Editoriale Congo Attualità n. 350 – a cura della Rete Pace per il Congo
Verso delle “elezioni senza Kabila”?
Il 26 gennaio, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, a una giornalista che gli chiedeva se si candiderà per un terzo mandato, il presidente Joseph Kabila ha risposto in forma indiretta facendo riferimento alla costituzione. Si potrebbe pensare che il presidente facesse riferimento all’articolo 70 che limita il numero dei mandati presidenziali a un massimo di due. A una seconda domanda sull’eventualità di un referendum popolare per modificare la costituzione, soprattutto il citato articolo 70, per potersi ripresentare per un terzo mandato, Joseph Kabila ha fatto riferimento al calendario elettorale che non prevede alcuna data per un eventuale referendum costituzionale.
Il 31 gennaio, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha annunciato la fine dell’operazione di identificazione e di registrazione degli elettori, conformemente a quanto previsto nel calendario elettorale.
Questi elementi potrebbero far pensare che le elezioni potrebbero effettivamente svolgersi il 23 dicembre 2018, come previsto nel calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale.
Potrebbero essere delle “elezioni senza Kabila”, in cui la maggioranza presidenziale potrebbe presentare un altro candidato diverso da Kabila, ma che goda della sua fiducia. Naturalmente, il nome di questo candidato non sarà reso noto prima dell’apertura dell’operazione di presentazione delle candidature.
L’opposizione non ci crede
Nel frattempo, l’opposizione si trova ancora frammentata in diverse correnti, tra cui:
– il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP), ala Limete, coalizione formata dall’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) e il Gruppo dei 7 (G7) e guidata rispettivamente da Félix Tshisekedi e Pierre Lumbi.
– il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP), ala Kasavubu, guidato da Bruno Tshibala (attuale Primo Ministro) e da Joseph Olenga N’Koyi (presidente del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre 2016 (CNSA),
– l’Unione per la Nazione Congolese (UNC), di Vital Kamerhe e
– il Movimento di Liberazione del Congo (MLC), di Eve Bazaiba.
Inoltre, il RASSOP / ala Limete si trova attualmente in una situazione molto critica.
Dopo la scomparsa, all’inizio di febbraio 2017, del suo principale leader, Etienne Tshisekedi, il RASSOP ha perso molto della sua capacità di convocare il popolo per manifestazioni di piazza. L’UDPS si trova ormai diviso in almeno tre correnti: l’UDPS di Félix Tshisekedi (figlio di Etienne Tshisekedi), l’UDPS di Bruno Tshibala (attuale Primo Ministro) e l’UDPS di Valentin Mubake (ex consigliere politico di Etienne Tshisekedi). Anche il G7 si trova in difficoltà: il suo candidato alle prossime elezioni presidenziali, Moïse Katumbi, è ancora in esilio e il partito Avvenire del Congo (ACO) è recentemente uscito dal gruppo.
Tranne il RASSOP / ala Kasavubu, l’opposizione in generale rimane convinta che, con il presidente Kabila al potere, non è possibile organizzare elezioni veramente trasparenti, imparziali e credibili e continua, quindi a rimanere al margine dell’attuale processo elettorale, insistendo piuttosto su una “transizione senza Kabila” con un Presidente di transizione proveniente dalla Società civile, un parlamento unicamerale di transizione, un nuovo governo di unità nazionale rappresentativo di tutte le forze politiche e una nuova commissione elettorale ristrutturata. Tutto ciò comporterebbe senz’altro un ulteriore rinvio delle elezioni a dopo il 2018.
Si tratta di una posizione criticata e bocciata dalla maggioranza presidenziale e non condivisa né appoggiata dalla Comunità internazionale.
Eppure, à ancora possibile trasformare il sogno in realtà
In queste condizioni, è veramente difficile credere che l’opposizione possa vincere le elezioni presidenziali e legislative nazionali del prossimo 23 dicembre. In tal caso, le elezioni permetterebbero solo di eleggere un nuovo presidente della Repubblica, appartenente ancora alla maggioranza presidenziale, non cambierebbero affatto la maggioranza parlamentare e servirebbero solo a legittimare la sopravvivenza dell’attuale regime.
Per tentare di evitare tutto ciò, occorrerebbe che l’opposizione si impegnasse a:
– accettare la dinamica dell’attuale calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale,
– portare il proprio contributo per evitare che il processo elettorale sia contaminato da irregolarità e brogli elettorali,
– ricostruire urgentemente una sua unità interna,
– designare un unico candidato comune per le elezioni presidenziali, unico modo possibile per competere con il probabile candidato unico della maggioranza presidenziale,
– presentare i propri candidati alle elezioni legislative in tutte le circoscrizioni elettorali, sia a livello nazionale che provinciale.
Sarebbe forse la strategia più efficace che le potrebbe permettere di ottenere i migliori risultati sia nelle elezioni presidenziali (a un solo turno e a maggioranza relativa) che in quelle legislative nazionali e provinciali Sogno o realtà? In tutti i casi, non sarebbe mai troppo tardi agire in modo che il sogno si trasformi in realtà.