INDICE
EDITORIALE: UN CAMBIO DI DIREZIONE → ORMAI VERSO LE ELEZIONI
- UNA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU SULLA RD CONGO
- L’intervento di Nikki Haley
- La replica del presidente della Commissione elettorale
- IL PROCESSO ELETTORALE
- La Commissione elettorale insiste sulla “macchina per votare”
- Le reazioni dell’Opposizione sulla macchina per votare
- Le diverse posizioni dell’Opposizione su una transizione senza Kabila e su un’unica candidatura per le presidenziali
- L’INCONTRO DEL G7 E DELL’AR A JOHANNESBURG
- Lo svolgimento
- Le ripercussioni sull’UDPS e il Raggruppamento dell’Opposizione
- FINO IN FONDO … NONOSTANTE TUTTO!
- Una “giornata città morta” in memoria dei martiri dell’accordo di San Silvestro
- Il grido di allarme di ASADHO e di COJESKI
- Il rapporto della Commissione CEM 3121
- Il comunicato stampa del Comitato Laico di Coordinamento (CLC)
EDITORIALE: UN CAMBIO DI DIREZIONE → ORMAI VERSO LE ELEZIONI
1. UNA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU SULLA RD CONGO
a. L’intervento di Nikki Haley
Il 12 febbraio, durante un incontro sulla RD Congo, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha espresso il proprio appoggio per lo svolgimento delle elezioni il 23 dicembre 2018, in conformità con il calendario elettorale. In questo incontro, l’ambasciatrice statunitense presso l’ONU, Nikki Haley, ha insistito: «Non possiamo avere paura di fare pressione sul governo, sulla commissione elettorale e sull’opposizione, affinché il popolo congolese possa ottenere un’alternanza pacifica e democratica ai vertici dello Stato». Nikki Haley è ritornata ancora sulla sua ultima visita nella RD Congo, dove aveva incontrato, oltre al presidente Joseph Kabila, tutte le parti, tra cui l’opposizione, la Chiesa cattolica e la Società civile. A questo proposito, ella ha ricordato che «ciò che tutti, quasi senza eccezioni, si aspettano dalla comunità internazionale è un aiuto per far avanzare il processo elettorale. Queste elezioni avrebbero dovute svolgersi l’anno scorso. Ora, non possiamo permettere un altro rinvio». Ricordando anche la conferenza stampa del presidente Joseph Kabila, Nikki Haley ha fatto osservare che il Capo dello Stato si è impegnato a non candidarsi di nuovo nelle prossime elezioni. «Si tratta di un passo positivo, un passo importante verso una transizione pacifica del potere in Congo. Ora tutte le parti interessate possono guardare avanti, per fare in modo che le elezioni di dicembre siano veramente libere, trasparenti, inclusive, pacifiche e credibili», ha ella affermato.Sebbene gli Stati Uniti abbiano sempre fatto appello alla libertà di manifestazione e all’applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico, ora hanno insistito, come quasi tutti i paesi membri del Consiglio di Sicurezza, sullo svolgimento delle elezioni il 23 dicembre 2018. In questa riunione informale delle Nazioni Unite sul processo elettorale nella RD Congo, l’ambasciatrice statunitense presso l’ONU, Nikki Haley, ha dichiarato che gli Stati Uniti si oppongono al ricorso di un sistema di voto elettronico per la triplice elezione prevista per il 23 dicembre 2018 nella Repubblica Democratica del Congo (presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali): «Siamo molto preoccupati del fatto che la Commissione elettorale insista nel voler utilizzare un sistema di voto elettronico. Dato che, finora, le schede di voto elettronico non sono mai state sperimentate nella Repubblica Democratica del Congo, l’uso di tecnologie sconosciute, per la prima volta e in elezioni così importanti, rappresenta un enorme rischio. Tale modalità di voto rappresenta un rischio colossale e gli Stati Uniti non lo appoggiano affatto, preferendo invece l’uso di schede di voto cartacee, in modo che non ci siano dubbi sui risultati».[1]
b. La replica del presidente della Commissione elettorale
Il 12 febbraio, nel corso della stessa riunione, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha affermato che, «con più di 45 milioni di elettori, per le tre elezioni organizzate simultaneamente nello stesso giorno occorrono 23.000 centri di voto comprendenti circa 90.000 seggi elettorali. Il ricorso alla macchina per votare riduce il peso del materiale elettorale necessario da 16.000 tonnellate a meno di 8.000 tonnellate. E grazie all’utilizzo della macchina per votare, i costi delle tre elezioni sono passati da 554 milioni di $ a circa 432 milioni di $, con un risparmio di 122 milioni di $». Il Presidente della Commissione elettorale ha aggiunto che, senza l’uso delle macchine per votare, non sarà possibile avere elezioni il 23 dicembre 2018 come previsto. Ha precisato che, se si dovessero utilizzare le schede di voto cartacee, le elezioni dovrebbero essere rimandate a luglio 2019.[2]
Il 13 febbraio, attraverso un suo tweet, il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe, ha reagito alle dichiarazioni del presidente della Commissione elettorale all’ONU, secondo cui la non utilizzazione della macchina per votare comporterà il rinvio automatico delle elezioni di almeno 6 mesi, a luglio 2019. Secondo Vital Kamerhe, il rifiuto della macchina per votare, che lui chiama “macchina per imbrogliare”, non causerà il rinvio delle elezioni già previste per il 23 dicembre 2018. Infatti, «nei suoi punti 39-40, il calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale prevede la stampa, il confezionamento, la consegna e il dispiegamento delle schede elettorali nei 15 centri di smistamento, dal 7 ottobre al 5 dicembre 2018. Inoltre, il calendario elettorale non fa alcun accenno alla macchina per votare», scrive il presidente dell’UNC nel suo Twitter.[3]
Il 19 febbraio, reagendo alla proposta di Nikki Haley sul ritorno al voto cartaceo, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha spiegato: «Diciamo la stessa cosa. Il voto che proponiamo attraverso la macchina per votare è un voto cartaceo, perché la macchina serve solo per stampare in situ la scheda elettorale. Non è la macchina per votare che conta i voti. Il conteggio dei voti verrà eseguito manualmente, come sempre».[4]
2. IL PROCESSO ELETTORALE
a. La Commissione elettorale insiste sulla “macchina per votare”
Il 21 febbraio, durante un incontro per la presentazione della macchina per votare alla stampa, il relatore della commissione elettorale (CENI), Jean-Pierre Kalamba, ha affermato che «non è una macchina per imbrogliare, ma una macchina per semplificare la procedura e ridurre il costo delle elezioni». «Senza la macchina per votare, non ci saranno elezioni il 23 dicembre 2018», aveva già avvertito pochi giorni fa il presidente della Commissione, Corneille Nangaa. A prima vista, la macchina per votare consiste in un semplice schermo da computer realizzato in Corea del sud. La macchina funzionerà solo in francese, lingua ufficiale e non nelle quattro lingue nazionali.
All’apertura della giornata elettorale, il presidente del seggio elettorale dovrà inserire una carta verde nella macchina. Secondo Jean-Pierre Kalamba, «questa operazione permette di registrare l’orario di apertura del seggio e l’identità del presidente e dei membri del seggio elettorale stesso».
Quindi, l’elettore inserisce nella macchina un’unica scheda elettorale che servirà per le tre elezioni (presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali). Per ciascuna di esse, sullo schermo appariranno le foto dei candidati. «Per scegliere il candidato, è sufficiente toccare la sua foto con un dito e la macchina selezionerà il candidato prescelto», afferma la commissione elettorale. In caso di errore, è possibile annullare l’operazione precedentemente effettuata. Alla fine dell’operazione, la macchina stampa i tre nomi scelti sul retro della scheda elettorale che l’elettore piegherà prima di introdurla nell’urna.
Alla chiusura del seggio elettorale, il presidente chiude le operazioni introducendo nella macchina un cartellino rosso. La macchina visualizzerà i risultati (numero degli iscritti, numero dei votanti, tasso di partecipazione, numero di voti per candidato). Il presidente del seggio elettorale e i suoi assessori possono quindi procedere al conteggio manuale delle schede elettorali inserite nell’urna per un “conteggio manuale dei voti” per verifica.
Da parte sua, l’opposizione denuncia il costo esorbitante della “macchina per votare”. «Una macchina costa 1.500 dollari USA e per quasi 100.000 seggi elettorali previsti ne occorreranno 100.000. Quindi, solo per l’acquisto di queste macchine occorreranno almeno 150 milioni di dollari», ha affermato Eve Bazaiba Masudi, segretaria generale del Movimento per la Liberazione del Congo (MLC). Inoltre, secondo lei, l’uso della “macchina per votare” rischia di violare la segretezza del voto.
Secondo Jean-Pierre Kalamba, le critiche emesse dai politici dell’opposizione sarebbero solo un pretesto per rinviare le elezioni: «ci sono di quelli che, forse, vogliono una transizione. Ma, invece di dirlo apertamente, vogliono che sia qualcun altro a dirlo. Essi dicono: noi rifiutiamo la macchina per votare, affinché un altro a sua volta dica: se voi rifiutate la macchina per votare, non sarà possibile organizzare le elezioni. Quindi, sarà necessario istituire una transizione. Allora, diranno: Benissimo».[5]
b. Le reazioni dell’Opposizione sulla macchina per votare
Il 24 febbraio, dopo aver rilevato alcuni progressi nelle discussioni con il Presidente della Commissione elettorale a proposito del processo elettorale, il Fronte per il Rispetto della Costituzione (FRC), il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) e l’Unione per la Nazione congolese (UNC) hanno affermato, in un comunicato congiunto, la loro determinazione ad andare alle elezioni secondo la data prevista nel calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale. Il calendario elettorale citato prevede lo svolgimento delle elezioni presidenziali insieme alle legislative nazionali e provinciali, il 23 dicembre 2018. Secondo Ève Bazaiba e Vital Kamerhe, rispettivamente segretario generale del MLC e presidente dell’UNC, la Commissione elettorale ha finalmente accettato che il controllo (l’audit) del registro elettorale e del server sia effettuato anche da un gruppo esterno composto di esperti internazionali, di testimoni dei partiti politici e di osservatori indipendenti.
Tuttavia, il MLC e l’UNC si sono detti contrari all’introduzione, nell’attuale processo elettorale, della macchina per votare, «al fine di preservare e garantire la pace sociale prima, durante e dopo le elezioni». Secondo Ève Bazaiba, «sul piano legislativo, l’uso della macchina per votare è illegale, perché l’articolo 237 ter della legge elettorale esclude esplicitamente la modalità di voto elettronico almeno per le elezioni in corso. Inoltre, l’uso della macchina per votare violerebbe il diritto alla segretezza del voto prevista dall’articolo 5, paragrafo 4 della Costituzione, perché la maggior parte degli elettori non saprebbe come usarla e dovrebbe essere assistita.
Sul piano tecnico, contrariamente a quanto affermato dalla Commissione elettorale, la macchina per votare ha dimostrato i suoi limiti, in particolare per quanto riguarda il tempo necessario ad ogni elettore per votare, gli errori di stampa, ecc. Sul piano economico, l’argomento della razionalità menzionato dalla Commissione elettorale in seguito ai vincoli imposto dal budget finanziario è infondato. Mentre il prezzo di una macchina per votare è stimato sui 400 $, la Commissione elettorale parla di 1500 $, pari a 150 milioni di $ per 100.000 macchine. Sul piano logistico, il calendario del 5 novembre 2017 non prevede l’utilizzo della macchina per votare, né le attività ad essa correlate: l’ordine, la consegna e l’installazione di queste macchine per votare, il reclutamento e la formazione dei tecnici, ecc. Il calendario elettorale prevede piuttosto l’uso di schede elettorali cartacee».[6]
Il 27 febbraio, dopo essere stata ricevuta dal presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, nell’ambito delle consultazioni avviate per discutere sull’uso della macchina per votare, l’Alternanza per la Repubblica (AR) ha ribadito il suo “categorico” no all’uso di questa macchina nelle prossime elezioni: «In un processo elettorale, si possono sempre portare delle innovazioni. Tuttavia, riteniamo che, nello stato attuale del nostro paese, l’impreparazione della popolazione per quanto riguarda l’utilizzazione della macchina per votare, l’assenza di un protocollo sufficientemente rigoroso per testare e convalidare tale macchina e il pochissimo tempo che ci separa dalle prossime elezioni, sono elementi che non ci permettono di essere favorevoli alla sua utilizzazione nelle prossime elezioni. Preferiamo il voto cartaceo, tanto più che anche i testi giuridici scoraggiano ogni ricorso al voto elettronico».[7]
Il 1° marzo, dopo un primo rifiuto, una delegazione dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), guidata dal portavoce di questo partito, Augustin Kabuya, si è recata presso la sede della Commissione elettorale, nell’ambito dei contatti che il presidente di tale commissione, Corneille Nangaa, ha avviato con le varie parti implicate nel processo elettorale. In questa visita, l’UDPS ha consegnato alla Commissione elettorale un questionario contenente 45 domande relative al processo elettorale in generale, ma soprattutto alla macchina per votare. L’UDPS ha chiesto alla Commissione elettorale di rispondergli per iscritto. Già contraria all’uso della macchina per votare e riluttante a prendere parte alle elezioni così come organizzate dalla Commissione elettorale, dopo la risposta della Commissione elettorale l’UDPS dovrà esprimere il suo parere finale.[8]
Alcune domande che l’UDPS ha rivolto alla Commissione elettorale sono le seguenti:
- SUL PIANO TECNICO
- Chi è il produttore della macchina per votare?
- Qual è il suo indirizzo?
- Qual è il prezzo della macchina per votare?
- Qual è il paese di produzione?
- Chi sono i subappaltatori?
- Chi è il fornitore della macchina per votare?
- Esiste una scheda tecnica completa della macchina?
- Esiste una guida di utilizzazione?
- C’è un piano di formazione del personale?
- Quali sono le procedure di trasferimento dei dati?
- Crittografia dei dati memorizzati (tipo standard AES 256)?
- Crittografia dei dati in transito?
- Esiste uno schema della procedura di voto con la macchina per votare?
- Qual è il sistema di alimentazione della macchina?
- È possibile controllare ogni singola macchina prima e dopo il voto?
- Che software si userà per controllare ogni macchina?
- Esiste un database che registri tutte le azioni eseguite sulla macchina per votare? In tal caso, quali sono le garanzie che questo database non venga cancellato o sia accessibile in assenza dei rappresentanti dei partiti politici?
- È possibile contrassegnare ogni macchina con il suo numero di indirizzo mac e che questo numero sia registrato nel PV?
- Che tipo di sigillo si intende mettere sulle macchine prima e dopo il voto?
- Quali sono i meccanismi di verifica post-elettorali?
- Come verrà eseguita l’operazione di sincronizzazione dei dati, cioè la trasmissione dei dati degli elettori e dei candidati dal server di compilazione centrale alla macchina per votare?
- Quali sono i mezzi per controllare ogni macchina prima della sua installazione nel seggio elettorale? Tale controllo sarà effettuato a Kinshasa, alla presenza degli esperti informatici di ciascun gruppo politico o sul posto, presso il seggio elettorale?
- Qual è il tempo minimo previsto, affinché ciascun elettore effettui il suo voto?
- Se il software avesse un problema tecnico, quali meccanismi sono previsti per risolvere tale problema e ciò come sarà fatto?
- La macchina per votare sarà accessibile mediante Internet o mediante altre reti (LAN, MAN o WAN)? Se sarà accessibile, quali sono le modalità di accesso? e da parte di chi?
- In assenza di elettricità, qual è la durata della batteria installata nella macchina per votare?
- Quali sono i meccanismi previsti in casi di guasti fisici della macchina durante l’operazione di voto e quanto tempo ci vorrà per una sostituzione immediata?
- SUL PIANO GIURIDICO
- Perché la macchina per votare non è inclusa nel calendario elettorale?
- Qual è la base giuridica o l’elemento legale per l’omologazione della macchina per votare?
- Quali sono le procedure intraprese per garantire il rispetto della segretezza del voto prevista nella legge elettorale?
- Qual è il valore giuridico del voto espresso e contabilizzato automaticamente dalla macchina per votare in relazione ai risultati elettorali compilati manualmente?
- In caso di discrepanza tra i dati elettronici e i dati manuali, quali di essi saranno presi in considerazione dal presidente del seggio elettorale e dai tribunali, nel caso di eventuali contenziosi
elettorali?
45. In caso di conflitto tra i risultati elettorali elettronici e quelli manuali, quali di essi saranno affissi al pubblico nei locali dei seggi elettorali?[9]
c. Le diverse posizioni dell’Opposizione su una transizione senza Kabila e su un’unica candidatura per le presidenziali
Il 3 marzo, in una riunione di valutazione dell’incontro avuto con il presidente della Commissione elettorale, Jean-Bertrand Ewanga, segretario esecutivo dell’Alternanza per la Repubblica (AR), piattaforma che sostiene la candidatura di Moïse Katumbi per le elezioni presidenziali, ha dichiarato che appoggiare una transizione senza Kabila equivarrebbe a dare di nuovo delle stampelle a un regime ormai in fin di vita. «Non siamo d’accordo con l’idea di una transizione senza Kabila. Tuttavia, il non volere una transizione senza Kabila non significa volere appoggiare Kabila», ha egli detto aggiungendo che «esigere un’altra transizione creerà ulteriori problemi. Vogliamo andare alle elezioni, delle elezioni credibili che possano permettere un’alternanza pacifica ai vertici dello Stato. Per questo, non vogliamo elezioni con la macchina per votare che è una macchina per favorire i brogli elettorali».[10]
Il 3 marzo, il coordinatore dell’Alternanza per la Repubblica (AR), Delly Sesanga, ha insistito sulla piena attuazione dell’accordo di San Silvestro 2016, ciò che consentirebbe l’organizzazione di elezioni libere e inclusive. Secondo lui, le elezioni non possono essere inclusive senza la partecipazione di tutti quelli che vogliono candidarsi: «Il rispetto dell’accordo richiede l’applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico: il ritorno degli esiliati politici, la liberazione dei prigionieri politici, la fine dello sdoppiamento dei partiti politici … Per esempio: non si possono immaginare delle elezioni presidenziali libere e inclusive, senza la partecipazione dei principali candidati, come Moïse Katumbi». Sulla questione del ritorno in patria di Moïse Katumbi, che il regime al potere non considera come esiliato politico, Delly Sesanga ha spiegato che il problema è di tipo politico e che, quindi, questo caso deve trovare una soluzione politica, come proposto durante i negoziati del Centro interdiocesano. «Se si applicasse l’accordo, la questione di Moïse Katumbi non si porrebbe», ha detto il coordinatore dell’AR.[11]
Il 6 marzo, Jean Bertrand Ewanga, membro dell’Alternanza per la Repubblica (AR), ha affermato che «l’opposizione non riuscirà ad avere un candidato comune. Credo che le forze politiche dell’opposizione si stiano preparando ad andare alle elezioni ciascuna per proprio conto, lasciando che vinca il migliore, sapendo che la posta in gioco elettorale è doppia: le presidenziali da una parte e le legislative dall’altra. In caso di un’eventuale sconfitta nelle elezioni presidenziali, si può sempre sperare di ottenere una maggioranza in Parlamento (Assemblea dei deputati)».[12]
Il 6 marzo, il vice segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale / Kibassa (UDPS / Kibassa), Djimi Mukendi, ha dichiarato che «sarà quasi impossibile che l’opposizione si metta d’accordo su un solo candidato, visto che il gioco democratico consente a tutti di esprimere le proprie ambizioni. Un unica candidatura dell’opposizione è un’utopia».[13]
All’interno del Raggruppamento dell’Opposizione, continuano le divergenze sul processo elettorale. Una situazione che mette in pericolo la coesione di questa piattaforma politica. Sono varie le idee che emergono tra i partiti politici che compongono questa organizzazione.
Il partito Orange, di Fiyou Ndondoboni, “andrà alle elezioni qualunque sia la situazione”.
Una posizione non condivisa dal Gruppo dei 7 (G7) che afferma che «non parteciperà alle elezioni, senza l’applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico e senza il ritorno in patria di Moïse Katumbi», mentre l’ECIDE di Martin Fayulu e l’UDPS di Felix Tshisekedi continuano ad insistere su una “transizione senza Kabila”.
Secondo Felix Tshisekedi, leader dell’UDPS e presidente del Raggruppamento dell’Opposizione, e Martin Fayulu, «sarebbe assurdo fidarsi di qualcuno che non ha mai mantenuto fede agli impegni presi». Secondo Jean-Marc Kabund, segretario generale dell’UDPS, il suo partito è favorevole alle elezioni, ma non con l’attuale comitato centrale della commissione elettorale, né con Joseph Kabila come Capo dello Stato.
Secondo Pierre Lumbi, presidente del G7, «chiedere una transizione senza Kabila è irrealistico e squalificherebbe l’accordo di san Silvestro 2016». Sempre secondo il G7, si dovrebbe invece aumentare la pressione per l’attuazione di tale accordo poiché, tra l’altro, prevede il ritorno dall’esilio di Moïse Katumbi, candidato appoggiato da questa piattaforma per le elezioni presidenziali. Secondo una fonte prossima a questa piattaforma, «è necessario che il Raggruppamento dell’Opposizione si incontri attorno a un tavolo, per armonizzare i suoi obiettivi circa le prossime elezioni. Altrimenti, si rischia di rivivere la stessa situazione del 2011: una candidatura unica della maggioranza presidenziale, ma molte dell’opposizione».[14]
3. L’INCONTRO DEL G7 E DELL’AR A JOHANNESBURG
a. Lo svolgimento
Il 10 marzo, i partiti politici membri dell’Alternanza per la Repubblica (AR) e del Gruppo dei 7 (G7), due piattaforme dell’opposizione, hanno iniziato un loro incontro a Johannesburg (RSA).
Secondo gli organizzatori, questo incontro di tre giorni permetterà ai partecipanti di affrontare le questioni riguardanti l’organizzazione delle prossime elezioni, il loro programma politico, le loro strategie elettorali e l’attuazione dell’accordo di San Silvestro 2016. I circa 200 partecipanti sono arrivati dalla RD Congo, dall’Europa, dal Canada e dal Sud Africa. Secondo fonti prossime al G7, a questo incontro partecipano persone che sostengono la candidatura di Moïse Katumbi alle prossime elezioni presidenziali.
Da parte sua, Olivier Kamitatu, moderatore dell’incontro, ha sollevato la questione della creazione di un nuovo movimento politico, “le forze del cambiamento” che porterà “la visione, il programma e la candidatura” di Moïse Katumbi alle prossima le scadenze elettorali.
Va tuttavia ricordato che Moïse Katumbi, in esilio dal 2015, è stato condannato in contumacia a tre anni di carcere, per appropriazione indebita di un immobile. Il suo dossier giudiziario è stato trasferito alla Corte di Cassazione.[15]
L’11 marzo, secondo giorno del conclave di Johannesburg, i partecipanti si sono concentrati sulla convenienza di creare un nuovo movimento che dovrebbe riunire tutte le altre piattaforme, al fine di appoggiare la visione, il programma e la candidatura di Moïse Katumbi. Se approvato, questo movimento si chiamerebbe “Insieme per il cambiamento“. Dovrebbe essere presieduto dallo stesso Moïse Katumbi. Pierre Lumbi potrebbe essere nominato coordinatore del Comitato politico e Delly Sesanga segretariato generale. Secondo un partecipante, «l’essenziale è creare questo movimento che ci aiuterà a prepararci meglio per affrontare le prossime elezioni».
I partecipanti al conclave hanno riaffermato la loro appartenenza al Raggruppamento dell’Opposizione, che rimane un raggruppamento politico di “combattimento” e che lascia la libertà a ciascun partito di organizzarsi come vuole a livello elettorale. In questo contesto, Gregoire Kiro, segretario generale di RCD / KML di Mbusa Nyamwissi, ha affermato che «non c’è alcun divorzio con il Raggruppamento. Ci stiamo preparando per le elezioni confermando Moïse Katumbi come nostro candidato. Il Rassop era stato creato per far partire Kabila dal potere alla fine del suo mandato presidenziale. Il Rassop non è mai stato una piattaforma elettorale. Di fronte alle elezioni, ciascun partito si organizza come ritiene più opportuno».[16]
Il 12 marzo, Moïse Katumbi ha annunciato la creazione di una nuova piattaforma denominata “Insieme” per appoggiare la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali. Sul suo account Twitter, egli ha scritto: «Oggi abbiamo creato il nostro movimento elettorale per cambiare il Congo! “Insieme” è un movimento aperto a tutti. “Insieme” metteremo fine alla dittatura e vinceremo le prossime elezioni: presidenziali, legislative, provinciali e locali».
Confermato candidato alle prossime elezioni presidenziali, anche se in esilio da maggio 2016, Moïse Katumbi ha annunciato che potrebbe tornare in patria nel prossimo mese di giugno, per presentare la propria candidatura alle elezioni di dicembre. Egli sa che potrebbe essere arrestato al suo arrivo, dal momento che è stato condannato a tre anni e mezzo di carcere per un caso di appropriazione illegale di un immobile. Tuttavia, l’anno scorso, Kinshasa aveva fatto sapere che egli è libero di ritornare, poiché il processo in appello è ancora in corso. Da ricordare che Moïse Katumbi ha ripetutamente annunciato il suo ritorno, senza averlo ancora materializzato. “Insieme” è una nuova piattaforma elettorale che non ha ancora avuto l’appoggio dei principali partiti politici, come l’UDPS che presenterà, anch’essa, il suo candidato per le prossime presidenziali, senza sostenere la candidatura di Moïse Katumbi, suo alleato all’interno del Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete.[17]
b. Le ripercussioni sull’UDPS e il Raggruppamento dell’Opposizione
Il 10 marzo, da parte sua, il portavoce dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Augustin Kabuya, ha dichiarato che l’incontro di Johannesburg non riguarda tutto il Raggruppamento dell’Opposizione, ma solo le due piattaforme politiche che vi partecipano (il G7 e l’AR) che, tra l’altro, dovranno scegliere il loro candidato per le prossime elezioni presidenziali. «L’UDPS ha già il suo candidato», ha detto il portavoce dell’UDPS, Augustin Kabuya.
L’ex consigliere giuridico del defunto Etienne Tshisekedi, Peter Kazadi, che continua a svolgere la stessa funzione a fianco di Félix Tshisekedi, attuale presidente del Raggruppamento dell’opposizione, ha affermato che «Félix Tshisekedi non potrà mai appoggiare la candidatura di Moïse Katumbi alle elezioni presidenziali del 2018. L’UDPS non ha combattuto per 32 anni per poi lasciare il posto a qualcun altro». Inoltre, egli ha annunciato un nuovo probabile raggruppamento elettorale attorno alla figura di Félix Tshisekedi, da lui definito come “l’erede politico di Etienne Tshisekedi“.
Tuttavia, lo stesso Félix Tshisekedi ha dichiarato che l’incontro di Johannesburg convocato da Moïse Katumbi non è un tradimento: «Ciò che sta succedendo in Sud Africa non è un tradimento. I partiti che vi partecipano si stanno organizzando per le elezioni, ma siamo ancora insieme nell’ambito del Raggruppamento dell’Opposizione. Il Raggruppamento dell’Opposizione è una coalizione per far partire Kabila dal potere, ma poi ogni componente potrà organizzarsi per conto suo in tutto ciò che riguarda le elezioni». Egli ha aggiunto che «Moïse Katumbi non è nostro nemico e ha il diritto di fare quello che vuole, ognuno fa il suo percorso. In politica, dobbiamo sapere salvare la famiglia e rimanere fratelli, perché un giorno potremmo trovarci a lavorare insieme nello stesso governo dopo aver vinto le elezioni».[18]
Secondo alcuni osservatori, attualmente si potrebbe assistere alla fine del “Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento” o Raggruppamento dell’Opposizione (Rassop), piattaforma politica fondata nel giugno 2016 attorno al defunto Etienne Tshisekedi, con l’obiettivo di far rispettare la Costituzione che prevedeva le elezioni presidenziali in dicembre 2016.
Il suo certificato di morte potrebbe essere firmato dalle “Forze del Cambiamento”, possibile denominazione del nuovo movimento politico dei Katumbisti.
Infatti, una delle principali componenti del Rassop, i Katumbisti, creerà la propria piattaforma politica il 12 marzo, a Johannesburg, in Sud Africa, con l’obiettivo di raggiungere l’alternanza politica ai vertici del potere nel mese di dicembre 2018.
Anche se il Rassop non era una piattaforma elettorale, la creazione di un nuovo movimento per appoggiare la candidatura di Moïse Katumbi nelle prossime elezioni presidenziali, senza l’implicazione dei loro partner del Raggruppamento, rivela un disagio esistente all’interno della megastruttura politica creata a Genval (Ginevra).
Per ricapitolare, tra l’UDPS-Ecide e il G7-AR erano già sorte delle divergenze sulle modalità per raggiungere l’alternanza: una transizione senza Kabila per i primi, ma respinta dai secondi che insistono sulla piena attuazione dell’accordo di San Silvestro 2016, in particolare delle misure di rasserenamento del clima politico in esso contenute. Molto prima, c’era già stata la prima rottura, quella del Raggruppamento / ala Kasavubu, a proposito della nomina del primo ministro. Oggi, il Raggruppamento dell’Opposizione rischia di non essere che l’ombra di se stesso.[19]
4. FINO IN FONDO … NONOSTANTE TUTTO!
a. Una “giornata città morta” in memoria dei martiri dell’accordo di San Silvestro
Il 5 marzo, in una conferenza stampa a Kinshasa, il collettivo dei movimenti cittadini, tra cui Lotta per il Cambiamento (Lucha) e Filimbi, ha annunciato una “giornata città morte” per il venerdì 9 marzo, su tutto il territorio nazionale, in memoria delle vittime della repressione delle ultime manifestazioni, tra cui Rossy Mukendi Tshimanga e Eric Bokolokolo, uccisi rispettivamente a Kinshasa e a Mbandaka la domenica 25 febbraio.[20]
Il 7 marzo, in un comunicato stampa, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) ha annunciato il suo «pieno sostegno alla giornata “città morte”, prevista per il venerdì 9 marzo su iniziativa del collettivo dei movimenti cittadini, in memoria dei Martiri dell’Accordo di San Silvestro 2016».[21]
Il 9 marzo, l’appello lanciato dal collettivo dei movimenti cittadini per la giornata “città morte” in memoria delle vittime delle tre marce organizzate dai laici cattolici e represse dalle forze dell’ordine, non ha ottenuto l’adesione della popolazione. Ad esempio, a Kinshasa il traffico era normale. I trasporti pubblici, gli autobus e i taxi hanno funzionato come al solito. I mercati, i negozi, le scuole, gli uffici e i distributori di benzina erano aperti come gli altri giorni.[22]
b. Il grido di allarme di ASADHO e di COJESKI
Il 5 marzo, in un comunicato stampa, l’Associazione Africana per la Difesa dei Diritti Umani (ASADHO) si è detta seriamente preoccupata per le informazioni ricevute circa l’esistenza, presso gli uffici dei servizi dell’intelligence congolese, di una lista di giovani appartenenti a diversi movimenti cittadini. L’obiettivo di tale lista potrebbe essere quello di prendere determinati provvedimenti nei confronti dei giovani ivi registrati. In effetti, molti giovani dei movimenti cittadini hanno contattato ASADHO dopo aver subito intimidazioni, minacce di morte e arresti da parte di agenti dei servizi di intelligence.
Secondo informazioni ottenute da fonti diverse, i servizi di intelligence avrebbero redatto una lista di 419 giovani pro-democrazia considerati come leader delle manifestazioni del 31 dicembre 2017, del 21 gennaio e del 25 febbraio 2018, al fine di mettere le mani su di loro e arrestarli. Si tratta principalmente di giovani pro democrazia di NGABA e LEMBA, due comuni della città di Kinshasa.
Per questo, l’ASADHO raccomanda:
- Al Presidente della Repubblica di:
– Prendere le misure necessarie affinché tutti i giovani favorevoli alla democrazia possano usufruire di tutte le libertà pubbliche riconosciute dalla Costituzione e dai trattati internazionali ratificati dalla RD Congo;
- Al Procuratore Generale della Repubblica di:
– Intraprendere delle inchieste nei confronti degli agenti dei servizi di intelligence che stanno minacciando di morte i giovani pro-democrazia dei comuni di LEMBA e di NGABA.
– Prendere i provvedimenti necessari per proteggere questi giovani che si sentono minacciati a causa del loro impegno civico e democratico.[23]
Il 9 marzo, il Collettivo delle Organizzazioni dei Giovani Solidari del Congo-Kinshasa (COJESKI) ha disapprovato la “caccia ai giovani pro democrazia”, che rallenta e blocca il rasserenamento del clima sociale e politico. Denunciando l’uso eccessivo della forza per disperdere i manifestanti, COJESKI ha chiesto al governo di implicarsi attivamente nella cessazione dei controlli eccessivi, degli interrogatori abusivi e degli arresti arbitrari prima, durante e dopo le varie manifestazioni peraltro represse dalle forze dell’ordine. L’organizzazione chiede anche processi pubblici contro gli agenti e ufficiali delle forze dell’ordine che usano munizioni vere per reprimere delle manifestazioni pacifiche.[24]
c. Il rapporto della Commissione CEM 3121
Il 10 marzo, presso il Ministero dei diritti umani, la commissione d’inchiesta mista sulle violazioni dei diritti umani durante le manifestazioni organizzate dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC) il 31 dicembre 2016 e il 21 gennaio 2017 ha pubblicato un bilancio di 14 morti, tra cui 12 persone uccise da armi da fuoco e altre due asfissiate per l’uso di gas lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine. Ci sono stati 65 feriti e almeno 40 casi di arresti, detenzioni, torture e trattamenti crudeli, inumani o degradanti.
La Commissione ha fatto riferimento anche ad attacchi a luoghi di culto. Secondo il rapporto pubblicato, «molte parrocchie sono state assaltate dalle forze della polizia e dell’esercito fin dall’inizio delle manifestazioni» e ad alcuni cristiani è stato impedito di accedere all’interno di certe chiese. Inoltre, alcune di queste chiese sono state sigillate da agenti di polizia, senza alcun ordine da parte dell’autorità giudiziaria.
Questa commissione, denominata CEM 3121, presieduta dalla Ministra per i diritti umani, Marie-Ange Mushobekwa, è composta da delegati delle organizzazioni della società civile, del Ministero della giustizia, della Commissione nazionale per i diritti umani e da osservatori del BCNUDH e dell’Unione Africana.
Nella suo rapporto, la Commissione ha sottolineato che l’esagerato dispiegamento delle forze della polizia e dell’esercito e l’uso eccessivo della forza hanno condotto alla violazione degli strumenti giuridici internazionali, regionali e nazionali riguardanti il rispetto dei diritti umani. Sempre secondo il rapporto, l’interdizione generale e a tempo indeterminato delle manifestazioni è una delle conseguenze delle violazioni e degli abusi dei diritti umani.
Il rapporto si conclude con alcune raccomandazioni lette da Georges Kapiamba, relatore della commissione e presidente dell’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ):
– Spetta al Presidente della Repubblica garantire la protezione e la promozione dei diritti umani da parte delle istituzioni dello Stato e favorire l’applicazione delle misure di rasserenamento del clima politico e sociale;
– da parte sua, il governo dovrebbe revocare le misure di interdizione di manifestazioni pubbliche e pacifiche, soprattutto perché la Repubblica Democratica del Congo è a nove mesi dalle elezioni e gli attori politici e sociali implicati nel processo elettorale hanno il diritto di usufruire di tale libertà per poter prepararvisi meglio.
La commissione ha chiesto all’esercito di «proibire formalmente ai militari di intervenire nelle missioni di mantenimento e di ristabilimento dell’ordine pubblico durante le manifestazioni pubbliche».
Secondo la commissione, sarebbe necessario creare un comitato indipendente di esperti per la revisione completa del sistema di comando e di dispiegamento delle forze di sicurezza e di difesa in situazioni di manifestazioni pacifiche. Questo comitato dovrebbe pubblicare il suo rapporto e le sue raccomandazioni molto prima della campagna elettorale.
La Commissione CEM 3121 ha raccomandato la liberazione di tutte le persone detenute arbitrariamente, in occasione di queste due manifestazioni, presso la National Intelligence Agency (ANR) e lo Stato maggiore dell’intelligence militare (ex-DEMIAP).
La Commissione ha chiesto al Ministro della Giustizia di incaricare il Procuratore Generale della Repubblica (PGR) e il Revisore Generale delle Forze Armate della RD Congo (FARDC) di avviare delle procedure giudiziarie nei confronti degli autori di gravi violazioni dei diritti umani che si sono verificate durante le due manifestazioni dei fedeli cattolici il 31 dicembre 2017 e il 21 gennaio 2018 a Kinshasa.[25]
d. Il comunicato stampa del Comitato Laico di Coordinamento (CLC)
Il 12 marzo, in un comunicato stampa, il Comitato Laico di Coordinamento (CLC) della Chiesa cattolica ha annunciato una temporanea sospensione delle sue manifestazioni, per «valutare quelle piccole vittorie ottenute con queste manifestazioni». Nonostante la sospensione delle marce, il CLC chiede al popolo di rimanere mobilitato per azioni future mediante:
«• la partecipazione alla messa in suffragio dei martiri del 25 febbraio 2018, il venerdì 16 marzo, alle 10:00, nella cattedrale di Notre Dame du Congo, a Kinshasa;
- il suono delle campane, ogni giovedì, alle 21:00, in tutte le parrocchie di Kinshasa e dell’interno del Paese, accompagnato da quello di fischietti, clacson sbattimento di tegami , pentole e padelle;
- l’organizzazione di incontri di formazione alla non violenza evangelica attiva nelle diverse parrocchie di Kinshasa e dell’interno del paese;
- l’organizzazione di incontri di preghiera, per continuare a portare la nostra croce, passaggio obbligato verso la risurrezione della nazione congolese;
- l’avvio di azioni diplomatiche nei confronti dei numerosi partner del nostro paese, in collaborazione con i nostri compatrioti della diaspora».[26]
[1] Cf Politico.cd, 14.02.’18; AFP – Radio Okapi, 12.02.’18
[2] Cf AFP – Radio Okapi, 12.02.’18
[3] Cf 7sur7.cd, 14.02.’18
[4] Cf Clément Dibwe – Cas-info.ca, 20.02.’18
[5] Cf AFP – Jeune Afrique, 21.02.’18 ; Eric Topona – DW, 22.02.’18
[6] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 24.02.’18; Adiac-Congo / MCN, via mediacongo, 27.02.’18
[7] Cf Actualité.cd, 27.02.’18
[8] Cf Daniel Ngoie – 7sur7.cd, 02.03.’18
[9] Cf Le Phare – Kinshasa, 05.03.’18 http://www.lephareonline.net/machine-a-voter-45-questions-de-ludps-a-ceni/
7sur7.cd, 03.03.’18 https://7sur7.cd/new/2018/03/polemique-sur-lusage-de-la-machine-a-voter-voici-les-45-questions-posees-par-ludps-a-la-ceni/
[10] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 04.03.’18
[11] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 04.03.’18
[12] Cf Roberto Tshahe – Cas-info.ca, 06.03.’18
[13] Cf Tony-Antoine – Cas-info.ca, 06.03.’18
[14] Cf Jean-Hilaire Shotsha – Actualité.cd, 05.03.’18
[15] Cf Radio Okapi, 10.03.’18
[16] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 11.03.’18
[17] Cf Politico.cd, 12.03.’18; Jeancy Ngampuru – Politico.cd, 13.03.’18
[18] Cf Edmond Izuba – Cas-info.ca, 09.03.’18; Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 10.03.’18
[19] Cf 7sur7.cd, 10.03.’18
[20] Cf Auguy Mudiayi – Actualité.cd, 05.03.’18
[21] Cf 7sur7.cd, 08.03.’18
[22] Cf Radio Okapi, 09.03.’18
[23] Cf Congoforum, 05 03 18
[24] Cf Radio Okapi, 09.03.’18
[25] Cf Radio Okapi, 10.03.’18; RFI, 10.03.’18
[26] Cf testo completo http://www.congoforum.be/fr/nieuwsdetail.asp?subitem=41&newsid=210254&Actualiteit=selected