidati alle elezioni di fare la loro campagna elettorale. Se all’opposizione rimarrà impedita la libertà di movimento, non potrà  preparare la sua base alle elezioni.

  1. Apertura dello spazio mediatico

Per garantire a tutti i politici delle elezioni giuste ed eque, è urgente procedere immediatamente all’apertura dei media pubblici a tutte le tendenze politiche e alla riapertura dei media privati chiusi ingiustamente.

  1. In conclusione, il CLC ricorda che è giunto il momento di trovare modi e mezzi per uscire da questa crisi elettorale. Per questo il CLC propone al Consiglio di Sicurezza di:
  2. Considerare la data del 23 dicembre 2018 come data limite per lo svolgimento delle elezioni, al fine di risolvere il problema della illegittimità delle attuali istituzioni;
  3. Considerare la data del 30 aprile 2018 come termine ultimo entro cui si debba applicare tutte le misure di rasserenamento del clima politico, per garantire che le prossime elezioni si svolgano in modo pacifico, tranquillo, trasparente e credibile;

Infine, il CLC fa sapere che, per dare il tempo a tutte le parti implicate nella crisi congolese di trovare una sua soluzione, in collaborazione con le Nazioni Unite e l’Unione Africana, sospende fino al 30 aprile 2018 le sue manifestazioni di protesta. Dopo tale periodo, il CLC si riterrà  obbligato a riprenderle e ad intensificarle».

 

Il CLC dedica parte della sua lettera alla necessità di rendere credibile il dispositivo strutturale (Commissione elettorale e Corte costituzionale) relativo alla gestione del processo elettorale:

«1. Commissione elettorale nazionale indipendente

  1. L’attuale direzione della Commissione elettorale continua a squalificarsi per la sua parzialità e la sua incapacità di inserirsi nella logica degli obiettivi dell’accordo del 31 dicembre 2016.

Di fatto, questo organismo di sostegno alla democrazia prende volutamente delle iniziative che violano i principi costituzionali relativi all’organizzazione delle elezioni secondo i tempi previsti dai testi legislativi.

  1. Tra queste iniziative si possono evocare, tra altre: l’abbandono dell’ipotesi iniziale di una semplice revisione del precedente registro elettorale e il suo rifacimento completo, ciò che ha contribuito ad allungare il tempo dedicato all’operazione di registrazione degli elettori; la pubblicazione tardiva del calendario elettorale, che avrebbe dovuto aver luogo a partire dal 1° gennaio 2017; un preventivo economico troppo elevato, utilizzato come scusa per giustificare l’impossibilità, per il governo, di finanziare il processo elettorale e per rinviare, quindi, l’organizzazione delle elezioni a tempo indeterminato; l’opacità nelle procedure di appalto; l’assenza di trasparenza nella creazione del registro elettorale e della cartografia elettorale.
  2. Finanziamento del processo elettorale
  3. Il costo delle operazioni elettorali è veramente eccessivo. Non si sa nulla della destinazione del denaro stanziato ed erogato dal 2012 per l’organizzazione delle attuali elezioni. Non c’è alcun motivo per organizzare le elezioni con materiale monouso importato dall’estero o per stampare le schede elettorali in paesi stranieri, quando lo si potrebbe fare anche in Congo. Non si sa bene quale sia l’organismo che possa decidere sull’introduzione di nuove apparecchiature, come la macchina per votare, il cui costo è già oggetto di polemiche.
  4. Corte costituzionale
  5. La Corte costituzionale è incaricata, in linea di principio, di dirimere e risolvere i contenziosi relativi alle candidature e ai risultati delle elezioni presidenziali e legislative nazionali.
  6. Purtroppo, in seguito a certe sue decisioni passate e relative al processo elettorale, oggi la Corte costituzionale ha perso ogni credibilità. Infatti, con le sue sentenze che hanno autorizzato la nomina dei Governatori provinciali (settembre 2015) e il prolungamento, di fatto, del mandato del Presidente della Repubblica (ottobre 2016), pronunciate in flagrante violazione della Costituzione, della sua legge organica e del suo regolamento interno, la Corte costituzionale ha dato prova della sua dipendenza dal regime di Kabila.
  7. Ne consegue che la Commissione elettorale, nella sua attuale composizione, non è più credibile e appare incapace di garantire lo svolgimento di elezioni che possano portare a un cambiamento democratico o, semplicemente, di promuovere elezioni trasparenti e imparziali. Da parte sua, la Corte costituzionale ha perso ogni credibilità, essendosi rivelata incapace di gestire questioni di assoluta sensibilità.
  8. Il Comitato Laico di Coordinamento propone, quindi, la creazione di un meccanismo regionale e internazionale di assistenza tecnica e di consulenza che possa appoggiare la Commissione elettorale dall’inizio del processo elettorale fino alla proclamazione dei risultati elettorali definitivi. L’attuale gruppo di esperti internazionali e nazionali potrebbe svolgere questo ruolo, se il suo mandato fosse rafforzato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
  9. Se questo obiettivo non fosse fattibile, il CLC chiede alla comunità internazionale di prendere in considerazione la possibilità di arrivare a una gestione più ortodossa del processo elettorale, incaricandosene interamente, in collaborazione con un gruppo di consulenza congolese privo di qualsiasi ambizione elettorale e secondo le seguenti modalità:
  10. Devolvere all’ONU la responsabilità della conduzione del processo elettorale.
  11. Affidare la presidenza della Commissione elettorale ad una personalità straniera.
  12. Mettere in atto un meccanismo internazionale per monitorare le attività della Corte costituzionale: gestione trasparente della soluzione dei contenziosi elettorali e della proclamazione dei risultati elettorali».[1]

 

b. Il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete

 

Il 14 marzo, in una lettera, il presidente del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete, Félix Tshisekedi, ha esposto alcune sue osservazioni sul rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite, presentato al Consiglio di Sicurezza l’8 marzo 2018 sull’attuale situazione politica della RD Congo. Secondo il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete, l’attuale crisi che il paese sta attraversando deriva esclusivamente dal continuo rinvio delle elezioni e dall’emergenza di una dittatura che impedisce all’opposizione di esprimersi. Perciò, il Raggruppamento chiede al Segretario Generale dell’ONU di mobilitare la comunità internazionale, affinché si impegni più intensamente nella ricerca di adeguate soluzioni alla crisi politica ed economica del paese, contribuendo ad un corretto svolgimento delle prossime elezioni.

«I. INTRODUZIONE

L’attuale crisi congolese è stata volutamente creata dall’attuale Presidente Joseph Kabila che ha violato dapprima la Costituzione della Repubblica (articoli 70,73 e 220 ) e in seguito, l’Accordo del 31 dicembre 2016 che avrebbe dovuto risolvere il problema della mancata  organizzazione delle elezioni che, secondo la Costituzione, avrebbero dovuto aver luogo entro la fine del 2016.

  1. Tale accordo, che prevedeva l’organizzazione delle elezioni nel mese di dicembre 2017 al più tardi, nel suo capitolo 1.2, aveva ben precisato che “il tempo massimo previsto per la realizzazione completa delle operazioni pre-elettorali ed elettorali, secondo la modalità concordata, era di 12 mesi a partire dalla firma dell’accordo (31 dicembre 2016).
  2. Tuttavia, dal 1° gennaio 2018, la RD Congo si trova in una situazione atipica, in cui tutte le istituzioni dello Stato a carica elettiva sono diventate illegali e illegittime, perché senza alcun riconoscimento giuridico. È quindi necessario che le Nazioni Unite e il mondo intero sappiano che, da quella data (il 1° gennaio 2018), Joseph Kabila è entrato in una logica di colpo di stato.
  3. L’ATTUALE SITUAZIONE

II.1. VIOLAZIONE DELLE LIBERTÀ FONDAMENTALI E DEI DIRITTI UMANI.

  1. Il regime di Kabila non si preoccupa affatto delle libertà fondamentali del cittadino e dei diritti umani. In effetti, Kabila ha confiscato non solo le libertà pubbliche, ma anche lo spazio politico:

– Tutte le manifestazioni organizzate dall’opposizione politica, dai movimenti cittadini e dai Comitato Laico di Coordinamento sono state selvaggiamente represse.

– Nessuna organizzazione politica dell’opposizione può organizzare un suo comizio, né nella capitale, né all’interno del paese.

– Molti attivisti dei partiti di opposizione e delle organizzazioni giovanili favorevoli al cambiamento politico sono arbitrariamente arrestati e incarcerati, senza la possibilità di essere visitati né dai loro  familiari, né dai loro avvocati.

– I membri dell’opposizione non hanno alcuna possibilità di accedere ai mezzi pubblici di comunicazione.

  1. A tutto ciò si devono aggiungere le gravi violazioni dei diritti umani, soprattutto nei confronti dei membri dell’opposizione: arresti arbitrari, detenzioni illegali, processi basati su false accuse, intimidazioni, minacce di morte, sequestri e omicidi, ciò che costringe molti cittadini congolesi a optare per la via dell’esilio all’estero.
  2. Organizzando la repressione con i mezzi dello stato per mantenersi al potere, Joseph Kabila si è attualmente installato in una deriva dittatoriale che distrugge politicamente, economicamente e socialmente la RD Congo.

II.3. PROCESSO ELETTORALE

  1. Il processo elettorale è oggi compromesso a causa della mancata attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016, noto come accordo di San Silvestro 2016. Esso è portato avanti in un modo unilaterale e non inclusivo, senza alcun consenso delle parti interessate.
  2. La strumentalizzazione della Commissione Elettorale, da parte del presidente Kabila, non permette di sperare che le prossime elezioni possano essere organizzate in modo pacifico e trasparente. È impossibile aspettarsi elezioni credibili con:

11.1. un calendario elettorale non consensuale, che viola la Costituzione e l’Accordo del 31 dicembre 2016;

11.2. un registro elettorale inaffidabile poiché, con oltre 46.000.000 di potenziali elettori iscritti su una popolazione di circa 85.000.000 di abitanti. in alcune province la percentuale di iscrizione degli elettori è del 60%, 67%, 74% e, addirittura, del 94% della loro popolazione;

11.3. una legge elettorale non consensuale, soprattutto per quanto riguarda la soglia di sbarramento e la quota da pagare da parte dei candidati;

11.4. l’imposizione di una macchina per votare, contestata dalla popolazione per diversi motivi. Va notato che né la legge elettorale non consensuale, né il calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale prevedono il ricorso a questa macchina per votare.

11.5. la totale restrizione della libertà di movimento e di manifestazione nei confronti dei membri dell’opposizione impedisce loro di poter spostarsi da una provincia all’altra , per organizzarvi riunioni di partito o comizi popolari;

11.6. la Commissione elettorale, che dovrebbe essere un organismo indipendente, è invece asservita al PPRD, il partito di Kabila. Contrariamente alle disposizioni dell’accordo del 31 dicembre 2016, essa non è ancora stata ristrutturata  e nessun controllo esterno è stato finora effettuato sui fondi che le sono stati assegnati. Tutto ciò lascia trapelare la mancanza di volontà politica da parte del regime di Kabila di organizzare elezioni credibili e trasparenti.

III. OSSERVAZIONI SU ALCUNI PUNTI DEL RAPPORTO CHE NON SEMBRANO RIFLETTERE LA REALTÀ SUL POSTO

  1. Il Raggruppamento non condivide l’opinione secondo cui “le diverse parti congolesi non riescono ancora a mettersi d’accordo sull’attuazione dell’Accordo politico del 31 dicembre 2016 …”. Per quanto ci riguarda, riteniamo che la responsabilità della mancata applicazione di tale Accordo ricada interamente su Joseph Kabila.
  2. L’affermare che il governo e la maggioranza presidenziale hanno preso misure incoraggianti per la preparazione delle elezioni richiede che se ne porti le prove, in quanto ancora molti sembrano essere gli ostacoli posti alla piena attuazione dell’accordo, all’applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico, alla ristrutturazione della Commissione elettorale e al controllo esterno sulla sua gestione finanziaria, ad esempio, sui 400.821.000 di dollari spesi per l’operazione di registrazione degli elettori.
  3. Il seguente giudizio di valore: “Nel processo politico ed elettorale, si nota l’assenza di impegno costruttivo da parte di alcuni leader dell’opposizione che, … a causa delle loro divisioni interne e della perdita della loro capacità di mobilitare le masse popolari , stanno intensificando i loro sforzi di mobilitazione dei loro membri mediante la loro adesione alle manifestazioni organizzate dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC) per chiedere una piena e rapida attuazione dell’accordo politico del 31 dicembre”, ci lascia molto perplessi, perché non vi si menziona affatto né la confisca dello spazio politico da parte di Kabila, né le uccisioni, gli arresti e le minacce di cui sono vittime gli attori politici dell’opposizione e la popolazione stessa. Se Kabila continua a reprimere selvaggiamente tutte le manifestazioni pacifiche organizzate dalle forze del cambiamento è perché non si sente inquietato dalla comunità internazionale. Le Nazioni Unite dovrebbero esigere che Kabila ordini alle forze della polizia, in conformità con le leggi della Repubblica, di assicurare la sicurezza di tutte le manifestazioni, incluse quelle organizzate dall’Opposizione.

CONCLUSIONE
19. Il Raggruppamento dell’Opposizione ritiene che un processo elettorale che si svolga in un clima politico così teso come l’attuale porti in sé dei germi di conflitto che potrebbero danneggiare l’intero Paese, con conseguenze imprevedibili per l’intera regione. Perciò, il Raggruppamento chiede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di:

19.1. rafforzare il mandato della MONUSCO affidandole, oltre al mandato della protezione dei civili, dei politici, degli attivisti della società civile e dei giornalisti durante il periodo elettorale, anche quello del monitoraggio delle elezioni;

19.2. contribuire a risolvere il problema della illegittimità delle attuali Istituzioni dello Stato, dal momento in cui il popolo congolese esige una transizione senza Kabila, conformemente agli articoli 5 e 64 della Costituzione;

19.3. chiedere ai paesi partner della RD Congo di aiutare quel nuovo governo di transizione a migliorare la sicurezza e l’economia del Paese, in vista dell’organizzazione di elezioni credibili e pacifiche;
19-4. aiutare il nuovo governo di transizione a procedere a un controllo esterno del database elettorale da parte di un’istituzione internazionale credibile, al fine di permettere al paese di avere un registro elettorale affidabile».[2]

[1] Cf Forum des As – Kinshasa, 19.03.’18  http://www.forumdesas.org/spip.php?article15026

[2] Cf Le Phare – Kinshasa, 20.03.’18 http://www.lephareonline.net/rassemblement-sg-de-lonu-rdc-face-a-projet-de-destabilisation-programmee/