INDICE
EDITORIALE: UNA TRANSIZIONE “SENZA KABILA” → PROPOSTA REALIZZABILE O PROGETTO IRREALISTICO?
- IL “MANIFESTO DEL CITTADINO CONGOLESE”
- IL DIBATTITO SULLE VIE D’USCITA DALLA CRISI POLITICA
- L’OPERAZIONE DI REGISTRAZIONE DEGLI ELETTORI
- IL PRIMO INCONTRO CNSA – GOVERNO – CENI PER LA VALUTAZIONE DEL PROCESSO ELETTORALE
- Lo svolgimento dei lavori
- Il comunicato finale
EDITORIALE: UNA TRANSIZIONE “SENZA KABILA” → PROPOSTA REALIZZABILE O PROGETTO IRREALISTICO?
1. IL “MANIFESTO DEL CITTADINO CONGOLESE”
Dal 15 al 18 agosto, l’Istituto per la Democrazia, la Governance e la Pace in Africa (IDGPA) ha convocato diverse organizzazioni civiche, al fine di dare una risposta all’appello della CENCO sull’assunzione delle proprie responsabilità per superare l’attuale crisi in cui si trova il Paese.
Questo incontro si è tenuto a Parigi e vi hanno partecipato vari movimenti cittadini congolesi, tra cui Filimbi, Lucha, Congolesi in piedi, la piattaforma CASC, rappresentanti della Commissione Giustizia e Pace della CENCO, organizzazioni per la difesa dei diritti umani, tra cui la Lega degli elettori, l’ASADHO, l’ACAJ, l’AETA e varie personalità indipendenti della società civile, giornalisti e rappresentanti della diaspora. Tra i firmatari del manifesto del cittadino congolese: Georges Kapiamba (Associazione congolese per l’accesso alla giustizia – ACAJ), Floribert Anzuluni (Filimbi), Marcel-Héritier Kapitene e Gloria Senga (Lotta per il cambiamento – Lucha), Jean Claude Katende (Associazione africana per la difesa dei diritti umani – ASADHO), Mike Mukebayi, Eliezer Tambwe, Christelle Vuanga e Sindika Dokolo (fondatore del recente movimento denominato Congolesi in piedi).[1]
Il 18 agosto, a Parigi (Francia), alcune organizzazioni della società civile della RDCongo e altri movimenti cittadini hanno firmato il “Manifesto del cittadino congolese”.
Secondo questo documento,
«– facendo riferimento alla dichiarazione dei Vescovi pubblicata il 23 giugno 2017: “Il paese sta andando molto male. Congolesi: in piedi! Dicembre 2017 si sta avvicinando”;
– Prendendo atto del totale fallimento dello Stato e del grave deterioramento delle condizioni di vita della popolazione, derivanti dal malgoverno di un gruppo di individui che ha volontariamente rifiutato di organizzare le elezioni;
– Ricordando che sotto l’egida della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) e per evitare di sprofondare il Paese nel caos, le forze politiche e sociali hanno concluso, il 31 dicembre 2016, un accordo politico globale e inclusivo che ha permesso di prolungare, d’un anno, il mandato dell’attuale Presidente della Repubblica, purché venga eletto un nuovo presidente prima del 31 dicembre 2017;
– rilevando che la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), strumentalizzata dall’attuale governo, ha preso di sorpresa il popolo affermando pubblicamente la sua incapacità di organizzare le elezioni nel 2017, contrariamente all’accordo e all’ambito costituzionale;
– osservando che, in varie parti del Paese sono state create delle zone di insicurezza, in particolare nelle province del Kivu, Kongo centrale, Kasai, Ituri e Città-Provincia di Kinshasa, con lo scopo di dichiarare uno stato di emergenza e ritardare ulteriormente l’organizzazione delle elezioni previste dalla Costituzione;
– constatando che, sotto l’attuale regime, il terrore è diventato una modalità di governo per impedire al popolo congolese di rivendicare i propri diritti, il sistema giudiziario è continuamente sottomesso alla strumentalizzazione, le esecuzioni extragiudiziarie sono notevolmente aumentate, le fosse comuni si stanno riempiendo di cadaveri, l’accesso ai mezzi di comunicazione e ai social media è limitato e la nuova economia in pericolo;
– Notando che, nei confronti degli attivisti dei diritti umani, giornalisti, membri di movimenti cittadini e membri di partiti politici di opposizione, è in corso una repressione sistematica e violenta di ogni forma di espressione dei diritti e delle libertà fondamentali;
– Deplorando il fatto che Joseph Kabila si stia imponendo alla guida dello Stato con la forza delle armi e con la corruzione finanziaria, al fine di prolungare indefinitamente il suo regime predatorio di saccheggio delle risorse del paese e di impoverimento del popolo, a beneficio degli interessi suoi, della sua famiglia, dei membri dei partiti che lo appoggiano e dei suoi alleati stranieri, sia in Africa che in tutto il mondo.
Noi, cittadini congolesi
* Dichiariamo che il presidente Joseph Kabila, il cui ultimo mandato costituzionale è terminato il 19 dicembre 2016, esercita ora il potere in manifesta violazione della Costituzione congolese;
* Invitiamo il popolo congolese, conformemente all’articolo 64 della Costituzione, ad esercitare il suo sacro dovere di impedire, con mezzi pacifici e non violenti, ogni tentativo del presidente Joseph Kabila di rimanere al potere oltre il 31 dicembre 2017;
* Esigiamo le dimissioni di Joseph Kabila Kabange e una transizione cittadina, i cui animatori saranno designati in seguito ad una consultazione nazionale e avranno, come principale missione, l’incarico di organizzare elezioni credibili, trasparenti, aperte e libere cui non potranno presentarsi come candidati.
* Esigiamo la liberazione immediata e incondizionata dei prigionieri politici e di opinione e la riapertura dei mezzi di comunicazione che sono stati impediti di funzionare;
* Chiediamo ai nostri compatrioti della polizia, dell’esercito e dei servizi di sicurezza di rispettare le loro missioni repubblicane di protezione dei cittadini e della nazione, invece di servire come strumenti di repressione;
* Invitiamo tutte le Congolesi e i Congolesi a partecipare attivamente alla grande campagna di azioni pacifiche e non violente che saranno organizzate in vista del ritorno all’ordine democratico costituzionale; * Invitiamo la comunità internazionale ad accompagnare il popolo congolese nella sua legittima ricerca della libertà e della democrazia».[2]
Questo “Manifesto del cittadino congolese” costituisce un appello alla mobilitazione popolare, per ottenere le dimissioni del presidente Joseph Kabila.
Secondo Sylvain Lumu, «il presidente Kabila, ormai ex presidente Kabila, non intende lasciare il potere se non costretto dalla popolazione congolese. Di conseguenza, la popolazione congolese farà di tutto per costringerlo, attraverso azioni pacifiche, a lasciare il potere entro la fine dell’anno».
Anche Floribert Anzuluni ritiene che «il presidente Kabila, ormai ex presidente Kabila, non intende lasciare il potere senza esservi costretto dalla popolazione congolese. Non sarà possibile organizzare le elezioni presidenziali finché l’attuale presidente sarà alla guida del paese. La sua uscita dal potere è ora un presupposto per l’organizzazione di buone elezioni».
Questo appello alla mobilitazione dei cittadini contiene anche una proposta: la creazione di ciò che i firmatari del testo definiscono come una “transizione cittadina e non partitica”.
In questa prospettiva, il portavoce di Filimbi ha dichiarato che, «se non ci saranno elezioni prima del 31 dicembre 2017, i diversi gruppi che rappresentano i cittadini congolesi e la classe politica si incontreranno per istituire un periodo transitorio. Ma gli animatori di questa transizione non potranno presentarsi come candidati alle elezioni che saranno in seguito organizzate».[3]
Marcel-Héritier Kapitene, membro del movimento cittadino congolese Lucha, non usa mezzi termini: «Continuare sulla strada delle elezioni vuol dire andare nella stessa direzione di Kabila. Se dovessimo andare alle elezioni oggi, con Kabila al potere controllando ancora tutto, egli vincerebbe ancora le elezioni, qualsiasi candidato egli presenti per succedergli.
Continuare a chiedere la pubblicazione di un calendario elettorale oggi è cadere in una trappola. Ci sono due testi fondamentali che devono essere presi in considerazione. Solo due e nessun altro.
La Costituzione, che limita la durata e il numero dei mandati e che, quindi, indica quando si devono organizzare le elezioni. Poi l’Accordo del 31 dicembre 2016 (firmato dalla maggioranza presidenziale e dai principali movimenti di opposizione con la mediazione dei vescovi cattolici).
Per mantenersi alla guida dello Stato, l’attuale potere fonda la sua legittimità su una sentenza della Corte costituzionale e la sua legittimità sull’Accordo del 31 dicembre 2016, tra l’altro mai rispettato. Ma al di là del 31 dicembre 2017, l’accordo del 31 dicembre scade e Joseph Kabila non avrà più né legittimità né legalità.
In effetti, la Costituzione parla di due mandati presidenziali di cinque anni e l’Accordo del 31 dicembre 2016 concede una proroga, di un anno, fino al 31 dicembre 2017. Il presidente Kabila deve quindi dimettersi. Punto e a capo. Se non lo fa, il popolo deve assumersi le sue responsabilità, come suggerito dai vescovi. Il prossimo 1° settembre, se le elezioni non saranno ancora state convocate, come stabilito nella Costituzione, Kabila non avrà più alcuna legittimità e questo fatto legittimerà qualsiasi forma di ricorso all’articolo 64 della Costituzione da parte del popolo. A questo proposito, sarà diffuso un calendario di azioni. Una volta che Kabila se ne sia andato dal potere, allora la classe politica e tutte le forze vive del Paese si troveranno intorno a un tavolo per organizzare un periodo di transizione. Su questo punto, il nostro manifesto è chiaro: gli animatori di questo periodo di transizione, che dovrà condurre il paese alle elezioni, non potranno presentarsi come candidati in tali elezioni. Occorre infatti evitare ad ogni costo che questa transizione cittadina si trasformi in un nuovo potere, affinché essa possa rimettere realmente il paese sulla via della democrazia».[4]
Il 2 settembre, in un’intervista, il presidente dell’Alleanza per il Rinnovamento del Congo (ARC) e membro del G7, Olivier Kamitatu, ha affermato che la strada per ottenere l’alternanza nella RDCongo è quella dell’applicazione dell’articolo 64.1 della Costituzione, come ribadito dal “Manifesto del cittadino congolese”: «Poiché il potere ha violato l’accordo del 31 dicembre 2016, il ricorso all’articolo 64.1 è l’unico rimedio possibile per un popolo coraggioso che vuole sconfiggere una sanguinosa dittatura che non esita a sparare contro manifestanti pacifici, a minacciare dei giudici indipendenti, ad arrestare avversari politici e attivisti per la difesa dei diritti umani e a privare il popolo del diritto di esprimersi e di manifestare».[5]
2. IL DIBATTITO SULLE VIE D’USCITA DALLA CRISI POLITICA
Il 22 agosto, in un’intervista, il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe, dopo aver constatato cha l’attuale crisi politica non è ancora stata risolta, ha proposto che le diverse componenti partecipanti al dialogo organizzato con la mediazione della CENCO ritornino ad incontrarsi, per una valutazione intermedia dell’attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016: «Suggerisco che la Cenco o il Capo dello Stato, rispettivamente mediatrice e garante di questo accordo, possano convocare questa riunione». L’ex presidente dell’Assemblea nazionale insiste anche sulla pubblicazione del calendario elettorale, per poter organizzare le elezioni entro il 31 dicembre 2017.[6]
Il 23 agosto, il coordinatore di Congo in marcia (piattaforma politica centrista), Médard Kankolongo, ha ufficialmente presentato una nuova piattaforma denominata “Fronte Nazionale per il rispetto dell’accordo di San Silvestro” (FNRASS). Composta da 17 organizzazioni giovanili, questa struttura ha promesso di opporsi a tutti quelli che cercheranno di ostacolare l’organizzazione delle elezioni nel 2017. In questo senso, Médard Kankolongo ha dichiarato che «il FNRASS rifiuterà qualsiasi calendario elettorale che potrebbe rimandare le elezioni oltre il 2017».
Per quanto riguarda un possibile terzo dialogo, il coordinatore del FNRASS ha affermato che dovrebbe essere organizzato entro le scadenze previste dall’accordo del 31 dicembre 2016, al fine di facilitare lo svolgimento delle elezioni prima del 2018: «Se si ritiene utile un terzo dialogo, esso non dovrebbe durare più di due settimane e dovrebbe essere coordinato dai vescovi delle Cenco. I partecipanti dovrebbero essere al massimo trenta: 15 per la maggioranza e i suoi alleati del dialogo del 18 ottobre 2016 e 15 per l’opposizione».
Infine, per i prossimi 4 mesi, il FNRASS propone le seguenti tappe:
– settembre 2017: approvazione della legge sulla ripartizione dei seggi e di altre leggi necessarie;
– ottobre 2017: iscrizione delle candidature e controversie elettorali;
– da fine novembre a fine dicembre 2017: pubblicazione delle liste e campagna elettorale;
– 31 dicembre 2017: elezioni.[7]
È ormai chiaro che, in attesa della conclusione delle operazioni di registrazione degli elettori nel Grande Kasai, la Commissione elettorale non potrà organizzare le elezioni nel mese di dicembre 2017, come previsto dall’accordo di San Silvestro, firmato il 31 dicembre 2016 con la mediazione della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco ).
Poiché le elezioni di dicembre 2017 stanno diventando sempre più incerte, il Raggruppamento dell’Opposizione è piuttosto favorevole a una breve transizione, di una durata massima di un anno, al fine di preparare tali elezioni in piena serenità. Tuttavia, il Raggruppamento dell’Opposizione ha escluso qualsiasi transizione con il presidente Kabila alla guida del Paese. Al contrario, il Raggruppamento suggerisce che questa breve transizione sia affidata a una personalità di grande fama che, in linea di principio, dovrebbe impegnarsi a non candidarsi nelle prossime elezioni presidenziali.
A questo proposito, il presidente del Raggruppamento dell’Opposizione, Felix Tshisekedi, ha dichiarato: «Poiché è Kabila che impedisce l’organizzazione delle elezioni, non intendiamo organizzarle che dopo le sue dimissioni. Innanzitutto, egli deve lasciare il potere e, così, noi potremo organizzare elezioni libere, trasparenti e credibili. Se egli non si dimetterà di sua iniziativa, noi ve lo costringeremo facendo pressione su di lui. Abbiamo solo questo. Non siamo una milizia o un gruppo armato. Abbiamo a nostra disposizione solo il popolo che può scendere in strada per protestare. Da parte nostra, ci orientiamo dunque verso una transizione senza Kabila. Proponiamo un periodo di transizione molto breve e diretta da una personalità consensuale che, impegnandosi a non candidarsi alle prossime elezioni, porti il paese alle elezioni e, quindi, al passaggio del potere a un nuovo presidente eletto».
Ci sono quindi tutte le premesse per un terzo dialogo, al fine di trovare quella personalità consensuale che possa dirigere questa breve transizione.
Con l’avvicinarsi della scadenza di dicembre 2017, data fissata nell’accordo del 31 dicembre 2016, è urgente raggiungere al più presto una soluzione negoziata, per evitare che l’attuale crisi politica si aggravi ulteriormente. Per il momento, l’idea di un terzo dialogo è solo nella sua fase embrionale. Ma è già ovvio che tale dialogo dovrebbe essere diverso da quello della Cittadella dell’Unione Africana e da quello del Centro Interdiocesano. In primo luogo, sarebbe necessario trovare un accordo su una forza sovranazionale che potrebbe essere responsabile della mediazione tra i protagonisti della crisi. Da questo punto di vista, le Nazioni Unite potrebbero essere ben disposte a svolgere questo ruolo, conformemente alla risoluzione 2348 del Consiglio di Sicurezza. Per quanto riguarda la questione dei partecipanti, questo terzo dialogo dovrebbe essere bipolare: da un lato, la Maggioranza Presidenziale (MP) e i suoi vari alleati, compresi quelli che hanno partecipato ai governi Badibanga e Tshibala e, dall’altro, il Raggruppamento dell’Opposizione / ala Limete, unica piattaforma che oggi incarna la vera opposizione. A tal fine, ogni partecipante a questo dialogo, in un formato estremamente ridotto, dovrebbe apertamente dichiarare la sua appartenenza: al potere o al Raggruppamento dell’Opposizione.[8]
3. L’OPERAZIONE DI REGISTRAZIONE DEGLI ELETTORI
Il 23 agosto, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha dichiarato che, fino al 22 agosto, sui 42 milioni di elettori previsti, la Commissione ne ha già registrati 40 milioni, cioè il 95% del totale previsto. Ha anche annunciato l’inizio, “nei prossimi giorni”, dell’operazione di registrazione degli elettori nelle due province del Kasai e Kasai-Centrale e nei due territori di Lwilu e Kamiji. L’operazione di registrazione degli elettori in queste due province è stata finora rimandata, a causa delle violenze registrate a partire da agosto 2016. Corneille Nangaa ha anche ricordato che, a Kinshasa, l’aggiornamento del registro elettorale è iniziato il 27 maggio e ha quindi annunciato che la chiusura dell’ operazione di identificazione e di registrazione degli elettori a Kinshasa inizia il sabato 26 agosto.[9]
Il Raggruppamento dell’Opposizione dubita delle cifre fornite dalla Commissione elettorale e relative all’operazione di registrazione degli elettori. Ciò che è messo in questione è un aumento, ritenuto anormale, del numero di elettori in alcune province rispetto alle elezioni precedenti del 2006 e del 2011. Il Raggruppamento dell’Opposizione ha compilato una tabella in cui si presenta il numero degli elettori di ogni provincia nel 2006, 2011 e 2017 e la percentuale di aumento da un’elezione all’altra.
Numero di elettori (2006. 2011. 2017) | |||||
2006 | 2011 | % | 2017 | % | |
Ex Katanga | 3.517.922 | 4.627.302 | 31,5 | 6.523.997 | 41,0 |
Ex Equateur | 2.957.937 | 3.584.637 | 21,2 | 5.741.030 | 60,2 |
Kinshasa | 2.838.489 | 3.287.745 | 15,8 | 4.524.037* | 37,6 |
Sankuru | 453.499 | 626.141 | 38,0 | 1.726.282 | 275,7 |
* Registrazione ancora in corso in qualche centro di iscrizione di Kinshasa |
«La Commissione elettorale sta già preparando una lunga serie di brogli elettorali», ha dichiarato su Twitter il deputato del Raggruppamento, Martin Fayulu. Con cifre alla mano, egli si è detto sorpreso dall’aumento esponenziale del numero di elettori della provincia di Sankuru (RDC centrale). «La Commissione elettorale vi ha registrato più di 1.700.000 elettori, mentre erano solo 626.000 in occasione delle elezioni presidenziali del 2011 e 453.000 in occasione di quelle del 2006. Se si fanno i calcoli, si nota un aumento di oltre il 280%».
Secondo lui, si tratta di un aumento del tutto incomprensibile, tanto più che la Commissione elettorale aveva previsto solo 886.886 elettori in questa provincia. «Secondo gli specialisti, la media di quelli che si registrano sulle liste degli elettori è di circa il 44% del totale della popolazione. Tenendo conto di questo, la provincia del Sankuru avrebbe circa quattro milioni di abitanti, il che è semplicemente impossibile», ha affermato Martin Fayulu.
Lambert Mende ha giustificato questa esplosione nel numero degli elettori del Sankuru affermando che, «nel 2011, c’erano stati degli incidenti che avevano bloccato l’operazione di registrazione durante tre settimane. Quindi quasi la metà degli elettori non aveva potuto farsi registrare». Ciò però non spiega l’esplosione del numero degli elettori rispetto al 2006.
Un’altra incongruenza: nelle province dell’ex Equateur, nel nord-ovest del paese, nel 2017 sono stati registrati circa 5 milioni di elettori, una cifra ben superiore di quella di Kinshasa (4.524.037 elettori) che, secondo le stime dell’Istituto Nazionale delle statistiche, nel 2015 aveva tre milioni di abitanti in più.
Secondo la Commissione elettorale, è troppo presto per fare un’analisi, poiché le liste degli elettori non sono ancora ufficialmente definitive. Alcune fonti della stessa Commissione giustificano provvisoriamente questi aumenti per l’esistenza di doppioni che dovranno essere cancellati dalle liste attraverso un’operazione di verifica, la registrazione di minorenni di età compresa tra i 16 e i 18 anni che, al momento delle elezioni, avranno diritto al voto o l’incremento dei centri di registrazione che ha permesso di registrare anche quelli che non lo erano stati in occasione delle elezioni precedenti. Tuttavia, l’opposizione chiede alle Nazioni Unite e all’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF) di provvedere a una vera e propria operazione di valutazione dei dati presentati dalla Commissione elettorale.[10]
Il 26 agosto, Corneille Naanga ha annunciato che, il 27 agosto, la commissione elettorale chiuderà ufficialmente i centri di registrazione degli elettori in quattro municipalità di Kinshasa. Si tratta dei centri di identificazione e di registrazione che operano nei comuni di Gombe, Kinshasa, Barumbu e Kintambo. La chiusura degli altri centri di registrazione avverrà in modo progressivo. Alcuni agenti di centri di registrazione hanno affermato che, a volte, i loro uffici rimangono aperti per un’intera giornata senza che nessuno vada a farsi registrare. Quelli che vengono sono quelli che sono già stati registrati, ma che hanno perso il loro certificato elettorale.[11]
Il 2 settembre, in un comunicato, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha annunciato la ripresa del reclutamento e della formazione degli agenti elettorali, in vista dell’operazione di registrazione degli elettori nelle province del Kasai, Kasaï Centrale e nei territori di Kamiji e Luilu, nella provincia di Lomami. Secondo il comunicato, questo processo di reclutamento e di formazione si svolgerà dal 4 al 9 settembre. Honoré Kanumbedi, un responsabile della Commissione elettorale nel Kasai, ha dichiarato che, «probabilmente, si comincerà a rilasciare i primi certificati elettorali verso il 19 settembre».[12]
Il 5 settembre, a Kinshasa, Corneille Nangaa, presidente della CENI, ha spiegato le cause che hanno provocato l’incomprensibile aumento osservato nei risultati dell’operazione di registrazione degli elettori in alcune province. «Si tratta di dati provvisori che devono essere ancora verificati», ha dichiarato Corneille Nangaa. Attualmente, in alcune province si sono ottenuti dei risultati ben superiori al 100% delle aspettative. È il caso dell’Equateur (124%), Lualaba (117%), Mongala (117%), Tshuapa (149%), Lomami (131%) e Sankuru (212%).
Corneille Nangaa ha spiegato il sistema di controllo dei doppioni che possono verificarsi nel corso dell’operazione di registrazione degli elettori. «Nel 2006, solo a Kinshasa, ci furono almeno 256.000 doppioni», ha affermato Nangaa, aggiungendo che l’attuale sistema prevede le seguenti fasi: la ricerca dei doppioni, l’identificazione, l’aggiudicazione e la verifica.[13]
4. IL PRIMO INCONTRO CNSA – GOVERNO – CENI PER LA VALUTAZIONE DEL PROCESSO ELETTORALE
a. Lo svolgimento dei lavori
Il 23 agosto, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha presentato a Joseph Olenghankoy, presidente del Consiglio Nazionale per la Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre 2016 (CNSA), la bozza del documento base per il seminario di valutazione del processo elettorale.
La Commissione elettorale ha proposto che questo seminario di valutazione abbia luogo dal 28 al 30 agosto. Sarà al termine di questi lavori che si prenderà la decisione di rinviare o no le elezioni. L’accordo del 31 dicembre 2016 dà alla Commissione elettorale, al CNSA e al Governo la possibilità di valutare consensualmente il tempo necessario per il completamento delle elezioni.[14]
Il 27 agosto, una delegazione della Commissione elettorale guidata dal suo presidente Corneille Nangaa è arrivata a Kananga (Kasai Centrale) per partecipare ai lavori della valutazione complessiva del processo elettorale. Secondo Corneille Nangaa, a questo incontro parteciperanno la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), il governo della Repubblica, il Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre 2016 (CNSA) e dei delegati della Comunità internazionale per valutare il processo elettorale e avanzare delle proposte che serviranno come punto di riferimento per l’elaborazione di un calendario che determinerà la continuazione del processo elettorale. Il presidente della commissione elettorale ha inoltre ricordato che un secondo obiettivo della presenza della CENI a Kananga è quello di iniziare l’operazione di identificazione e di registrazione degli elettori nel Kasai, nel Kasaï centrale e nei due territori fi Kamiji e Luilu della provincia della Lomami.[15]
Il 28 agosto, secondo le dichiarazioni della Commissione elettorale, la tripartita Ceni – Governo – CNSA ha iniziato i lavori di valutazione del processo elettorale.
Sempre secondo la Commissione elettorale, l’obiettivo generale della riunione tripartita è quello di valutare il processo elettorale nella sua globalità, al fine di ottenere l’organizzazione di elezioni trasparenti e pacifiche. In particolare, si cercherà di identificare e di valutare le varie operazioni intermedie fino ad arrivare all’organizzazione del voto, il che richiederà di fare il punto della situazione per quanto riguarda l’operazione di registrazione degli elettori e di individuare delle strategie appropriate che possano facilitare le diverse operazioni successive, come quelle che riguardano la presentazione delle candidature, il voto, lo spoglio dei voti e la compilazione dei risultati. Si dovrà inoltre identificare anche le varie necessità relative a queste operazioni, tra cui quelle d’ordine legislativo, giuridico, logistico, finanziario, tecnico e politico e, infine, si dovrà proporre delle scadenze operative realistiche per l’organizzazione effettiva delle elezioni.[16]
I lavori si sono svolti in quattro commissioni poste sotto la coordinazione di membri della CENI:
- Commissione per le questioni giuridiche e le procedure operative, coordinata dal Segretario esecutivo nazionale della CENI.
- Commissione per il budget e le finanze del processo elettorale, coordinata del relatore della CENI, Jean Pierre Kalamba.
- Commissione per la logistica, coordinata dalla vice questore della CENI, Nadine Michika Tshishima.
- Commissione politica, amministrativa e di sicurezza, coordinata dal vicepresidente della CENI, Norbert Basengezi Katintima.
Ai lavori hanno partecipato anche vari esperti delle organizzazioni coinvolte nel processo elettorale, tra cui dei delegati dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia / OIF, della Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale / SADC (rappresentati da diplomatici della Zambia, del Sudafrica e del Zimbabwe), della MONUSCO, del Consiglio Nazionale per i Diritti Umani (CNDH), del Consiglio Superiore per gli Audiovisivi e la Comunicazione (CSAC), dei partiti politici, del sistema giudiziario, della società civile, ecc …).[17]
Il 28 agosto, il relatore del Consiglio Nazionale per la Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre 2016 e del processo elettorale (CNSA), Valentin Vangi, ha dichiarato che «i lavori che si stanno attualmente svolgendo a Kananga non riguardano affatto il CNSA, poiché non sono che un’auto-valutazione che la CENI sta facendo. Anche il CNSA, da parte sua, sta già lavorando in questo senso,affinché si possa avere la riunione tripartita prevista dall’accordo [del 31 dicembre 2016]». Valentin Vangi ha sottolineato che spetta al CNSA convocare la riunione tripartita CENI – CNSA – Governo, per permettere alla Commissione elettorale di avere gli elementi sufficienti per elaborare il calendario elettorale. Secondo lui, l’attuale incontro di Kananga è solo un incontro di valutazione interna della CENI e non un incontro di valutazione del processo elettorale da parte della tripartita CENI, Governo e CNSA, come annunciato dal presidente della CENI, Corneille Nangaa. Il relatore del CNSA, Valentin Vangi, ha affermato che la tripartita CENI, Governo e CNSA avrà invece luogo a Kinshasa tra pochi giorni, cioè verso la metà di settembre. Tuttavia, al suo arrivo a Kananga, Corneille Nangaa aveva annunciato l’arrivo anche dei rappresentanti del Governo e del CNSA, al fine di partecipare ad una riunione di valutazione del processo elettorale.[18]
Il presidente del CNSA, Joseph Olenghankoy, ha dichiarato di non aver partecipato alla riunione di Kananga sulla valutazione del processo elettorale effettuata congiuntamente dalla Commissione elettorale, il Governo e il CNSA perché, secondo lui, non ne era stato ufficialmente notificato. Secondo alcune indiscrezioni, il presidente del CNSA ha voluto manifestare il suo malcontento nei confronti del Governo che non ha ancora provveduto a fornire al CNSA le risorse necessarie per essere operativo. È Adolphe Lumanu, vicepresidente del CNSA, che ha partecipato all’incontro in questione.
D’altra parte, Christophe Lutundula, membro della piattaforma politica “G7”, ha affermato che l’incontro di Kananga è da ritenersi “irregolare”. Secondo lui, il CNSA non ha alcun titolo giuridico per poter partecipare validamente a tale riunione poiché, finora, non c’è alcuna legge organica che gli permetta di funzionare legalmente, come concordato nell’accordo del 31 dicembre 2016.[19]
Il 29 agosto, guidata dal vice primo ministro e ministro dell’Interno, Emmanuel Ramazani Shadary, la delegazione governativa è arrivata a Kananga, per partecipare alla valutazione interna della Commissione elettorale sul processo elettorale. Nel seguito del ministro dell’Interno, quattro ministri di Stato (tra cui quelli della giustizia, del budget, del decentramento e delle relazioni con il parlamento), 2 ministri (quelli delle finanze e della difesa), il vicepresidente del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre 2016 (CNSA), Adolphe Lumanu, nonché il presidente del Consiglio Superiore per gli Audiovisivo e la Comunicazione (CSAC).
Una nota del Ministero dell’Interno indica che la sua delegazione sta partecipando a questi lavori di valutazione in preparazione di una prossima riunione tripartita CENI – CNSA – GOVERNO.
Secondo il ministro Shadary, questo incontro è conforme con le disposizioni dell’accordo del 31 dicembre 2016 che prevedono valutazioni periodiche tra la CENI, il CNSA e il GOVERNO.
Secondo lui, a Kananga si dovrà, tra l’altro, ascoltare la Commissione elettorale che presenterà l’attuale situazione del processo elettorale e prendere in esame ciò che rimane da fare per quanto riguarda le necessità precedentemente sollevate dalla CENI. Solo in seguito, si potrà indire un incontro ufficiale della tripartita CENI-CNSA-GOVERNO. «Dopo la tappa di Kananga, ci sarà la vera e propria valutazione tripartita che permetterà di individuare le proiezioni verso le elezioni, proiezioni sotto forma di cronogramma qui inteso come calendario elettorale che sarà presentato», spiega il Vice Primo Ministro incaricato dell’Interno e della Sicurezza, aggiungendo: «Siamo qui per preparare la vera tripartita che avrà luogo nei prossimi giorni».[20]
Secondo alcuni osservatori, l’incontro di Kananga non è stato che una valutazione interna della CENI, in collaborazione con rappresentanti di altri organi istituzionali come il Governo, il CNSA e il CSAC. Detto in modo più chiaro, si è tentato di fare una diagnosi, di individuare e di quantificare le necessità e le urgenze, di studiare approfonditamente le scadenze regolamentari e legali che la CENI dovrebbe rispettare per organizzare le prossime elezioni. In altre parole, l’obiettivo di Kananga sarebbe stato quello di preparare la Tripartita redigendo una tabella di marcia della CENI che verrà presentata, nel momento opportuno al tavolo di discussione con il Governo e il CNSA, (probabilmente a metà settembre 2017). La sua data precisa non è ancora stata fissata. Nemmeno il luogo. Sarà in seguito a tale tripartita che, conseguentemente alle opzioni che vi si faranno, la CENI potrà rivedere, precisare e definire il calendario elettorale, prima del suo annuncio ufficiale al pubblico.[21]
Il 2 settembre, in un’intervista, Olivier Kamitatu, presidente dell’Alleanza per il Rinnovamento del Congo (ARC) e membro del G7, ha affermato che l’incontro di valutazione del processo elettorale, da parte della tripartita CENI-CNSA e Governo, è stato piuttosto una riunione del comitato elettorale della Maggioranza Presidenziale. Secondo Kamitatu, «l’incontro di Kananga è stato una messa in scena che ha dimostrato la totale dipendenza della CENI e del CNSA dalla Maggioranza Presidenziale. In realtà, è stato un incontro del comitato elettorale della Maggioranza Presidenziale presentato come un cosiddetto seminario di valutazione del processo elettorale. La CENI non ha più alcuna credibilità. Ancora una volta, essa non ha mantenuto la parola data, perché aveva promesso di pubblicare il calendario elettorale il 31 agosto e non l’ha fatto. Gli osservatori che hanno partecipato all’incontro di Kananga devono rendersi conto che Kabila non vuole elezioni. Egli obbliga la CENI a cercare sempre nuovi pretesti per continuare a posticipare la pubblicazione del calendario elettorale, in attesa di poter organizzare un referendum che gli permetta di cambiare la costituzione e di ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale».[22]
b. Il comunicato finale
Il 31 agosto, a Kananga, l’incontro tra il Governo, rappresentato dal vice primo ministro Emmanuel Ramazani Shadary, il CNSA rappresentato dal suo vicepresidente Adolphe Lumanu e della Commissione elettorale, rappresentata dal suo presidente Corneille Nangaa, si è concluso con un comunicato finale, di cui ampi estratti sono qui riportati: «Nell’ambito dell’attuazione dell’accordo politico del 31 dicembre 2016, che pone l’organizzazione delle elezioni al centro di tutte le preoccupazioni politiche e conformemente alle disposizioni del punto IV di detto accordo, il primo incontro di valutazione del processo si è svolto a Kananga dal 28 al 31 agosto 2017. Come richiesto dalle precitate disposizioni in materia, all’incontro in questione hanno partecipato dei delegati del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo e del Processo elettorale (CNSA), del Governo e della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). A tale incontro hanno partecipato anche degli esperti e osservatori membri dell’Assemblea nazionale, dei partiti politici dell’opposizione e della maggioranza, della società civile, della MONUSCO, del PNUD, dell’OIF, dell’Unione africana, della SADC e delle istituzioni provinciali del Kasaï centrale.
Per quanto riguarda l’operazione di registrazione degli elettori in corso, finanziata prevalentemente dal governo e con l’appoggio logistico della MONUSCO, fino ad oggi la CENI ha registrato 40.692.273 elettori, ossia il 98,9% delle previsioni iniziali.
La CENI ha presentato il percorso spesso critico delle elezioni e gli elementi da cui dipende il calendario elettorale. Queste tappe essenziali del processo elettorale sono state ulteriormente approfondite nei lavori delle commissioni, che hanno permesso di conoscerne le reali necessità. In particolare, i partecipanti all’incontro hanno potuto valutare l’ampiezza delle sfide legislative, giuridiche, logistiche, finanziarie e politiche che devono essere ancora affrontate.
Per quanto riguarda la situazione dell’insicurezza nelle due province del Kasai e del Kasai Centrale e dei due territori di Luilu e di Kamiji, nella provincia del Lomami, i partecipanti hanno preso atto degli sviluppi positivi della situazione. In considerazione di questo stato di cose, la CENI prevede di avviare il reclutamento e la formazione del personale addetto, la distribuzione dell’apparecchiatura sul territorio e l’operazione stessa di registrazione degli elettori a partire dal lunedì 4 settembre 2017.
Dato che le elezioni costituiscono una questione di sovranità nazionale, il Governo ha ribadito il suo impegno a soddisfare i suoi obblighi in materia finanziaria e logistica, nonostante le difficili condizioni economiche del momento.
Il governo si è inoltre impegnato a continuare gli sforzi iniziati, per rispondere in modo efficace alla sfida dell’insicurezza, sia nelle province già citate del Kasai, sia in quelle toccate dal fenomeno “Mbororo”, da violenze interetniche e dalla presenza di gruppi armati. Ciò comporta la prevenzione di potenziali conflitti a livello delle entità di base, in quanto alcuni di essi hanno come origine certe ambizioni elettorali.
Il governo ha preso atto delle leggi che devono ancora essere esaminate e approvate con urgenza dal Parlamento. Il governo ha preso atto anche delle difficoltà relative alla creazione o all’effettiva operatività di tribunali e altre istanze giudiziarie in alcune province smembrate e si è impegnato a trovare, con l’assistenza del Consiglio Superiore della Magistratura, delle soluzioni appropriate, nella prospettiva della gestione dei contenziosi elettorali.
Al fine di permettere al CNSA di svolgere le proprie missioni, è stata sottolineata l’urgente necessità di discutere a approvare la legge organica sulla creazione, organizzazione e funzionamento del CNSA e di dotare questa istituzione delle necessarie risorse umane, materiali e finanziarie. Sulla base degli impegni presi dalle varie parti, la CENI dispone degli elementi che le consentiranno di procedere all’elaborazione del calendario elettorale. Su questa base, essa si impegna a pubblicare immediatamente un calendario realistico …
La comunità internazionale, da parte sua, è incoraggiata a fornire un sostegno finanziario al processo elettorale congolese, in particolare attraverso i fondi del Progetto di Appoggio al Ciclo Elettorale Congolese (PACEC). Si raccomanda inoltre alla Monusco si sostenere il processo elettorale congolese, in particolare per quanto riguarda gli aspetti tecnici e logistici e la sicurezza, in conformità con la risoluzione 2348 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La valutazione così avviata proseguirà con altri incontri che si svolgeranno conformemente all’accordo politico del 31 dicembre 2016».[23]
[1] Cf Ange Kasongo – Actualité.cd, 18.08.’17
[2] Cf Congoforum, 19.08.’17 Testo completo:
http://www.congoforum.be/fr/nieuwsdetail.asp?subitem=41&newsid=208555&Actualiteit=selected
[3] Cf RFI, 19.08.’17
[4] Cf La Libre – Afrique, 22.08.’17
[5] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 02.09.’17
[6] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 23.08.’17
[7] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 23.08.’17
[8] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 01.09.’17
[9] Cf Radio Okapi, 23.08.’17
[10] Cf RFI.31.08.’17; Olivier Liffran – Jeune Afrique, 31.08.’17; Marie-France Cros – La Libre / Afrique, 01.09.’17
[11] Cf Radio Okapi, 27.08.’17
[12] Cf Actualité.cd, 03.09.’17; AFP – Africatime, 04.09.’17
[13] Cf Actualité.cd, 05.09.’17
[14] Cf Actualité.cd, 23.08.’17
[15] Cf Ceni.cd, 27.08.’17
[16] Cf Ceni.cd, 28.08.’17
[17] Cf Ceni.cd, 29.08.’17
[18] Cf Radio Okapi, 29.08.’17; RFI, 30.08.’17
[19] Cf mediacongo.net, 31.08.’17
[20] Cf Radio Okapi, 29 e 30.08.’17; Élysée Odia – 7sur7.cd, 29.08.’17
[21] Cf La Prospérité – congosynthèse, 31.08.’17
[22] Cf Patrick Maki – Actualité.cd, 02.09.’17
[23] Cf Forum des As – Kinshasa, 01.09.’17 Texte complet: http://www.forumdesas.org/spip.php?article12953