Editoriale Congo Attualità n. 339 – a cura della Rete Pace per il Congo
Una grave crisi politica generata dalla mancanza di elezioni
Il 25 ottobre, l’Ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, Nikki Haley, è arrivata a Kinshasa, per una visita ufficiale che si inserisce in un contesto politico molto critico.
L’accordo firmato il 31 dicembre 2016 dalla Maggioranza Presidenziale e dall’Opposizione prevede l’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali entro il mese di dicembre 2017, pur ammettendo la possibilità che, per ritardi o altri problemi, la Commissione elettorale, il Governo e il Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo possano consensualmente valutare il tempo necessario per portare a termine tali elezioni.
Tuttavia, la Commissione elettorale ha recentemente fatto sapere che, per organizzare tali elezioni, essa ha bisogno di 504 giorni (17 mesi) di preparazione, a partire dalla fine dell’operazione di registrazione degli elettori. Ciò significa che, secondo la Commissione elettorale non potrà organizzarle prima del mese di giugno 2019.
Da parte sua, ritenendo tale data troppo tardiva e passando sotto silenzio la possibilità di un eventuale rinvio, del resto contemplata dallo stesso accordo, l’Opposizione denuncia una violazione dell’accordo del 31 dicembre 2016. Nel caso in cui le elezioni presidenziali non avessero luogo entro il 31 dicembre 2017, l’opposizione esige, a partire dal 1° gennaio 2018, un periodo di transizione senza l’attuale presidente Joseph Kabila alla guida del Paese.
L’incerto futuro di una transizione senza Kabila
Vari sarebbero gli elementi di questo progetto di transizione senza Kabila (TSK):
– le dimissioni dell’attuale Presidente della Repubblica Joseph Kabila o la sua destituzione da parte del popolo, mediante imponenti manifestazioni di piazza che potrebbero trasformarsi in un sollevamento popolare generale. Se la prima ipotesi appare inverosimile, la seconda potrebbe portare con sé dolorose conseguenze: violenza, repressione, morti, arresti.
– la designazione, per consenso, di un Presidente della Repubblica di transizione; la creazione di un Governo di transizione e la ristrutturazione del comitato direttivo della Commissione elettorale, il che richiederebbe un terzo dialogo tra la maggioranza e l’opposizione e allungherebbe ancor di più i tempi necessari per l’organizzazione delle elezioni, senza alcuna certezza di arrivare ad un consenso in tempi brevi. Un primo dialogo si era tenuto presso la Cittadella dell’Unione Africana e si era concluso con l’accordo del 18 agosto 2016. Un secondo dialogo si era svolto con la mediazione dei Vescovi della Cenco e si era concluso con l’accordo del 31 dicembre 2016. Vari osservatori ritengono quindi inutile un terzo dialogo, senza aver dapprima attuato pienamente gli accordi precedenti.
L’amaro avvallo della Comunità internazionale a un secondo rinvio delle elezioni al 2018
È in questo contesto che l’ambasciatrice Nikki Haley ha incontrato, tra altri, il presidente della Commissione elettorale, alcuni delegati dell’opposizione e il presidente Kabila.
Benché il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete sperasse che l’ambasciatrice appoggiasse l’idea di una transizione senza Kabila, ella ha piuttosto chiesto di organizzare le elezioni nel 2018, senza fare alcun accenno ad eventuali dimissioni dell’attuale Presidente della Repubblica.
Proponendo la scadenza del 2018, Nikki Haley ha offerto alle autorità congolesi, e su un vassoio d’oro, ciò che esse aspettavano: un secondo anno di potere al Presidente Kabila, il cui secondo e ultimo mandato presidenziale è terminato già il 19 dicembre 2016. Se l’accordo del 31 dicembre 2016 aveva già ufficialmente avallato un primo rinvio delle elezioni al mese di dicembre 2017, Nikki Haley ha approvato un loro secondo rinvio al 2018. L’ambasciatrice statunitense sembra, in tal modo, non aver soddisfatto che una sola parte, la maggioranza presidenziale, ignorando la seconda parte, l’opposizione, che, pertanto, è rimasta sola a chiedere le dimissioni di Joseph Kabila, principale responsabile, secondo lei, dell’impasse in cui si trova attualmente il processo elettorale.
L’organizzazione delle elezioni il prima possibile: la priorità per tutti
In realtà, convinta che non ci saranno elezioni finché Joseph Kabila continuerà ad essere Presidente della Repubblica e Corneille Nangaa continuerà ad essere presidente della Commissione elettorale, l’opposizione appare molto concentrata sulla proposta di una transizione senza Kabila, un’ipotesi che, senza l’appoggio della Comunità internazionale, si rivela essere irrealistica e irrealizzabile.
L’opposizione dovrebbe quindi spostare la sua attenzione sul processo elettorale ed impegnarsi nell’attuazione di un calendario elettorale che, pur tenendo conto delle varie difficoltà tecniche, logistiche e finanziarie, possa permettere l’organizzazione delle elezioni nel più breve tempo possibile, incluso nel 2018.
Da parte sua, se la maggioranza presidenziale vuole essere una forza realmente democratica, essa deve necessariamente abbandonare la strategia del continuo rinvio delle elezioni e promuovere una dinamica elettorale che possa facilitare l’alternanza ai vertici dello Stato.
D’altra parte, anche il Governo, in collaborazione con i partner internazionali, deve assumersi le proprie responsabilità per quanto riguarda il finanziamento e la logistica del processo elettorale.
Infine, dopo la visita dell’ambasciatrice Nikki Haley, che ha raccomandato l’organizzazione delle lezioni nel 2018, la Commissione elettorale non ha più alcun motivo per rinviare ulteriormente la pubblicazione del calendario elettorale che tutti stanno attendendo già da molto, troppo tempo.